In
questo mito nato in Persia nel ventre del dualismo zoroastriano - dove
Ahura Mazda è il dio della Luce e Arhiman il dio delle Tenebre -, Mithra
rappresenta, in questa eterna lotta ciclica, il figlio della Luce -
simile in questo a Cristo - che uccide le Tenebre rappresentate dalla
forza taurina, terrestre, ctonia, impulsiva, generativa, del Toro che
deve essere dominato, facendone sgorgare con un pugnale il sangue, linfa
vitale che rigenererà il dio, appunto un dio Rinato, anche se diverso
dal dio sacrificato cristiano, assurgendo per questo il
mitraismo a religione guerriera, adatta ai soldati romani, poiché priva
di quella moralità importata e imposta dalla religione
giudaico-cristiana, in cui solo il Bene è vero e il Male e ridotto ad
errore, falsità, illusione.
Speculari
come il Giano bifronte romano, potrebbero essere Mithra e Cristo, i due
opposti Cristo e Lucifero dell’apocalittico Nuovo Testamento: l’uno vittima sacrificale sulla croce, l’altro invece sacrificatore, dio adatto ad una casta guerriera e dominante.
Portato
a Roma nel 67 a.c. da Pompeo Magno, che sconfisse i pirati cilici che
lo praticavano, questo culto divenne uno dei riti misterici più diffusi e
potenti nel centro dell’Impero, tanto da essere eletto, da Commodo in
poi, la religione dei folli e sanguinari imperatori, da Nerone a
Eliogabalo, della decadenza romana.
Nell’uccisione
rituale e simbolica del Toro si occultava il vero ultimo rito misterico
celato ai più e riservato ai pochi iniziati: il sacrificio umano,
quintessenza alchemica, mercuriale.
Con
l’ascesa del cristianesimo a Roma, Mithra si ritirò sottoterra, nelle
stesse viscere catacombali che furono dei cristiani, e nel prosieguo dei
secoli al Cristo continuò ad opporsi, assumendo nel medioevo le
sembianze di Belial.
Stesso
protagonista nei due miti è il sacrificio e il sangue, e dopo la caduta
dell’Impero e l’ascesa al dominio del mondo del Nuovo Ordine Cristiano,
gli adoratori di Mithra-Belial, ormai stregoneria, credettero che fosse
proprio bagnandosi nel sangue della vittima che si potessero assumere
quelle forze divine, le forze generative del Serpente, dell’Astrale.
Nei
riti che avvenivano sempre in Ipogei - si preferiva la vicinanza di
cimiteri -, gli adepti si spogliavano delle vesti e percorrevano un
corridoio d’entrata al Tempio dove sul soffitto c’era una grata. In
questa stanza separata dal corridoio sottostante dalla grata, c’era una
vittima scannata alla gola da un pugnale. Il suo sangue colava dalle
inferriate sulla pelle bianca degli adoratori della morte e della
distruzione, tant’è che i Misteri di Mithra possono essere accostati ai
riti della dea Kalì, apparendo quindi il culto una versione ellenistica
dei riti di morte e distruzione cosmica della divinità indiana.
Fu
quindi il culto di Ahriman, dio del male - che nel sincretismo
ellenistico assunse il nome di Mithras -, che i soldati romani, venuti
in contatto in Persia con i segreti degli stregoni della religione
mazdeista, importarono a Roma.
Dicevamo
che la religione iranica era un mito dualistico, Ahura Mazda e Ahriman
si scontrano dall’inizio dei tempi, del tempo infinito, e in una serie
di cicli, dove si alterna la vittoria del bene o del male, si svolge la
battaglia cosmica tra queste due forze opposte e inconciliabili. La sete
di dominio e di sangue del braccio armato dell’impero elesse Ahriman
suo dio, che a Roma fu nascosto nel nome di Mithra.
Nel
mito iranico era Ahriman che uccideva il Toro, e a Roma, nei mitrei,
nel cuore della Terra, l’iconografia rappresentava Mithra che uccideva
il Toro. Nella tauroctonia mitraica, ai piedi del Toro c’erano i due
simboli iranici: il cane per il bene, il serpente per il male, che non
lottano direttamente tra loro, poiché loro scopo è bere il sangue del
Toro, la forza vitale. Non riescono però a consumarne tutta la forza, e
il sangue dell’animale sacro crea il cosmo e la terra e le piante e gli
uomini.
mitra |
Il
Mithra romano come trasformazione di Ahriman annunciava che la
creazione è opera del dio del male, il mondo è sotto il segno di
Ahriman. Nella stessa Apocalisse si parla del segno della Bestia, e gli
adepti al culto di Mithra venivano segnati sul corpo da un segno, a
volte sulla fronte.
Seguendo
la sorte di tutti i riti pagani e culti misterisofici, il mitraismo
all’avvento del cristianesimo fu soppresso. Seppure i suoi simboli e
pratiche migrarono, come molte altre credenze ‘pagane’, nella nuova
religione, tanto da far dubitare che dietro la facciata cristiana non si
nasconda ben altro… Nelle chiese cristiane Dio è rappresentato come un
Sole, come del resto lo stesso Cristo circonfuso al capo di energia
solare, simile a molte rappresentazioni di Mithra che si unì nel II sec
d.c. al culto del Sol Invictus, il culto del dio Sole. E il capo di
Mithra era spesso rappresentato circonfuso di luce, come Cristo,
ambedue, quindi, rappresentazioni di Apollo, anche lui simbolo greco del
Sole.
Il
culto, scomparso ufficialmente con l’editto di Teodosio nel 391 d.c.,
si è mantenuto sotterraneo nella chiesa cristiana, spesso osteggiato da
molti Papi che considerandolo culto diabolico lo volevano debellare. Ma
il culto sopravvisse, e il diavolo medievale deve molto alla iconografia
mostruosa con cui spesso si raffigurava Ahriman, tanto da supporre che
il culto si sia inserito nel melieu della stregoneria.
Ed
infine resuscitato ufficialmente come Ordine Iniziatico nella
rinascenza, nel periodo della riscoperta dei Miti antichi e della Magia.
Dei
misteri e riti del culto nulla di scritto ci è giunto, pochi i
riferimenti nelle antiche cronache, ciò che è sicuro dagli storici e
testimonianze del tempo, è l’origine persiana e che fu religione
guerriera e poi religione degli Imperatori folli, tanto da porsi infine
come speculare alla religione cristiana: se in quest’ultima era l’umile
che poteva accedere al cielo, per quell’altra era solo l’eroe che
lottando contro le forze del Caos ne assumeva, se vittorioso, le Potenze
Astrali, facendosi Dio non per fede ma per autoproclamazione, per forza
e opera di Magia - per la cui dottrina il Cosmo non ha regole morali, e
Bene e Male sono solo forze ‘meccaniche’, positive e negative, che
mantengono in movimento la stessa vita ed evoluzione, come i simboli che
li rappresentano, il Sole e la Luna, presenti nell’iconografia
mitraica.
Il
maschile e il femminile, il positivo e il negativo, Apollo ed Ecate… e
Mithra, con lo sguardo volto alle sue spalle, distolto dall’uccisione
del Toro, fissa Apollo, il Sole, la forza maschile: Mithra il sacrificatore attende che il dio dia il suo assenso al sacrificio, mentre il suo pugnale sta per lacerare le carni del Toro.
Il
culto era precluso alle donne, era solo maschile. Il negativo, il
femminile, la Luna, sono le forze dell’Astrale, incarnate nel Toro,
forza generativa della Terra, come la donna, che è vittima sacrificale,
in quanto tramite delle forze astrali.
La
donna era la vittima sacrificale nei riti mitraici. La posizione di
Mithra sul Toro è palesemente una posizione di dominio maschile.
Non
a caso l’inquisizione cattolica trovò nella donna la vittima
sacrificale, e nel sabba le sacerdotesse dovevano baciare l’ano di
Belial e da lui essere possedute.
Il
culto di Mithra non fu solo diabolico, in esso ci furono ben altre
complesse valenze di redenzione e resurrezione, ma ciò che lo fece
sopravvivere ai secoli fu il suo aspetto antitetico al cristianesimo,
tanto da far assurgere Mithra ad Anticristo. Ed è solo questo parziale
aspetto che in queste righe vogliamo evidenziare, tralasciando tutta
l’altra complessa mitologia solare.
Una
sopravvivenza moderna del culto – non sappiamo se diabolica o solare –
ci è sembrata di intravedere nel complesso architettonico e scultoreo
della tomba di Trilussa.
Qui abbiamo un sarcofago di fattura romana, ornato di bassorilievi figurativi e astratti.
Come
in questa antica raffigurazione, anche la figura al centro del
sarcofago ricorda nell’abbigliamento, nel cappello frigio, nella testa
volta alle sue spalle, nella posizione dei piedi e del corpo, Mithra
nell’atto d’uccidere il Toro. Toro non presente, forse per non rendere
palese simile simbolismo, ma che trova nelle altre figure ai lati del
sarcofago una traslata raffigurazione.
Il Leone era una delle raffigurazioni di Mithra, che in alcune sculture ritrovate nei mitrei aveva una testa leonina.
Qui
Mithra è rappresentato nella sua veste astrale, come guardiano del
Tempo infinito, guida delle anime oltre le sette sfere planetarie.
E Sette erano i gradi d’iniziazione del culto:
Corax (il corvo; Mercurio)
Cryphius o Nymphus (l'occulto o lo sposo, Venere)
Miles (il soldato, Marte)
Leo (il leone, Giove)
Perses (il Persiano, Luna)
Heliodromus (il corriere del sole, Sole)
Pater (il Padre, Saturno).
Il
quarto grado era Leo, il leone, l’animale ornato sul sarcofago di
Trilussa, probabilmente il grado di appartenenza del poeta all’ordine.
Oltre
al Toro, sul sarcofago di Trilussa non sono presenti due dei tre
animali ai piedi del Toro, il serpente e lo scorpione, invece qualcosa
di simile ad un cane è visibile ai suoi piedi. Il serpente potremmo
ravvederlo nell’ornamento astratto del sarcofago, che nelle linee
sinuosi ricorda l’acqua, il femminile, le forze naturali incontrollate,
generative, e da dominare. Questo geometrico ornamento evidenzia il
valore simbolico di passaggio astrale del sarcofago, luogo di morte e di
resurrezione. Resurrezione che possiamo trovare nella terra
magnetizzata di alcuni cimiteri dove forti presenze magico-astrali
ancora persistono. Tutto ciò seguendo un preciso rituale geometrico e
architettonico di convergenze di forze.
Era il culto di Mithra un culto astrale, dove i Pianeti erano le porte, i gradi d’iniziazione
per giungere all’ultima porta, Saturno, dio dell’occulto e della
necromanzia, fondatore di molte città nel Lazio, tra cui Sutri, il cui
nome anagrammato è quello del dio. Qui,alle porte della città di Sutri,
sotto il giardino sacro di Apollo che sorge su di una collina, c’è uno
dei più grandi mitrei.fonte: http://icompagnidibaal.myblog.it
Quello in bianco e nero è il sarcofago di Simon Magus
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