di: Paolo Sizzi
Tre anni fa,
quando ancora professavo idee lombardiste radicali, venni intervistato
dalla trasmissione di La7 “Le invasioni barbariche”, circa il mio
particolare cammino ideologico all’interno del mondo identitario.
Chiaro: l’intento di una trasmissione del
palinsesto della rete di De Benedetti, di fronte ad uno che potrebbe
sbrigativamente essere inquadrato come leghistoide, è quello di
ridicolizzare e/o demonizzare, di liquidare alla stregua di un
dissociato perché non accetta pedissequamente la moderna vulgata post
’45 imperniata sulle balle dei vincitori e sulla inondazione di
politicamente corretto che frustra ogni giorno le nostre vite.
Tuttavia trovai necessario espormi per
poter dire la mia e per mostrare come, nonostante tutto, debba ancor
oggi esserci una resistenza totale al pattume ideologico
dell’antifascismo, o della statolatria itagliona incarnata dai
professionisti della “cultura” e della politica italiane.
Attenzione: ciò non significa che io sia
portatore di chissà quale verità, anzi, ma semplicemente che chi sente
di aver qualcosa da dire per modificare in meglio il sentimento
identitario nostrano deve farsi coraggio e portare avanti la sua
testimonianza per rintuzzare con ogni mezzo possibile il dispotismo del
pensiero unico borghese partorito dal conformismo postbellico.
Naturalmente quella trasmissione fece il
solito “taglia e cuci” per cercare di sbarazzarsi sbrigativamente del
sottoscritto derubricandolo a “caso umano”; e qui vorrei puntualizzare
subito due aspetti: 1) Il mio “non aver mai visto il mare” non è un
richiamo al solipsismo misantropo e talassofobico ma la necessità di
denunciare quella subdola sindrome da mentalità aperta che
strumentalizza alcune qualità del nostro Paese per ridurlo a caricatura;
2) Il mio dirmi “disadattato volontario” non è un delirio autistico ma
una fortissima condanna della moderna temperie sociale, dove sembra aver
successo solo chi si prostituisce alle peggiori qualità dell’Occidente
euro-americano, tutto imperniato su consumismo, edonismo e materialismo
becero da basso appetito nichilistico.
Immancabile, in alcuni passaggi dell’intervista, il sottofondo lugubre condito con berci hitleriani, perché si sa: la reductio ad Hitlerum è lo sport preferito dei
mediocri bigotti di quella untuosa religione (in)civile che domina in
Europa da 70 anni, una religione laicissima ma nondimeno dogmatica e
oscurantista peggio dell’Inquisizione quando si viene a trattare di
“nazismo”, fascismo, razzismo, leghismo e così via. Insomma, se tu non
la pensi come l’ospite medio da trasmissione alla Fazio sei un povero
derelitto da compatire ed internare affinché il tuo cervello venga
lavato dalle litanie “partigggiane” ed antifasciste. Guardate che è
proprio vero: i sostenitori di questa visuale si dicono atei e laici
fino al midollo ma sono in realtà i sacerdoti di un liberticida culto
anti-europeo completamente irrazionale che divora tutto quanto diverge
dalla vulgata “democratica”, finendo per denunciarlo e sbatterlo in
tribunale, nemmeno si trattasse di mafie e terrorismo. Si sa, lo stato
senza Nazione teme come la peste i pensieri forti realmente patriottici,
perché sono un pugno nello stomaco dei benpensanti sopiti da decenni di
sbrodolate egualitariste. Sia mai che qualcuno si svegli…
A fare da sputasentenze, nella trasmissione sunnominata, c’era tal Michele Serra, commentatore de La Repubblica noto
per le piazzate antifasciste e un’ironia (che fa ridere solo lui)
finalizzata al conformismo più abbietto, teso a sfornare miseri automi
all’interno del panorama ideologico moderno; senza dilungarsi troppo
sulla sua patetica e ridicola stroncatura del sottoscritto (in sostanza
una scontatissima predica da quattro soldi che poteva vomitare
qualsivoglia fenomeno arcobalenato da “piazza 25 aprile” o da salottino
borghese antirazzista ma decisamente classista, le solite castrate che
ogni giorno sentiamo dai professionisti dell’antifascismo) sia detto che
in quel programma mancò totalmente il contraddittorio in diretta
(giusto per ricordarci cosa sia la democrazia di lorisgnori) e che in
secondo luogo l’omelia laica ma oscurantista del soggetto in questione
fu tutta tesa alla condanna di qualsiasi idea identitaria e
tradizionalista non in linea con il dispotismo relativista che domina
nel nostro Paese. Insomma: finché tratti di polenta e folclore va tutto
bene, ma se alzi troppo la cresta qualche bella bastonata è giusto che
te la prenda. Manganello e olio di ricino erano solo fascisti, come no…
Non sto a ripetere il pistolotto di Serra
ma in buona sostanza fu una reprimenda dell’etnonazionalismo Sangue e
Suolo che a detta del tizio è un pericolo gioco razzista e gonfio di
paranoie che produce solo morte e distruzione, naturalmente costellata
da insulti da borghesuccio piccolo piccolo nei riguardi del sottoscritto
(secondo lui un povero bambinone da rieducare a schiaffi e perché no,
magari galera e TSO, come capita a chi contrasta anche solo a parole lo
stato piddino che ci ritroviamo in mezzo ai piedi). Perché è chiaro, no?
Morte e distruzione l’hanno seminata i “fascismi” mica i liberatori di
Dresda, Gorla e Hiroshima… O i loro dipendenti badogliani e partigiani.
I cosidetti "liberatori" portarono la loro democrazia bombardando a tappeto migliaia di città italiane e provocando milioni di morti tra la popolazione civile; da allora non si sono ancora fermati ed esportano la loro democrazia in tutto il mondo.
La cosa che colpisce negli astiosi
predicozzi di questi “signori” è la loro albagia da individui che si
sentono sempre moralmente superiori a chi non la pensa come essi, e
semplicemente perché sfuggono a quell’ideologia dominante sfornata da
una repubblichetta coloniale americana cui invece si dedicano anima e
corpo i vari Serra della situazione; di conseguenza colpisce il becero
classismo, antirazzista ma al contempo tutto piegato a sfottere e
fustigare le ribellioni del Popolo di fronte alle angherie di chi ci
campa a vita su antifascismo e antirazzismo. Questi tali sono bravi
scolaretti al servizio dei maestri mondialisti, stipendiati per prendere
in giro tutto quello che a loro detta finisce nel calderone del
neofascismo. Leghisti, leghistoidi, neofascisti, neonazisti, patrioti,
socialisti nazionali, identitari, tradizionalisti, berlusconiani,
filo-russi tutti dentro nella stessa zuppa che essi trovano disgustosa e
che viene etichettata come “sbobba nazifascioleghistarazzistaomofobba” e
bla bla bla.
Non dobbiamo farci intimidire, amici,
dalle rappresaglie di chi odia, e ripeto odia, coloro che escono dal
gregge di pecoroni irregimentati perché vogliono ribellarsi al grigiore
standardizzante che svuota le nostre vite di ardore e le prostra sul
fondo di un’incolore esistenza da morto vivente. Non deve mai venire
meno la testimonianza di chi, anche solo nel proprio piccolo come me,
vuole sfidare innanzitutto culturalmente la temperie attuale
contraddistinta dal servaggio mondialista e informe che è prerogativa
dei moderni stati-apparato dell’Europa occidentale. Non dobbiamo
lasciarci castrare dalla mentalità da “tengo famigghia” che ci blocca e
ci sospinge in una vuota esistenza costellata da passatempi borghesi ma
senza alcun sussulto carico di solari rimandi ad una vita eroica non
perché avventurosa ma perché diversa, anticonformista, e benedetta da
quell’identitarismo che spodesta le ipocrisie democratiche per mettere
la Comunità nazionale al di sopra di tutto, al di sopra di ogni menzogna
politicamente corretta (leggi corrotta).
Al diavolo i chierichetti e i pretaioli
del mondialismo, che si fingono dalla nostra parte ma sono in realtà
totalmente schierati dalla parte dei padroni: la nostra esperienza
terrena deve rilucere di testimonianza ed esempio positivi, affinché le
tenebre dell’oscurantismo antifascista vengano vinte. E questo non
perché neofascisti ma perché l’antifascismo è la spietata forma di
dispotismo anti-europeo ed anti-italiano che domina nell’Europa di oggi,
ridotta a sgabello delle zampe di banchieri e gendarmi del globo. Il
disprezzo della massa di zombie mesmerizzati dal pensiero unico contemporaneo rappresenta la nostra forza, e la bontà delle nostre idee.
Ave Italia!
Fonte: ereticamente.net
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