Jung ha sempre parlato di dominanti dell’inconscio collettivo e di
immagini primordiali. Con questi termini Jung intendeva indicare motivi
tipici che si ripetono spesso nei miti, nelle leggende, nelle favole ma
anche, a livello personale, nei sogni, nelle fantasie e nelle visioni
(più tipiche dei deliri di soggetti gravemente ammalati).
Secondo Jung tutto ciò esprime un modo tipico e universale che governa
il comportamento degli essere umani in ogni tempo e luogo.
In seguito Jung, per esprimere quanto sopra cominciò ad usare il termine
archetipo (dal greco antico ὰρχέτυπος col significato di immagine:
tipos (“modello”, “marchio”, “esemplare”) e arché (“originale”); in
ambito filosofico, la forma preesistente e primitiva di un pensiero (ad
esempio l’idea platonica); in psicoanalisi da Jung ed altri autori, per
indicare le idee innate e predeterminate dell’inconscio umano.