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venerdì 7 giugno 2013

I compagni di Baal Les compagnons de Baal 1968



I compagni di Baal
 (Les compagnons de Baal)
(1968)

Regia di
Pierre Prévert
(fratello del poeta Jacques Prèvert)
Scritto da:
Jacques Champreux
e Pierre Prèvert
Cast dello sceneggiato:
Jacques Champreux: Claude Leroy
Gérard Zimmermann: Pierrot Robichat
Claire Nadeau: Françoise Cordier
Jean Martin: Hubert de Mauvouloir/Maire de Blaingirey/Pr Lomer/Comte de Saint-Germain/Malshadoc
Popeck: Joseph/Frère Cheval
René Lefèvre: Pépère

Raymond Bussières: Diogène/Jacques Arnaud
Martine Redon: Viviane Arnaud/Liliane, la jeune fille folle
René Dary: Le commissaire Lefranc
André Rousselet: L'inspecteur Labasse
Jacques Robiolles: Un adorateur de Cosmochronos
Marcel Champel: Le clown
Pierre André Krol: Professeur Lomer
Etienne Decroux: Compagnon Ukobach
Gaston Floquet: Compagnon Fleuros
Marc Fraiseau: Compagnon Xaphan
Bernard Tixier: Compagnon Astaroth
Raymond de Baecker: Andras

Musiche originali di
Henri Sauguet

Lo sceneggiato è suddiviso in sette episodi:

- La Lanterna di Diogene
- I misteri dell'Isola di Saint Louis
- Lo spettro rosso
- L'inquietante professor Lomer
- La notte dell'otto di fiori
- L'eredità di Nostradamus
- Il risveglio di Lilian



- Qual è il primo dei re?
- Il primo dei re è Baal, il demone tricefalo che regna sulla parte orientale dell'inferno. Quante legioni ha al suo comando?
- Sessantasei


Era il 1966 e sul piccolo schermo in bianco e nero queste erano le parole d'ordine che facevano riconoscere tra loro gli adepti dei Compagni di Baal.
La storia dei Compagni di Baal, come tante altre storie del piccolo e del grande schermo, non è solo frutto di fantasia, ma ha preso ispirazione dalla realtà, mettendo in evidenza alcune questioni legate a certe organizzazioni esoteriche che hanno agito e che agiscono nella nostra società.
I Compagni di Baal non sono solo una setta, ma un Ordine Iniziatico.
A differenza di una setta, di solito organizzazioni spontanee e popolari, le finalità degli Ordini Iniziatici non sono solo controllare singole persone per un proprio vantaggio materiale o altro, ma inserirsi nei posti chiave dell’economia e della politica, poiché dietro c'è una precisa visione d'ordine sociale ed esoterico.
Si può far parte di questi Ordini solo se si appartiene a posti chiave della società civile: finanza, industria, stampa, politica, religione...
Invece la base operativa è formata da appartenenti alla criminalità.
Quindi gli Ordini Iniziatici sono i meccanismi occulti che dietro le quinte manovrano l'economia e la politica. 
Inoltre, gli Ordini Iniziatici si differenziano da una setta per la loro linea di derivazione dalla massoneria che a sua volta ha una linea di derivazione dagli ordini Cavallereschi del medioevo crociato.
Quindi gli Ordini Iniziatici si considerano depositari di antiche conoscenze tramandate per via orale o per scritti che circolano solo all’interno. Invece la base dottrinale delle sette popolari si basa o su una tradizione popolare - che deriva dal medioevo e a sua volta dalla dominazione greca nell'Italia meridionale, dove il cattolicesimo si è unito ai riti misterici pagani (Dionisiaci, Eleusini) - oppure, vedi il satanismo acido urbano, su libri comunemente trovati in librerie e bancarelle dell’usato, o ispirazioni dalla letteratura horror e dalla musica hard rock e metal.
Inoltre, c'è l'aspetto generazionale, del sangue, ossia possono far parte dell’Élite esclusiva e di comando di questi Ordini Iniziatici solo coloro che appartengono alla nobiltà.


C’è uno stretto rapporto tra nobiltà e appartenenza a questi Ordini, tant’è che nel caso dell’iniziazione di un adepto senza titoli nobiliari, il Gran Maestro può dare questi titoli al momento dell’investitura, e nel nuovo battesimo che segue, l’adepto potrà assumere un nuovo nome.
Nella prima puntata, La Lanterna di Diogene, siamo in un bistrot, aria di Parigi, a uno dei tavolini un gruppo di amici, la macchina da presa si accosta, sentiamo meglio i loro discorsi: sono dei giornalisti, due giovani, Claude e Pierrot, ed un altro più anziano, Pépére.
Claude e Pierrot si lamentano del lavoro poco gratificante che fanno al giornale, Claude alla cronaca si occupa solo di fatterelli e Pierrot porta i giornali alle edicole. Hanno grandi sogni, imbevuti di romanzi d'appendice, quali Fantomas. Sperano un giorno d'incappare in un caso che li renderà famosi, ma non solo: che li farà vivere in un’incredibile avventura.
Al bancone del bar c’è un uomo, indossa abiti eleganti, seppure chiede al barman un altro bicchiere che non può pagare. Un altro giovane giornalista entra in quel momento, si siede con gli altri al tavolo e prende in giro l’uomo al bancone, che Pépére chiamerà Diogene.
Pépére racconta la storia di Diogene, di Jacques Arnaud.
Jacques Arnaud, una decina d'anni prima, era redattore del loro giornale, ed era considerato uno dei più valenti giornalisti francesi, ma ora è solo un derelitto. Dieci anni prima si stava occupando di un caso delicato, di cui non aveva rivelato niente a nessuno, quando in una gita in Bretagna con la famiglia, la barca con sua moglie e sua figlia di nemmeno sei anni era misteriosamente scomparsa. Non si ritrovarono mai i cadaveri delle due donne. Da quel giorno Jacques Arnaud perdette la lucidità e il lavoro, e divenne Diogene, alcolizzato che farneticava strane vendette: stava cercando un uomo, un vendicatore, a cui rivelare chissà quale importante segreto.
Nel bar c'è un uomo seduto ad un tavolino che si nasconde dietro un quotidiano che fa finta di leggere, ma in realtà sta controllando Diogene. Questi è Joseph, braccio del destro del Gran Maestro dei Compagni di Baal.
Quando Diogene uscirà dal bistrot, Joseph lo seguirà in strada e gli chiederà.
"Qual è la punizione dei Compagni di Baal per chi tradisce?"
 "La morte… la morte", risponderà Diogene.
Intanto è arrivato un altro giornalista nel bistrot che trafelato comunica a Claude di recarsi immediatamente in redazione: il giornalista che si stava occupando di un caso di rapina di lingotti d'oro su di un treno, avvenuto dieci anni prima in una cittadina svizzera, è morto in un incidente stradale.
Il capo redattore affida il caso a Claude.
Nelle prime scene dello sceneggiato, avevamo visto Joseph, il braccio destro del Gran Maestro dei Compagni di Baal, scendere da un treno nella stazioncina della cittadina svizzera, dove dieci anni prima era avvenuta la rapina al treno e dove stava indagando il giornalista morto nell’incidente.
Joseph manomette i freni della macchina del giornalista, che in una curva uscirà di strada e rimarrà ucciso sul colpo.
 La polizia sbrigativa conclude che si è trattato di un incidente.
Già da queste prime scene, si mostra il modo d’operare di queste organizzazioni esoteriche: tutti coloro che provano ad indagare sui loro affari, muoiono in strani ‘incidenti’.
La polizia, sia per incapacità sia perché sa che non deve oltrepassare un determinato steccato, chiude le indagini frettolosamente.
Si è trattato di un incidente d’auto.
Archiviazione.


Claude viene inviato dal giornale nella cittadina svizzera per continuare il lavoro del giornalista ucciso. Sale sul treno e prende posto in uno scompartimento vuoto. Claude sistema la borsa, poi si allontana per andare a comprare una bibita. Entra nello scompartimento un altro uomo che per sua sfortunata coincidenza ha la stessa corporatura di Claude e anche lo stesso impermeabile bianco. Intanto erano saliti sul treno anche cinque uomini che entrano nello scompartimento e scambiano l’uomo per Claude. I cinque sono degli inviati dei Compagni di Baal. I cinque sgherri prendono l'uomo, che inutilmente protesta e  tenta d’opporsi, e lo gettano dal finestrino dello scompartimento del treno in corsa.
Questo omicidio così ‘evidente’ non è la prassi negli Ordini Iniziatici, che anzi preferiscono nascondere i loro crimini in un 'incidente', come nel caso del giornalista. Hanno i mezzi per far sembrare tutto un incidente o una morte naturale: il controllo della polizia - che ha il compito di non mettere qualche funzionario troppo onesto sulle loro tracce -, della magistratura - nel caso che qualche poliziotto troppo onesto arrivi a raccogliere prove e a far aprire un’inchiesta -, ed infine della stampa - che ha il compito di non far interessare l'opinione pubblica degli affari dei capi di questi Ordini.
Di solito il modus operandi dei delitti degli Ordini Iniziatici è: incidente d'auto, malore, avvelenamento spacciato per suicidio, o quant'altro possa non destare sospetti.
Ma torniamo a Diogene… chi era e perché è stato condannato a morte dai Compagni? E perché sono stati uccisi i suoi famigliari e non lui? Se si voleva metterlo a tacere, il metodo più veloce sarebbe stata l’eliminazione diretta, che i Compagni in tutto lo sceneggiato non lesinano di applicare. E poi, altro indizio a sostegno dell’ipotesi che esporrò tra poco, è che quando Joseph gli chiederà: ‘Qual è la punizione per chi Tradisce?’, Diogene risponderà, come se fosse uno degli adepti della setta: ‘La morte…’
Ma se Diogene avesse solo tentato di rivelare i segreti dei Compagni di Baal, non sarebbe stato un ‘traditore’.  E’ un 'traditore' perché anche lui apparteneva all’Ordine.
Diogene era uno dei Compagni, ed è stato punito perché voleva rivelare qualcosa nei suoi articoli. Ma come alto dignitario dell’Ordine fu risparmiato, seppure tenuto sotto controllo, e la sua condanna a morte era solo sospesa.  
Le minacce di colpire i famigliari è una delle armi migliori degli Ordini Iniziatici. Loro sanno perfettamente che alcuni individui potrebbero aver sprezzo del pericolo e coraggio, ma di fronte alle minacce ai famigliari, anche quegli desistono. Inoltre, è un segnale per chiunque altro voglia tradire. Così, con queste minacce, si mantengono nell’ordine persone che altrimente dovrebebro essere eliminate. Così i Compagni non riunciano ai favori che questi possono ancora dare all’Ordine.
Già da queste prime scene dello sceneggiato si rivela il rapporto che queste organizzazioni esoteriche hanno con la stampa. I loro uomini sono infiltrati in molti giornali importanti e con i loro articoli indirizzano l’opinione pubblica.
Questa loro capacità d’influenzare l’opinione pubblica - adesso con la pubblicità televisiva addirittura infiltrandosi come ‘virus’ nei nostri stessi pensieri -, è stata agevolata proprio dallo sviluppo della stampa, dei mezzi d’informazione. In passato c’era meno circolazione di notizie, ma non è che l’attuale migliore conoscenza dei fatti abbia migliorato la comprensione dei fatti stessi, poiché la stampa si occupa anche di come intepretare questi fatti, inoltre molti fatti scompaiono ed altri inesistenti appaiono. Quindi se in passato si finiva sul rogo per le proprie opinioni, ora non c’è ne più bisogno: l’opera della stampa è stata di prevenzione, i quotidiani hanno addomesticato l’opinione pubblica.
La cosiddetta libertà di stampa è uno dei metodi del controllo sociale. 

fonte: http://icompagnidibaal.myblog.it

il film in 7 parti


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