Strani attentati alle ambasciate, presunti terroristi intercettati
sui treni, killer “impazziti” che fanno stragi e poi vengono
puntualmente giustiziati dalla polizia.
Tutto questo ha un nome preciso:
Gladio. Secondo Wayne Madsen, ex funzionario della Nsa, la storica rete
“Stay Behind” che la Nato utilizzò per la strategia della tensione in Europa non è mai stata smantellata. E oggi torna utilissima, per intimidire gli europei schiacciati dalla crisi:
anziché cercare soluzioni di rottura – politiche, economiche,
internazionali – dovremmo restare incollati agli attuali leader,
approvando decisioni sempre più autoritarie, “suggerite” dagli Usa, anche di fronte alla crisi
dei migranti che agisce come detonatore della recessione economica,
mentre il Medio Oriente è in fiamme e qualcuno, al Pentagono, sogna una guerra
con la Russia.
Già dirigente della struttura spionistica da cui fuggì
anche Edward Snowden, scatenando lo scandalo “Datagate” (tutti i leader
occidentali monitorati e intercettati), Madsen fu il primo, dopo l’11
Settembre, a evocare il fantasma di Gladio mettendo in collegamento il
G8 di Genova con l’attentato alle Torri: due eventi di sangue, figli
della stessa matrice, il terrorismo di Stato.
Oggi, Madsen denuncia il carattere opaco di troppi recenti
attentati, dalla Francia alla Turchia, proprio mentre il quadro
internazionale si fa sempre più pericoloso e instabile grazie all’azione
“coperta” di Washington, che dopo aver devastato l’Iraq ha
innescato la primavera araba, rovesciato Gheddafi scatenando il caos in
Libia e infine armato i jihadisti in Siria dando origine al fenomeno
Isis, da cui il grande esodo di profughi che sta assediando l’Italia e
il resto d’Europa. In un dettagliato report su “Strategic Culture”, ripreso da “Come Don Chisciotte”,
Madsen analizza le troppe “coincidenze” degli ultimi attentati che
hanno scosso l’opinione pubblica europea. «La recente sparatoria al
consolato americano di Istanbul da parte di due donne, secondo il
governo turco membri di un gruppo terroristico di estrema sinistra, il
“Revolutionary People’s Liberation Army-Front” (Dhkp-C), così come
l’incidente sospetto sul treno ad alta velocità “Thalys” diretto a
Parigi da Amsterdam, per Madsen indicano che le operazioni “false flag”
condotte dalla rete Stay Behind della Cia dell’epoca della guerra fredda, conosciuta come Gladio, siano di nuovo pienamente operative.
Si ritiene che il Dhkp-C sia responsabile di un attentato suicida
all’ambasciata americana di Ankara nel 2013, che causò la morte di un
agente della sicurezza turca.
In quell’attacco, un sito web chiamato
“The People’s Cry”, presumibilmente gestito dal Dhkp-C, rivendicò il
ruolo di uno dei suoi membri, Ecevit Sanli, come esecutore
dell’attentato suicida all’ambasciata, finito con la morte dello stesso
Sanli e della guardia turca. Per l’ex analista dell’intelligence Usa,
c’è puzza di bruciato: «Il problema generale riguardo alla
dichiarazione del coinvolgimento del Dhkp-C è stato un video postato dal
“The People’s Cry” e scoperto dal “Site”, un gruppo legato al Mossad
israeliano, con base a Washington, noto per aver distribuito ai media
discutibili video e comunicati attribuiti ad “Al Qaeda”, “Is”, ed altri
presunti gruppi terroristici islamici».
Il presunto ritorno del Dhkp-C,
continua Madsen, ha fornito al governo turco una copertura per colpire i
guerriglieri curdi nella Turchia orientale e insinuare una mentalità
da “Stato sotto assedio” nella mente dei votanti turchi, proprio mentre
la nazione si avvia verso un’altra elezione nazionale che vedrà opporsi
il governo filo-islamico del presidente Recep Tayyip Erdogan
all’opposizione laica.
Poi c’è il caso del marocchino Ayoub El Khazzani, accusato di
essere salito a Bruxelles sul treno diretto a Parigi con l’intenzione di
sterminare i passeggeri. Khazzani, che aveva con sé un Ak-47 e altre
armi, in una borsa che ha detto di aver “trovato “ in un parco di
Bruxelles, è stato sopraffatto da tre americani e un inglese.
Ayoub El Khazzani
Due degli
americani che hanno aiutato a bloccare Khazzani sono militari
statunitensi, il pilota dell’Air Force Spencer Stone e la guardia
nazionle dell’Oregon Alek Skarlatos. Il cittadino di nazionalità inglese
è Chris Norman, nato in Uganda e residente nel sud della Francia. Si
ritiene che Khazzani, nativo di Tetouan in Marocco, al pari degli altri
numerosi presunti terroristi in Francia, abbia viaggiato molto
all’estero prima di commettere l’attacco terroristico. Fino al 2014 era
residente in Spagna, poi si è trasferito in Francia per lavorare per la
società di telefonia mobile “Lycamobile”. Si dice che Khazzani «si
sarebbe radicalizzato in una moschea di Algeciras, di fronte al
territorio inglese di Gibilterra, dove l’intelligence inglese mantiene
uno stretto controllo sui territori spagnoli circostanti, inclusa
Algeciras». A giugno, si ritiene che l’uomo stesse combattendo a fianco
dei guerriglieri dello Stato Islamico in Siria, per poi spostarsi ad
Antiochia in Turchia e a Tirana, in Albania.
La storia
di Khazzani, scrive Madsen, è quasi uguale a quella di Mahdi Nemmouche,
il franco-algerino ritenuto responsabile per l’attacco al Museo Ebraico
di Bruxelles. Prima, anche Nemmouche avrebbe combattuto con l’Isis in
Siria (e avrebbe trascorso del tempo in Inghilterra).
Dopo l’attacco al
museo di Bruxelles, Nemmouche è salito su un autobus notturno per
Marsiglia. Un controllo doganale ha scoperto la sua sacca, contenente un
Kalashnikov, un revolver e proiettili. Arrestato dalla polizia
francese, Nemmouche ha dichiarato di aver trovato le armi in una
macchina parcheggiata a Bruxelles e di averle rubate per poi venderle
sul mercato nero a Marsiglia.
Khazzani sostiene che voleva usare le armi
trovate in un parco di Bruxelles (un Ak-47, una pistola Luger, un
taglierino, mezzo litro di benzina e nove caricatori) per derubare i
passeggeri del treno “Thalys”, così da comprarsi del cibo, in quanto era
senza un soldo e senza casa. «Sia Khazzani che Nemmouche – continua
Madsen – erano ben noti alle forze dell’ordine francesi ed europee come
potenziali minacce, eppure non è stato fatto nulla per sorvegliare le
loro attività».
Prima dell’attacco al treno, Khazzani era l’oggetto di una “Fiche
S” della polizia francese: un dossier trasmesso a varie forze di polizia
europee, per chiedere che il soggetto venisse posto sotto stretta
sorveglianza. Inoltre, la polizia spagnola aveva il Dna di Khazzani in
archivio. E ancora, prima dell’attacco sul treno, «dossier completi su
Khazzani erano in possesso non solo della polizia spagnola, ma anche di
quella tedesca e belga, così come di quella francese». Una storia
simile a quella di altri attentatori.
Il primo fu Mohamed Merah, il
franco-algerino che nel 2012 uccise sette persone nella regione di
Tolosa, inclusi tre bambini di una scuola ebraica. Lo imitarono Said e
Cherif Kouachi, i fratelli franco-algerini che quest’anno hanno
attaccato a Parigi la redazione di “Charlie Hebdo”.
Anche loro erano
oggetto di una “Fiche S” e di altri dossier delle forze dell’ordine francesi.
Idem per il caso del franco-maliano-senegalese Amedy Coulibaly, che ha
attaccato il supermarket ebraico Hyper-Cacher a Parigi durante l’attacco
a “Charlie Hebdo”: pure lui era noto alla polizia e all’intelligence
francesi.
In altre parole, nessuno dei nuovi presunti terroristi europei
viene dal nulla: la polizia li controlla strettamente, fino al momento
in cui entrano in azione per riempire le cronache. E non solo in
Francia: «Anche i files della polizia e dei servizi segreti danesi hanno
restituito il nome del presunto attentatore omicida della sinagoga
centrale di Copenhagen e del Festival del Cinema danese, Omar Alhamid
Alhussein, un danese di origini palestinesi».
Di fatto, «un criminale
schedato per violenza, che era stato rilasciato da una prigione danese
appena due settimane prima dell’attacco alla singoga (durante la carcerazione ha subito il trattamento di manipolazione mentale MK ultra? NDR)». Scontato, anche
qui, il finale: «La polizia danese ha sparato e ucciso Alhussein dopo il
suo presunto doppio attacco». Quanto al treno “Thalys”, quello
dell’attacco “sventato”, stava transitando nella regione di Oignies
nell’alta Piccardia in Francia, quando Khazzani è stato bloccato dai
passeggeri. Attenzione allora al ministro degli interni francese,
Bernard Cazeneuve: «Ha subito suggerito che Khazzani fosse un membro di
un gruppo islamista radicale».
Helric Fredou
Non ha perso tempo, il ministro, e si è
recato immediatamente a Copenhagen subito dopo gli attacchi alla
sinagoga e al festival. «Si dice che Cazeneuve
fosse sotto inchiesta, da parte del 45enne commissario di polizia
francese Helric Fredou, vicecomandante della polizia giudiziaria di
Limoges, per legami con Jeannette Bougrab».
La Bougrab, continua Madsen, era la cosiddetta “fidanzata” del
redattore ucciso di “Charlie Hebdo” Stephane Charbonnier, “Charb” per i
colleghi. La donna sosteneva di essere la fidanzata di Charb, che
sarebbe stato il padre di sua figlia. Si dice inoltre che Fredou si
sarebbe suicidato al culmine dell’indagine sui legami tra Bougrab e
Cazeneuve. «Fredou si sarebbe sparato alla testa in preda allo sconforto
dopo aver incontrato la famiglia di una delle vittime degli attentati
francesi».
Jeannette Bougrab
Tuttavia, aggiunge Madsen, la famiglia e gli amici di Fredou
hanno scartato la possibilità di una presunta depressione del
commissario. «Inoltre, essi hanno sottolineato il fatto che Fredou aveva
scoperto importanti indizi sugli attentati terroristici, cosa che lo
aveva messo in rotta con Cazeneuve». Secondo notizie francesi, Fredou
sospettava del ministro fin dai suoi giorni di commissario alla polizia
di Cherbourg, località di cui Cazeneuve era stato sindaco. In quel
periodo, Fredou «aveva per la prima volta scoperto l’esistenza dei legami di Cazeneuve con il Mossad, della sua relazione con la Bougrab e con la sua congrega di sobillatori anti-musulmani».
Bernard Cazeneuve
Madsen non ha dubbi, è certo di riconoscere i sintomi del male oscuro: «La ricomparsa di Gladio sulla scena politica europea è la risposta alla crescente ostilità all’Unione Europea e all’austerità dettata dai banchieri centrali europei».
E accusa: «I corporazionisti e i fascisti che hanno portato l’Europa
al fallimento stanno ora usando le loro risorse mediatiche per
trasformare la minaccia favorita degli ultimi vent’anni, il terrorismo
islamico, in una minaccia composita di terroristi islamici che
collaborano con una rete internazionale di anarchici».
Secondo l’ex
stratega dell’intelligence statunitense, «in Grecia, Italia, Turchia e
Spagna ci sono segnali che il cambio di paradigma da terrorismo islamico
ad anarchismo di sinistra sia già in corso, con attentati altamente
sospetti e probabilmente di coperura presso ambasciate e altre
strutture». Madsen è convinto che «i media faranno comparire sempre più storie fabbricate per collegare “anarchici” e “jihadisti”».
Dopo l’incidente del treno “Thalys” a Bruxelles, Cazeneuve e «il
suo amico anti-musulmano e socialista di destra, il primo ministro
francese Manuel Valls», stanno richiedendo controlli di tipo
aeroportuale alle stazioni ferroviarie europee. «Il fine è dare all’Unione Europea
un maggiore controllo politico e sociale sulle popolazioni del
continente».
Madsen fa notare che l’avanzata di gruppi “anarchici” fino a
ieri sconosciuti sta avvenendo negli stessi paesi in cui le operazioni
di Gladio erano più ampie: Italia, Turchia e Grecia. «L’Italia era il
centro focale per l’“Organizzazione Gladio”, la filiale italiana delle
operazioni terroristiche paneuropee gestite dalla Cia». In Turchia,
Gladio era conosciuta come “Ergenekon”, e in Grecia come “Operazione
Sheepskin”. «Finché Gladio sarà di nuovo attiva in Europa – avverte Madsen – i popoli del continente dovranno avere paura, molta paura».
articoli collegati:
Bernard Cazeneuve tipica posa da messaggio massonico nella foto, hanno veramente rotto tutti i coglioni e quasi nessuno che riesca a usare i neuroni, che tristezza.
RispondiEliminajj