La storia la scrivono sempre i vincitori,fin dalle iscrizioni nelle stele egizie fatte fare dai faraoni,la vittoria sul nemico o presunto,è sempre seguita da infamia e da falsità,in modo tale che uno appaia il male assoluto,e l'altro sia il giusto vincitore;Spesso non è cosi,e anzi molte volte è il contrario.
L'assurda farsa a cui abbiamo assistito in questi giorni sfiora il paradosso,come ci si trovasse immersi senza volerlo,in un romanzo di orwelliana memoria.
Il capitano delle SS Erich Priebke,muore a Roma l'11 ottobre 2013,(data simbolica in quanto l'11 è la forza,il 13 la morte o rigenerazione la rinascita, o volendo la forza della verità contro le 13 tribu di is-ra-el,chi ha orecchi per udire oda),lasciando in eredita al suo legale un documento in cui non solo non rinnega il suo passato,ma aggiunge un resoconto lucido e dettagliato di quegli anni,e il suo parere sul molte vicende ancora oscure della 2 guerra mondiale;
In ogni guerra ci sono dei morti sia da un parte che dall'altra,noi non vogliamo rivalutare gli atti criminosi eseguiti da Priebke o assolverlo,ma allo stesso tempo chiediamo che siano ritenuti eccidi e crimini di guerra anche i vergognosi massacri eseguiti dagli americani in ITALIA,come crimini di guerra sono i bombardamenti a teppeto cotro le popolazioni civili italiane e tedesche,bombardamenti avvenuti con lo spopo di annientare e portare alla disperazione la popolazione civile,e senza nessun obbietivo militare per poter giustificare tali crimini,come gli stupri e violenze commessi contro 60.000 donne, adolescenti e bambine al termine della battaglia di Cassino. Il generale Juin, al termine della battaglia, come premio della vittoria diede ai reparti militari marocchini carta bianca per due giorni. Così per due giorni e due notti questi razziarono, violentarono, uccisero. Stuprarono donne e bambine, dagli otto agli ottant’anni, obbligando padri e mariti ad assistervi;
Quindi accusare di eccidio solo una parte è vile,squallido è falso,e ancor di più nascondere gli eccidi e genocidi che la parte vincitrice,gli USA-ANGLO-SION,hanno commesso e continuano a commettere in tutto il mondo (ricordiamo che gli unici ad aver usato la bomba atomica sono gli americani).
Ma da questi esseri inferiori ci si deve aspettare di tutto,e i loro scribbacchini mediatici sono la fogna che si spalanca sulle genti,che rende tutta questa farsa un qualcosa di demoniaco.
Questo militare tedesco che si è reso responsabile dell'eccidio delle Fosse Ardeatine,è stato dichiarato criminale di guerra e condanato all'ergastolo.MA LA VICENDA VERA DI QUESTA FARSA MEDIATICA, RISIEDE PROPRIO NEI DOCUMENTI LASCIATI DALLO STESSO,PRIMA DI MORIRE.
Questo anziano signore oramai morto,è stato usato dalla schifosa propaganda mediatica,che non ha rispetto di niente e di nessuno,neanche della morte stessa,per mistificare e censurare i suoi documenti,in cui con lucida analisi nega che gli ebrei siano stati gasati,e che mai vi furono camere a gas,oltre al fatto che il nazismo naque per liberare la Germania dalla stretta della finanza usuraia controllata dagli ebrei,vera causa della guerra mondiale,che allora causarono apositamente la crisi economica del 29,gli stessi che hanno causato la crisi del 2008,e che stanno depredando intere nazioni,portando al suicidio migliaia di persone e il mondo intero sull'orlo di una 3 guerra mondiale;
In primo luogo se i media non usano una vicenda a proprio favore, semplicemente non ne parlano e viene censurata,come vengono censurati altri fatti di rilievo,come il signoraggio bancario,l'euro truffa,e che la crisi è stata creata a tavolino dai banchieri usurai loro padroni.
Quindi se la notizia è stata divulgata,vuol dire che deve avere uno scopo preciso;
Infatti il funerale si poteva farlo in maniera privata e senza dare la notizia,e poi seppelire il defunto in una localita segreta come avvenuto gia in passato.Allora perchè questo improvviso interessamento dei media dopo anni di silenzio?,perchè la notizia è stata divulgata in maniera ossesiva e si sono fomentati gli scontri tra estrema destra e estrema sinistra al funerale dello stesso?,perchè Priebke rappresenta una storia che si deve nascondere,non nella responsabilità dei fatti realmente accaduti,ma nella storia in senso della vera causa che porto quel conflitto,e le molte verità nascoste e falsificate,quindi diffamare e fare calare la censura,in quanto i suoi documenti spaventano i poteri che muovono le fila dei governi odierni,e la gente deve vedere solo il criminale di guerra nazista,il male assoluto da una parte e il bene rappresentato o meglio propagandato, da questa ipocrita e becera democrazia,non attuare un propria ricerca e magari capire che è tutto falso,la storia stessa è da riscrivere,e che noi siamo stati invasi dal 1948,e siamo una colonia di questi criminali usurai;
Il potere finanziario usuraio sta cominciando a cedere,e cominciano a cacarsi sotto,le destre cominciano a risalire nei sondaggi e nelle preferenze delle masse di tutti i popoli Europei,ma al di la della visione politica, molti si stanno svegliando,vedendo la truffa in atto di questa demonio-crazia,e i loro burattini politici che si alternano nei vari governi,questi traditori del popolo che distruggono le proprie genti a favore dei banchieri internazionali;
E' chiaro che stanno cercando in tutti i modi di corpire il più possibile ogni verità,ogni spiraglio che si apre,ma il vento della verità sta aumentando,e questa volta avranno contro tutti i popoli Europei,risvegliati e rinvigoriti nella loro antica forza;
Tale accanimento mediatico contro un uomo morto è solo dovuto a questo voler coprire la facenda con il marchio dell'infamia,e procedere alla stesura di una legge liberticida e censoria,quella di condannare e arrestare chi osi mettere in discussione il dogma religioso dell'olocausto,qualsiasi ricercatore serio(non i leccaculo dei media), faccia delle ricerche PERSONALI sulla verità dell'olocausto,e di accusarlo di ANTISEMITISMO NAZISMO o altre idiozie varie;
Infatti gia i luridi servi politici,hanno preso la palla al balzo,per mettersi in mostra davanti ai loro padroni.
Negazionismo, Nitto Palma: “Tutti d’accordo, introdurre reato al più presto” –
Il Fatto Quotidiano
Questo voler censurare la verità o presunta tale,lede la libertà di espressione e dimostra gia la falsita di questa pseudo democrazia;
Presto il corno chiamera l'adunata,e arriveremo come lupi nella notte;Lo stendardo del grande lupo precedera la paura del nemico.
white wolf
di seguito l'intervista rilasciata da Erich Priebke
D. Sig. Priebke, anni addietro lei ha dichiarato che non rinnegava il suo passato. Con i suoi cento anni di età lo pensa ancora?
R. Sì.
D. Cosa intende esattamente con questo?
R. Che ho scelto di essere me stesso.
D. Quindi ancora oggi lei si sente nazista.
R.
La fedeltà al proprio passato è qualche cosa che ha a che fare con le
nostre convinzioni. Si tratta del mio modo di vedere il mondo, i miei
ideali, quello che per noi tedeschi fu la Weltanschauung e ancora ha a
che fare con il senso dell’amor proprio e dell’onore. La politica è
un’altra questione. Il Nazionalsocialismo è scomparso con la sconfitta, e
oggi non avrebbe comunque nessuna possibilità di tornare.
D. Della visione del mondo di cui lei parla fa parte anche l’antisemitismo.
R. Se le sue domande sono mirate a conoscere la verità è necessario abbandonare i luoghi comuni:
criticare
non vuol dire che si vuole distruggere qualcuno. In Germania sin dai
primi del Novecento si criticava apertamente il comportamento degli
ebrei. Il fatto che gli ebrei avessero accumulato nelle loro mani un
immenso potere economico e di conseguenza politico, pur rappresentando
una parte in proporzione assolutamente esigua della popolazione
mondiale, era considerato ingiusto. E’ un fatto che ancora oggi, se
prendiamo le mille persone più ricche e potenti del mondo, dobbiamo
constatare che una notevole parte di loro sono ebrei, banchieri o
azionisti di maggioranza di imprese multinazionali. In Germania poi,
specialmente dopo la sconfitta della prima guerra mondiale e
l’ingiustizia dei trattati di Versailles, immigrazioni ebraiche dall’est
europeo avevano provocato dei veri disastri, con l’accumulo di immensi
capitali da parte di questi immigrati in pochi anni, mentre con la
repubblica di Weimar la grande maggioranza del popolo tedesco viveva in
forte povertà. In quel clima gli usurai si arricchivano e il senso di
frustrazione nei confronti degli ebrei cresceva.
D.
Quella che gli ebrei abbiano praticato l’usura ammessa dalla loro
religione, mentre veniva proibita ai cristiani, è una vecchi storia.
Cosa c’è di vero secondo lei?
R.
Infatti non è certo una mia idea. Basta leggere Shakespeare o
Dostoevskij per capire che simili problemi con gli ebrei sono
storicamente effettivamente esistiti, da Venezia a San Pietroburgo.
Questo non vuole assolutamente dire che gli unici usurai all’epoca
fossero gli ebrei. Ho fatto mia una frase del poeta Ezra Pound: ”Tra uno
strozzino ebreo e uno strozzino orfano non vedo nessuna differenza”.
D. Per tutto questo lei giustifica l’antisemitismo?
R.
No, guardi, questo non significa che tra gli ebrei non ci siano persone
perbene. Ripeto, antisemitismo vuol dire odio, odio indiscriminato. Io
anche in questi ultimi anni della mia persecuzione, da vecchio, privato
della libertà ho sempre rifiutato l’odio. Non ho mai voluto odiare
nemmeno chi mi ha odiato. Parlo solo di diritto di critica e ne sto
spiegando i motivi. E le dirò di più: deve considerare che, per loro
particolari motivi religiosi, una grossa parte di ebrei si considerava
superiore a tutti gli altri esseri umani. Si immedesimava nel “Popolo
Eletto da Dio” della Bibbia.
D. Anche Hitler parlava della razza ariana come superiore.
R.
Sì, Hitler è caduto anche lui nell’equivoco di rincorrere questa idea
di superiorità. Questa è stata una delle cause di errori senza ritorno.
Tenga conto comunque che un certo razzismo era la normalità in quegli
anni. Non solo a livello di mentalità popolare, ma anche a livello di
governi e addirittura di ordinamenti giuridici. Gli Americani, dopo aver
deportato le popolazioni africane ed essere stati schiavisti,
continuavano a essere razzisti, e di fatto discriminavano i neri. Le
prime leggi, definite razziali, di Hitler non limitavano i diritti degli
ebrei più di quanto fossero limitati quelli dei neri in diversi stati
USA. Stessa cosa per le popolazioni dell’India da parte degli inglesi; e
i francesi, che non si sono comportati molto diversamente con i
cosiddetti sudditi delle loro colonie. Non parliamo poi del trattamento
subìto all’epoca dalle minoranze etniche nell’ex URSS.
D. E quindi come sono andate peggiorando in Germania le cose, secondo lei?
R.
Il conflitto si è radicalizzato, è andato crescendo. Gli ebrei
tedeschi, americani, inglesi e l’ebraismo mondiale da un lato, contro la
Germania che stava dall’altro. Naturalmente gli ebrei tedeschi si sono
venuti a trovare in una posizione sempre più difficile. La successiva
decisione di promulgare leggi molto dure resero in Germania la vita
veramente difficile agli ebrei. Poi nel novembre del 1938 un ebreo, un
certo Grynszpan, per protesta contro la Germania uccise in Francia un
consigliere della nostra ambasciata, Ernest von Rath. Ne seguì la famosa
“Notte dei cristalli’”. Gruppi di dimostranti ruppero in tutto il Reich
le vetrine dei negozi di proprietà degli ebrei. Da allora gli ebrei
furono considerati solo e soltanto come nemici. Hitler dopo aver vinto
le elezioni, li aveva in un primo tempo incoraggiati in tutti i modi a
lasciare la Germania.
Successivamente,
nel clima di forte sospetto nei confronti degli ebrei tedeschi, causato
dalla guerra e di boicottaggio e di aperto conflitto con le più
importanti organizzazioni ebraiche mondiali, li rinchiuse nei lager,
proprio come nemici. Certo per molte famiglie, spesso senza alcuna
colpa, questo fu rovinoso.
D. La colpa quindi di ciò che gli ebrei hanno subìto secondo lei sarebbe degli ebrei stessi?
R.
La colpa è un po’ di tutte le parti. Anche degli alleati che
scatenarono la seconda guerra mondiale contro la Germania, a seguito
della invasione della Polonia, per rivendicare territori dove la forte
presenza tedesca era sottoposta a continue vessazioni. Territori posti
dal trattato di Versailles sotto il controllo del neonato Stato polacco.
Contro la Russia di Stalin e la sua invasione della restante parte
della Polonia nessuno mosse un dito. Anzi, a fine conflitto,
ufficialmente nato per difendere proprio l’indipendenza della Polonia
dai tedeschi, fu regalato senza tanti complimenti tutto l’est europeo,
Polonia compresa, a Stalin.
D. Quindi, politica a parte, lei sposa le teorie storiche revisioniste.
R.
Non capisco perfettamente cosa si intenda per revisionismo. Se parliamo
del processo di Norimberga del 1945 allora posso dirle che fu una cosa
incredibile, un grande palcoscenico creato a posta per disumanizzare di
fronte all’opinione pubblica mondiale il popolo tedesco e i suoi capi.
Per infierire sullo sconfitto oramai impossibilitato a difendersi.
D. Su quali basi afferma questo?
R.
Cosa si può dire di un autonominatosi tribunale che giudica solo i
crimini degli sconfitti e non quelli dei vincitori; dove il vincitore è
al tempo stesso pubblica accusa, giudice e parte lesa e dove gli
articoli di reato erano stati appositamente creati successivamente ai
fatti contestati, proprio per condannare in modo retroattivo? Lo stesso
presidente americano Kennedy ha condannato quel processo definendolo una
cosa “disgustosa”, in quanto “si erano violati i princìpi della
costituzione americana per punire un avversario sconfitto”.
D.
Se intende dire che il reato di crimini contro l’umanità con cui si è
condannato a Norimberga non esisteva prima che fosse contestato proprio
da quel tribunale internazionale, c’è da dire in ogni caso che le accuse
riguardavano fatti comunque terribili.
R.
A Norimberga i tedeschi furono accusati della strage di Katyn, poi nel
1990 Gorbaciov ammise che erano stati proprio loro stessi russi
accusatori, ad uccidere i ventimila ufficiali polacchi con un colpo alla
nuca nella foresta di Katyn. Nel 1992 il presidente russo Eltsin
produsse anche il documento originale contenente l’ordine firmato da
Stalin. I tedeschi furono anche accusati di aver fatto sapone con gli
ebrei. Campioni di quel sapone finirono nei musei USA, in Israele e in
altri Paesi. Solo nel 1990 un professore della università di Gerusalemme
studiò i campioni dovendo infine ammettere che si trattava di un
imbroglio.
D. Sì, ma i campi di concentramento non sono un’invenzione dei giudici di Norimberga.
R.
In quegli anni terribili di guerra, rinchiudere nei lager (in italiano
sono i campi di concentramento) popolazioni civili che rappresentavano
un pericolo per la sicurezza nazionale era una cosa normale. Nell’ultimo
conflitto mondiale l’hanno fatto sia i russi che gli USA. Questi ultimi
in particolare con i cittadini americani di origine orientale.
D. In America, però, nei campi di concentramento per le popolazioni di etnia giapponese non c’erano le camere a gas!
R.
Come le ho detto, a Norimberga sono state inventate una infinità di
accuse, Per quanto riguarda quella che nei campi di concentramento vi
fossero camere a gas aspettiamo ancora le prove. Nei campi i detenuti
lavoravano. Molti uscivano dal lager per il lavoro e vi facevano ritorno
la sera. II bisogno di forza lavoro durante la guerra è incompatibile
con la possibilità che allo stesso tempo, in qualche punto del campo, vi
fossero file di persone che andavano alla gasazione. L’attività di una
camera a gas è invasiva nell’ambiente, terribilmente pericolosa anche al
suo esterno, mortale. L’idea di mandare a morte milioni di persone in
questo modo, nello stesso luogo dove altri vivono e lavorano senza che
si accorgano di nulla è pazzesca, difficilmente realizzabile anche sul
piano pratico.
D. Ma lei quando ha sentito parlare per la prima volta del piano di sterminio degli ebrei e delle camere a gas?
R. La prima volta che ho sentito di cose simili la guerra era finita, e io mi trovavo in un campo di
concentramento inglese, ero insieme a Walter Rauff. Rimanemmo entrambi allibiti. Non potevamo
assolutamente
credere a fatti così orribili: camere a gas per sterminare uomini,
donne e bambini. Se ne parlò con il colonnello Rauff e con gli altri
colleghi per giorni. Nonostante fossimo tutti SS, ognuno al nostro
livello con una particolare posizione nell’apparato nazionalsocialista,
mai a nessuno di noi erano giunte alle orecchie cose simili.
Pensi
che anni e anni dopo venni ha sapere che il mio amico e superiore
Walter Rauff, che aveva diviso con me anche qualche pezzo di pane duro
nel campo di concentramento, veniva accusato di essere l’inventore di un
fantomatico autocarro di gasazione. Cose di questo genere le può
pensare solo chi non ha conosciuto Walter Rauff.
D. E tutte le testimonianze della esistenza delle camere a gas?
R.
Nei campi le camere a gas non si sono mai trovate, salvo quella
costruita a guerra finita dagli Americani a Dachau. Testimonianze che si
possono definire affidabili sul piano giudiziario o storico a proposito
delle camere a gas non ce ne sono; a cominciare da quelle di alcuni
degli ultimi comandanti e responsabili dei campi, come per esempio
quella del più noto dei comandanti di Auschwitz , Rudolf Höss. A parte
le grandi contraddizioni della sua testimonianza, prima di deporre a
Norimberga fu torturato e dopo la testimonianza per ordine dei russi gli
tapparono la bocca impiccandolo. Per questi testimoni, ritenuti
preziosi dai vincitori, le violenze fisiche e morali in caso di mancanza
di condiscendenza erano insopportabili; le minacce erano anche di
rivalsa sui familiari. So per l’esperienza personale della mia prigionia
e quella dei miei colleghi, come, da parte dei vincitori, venivano
estorte nei campi di concentramento le confessioni ai prigionieri, i
quali
spesso non conoscevano nemmeno la lingua inglese. Poi il trattamento
riservato ai prigionieri nei campi russi della Siberia oramai è cosa
nota, si doveva firmare qualunque tipo di confessione richiesta; e
basta.
D. Quindi per lei quei milioni di morti sono un’invenzione.
R.
Io ho conosciuto personalmente i lager. L’ultima volta sono stato a
Mauthausen nel maggio del 1944 a interrogare il figlio di Badoglio,
Mario, per ordine di Himmler. Ho girato quel campo in lungo e in largo
per due giorni. C’erano immense cucine in funzione per gli internati e
all’interno anche un bordello per le loro esigenze. Niente camere a gas.
Purtroppo tanta gente è morta nei campi, ma non per una volontà
assassina. La guerra, le condizioni di vita dure, la fame, la mancanza
di cure adeguate si sono risolti spesso in un disastro. Però queste
tragedie dei civili erano all’ordine del giorno non solo nei campi ma in
tutta la Germania, soprattutto a causa dei bombardamenti indiscriminati
delle città.
D. Quindi lei minimizza la tragedia degli ebrei: l’Olocausto?
R.
C’è poco da minimizzare: una tragedia è una tragedia. Si pone semmai un
problema di verità storica. I vincitori del secondo conflitto mondiale
avevano interesse a che non si dovesse chiedere conto dei loro crimini.
Avevano raso al suolo intere città tedesche, dove non vi era un solo
soldato, solo per uccidere donne, bambini e vecchi e così fiaccare la
volontà di combattere del loro nemico. Questa sorte è toccata ad
Amburgo, Lubecca, Berlino, Dresda e tante altre città. Approfittavano
della superiorità dei loro bombardieri per uccidere i civili impunemente
e con folle spietatezza. Poi è toccato alla popolazione di Tokyo e
infine con le atomiche ai civili di Nagasaki e Hiroshima. Per questo era
necessario inventare dei particolari crimini commessi dalla Germania e
reclamizzarli tanto da presentare i tedeschi come creature del male e
tutte le altre sciocchezze: soggetti da romanzo dell’orrore su cui
Hollywood ha girato centinaia di film.
Del
resto da allora il metodo dei vincitori della seconda guerra mondiale
non è molto cambiato: a sentire loro esportano la democrazia con
cosiddette missioni di pace contro le canaglie, descrivono terroristi
che si sono macchiati di atti sempre mostruosi, inenarrabili. Ma in
pratica attaccano soprattutto con l’aviazione chi non si sottomette.
Massacrano militari e civili che non hanno i mezzi per difendersi. Alla
fine, tra un intervento umanitario e l’altro nei vari Paesi, mettono
sulle poltrone dei governi dei burattini che assecondano i loro
interessi economici e politici.
D. Ma allora certe prove inoppugnabili come filmati e fotografie dei lager come le spiega?
R.
Quei filmati sono un’ulteriore prova della falsificazione: Provengono
quasi tutti dal campo di Bergen Belsen. Era un campo dove le autorità
tedesche inviavano da altri campi gli internati inabili al lavoro. Vi
era all’interno anche un reparto per convalescenti. Già questo la dice
lunga sulla volontà assassina dei tedeschi. Sembra strano che in tempo
di guerra si sia messo in piedi una struttura per accogliere coloro che
invece si volevano gasare. I bombardamenti alleati nel 1945 hanno
lasciato quel campo senza viveri, acqua e medicinali. Si è diffusa
un’epidemia di tifo petecchiale che ha causato migliaia di malati e
morti. Quei filmati risalgono proprio a quei fatti, quando il campo di
accoglienza di Bergen Belsen devastato dall’epidemia, nell’aprile 1945,
era ormai nelle mani degli alleati. Le riprese furono appositamente
girate, per motivi propagandistici, dal regista inglese Hitchcock, il
maestro dell’horror. E’ spaventoso il cinismo, la mancanza di senso di
umanità con cui ancora oggi si specula con quelle immagini. Proiettate
per anni dagli schermi televisivi, con sottofondi musicali angoscianti,
si è ingannato il pubblico associando, con spietata
astuzia, quelle scene terribili alle camere a gas, con cui non avevano invece nulla a che fare. Un falso!
D. II motivo di tutte queste mistificazioni, secondo lei, sarebbe coprire i propri crimini da parte dei
vincitori?
R.
In un primo tempo fu così. Un copione uguale a Norimberga fu inventato
anche dal Generale McArthur in Giappone con il processo di Tokyo. In
quel caso per impiccare si escogitarono altre storie e altri crimini.
Per criminalizzare i giapponesi che avevano subìto la bomba atomica, si
inventarono all’epoca persino accuse di cannibalismo.
D. Perché in un primo tempo?
R.
Perché successivamente la letteratura sull’Olocausto è servita
soprattutto allo stato di Israele per due motivi. Il primo è chiarito
bene da uno scrittore ebreo figlio di deportati: Norman Finkelstein. Nel
suo libro “L’industria dell’Olocausto” spiega come questa industria
abbia portato, attraverso una campagna di rivendicazioni, risarcimenti
miliardari nelle casse di istituzioni ebraiche e in quelle dello stato
di Israele. Finkelstein parla di “un vero e proprio racket di
estorsioni”. Per quanto riguarda il secondo punto, lo scrittore Sergio
Romano, che non è certo un revisionista, spiega che, dopo la “guerra del
Libano”, lo stato di Israele ha capito che incrementare ed enfatizzare
la drammaticità della “letteratura sull’Olocausto” gli avrebbe portato
vantaggi nel suo contenzioso territoriale con gli arabi e “una sorta di
semi immunità diplomatica”.
D. In tutto il mondo si parla dell’Olocausto come sterminio, lei ha dei dubbi o lo nega recisamente?
R.
I mezzi di propaganda di chi oggi detiene il potere globale sono
inarginabili. Attraverso una sottocultura storica appositamente creata e
divulgata da televisione e cinematografia, si sono manipolate le
coscienze, lavorando sulle emozioni. In particolare le nuove
generazioni, a cominciare dalla scuola, sono state sottoposte al
lavaggio del cervello, ossessionate con storie macabre per assoggettarne
la libertà di giudizio.
Come
le ho detto, siamo da quasi 70 anni in attesa delle prove dei misfatti
contestati al popolo tedesco. Gli storici non hanno trovato un solo
documento che riguardasse le camere a gas. Non un ordine scritto, una
relazione o un parere di un’istituzione tedesca, un rapporto degli
addetti. Nulla di nulla.
Nell’assenza
di documenti, i giudici di Norimberga hanno dato per scontato che il
progetto che si intitolava “Soluzione finale del problema ebraico” allo
studio nel Reich, che vagliava le possibilità territoriali di
allontanamento degli ebrei dalla Germania e successivamente dai
territori occupati, compreso il possibile trasferimento in Madagascar,
fosse un codice segreto di copertura che significava il loro sterminio.
E’ assurdo! In piena guerra, quando eravamo ancora vincitori sia in
Africa che in Russia, gli ebrei, che erano stati in un primo tempo
semplicemente incoraggiati, vennero poi fino al 1941 spinti in tutti i
modi a lasciare autonomamente la Germania. Solo dopo due anni
dall’inizio della guerra cominciarono i provvedimenti restrittivi della
loro libertà.
D.
Ammettiamo allora che le prove di cui lei parla vengano fuori. Parlo di
un documento firmato da Hitler o da un altro gerarca. Quale sarebbe la
sua posizione?
R.
La mia posizione è di condanna tassativa per fatti del genere. Tutti
gli atti di violenza indiscriminata contro le comunità, senza che si
tenga conto delle effettive responsabilità individuali, sono
inaccettabili, assolutamente da condannare. Quello che è successo agli
indiani d’America, ai kulaki in Russia, agli italiani infoibati in
Istria, agli armeni in Turchia, ai prigionieri tedeschi nei campi di
concentramento americani in Germania e in Francia, così come in quelli
russi, i primi lasciati morire di stenti volutamente dal presidente
americano Eisenhower, i secondi da Stalin. Entrambi i capi di Stato non
rispettarono volutamente la convenzione di Ginevra per infierire fino
alla tragedia. Tutti episodi, ripeto, da condannare senza mezzi termini,
comprese le persecuzioni fatte dai tedeschi a danno degli ebrei; che
indubbiamente ci sono state. Quelle reali però, non quelle inventate per
propaganda.
D.
Lei ammette quindi la possibilità che queste prove, sfuggite a una
eventuale distruzione fatta dai tedeschi alla fine del conflitto,
potrebbero un giorno venir fuori?
R.
Le ho già detto che certi fatti vanno condannati in assoluto. Quindi,
se poniamo anche solo per assurdo che un domani si dovessero trovare
prove su queste camere a gas, la condanna di cose così orribili, di chi
le ha volute e di chi le ha usate per uccidere, dovrebbe essere
indiscussa e totale. Vede, in questo senso ho imparato che nella vita le
sorprese possono non finire mai. In questo caso però credo di poterle
escludere con certezza, perché per quasi sessanta anni i documenti
tedeschi, sequestrati dai vincitori della guerra, sono stati esaminati e
vagliati da centinaia e centinaia di studiosi, sicché, ciò che non è
emerso finora difficilmente potrà emergere in futuro.
Per
un altro motivo devo poi ritenerlo estremamente improbabile, e le
spiego il perché: a guerra già avanzata, i nostri avversari avevano
cominciato a insinuare sospetti su attività omicide nei Lager. Parlo
della dichiarazione interalleata dei dicembre 1942, in cui si diceva
genericamente di barbari crimini della Germania contro gli ebrei e si
prevedeva la punizione dei colpevoli. Poi, alla fine del 1943, ho saputo
che non si trattava di generica propaganda di guerra, ma che
addirittura i nostri nemici pensavano di fabbricare false prove su
questi crimini. La prima notizia la ebbi dal mio compagno di corso, e
grande amico, Capitano Paul Reinicke, che passava le sue giornate a
contatto con il numero due del governo tedesco, il Reichsmarschall
Goering: era il suo capo scorta. L’ultima volta che lo vidi mi riferì
del progetto di vere e proprie falsificazioni. Goering era furibondo per
il fatto che riteneva queste mistificazioni infamanti agli occhi del
mondo intero. Proprio Goering, prima di suicidarsi, contestò
violentemente di fronte al tribunale di Norimberga la produzione di
prove falsificate.
Un
altro accenno lo ebbi successivamente dal capo della polizia Ernst
Kaltenbrunner, l’uomo che aveva sostituito Heydrich dopo la sua morte e
che fu poi mandato alla forca a seguito del verdetto di Norimberga. Lo
vidi verso la fine della guerra per riferirgli le informazioni raccolte
sul tradimento dei Re Vittorio Emanuele. Mi accennò che i futuri
vincitori erano già all’opera per costruire false prove di crimini di
guerra ed altre efferatezze che avrebbero inventato sui lager a riprova
della crudeltà tedesca. Stavano già mettendosi d’accordo sui particolari
di come inscenare uno speciale giudizio per i vinti.
Soprattutto
però ho incontrato nell’agosto 1944 il diretto collaboratore del
generale Kaltenbrunner, il capo della Gestapo, generale Heinrich Müller.
Grazie a lui ero riuscito a frequentare il corso allievi ufficiali. A
lui dovevo molto e lui era affezionato a me. Era venuto a Roma per
risolvere un problema personale del mio comandante, ten. colonnello
Herbert Kappler. In quei giorni la quinta armata americana stava per
sfondare a Cassino, i russi avanzavano verso la Germania. La guerra era
già inesorabilmente persa. Quella sera mi chiese di accompagnarlo in
albergo. Essendoci un minimo di confidenza mi permisi di chiedergli
maggiori dettagli sulla questione. Mi disse che tramite l’attività di
spionaggio si aveva avuto conferma che il nemico, in attesa della
vittoria finale, stava tentando di fabbricare le prove di nostri crimini
per mettere in piedi un giudizio spettacolare di criminalizzazione
della Germania una volta sconfitta. Aveva notizie precise ed era
seriamente preoccupato. Sosteneva che di questa gente non c’era da
fidarsi, perché non avevano senso dell’onore né scrupoli. Allora ero
giovane e non diedi il giusto peso alle sue parole, ma le cose poi di
fatto andarono proprio come il generale Müller mi aveva detto. Questi
sono gli uomini, i gerarchi, che secondo quanto oggi si dice avrebbero
dovuto pensare e organizzare lo sterminio degli ebrei con le camere a
gas! Lo considererei ridicolo, se non si trattasse di fatti tragici.
Per
questo quando gli americani nel 2003 hanno aggredito l’Iraq con la
scusa che possedeva “armi di distruzione di massa”, con tanto di falso
giuramento di fronte al consiglio di sicurezza dell’ONU del Segretario
di stato Powel, proprio loro che quelle armi erano stati gli unici a
usarle in guerra, io mi sono detto: niente di nuovo!
D.
Lei da cittadino tedesco sa che alcune leggi in Germania, Austria,
Francia, Svizzera puniscono con il carcere chi nega I’Olocausto?
R.
Sì, i poteri forti mondiali le hanno imposte e tra poco le imporranno
anche in Italia. L’inganno sta proprio nel far credere alla gente che
chi, per esempio, si oppone al colonialismo israeliano e al sionismo in
Palestina sia antisemita; chi si permette di criticare gli ebrei sia
sempre e comunque antisemita; chi osa chiedere le prove della esistenza
di queste camere a gas nei campi di concentramento, è come se approvasse
una idea di sterminio degli ebrei. Si tratta di una falsificazione
vergognosa. Proprio queste leggi dimostrano la paura che la verità venga
a galla. Ovviamente si teme che dopo la campagna propagandistica fatta
di emozioni, gli storici si interroghino sulle prove, gli studiosi si
rendano conto delle mistificazioni. Proprio queste leggi apriranno gli
occhi a chi ancora crede nella libertà di pensiero e nella importanza
della indipendenza nella ricerca storica.
Certo,
per quello che ho detto posso essere incriminato, la mia situazione
potrebbe addirittura ancora peggiorare ma dovevo raccontare le cose come
sono realmente state, il coraggio della sincerità era un dovere nei
confronti del mio Paese, un contributo nel compimento dei miei cento
anni per il riscatto e la dignità del mio popolo.
ONORE A TE ERICH PRIEBKE! Lucio Astarti
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