Per risolvere buona parte dei problemi sociali e politici, dovremmo smettere di guardare a Ovest e iniziare a guardare a Est
Il nostro sito oggi ha il piacere di presentare un’intervista con Paolo Borgognone. Classe 1981, astigiano, Paolo Borgognone è un autore emergente e indipendente dell’area definita sovranista. Storico e saggista, è autore di numerosi libri e articoli di indubbio interesse comunitarista di cui consigliamo vivamente lo studio.
-Grazie caro Paolo di aver accettato questa intervista. Per il nostro sito, che è impegnato contro l’evoluzionismo scientifico e la correlata visione progressista e che ha come perno l’impegno di Fabrizio Fratus protagonista a livello internazionale dell’antievoluzionismo, i tuoi scritti sono molto interessanti. Vuoi per i nostri lettori presentare a grandi linee le coordinate del tuo pensiero e gli autori che ti hanno ispirato?
Grazie a voi per questa intervista. Io sono un pensatore autodidatta, non ho padroni né padrini e questa è stata, come si suol dire, la mia fortuna poiché ho potuto costruire, faticando non poco, un pensiero autonomo che mi caratterizza in quanto autore. Io mi definisco un pensatore con valori che si situano a destra (una destra tradizionale, spirituale, metapolitica e non-mercantile), idee politiche sovraniste, ovvero democratiche in senso forte, laddove democrazia significa potere costituente delle classi popolari, e idee economiche socialiste non marxiste, piuttosto di impronta marxiana.
Nel 1992-93, ovverosia quando ero appena un ragazzo che cominciava a interessarsi di politica, presi a simpatizzare apertamente per il Movimento Sociale Italiano, che interpretai, in maniera piuttosto superficiale a dire il vero, ma ero giustificato vista la giovane età e l’inesperienza, come partito tendenzialmente antiglobalista e critico nei confronti dell’american way of life all’epoca significativamente dominante e, più che oggi,
incontrastato a livello mediatico-culturale. Le mie simpatie nei confronti del MSI non erano in alcun modo riconducibili a una personale adesione ideologica al fascismo ma al fatto che considerai, in parte sbagliando, il Movimento Sociale Italiano come il partito più distante, nell’ambito del panorama politico italiano, dalla cultura di massa mainstream propria dell’american way of life e del cosmopolitismo liberal-borghese. Successivamente militai anche in Alleanza Nazionale e in quel contesto ebbi infelice conferma del fatto che la destra “di governo”, in Italia, si connotava come pressoché integralmente atlantista, opportunista, normalizzatrice e liberista almeno quanto la sinistra.
Così, nel gennaio 2008, abbandonai il mio impegno politico, peraltro saltuario e poco partecipato, nei ranghi di questa corrente specifica. In seguito, deluso e irritato dall’anticomunismo in assenza di comunismo veicolato ostensivamente dalla destra globalista e sistemica di Fini e “colonnelli” opportunisti, filosionisti e modaioli di complemento, frequentai per un certo periodo, altrettanto saltuariamente e senza entusiasmo a dire il vero, all’incirca dal 2009 al 2013, circoli territoriali di sinistra (pur da indipendente e senza iscrivermi ad alcun partito) e in quel contesto potei verificare con mano la stupidità, il pressapochismo, l’ignoranza e la vocazione perpetua al tradimento ideologico e politico da parte dei residui imbelli e frustrati, ma compromissori, ultrasistemici e forchettoni alla bisogna, del comunismo all’italiana.
Le caratteristiche disdicevoli che ho precedentemente elencato nel descrivere la sinistra, possono essere utilizzate allo stesso modo per etichettare buona parte della destra post-fascista italiana. La destra infatti tende a legittimare se stessa veicolando la narrativa dell’anticomunismo in assenza di comunismo così come la sinistra trova la sua ragion d’essere esclusivamente come partito dell’antifascismo ossessivo, ostentato, per certi versi isterico e, soprattutto, in assenza di fascismo. La narrativa dell’antifascismo in assenza di fascismo è, in effetti, un fattore di residua mobilitazione militante a sinistra ma, nei fatti, istupidisce e corrompe profondamente questa parte politica poiché, abbacinandola, non le consente di interpretare le dinamiche del tempo presente in maniera lucida sotto il profilo strettamente psico-politico. Io credo infatti che la sinistra mainstream sia, prima ancora che una vera e propria tendenza politico-culturale, una sorta di perversione utilitaristica iscritta nell’apparato neuronale profondo dei suoi militanti e simpatizzanti e, come tale, debba essere analizzata, combattuta ed eradicata.
Detto questo, vorrei sottolineare che, ieri come oggi, vi sono, a destra come a sinistra, nonostante la profonda corruzione politico-morale in chiave neoliberale che ha connotato, connota e connoterà questi assets mediatico-pubblicitari della segnaletica politica contemporanea, intellettuali, militanti e simpatizzanti che si caratterizzano come avversari tenaci e preparati dei processi di globalizzazione liberal-capitalistica e io nutro profondo rispetto, stima e ammirazione per costoro.
A partire dal 2014, infatti, una volta estraniatomi anche dalla “sinistra”, ho iniziato a strutturare un mio pensiero autonomo che attinge, sotto il piano politico, a ciò che di meglio la cultura facente riferimento alla destra conservatrice/rivoluzionaria e la cultura comunista, socialista e marxista eterodossa conservano nel loro bagaglio identitario, valorizzando i presupposti ideologici (personalmente non considero la parola ideologia una bestemmia) caratteristici delle categorie eterogenee e, per certi versi, tendenzialmente “astratte” di cui sopra. La mia formazione storico-filosofica è stata, in questo senso, molto influenzata dallo studio successivo delle opere di pensatori tra loro eterogenei dal punto di vista ideologico, quali Konstantin Leont’ev, Nikolaj Danilevskij, Dragos Kalajic, Aleksandr Zinov’ev, Aleksandr Dugin, Gennadij Zjuganov, Igor Safarevic, Alain de Benoist, Costanzo Preve, Carlo Terracciano, Claudio Mutti e Adriano Romualdi. Particolarmente significativa, nel mio percorso di ricerca filosofica, anche la lettura del classico di Oswald Spengler “Gli anni della decisione”, un volume imprescindibile, recentemente ripubblicato da Oaks Editrice. In questi autori ho cercato, e cerco ancora, il mio personalissimo “Santo Graal” storico-filosofico e ideologico, ovvero quel complesso di riferimenti identitari e ispirati ai nobili concetti di riscatto popolare e giustizia sociale che mi piace definire “bolscevismo nero”.
Il mio pensiero, infatti, si situa oggi, e i libri, articoli e saggi che ho scritto dal 2015 a questa parte, ossia da “Capire la Russia” in poi, lo dimostrano, all’intersezione tra la destra rivoluzionaria, aristocratica nelle forme e ribelle e popolare nei contenuti (Rivoluzione Conservatrice), e la sinistra socialista e di popolo, marxiana e idealista. I valori cui mi ispiro sono quelli mutuati dall’ordine e dai codici culturali simbolici tradizionali tipici della Cavalleria, ovvero onore, fedeltà, onestà e signorilità. Le idee cui faccio riferimento sono altresì ribelli e di critica onnicomprensiva al regime del capitalismo liberale e della società di mercato. Per quanto riguarda gli studiosi e i pensatori considerati, a torto o a ragione, di destra cui mi ispiro, includerei tutti gli analisti del fenomeno fascista declinato in accezione rivoluzionaria, “rossa” e proletaria, da Berto Ricci fino agli interpreti contemporanei della “Quarta Teoria Politica”.
Ho, in particolare, molta stima per intellettuali e pensatori genericamente percepiti come “di destra” quali, tra gli altri, Roberto Pecchioli, Maurizio Blondet, il defunto Dominique Venner, Rodolfo Sideri e Luca Leonello Rimbotti, di cui cito e colleziono le preziose opere. A sinistra, invece, ritengo fondamentale e inestinguibile la lezione di intellettuali e filosofi come Costanzo Preve, Giorgio Galli, Jean-Claude Michéa e la sua scuola di pensiero francese.
Ho anche molta stima nei confronti dell’opera di intellettuali e filosofi più propriamente marxisti come Domenico Losurdo e Stefano G. Azzarà.
Dal punto di vista più strettamente politico, invece, nella fase contingente, prendendo atto dei rapporti di forza esistenti nella società, auspico, in totale e palese assenza di una sinistra patriottica e di classe in grado di istituire un lavoro politico-culturale di impronta potenzialmente egemonica, la costituzione di un’alleanza “nero-verde”, nazional-sovranista, che abbia perlomeno il coraggio di portare alla luce le contraddizioni laceranti e insostenibili presenti nel perimetro della “società aperta”, ovvero all’interno dello spazio privato post-identitario, o “torre d’avorio” neosegregazionista, in cui si rinchiudono caparbiamente, nel nome della loro narrativa improntata a veicolare inesistenti presupposti di “superiorità morale”, i nuovi ceti medi globalizzati, metropolitani e cosmopoliti che costituiscono, ahimè, la parte politicamente attiva e dispotica dei Paesi cosiddetti occidentali.
Questa coalizione “nero-verde”, che considero futuribile dal punto di vista politico-programmatico ma possibile, credibile e praticabile sul terreno culturale e metapolitico, dovrebbe comprendere la Lega, i partiti fascisti che si considerano rivoluzionari (CasaPound, FN, MS-FT e altri) ma che, nel momento in cui perseguono e ostentano un isolamento rivendicato nei confronti di qualsiasi aggregazione potenzialmente più ampia rischiano di soccombere ai rischi del frazionismo suicida, del nostalgismo e dell’autoreferenzialità, i circoli territoriali metapolitici anti-sistemici di destra e di sinistra e quegli spezzoni, tuttora esistenti e meritori anche se numericamente minoritari, della sinistra di popolo e di classe (Partito Comunista di Marco Rizzo) che non si adeguano e rassegnano a recitare un ruolo subalterno nei riguardi del regime del politically correct ancora per molti aspetti dominante.
-Come ben saprai il Talebano è da anni impegnato nella elaborazione del pensiero comunitarista alternativo al pensiero unico, integrando la migliore tradizione culturale delle rivoluzioni nazionali, con la cultura identitarista, antiglobalista delle piccole patrie che, come sostengono alcuni studiosi come Marco Fraquelli, Matteo Luca Andriola, Antonio Rapisarda possono considerarsi espressione di un pensiero rivoluzionario conservatore dei nostri tempi. Tu che hai studiato a fondo le corrente politico-culturali e le dinamiche sociali della Russia postsovietica, possiamo considerare questa realtà una avanguardia di lotta al globalismo? Quali autori di questo affascinante mondo possono essere interessanti nell’elaborazione di un pensiero comunitarista?
La generazione “nero-verde” di cui sopra, vero e proprio auspicato contraltare antropologico, filosofico e identitario alla “Generazione Erasmus” (ovvero, i figliocci omologati e sbruffoncelli della società di mercato e delle sue dinamiche di riproduzione improntate al nichilismo permanente e attivo e allo sradicamento), dovrà essere il prologo necessario e indispensabile di una più complessa, colta e articolata alleanza “nero-rossa”, antiglobalista, su scala potenzialmente continentale. Questa nuova alleanza europea per la sovranità, i valori cavallereschi in ambito culturale, esistenziale e simbolico e il socialismo e la deglobalizzazione in ambito politico-economico potrà costituirsi soltanto con il contributo, determinante, delle idee e dei presupposti propri della “Quarta Teoria Politica” di Aleksandr Dugin.
La “Quarta Teoria Politica” è, infatti, semplificando al massimo, la rivoluzione/conservatrice declinata sotto il profilo russo, profondamente russo.
La Russia è infatti il Continente-Impero ancestrale, magico e iperboreo per antonomasia, e la sua storia lo dimostra. La Russia, insieme all’Italia e alla Germania, è il laboratorio politico d’Europa in prospettiva eurasiatica. I destini di Italia, Germania e Russia sono inscindibilmente legati e affondano le loro radici nel passato geopolitico e imperiale di queste nazioni complesse. I ceti liberal statunitensi hanno tutto l’interesse a manipolare l’ideologia dei tedeschi, subordinandoli a un senso di colpa atavico per il loro passato nazista e ancorandoli a una narrativa perbenista, mercantilista e cosmopolita funzionale a perpetuare la separazione geopolitica e culturale tra Germania e Russia. Eppure, la Russia e la Germania, ovvero Paesi a struttura nazionale rispettivamente “nazional-bolscevica” e “nazional-socialista” (intesa, però, in accezione più propriamente conservatrice/rivoluzionaria e non russofobica) sono Stati di tradizione imperiale forgiatisi nei secoli appositamente e strutturalmente per marciare fianco a fianco. Vorrei, a riguardo, consigliare, per chi volesse approfondire questi concetti, la lettura del libro di Arthur Moeller van den Bruck, “Tramonto dell’Occidente? Spengler contro Spengler” (Saggio Introduttivo di Stefano G. Azzarà, Oaks Editrice, 2017).
In questo volumetto denso e illuminante, Moeller van den Bruck (1876-1925), scrittore autenticamente nazionalrivoluzionario, ritiene infatti che «l’Europa possa e debba rinascere grazie a una nuova religione politica di carattere egemonico e modernista, capace di parlare ai “popoli giovani” dell’Est e di prefigurare un diverso assetto del globo che rilanci il primato europeo all’unione con il mondo asiatico». Già agli esordi del XX secolo, infatti, Moeller van den Bruck prefigurava «una soluzione euroasiatica alla crisi di un Occidente atlantico in piena decadenza». Questa soluzione eurasiatica alla decadenza dell’Occidente liberal-individualista e tecno-mercantile è, dal punto di vista ideologico, il ricorso collettivo al complesso di valori anti-borghesi e anti-progressisti propri della “Quarta Teoria Politica”.
La “Quarta Teoria Politica” come “Socialismo Nazional-Imperiale Eurasiatista” (sintesi anti-moderna dei valori propri del fascismo rivoluzionario e originario, ossia “rosso” e proletario e del “marxismo di destra”, cioè incontaminato da ogni riferimento, puramente liberale e occidentale, al razionalismo, all’umanitarismo e al progressismo), infatti, presuppone l’istituzione di una democrazia e di una società organiche e cavalleresche in luogo dell’odierna “società aperta” che altro non è se non l’espressione più compiuta del vagabondaggio consumistico delle nuove moltitudini culturalmente narcotizzate e indifferenziate, fagocitate e centrifugate nell’alveo della anti-civiltà capitalistica americanocentrica, di mercato e di spettacolo. Discorso analogo vale per i destini dell’Italia, Paese inscindibilmente legato, piaccia o meno, alla Germania e alla Russia da riferimenti geopolitici, culturali e spirituali che affondano le proprie radici nei secoli aurei, argentei e più propriamente guerrieri, bellicosi, dell’Impero romano (incontro “romano-germanico”, Sacro Romano Impero, Mosca come “Terza Roma”).
Nel momento in cui la Germania ritroverà se stessa, ovvero la propria identità ideologica nazional-patriottica, rivoluzionario/conservatrice, tellurocratica e socialista, il dominio dispotico del cosmopolitismo liberale, mercantilista, talassocratico e iperborghese sull’Europa avrà fine poiché l’alleanza geopolitica russo-tedesca costituirebbe un blocco militare, economico e spirituale invincibile per qualsivoglia nemico ideologico esterno.
Essendo tu uno studioso critico della sovrastruttura liberal del capitalismo pienamente realizzato, come giudichi il ruolo della diffusione della pornografia di massa e cosa ne pensi della tesi sostenuta da Fabrizio Fratus e Paolo Cioni che la pornografia è funzionale al potere?
La pornografia è una forma di americanizzazione delle grammatiche esistenziali dei singoli e, pertanto, è ovvio che si pone in perfetta coincidenza e continuità con le logiche di sradicamento proprie della società di mercato. La pornografia è una sorta di branca mediatica della guerra che le élite libertarie e transgender contemporanee combattono contro il sesso. La pornografia, infatti, non ha alcunché di erotico e, anzi, riesce a separare decisamente la sessualità dall’eros. La pornografia riduce infatti il sesso a mero atto idraulico privo di ogni fascino, storia e racconto erotico in cui la sessualità trova, per definizione, compimento ed estasi. La sinistra si è battuta, in passato, per liberalizzare la pornografia proprio perché la diffusione di massa della pornografia è funzionale a implementare processi di incomunicabilità tra i sessi e di mercificazione del sesso.
Inoltre, l’esposizione massiva alla pornografia può provocare persino, negli utenti, problemi di disfunzione erettile e ciò è un dato di fatto rilevante poiché il sistema di potere occidentale dominante, per autoistituirsi, necessità di individui ignoranti, docili e impotenti al contempo. La pornografia di massa viene diffusa dall’industria globalista dell’entertainment con lo stesso obiettivo che gli yankee perseguivano nel momento in cui fiaccarono gli indiani introducendo l’alcol presso le tribù pellirossa, ovvero inficiare la capacità emotiva dei popoli di resistere, combattere e ribellarsi a un’invasione coloniale.
Io credo che i teenager che passano le loro giornate a scaricare fotografie di prostitute da Internet o a tentare di masturbarsi dinnanzi a video porno di bassissima qualità ed elevata volgarità compulsati su qualche sito ad hoc, meritino appieno di essere trattati, dai padroni di turno, come schiavi del regime di sfruttamento introdotto dalla precarizzazione integrale del lavoro, oggi ridotto a mera forza lavoro flessibile e intercambiabile. Chi è causa del suo mal… Infine, credo che la pornografia di massa sia un business estremamente lucroso per i suoi manager e, pertanto, già solo per questa ragione, si connoti come una sorta di ingranaggio del modo di produzione odierno.
La Redazione:
Nella prolifica opera di Paolo Borgognone, ci preme ricordare ai lettori:
“Il fallimento della sinistra radicale”, Zambon editore, 2013
“Capire la Russia”, Zambon editore, 2015
“Generazione Erasmus. I cortigiani della società del capitale e la guerra di classe del XXI
secolo”, Oaks Editrice, 201
Fonte: Il Talebano
Fonte articolo
Il nostro sito oggi ha il piacere di presentare un’intervista con Paolo Borgognone. Classe 1981, astigiano, Paolo Borgognone è un autore emergente e indipendente dell’area definita sovranista. Storico e saggista, è autore di numerosi libri e articoli di indubbio interesse comunitarista di cui consigliamo vivamente lo studio.
-Grazie caro Paolo di aver accettato questa intervista. Per il nostro sito, che è impegnato contro l’evoluzionismo scientifico e la correlata visione progressista e che ha come perno l’impegno di Fabrizio Fratus protagonista a livello internazionale dell’antievoluzionismo, i tuoi scritti sono molto interessanti. Vuoi per i nostri lettori presentare a grandi linee le coordinate del tuo pensiero e gli autori che ti hanno ispirato?
Grazie a voi per questa intervista. Io sono un pensatore autodidatta, non ho padroni né padrini e questa è stata, come si suol dire, la mia fortuna poiché ho potuto costruire, faticando non poco, un pensiero autonomo che mi caratterizza in quanto autore. Io mi definisco un pensatore con valori che si situano a destra (una destra tradizionale, spirituale, metapolitica e non-mercantile), idee politiche sovraniste, ovvero democratiche in senso forte, laddove democrazia significa potere costituente delle classi popolari, e idee economiche socialiste non marxiste, piuttosto di impronta marxiana.
Nel 1992-93, ovverosia quando ero appena un ragazzo che cominciava a interessarsi di politica, presi a simpatizzare apertamente per il Movimento Sociale Italiano, che interpretai, in maniera piuttosto superficiale a dire il vero, ma ero giustificato vista la giovane età e l’inesperienza, come partito tendenzialmente antiglobalista e critico nei confronti dell’american way of life all’epoca significativamente dominante e, più che oggi,
incontrastato a livello mediatico-culturale. Le mie simpatie nei confronti del MSI non erano in alcun modo riconducibili a una personale adesione ideologica al fascismo ma al fatto che considerai, in parte sbagliando, il Movimento Sociale Italiano come il partito più distante, nell’ambito del panorama politico italiano, dalla cultura di massa mainstream propria dell’american way of life e del cosmopolitismo liberal-borghese. Successivamente militai anche in Alleanza Nazionale e in quel contesto ebbi infelice conferma del fatto che la destra “di governo”, in Italia, si connotava come pressoché integralmente atlantista, opportunista, normalizzatrice e liberista almeno quanto la sinistra.
Così, nel gennaio 2008, abbandonai il mio impegno politico, peraltro saltuario e poco partecipato, nei ranghi di questa corrente specifica. In seguito, deluso e irritato dall’anticomunismo in assenza di comunismo veicolato ostensivamente dalla destra globalista e sistemica di Fini e “colonnelli” opportunisti, filosionisti e modaioli di complemento, frequentai per un certo periodo, altrettanto saltuariamente e senza entusiasmo a dire il vero, all’incirca dal 2009 al 2013, circoli territoriali di sinistra (pur da indipendente e senza iscrivermi ad alcun partito) e in quel contesto potei verificare con mano la stupidità, il pressapochismo, l’ignoranza e la vocazione perpetua al tradimento ideologico e politico da parte dei residui imbelli e frustrati, ma compromissori, ultrasistemici e forchettoni alla bisogna, del comunismo all’italiana.
Le caratteristiche disdicevoli che ho precedentemente elencato nel descrivere la sinistra, possono essere utilizzate allo stesso modo per etichettare buona parte della destra post-fascista italiana. La destra infatti tende a legittimare se stessa veicolando la narrativa dell’anticomunismo in assenza di comunismo così come la sinistra trova la sua ragion d’essere esclusivamente come partito dell’antifascismo ossessivo, ostentato, per certi versi isterico e, soprattutto, in assenza di fascismo. La narrativa dell’antifascismo in assenza di fascismo è, in effetti, un fattore di residua mobilitazione militante a sinistra ma, nei fatti, istupidisce e corrompe profondamente questa parte politica poiché, abbacinandola, non le consente di interpretare le dinamiche del tempo presente in maniera lucida sotto il profilo strettamente psico-politico. Io credo infatti che la sinistra mainstream sia, prima ancora che una vera e propria tendenza politico-culturale, una sorta di perversione utilitaristica iscritta nell’apparato neuronale profondo dei suoi militanti e simpatizzanti e, come tale, debba essere analizzata, combattuta ed eradicata.
Detto questo, vorrei sottolineare che, ieri come oggi, vi sono, a destra come a sinistra, nonostante la profonda corruzione politico-morale in chiave neoliberale che ha connotato, connota e connoterà questi assets mediatico-pubblicitari della segnaletica politica contemporanea, intellettuali, militanti e simpatizzanti che si caratterizzano come avversari tenaci e preparati dei processi di globalizzazione liberal-capitalistica e io nutro profondo rispetto, stima e ammirazione per costoro.
A partire dal 2014, infatti, una volta estraniatomi anche dalla “sinistra”, ho iniziato a strutturare un mio pensiero autonomo che attinge, sotto il piano politico, a ciò che di meglio la cultura facente riferimento alla destra conservatrice/rivoluzionaria e la cultura comunista, socialista e marxista eterodossa conservano nel loro bagaglio identitario, valorizzando i presupposti ideologici (personalmente non considero la parola ideologia una bestemmia) caratteristici delle categorie eterogenee e, per certi versi, tendenzialmente “astratte” di cui sopra. La mia formazione storico-filosofica è stata, in questo senso, molto influenzata dallo studio successivo delle opere di pensatori tra loro eterogenei dal punto di vista ideologico, quali Konstantin Leont’ev, Nikolaj Danilevskij, Dragos Kalajic, Aleksandr Zinov’ev, Aleksandr Dugin, Gennadij Zjuganov, Igor Safarevic, Alain de Benoist, Costanzo Preve, Carlo Terracciano, Claudio Mutti e Adriano Romualdi. Particolarmente significativa, nel mio percorso di ricerca filosofica, anche la lettura del classico di Oswald Spengler “Gli anni della decisione”, un volume imprescindibile, recentemente ripubblicato da Oaks Editrice. In questi autori ho cercato, e cerco ancora, il mio personalissimo “Santo Graal” storico-filosofico e ideologico, ovvero quel complesso di riferimenti identitari e ispirati ai nobili concetti di riscatto popolare e giustizia sociale che mi piace definire “bolscevismo nero”.
Il mio pensiero, infatti, si situa oggi, e i libri, articoli e saggi che ho scritto dal 2015 a questa parte, ossia da “Capire la Russia” in poi, lo dimostrano, all’intersezione tra la destra rivoluzionaria, aristocratica nelle forme e ribelle e popolare nei contenuti (Rivoluzione Conservatrice), e la sinistra socialista e di popolo, marxiana e idealista. I valori cui mi ispiro sono quelli mutuati dall’ordine e dai codici culturali simbolici tradizionali tipici della Cavalleria, ovvero onore, fedeltà, onestà e signorilità. Le idee cui faccio riferimento sono altresì ribelli e di critica onnicomprensiva al regime del capitalismo liberale e della società di mercato. Per quanto riguarda gli studiosi e i pensatori considerati, a torto o a ragione, di destra cui mi ispiro, includerei tutti gli analisti del fenomeno fascista declinato in accezione rivoluzionaria, “rossa” e proletaria, da Berto Ricci fino agli interpreti contemporanei della “Quarta Teoria Politica”.
Ho, in particolare, molta stima per intellettuali e pensatori genericamente percepiti come “di destra” quali, tra gli altri, Roberto Pecchioli, Maurizio Blondet, il defunto Dominique Venner, Rodolfo Sideri e Luca Leonello Rimbotti, di cui cito e colleziono le preziose opere. A sinistra, invece, ritengo fondamentale e inestinguibile la lezione di intellettuali e filosofi come Costanzo Preve, Giorgio Galli, Jean-Claude Michéa e la sua scuola di pensiero francese.
Ho anche molta stima nei confronti dell’opera di intellettuali e filosofi più propriamente marxisti come Domenico Losurdo e Stefano G. Azzarà.
Dal punto di vista più strettamente politico, invece, nella fase contingente, prendendo atto dei rapporti di forza esistenti nella società, auspico, in totale e palese assenza di una sinistra patriottica e di classe in grado di istituire un lavoro politico-culturale di impronta potenzialmente egemonica, la costituzione di un’alleanza “nero-verde”, nazional-sovranista, che abbia perlomeno il coraggio di portare alla luce le contraddizioni laceranti e insostenibili presenti nel perimetro della “società aperta”, ovvero all’interno dello spazio privato post-identitario, o “torre d’avorio” neosegregazionista, in cui si rinchiudono caparbiamente, nel nome della loro narrativa improntata a veicolare inesistenti presupposti di “superiorità morale”, i nuovi ceti medi globalizzati, metropolitani e cosmopoliti che costituiscono, ahimè, la parte politicamente attiva e dispotica dei Paesi cosiddetti occidentali.
Questa coalizione “nero-verde”, che considero futuribile dal punto di vista politico-programmatico ma possibile, credibile e praticabile sul terreno culturale e metapolitico, dovrebbe comprendere la Lega, i partiti fascisti che si considerano rivoluzionari (CasaPound, FN, MS-FT e altri) ma che, nel momento in cui perseguono e ostentano un isolamento rivendicato nei confronti di qualsiasi aggregazione potenzialmente più ampia rischiano di soccombere ai rischi del frazionismo suicida, del nostalgismo e dell’autoreferenzialità, i circoli territoriali metapolitici anti-sistemici di destra e di sinistra e quegli spezzoni, tuttora esistenti e meritori anche se numericamente minoritari, della sinistra di popolo e di classe (Partito Comunista di Marco Rizzo) che non si adeguano e rassegnano a recitare un ruolo subalterno nei riguardi del regime del politically correct ancora per molti aspetti dominante.
-Come ben saprai il Talebano è da anni impegnato nella elaborazione del pensiero comunitarista alternativo al pensiero unico, integrando la migliore tradizione culturale delle rivoluzioni nazionali, con la cultura identitarista, antiglobalista delle piccole patrie che, come sostengono alcuni studiosi come Marco Fraquelli, Matteo Luca Andriola, Antonio Rapisarda possono considerarsi espressione di un pensiero rivoluzionario conservatore dei nostri tempi. Tu che hai studiato a fondo le corrente politico-culturali e le dinamiche sociali della Russia postsovietica, possiamo considerare questa realtà una avanguardia di lotta al globalismo? Quali autori di questo affascinante mondo possono essere interessanti nell’elaborazione di un pensiero comunitarista?
La generazione “nero-verde” di cui sopra, vero e proprio auspicato contraltare antropologico, filosofico e identitario alla “Generazione Erasmus” (ovvero, i figliocci omologati e sbruffoncelli della società di mercato e delle sue dinamiche di riproduzione improntate al nichilismo permanente e attivo e allo sradicamento), dovrà essere il prologo necessario e indispensabile di una più complessa, colta e articolata alleanza “nero-rossa”, antiglobalista, su scala potenzialmente continentale. Questa nuova alleanza europea per la sovranità, i valori cavallereschi in ambito culturale, esistenziale e simbolico e il socialismo e la deglobalizzazione in ambito politico-economico potrà costituirsi soltanto con il contributo, determinante, delle idee e dei presupposti propri della “Quarta Teoria Politica” di Aleksandr Dugin.
La “Quarta Teoria Politica” è, infatti, semplificando al massimo, la rivoluzione/conservatrice declinata sotto il profilo russo, profondamente russo.
La Russia è infatti il Continente-Impero ancestrale, magico e iperboreo per antonomasia, e la sua storia lo dimostra. La Russia, insieme all’Italia e alla Germania, è il laboratorio politico d’Europa in prospettiva eurasiatica. I destini di Italia, Germania e Russia sono inscindibilmente legati e affondano le loro radici nel passato geopolitico e imperiale di queste nazioni complesse. I ceti liberal statunitensi hanno tutto l’interesse a manipolare l’ideologia dei tedeschi, subordinandoli a un senso di colpa atavico per il loro passato nazista e ancorandoli a una narrativa perbenista, mercantilista e cosmopolita funzionale a perpetuare la separazione geopolitica e culturale tra Germania e Russia. Eppure, la Russia e la Germania, ovvero Paesi a struttura nazionale rispettivamente “nazional-bolscevica” e “nazional-socialista” (intesa, però, in accezione più propriamente conservatrice/rivoluzionaria e non russofobica) sono Stati di tradizione imperiale forgiatisi nei secoli appositamente e strutturalmente per marciare fianco a fianco. Vorrei, a riguardo, consigliare, per chi volesse approfondire questi concetti, la lettura del libro di Arthur Moeller van den Bruck, “Tramonto dell’Occidente? Spengler contro Spengler” (Saggio Introduttivo di Stefano G. Azzarà, Oaks Editrice, 2017).
In questo volumetto denso e illuminante, Moeller van den Bruck (1876-1925), scrittore autenticamente nazionalrivoluzionario, ritiene infatti che «l’Europa possa e debba rinascere grazie a una nuova religione politica di carattere egemonico e modernista, capace di parlare ai “popoli giovani” dell’Est e di prefigurare un diverso assetto del globo che rilanci il primato europeo all’unione con il mondo asiatico». Già agli esordi del XX secolo, infatti, Moeller van den Bruck prefigurava «una soluzione euroasiatica alla crisi di un Occidente atlantico in piena decadenza». Questa soluzione eurasiatica alla decadenza dell’Occidente liberal-individualista e tecno-mercantile è, dal punto di vista ideologico, il ricorso collettivo al complesso di valori anti-borghesi e anti-progressisti propri della “Quarta Teoria Politica”.
La “Quarta Teoria Politica” come “Socialismo Nazional-Imperiale Eurasiatista” (sintesi anti-moderna dei valori propri del fascismo rivoluzionario e originario, ossia “rosso” e proletario e del “marxismo di destra”, cioè incontaminato da ogni riferimento, puramente liberale e occidentale, al razionalismo, all’umanitarismo e al progressismo), infatti, presuppone l’istituzione di una democrazia e di una società organiche e cavalleresche in luogo dell’odierna “società aperta” che altro non è se non l’espressione più compiuta del vagabondaggio consumistico delle nuove moltitudini culturalmente narcotizzate e indifferenziate, fagocitate e centrifugate nell’alveo della anti-civiltà capitalistica americanocentrica, di mercato e di spettacolo. Discorso analogo vale per i destini dell’Italia, Paese inscindibilmente legato, piaccia o meno, alla Germania e alla Russia da riferimenti geopolitici, culturali e spirituali che affondano le proprie radici nei secoli aurei, argentei e più propriamente guerrieri, bellicosi, dell’Impero romano (incontro “romano-germanico”, Sacro Romano Impero, Mosca come “Terza Roma”).
Nel momento in cui la Germania ritroverà se stessa, ovvero la propria identità ideologica nazional-patriottica, rivoluzionario/conservatrice, tellurocratica e socialista, il dominio dispotico del cosmopolitismo liberale, mercantilista, talassocratico e iperborghese sull’Europa avrà fine poiché l’alleanza geopolitica russo-tedesca costituirebbe un blocco militare, economico e spirituale invincibile per qualsivoglia nemico ideologico esterno.
Essendo tu uno studioso critico della sovrastruttura liberal del capitalismo pienamente realizzato, come giudichi il ruolo della diffusione della pornografia di massa e cosa ne pensi della tesi sostenuta da Fabrizio Fratus e Paolo Cioni che la pornografia è funzionale al potere?
La pornografia è una forma di americanizzazione delle grammatiche esistenziali dei singoli e, pertanto, è ovvio che si pone in perfetta coincidenza e continuità con le logiche di sradicamento proprie della società di mercato. La pornografia è una sorta di branca mediatica della guerra che le élite libertarie e transgender contemporanee combattono contro il sesso. La pornografia, infatti, non ha alcunché di erotico e, anzi, riesce a separare decisamente la sessualità dall’eros. La pornografia riduce infatti il sesso a mero atto idraulico privo di ogni fascino, storia e racconto erotico in cui la sessualità trova, per definizione, compimento ed estasi. La sinistra si è battuta, in passato, per liberalizzare la pornografia proprio perché la diffusione di massa della pornografia è funzionale a implementare processi di incomunicabilità tra i sessi e di mercificazione del sesso.
Inoltre, l’esposizione massiva alla pornografia può provocare persino, negli utenti, problemi di disfunzione erettile e ciò è un dato di fatto rilevante poiché il sistema di potere occidentale dominante, per autoistituirsi, necessità di individui ignoranti, docili e impotenti al contempo. La pornografia di massa viene diffusa dall’industria globalista dell’entertainment con lo stesso obiettivo che gli yankee perseguivano nel momento in cui fiaccarono gli indiani introducendo l’alcol presso le tribù pellirossa, ovvero inficiare la capacità emotiva dei popoli di resistere, combattere e ribellarsi a un’invasione coloniale.
Io credo che i teenager che passano le loro giornate a scaricare fotografie di prostitute da Internet o a tentare di masturbarsi dinnanzi a video porno di bassissima qualità ed elevata volgarità compulsati su qualche sito ad hoc, meritino appieno di essere trattati, dai padroni di turno, come schiavi del regime di sfruttamento introdotto dalla precarizzazione integrale del lavoro, oggi ridotto a mera forza lavoro flessibile e intercambiabile. Chi è causa del suo mal… Infine, credo che la pornografia di massa sia un business estremamente lucroso per i suoi manager e, pertanto, già solo per questa ragione, si connoti come una sorta di ingranaggio del modo di produzione odierno.
La Redazione:
Nella prolifica opera di Paolo Borgognone, ci preme ricordare ai lettori:
“Il fallimento della sinistra radicale”, Zambon editore, 2013
“Capire la Russia”, Zambon editore, 2015
“Generazione Erasmus. I cortigiani della società del capitale e la guerra di classe del XXI
secolo”, Oaks Editrice, 201
Fonte: Il Talebano
Fonte articolo
Digitate :"il Nemico Occulto video " terrible! Digitate :" tutti I presidenti Della Federal Reserve " l'unica a poter stampare I'll dollaro, tutti i presidenti rigorosamente ebrei ,Ecco questi 2 Video valgono una fortuna valgono un Peru' condividete e diffondete a tutti ,gli Ebrei sono cosi gonzi e gaffisti che con Internet si sono scavati LA fossa da soli prossimamente si cerchera di riempirgliela
RispondiEliminaDa notare in Russia , a proposito di pornografia , uso delle donne e del sesso come arma per sottomettere , inquinare e disarticolare la società, in una lotta millenaria che la società del serpente -giudaica patriarcale svolge contro le donne
RispondiEliminaIn Italia Alex Lesley, all’anagrafe Aleksandr Kirrilov, non dirà nulla. Ma in Russia sembra essere diventato una sorta di “celebrità del sesso” e si è pure candidato alle elezioni presidenziali. Seguendo ,Dan Bilzerian, Candyman e Tony Toutouni, specializzandosi nell' arte di sottomettere le donne ai propri voleri. A febbraio è stato preso mentre impartiva lezioni ai turisti russi in Thailandia , una sua donna per essere liberata ha affermato di avere prove dell'interferenza di Mosca nelle elezioni presidenziali americane del 2016. La loro apparizione in un tribunale nella località turistica di Pattaya è arrivata dopo essere stati tenuti in isolamento per settimane in un carcere per immigrati. Il leader del gruppo, Lesley, e la donna che rivendica l'elezione, Anastasia Vashukevich, e una mezza dozzina di altre persone sono state portate da Bangkok a Pattaya. Vashukevich, che usa il nome di Nastya Rybka ha attirato l'attenzione di tutto il mondo. Dice che Oleg Deripaska, un oligarca russo vicino al presidente Vladimir Putin, ha registrazioni audio di lui che danno prova di intromissione nelle elezioni Usa.
Lesley e Vashukevich hanno consegnato ad un amico all'ambasciata americana a Bangkok, una richiesta di asilo e dicendo che avevano informazioni importanti sulle elezioni negli Stati Uniti. Vashukevich ha affermato che "il governo russo sta cercando di farci imprigionare". "Perché stanno cercando di impedirci di rivelare agli americani le informazioni che abbiamo qui in Thailandia? Perché vogliono nasconderlo al mondo e ai giornalisti? "Ha detto. L'ambasciata russa non ha risposto alle richieste di commento. Vashukevich, che porta un passaporto dalla Bielorussia, è al centro di uno scandalo pubblico all'inizio di febbraio, quando il leader dell'opposizione russa Alexei Navalny ha pubblicato un'indagine sui social media suggerendo collegamenti corrotti tra il miliardario Deripaska e un alto funzionario del Cremlino, il vice primo ministro Sergei Prikhodko. Il report conteneva video dello yacht di Deripaska nel 2016, quando Vashukevich afferma di avere una relazione con lui e presumibilmente lo registrò parlando dell'interferenza russa nella politica statunitense.
Deripaska è stato collegato a Paul Manafort, l'ex direttore della campagna di Trump che è stato incriminato per accuse di riciclaggio di denaro nelle indagini del consigliere speciale Robert Mueller sull'ingerenza russa nelle elezioni presidenziali americane del 2016. "The Daily Star" il 18 aprile 2018. Alex Lesley vero nome Alexandr Kirillov, , 36 anni, sostiene di essere un "guru del sesso" e gestisce una "accademia" per le donne, insegnando loro come abbordare un uomo ricco e come manipolare i partner, afferma di avere una escort "addestrata" Nastya Rybka che ha filmato la sua "relazione" con l' oligarca Oleg Deripaska . Nel febbraio 2018 Deripaska ha vinto un procedimento giudiziario affermando che i video "invadono la sua privacy". Alex Lesley, 36 anni,matematico ,sostiene di aver avuto un ruolo negli eventi che hanno portato i giganti dei social media YouTube e Instagram a essere minacciati di un divieto a livello nazionale in Russia .Lesley afferma di aver detto a Miss Rybka di filmare i suoi incontri con l'oligarca Oleg Deripaska, che in seguito è finito su YouTube e Instagram. La sua "studentessa" Nastya Rybka si vantava di aver dormito con il magnate dei metalli Oleg Deripaska sul suo yacht, ma molto più politicamente esplosiva era la sua prova che il vice primo ministro Sergei Prikhodko era a bordo nello stesso momento.
Miss Rybka - il vero nome Anastasia Vashukevich - ha affermato che lei e altri modelli sono stati ingaggiati per trascorrere del tempo sullo yacht fuori dalla Norvegia due anni fa. Lesley incoraggia i suoi 'studenti' a filmare le loro conquiste 'in modo che possa consigliarle su dove stanno andando bene o male', come ha fatto Miss Rybka. Dopo che il video è apparso in una "inchiesta" sulle connessioni del Cremlino con Deripaska da parte di un politico dell'opposizione russa, hanno cercato di rimuoverli da Internet.
RispondiEliminaIn cambio della liberazione ha promesso di essere disposta a rivelare delle informazioni molto scottanti sui presunti collegamenti tra la Russia e la campagna elettorale di Trump del 2016. Rybka sostiene di sapere ‘molte cose’ e di essere in possesso di alcune prove contenute in documenti ‘audio e video’
La prostituta avrebbe infatti filmato l’oligarca russo Oleg Deripaska in compagnia del vice primo ministro Sergei Prikhodko sul suo yacht nel 2016.
Mentre era ancora sotto custodia, ha pubblicato un video su Instagram chiedendo a giornalisti e alle agenzie di intelligence statunitensi, in particolare alla Cia, di aiutarla. Promettendo in cambio molte informazioni che lei avrebbe in mano.
Poiché non è possibile per i provider di Internet bloccare pagine specifiche su Instagram e YouTube, le autorità russe hanno minacciato di vietare entrambi i giganti dei social media in Russia.
Il potenziale blocco di YouTube e Instagram sui video di un cittadino russo privato ha fattoil giro del mondo,uno straordinario successo per l'eccentrico Mr Lesley che ha paragonato allenando i suoi studenti nelle sue abilità sessuali ad addestrare i cani. "Usiamo i principi che sono alla base della formazione del cane', ha detto." Sostiene di essere direttore generale di un centro di ricerca scientifica presso il principale centro tecnologico della Russia, Skolkovo.
Le donne di Lesley si sono rese anche protagoniste di una manifestazione a sostegno di Weinstein, in mezzo alla strada , la scena è stata filmata nei pressi dell’ambasciata americana a Mosca, dove quattro donne si sono spogliate e hanno alzato cartelli con su scritto: ‘"Harvey mi eccita", "Giù le mani da Harvey" e "Amo Harvey". A loro si è unito un uomo. Secondo “Ren Tv” le capobanda sono Anastasia Davydova e Anastasia Vashukevich, già finite dietro le sbarre per una settimana perché la prima filmò la seconda mentre faceva sesso in pieno pomeriggio sul ponte sul fiume Volga. Si è poi scoperto che faceva parte di un una gara di seduzione indetto dal "sex guru" Alex Lesley, secondo cui le donne sono ‘schiave’.
Chi è il miliardario Oleg Deripaska ?
RispondiEliminaNel 2008, Deripaska è stato al centro di uno scandalo politico britannico, quando è emerso che l'allora Cancelliere dell'ombra George Osborne, Lord Peter Mandelson e l'erede delle banche Nat Rothschild poi al cancelliere ombra George Osborne e al fondatore di Tory Andrew Feldman ,avevano trascorso una serata sul suo yacht Queen K a Corfù in agosto . Oleg Deripaska, che si dice sia uno stretto alleato del presidente russo Vladimir Putin, è considerato uno degli uomini più ricchi della Russia. Nato nel 1968 nella città di Dzerzhinsk, circa 250 miglia a est di Mosca, Deripaska ha frequentato la Scuola di Fisica dell'Università Statale di Mosca prima di diplomarsi alla Scuola di Economia di Mosca presso l'Accademia di Economia di Plekhanov. Nel 2008, la rivista Forbes ha elencato Deripaska come l'uomo meno ricco del mondo, del valore di circa $ 28 miliardi.
Ma quando la crisi finanziaria ha colpito è quasi andato in bancarotta Nel 2016, Forbes ha classificato Deripaska come il 41esimo uomo più ricco della Russia. Un rapporto sostiene che 26 milioni di dollari sono stati trasferiti da Ogust Management Ltd - una società di proprietà di Deripaska - a Yiakora Ventures Ltd - entità collegate a Paul Manafort , presidente della campagna elettorale del presidente Donald Trump.Lord Mandelson, amico britannico, è anche un intimo amico di Deripaska, avendo nel 2005 famoso unirsi a lui in una "Banya" - una sauna tradizionale .
Mark
" Paese inscindibilmente legato, piaccia o meno, alla Germania e alla Russia da riferimenti geopolitici, culturali e spirituali "
RispondiEliminaSono anni che lo affermo, questa è la strada da seguire. Imprescindibilmente. Questi sono i paesi più ricchi di storia e sentimento. 3 paesi soggiogati di cui uno si sta liberando, il secondo la Germania non starà certo a guardare quando se ne presenterà (a breve) l'occasione. Il terzo l'Italia che ha un bagaglio storico culturale giuridico unico al mondo, la cui pecca e contemporaneamente vantaggio maggiore è l'essere di natura profondamente anarchica e disobbediente, prerogativa che ha nel DNA a causa della presenza del Vaticano e storicamente dell'estenuante storia di guerre infinite del passato. Mettere assieme le qualità di questi paesi è il viatico fondante del nuovo assetto socio economico necessario alla sopravvivenza prima e allo sviluppo spirituale di ognuno. Andando a depotenziare via via tutti i condizionamenti imposti, tutte le ideologie suicide e il dominio mentale della paura instillata come veleno dai nostri attuali dominatori.
jj
È oggettiva verità che gli zingari siano quasi sempre criminali senza scrupoli per loro stessa formazione antropologica. Questa è una realtà fastidiosa, ma innegabile.
RispondiEliminaProva a vivere in una metropoli come Roma, averli in classe fin da bambino, dove costoro picchiano e sputano addosso a chiunque; al parco divertimenti da ragazzino, dove minacciano e sottraggono i denari con i coltelli; vicino casa c'è il campo dove bruciano rifiuti tossici e tanto altro; nella metrò le squadre di borseggiatrici ed i bambini utilizzati per chiedere l'elemosina, spesso confusi dall'alcool per farli apparire ammalati così da fare maggiormente pena. Senza contare i furti in appartamento, soprattutto in periferia.
Gli zingari lo fanno comprendere: loro vivono così perché chiedono ed ottengono di vivere in quel modo. Gli zingari si reputano astuti, mentre noi "gagi" siamo definiti stupidi.
Noi cerchiamo di vivere onestamente, mentre loro sulle spalle dell'onestà.
Chi lavora è un coglione, chi ruba è furbo. Questa è la mentalità dello zingaro medio.
È una realtà oggettiva e innegabile che tra l'altro si ripete in qualunque città, anche estera, sempre.
Putin è un pupazzo!Banca centrale Russa=Rothschild=CONTROLLATO
RispondiEliminaAdmin Moon
Armin moon, certamente lo è stato, probabilmente lo hanno anche creato, come è accaduto per hitler, Mussolini, Berlusconi, Moro, Craxi, reza pahlevi, Giulio Cesare e molti dittatori africani dello scorso secolo. Ma come questi si è ribellato, tutti assassinati dalla stessa mano, ma si sa che i russi sono coriacei, temprati dal clima, dalle privazioni, dal giogo mongolo. A differenza di tutti l'orso russo è a capo di un paese che è stato una superpotenza militare, ne ha intravisto la distruzione militare economica e morale ed è Corso per tempo ai ripari riuscendo nell'intento, suffragato da correnti esoteriche sane dell'ortodossia e non. Collegate con parte del mondo occidentale contrario al nwo come si sta evolvendo. Le dinamiche con cui si realizza questo sono spesso inintelligibili per ovvie ragioni ai più. La vicinanza con il nemico è necessaria per il suo monitoraggio continuo, esattamente come accade in un combattimento corpo a corpo. Le logiche del potere non sono liquidabili con una frase a effetto. Putin con estrema intelligenza e lungimiranza si è messo di traverso sapendo che il tempo e le divisioni interne del nemico giocano a sui (e nostro) favore. Personalmente sono salito su quell''utobus e ci resteró finché sarà utile, anche perché sono legato ai 3 paesi dell'articolo per storia familiare plurisecolare.
RispondiEliminajj
Un popolo da prendere come esempio, capaci di far rivivere i propri antenati, un chiaro esempio di inconscio collettivo. Ci siamo allontanati da questo sentire !!!
RispondiEliminaMAGNIFICENZA al mero stato
https://youtu.be/mav2kkvakGY
Abraxas