di: Il Poliscriba
“Me ne infischio della ragione che mi da il cavadenti incaricato dell’estrazione della mia anima.
Vedo che non ho più il diritto di essere me stesso, ecco tutto”
(Maurice Bradéche)
Non abbiamo il diritto di essere
bianchi, perché siamo additati come suprematisti. Non abbiamo il diritto
di essere virili, perché siamo offesi con l’appellativo di maschilisti.
Se le nostre budella si contorcono davanti agli indegni spettacolini
improntati per farci accettare la pansessualità come un dato di fatto,
dobbiamo farcene una ragione, sono soltanto i sintomi nauseabondi della
nostra ri-educazione. Così come la nausea che ci assale a forza di
vedere i bimbi neri malati, i migranti stipati sui barconi, il degrado
delle nostre città prodotto dal mutliculturalismo, è l’effetto della
cura democratica postbellica e postcoloniale alla quale i sacerdoti
ecclesiastici e quelli officianti il culto indiscusso e indiscutibile
della correttezza politica e di pensiero, degli atti e delle intenzioni,
ci hanno sottoposto da oltre 70 anni.