di:Adriano Gaspani
La katana (刀) è la spada lunga giapponese. Anche se molti giapponesi usano questa parola per indicare genericamente una spada, il termine Katana si riferisce più specificamente ad una specifica spada a lama curva e a taglio singolo di lunghezza superiore ai 60 cm usata per secoli dai Samurai. Essa, nonostante permettesse efficacemente di colpire di stocco, veniva usata principalmente per colpire con dei fendenti, impugnata principalmente a due mani, sebbene il famoso samurai Musashi Miyamoto, nella sua celebre opera “Il Libro dei Cinque Anelli”, raccomandasse la tecnica di combattimento a due spade, una lunga (katana) e una corta (wakizashi), una per ciascuna mano, che presupponeva l'impugnatura singola.
La spada giapponese di qualsiasi tipo fosse veniva portata con il filo rivolto verso l'alto, in modo da poterla sguainare velocemente con abili movimenti, e che in nessun modo il filo della lama potesse danneggiarsi con il tempo sfregando contro l'interno del fodero. La produzione di spade in ferro inizia in Giappone alla fine del IV secolo.
Spada lunga giapponese katana
Inizialmente si tratta di spade diritte a imitazione delle lame cinesi
dalle quali i giapponesi appresero la tecnica della tempra
differenziata. In seguito, nel periodo Heian (782 1180) le spade
giapponesi assumono la classica forma ricurva, sono più lunghe della
katana propriamente detta e vengono usate spesso a cavallo e montate in
configurazione “Tachi” cioè con il filo della lama rivolto verso il
basso. Nel periodo Kamakura (1181 1330) la tecnologia produttiva
raggiunge livelli senza precedenti e si ebbe la comparsa delle celebri
"5 scuole" di maestri spadai, corrispondenti, sul territorio del
Giappone, ad altrettante zone geografiche di estrazione mineraria. Esse
furono a) la Scuola Yamashiro, (che si sviluppò nella regione in cui era
posta la città di Heian, l’attuale Kyoto. Questa scuola produsse
bellissime lame slanciate ed eleganti; b) la Scuola Yamato, che ebbe la
sua area di sviluppo nel territorio gerografico posto nei dintorni della
citta di Nara.
Questa scuola produsse lame simili alle Yamashiro ma più
spesse lungo la costola. Il grande Okasaki Masamune, il più famoso
fabbricante di spade di tutti i tempi apparteneva a questa scuola.
Abbiamo poi la Scuola Bizen, qui vennero prodotte il 70% di tutte le
spade del Giappone antico, sono riconoscibili da una serie di dettagli
tra cui la caratteristica curvatura (in linguaggio tecnico giapponese:
Sori) detta anche Bizen Sori. Si ebbe poi la Scuola Soshu,
caratterizzata da spade larghe, lunghe e pesanti. Ed infine la Scuola
Mino, (sviluppatasi nell’area geografica di Seki che produsse spade
simili a quelle della scuola precedente. La Katana come noi la
conosciamo inizia ad apparire intorno alla metà del periodo Muromachi
(1392- 1573) si tratta in essenza di una rivisitazione delle imponenti
spade da cavalleria usate nei secoli precedenti che vengono adattate ad
un utilizzo da fanteria. Sono lame più corte e con una curvatura meno
pronunciata, esse non vengono più montate in configurazione Tachi ma in
Uchikatana, con la lama rivolta verso l'alto per far sì che il filo non
si rovini a contatto col fodero.
Molte splendide lame antiche vengono accorciate (o suriage) e
trasformate in Katana. L'arma era portata di solito dai membri della
classe guerriera dei Samurai insieme al wakizashi, o spada corta. La
combinazione delle due spade era chiamata daisho (大小), e rappresentava
il potere o classe sociale e l'onore dei samurai, i guerrieri che
obbedivano al daimyō (feudatario). Più precisamente la combinazione
daishō era costituita fino al XVII secolo da tachi e tanto, e solo in
seguito da katana e wakizashi. Il periodo Momoyama (1573 -1599) è un
periodo di transizione e alla fine dello stesso il Giappone viene
unificato sotto il potere della dinastia degli Shogun Tokugawa che pone
fine alle guerre. Con la fine delle guerre finisce il periodo della spada antica (koto) e inizia il periodo
della spada nuova (shinto), la funzione della Katana cambia, essa
diviene più uno status symbol o un'arma da duello che uno strumento da
guerra vero e proprio. In questo periodo si ha quindi la scomparsa delle
cinque scuole e una fioritura di varianti stilistiche.
Foto d'epoca di Samurai
Ora le spade
vengono prodotte a partire da acciaio proveniente dagli stessi siti da
cui viene estratto ormai con metodi semi - industriali e spesso si
assiste ad una particolare attenzione al fornimento e alle decorazioni
più che alle qualità belliche dell'arma in se. Dal 1804 si assiste ad un
tentativo di ritornare alle tradizioni antiche. Alcuni spadai si
sforzano di riscoprire i segreti delle cinque scuole del tempo antico e
creano nuovamente spade di grande qualità anche se non pari ai
capolavori del passato. Questo periodo è detto "nuovo periodo della
nuova spada" o shinshinto (1804-1876). Nel 1876 l'editto dell’imperatore
Mitsuito (Meiji) che vieta di portare in pubblico le spade determina la
fine della produzione delle spade.
Qualsiasi spiegazione si voglia o possa avanzare riguardo la modalità della forgiatura della spada giapponese, nella qualsiasi delle sue tipologie è immediato accorgersi che queste sono e sono state le migliori spade mai forgiate al mondo, ad ogni latitudine e per qualsivoglia periodo storico si consideri.
Ora le uniche spade prodotte sono le gendaito (spade moderne) che sul
modello occidentale, armano gli ufficiali dell'esercito. Si tratta in
questo caso di spade di non grande valore, prodotte spesso con metodi
semi industriali e non paragonabili alle Katane dei periodi
precedenti. Dopo la seconda guerra mondiale, la produzione di Katane
tradizionali giapponesi è stata regolamentata e i moderni artigiani si
sforzano nuovamente di produrre spade di grande valore seguendo e
riscoprendo le antiche tradizioni.
Queste spade sono le shinsakuto
(spade contemporanee), sono molto costose e hanno come mercato gli
estimatori e i collezionisti. Negli ultimi anni la tecnologia
dell'acciaio ha raggiunto tali livelli da consentire, in linea teorica,
di costruire Katane migliori di quelle dei grandi forgiatori del
passato. I nuovi acciai e le nuove metodologie di tempra (tempra
bainitica/martensitica, acciaio amorfo, etc.) consentono, sempre in
linea teorica, di costruire lame che combinino una durezza e una
resilienza mai vista prima d'ora.
Questi tentativi vengono visti da
alcuni con entusiasmo e da altri come una deprecabile rottura delle
tradizioni. Va comunque detto che, al momento, anche i migliori
tentativi non consentono di eguagliare i capolavori del passato che sono
spesso un accurato mix di geometria, trattamento termico e di molti
altri fattori, non ultimi le credenze mistiche religiose e simboliche
dei maestri spadai intorno alle proprietà soprannaturali di queste
spade.
Ed è proprio in questo campo che l’Astronomia giocò il suo importante ruolo. Dobbiamo ricordare che i primi forgiatori di spada
giapponesi erano monaci buddhisti Tendai o monaci di montagna guerrieri
chiamati Yamabushi. Avevano conoscenza vastissime per la loro epoca e
il luogo in cui vivevano: erano alchimisti, poeti, letterati,
conoscitori dei fenomeni celesti, invincibili combattenti e forgiatori
di lama.
Per loro la costruzione di una lama costituiva una vera e
propria pratica ascetica. Erano talmente temuti che talvolta venivano
considerati fantasmi e nessuno osava disturbarli.
Yamabushi
In Giappone sono state prodotte la migliore spade al mondo anche perché
il suolo giapponese è stato favorito geologicamente dei migliori
ingredienti per ottenere questo risultato. Mentre in occidente si
costruivano spade con il ferro, minerale di ferro, qui già si facevano
katane in acciaio, acciaio ottenuto da sabbia ferrosa portata a
carburazione e lavorata a dovere, sabbia che era ricavata dal letto dei
fiumi, che guada caso, erano divinità, che portavano quasi nella mani
dei forgiatori elementi estratti e potati a valle mediante erosione
delle montagne, acciaio che è migliore anche del famoso acciaio di
Damasco. La katana veniva forgiata alternando strati di ferro acciaioso,
con percentuali variabili di carbonio. L'alternanza di strati le
conferiva la massima resistenza e flessibilità. Si partiva da un
blocchetto di acciaio (tamahagane, 玉鋼) che veniva riscaldato e lavorato
mediante piegatura e martellatura.
Le piegature successive producevano un numero di strati molto elevato:
poiché ad ogni piegatura il numero degli strati veniva raddoppiato, con
la prima piegatura da 2 strati se ne ottenevano 4, con la seconda 8 e
così via. Alla fine della lavorazione, dopo 15 ripiegature, si arrivava a
32768. Successivamente veniva definita la forma generale della lama: la
lunghezza, la curvatura, la forma della punta (kissaki, 切っ先). Il filo
veniva indurito mediante riscaldamento e successivo raffreddamento in
acqua (tempra). Questa fase doveva durare 1 mese sinodico lunare e
l’inizio della forgiatura doveva iniziare al novilunio.
La lama veniva
poi sottoposta ad un lungo procedimento di politura eseguito con pietre
abrasive di grana sempre più fine. Anche questa fase andava iniziata al
novilunio e conclusa al novilunio successivo.
L'ultima finitura era
eseguita manualmente sfregando la lama particolari barrette di acciaio
durissimo. Tutto il procedimento veniva effettuato in modo da esaltare
il più possibile le caratteristiche estetiche della lama, che comunque
secondo le credenze religiose racchiudeva un kami, cioè una divinità del
nutrito pantheon scintoista giapponese. Il procedimento costruttivo
tradizionale veniva tramandata di generazione in generazione, dal Mastro
forgiatore all'Allievo forgiatore. Vediamo ora cosa doveva essere fatto
per produrre una spada. La tecnica di forgiatura prevedeva generalmente
almeno sei distinte fasi. La prima era la preparazione dei materiali
per la fusione: una grande quantità di carbone di pino ed una grande
quantità di sabbia ferrosa estratta dal letto dei fiumi, poi avveniva la
riduzione del minerale per estrarre il ferro acciaioso.
I vari strati che formano l'acciaio della katana
Questo avveniva in una particolare fornace detta tatara costruita prima
dell’accensione che durava 70 ore ininterrotte e distrutta alla fine del
processo per ricavare il blocco di ferro acciaioso. L’accensione della
fornace tatara poteva avvenire solo ogni 9 anni in accordo con la
posizione dei nodi dell’orbita lunare sulla sfera celeste. Per le
antiche credenze giapponesi i nodi dell’orbita lunare sono due divinità
(kami) piuttosto malevole, praticamente due demoni: il nodo ascendente
era detto Ragosho (ma anche Rahoyo, oppure Ragosei); il nodo discendente
era noto come Keitoyo (ma anche Keitosho oppure Keitosei).
Per effetto
della retrogradazione dei nodi lunari i due kami camminano lungo
l’eclittica compiendo un giro completo in 18,61 anni solari tropici. La
fornace tatara poteva essere accesa solamente quando i due kami si
trovavano nella casa lunare contenente il punto equinoziale primaverile e
dalla parte opposta in quella contenente il punto equinoziale
autunnale, in altre parole Ragosho e Keitosho dovevano essere posti in
corrispondenza dell’intersezione tra l’eclittica e l’equatore celeste.
La sfera celeste per i giapponesi era divisa in 28 spicchi di diversa
ampiezza, ciascuno detto “casa lunare” e definito dalle stelle e dalle
costellazioni, secondo il planisfero giapponese, contenute in quel
determinato settore. Ciascuna “casa lunare” corrispondeva ad un kami
residente che ne aveva la giurisdizione, quindi quando la Luna (che
anch’essa aveva un kami) vi si posizionava avveniva un’interazione, con
effetti non sempre positivi, tra i due kami. Quindi quando Ragosho e
Keitosho si muovevano da una casa lunare all’altra interagivano con il
kami residente producendo effetti generalmente non positivi a causa
della natura tendenzialmente maligna dei kami dei nodi lunari. Per una
buona riuscita della riduzione della sabbia ferrosa (che anche essa
aveva il suo kami…) nella fornace tatara era necessaria l’interazione
tra Ragosho e Keitosho con il kami della sedicesima casa lunare e con
quello di quella opposta. Tutto questo complicato aspetto mistico può
essere astronomicamente riassunto con: “la fornace tatar veniva accesa
solo negli anni dei lunistizi”. La posizione di Ragosho e Keitosho
poteva essere identificata in cielo mediante la semplice osservazione
della casa lunare in cui avvenivano le eclissi di Luna le quali per
avvenire richiedevano che il kami del Sole e il kami della Luna si
trovassero rispettivamente nella stessa casa lunare di Ragosho e
Keitosho.
Se il Sole e la Luna e uno dei due, Ragosho oppure Keitosho, si
trovavano tutti insieme nella stessa casa lunare allora avveniva
l’eclisse di Sole. Lasciamo per un attimo il complicato simbolismo
astronomico e torniamo alla forgiatura delle spade. Dopo la distruzione
della fornace tatara si raccoglievano due pezzi d'acciaio di fusione di
differente contenuto di carbonio, riconoscibili dal loro differente
colore, per un totale di alcune tonnellate di metallo che dovevano
servire per forgiare spade (di alto livello) per i successivi nove anni.
I blocchi di acciaio grezzo venivano spaccati in blocchi di circa 10 kg
ciascuno e trasformati per riscaldamento e martellatura in panetti di
forma approssimativamente cubica che venivano sezionati a metà e di
nuovo martellati in forma nuovamente cubica: questo processo veniva
ripetuto da 4 ad 8 volte e serviva per eliminare le impurità di zolfo e
fosforo (questo lo sappiamo noi adesso, ma per i maestri spadai era una
procedura rituale con risvolti di natura mistica). Ora il panetto
d’acciaio è teoricamente pronto per essere forgiato in una lama di
spada. A questo punto, nel giorno del novilunio, il maestro spadaio
eseguiva si lavava accuratamente (per purificarsi), indossava la bianca
veste del monaco scintoista o buddista (e da quel momento egli era un
religioso a tutti gli effetti), chiudeva la porta dell’officina
legandola con una particolare corda di paglia intrecciata secondo
strettissimi canoni sacri, per non far entrare gli spiriti maligni che
sarebbero andati ad insediarsi nell’acciaio provocando la forgiatura di
una spada difettosa che in fase di tempra si sarebbe fessurata, cosa che
avveniva nel 50% delle spade, a causa delle residue impurità di fosforo
e zolfo. Iniziava quindi la
forgiatura che si sarebbe protratta per un mese lunare durante il quale
il maestro spadaio, ed eventualmente il suo assistente preferito,
vivevano giorno e notte nell’officina.
Durante questo mese sinodico lunare il parallelepipedo d'acciaio veniva
sottoposto a forgiatura, portandolo al calor rosso e battendolo,
piegandolo e ribattendolo fino a quindici volte, fino ad ottenere una
stratificazione dell'acciaio. Questa tecnica ricorda un procedimento
medievale con cui si produce un tipo di acciaio chiamato (in Europa)
damasco (infatti i primi ad aver fatto spade con acciaio stratificato
sono stati gli arabi nel Medioevo, tecnica peraltro appresa dall’India
in cui era in già uso da secoli). Questa stratificazione è necessaria
per rendere la lama flessibile ma nel contempo molto dura, addirittura
così dura da non intaccarsi nemmeno con fendenti di lama su corazza o su
altra spada. L'estrema durezza permette inoltre di affilare un filo
molto fine e quindi molto tagliente senza renderlo troppo fragile. Poi
comunemente per ottenere la forma finale della spada, si uniscono almeno
due tipi d'acciaio uno dolce e uno duro, formando un'anima interna
(acciaio dolce), un filo e un dorso esterni (acciaio duro). In realtà
esistono vari tipi di procedimenti in questa fase e molto dipende
dall'abilità dell'artigiano nella buona riuscita dell'opera.
Il grande Masamune, attivo nel XIV secolo, combinava 5 tipi di acciaio
di diverso contenuto di carbonio in ogni singola spada. A questo punto
si deve affrontare la delicatissima fase della tempra e dopo che tutta
la lama viene cosparsa di particolari tipi di misture di argille e
polvere di carbone con peculiari proprietà di refrattarietà al calore, e
con differenti spessori lungo la lama (grosso spessore sul dorso e solo
qualche millimetro sul tagliente), questa viene portata al calor rosso,
poi viene immersa in acqua tiepida circa a 37° Celsius
Questa tempra differenziata permette di ottenere un dorso più flessibile
ed un filo più duro. In questa fase la differente contrazione degli
acciai può portare alla frattura della lama e quindi alla necessità di
ricominciare tutto da capo.
Lama di una famosissima spada forgiata da Muramasa Sengu l'abilissimo maestro spadaio vissuto nel XVI secolo.Le sue lame erano ritenute demoniache e una volta sguainate non potevao rientarre nel fodero se non bagnate di sangue.
Intanto la Luna ha gradualmente percorso tutte le case lunari
dell’eclittica e ogni giorno l’interazione tra il kami della Luna e
quello residente in ciascuna casa lunare condiziona il progresso del
lavoro del maestro spadaio il quale, secondo la tradizione, racchiudeva
parte della sua anima nella sua creazione. Ora abbiamo la fase finale è
di competenza del togishi , persona diversa dal forgiatore, il quale
esegue il togi cioè la politura e la lucidatura usando tutta una serie
di pietre abrasive. Questa pratica, che inizia nuovamente al novilunio e
dura un intero mese lunare sinodico, conferisce una grande bellezza ed
eleganza alla lama che prima era grezza e ne conferisce l'affilatura.
La spada veniva dotata anche di mekugi ana un piccolo foro nel corpo
(nakago, 中子) della spada, nel quale si fissa un piccolo piolo di bambù,
chiamato caviglia (mekugi, 目釘) che fissa il corpo della spada
all'impugnatura in legno. Il codolo (nakago), cioè la parte terminale,
veniva rifinito con colpi di lima disposti in varie forme a seconda
delle scuole e delle epoche.
Il particolare tipo di tempra
"differenziata", tra dorso e filo, produce una linea di colore
leggermente diverso sul tagliente, detta hamon (刃文). La forma dello
hamon costituisce un segno identificativo, per un occhio esperto,
dell'epoca della lama e dell'autore costruttore (Tōshō, 刀匠). Ecco alcuni
tipi di hamon, dei quali alcuni chiamati con nomi fantasiosi:
- Komidare (小乱れ), dritta frastagliata piccola, tipica dell'era Heian (987-1183)
- Suguha (直ぐ刃), dritta, tipica dell'era Kamakura (1184-1231).
- Notareha, finemente ondulata, Era delle Dinastie Nordiche e Meridionali (1334-1393).
- Hitatsura, pieno, era delle Dinastie Nordiche e Meridionali (1334 -1393).
- Midareha (乱れ刃), non dritta, era del Periodo di Mezzo Muromachi (dopo il 1467).
- Gunomeha, ondulata largheggiante come le nuvole, Periodo di Koto (circa 1550).
- Kikusuiha (菊水葉), a fiori di crisantemo che galleggiano sull'acqua. Primo Periodo dell'Era di Edo (1600).
- Sambon -sugi ha, raffigurante gruppi di tre abeti, ove il centrale è più alto degli altri due, periodo Edo (1688-1704).
- Toran- ha, ondulato come le onde dell'oceano su cui sorgono il Sole o la Luna, Periodo Finale di Edo (1822).
La parte di hamon visibile sulla punta
della lama (kissaki) si chiama bōshi ( 母子, letteralmente:. pollice). Vi
sono più tipi di bōshi:
- Kaen (火炎) boshi, a forma di fiamma, Era Hogen (1156 -1159).
- Jizo boshi, a forma di testa di prete, Era Hogen (1156- 1159).
- Kaeri tsuyoshi boshi, solo sul dorso della punta, rivoltato, Primo Periodo Kamakura (1170 -1180).
- Ichimai boshi, area della punta interamente temprata, Periodo Kamakura (1170 -1180)
- Yaki zumete boshi, attorno al filo della punta, che termina sul dorso senza Kaeri, Periodo Meiji (1868-1912).
- Mru boshi, a forma di gruppo di persone.
- Midare boshi area temprata irregolarmente, Era Hogen (1156 -1159).
Qualsiasi spiegazione si voglia o possa avanzare riguardo la modalità della forgiatura della spada giapponese, nella qualsiasi delle sue tipologie è immediato accorgersi che queste sono e sono state le migliori spade mai forgiate al mondo, ad ogni latitudine e per qualsivoglia periodo storico si consideri.
Ingrandire l'immagine
hamon della katana
Di fatto oltre ad essere armi, esse sono soprattutto opere d’arte,
forgiate applicando svariate tecniche, diverse per le varie scuole a cui
apparteneva il maestro spadaio, e caratterizzate da una qualità che non
è mai stata eguagliata, in nessuna parte del mondo.
D’altra parte
forgiare era un rito religioso e spesso il forgiatore era coadiuvato da
un particolare kami che rimaneva con lui chiuso nell’officina.
Ricordiamo la leggenda del maestro spadaio Sanjo Munechkika che forgiava
le sue spade insieme al kami della Volpe (kami piuttosto pericoloso per
la tradizione giapponese e rischioso averci a che fare) inviatogli in
aiuto dal dio Inari. Dotate di caratteristiche chimico-fisiche che
richiederebbero, per essere descritte a dovere e con precisione, di
sezionarle e analizzarle al microscopio elettronico onde conoscere la
stratigrafia degli acciai con cui sono state composte. Questo è stato
fatto nei laboratori di svariati istituti di ricerca specializzati, in
varie parti del mondo perché, di fatto, le katane giapponesi sono
costituite da un’opportuna combinazione di diversi tipi di acciaio con
caratteristiche morfologiche, meccaniche molto diverse tra loro, ma
complementari tanto da costituire una singola lama che anche nelle
condizioni d’uso più estreme non si piega e non si spezza. Partiamo da
un presupposto: la katana ed il wakizashi (spada lunga circa la metà
della prima) a volte sostituito dal tantô (il pugnale che spesso
preservava l’onore del samurai che lo utilizzava per compiere seppuku)
erano dotazione di norma per ogni samurai; questa combinazione, detta
daisho (lunga -corta, intendendo la lama), facevano parte integrante
della personalità del samurai dandogli un’anima; anzi, queste armi erano
dotate esse, come ogni altra cosa in natura, secondo la credenza
shintoista, di un kami (essenza divina) e nello specifico il kami della volpe, che sovraintendeva alla forgiatura della spada.
I primi cenni sulle straordinarie lame giapponesi li ritroviamo in un
promemoria di viaggio redatto da Francesco Carletti (1573-1636), un
mercante fiorentino che girava il mondo mediante passaggi dalle varie
navi che incontrava nel suo peregrinare.
In Giappone vi arrivò con dei
mercanti olandesi, gli unici che all’epoca erano autorizzati a
commerciare con “Cipango” (il vecchio nome occidentale del paese del Sol
Levante), e per di più relegati prima nell’isola di Tanegashima, dove
per la prima volta approdarono nel 1543, poi nella sola baia di
Nagasaki.
Secondo la credenza shintô la forgia delle spade, così come la
costruzione dei templi, doveva avvenire in luoghi orientati verso nord,
secondo la direzione dell’asse terrestre. Non era solo la direzione
settentrionale verso cui il forgiatore si rivolgeva ad influenzare la
costruzione e il destino di una spada, ma venivano considerati anche il
periodo del mese, la casa lunare di nascita della spada, il periodo
dell’anno, il kami che sovraintendeva e la risultante delle varie
alleanze tra le corrispondenze dei vari elementi. La nascita di una
spada di rango, secondo le credenze, era condizionata da tutta una serie
di divinità che interagivano tra loro, in particolare i 9 luminari i
quali erano: il Sole, la Luna, i cinque pianeti visibili ad occhio nudo e
i due nodi lunari di cui abbiamo già parlato.
Ciascuno dei 9 luminari si muove sull’eclittica ciascuno con la sua
particolare velocità angolare e quindi capita periodicamente che due o
più di loro possano trovarsi nella medesima casa lunare.
Astronomicamente si tratta di “congiunzioni”, simbolicamente si tratta
di “alleanze”. Quando avviene un’alleanza tra due astri, ad esempio due
pianeti, i loro kami interagiscono tra di loro condizionando le umane
attività.
Alla fine si tratta di sistema astrologico molto particolare
completamene diverso da quello occidentale che affonda le sue radici
nell’antica astronomia indiana, in particolare in quella vedica.
Prendiamo in esame i cinque pianeti visibili ad occhio nudo: Mercurio,
Venere, Marte, Giove e Saturno. Mercurio, noto con il nome di Suiyo,
corrispondeva al kami che presiedeva all’acqua (mizu), Venere, in giapponese Kinyo, presiedeva al metallo (kane), Marte, noto come Kayo, presiedeva al fuoco (hi), Giove, denominato Mokuyo, condizionava il legno (ki), Saturno, detto Doyo, presiedeva la terra (tsuki).
E’ facile osservare che tutti gli elementi naturali con corrispondenza
planetaria entravano nella procedura di forgia della spada. La sabbia
ferrosa da cui si iniziava la lavorazione era simbolicamente connessa a
Saturno (Doyo), la fornace tatara (oltre che condizionata da Ragoyo e Keitoyo cioè i nodi lunari) era simbolicamente collegata a Giove (Mokuyo) e a Marte (Kayo) in quanto bruciava il legno attraverso il fuoco per fondere la sabbia ferrosa producendo il metallo che era pertinenza di Kinyo,
cioè Venere. Il processo di forgia avveniva sotto gli auspici di Marte e
Venere, fuoco e metallo, mentre il successo dell’operazione di tempra
dipendeva da Marte (fuoco), Saturno (terra, poiché la lama da temprare
era ricoperta d’argilla che a sua volta è terra+acqua) e Mercurio
(acqua).
Si comprende chiaramente come il povero fabbro altro non fosse
che un operatore manuale in balia di 9 divinità più quelle che
presiedevano le case lunari in cui i 9 luminari si trovavano più il Kami della Volpe che rappresentava il dio Inari, il kami del
riso che assicurava la sopravvivenza del genere umano. Ecco perché
forgiare una spada era un rito sacro, lo spadaio un sacerdote e l’inizio
dell’operazione di forgia doveva avvenire al novilunio, cioè quando Nichiyo (il Sole) e Gatsuyo
(la Luna) erano in alleanza nella stessa casa lunare.
Ma quale
novilunio andava scelto per iniziare la forgia di una spada di rango? La
risposta la fornivano i cinque pianeti con la loro posizione nel cielo.
Le date di congiunzione (alleanza) di più pianeti stabilivano le date
maggiormente favorevoli. A questo proposito è emblematica la vicenda
nota come Kiku Ichimonji.
Siamo nell’anno 1198, l’imperatore in carica è Go-Toba, l’ottantaduesimo
della lista degli imperatori del Giappone (tenno) figlio
dell’imperatore Takakura. Ricordiamo che l’imperatore giapponese è lui
stesso una divinità; a livello politico conta pochissimo poiché il
governo del paese è in mano allo shogun. Lui si occupa di religione e
non dello stato.
In quell’anno gli astronomi di corte (tenmongata) gli
comunicano che di li a 10 anni i nove luminari riuniranno le loro forze
celesti. Il Tenno decide di abdicare in favore del figlio Tsuchimikado,
per dedicarsi ad altro. In quel decennio provvede a rintracciare i
tredici migliori fabbri forgiatori di spade presenti nelle provincie
dell’impero, anzi non 13, ma 12+1, noti come Ichimonji ShoGen Goban Kaji.
Essi sono.
1) Norimune proveniente dalla provincia di Bizen Fukuoka, 2)
Sadatsugu da Bitchu Ko -Aoe, 3) Nobufusa da Bizen Fukuoka, 4) Kuniyasu
da Yamashiro Awataguchi, 5) Tnunetsugu da Bitchu Ko -Aoe, 6) Kunitomo
operante nella provincia di Yamashiro Awataguchi, 7) Muneyoshi da Bizen
Fukuoka, 8) Tsuguiye da Bitchu Ko Aoe, 9) Sukemune da Bizen Fukuoka,
10) Yukikuni anch’esso da Bizen Fukuoka, 11) Sukenari da Bizen Fukuoka,
12) Sukenobu da Bizen Fukuoka e il 13simo: Uruzuki da Yamashiro
Awataguchi Hisakuni.
Il 1206 fu un anno di lunistizi estremi quindi
Ragoyo e Keitoyo (i nodi lunari) erano posti sulla sfera celeste nelle
case lunari giuste per l’accensione della fornace tatara e la produzione
degli acciai di partenza per la forgia delle spade. Il 1208 è l’anno
fatidico: un anno con 13 noviluni secondo il calendario lunare Hsuan
Ming, di origine cinese, in vigore dall’anno 862 d.C. Go -Toba incarica i
13 Kaji (forgiatori) di forgiare una spada a turno durante
ciascuno dei 12 mesi ordinari del calendario lunare più il mese
intercalare inserito dopo i primi sei e prima dei secondi sei.
Nel 1208 i
noviluni caddero il 21 Novembre 1207, il 20 Dicembre 1207, il 19
Gennaio 1208, poi il 17 Febbraio, il 18 Marzo, il 16 Aprile, il 16
Maggio, il 15 Giugno, il 14 Luglio, il 13 Agosto, il 11 Settembre, il 11
Ottobre e il 10 Novembre 1208 del calendario giuliano. Il mese
intercalare fu inserito tra il 16 Maggio e il 15 Giugno 1208. L’elenco
dei Kaji riportato in precedenza è nello stesso ordine
dell’assegnazione dei mesi lunari a ciascun forgiatore salvo che per il
mese intercalare fu incaricato Uruzuki.
Durante il 1208 si ebbero
numerose alleanze tra i luminari planetari: i pianeti danzarono sulla
sfera celeste muovendosi di moto diretto e retrogrado producendo
numerose congiunzioni reciproche. Era l’anno ideale per la forgiatura
delle spade e alla corte imperiale ne vennero forgiate 13 di livello
altissimo, alcune delle quali ancora sopravvivono nei musei e nelle
collezioni private.
di:Adriano Gaspani
Documentario sulla realizzazione di una katana in modo tradizionale
post interessantissimo..
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