di: Riccardo Percivaldi
Perciò bisognava provocare Hitler fino al punto che questi, per fermare il massacro dei suoi connazionali, fosse obbligato a trasformarsi in aggressore e a quel punto la propaganda di guerra britannica, capovolgendo i fatti, avrebbe fatto sembrare gli attacchi tedeschi come dei bombardamenti indiscriminati mentre quelli inglesi come delle giuste ritorsioni, innescando una spirale di violenza che avrebbe dato il pretesto a Churchill di mettere a ferro e fuoco l’Europa.
Un documento ufficiale della RAF suggeriva:
«Se la Royal Air Force assalisse la Ruhr, distruggendo gli impianti petroliferi con le sue bombe più precise e le proprietà cittadine con quelle cadute fuori bersaglio, la richiesta di rappresaglie contro l’Inghilterra potrebbe rivelarsi troppo forte per la resistenza dei generali tedeschi. In realtà, lo stesso Hitler probabilmente guiderebbe la rivolta».
J. M. Spaight, primo Assistente Segretario al Ministero dell’Aeronautica durante la guerra, ammise nel suo libro del 1944 Bombing Vindicated che:
“Poiché eravamo dubbiosi sull’effetto psicologico della distorsione della verità, che eravamo noi ad aver iniziato l’offensiva dei bombardamenti strategici, rifuggimmo dal dare alla nostra grande decisione dell’11 Maggio 1940 la pubblicità che meritava. Questo fu sicuramente un errore. Perché era stata una splendida decisione». [1]
Sin dall’inizio della guerra la Luftwaffe si era astenuta da qualunque attacco sull’Inghilterra, ma il 10 maggio 1940, appena divenuto Primo Ministro, Churchill ordinò di dare inizio ai bombardamenti aerei, chiarendo l’8 luglio: «Una cosa ci permetterà di ricacciare e piegare il nemico: una guerra aerea illimitata che distruggerà tutto». La distruzione dell’Europa era un chiodo fisso nella mente del Primo Ministro, che già nel dal 1936 aveva dichiarato arrogantemente al generale americano Wood: «La Germania sta diventando troppo forte, deve essere distrutta!»
Lo storico F. Veale afferma che il raid dell’11 maggio «sebbene in
sé stesso poco importante, fu un evento epocale, poiché fu la prima
rottura deliberata della legge fondamentale della guerra civilizzata
secondo cui le ostilità devono essere condotte solo contro le forze
armate del nemico». Infatti «l’esclusione dei non combattenti
dalla sfera delle ostilità è la distinzione fondamentale tra la guerra
civilizzata e quella barbarica».
Ma Churchill, che non si faceva condizionare da simili scrupoli, il 16
luglio incitò apertamente al massacro sbraitando come un animale: «e ora mettete a fuoco l’Europa!»
La ritorsione tedesca tuttavia non arrivava. Anzi Hitler, dopo aver
rifiutato sdegnosamente il consiglio di Raeder, Jodl e Jeschonnek di
ordinare il bombardamento a tappeto di Londra, continuava a offrire
all’Inghilterra la pace.[2] Il 20 luglio 1940 l’ambasciatore inglese a
Washington chiese all’ambasciatore tedesco, di sua iniziativa ed in modo
informale, quali fossero le condizioni della Germania.
L’offerta era la seguente: «La Germania ritirerà le sue truppe dalla
Francia, dall’Olanda, dal Belgio, dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia.
Chiedo all’Inghilterra solo di avere carta bianca sui paesi dell’Est e,
naturalmente, l’annessione delle antiche regioni tedesche».
Condizioni molto modeste, che qualsiasi statista in buona fede avrebbe accettato. [3]
Ma Churchill, che agiva per conto dell’alta finanza internazionale (nel
’29 era stato salvato dalla bancarotta dal banchiere Bernard Baruch), i
cui interessi capitalistici poco si accordavano con le politiche
autarchiche e socialiste della nuova Germania – tese ad anteporre
l’interesse del popolo su quello dei monopoli privati – dopo esserne
venuto a conoscenza, ordinò immediatamente una serie di attacchi
terroristici contro Berlino. Questo era l’unico modo per scongiurare il
pericolo di una pace duratura sul continente, che avrebbe segnato il
definitivo affrancamento dell’intera Europa dalla criminalità
organizzata di Londra e Wall Street. [4]
Infatti Churchill, nel suo discorso alla Guildhall nel luglio 1943, confesserà:
«Siamo entrati in guerra di nostra spontanea volontà, senza che venissimo direttamente attaccati».
vantandosi in una lettera a Stalin il 1 gennaio 1944:
«Non abbiamo mai pensato alla pace, nemmeno in quell’anno quando
eravamo completamente isolati ed avremmo potuto fare la pace senza
troppe conseguenze per l’Impero Britannico».
E tuttavia solo dopo 15 giorni di bombardamenti terroristici Hitler
decise di ordinare la ritorsione sulla città di Coventry. Tale raid fu
comunque condotto secondo le leggi di guerra e contro legittimi
obiettivi tattici. Nel complesso, durante tutta la campagna di
bombardamenti aerei, il rapporto tra vittime inglesi e tedesche fu di 1 a
10. [5]
Il dottor Wesserle, che aveva assistito al bombardamento tedesco su Praga, riconobbe che «Non ci può essere paragone tra la brutalità dell’offensiva aerea anglo-americana e la pochezza degli sforzi tedeschi e italiani». Identica sproporzione emerge dalle istruzioni che le rispettive aeronautiche rilasciavano ai loro piloti.
Le cavalleresche prescrizioni della Luftwaffe precisavano che «In
linea di principio non è ammesso l’attacco alle città a scopo di
terrorismo contro la popolazione. Qualora però si verifichino attacchi
terroristici nemici contro città aperte, prive di protezione e difesa,
attacchi di rappresaglia possono costituire l’unico mezzo per
distogliere il nemico da questa tattica brutale di guerra aerea. La
scelta del momento verrà determinata innanzi tutto dallo svolgersi
dell’attacco terroristico nemico. In ogni caso l’attacco dovrà mostrare
chiaramente il proprio carattere di rappresaglia».
I principi della
RAF, al contrario, assomigliavano a delle indicazioni per istruire dei
killer professionisti, e dopo un susseguirsi di direttive che indicavano
con sempre maggior chiarezza che l’obiettivo da colpire era la
popolazione civile, finalmente il 14 febbraio 1942, infrangendo ogni
norma di diritto bellico, il Gabinetto di Guerra di Churchill istigò i
capi militari:
«Bersaglio degli attacchi del Bomber Command contro la Germania non
dovranno essere le industrie o altri obiettivi militari, bensì il morale
della popolazione civile, soprattutto dei lavoratori dell’industria».
Lo stesso giorno il Maresciallo dell’Aria Charles Portal, capo di Stato
Maggiore della RAF, incitò più esplicitamente al genocidio, ordinando:
«In riferimento alle nuove regole sui bombardamenti: io credo sia
chiaro che i punti di mira devono essere le aree edificate e non, ad
esempio, i dock o le fabbriche aeronautiche, nel caso siano menzionati.
Questo deve essere evidente, se non è stato ancora compreso».
A conferma della criminale strategia britannica il Capo del Bomber
Command, Maresciallo dell’Aria Arthur Harris (soprannominato dai suoi
stessi equipaggio the Butcher, il Macellaio), famoso per vantarsi con la
bava alla bocca «uccido migliaia di persone ogni notte», confessò nelle sue memorie pubblicate nel 1948 che: «Il nostro vero obiettivo fu sempre il cuore delle città».
Furono dunque questi viscidi omuncoli che, in tutta la loro satanica
abiezione, decisero a tavolino di spazzare via millenni di storia e
civiltà europea, cominciando a radere al suolo città come Lubecca,
Colonia, Dresda, in totale violazione della Convenzione dell’Aja
concernente le leggi e gli usi della guerra per terra: «Art. 25: È
vietato di attaccare o di bombardare, con qualsiasi mezzo, città,
villaggi, abitazioni o edifizi che non siano difesi. Art. 26: Il
comandante delle truppe d’assalto, prima di intraprendere il
bombardamento, e salvo il caso di assalto di viva forza, dovrà fare
tutto quanto sta in lui per avvertirne le autorità. Art. 27: Negli
assedi e bombardamenti devono essere presi tutti i provvedimenti
necessari per risparmiare, quanto è possibile, gli edifici consacrati al
culto, alle arti, alle scienze, alla beneficenza, i monumenti storici,
gli ospedali ed i luoghi ove trovansi riuniti gli ammalati e i feriti, a
condizione che essi non siano adoperati in pari tempo a scopo militare».
L’Olocausto di Dresda fu il crimine più mostruoso della Seconda guerra
mondiale. Esso superò per barbarie e ferocia perfino il bombardamento
atomico del Giappone [6]. Ancora oggi molti si interrogano sulle sue
reali finalità. Dal momento che la città non ospitava né industrie
pesanti né obiettivi strategici, esso sfugge ad ogni logica militare. Al
contrario, la città in quel periodo era divenuta meta di migliaia di
rifugiati in fuga dalla barbarie bolscevica. I vertici militari alleati
erano perfettamente consapevoli di ciò e tuttavia ordinarono la
distruzione di Dresda. Perché?
L’esercito americano si difese con il pretesto che la città era un
importante nodo di comunicazione e che i bombardamenti a tappeto
dovevano servire a distruggere l’infrastruttura che sosteneva lo sforzo
bellico del nemico. Ma poiché le bombe ad alto esplosivo e gli ordini
incendiari sganciati dalla RAF presero di mira solo le aree
residenziali, questa giustificazione è assurda. Basti pensare che la
ferrovia, appena scalfita, ritornerà a funzionare entro pochi giorni.
Dresda, cadaveri ammassati dopo i bombardamenti anglo sionisti
Ugualmente falsa è l’ipotesi che l’attacco servisse a minare il morale
della popolazione per costringerla alla resa. Questa giustificazione
poteva essere vera all’inizio della guerra aerea, ma già nel 1943 i
vertici militari erano perfettamente consapevoli della loro inutilità,
grazie ai rapporti costantemente negativi dell’US Strategic Bombing
Survey. Come ci illustra Giuseppe Federico Gergo: «Le persone morte
per le incursioni della RAF furono vittime di una strategia che, oltre a
non avere reali finalità militari, assai presto si sospettò non fosse
neppure in grado di deprimere il morale della popolazione nemica, come è
dimostrato dal atto che già alla fine del 1940 lo stato maggiore
britannico dubitava che questo obiettivo si sarebbe mai raggiunto.
Nonostante ciò i bombardamenti non furono interrotti dopo che si era
dichiarato che non erano più indispensabili, ma anzi furono continuati e
intensificati quando i pretesti per la loro continuazione da tempo
erano venuti meno, in questo modo trasformando l’uccisione di massa di
civili in una comune arma routinaria, che per di più si dimostrava assai
lontana dall’essere di reale utilità per vincere il conflitto».
Il vero motivo della distruzione di Dresda è molto più inquietante di
quello che si potrebbe immaginare. Qui siamo di fronte a un premeditato e
sistematico sterminio di civili, che nella mente diabolica dei suoi
pianificatori aveva come unico scopo quello di produrre il maggior
numero di vittime, soprattutto donne e bambini.
Nel 1990 David Irving portò alla luce una scioccante dichiarazione di
Winston Churchill, in cui il “paladino della democrazia” ordinava a
sangue freddo:
«Non voglio nessun suggerimento su come distruggere obbiettivi
militarmente importanti vicino a Dresda. Voglio suggerimenti su come
possiamo arrostire i 600.000 profughi che si sono rifugiati da Breslau a
Dresda!» [7]
Lo scopo principale del bombardamento era dunque uccidere i civili (non danneggiare l’industria, non piegare il morale della popolazione per indurla alla resa). Basti pensare dopo la tempesta di fuoco, quando ormai della città non rimaneva più nulla partì un terzo attacco di squadriglie aeree che scendevano a bassa quota per mitragliare gli ultimi superstiti che cercavano disperatamente di mettersi in salvo [7b]. Questo fatto è di estrema importanza poiché ci fa capire il vero movente criminale che dettò la partecipazione alla seconda guerra mondiale da parte dell’Inghilterra e degli Stati Uniti, falsamente dipinti dalla propaganda come “liberatori”.
Churchill era spaventato poiché la fine della guerra sembrava imminente e se i tedeschi si fossero arresi troppo presto le vittime civili sarebbero state inferiori al desiderato. Secondo lui bisognava far durare la guerra più a lungo possibile per sterminare il maggior numero di tedeschi. Poco prima alla Conferenza di Yalta, parlando della pulizia etnica che avrebbe accompagnato le espulsioni dei tedeschi dai territori dell’Est confessò a Stalin: «che c’erano molte persone in Gran Bretagna che erano imbarazzate al pensiero della deportazione ma affermò che, lui personalmente, non aveva alcun scrupolo. Sei o sette milioni di Tedeschi erano già stati ammazzati e un altro milione o milione e mezzo sarebbe stato probabilmente sterminato prima della fine della guerra. Queste idee per il futuro non erano affatto discorsi a vanvera di propaganda, ma erano le opinioni vere e proprie del Primo Ministro Britannico. Alla 4a. sessione della Conferenza di Yalta, il 7 Febbraio 1945, Churchill rafforzò il suo concento anti-umanitario dichiarando “che non rientrava nei propositi di cessare l’eliminazione dei Tedeschi”. Una settimana più tardi avvenne il genocidio di Dresda da parte dei bombardieri inglesi e americani».[8]
Macerie di Dresda dopo il bombardamento degli alleati
Possiamo dunque gettare nella pattumiera
tutte le tesi-pretesto sulla “necessità morale” di impedire l’olocausto e
annientare la “volontà nazista” di conquista del mondo, con cui si è
cercato fino ad oggi di giustificare i crimini dei vincitori. La verità,
invece, è che gli angloamericani non combattevano contro Hitler o
contro il “nazismo”, e neppure soltanto contro i tedeschi e i loro
alleati. Essi combattevano una guerra di sterminio contro l’Europa
intera per distruggere la sua civiltà e i popoli che l’avevano creata.
Come ha giustamente riassunto John Kleeves:
«L’ideale per gli Stati Uniti [e gli inglesi ndr] sarebbe stato che
tutti i paesi europei fossero giunti alla conclusione delle ostilità
completamente distrutti, sia quelli alleati che avversari, sia vinti che
vincitori, e possibilmente anche quelli neutrali».
Se il tempo glielo avesse permesso con tutta probabilità gli
angloamericani avrebbero incenerito tutta l’Europa con decine o centina
di bombardamenti atomici, chimici e batteriologici fino a trasformarla
in una landa desolata e senza più nessuna forma di vita. I vertici
alleati avevano già pianificato:
«Il lancio di bombe a gas su trenta targets cities, prima fra tutte
Monaco, Augusta, Norimberga, Stoccarda, Karlsruhe, Berlino, Colonia,
Dusseldorf, Lipsia e Dresda, considerato praticabile da Churchill in un
discorso ai capi di Stato Maggiore il 6 luglio 1944 e in un memorandum
agli stessi il 26 luglio; all’epoca, l’Inghilterra dispone di 26.000
tonnellate di bombe con gas mostarda e 6000 con fosgene, mentre viene
previsto anche l’impiego dell’aggressivo gas chimico “Lhost” contro
sessanta città. L’operazione di guerra chimica, della durata di quindici
giorni, avrebbe comportato 5.600.000 tedeschi “direttamente colpiti” e
in massima parte soccombenti, e 12 milioni di intossicati, essendo
sprovvisto di maschere antigas il 65% della popolazione […]
Invero, già nell’estate del 1940 l’uso dei gas contro le truppe
nemiche era stato previsto da Churchill nell’evenienza di uno sbarco
tedesco in Inghilterra. Ed egualmente, cessato ogni possibile ritorsione
da parte nipponica, l’uso dei gas era stato previsto dagli americani
nel Pacifico […] Quanto ad un altro aspetto della guerra, quella
batteriologica, nel febbraio 1944 erano stati ordinati negli USA 250.000
ordigni da quattro libbre, le bombe “N” o “Braddock”, contenenti
bacilli del carbonchio, con la previsione di usarli in un solo
gigantesco attacco di 2700 velivoli col risultato di almeno tre milioni
di morti e città ridotte a territori inabitabili anche per decenni». [9]
Questo sarebbe stato dunque il futuro che i “liberatori” avevano in
serbo per l’Europa, non solo per la Germania e non solo per i “nazisti”,
ed è stato solo il caso ad avergli impedito di portare a termine i loro
diabolici piani.
Lo sterminio del nemico e di un’intera civiltà, per noi altrimenti
inconcepibile, è il risultato della particolare forma mentis degli
angloamericani, plasmata su una visione del mondo di stampo
veterotestamentario, che attraverso il Puritanesimo e il Calvinismo(di chiara derivazione ebraica ndr) ha
costituito per secoli la base della loro identità nazionale e della loro
coscienza politica.
Le atrocità degli inglesi contro i boeri, gli irlandesi e gli indiani e
quelle degli americani (che hanno provocato la morte di circa 40 milioni
di persone dal 1619 al 1860 per la loro politica schiavista; di circa 5
milioni dal 1630 al 1890 per la loro politica nei confronti dei
pellerossa; e di circa 30 milioni dal 1945 a tutt’oggi per la loro
ancora attuale politica neocolonialista)[10] dimostrano che i crimini di
guerra per i popoli anglosassoni non sono un’eccezione, ma la norma.
Nel corso della loro storia essi hanno dimostrato di essere posseduti da
una mentalità sadica e vendicativa che gode dello spargimento di sangue
fine a se stesso.
Questa particolare attitudine alla crudeltà discende direttamente dalla
tradizione religiosa puritano-calvinista che fa credere agli
angloamericani, anche se razionalmente non lo ammettono, di essere il
popolo eletto da Dio. Un dio geloso che esprime la sua predilezione per
un popolo arricchendolo e permettendogli di sfruttare il resto
dell’umanità. La nazione che rifiuta di farsi fruttare da loro deve per
forza subire la vendetta di Dio, e il modo migliore di vendicarsi è
appunto sterminando quel popolo.
A noi tutto ciò può sembrare assurdo e inverosimile, ma non si spiegano in altra maniera ad esempio le parole di un deputato ai Comuni nel maggio 1942, che dopo aver chiesto di fare di tutto per bombardare i quartieri operai in Germania, sbraitò con la schiuma alla bocca:
«Io sono un uomo di Cromwell, credo al massacro nel nome di Dio!» [11]
L’esigenza dello sterminio del nemico discende direttamente da questa commistione tra fanatismo religioso e avidità di ricchezza che fa si che gli angloamericani concepiscano la guerra non tra eserciti in armi, dotati di uguali diritti e doveri, ma contro le popolazioni civili, come conflitto mortale fra popoli buoni ed “eletti” e popoli malvagi e “dannati”. Ossia come giudizio di Dio. Anche oggi i politici alla Casa Bianca agiscono guidati dal medesimo fanatismo.
In questo senso gli angloamericani sono stati gli inventori della guerra totale. Già nella guerra anglo-boera gli inglesi furono accusati di condurre una guerra di sterminio contro la popolazione civile, soprattutto donne e bambini [12]. Ugualmente nella prima guerra mondiale, a causa del blocco alimentare, gli inglesi provocarono più di un milione di vittime tra i civili tedeschi, con una moralità infantile elevatissima. [13] Gli americani, a loro, volta, si sono sempre distinti per una morbosa predilezione nell’uso del fuoco per bruciare vive le loro vittime. Dall’incendio dei villaggi dei pellerossa ai bombardamenti al Napalm contro i vietnamiti e al fosforo bianco contro gli iracheni non esiste soluzione di continuità.
John Kleeves, nella sua opera, dimostra che per gli americani gli obiettivi dei bombardamenti strategici non sono militari ma psicologici e pseudo-religiosi. In particolare in essi si esprime il desiderio di vendetta e l’esigenza inconscia di compiere sacrifici umani:
«Questa esigenza fu soddisfatta dai bombardamenti incendiari delle grandi città tedesche, Dresda, Amburgo, Colonia, Berlino e così via, luoghi che furono trasformati in enormi bracieri di fuoco i cui abitanti venivano immolati al Dio del Vecchio Testamento. E’ chiaro che in un angolo della mente dei pianificatori dei bombardamenti era al lavoro il Vecchio Testamento. Ad uno dei più distruttivi – quello eseguito su Amburgo dal 24 luglio al 2 agosto del 1943, che fece come minimo centomila vittime, per la maggioranza arse vive -fu dato il nome in codice di “Operation Gomorrah”. Gomorra è una delle due città – l’altra è Sodoma – che nel Vecchio Testamento Dio distrusse con una pioggia di fuoco […]
E’ interessante la scelta della fotografia: sullo sfondo di un cumulo di nere macerie ci sono in primo piano i cadaveri carbonizzati di quelli che erano stati due giovanissimi uomini, forse due adolescenti; essi giacciono uno accanto all’altro, sulla schiena, entrambi con le ginocchia piegate e gli avambracci in posizione verticale come protesi al cielo in un gesto di supplica,o di autodedizione. Sono due vittime sacrificali. Ecco perché l’autore scelse tale fotografia fra le tante a disposizione: gli ricordava un sacrificio umano, gli suggeriva il vero, intimo significato del fatto. Tale pensiero dei sacrifici umani si agitava certamente anche nell’inconscio di Sir Arthur Harris, l’uomo che progettò il bombardamento con quei mezzi (bombe incendiarie)e gli diede il nome di “Operation Gomorrah”». [14]
La decisione di ricorrere ai bombardamenti strategici era stata presa dai vertici militari angloamericani molto prima della guerra. Essi infatti avevano già da tempo avviato la produzione di bombardieri pesanti come il B17, il B15 e l’Avro Lancaster. Al contrario, gli aerei della Luftwaffe, come lo Stuka, erano leggeri, maneggevoli, e costruiti per effettuare bombardamenti a bassa quota e di alta precisione, progettati per il supporto alle truppe di terra e non per la strategia genocida.
Di fatto gli inglesi avevano deciso per i bombardamenti strategici già nel 1918, quando pianificarono di radere al suolo Berlino con una flotta di bombardieri Handlev-Page. Ma la mente criminale del genocidio, colui che pianificò in maniera fredda e scientifica lo sterminio dei civili, fu l’ebreo Frederick Lindemann, definito da sir Charles Snow in Science and Gouvernement edito nel 1961: un essere «pervaso da un impulso sadico profondamente radicato […] che lo condusse a far annientare i quartieri civili delle città tedesche, portando a morte migliaia di donne e bambini». Lo scrittore Alex Natan noterà: «Col tempo la totale distruzione della Germania divenne per lui una vera ossessione».
Frederick Lindemann |
Proprio per queste sue caratteristiche psicopatologiche esso, oltre che
intimo consigliere, era anche grande amico di Churchill che, in the
Second World War, così lo ricorda:
«Lindemann era già un mio vecchio amico […] divenne il mio
principale consigliere per quanto riguardava gli aspetti scientifici
della guerra moderna».
Questi loschi individui, assieme ai loro
colleghi americani, Morgenthau e Roosevelt (quest’ultimo il 19 agosto
1944, sulla base del disgustoso opuscolo German Must Perish [15] scritto
dall’ebreo Theodore N. Kaufmann, aveva dichiarato: «Dobbiamo o
castrare il popolo tedesco o trattarlo in maniera tale che non possa più
generare uomini che vogliano seguitare nel vecchio spirito»),
misero a punto la soluzione finale del problema tedesco, che oltre a
sterminare milioni di persone doveva servire anche a spazzare via
l’identità dei popoli europei. Lo scopo era di distruggere tutti i
tesori che testimoniavano la grandezza dell’antica civiltà dell’Europa,
poiché i valori tradizionali europei venivano considerati dagli
angloamericani come inconciliabili con quelli della società dei consumi e
dell’american way of life. Occorreva perciò fare tabula rasa e
ricostruire dalle fondamenta un nuovo mondo e una nuova umanità
rieducata, più incline a farsi dominare e sfruttare dalle oligarchie
capitalistiche di Londra e Wall Street.
A questo proposito, dopo aver sterminato una parte considerevole della
popolazione europea e aver distrutto le più belle città dell’Europa,
occorreva occupare interamente il continente e procedere ad un opera di
lavaggio del cervello su vasta scala con cui inculcare i valori
dell’americanismo: avidità di denaro, egoismo, individualismo sfrenato,
materialismo, edonismo, droga, pornografia, degrado morale, cultura pop,
esaltazione del negro e imbastardimento razziale.
La volontà alleata di distruggere in maniera metodica i tesori e le
testimonianze della civiltà europea viene ben sottolineata dalla
trasmissione radiofonica tedesca Sprechabenddienst n.22, settembre 1944 dal titolo “L’americanizzazione sarebbe la fine dell’Europa”:
«Non a caso i bombardieri americani cercano di distruggere con
particolare sadismo i grandi monumenti culturali dell’Europa. Queste
opere non si possono comprare, ma nascono solo in comunità sane. E
quindi, poiché non potrebbero mai nascere negli USA, anche gli altri
paesi dovrebbero perdere e non più riaverle. A questo provvederebbe,
brutale, un’America vittoriosa. Poiché il nemico ce le invidia,
perderemmo inevitabilmente tutte le piccole e le grandi opere di civiltà
che abbiamo ereditato e sviluppato dalle generazioni passate. Per
questo gli ebrei ritorneranno in tutti i settori e la danza mortale che
nel 1933 abbiamo bandito dalla Germania riprenderebbe con maggior
vigore: dileggio di tutto quanto ci è sacro: la madre, l’eroe, Dio,
esaltazione del negro, decadenza della donna a girl, sporcizia e
porcheria per bambini e per adulti, degenerazione in tutti i settori di
cultura e di vita».
Ma una nazione che fa ricorso al bombardamento terroristico si scredita
moralmente di fronte al mondo. Da qui deriva perciò la necessità di
giustificare i propri crimini accusando l’avversario di crimini peggiori
e di convincere l’opinione pubblica che il fine giustifica i mezzi. A
questo scopo doveva servire la farsa di Norimberga, il cui statuto venne
scritto dagli Alleati nell’intervallo tra un’incursione terroristica e
l’altra, mentre essi riducevano in cenere migliaia di donne e bambini
innocenti. Assolutamente ineccepibile l’analisi di Maurice Bardèche:
«Per scusare i crimini commessi nella [loro] condotta di guerra,
[per gli Alleati] era assolutamente necessario scoprirne di ancora più
gravi dall’altra parte. Bisognava assolutamente che i bombardieri
inglesi e americani apparissero come la spada del Signore. Gli Alleati
non avevano scelta. Se non avessero affermato solennemente, se non
avessero dimostrato – non importa in che modo – che essi erano stati i
salvatori dell’umanità, sarebbero stati solo degli assassini».
Bisognava perciò criminalizzare il Terzo Reich e trasformare la
propaganda di guerra in verità storica, poiché come sosteneva nel 1948
Walter Lippmann, uno dei personaggi più influenti dell’entourage
rooseveltiano:
«Solo quando la propaganda di guerra dei vincitori avrà trovato
accoglienza nei libri di storia dei vinti e sarà creduta dalle
generazioni successive, si potrà considerare pienamente compiuta la
rieducazione».
In questo modo, grazie alla sentenza di Norimberga e alla propaganda
dell’olocausto, oggi la maggioranza delle persone è portata con
l’inganno a giustificare moralmente i crimini di guerra alleati, poiché
in un angolo nascosto della loro psiche si è sedimentata la convinzione
inconscia secondo cui era moralmente giusto massacrare milioni di civili
tedeschi e i loro alleati, come punizione per i crimini “nazisti”.
In altri termini ci hanno fatto vedere la storia con gli occhi dei
nostri nemici. È proprio questa idea di giustizia, intesa come vendetta
dei buoni contro i cattivi, in grado di presentare come legittima ogni
atrocità, se perpetrata da coloro che si sono autoproclamati “eletti da
Dio”, che determina quello squilibrio della colpa in forza del quale è
possibile che oggi ai popoli europei sia imposto di commemorare le
vittime di un popolo straniero mentre il ricordo dei loro stessi
connazionali sterminati dagli invasori è stato fatto cadere
intenzionalmente nell’oblio, quando non addirittura disprezzato.
È un’idea, questa, che fa implicitamente proprio l’assunto razzista che
la vita di alcuni popoli, gli americani e i loro alleati, valga più di
quella del resto dell’umanità e che pertanto considera crimini autentici
e meritevoli di essere condannati solo alcuni e non altri. È da questo
squilibrio che trae legittimazione ogni intervento delle Potenze che
oggi costituiscono il braccio armato del mondialismo e la loro pretesa
universalista, nonché l’odierna sudditanza del continente europeo
all’egemonia americana.
Il paradigma di Norimberga è il presupposto in virtù del quale ai
macellai di Washington e ai loro alleati è tutto permesso in nome della
“democratizzazione” del pianeta: bombardamenti al fosforo, guerre
preventive, torture e stermini di civili. Per questa ragione è
assolutamente necessario distruggere il fondamento su cui esso si basa,
ossia il pretesto della necessità morale degli Alleati di liberare il
mondo dallo spauracchio di turno, sia esso il “nazismo”, il “comunismo” o
il “terrorismo”.
Per nascondere i crimini degli Alleati la municipalità di Dresda, al
servizio del governo di occupazione statunitense, ha vergognosamente
ridotto il numero delle vittime dei bombardamenti a tappeto. I
negazionisti dell’olocausto tedesco sostengono che a Dresda morirono
solo 35.000 persone .
Cifra che in realtà rappresenta solo la piccola
percentuale che dopo la tempesta di fuoco è stato possibile identificare
con certezza, dato che la maggior parte dei corpi era completamente
carbonizzata o orribilmente mutilata.[16]
( ma per questo vero olocausto come i genocidi programmati degli altri popoli e per mano sempre degli stessi aguzzini,non vi è nessuna menzione in nessun media,mai nessuna giornata della memoria,mai nessun appello ai soliti proclami ipocriti come mai più,per queste persone solo il vano ricordo dei pochi,solo un flebile grido che viene recepito solo da chi vede oltre,il resto è l'oblio voluto e la censura della verità imposto dai vili nemici che ci hanno invaso ndr).
Questi falsari della storia, che sono gli stessi che al contrario
aumentano a dismisura le vittime dell’olocausto ebraico, perseguono solo
un fine politico, quello cioè di occultare e distorcere i fatti per
impedire la nascita di un risentimento che potrebbe rivelarsi
politicamente dannoso per Washington.
Come giustamente fa notare John Kleeves:
«Il danno politico causato da Stati Uniti e Gran Bretagna dai
bombardamenti della seconda guerra mondiale continua nel tempo. Potrebbe
sembrare che tutto sia stato dimenticato: Giappone,Germania e Italia
paiono ottimi amici di Stati Uniti e Gran Bretagna. Ma limitiamoci ai
sentimenti dei tre paesi nei riguardi degli Stati Uniti:
Sono davvero così amici degli Stati Uniti? No davvero. In questi
paesi il risentimento antiamericano, dovuto al ricordo della seconda
guerra mondiale, è represso dai rispettivi governi,ma in forma latente
esiste e in circostanze adatte potrebbe tornare alla luce. In ogni
giapponese, sotto una crosta di rispetto e buona disposizione, permane
un immancabile nucleo duro di risentimento nei confronti degli Stati
Uniti, il loro macellaio della seconda guerra mondiale. Più o meno è lo
stesso per quanto riguarda i tedeschi, e più o meno può essere lo stesso
negli italiani, e tale risentimento latente nei tre paesi potrebbe
rivelarsi nefasto per gli Stati Uniti. In futuro potrebbe anche darsi
infatti che gli Stati Uniti abbiano bisogno di loro per la propria
autentica sopravvivenza, e che costoro abbiano la possibilità di
decidere. Potrebbe allora anche darsi che decidano di ignorare un tale
appello, o addirittura che contribuiscano allo scavo della loro fossa.
Sono possibilità più concrete di quanto non s’immagini».
I criminali di guerra al servizio delle oligarchie usuraie cabaliste
Il compito di noi europei è di alimentare appunto questo sentimento
antiamericano che deve trasformarsi in un potente catalizzatore volto a
porre le fondamenta di una futura lotta di liberazione europea dalla
tirannide di Washington e di Bruxelles.
Questo sentimento deve essere
ben altro del semplice antiamericanismo di facciata delle sinistre e
basarsi invece su un rifiuto consapevole e radicale di tutto ciò che
costituisce l’essenza dell’americanismo, come antitesi assoluta degli
autentici valori della civiltà europea.
Bisogna soprattutto evitare di cadere nella trappola della lotta di
partito. Ai nostri giorni la celebrazione dell’anniversario della
distruzione di Dresda è stata ridotta a uno stupido scontro politico tra
fascisti e antifascisti. Le lobby americane finanziano
contemporaneamente fanatici dell’estrema destra e della sinistra
radicale per trasformare quella che dovrebbe essere una dignitosa
commemorazione universalmente condivisa in una volgare rissa da strada
tra fazioni antagoniste. È la strategia del divide et impera, tanto cara
ai nemici dell’Europa.
Per rendere davvero giustizia alle vittime occorre innanzitutto
liberarsi da questi stupidi schemi ideologici e sentirci tutti parte di
un’unica famiglia europea, di quell’Europa di cui Dresda era un simbolo e
che gli Alleati hanno voluto distruggere proprio per questo. Simbolo
del desiderio di un’intera civiltà di creare valori culturali eterni,
espressione della volontà creatrice di un popolo sano che vuole
innalzare monumenti che testimonino la propria grandezza politica,
civile, umana e culturale.
L’esatto opposto degli Stati Uniti d’America, che sono un’antinazione e
un’anticiviltà, un’impresa commerciale armata, che trae sadica
soddisfazione nel distruggere antiche culture e a sprofondare il mondo
nel più profondo caos. Recentemente ha riscosso un enorme successo il
film American Sniper, che ritrae le gesta di Chris Kyle – il soldato
della marina militare americana che ha assassinato circa 200 iracheni
durante quattro missioni militari – il quale scrive nella sua
autobiografia:
«Volevamo che la gente sapesse che eravamo lì, che volevamo fotterli
… volevamo ucciderli … ce ne fottevamo degli iracheni. Amavo uccidere i
cattivi. Mi piaceva quello che facevo. Lo faccio ancora. Era divertente».
Chris Kyle è un vero eroe americano, che incarna i veri valori
dell’americanismo. Assenza di scrupoli, sadismo, vendicatività. Nella
guerra in Iraq sono morti mezzo milione di bambini, ma lui “se ne
fotteva” perché anche loro erano dei cattivi e dovevano essere
assassinati. I soldati americani che combatterono contro l’Europa nella
Seconda guerra mondiale e che rasero al suolo Dresda non erano diversi
da Chris Kyle, anche loro “se ne fottevano” e amavano uccidere i civili
innocenti. Non erano dei liberatori. Erano solo degli assassini.
NOTE:
[1] L’INGHILTERRA INIZIATRICE DEI BOMBARDAMENTI SULLE CITTA’ di
Nicholas Kollerstrom. Spaight sottolineò inoltre che Hitler sarebbe
stato disponibile in qualunque momento a fermare la carneficina se gli
inglesi fossero stati d’accordo: “Hitler sicuramente non voleva che il
bombardamento reciproco continuasse. I rapporti ufficiali tedeschi
approvavano in continuazione il concetto di rappresaglia nelle azioni
della Luftwaffe … voi smettete di bombardarci e noi smettiamo di
bombardarvi”.
[2] ADOLF HITLER: UN CANDIDATO MANCATO AL PREMIO NOBEL:
http://olodogma.com/wordpress/2013/03/20/0166-adolf-hitler-un-candidato-mancato-al-premio-nobel/
– Discorso di Hitler 19 luglio 1940:
https://www.youtube.com/watch?v=EHcJJcvEHe0
[3] “INTERVISTA” ALLO STORICO INGLESE DAVID IRVING, Chi ha dato l’inizio
agli attacchi aerei sulle capitali? Vedi anche l’ottimo documentario:
https://www.youtube.com/watch?v=5m6z7Iax31k
[4] The Greatest Story Never Told: Winston Churchill and the Crash of 1929 https://churchillcrash1929.wordpress.com/
Per un profilo su Churchill vedi anche:
WINSTON SPENCER CHURCHILL: UN OMAGGIO Di Harry Elmer Barnes:
http://andreacarancini.blogspot.com/2008/04/churchill-visto-da-un-grando-storico.html
– Churchill e Roosevelt: due mostri del 20° secolo:
http://andreacarancini.blogspot.com/2008/07/churchill-e-roosevelt-due-mostri-del-20.html
– The War Criminal Churchill di Alfred Rosenberg:
http://research.calvin.edu/german-propaganda-archive/schul05.htm
[5] L’INGHILTERRA – INIZIATRICE DEI BOMBARDAMENTI SULLE CITTA’Di Nicholas Kollerstrom (2007)
[6] Lo scrittore Kurt Vonnegut, che fu testimone del bombardamento di
Dresda, in quanto presente nella città come prigioniero di guerra, e che
lo descrisse nel libro Mattatoio n°5, affermò in un’intervista concessa
a The Independent (Londra, 20.12.2001, p. 19): “Sì, da parte dei nostri
[gli inglesi], direi. Voi, ragazzi, l’avete ridotta in cenere,
trasformata in una sola colonna di fuoco. Sono morte più persone lì,
nella tempesta di fuoco, in quell’unica grande fiamma, che a Hiroshima e
a Nagasaki messe assieme”
[7] “INTERVISTA” ALLO STORICO INGLESE DAVID IRVING, Chi ha dato l’inizio
agli attacchi aerei sulle capitali? [7b] Testimonianza oculare dei
mitragliamenti sui civili:
http://www.timewitnesses.org/english/~angela2.html
[8] I PIANI ALLEATI PER L’ANNIENTAMENTO DEL POPOLO TEDESCO, Pubblicato
sul Vierteljahreshefte fuer freie Geschichtsforschung (quaderni
trimestrali per la libera ricerca storica) 5(1) (2001), pag. 55-65.
[9] Gianantonio Valli, La fine dell’Europa
[10] John Kleeves, Un paese pericoloso
[11] Il deputato era Sir Archibald Sinclair, Segretario per l’Air.
[12] In un discorso del 25 Luglio 1900, Lloyd George disse: “una guerra
di annessione, comunque, contro un popolo fiero deve essere una guerra
di sterminio ed è ciò che sembra stiamo commettendo, bruciando proprietà
e buttando fuori dalle loro case donne e bambini”. Fonte: Bentley
Brinkerhoff Gilbert, David Lloyd George: A Political Life (Ohio State
University Press, 1987), pag. 183, 191.
[13] Vedi il nostro articolo: La vera storia della Prima guerra mondiale
[14] John Kleeves, Sacrifici Umani
[15] Consultabile all’indirizzo: http://www.ihr.org/books/kaufman/perish.shtml
[16] UN OLOCAUSTO VERO: DRESDA, 13 FEBBRAIO 1945 di Thomas Brookes (2008):
Più di 12.000 edifici nel centro della città vennero ridotti in polvere
durante l’infernale tempesta di fuoco. Considerando che, oltre ai
600.000 abitanti di Dresda, altre 600.000 persone (profughi provenienti
da Breslau) avevano trovato rifugio in questa città sovraffollata, si
può tranquillamente presumere che ognuno di questi 12.000 edifici
conteneva non meno di 50 persone. Ma di questi edifici non è rimasto
praticamente nulla, e le persone che vi erano alloggiate vennero ridotte
in cenere da un calore di 1.600 gradi Celsius.
I negazionisti dell’Olocausto Tedesco affermano spudoratamente che a
Dresda morirono solo 35.000 persone. Considerato che venne distrutta una
superficie di chilometri 7×4, vale a dire di 28 chilometri quadrati, la
suddetta cifra “politicamente corretta” significherebbe che sarebbero
morte meno di 1.5 persone ogni mille metri quadrati! Nel Febbraio del
2005, una commissione di storici “seri” ridusse ulteriormente tale
cifra, affermando che a Dresda erano stati uccisi solo 24.000 tedeschi.
Ma chiunque conosca il carattere del sistema politico tedesco sa che
questi “storici seri” non sono nient’altro che volgari falsari della
storia, pagati per impedire l’emergere della verità con menzogne sempre
più sfacciate.
La cifra delle 35.000 vittime rappresenta solo la piccola parte delle
vittime che poterono essere identificate con certezza.
Erhard Mundra, membro del “comitato Bauzen” (un’associazione di ex prigionieri politici della Repubblica Democratica Tedesca) scrisse sul quotidiano Die Welt (in data: 12.2.1995, a p. 8) che “secondo l’ex funzionario del distretto militare di Dresda, nonché tenente colonnello in pensione del Bundeswehr, D. Matthes, 35.000 vittime furono identificate con certezza, e altre 50.000 vennero parzialmente identificate, mentre ulteriori 168.000 non poterono essere identificate”. Non c’è bisogno di dire che gli sventurati bambini, donne e anziani che vennero ridotti in cenere dalla tempesta di fuoco non poterono parimenti essere identificati.
Nel 1955, l’ex Cancelliere della Germania Ovest Konrad Adenauer
dichiarò: “Il 13 Febbraio del 1945 l’attacco alla città di Dresda, che
era sovraffollata di profughi, provocò circa 250.000 vittime”
(Deutschland heute, edito dall’ufficio stampa e informazioni del governo
federale, Wiesbaden, 1955, p. 154).
Nel 1992, la municipalità di Dresda diede la seguente risposta ad un
cittadino che aveva chiesto il tasso di mortalità: “Secondo le
informazioni attendibili della polizia di Dresda, fino al 20 Marzo [del
1945] vennero trovati 202.040 morti, la maggior parte dei quali donne e
bambini. Solo circa il 30% di loro potè essere identificato. Se teniamo
conto dei dispersi, sembra realistica una cifra tra le 250.000 e le
300.000 vitttime” (lettera di Hitzscherlich, datata 31.7.1992).
FONTE
link collegati:
il-fascismo-anniento-la-mafiala.html
democrazia-il-grande-inganno.html
linvasione-alleata-dellitaliai.html
i-protocolli-dei-savi-anziani-di-sion_23.html
la-distruzione-programmata-delleuropa.html
la-guerra-alleata-contro-leuropa-parte-2.html
grande ww grazie a nome di tutti i tedeschi liberi
RispondiEliminajj
Grazie a te jj
EliminaA proposito di John Kleeves , non trovate strana la sua morte ? Pare si chiamasse Anelli e si sarebbe ucciso con una balestra
RispondiEliminaMark