di: maurizio blondet
E’
proprio un’operazione. Come aveva annunciato il direttore della
Stampa, Mario Calabresi, pubblico la foto del bambino perché “questa
foto farà la storia. È l’ultima occasione per vedere se i governanti
europei saranno all’altezza della Storia”. Sono le stesse parole di
Bernard Henry Levy (ebreo appartenente all'elite finanziaria NDR):“Questa immagine farà muovere quelli che ci
governano”.
Insomma, è un ordine.
Di
colpo, tutti d’accordo. Il governo belga caccia i suoi senzatetto dai
ricoveri per metterci i rifugiati. Il premier finlandese Sipila offre ai
profughi dalla Siria la sua casa di campagna. Mattarella non offre
niente (e sì che ne ha di metri quadri) ma ci dà tutte le lezioni del
caso: quell’immagine è “straziante e confligge con i valori d’Europa”
(devono averglielo scritto). La Mogherini: “Finito il tempo dello
scaricabarile”.
Persino
Cameron, che fino a ieri no e poi no: “Piuttosto che prendere altri
rifugiati, fare la pace in Siria”, adesso ha capito ( il suo fare intendere che era contrario è solo un altro inganno mediatico, stava aspettando il momento giusto come un avvoltoio, per dare la mazzata ai cittadini inglesi senza fare sembrare che fosse d'accordo fin dall'inizio, in realtà tutti questi traditori e criminali messi ai governi delle nazioni europee seguono tutti lo stesso piano dettato dalle centrali finanziarie mondialiste NDR).
Forse qualcuno gli
ha telefonato, ed ora: “Prendiamo migliaia, migliaia di rifugiati”, e
stanzia 100 milioni di sterline. E la Germania? “Ne prediamo
ottocentomila, anzi senza limiti”: va bene che ha un problema di
demografia e scarsezza di forza-lavoro, ma qui qualcosa puzza. Che la
Merkel sia stata commossa dalla foto del bebé, è lecito nutrire qualche
dubbio. Su Hollande – che ha deriso i cittadini poveri di Francia
chiamandoli “i senza denti” – il dubbio è certezza.
Eppure i due
compari, vista la foto di Aylan, hanno indetto un vertice urgente ed
hanno imposto le quote: quote obbligatorie per tutti e ciascun paese
d’Europa.
Ora,
alzare una sola critica espone ad accuse di disumanità, insensibilità,
durezza di cuore. Ma tuttavia, le quote, che senso hanno? E perché
obbligatorie? Perché devono essere intimate dalla Commissione e i suoi
funzionari, a scanso di multe agli Stati membri? E’ un nuovo atto di
forza contro le sovranità nazionali. L’idea stessa di una quota
obbligatoria è ripugnante, perché va nel senso di una Europa diretta
sempre più da un “diritto” che scavalca le volontà democratiche dei
popoli. L’ennesimo golpe della tecnocrazia, che ha già celebrato la sua
trista vittoria sulla Grecia. Ma inoltre, in uno spazio Schengen senza
frontiere, fissare ‘quote’ per ogni paese è una idea stolta, inane:
appena ottenuto asilo poniamo in Italia o Spagna, i profughi se la
filano in Germania.
La
Germania avrà bisogno di 6 milioni di abitanti in più fra 15 anni; si
sceglie i profughi “migliori”, siriani probabilmente mediamente istruiti
e più facilmente integrabili; ha un’esperienza in proposito visti i
milioni di turchi emigrati. Berlino agisce con un senso ben capito del
suo interesse (come ha sempre fatto). Ma perché tutta questa
messinscena? A che bisogno risponde questa lacrimazione mediatica,
questo volerci strappare il pianto e la commozione ad ogni costo? La
manovra della commozione – che in ogni momento si rivolta in un’accusa
di disumanità per gli “insensibili” – ha chiaramente il senso di
stroncare in Europa ogni dibattito su questo tema.
Perché, probabilmente, c’è dietro uno scopo politico più grosso.
Su questo, alcune ipotesi:
“Israele vuole gettarci qui i palestinesi di Gaza”
E’ la tesi di Udo Ufkotte, il giornalista di Frankurter Allgemeine Zeitung
dove ha lavorato per 17 anni come notista politico, prima di diventare
famoso denunciando di essere stato a libro-paga dei servizi Usa, e
smascherando il controllo che sui media europei esercita Washington,
pagando i cari colleghi.
Adesso
Ufkotte indica un rapporto dell’Onu (Unctad) appena uscito, dove si
afferma che “entro meno di cinque anni la striscia di Gaza diverrà
inabitabile”. La popolazione vive ancora accampata sulle macerie
prodotte dalle forze armate israeliane nel 2008 e poi ancora nel 2014.
Il 72% delle famiglie di Gaza è in situazione di insicurezza alimentare,
la disoccupazione è al 44%, il Pil della striscia è calato del 15 per
cento. “La guerra (quella del 2014, a senso unico) ha eliminato ciò che
restava della classe media – scrive il rapporto UNCTAD – relegando la
totalità della popolazione alla miseria e alla dipendenza dall’aiuto
umanitario internazionale”:
In
breve: Israele ha ottenuto ciò che voleva. Rendere impossibile la vita
ai palestinesi, per impadronirsi anche di quella Striscia , sacro suolo
di Sion. . Secondo Ufkotte, la Merkel avrebbe stretto un accordo segreto
con i giudei per prendere in Europa qualcosa come un milione e mezzo
almeno di palestinesi. La grancassa sui rifugiati siriani sarebbe solo
il pretesto per imporre “direttive” pan-europee – ecco il motivo delle
quote – che liberino i giudei dai loro peso di sub-umani. Così
finalmente Israele avrà sloggiato i goym e recuperato l’intero
territorio biblico di re David. La perfetta ed ultima pulizia etnica.
Ha
ragione Ufkotte? Io riferisco, staremo a vedere. La grancassa potrebbe
anche essere mirata, magari come effetto secondario, ad un altro scopo
politico:
Provocare un “regime change” in Ungheria. Basta
vedere e ascoltare le torme di giornalisti inviati sul posto, che
sputano nei loro reportages alla lacrima e all’indignazione, contro i
poveri poliziotti di Budapest, contro il cattivissimo Orban, colpevole d
far rispettare le frontiere anche con l’esercito, se del caso.
“Non
ha capito che l’epoca delle frontiere è finita”. E soprattutto, i
giornalisti non dimenticano mai di insinuare che Orban è un
nazionalista, un autoritario, che in Ungheria la popolazione vota per i
fascisti. Allora è necessaria una “primavera magiara”. Orban dovrà
essere sostituito da un Mario Monti ungherese, uno al servizio della
Commissione.
Da
segnalare che l’enorme grancassa mediatica, forse perché tanto
esagerata, non ha convinto l’opinione pubblica. In Francia per esempio
un sondaggio di Figaro mostra un forte scarto tra il sentimento popolare e la commozione
mediatica
pagata . Il popolo non la beve, “la maggioranza dei francesi rifiuta la
quote di immigranti”; una maggioranza che tocca il 91% tra i
simpatizzanti del Front National. A tal punto che Le Figaro si domanda
se ciò “non segnali una frattura fra il popolo e le elites”. Il popolo
non si lascia commuovere, sfida le elites che piangono sul bambinello
siriano affogato a Bodrum . Un sentimento “che si è intensificato in
questi ultimi anni, una diffidenza verso i governanti” ma anche “gli
intellettuali, i grandi imprenditori, i giornalisti…”.
Attenzione a questa frattura nella società: le “elites”, non solo francesi, stanno giocando col fuoco.
La
gente annusa la sopercheria e rigetta il ricatto morale a tal punto,
che qua e là esprime un dubbio sul povero bambino fotografato sulla
spiaggia. Era vero? E la “narrativa” che circonda la sua morte, è
autentica?
Il papà di Aylani ,
che ha perso l’intera famiglia quando il suo canotto, con cui tentava
di raggiungere Kos, s’è rovesciato, adesso non vuole più emigrare, vuole
tornare a Kobani, dove abitava (dice) per seppellire i suoi: anzi ci è
già tornato, i media hanno mostrato il seppellimento. In quella Kobani
da cui è fuggito per la guerra che vi combattono l’ISIS e i curdi. E’
tanto facile tornare in una città in guerra da cui si è fuggiti, con tre
salme?
In realtà, dal Wall Street Journal
si apprende che il disperato padre ha lavorato a Damasco come barbiere,
poi la guerra civile lo ha spinto a spostarsi a Kobane; ma da tre anni
viveva in Turchia, lavorando come muratore. Ha un sito Facebook dove ha
postato sue foto con la famigliola, mentre danno da mangiare ai
piccioni di una famosa moschea di Istanbul. Ma guadagnava troppo poco,
racconta (17 euro al giorno), e così ha pensato ad emigrare. Ha una
sorella in Canada che ha fatto la richiesta per lui. Le autorità
canadesi l’hanno rifiutato, considerandolo un profugo per ragioni
economiche.
E
poi: “Passare dalla Siria in Turchia, pagare dei trafficanti per
traversare il mare, sbarcare in Europa per prendere alla fine un aereo
per il Canada? Difficile credere a un tale progetto”: così “Egalité et
Réconciliation”. D’accordo, un sito “Populista”: Ma dice il clima come
si respira sui social di mezza Europa. Miriadi di vignette rivelano il
dubbio sulla soperchieria. La gente non la beve. Una manipolazione di
troppo? Attenti, politici, alla frattura che state aprendo fra voi e i
vostri popoli.
fonte: maurizioblondet.it
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la-sinistra-da-sempre-gli-utili-idioti.html
mi permetto di segnalare questo articolo dove, dalle foto, è evidente il montaggio ad arte...
RispondiEliminache peste li colga!!!
http://informare.over-blog.it/2015/09/una-storia-agghiacciante-dopo-la-morte-vi-e-stato-il-vero-scempio-di-quel-bambino.html
grazie a te, pubblichiamo l'articolo da te segnalato,e ricordo che tutti i media di questo regime sono il nemico schierato contro di noi,il nemico dell'umanità intera e di Dio,il nostro martello deve agire con forza in primis sui loro media, quindi non serve ricordare che quando sarà il momento dovranno pagare caro e con il loro sangue, prendete nomi e cognomi,raccogliete dati e dove si trovano, dove lavorano e dove hanno lavorato,in Italia ci sono molti che hanno questi dati, lontano dagli occhi di internet,perchè altrimenti sarebbero scoperti, anche i servizi segreti russi,cinesi,iraniani,siriani ecc. hanno una mole incredibile di dati su di loro,perchè se non lo hanno ancora capito fanno parte di questa guerra, e quindi dovranno rispondere in prima persona di tutto questo, cosa credono che i loro crimini passeranno impuniti? non hanno ancora capito come funzionano le cose, e quando vi diranno lo abbiamo fatto per poter avere un lavoro e mangiare, la dovrete essere ancora più crudeli, nessuna pietà per loro e i loro padroni.
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