“In un universo composto di mediocri
e di nani, noi, animati da una passione ardente, siamo stati dei
costruttori di popoli, consapevoli del nostro destino storico. Non degli
imbroglioni elettorali, come nella democrazia. Non degli scribi. Non
dei parolai. Non dei gestori di ridicoli cantoni. Dei conquistatori,
invece, siamo stati: lucidi e risoluti cavalieri che dall’alto dei loro
cavalli fissavano sino all’estremità del cielo l’avvenire che si offriva
loro. Guerrieri di una milizia politica e cantori di una epopea che
avrebbe potuto salvare, edificare, elevare tutto, come potremmo allora
noi rinnegare anche una sola parola di quel che significò la nostra
Fede, che ispirò la nostra Vita?”
(Leon Degrelle)
Nonostante e a dispetto dei perduranti
ricatti di natura esclusivamente politica che dal 1945 ad oggi
continuano a condizionare le ricerche, le interpretazioni e le analisi
sui complessi avvenimenti che riguardarono la seconda guerra mondiale,
un nuovo filone di indagine, animato da una coraggiosa corrente
storiografica decisamente controcorrente, comincia sempre più a prendere
corpo apportando agli studi interessanti novità riguardanti le reali
motivazioni che indussero alcune nazioni europee, in maniera particolare
la Gran Bretagna e la Francia, ad inasprire ulteriormente la crisi
politica europea in quel fatidico settembre 1939, costringendo