“In un universo composto di mediocri e di nani, noi, animati da una passione ardente, siamo stati dei costruttori di popoli, consapevoli del nostro destino storico. Non degli imbroglioni elettorali, come nella democrazia. Non degli scribi. Non dei parolai. Non dei gestori di ridicoli cantoni. Dei conquistatori, invece, siamo stati: lucidi e risoluti cavalieri che dall’alto dei loro cavalli fissavano sino all’estremità del cielo l’avvenire che si offriva loro. Guerrieri di una milizia politica e cantori di una epopea che avrebbe potuto salvare, edificare, elevare tutto, come potremmo allora noi rinnegare anche una sola parola di quel che significò la nostra Fede, che ispirò la nostra Vita?”
(Leon Degrelle)
Nonostante e a dispetto dei perduranti
ricatti di natura esclusivamente politica che dal 1945 ad oggi
continuano a condizionare le ricerche, le interpretazioni e le analisi
sui complessi avvenimenti che riguardarono la seconda guerra mondiale,
un nuovo filone di indagine, animato da una coraggiosa corrente
storiografica decisamente controcorrente, comincia sempre più a prendere
corpo apportando agli studi interessanti novità riguardanti le reali
motivazioni che indussero alcune nazioni europee, in maniera particolare
la Gran Bretagna e la Francia, ad inasprire ulteriormente la crisi
politica europea in quel fatidico settembre 1939, costringendo
di fatto la Germania nazionalsocialista a muovere i primi passi, giungendo così ad affermare che le cause che determinarono l’inizio delle ostilità del secondo conflitto mondiale risiedevano interamente nelle precise volontà politiche, ideologiche ed economiche espressamente anti-europee manifestate, con atti e prese di posizione, da parte delle democrazie liberal-capitalistiche dell’Occidente plutocratico e massonico e, congiuntamente, da parte dell’Unione Sovietica – il focolaio dell’infezione bolscevica che da Oriente minacciosamente premeva contro l’Europa, non vedendo l’ora di poter estendere i propri confini conquistando nuovi territori verso occidente.
di fatto la Germania nazionalsocialista a muovere i primi passi, giungendo così ad affermare che le cause che determinarono l’inizio delle ostilità del secondo conflitto mondiale risiedevano interamente nelle precise volontà politiche, ideologiche ed economiche espressamente anti-europee manifestate, con atti e prese di posizione, da parte delle democrazie liberal-capitalistiche dell’Occidente plutocratico e massonico e, congiuntamente, da parte dell’Unione Sovietica – il focolaio dell’infezione bolscevica che da Oriente minacciosamente premeva contro l’Europa, non vedendo l’ora di poter estendere i propri confini conquistando nuovi territori verso occidente.
Risiedevano, inoltre, nella crescente
ostilità maturata dalle consorterie liberal-massoniche e marxiste nei
confronti delle legittime aspirazioni dei tedeschi di volere sottoporre a
revisione le vessatorie clausole del trattato di Versailles che dal
1919 continuavano a penalizzare la Germania e le popolazioni di cultura e
di lingua tedesca costrette arbitrariamente a vivere al di fuori dei
suoi confini.
La Germania nazionalsocialista aveva
infatti deciso di risolvere il problema e di voler giungere quanto prima
al superamento del vieto formalismo giuridico che era servito a
legittimare strumentalmente lo status quo che era emerso dalla vergogna
di Versailles, pronunciandosi a favore di una nuova concezione del
diritto internazionale che tenesse conto delle ragioni bio-politiche dei
popoli e affermando il suo sacrosanto diritto di natura Völkisch-razziale
di potere estendere la sua protezione su tutte le popolazioni di stirpe
germanica aventi cittadinanza straniera, perché esse per innumerevoli e
incontestabili motivi culturali, storici ed etnici appartenevano di
fatto al suo Grossraum.
Le cause e le ragioni degli ardenti sostenitori della guerra ad ogni costo risiedevano, soprattutto, nella profonda avversione, apertamente manifestata con violente dichiarazioni, nutrita dalle Oligarchie capitalistiche dell’Alta finanza mondialista convenientemente alleate, per la circostanza, con i cenacoli borghesi del cosmopolitismo marxista e con il bolscevismo sovietico, nei confronti del Nazionalsocialismo che si era vittoriosamente affermato in Germania le cui specifiche caratteristiche, che si trovavano espresse nei numerosi e innovativi interventi volti a qualificare i contenuti e le ambizioni di una nuova politica estera chiaramente revisionista e di una a dir poco rivoluzionaria politica sociale, venivano considerate di gran lunga compromettenti e estremamente dannose per il mantenimento dei loro interessi nel continente europeo.
Le politiche sociali e i provvedimenti
di natura economica adottati dallo Stato nazionalsocialista furono
sempre coerentemente indirizzati a garantire i prioritari interessi
della Volksgemeinschaft, la nuova comunità organica del popolo
tedesco, interessi che dovevano essere sempre rispettati e privilegiati a
fronte delle egoistiche pretese delle classi, delle categorie e dei
singoli individui.
Nel Nazionalsocialismo emergeva
potentemente la ferma volontà di dare un reale significato e una
concreta testimonianza di una rinnovata Civiltà, un segnale rivolto a
tutti i popoli dell’Europa dell’avvenuto inizio di una nuova e grande
epoca.
Era il segnale che annunciava la
battaglia per un organico sviluppo sociale ed economico a favore della
totalità del popolo e della nazione, che andasse ben oltre le ormai
superate ed utilitaristiche concezioni economicistiche che
caratterizzavano il liberal-capitalismo e il marxismo. Era la battaglia
per un’armoniosa crescita culturale a tutto campo che valorizzasse
l’anima, lo spirito, l’intelletto e le arti e che la facesse finita, una
volta per tutte, con la stagione delle aride derive intellettualistiche
e delle bassezze materialistiche.
Era la battaglia per la realizzazione
del vero Socialismo, ovvero quello nazionale, comunitario e popolare, la
cui dottrina, permeando ogni aspetto della vita civile e sociale,
avrebbe consentito al popolo tedesco l’ingresso in una entusiasmante era
di coesione, di unità e di solidarietà che non avrebbe mai più
conosciuto le lacerazioni e le contrapposizioni di classe.
Era la nobile battaglia del Sangue e del
Suolo per la mobilitazione e la rinascita del ceto contadino, che
sarebbe ritornato così ad essere il depositario delle radici storiche e
spirituali e delle tradizioni del popolo e al contempo costituire di
nuovo la sorgente di perenne rinnovamento bio-spirituale della razza.
In sostanza, tutto questo voleva
solamente significare l’affrancamento definitivo di un intero popolo
dalle catene imposte, a Versailles, dal Capitalismo internazionale le
cui perverse logiche, favorendo le nazioni vincitrici, avevano relegato
in un angolo una Germania umiliata facendone una nazione di sfruttati.
Dal momento in cui gli USA avevano iniziato, nel corso del diciannovesimo secolo, la loro progressiva espansione commerciale e militare nel mondo, un’espansione ufficialmente ben garantita dalla proclamazione della dottrina di Monroe che le permetteva di negare a tutte le nazioni europee la possibilità di un qualsiasi intervento nell’ambito dell’intero continente americano, soltanto la Germania nazionalsocialista ebbe la capacità di comprendere che la minaccia dell’invadenza statunitense non avrebbe riguardato solamente lei stessa e la sua sopravvivenza, ma avrebbe inevitabilmente coinvolto tutta l’Europa e per tutto il continente sarebbe iniziata conseguentemente una fase di progressivo declino, mentre contemporaneamente e smisuratamente sarebbe cresciuta la potenza economica e militare statunitense e di riflesso le sue mire di dominio imperialistico nel mondo e l’allargamento del mercato su scala planetaria.
L’interessata ingerenza degli USA nelle
questioni interne europee si era, d’altronde, già chiaramente
manifestata durante il primo conflitto mondiale, quando il presidente
Thomas Woodrow Wilson annunciò la decisione di dichiarare guerra alla
Germania andando così in soccorso della Francia e della Gran Bretagna.
Anche allora le influenti Lobbies economico-politiche di Wall Street e di Washington riuscirono
a convincere la loro recalcitrante opinione pubblica, maggiormente
propensa verso una scelta di neutralità, dichiarando che gli americani
erano stati costretti dagli avvenimenti a scendere in campo per
difendere i valori delle “libertà democratiche” che sarebbero stati, a
detta loro, seriamente minacciati da una eventuale vittoria degli Imperi
centrali, aggiungendo inoltre che una vittoria tedesca avrebbe anche
messo in serio pericolo gli interessi commerciali americani nel
mediterraneo e nel Medio Oriente.
Nel 1941, gli Stati Uniti avrebbero riproposto puntualmente il medesimo copione.
Inoltre la Gran Bretagna non avrebbe mai
potuto tollerare la persistenza nel cuore dell’Europa di un soggetto
politico talmente forte ed influente avente l’ambizione di essere in
grado di modificare le coordinate geo-politiche dell’intero continente e
mettere così a repentaglio le delicate strategie politiche ed
economiche secolarmente perseguite dall’Impero di Sua Maestà. L’Europa
non poteva assolutamente permettersi il lusso di emanciparsi dalla
poliziesca tutela imposta dalla talassocrazia britannica. Ed il soggetto
politico, la cui potenza turbava il sonno dei politicanti massoni di Westminster, era proprio la Germania nazionalsocialista.
Non poteva, quindi, esserci altro sbocco
che la guerra, una guerra decisa a tavolino dai plutocrati e dai
mercanti in totale spregio delle proposte avanzate fino ad allora da
parte del Reich a favore della pace e del disarmo e a distanza
di due decenni dalla fine del primo conflitto mondiale l’Europa sarebbe
tornata ad incendiarsi.
Un’immane conflitto che avrebbe
trascinato le nazioni europee a consumarsi nella voragine di
un’autentica carneficina e che, fin dall’inizio, venne caratterizzato
nella propaganda e nell’immaginario collettivo dei popoli europei come
uno scontro all’ultimo sangue fra opposte e irriducibilmente
contrastanti Weltanschauungen.
Da una parte si trovarono schierati ed
allineati, coalizzati nel medesimo proposito di annientamento del
Nazionalsocialismo, i difensori della democrazia liberale e massonica,
del modello di sfruttamento capitalistico, dell’imperialismo commerciale
e mercantile di rapina delle risorse del mondo, affiancati dai
volenterosi e falsi “evangelizzatori” del verbo marxista e
dell’imperialismo sovietico.
Nell’altro fronte, trascinata suo malgrado nel conflitto, si collocava la Germania nazionalsocialista, colpevole agli occhi dei “padroni del mondo”, di costituire un cattivo esempio per tutte le popolazioni assoggettate ai capricci dell’Alta finanza mondialista. Proprio perché la Germania, forte della sua ricostituita e formidabile comunità organica popolare che cresceva e si rafforzava con la precisa volontà di perseguire il suo nuovo destino storico all’insegna di un vero cameratismo di popolo, così intensamente percepito tanto da esserne permeata in profondità, e in più orgogliosa dello spirito costruttivo del suo autentico Socialismo tedesco, realmente applicato, le cui fondamenta risiedevano nel sovrano principio nazionalsocialista della prioritaria prevalenza del bene comune del popolo sull’interesse individuale – concezioni che trovavano la loro reciproca legittimazione negli echi profondi dell’idea razziale, sintesi biologica e mistica e nel richiamo alle potenti energie che scaturivano dalle virtù ataviche delle forze della terra e del sangue – rappresentava una minaccia reale per l’orizzonte mercantilistico.
Una minaccia la cui portata storica era
di gran lunga superiore a quella falsamente rappresentata dall’Unione
Sovietica e che rappresentava una credibile e soprattutto praticabile
alternativa anti-plutocratica e anti-capitalistica. Una speranza di
alternativa sociale e politica, il cui messaggio ben presto si sarebbe
diffuso ben oltre i confini del Reich. E tutto questo era, per la nomenklatura dei potentati economici, assolutamente inammissibile ed inconcepibile.
Le reali motivazioni che avevano indotto
a muovere guerra contro la Germania erano comunque ben note alla
dirigenza nazionalsocialista, e trovarono una puntuale risposta nelle
parole pronunciate da Adolf Hitler nel novembre 1939:
“La guerra è venuta semplicemente perché l’Inghilterra l’ha
voluta! Noi siamo persuasi che vi saranno sempre guerre finché i beni
del mondo non saranno distribuiti equamente, e finché questa
distribuzione di beni non sarà fatta volontariamente ed equamente. (…)
Anche noi condividiamo l’opinione che bisogna farla finita con questa
guerra, e che non deve essere possibile, o lecito, o necessario il suo
rinnovarsi ogni pochi anni. Riteniamo per questo indispensabile che a
tal uopo le Nazioni si limitino alle loro sfere d’influenza; che, in
altre parole, cessi lo stato di cose per il quale un popolo abbia
l’arroganza di fare il poliziotto del mondo e di mettere il naso
dappertutto. Per quanto riguarda almeno la Germania, il Governo inglese
dovrà ancora riconoscere che deve fallire e fallirà il tentativo di
erigere sopra a noi una dittatura poliziesca. Nel passato e nel presente
non abbiamo fatto mai la conoscenza di governanti britannici in veste
di apostoli di civiltà, figuriamoci dunque se potremo sopportarli in
veste di poliziotti! I veri moventi della loro condotta si trovano però
in un altro campo. Costoro odiano lo spirito sociale della Germania!”
Quando il 3 settembre 1939, la Gran Bretagna e la Francia dichiararono aperte le ostilità contro il Reich
nazionalsocialista tutto il mondo comprese che le risorse impiegate
sarebbero andate ben oltre il mero dato materiale inerente all’entità
dei mezzi e dei sofisticati armamenti da mettere in campo, perché nella
mobilitazione di tutte le energie disponibili, quelle propriamente
intellettuali, anch’esse quanto mai sofisticate e quelle spirituali
avrebbero giocato un fondamentale ruolo di primissimo piano, con una
intensità tale mai concepita e verificatasi in precedenza.
L’opinione pubblica mondiale, nonostante
non potesse essere in grado di prevedere e stabilire la portata
effettiva degli sviluppi politici e militari della guerra, comprese
anche che sarebbe stato tuttavia difficile illudersi che essa potesse
essere una guerra limitata, fosse solamente per i profondi significati
di cui il conflitto andava strada facendo caricandosi.
Una feroce e sanguinosa guerra civile
ideologica avrebbe avuto così inizio e per i soldati tedeschi sarebbe
stata una battaglia dettata dalla necessità di garantire la
sopravvivenza stessa del loro popolo e delle loro più profonde
convinzioni ideali, infatti e non a caso loro stessi definirono il
conflitto come Der Kampf um unsere Weltanschauung, a
dimostrazione di come avessero acquisito una superiore e matura
consapevolezza politica della situazione internazionale e della posta in
gioco.
Una eloquente spiegazione di alto
profilo, sui motivi per i quali il popolo tedesco era stato chiamato dal
destino a doversi fare carico degli immensi sacrifici che una guerra
comportava, venne dal più autorevole esponente della cultura
nazionalsocialista, l’incaricato per l’educazione ideologica Alfred
Rosenberg:
“Per l’uomo tedesco, ogni lotta è svilita se non è provocata e sostenuta dalla decisione di portare un vero ideale alla vittoria. (…) Dobbiamo sopportare il peso di questa guerra che ci è stata imposta dagli ebrei e dalle potenze plutocratiche. Essi ci invidiavano per tutto ciò che abbiamo laboriosamente ottenuto grazie alla nostra Weltanschauung, mediante lo sforzo tenace e l’incessante lavoro degli individui e del popolo nel suo insieme: la nostra comunità di popolo nazionalsocialista, il nostro Socialismo, i successi del nostro lavoro, le scoperte fatte dalla nostra economia che ha ripreso nuovo vigore, il nostro elevato reddito nazionale, lo stato di salute del nostro popolo, la nostra giovinezza, la nostra potenza militare, in breve tutto quello che avevamo creato per noi stessi, grazie alla nostra forza, nelle più avverse condizioni possibili.”
Sarà, pertanto, la guerra rivoluzionaria
del Sangue contro l’Oro, della cultura radicata nel popolo contro i
languori decadenti del nomadismo intellettuale, del lavoro produttivo
contro la speculazione finanziaria, delle virtù eroiche e idealistiche
di una gioventù lanciata verso la conquista del futuro contro il
conformismo e la vigliaccheria borghese, della dimensione comunitaria
contro l’individualismo egoistico e l’astrattismo societario, del
Socialismo nazionale contro il Capitalismo mondialista e
l’internazionalismo marxista, del Nuovo Ordine delle nazioni europee
contro il caos cosmopolita.
Assolute contrapposizioni ideologiche
che saranno poi puntualmente confermate in pieno conflitto bellico dal
filosofo nazionalsocialista Alfred Baeumler:
“Il Nazionalsocialismo viene combattuto dalla democrazia e dal capitalismo internazionale, che è uguale, perché è risoluto ad attuare la ricostruzione dell’Europa con quelle forze che sono presenti in ogni popolo, di porre fine al falso dominio del denaro e di costruire un nuovo ordine politico sui principi dei caratteri nazionali.”
Le vicende storiche dimostrarono,
inequivocabilmente, come i nemici della Germania si fossero rivelati al
contempo anche come i più accaniti nemici della millenaria Civiltà
dell’Europa, i negatori della sua Tradizione e ancor più di un giusto
ordinamento politico e sociale dei popoli europei, coordinato dalla
Germania, che avrebbe finalmente sanato le ferite rimaste ancora aperte,
prodotte dalle interminabili e secolari “guerre civili” che avevano
gradualmente dissanguato l’esausto organismo europeo e affermato
congiuntamente una politica di vasto respiro continentale in grado di
tenere validamente testa alle trasformazioni dei rapporti internazionali
dovute all’irruzione nello scenario mondiale degli USA e dell’URSS.
Nella cultura politica
nazionalsocialista era ben presente, ancor prima dello scoppio della
guerra, la dicotomia esistente tra il concetto di Europa, spazio
geopolitico culturalmente ed etnicamente ben determinato, inteso come la
feconda culla della Civiltà olimpico-solare di matrice nordica e delle
sue manifestazioni elleniche, romane e germaniche sviluppatesi nel corso
dei secoli ad opera dei discendenti delle originarie migrazioni delle
genti indo-europee, e l’Occidente plutocratico visto invece come uno
spazio espanso, geograficamente non definibile, semiticamente inquinato e
culturalmente cosmopolita.
Per i nazionalsocialisti esisteva invece
uno specifico “modello europeo” che non doveva essere assolutamente
equivocato, tantomeno confuso con l’Occidente contrassegnato dalle
democrazie capitalistiche, oppure con l’Oriente asiatico-bolscevico.
Proprio per difendere la Cultura e la
Civiltà del vecchio continente e affinché l’Europa stessa tornasse ad
essere padrona della propria Storia, si rivolsero, con un messaggio
politico e sociale di ampio respiro, un autentico bando di arruolamento,
ai popoli delle nazioni europee affinché aderissero alla comune
battaglia, sottolineandone la comune appartenenza razziale e culturale
ad un’unica famiglia e qualificando l’Europa stessa come la naturale
patria comune di questa unica famiglia. Così facendo la Germania volle
porre l’accento sulla stretta parentela Völkisch di tutte le
nazioni europee e di conseguenza giungere ad estendere ad esse un
sostanziale e comune riconoscimento di omogeneità sul piano della
Civiltà e nel rispetto delle singole peculiarità nazionali.
Allo stesso tempo venne posta in evidenza la logica posizione di Leadership politica continentale che la Germania nazionalsocialista avrebbe dovuto continuare a ricoprire per potere, grazie alla sua potenza militare, economica e politica, continuare a sostenere lo sviluppo complessivo dell’Europa e, contemporaneamente, venne annunciata l’urgente necessità politica e strategica di procedere verso la realizzazione di un’unità continentale della Comunità delle nazioni europee da concretizzarsi nell’ambito di un ordinamento politico socialista di natura Völkhaft, ovvero un ordinamento fondato sulle inalienabili basi etniche e rispettoso della specifica natura dei popoli. Si trattava sostanzialmente dell’applicazione di quella potente Idea del Socialismo europeo che era stata intelligentemente e compiutamente elaborata dai più prestigiosi economisti e intellettuali nazionalsocialisti (uomini del calibro di Werner Daitz, Giselher Wirsing, Ferdinand Fried, ecc…) in collaborazione con il Reichsführer SS Heinrich Himmler e i vertici del SS Hauptamt.
Non potevano che ritornare quindi alla
mente le considerazioni espresse in merito nel 1936, dunque in anni non
sospetti, dal noto filosofo nazionalsocialista Hermann Schwarz:
“Siamo convinti che il nostro Socialismo basato sulla fratellanza di sangue si diffonderà sugli altri popoli e darà nuova forma anche al rapporto tra le nazioni, giacché esso contiene in sé la promessa di una nuova lega dei popoli, più ricca di sostanza di quella attuale perché fondata su un Socialismo attento all’onore dei popoli.”
Che la politica europeistica portata
avanti dalla Germania venisse presa in seria considerazione venne
dimostrato dal gigantesco afflusso di volontari europei disposti ad
andare a combattere contro gli anglo-americani e i sovietici vestendo
l’uniforme tedesca e dall’adesione entusiastica di numerosi
intellettuali, provenienti dai quattro angoli dell’Europa, disposti a
credere nel progetto nazionalsocialista dell’unità culturale e politica
del continente.
reparti delle Waffen SS islamiche
Amin al-Husseini Gran Muftī di Gerusalemme |
Intellettuali come lo scrittore
collaborazionista francese Pierre Drieu La Rochelle che ritenne che
fosse finalmente giunto il momento di mettere da parte le vecchie
pretese nazionalistiche e dinastiche e di riporre invece la massima
fiducia nelle capacità rivoluzionarie e nelle prospettive geopolitiche
insite nel programma socialista e identitario di liberazione
continentale proposto dalla Germania agli europei e soprattutto, con
l’aggiunta di una buona dose di realismo politico, giudicò importante
affermare che non vi era assolutamente più tempo da spendere in oziose
tergiversazioni ed eventuali polemiche perplessità che mettessero in
dubbio la legittimità della funzione egemonica e di guida politica della
futura nuova Europa che la Germania avrebbe svolto:
“Il Socialismo tedesco distrugge attraverso la guerra la
struttura dei capitalismi nazionali. D’altronde il suo concetto di
nazionalismo si è ampliato, durante la sua rivoluzione, in modo
considerevole per due motivi: Per il fatto stesso che raduna tutti gli
appartenenti alla nazione tedesca, costituisce una massa di novanta
milioni di uomini la cui statura rende inutile e debole la forza di
tutti gli altri gruppi europei, fra i quali il più numeroso ha solo
quarantacinque milioni di uomini e i meno numerosi uno o due milioni. Il
Socialismo tedesco, basandosi sul razzismo, si fonda su un principio
che gli permette di correggere lo squilibrio che crea e di ristabilire
su una base valida lo sviluppo futuro della rivoluzione. In Europa il
razzismo è l’arianesimo. Ora tutti gli elementi etnici europei sono arii
a differenza degli ebrei, dei meticci semiti o negroidi. Da questo
punto di vista il germanesimo non è altro che la punta più avanzata
dell’europeismo.”
Ritroviamo puntualmente tutte queste valutazioni e polemiche politiche, assieme a molto altro ancora e il tutto espresso in forma ancora più dettagliata e approfondita, nelle interessanti e coinvolgenti pagine di Per che cosa combattiamo?, un testo di straordinaria importanza storica, una delle migliori e qualificate espressioni della propaganda ideologica nazionalsocialista del periodo della guerra, che per la prima volta viene presentato, fedelmente tradotto a cura dell’Editrice Thule Italia, all’attenzione del pubblico italiano.
L’opera venne originariamente
pubblicata, con una tiratura iniziale di oltre trecentomila copie, nel
gennaio 1944 con il titolo di Wofür Kämpfen Wir? e capillarmente diffusa tra i soldati della Wehrmacht, all’interno
il testo era preceduto da una presentazione elogiativa di Adolf Hitler
che evidenziava l’importanza del contenuto e ne sollecitava la lettura e
la diffusione.
Il volere oggi riproporre quest’opera,
dall’indiscutibile valore storico, politico e culturale, nella sua
versione tradotta che riproduce accuratamente l’edizione originale
(comprese le cartine storico-illustrative, le immagini fotografiche
allegate e le sottolineature in grassetto che volevano evidenziare, nel
corpo del testo, i passaggi ritenuti particolarmente qualificanti e
importanti da parte degli autori), costituisce per la Editrice
Thule-Italia una significativa dimostrazione di impegno meta-politico e
di milizia editoriale rivolta a tutti coloro che manifestano la volontà
di volersi disintossicare dalla pseudo-cultura del “pregiudizio”
colpevolizzante e andare ben oltre i luoghi comuni e gli stereotipi
interpretativi canonizzati dalla propaganda “ufficiale” imposta dai
vincitori.
Per che cosa combattiamo?
apparteneva ad una categoria particolare della letteratura politica
nazionalsocialista che era dedicata specificatamente a quell’aspetto
della propaganda che le autorità nazionalsocialiste, in totale sinergia
con gli esponenti dell’Ober Kommando der Wehrmacht, definivano
come funzionale e attinente all’educazione ideologica dei soldati
tedeschi e al loro orientamento spirituale nei confronti della guerra,
questo genere di pubblicazioni venivano anche definite Gedankenführungen,
ovvero “guide del pensiero” e dovevano essere anche in grado di offrire
interessanti e validi contributi per la tenuta politica e il riarmo
spirituale del popolo tedesco affinché fosse sempre in condizione di
sostenere attivamente e moralmente il cosiddetto “fronte interno” e
sopportare le crescenti asprezze derivanti dalla guerra. Difatti,
l’obbiettivo strategico perseguito ossessivamente dagli Anglo-americani
di volere spezzare il morale del popolo tedesco ed incrinarne la fedeltà
politica attraverso l’utilizzo indiscriminato dei continui
bombardamenti terroristici, che radevano al suolo le città e mietevano
vittime innocenti fra la popolazione civile, non venne mai raggiunto.
L’intensità e le difficoltà che
l’espansione crescente del conflitto determinavano e la mobilitazione
umana, materiale e psicologica che la guerra totale comportava e a cui
la Germania dovette fare fronte, non costituirono un freno per lo
sviluppo ulteriore delle politiche interne nazionalsocialiste, tanto
meno indussero il regime nazionalsocialista ad arroccarsi in una
posizione di stallo. Tutt’altro!
La guerra, proprio per il grado elevato
di tensione spirituale e di mobilitazione che ingenerava, costituiva già
di per sé un importante fattore incentivante per procedere, con
radicale coerenza, ancora più speditamente lungo la strada che era stata
intrapresa nel 1933 e quindi si rivelò fortemente promotrice di una
avanzata modernizzazione strutturale nel campo politico, sociale ed
economico che andava felicemente incontro alle aspettative
programmatiche ed ideologiche prospettate dal Nazionalsocialismo.
Nella dinamica sintesi ideologica
nazionalsocialista, l’entusiastica adesione alla guerra totale
(sollecitata da Joseph Goebbels nel suo celebre discorso del 18 febbraio
1943, tenutosi all’indomani della tragedia di Stalingrado) non
significava altro che il proseguimento della rivoluzione con altri mezzi
e l’abbattimento definitivo delle ultime residuali sacche di
opposizione interna che ancora sopravvivevano tra le pieghe della
società tedesca.
La guerra totale, alla resa dei conti, preparava il terreno della rivoluzione totale.
La Volksgemeinschaft, grazie al
benefico effetto prodotto dalla mobilitazione bellica, si trovò quindi
nella privilegiata condizione di giungere alla completa identificazione
con la Kampfgemeinschaft, la comunità combattente
nazionalsocialista, ed essere così pienamente rappresentativa, ancora
più di prima, della totalità politica della comunità organica del
popolo, una realtà vivente e disciplinatamente disposta al sacrificio
esprimente appieno la propria unità socialista di intenti, il comune
senso di profonda appartenenza e di riconoscimento con la propria intima
visione del mondo espressa all’unisono attraverso un’espressione corale
che era come riconducibile ad una sola voce. La realizzata Kampfgemeinschaft
nazionalsocialista del popolo tedesco, nella piena e matura
consapevolezza della sua natura di organismo comunitario permeato dai
principi nazionalsocialisti, scolpito da un severa e spartana etica
socialista e saldamente ancorato alla propria dimensione politica,
culturale e razziale, si venne a trovare nella possibilità di potere
esprimere al meglio la sua formidabile volontà di essere “Nazione” e
come tale la unica depositaria di una volontà metastorica realizzabile
soltanto attraverso il sacrificio eroico e il virile superamento delle
avversità e delle terribili prove che erano state imposte dalla Storia.
Il Partito nazionalsocialista, il Fronte
del Lavoro, l’Assistenza popolare nazionalsocialista e le altre
strutture ad esse collegate si trovarono pertanto nella assoluta
condizione per potere dare un’accelerazione definitiva alla spinta
rivoluzionaria interna e fare così del Nazionalsocialismo una
totalizzante proiezione ideale, avanzando risoluti verso la
realizzazione della sozialistische Volkskameradschaft, verso
l’attuazione completa delle Idee del Socialismo rivoluzionario in
versione hitleriana e portare infine a compimento l’edificazione di
quello Stato popolare nazionalista e socialista che era stato
particolarmente messo in evidenza da Adolf Hitler nel corso del suo
discorso del 30 gennaio 1944:
“Quando, undici anni fa, il movimento Nazionalsocialista raggiunse il potere, dopo una lunga lotta con mezzi legali, le condizioni principali per risolvere con successo questi compiti erano già state create. La Volksgemeinschaft tedesca si era incarnata nel movimento stesso. Non fu quindi lo Stato a forgiare il movimento nel corso degli anni successivi. Fu invece il movimento a modellare lo Stato. Sebbene da allora molte grandi cose siano state realizzate, la costruzione della Volksgemeinschaft tedesca è, senza dubbio, in vetta alle imprese della rivoluzione Nazionalsocialista. Essa fu la trasformazione non solo pacifica, ma anche tenace, del precedente Stato classista in un nuovo organismo socialista, un Volksstaat, che solo ha reso possibile al Reich tedesco l’immunizzarsi da tutti i tentativi d’infezione bolscevica. (…) I garanti sono oggi, non soltanto i soldati al fronte, ma anche chi combatte in patria. Giusto come la prima guerra mondiale dette valore al Nazionalsocialismo, così esso si rafforzerà e si fortificherà nella seconda. Non importa quanto sarà arduo. (…) Il tentativo dei nostri nemici di provocare il crollo del popolo e del Reich tedeschi usando bombe incendiarie e ad alto potenziale, avrà come conseguenza ultima soltanto quella di rafforzare ancor di più la sua unità socialista e di creare quel solido Stato cui la Provvidenza ha dato in sorte di modellare la storia d’Europa nei secoli a venire.”
A maggior ragione anche le unità combattenti della Wehrmacht
dovevano essere attraversate dallo stesso fervore rivoluzionario,
affinché fossero messe in condizione di maturare una piena ed effettiva
coscienza della Weltanschauungskrieg in atto ed eguagliare i
medesimi livelli di comprensione e di politicizzazione che erano propri
dei combattenti delle Waffen-SS.
Per ovviare a tali necessità in seno all’OberKommando der Wehrmacht venne istituito uno Stato maggiore nazionalsocialista, il NS-Führungsstab,
emanazione diretta del Partito nazionalsocialista, avente lo specifico
compito di pianificare in larga scala tutte le iniziative volte al
completamento della formazione ideologica delle truppe e quindi
procedere verso un’intensificazione dell’indottrinamento mediante un
massiccio utilizzo dei migliori strumenti della comunicazione e della
propaganda come le trasmissioni radiofoniche, le proiezioni
cinematografiche, le conferenze e i dibattiti e soprattutto attraverso
la diffusione capillare di specifiche pubblicazioni dal ricco contenuto
storico e politico-ideologico, come appunto Per che cosa combattiamo?.
A tal proposito, lo Stato maggiore nazionalsocialista si preoccupò anche ad istituire come suoi incaricati le figure degli NSFO i cosiddetti Nationalsozialistischer Führungsoffiziere,
gli Ufficiali direttivi nazionalsocialisti (paragonabili in parte ai
commissari politici sovietici) che vennero inseriti in organico
all’interno delle unità divisionali dell’esercito con il compito di
vigilare sulla corretta osservanza delle disposizioni politiche e
militari, rinvigorire la tenuta morale e psicologica dei soldati
provvedendo direttamente alla loro istruzione ideologica e attraverso il
ricorso al dialogo e al confronto diretto (una pratica che venne molto
apprezzata dai soldati) sollecitare in loro il manifestarsi di una
superiore coscienza che li avrebbe elevati al rango di
“soldati-politici” della Weltanschauung nazionalsocialista, sempre più persuasi della grandezza della causa di difensori dell’integrità della Patria e dell’Idea del Reich,
dell’ordinamento popolare nazionalsocialista, del progetto di
unificazione europea e di quel Socialismo europeo che la Germania
portava in dote per il riscatto sociale dei popoli del continente.
La successiva creazione delle Volksgrenadier Divisionen,
la fanteria d’assalto della nuova Armata popolare nazionalsocialista,
rappresentò il completamento del processo di caratterizzazione politica
dell’esercito che era stato anche ulteriormente accentuato
dall’epurazione degli ufficiali traditori della Wehrmacht coinvolti nel fallito attentato al Führer del 20 luglio 1944.
Tutto questo contribuì in maniera determinante a fare dei soldati tedeschi i più coraggiosi combattenti del secondo conflitto mondiale, soldati fortemente motivati e consapevoli della causa ideale per la cui affermazione si batterono con ammirevole tenacia e accanimento immolandosi su tutti i fronti di guerra sparsi ai quattro angoli dell’Europa. Soldati formidabili, meritevoli di tutto il rispetto e l’ammirazione possibile, che furono in grado di accettare, con un profondo senso dell’onore ed una esemplare disciplina, gli immensi sacrifici a cui andavano incontro pur di rappresentare la l’infrangibile barriera difensiva della Civiltà e della Cultura europea ed incarnare così quella speranza di salvezza a cui fece riferimento Adolf Hitler il 26 febbraio 1945, in uno dei suoi ultimi discorsi:
“Io sono stato l’ultima speranza dell’Europa. L’Europa non poteva essere unificata per effetto di una riforma volontariamente concertata. Non poteva venire conquistata con il fascino e con la persuasione. Per poterla prendere bisognava violentarla. L’Europa può essere costruita soltanto su rovine. Non su rovine materiali, ma sulla rovina congiunta degli interessi privati, delle coalizioni economiche, sulla rovina delle idee ristrette, dei particolarismi superati e dello stupido spirito di campanile. Bisogna fare l’Europa nell’interesse di tutti e senza risparmiare nessuno.”
La Storia, anche se molti non vogliono ancora ammetterlo, gli avrebbe dato ragione.
Maurizio Rossi
egregia redazione Weiss Wolf e lettori,
RispondiEliminaleggendo l'articolo che discute le motivazioni ideologiche inerenti al secondo conflitto mondiale, specialmente dal punto di vista nazionalsocialista, vorrei condividere con voi alcune riflessioni e impostare alcune domande, le cui risposte ci darebbero, credo, un quadro storico più veritiero. Ad una prima lettura il testo può apparire un apologia del nazionalsocialismo e far figurare Hitler ed i suoi accoliti rivoluzionari spinti da alti ideali di giustizia sociale in funzione anti britannica-usa-bolscevica e contro un capitalismo liberale inumano imperialista. Ovviamente questa è la versione propagandata dal terzo Reich per motivare ideologicamente il popolo tedesco a combattere, e se la Germania avesse vinto il secondo conflitto mondiale, questa sarebbe la versione ufficiale che si insegnerebbe a scuola. Invece, come tutti sappiamo bene, la storia la scrivono i vincitori, (o meglio la manipolano) e così Hitler ed il nazionalsocialismo storicamente rappresentano il male assoluto. Allora dove sta la verità storica ed ideologica riguardo cause ed ideali scatenanti l'enorme carneficina della 2^GM?. Don Milani amava dire che la Verità non ha parte. Per capire la Realtà bisogna rispondere a queste domande che ancora rimangono insolute e sono considerati misteri 1) Com'è possibile che a Hitler sia stato lasciato possibile risollevare la Germania, "concedendogli" di stampare Marchi esenti da signoraggio bancario, nazionalizzare la Banca Centrale del Reich? Lincoln, Kennedy, Sankarà e recentemente Gheddafi per avere osato provare ad eliminare la truffa del debito pubblico per fare prosperare la popolazione sono stati uccisi senza tanti complimenti. Se non avesse avuto il bene placido della solita oligarchia plutocratica mondiale che attenzione non sono la finanza ebraica o il capitalismo liberale degli Usa-Regno Unito, bensì alcune famiglie di banchieri centrali (askenazite, quindi ironia della sorte di sangue semita ne hanno ben poco!!) Rotschield in testa seguita dai Warburg, Rockenfelder, Schiffin,ecc., la gerarchia ecclesiastica vaticana gesuita e alcune famiglie dinastiche europee in primis i Windsor , Borbone, Asburgo ecc., il Fuehrer sarebbe passato come una meteora al pari di un Letta o eliminato come un Aldo Moro qualsiasi. Altra questione Dunkerque? -segue-
egregia redazione Weiss Wolf e lettori,
RispondiEliminaleggendo l'articolo che discute le motivazioni ideologiche inerenti al secondo conflitto mondiale, specialmente dal punto di vista nazionalsocialista, vorrei condividere con voi alcune riflessioni e impostare alcune domande, le cui risposte ci darebbero, credo, un quadro storico più veritiero. Ad una prima lettura il testo può apparire un apologia del nazionalsocialismo e far figurare Hitler ed i suoi accoliti rivoluzionari spinti da alti ideali di giustizia sociale in funzione anti britannica-usa-bolscevica e contro un capitalismo liberale inumano imperialista. Ovviamente questa è la versione propagandata dal terzo Reich per motivare ideologicamente il popolo tedesco a combattere, e se la Germania avesse vinto il secondo conflitto mondiale, questa sarebbe la versione ufficiale che si insegnerebbe a scuola. Invece, come tutti sappiamo bene, la storia la scrivono i vincitori, (o meglio la manipolano) e così Hitler ed il nazionalsocialismo storicamente rappresentano il male assoluto. Allora dove sta la verità storica ed ideologica riguardo cause ed ideali scatenanti l'enorme carneficina della 2^GM?. Don Milani amava dire che la Verità non ha parte. Per capire la Realtà bisogna rispondere a queste domande che ancora rimangono insolute e sono considerati misteri 1) Com'è possibile che a Hitler sia stato lasciato possibile risollevare la Germania, "concedendogli" di stampare Marchi esenti da signoraggio bancario, nazionalizzare la Banca Centrale del Reich? Lincoln, Kennedy, Sankarà e recentemente Gheddafi per avere osato provare ad eliminare la truffa del debito pubblico per fare prosperare la popolazione sono stati uccisi senza tanti complimenti. Se non avesse avuto il bene placido della solita oligarchia plutocratica mondiale che attenzione non sono la finanza ebraica o il capitalismo liberale degli Usa-Regno Unito, bensì alcune famiglie di banchieri centrali (askenazite, quindi ironia della sorte di sangue semita ne hanno ben poco!!) Rotschield in testa seguita dai Warburg, Rockenfelder, Schiffin,ecc., la gerarchia ecclesiastica vaticana gesuita e alcune famiglie dinastiche europee in primis i Windsor , Borbone, Asburgo ecc., il Fuehrer sarebbe passato come una meteora al pari di un Letta o eliminato come un Aldo Moro qualsiasi. Altra questione Dunkerque? -segue-
Già Dunkerque? Perchè risparmiare l'esercito britannico in rotta, dandogli la possibilità di salvarsi, rientrare in patria e riorganizzarsi? Se il Regno Unito rappresentava il male imperialistico-capitalista di allora, più e peggio ancora degli Usa e dei bolscevichi sovietici, appunto perchè risparmiarlo?!? Perchè Rudolf Hess prova a contattare il duca di Hamilton nel famoso volo solitario (il 10 maggio 1941, non nel '44 o 45 a guerra ormai persa?!?)in Scozia e si paracaduta sul suolo nemico? Che legami reali, veri, vi erano ai livelli superiori di potere? (massonerie, società occulte segrete, famiglie nobili aristocratiche o altro) Che fine a fatto l'oro, requisito dalle truppe occupanti germaniche, presente nei caveu delle banche centrali europee, duranti gli anni dell'espansione vittoriosa del terzo reich? Ricordiamoci che a quel tempo la moneta era ancora vincolata in un certo qual modo alle riserve auree delle banche centrali di ogni Stato. Di certo è stato trasferito al "sicuro" nella Svizzera "neutrale", ma a nome e per conto di chi? Del Terzo Reich come bottino di guerra? Ed alla fine della guerra in quali mani è rimasto la titolarità di esso? E -dulcis in fundo- perchè a guerra persa, diversi gerarchi nazisti sono stati aiutati nella fuga in Sud America, coperti da lasciapassare AUTENTICI forniti dallo Stato Città del Vaticano? Che interesse avevano le gerarchie cattoliche romane, in testa papa Pio XII Pacelli, (il quale aveva sottoscritto il concordato con Von Papen, e conosceva bene la realtà e la lingua tedesca, per aver soggiornato molti anni in germania prima della sua elezione sul trono pontificio), ad aiutare i vertici militari tedeschi ormai prossimi alla cattura americana o russa? Meditate ,gente meditate...... Vedete il popolo germanico amava Hitler ed il nazionalsocialismo per una semplice ragione. DURANTE I PRIMI ANNI DELLA DITTATURA NAZIONALSOCIALISTA I PIANI DI RILANCIO DELL'ECONOMIA (prima ancora dei piani industriali di riarmo) AVEVANO ELIMINATO LA FAME E LA DISOCCUPAZIONE DEL PERIODO DI WEIMAR E DELL'IPERINFLAZIONE : Tutto qui o quasi! (é quello che sta facendo Orban in Ungheria. E se è ancora vivo ed in carica, dopo un fallito attentato in Romania, rispondetevi voi come è possibile?!?) Provate ad immaginare un pinco pallino qualsiasi con l'appoggio dei media (e vuol dire finanziamenti per la visibilità sui media e permesso dei poteri VERI) si fa eleggere in Italia, diventa capo del governo, nazionalizza la Banca Centrale ,stampa moneta sovrana, riassorbe la disoccupazione con posti di lavoro pubblici, statalizza,o limita il sistema creditizio bancario (eliminando il signoraggio secondario), abbassa le tariffe di luce, acqua, gas e carburanti, elimina le imposte dirette e i pedaggi autostradali (inutili con la sovranità monetaria per le casse dello Stato) ecc.. Ebbene cosa succederebbe? In pochi anni l'Italia (ma qualsiasi altro Stato) incrementerebbe il PIL e la prosperità della popolazione come nemmeno la Cina gli anni scorsi del boom!! E se questo pinco pallino incitasse, dopo tutti questi successi politici ed economici, il popolo italiano a fare una crociata contro l'islam o chicchessia, diverremmo noi tutti degli "jahadisti" convinti e contenti e saremmo noi ad invadere il medio oriente, contenti di immolarci e di morire in nome dell'Italia e di pinco pallino. Beh forse gli italiani magari proprio così fanatici (a parte il calcio e la f...a) non riuscirebbero a tanto!!, ma i tedeschi lo hanno fatto fino alla fine. Gott mit uns ...(-er Geld)!! Rimango sempre a disposizione per ogni chiarimento e per un proficuo scambio culturale e storico VERO!
RispondiEliminaVostro Luigi Pastorello
ciao Luigi,la storia e gli eventi sono frutto di più fattori convergenti,e non esiste per fortuna o purtroppo il bianco e il nero ma vi sono sfumature varie,le connotazioni non sono mai nette,anche se possiamo affermare di vedere una chiara matrice che mira a precisi scopi di dominio mondiale,i cui intrecci si possono constatare negli eventi geopolitici mondiali e in un diverso ambito quello spirituale,che pochi hanno ancora realizzato veramente.
EliminaCerchero di rispondere con ordine alle tue giuste riflessioni e domande.
Innanzitutto voglio precisare che noi stiamo solo facendo vedere la storia più possibile vicina ala realta dei fatti,lontano dai pregiudizi e dalla misera propaganda dei vincitori,il ricercatore deve avere una valutazione neutra senza farsi prendere da simpatie ideologiche o estremismi,i nazionalsocialisti non erano santi,non lo era Hitler e non lo erano i gerarchi nazisti,ma non erano il male assoluto come invece la becera propaganda vuole fare apparire,solo perchè in questo modo può nascondere i veri motivi della guerra,e avvalolare i loro crimini efferati e il loro dominio come necessari di fronte a un nemico tacciato di essere il demonio,gia questa connotazione e impostazione dei fatti,deve subito fare apparire quale sia il gruppo che opera dietro questa falsificazione storicae il perchè,sono sempre gli stessi che usano sempre le solite strategie e il solito misticiso malato e depravato.
La chiesa abbisogna di satana per poter apparire l'opposto salvifico e giusto,la democrazia abbisognia della tirannia(di qualunque colore sia) per poter apparire la migliore società,mentre è la peggiore;
Il capitalismo predatorio e distruttivo abbisogna di un nemico che sia il comunismo o il fascismo o altro per apparire la forma migliore di organizzazione economica societaria e cosi via,gli esempi si sprecano,e questo è solo per mostrare le stesse tecniche che accomunano questo gruppo,le stesse precise tecniche le possiamo trovare in ogni altro ambito e definisce e si riconosce in questa matrice unica.
Detto questo Hitler ricevette sicuramente finanziamenti anche da questa elite,e gli stessi erano ben contenti che Hitler salisse al potere per poterlo poi in futuro identificare come il nemico demoniaco, lo stesso successe con Mussolini,nell astoria recente abbiamo anche molti altri esempi,come Ghedaffi,Saddam Hussein,ora Putin ecc. ecc,
Hitler appena salito al potere gli giro le spalle,e cerco di combattere veramente questa elite finanziaria,questo era stato previsto dall'elite e assecondato per avere la scusa di invadere l'Europa con l'ipocrisia di volerla liberare dai nazi-fascisti.
La loro sicurezza di vincere era data dal fatto che gli USA dovevano entrare in guerra insieme ad altri stati,come poi grazie al false flag di Pearl Harbor fecero entrare in guerra l'America,e con l'appoggio dei bolscevichi comunisti che questi si erano veramente diretti dall'elite ebrea,tramite il regime comunista di cui all'interno erano in maggioranza tutti ebrei.
continua...
EliminaPossiamo dire che indirettamente Hitler ha fatto il gioco che hanno voluto,e anche in Germania e sopratutto in Italia,avevano infiltarti dall'interno che agivano per conto dell'elite,i tanti attentati subiti da Hitler dovrebebro rendere bene l'idea.Mussolini invece aveva proprio i reali Savoia come massimi traditori,che sono di origine ebrea e da sempre al servizio del nuovo ordine mondiale,oltre alla massoneria e al vaticano che è una loro creazione e da sempre testa di ariete contro la nostra civiltà e il nostro popolo.
Sul perchè abbiano risparmiato l'esercito britannico in rotta io personalmente lo considero un grande sbaglio,ma nella loro idea gli Inglesi non erano dei nemici ma anzi pensavano potessero essere degli alleati essendo ariani anche loro,e volevano dare la possibilità che il governo inglese capisse il gesto,che le genti britanniche capissero,ma l'inghilterra è governata da escrementi judaici a cominciare dalla famiglia reale,e Churchill era solo un loro sicario e tra l'altro anche ricattato per questione finanziarie e altro.
Per lo stesso motivo Rudolf Hess si spinge a intraprendere un volo in Inghilterra in piena guerra,dove secondo me però è stato tratto in inganno,non posso dire con certezza che l'inganno sia stato opera del duca di Hamilton,ma qualcuno aveva dato una qualche sicurezza di accordo ad Hess,che poi invece risulto non essere vera.Catturare un esponente del calibro di Hess era un colpo duro alla Germania.
Sull'oro recuperato le domande si sprecano,personalmente credo che i nazisti siano stati usati come il solito capro espiatorio,mentre chi ha depredato l'oro sono proprio le forze alleate, dove si trovi difficile dirlo,e se lo saprei non lo direi mai qui.
Sulla fuga dei nazisti aiutati dal vaticano la facenda è complessa,io penso che abbiano favorito chi poi doveva passare sotto altri ordini,che li rendevano utili a qualche scopo come ad esempio nei servizi segreti,perchè sprecare delle persone addestrate o scienziati che avevano grandi capacità,semplicemente si poteva ricattarli e farli lavorare per loro,ad esempio nella NASA americana confluirono molti scienziati tedeshi,semplicemente perchè gli erano utili,chi non accetava veniva ricattatto per essere stato un nazista e di finire agli arresti o in qualche campo di prigionia,di conseguenza venivano arruolati negli USA,sotto falsa identità.
Dal punto di vista storico è importante fare capire che il nazionalsocialismo e il fascismo non furono attacati perchè erano delle dittature, ma perchè avevano creato ed erano promotori di sistemi economici e societari diversi e più umani di quelli che impongono con le loro banche centrali usuraie questi putridi vermi dell'elite,è imporatnte capire questi fatti che sono alla base del vero motivo del conflitto mondiale,come lo stesso sta accadendo oggi contro la Russia di Putin,la tirannia più feroce e crudele sono loro,il vero cancro della terra sono questa elite,questa è la battaglia dell'oro contro il sangue,questa è ancora la continuazione della guerra tra agarti il regno della sagezza,e shamballa il regno dei demoni,ma questa volta arrivera la loro fine.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina