recensione a cura di: Luca Valentini
Il nome e la personalità di Rudolf von
Sebottendorff sono sempre stati associati a quel nebuloso occultismo che
dal fine ‘800 alla conclusione del secondo conflitto mondiale avrebbe
in diversi modi condizionato la nascita, l’ascesa al potere e la
capitolazione del movimento nazionalsocialista tedesco,
caratterizzandolo di una mitologia sapienziale e primordiale che alcuni
commentatori hanno definito nordico – solare, i più, al contrario, con
profonde determinazioni sinistre ed oscure.
In questa occasione, noi
volontariamente ci dissoceremo da questo schema quasi obbligato ed una
nuova pubblicazione ce ne rende la possibilità, cioè l’opera narrativa
inedita “Il Talismano dei Rosacroce” di Rudolf von Sebottendorff, per
Novantico Editrice, corredata da quattro preziose prefazioni a firma di
Federico Prizzi, Gabriella Chioma, Ermanno Visintainer, Marco Allasia.
Non indagheremo le specificazioni esoteriche dell’hitlerismo e le sue
radici di formazione tramite lo scritto che vi presentiamo, ma
sinteticamente esporremo quanto valore narrativo e spirituale tale
romanzo abbia in sé, quanto il suo autore, cittadino tedesco
naturalizzato turco possa essere considerato “un Magus, ovvero il
Filosofo – Sapiente di concezione bruniana, capace di sostenere in
maniera determinante ed efficace il ripristino di una armonia universale
che, senza il suo ausilio, non si sarebbe mai potuta realizzare” (Federico Prizzi, nella sua prefazione, p. 21).
Lo scritto in questione, come
giustamente suggerisce Ermanno Visintainer nella sua prefazione (p.
69ss), è un autentico romanzo autobiografico, che ci permette di
conoscere in profondità non la dimensione storico – politica a cui il
barone è stato spesso, anche erroneamente associato (nel 1934 venne
quasi ostracizzato dal regime hitleriano), ma la sua esperienza
interiore ed iniziatica, la graduale comprensione del Sacro e delle
tecniche realizzative, in una parabola di vicende ed avventure che
spesso a noi hanno fatto tornare alla mente le narrazioni di Georges
Ivanovič Gurdjieff.
In tale direzione le prefazioni di Gabriella Chioma e
Marco Allasia assumono, dal nostro punto di vista, un’importanza
capitale per la comprensione escatologica del romanzo. L’intreccio di un
oggetto di venerazione, il talismano, quasi come un segno di
riconoscimento astrologico con la dimensione del Femminile, quasi come
chiave di volta per accedere ad una comprensione superiore, ad un
contatto, quello con Hussein, con una confraternita segreta, depositaria
di una precisa dottrina di estasi filosofica, per dirla alla Campanella
(pseudo):”Sono pagine intrise di insegnamenti mistici ed esoterici
che di volta in volta vengono impartiti al giovane iniziando da guide
spirituali che si presentano sotto gli aspetti e i ruoli più normali” (Gabriella Chioma, nella sua prefazione p. 31).
Sulla stessa scia interpretativa si pone
anche la prefazione di Marco Allasia (p. 79), che, tramite gli scritti e
gli insegnamenti antroposofici di Ur, di Giovanni Colazza e soprattutto
di Massimo Scaligero (“Il sentiero della Rosacroce in effetto
conduce il discepolo alla penetrazione del mistero della Materia, come
di una condizione di morte dello Spirito, che funzionando come un vuoto
di vita, può lasciar fluire la corrente trascendente dell’Io”,
Dallo Yoga alla Rosacroce, Edizioni Perseo, p. 50) e Pio Filippani
Ronconi, pone la quaestio essenziale di questo romanzo iniziatico: essere
un Rosacroce significa appartenere ad una consorteria esoterica oppure
aver conseguito un ben determinato stato di consapevolezza interiore?
A nostro modesto giudizio, al di là
delle contaminazioni politiche, al di là delle influenze dell’occultismo
spiritistico e teosofistico – con cui tutti ebbero relazioni tra l’800
ed il ‘900, anche chi per inscritto ne deprecava la dottrina, come
Guénon, Evola e Reghini – , la narrazione si sviluppa non come una
rivelazione di un dato mistero, quasi calato dall’alto o sorgente da
qualche misteriosa Agartha sotterranea, ma come un vero e proprio
processo di autocoscienza, di risveglio introspettivo, in cui i dettami
di astrologia, di apoteosi estatica, di Alchimia, assumono un ruolo
funzionale di graduale comprensione sapienziale.
In merito, ci ha colpito particolarmente
come l’idea della conoscenza assuma una connotazione universale,
veicolata in forme diverse, secondo i dettami di popoli e tradizioni
diverse, ma mantenendo rigorosamente la propria primordiale organicità:”Hai
il segreto degli alchimisti e dei rosacroce, sai figlio mio e amico,
che è anche il segreto dei sufi e il segreto dei saggi dell’Indostan” (p. 201).
Rudolf von Sebottendorff
Erwin, il protagonista del racconto è lo
pseudonimo dello stesso Rudolf von Sebottendorff, emerge come un
autentico ricercatore di se stesso, che col tempo prende anch’egli
distanza da “logge teosofiche e antroposofe”, quasi a voler
evidenziare che il vero Magus è athanor e trasmutazione di se stesso,
senza dipendenza necessitante da strutture, sette o chiese, che possono
servire quale strumenti ed ausili
di realizzazioni, ma mai debbono diventare gabbie entro cui si
rafforzano i vincoli di dipendenza egoica che dovrebbero, al contrario,
essere allentati, se non recisi con decisione:
“Scambiate l’effetto con la causa …
dovete essere come siete, dovete solo essere Io, per ritrovarvi.
Costruite un nuovo muro solido intorno a voi, una robusta casa di vetro,
da cui non potete uscire. Pensate che il vostro corpo sia peccaminoso!
Non esiste alcun peccato! (p. 226).
In queste parole, come in larga parte
del romanzo, emerge il significato autentico del termine Rosacroce, per
Rudolf von Sebottendorff e per la Tradizione, così come espresso nella
Confessio Fraternitatis nei Manifesti Rosacroce, che non casualmente
Evola cita al termine della sua “La Tradizione Ermetica”, esprimendo la
sempre valida idea secondo la quale alla Confraternita si aderisce
assegnando alla purità residenza nel cuore e nei pensieri, non in altro
modo, certamente non con scorciatoie pseudo-iniziatiche o
cerimonialistiche.
In conclusione, possiamo assolutamente
consigliare questa nuova pubblicazione a tanti lettori di Ereticamente,
per la sua originalità, per la sua profondità, per l’accuratezza delle
belle prefazioni, per rappresentare una pregevole opera di stampa, per
la possibilità che viene offerta a chiunque si accinga alla lettura, di
immedesimarsi in Erwin, rivivendone l’avventura esoterica.
Il Talismano, dei Rosacroce, Rudolf von Sebottendorff, Novantico Editrice, Pinerolo (TO) 2018.
Ave maestro, la tradizione esoterica è sempre una sola: un suo assennato utilizzo è responsabilità del singolo maestro. Sebottendorff con il suo Der Talisman des Rosenkreuzers Pfullingen 1925 e Gurdjieff con il suo Incontri con uomini straordinari. Sono stati due fondamentali ed eccezionali personaggi, non solo del mondo esoterico del secolo scorso, ma soprattutto per le implicazioni a livello globale che le loro attività e viaggi hanno prodotto nel corso della storia europea della prima metà del 900. Entrambi erano a conoscenza di un’antica civiltà che ci aveva preceduto "Atlantide". Ma l'uomo non è ancora pronto al peso di una grande verità poiché è figlio di una menzogna, il mondo stesso si regge su di una enorme menzogna. Dio non è esterno all’uomo ma è il destino stesso di ogni individuo lo scopo di ogni uomo è quello di nobilitarsi e di acquisire una conoscenza più vasta e soltanto un’azione che viene da noi stessi può darci... ciò che stiamo cercando! questo uno dei tanti, forse il più significativo insegnamento di Rudolf von Sebottendorff.
RispondiEliminaAbraxas
Quoto abraxas
RispondiEliminajj
scusatemi ma con Dimensioni cosa intendete?Realtà parallele?
RispondiEliminaAdmin Moon