L’esperienza fondamentale della “visione” e il “viaggio sciamanico”. I “Totem-guida”, i compagni di viaggio dello Sciamano che lo accompagnano nella sua visitazione dei mondi posti lungo lo sviluppo arboreo dell’Yggdrasil e lo assistono nella realizzazione del Nah, il Potere interiore degli antichi druidi.
Uno sciamano aborigeno australiano |
L’esperienza della visione sciamanica
L’universo in cui viviamo rivela un valore assoluto di conoscenza e di significato che è esaustivo a se stesso e che rappresenta la manifestazione del Mistero dell’esistenza di tutte le cose.
Tra gli individui che costituiscono la famiglia umana vi sono molti che accettano quanto viene loro proposto dai propri sensi e dalle proprie abitudini culturali che hanno sviluppato sin dalla nascita.
Ci sono altri invece che percepiscono il senso dell’illusorietà del mondo che vivono e sentono interiormente un richiamo che li invita a partecipare a un piano fenomenico dell’universo che trascende l’ordinario e che si rivela come la vera natura dell’esistenza.
Nel tempo gli individui di questa seconda categoria esperienziale sono stati identificati, di volta in volta, come filosofi, alchimisti, sciamani e ricercatori di infinito. Una categoria che non possiamo restringere alla sola umanità, ma che si estende necessariamente anche al mondo dell’altra vita che ci circonda, dal regno animale a quella di altri mondi che probabilmente esiste nello spazio.
La natura dello sciamano è particolare. È l’individuo che orienta la sua esistenza alla conoscenza del senso reale della sua esistenza per dare una risposta al richiamo interiore del Trascendente, in cui identifica il significato effettivo della sua esistenza, per trovare un equilibrio interiore e una funzionale modalità partecipativa al Mistero in cui si trova. Esperienza che lo eleva naturalmente a un piano di identità mistica e iniziatica.
Lo sciamanesimo, a memoria d’uomo e di tradizione, è stata la prima forma di religione che è apparsa con la prima manifestazione della vita sul pianeta. Intendendo per religione il contesto culturale e spirituale in cui l’individuo ha sviluppato il suo rapporto consapevole con il Mistero per provvedere alla sua elevazione interiore, necessaria per giungere a un piano di conoscenza.
Un contesto naturale di esperienza, privo di dogmi e di morali, basato sulla sperimentazione diretta dei fenomeni della Natura, senza che alcunché potesse essere mediato da un intermediario ideologico qualsiasi.
L’esperienza fondamentale dello sciamano consiste quindi nell’esperienza cognitiva che può ricavare dalle sue sperimentazioni. Una esperienza che viene identificata tradizionalmente nel concetto di “visione”, ovvero nella percezione sviluppata dallo stato di coscienza consapevole dell’individuo messo in relazione ai fenomeni dell’ambiente.
Una modalità percettiva delle cose che porta a focalizzare le proprietà dell’Io consapevole, o ente spirituale, dell’individuo che si distingue nella sua sfera reale di esistenza.
Infatti, se il corpo percepisce attraverso i sensi l’apparente tangibilità della materia e se la mente interiorizza la dimensione delle emozioni e del valore morale degli eventi attraverso una rappresentazione soggettiva, l’identità spirituale dell’individuo è in grado di percepire le cose a mezzo di un atto di introiezione consapevole che arricchisce l’esperienza di sé.
Esperienza che lo sciamano può riversare anche nel quotidiano per attestare il suo benessere psicofisico e ambientale, ma anche per attuare una creatività di natura terapeutica e di opera alchemica.
Le creature alate messaggere del piano divino che assistevano i re e i sacerdoti dell’antica cultura mesopotamica, paragonabili agli Ardra della cosmologia druidica.
Il viaggio sciamanico
L’ottenimento dell’esperienza della visione avviene attraverso quello che viene definito come il “viaggio sciamanico”. Un’esperienza che porta lo sciamano ad addentrarsi nell’esplorazione delle varie dimensioni di esistenza con cui si struttura l’universo.
La visione dello sciamano risulta essere una esperienza permanente e a tutto campo, come potrebbe esserlo per qualcuno che avendo acceso una luce in una stanza buia percepisce in toto l’ambiente con tutti i suoi particolari. Tuttavia nel corso delle sue esperienze lo sciamano può percepire una serie infinita di visioni specifiche che sono relative all’ambiente o all’oggetto con cui sta interagendo in quel momento.
L’universo manifesta una architettura fenomenica molto più complessa di quanto si mostri ordinariamente ai sensi e al luogo comune. Basta prendere in considerazione l’esistenza della dimensione sconosciuta e invisibile che è sede delle leggi fisiche che regolano il comportamento della materia, per renderci conto che non è tutto così come appare. Oppure valutare che le stesse radici della materia, riportata a pura energia vibrante, sembrano svilupparsi, secondo la moderna fisica quantistica, in una moltitudine di dimensioni fisiche che sfuggono alla semplicità funzionale con cui è realizzato il cerebro umano.
Il luogo comune dell’individuo non riesce neppure a spiegare lo scorrere del tempo né a trattenere la sua percezione globale posta nel segreto fenomenico del cronòtopo previsto dalla fisica relativistica.
L’antico sciamanesimo druidico aveva identificato l’esistenza nel concetto di Shan, un aspetto immateriale e invisibile della Natura che costituiva la sua vera qualità sostanziale e l’aveva diviso per necessità funzionale in più mondi: quello dell’Annwin, di Abred, di Gwenved e del cerchio vuoto di Keugant.
Seguendo le antiche tradizioni mediorientali, nel cristianesimo e nell’ebraismo ha fatto la sua apparizione la figura dell’“angelo”, messaggero della divinità e ispiratore degli uomini. In questa rappresentazione medievale, Gedeone, un antico condottiero di Israele, riceve un segno propiziatorio da parte di un angelo.
Un sistema cosmologico che veniva espresso dal simbolismo cosmologico dell’Yggdrasil, considerato come l’albero cosmico della vita o dell’evoluzione che si sviluppava appunto tra questi mondi, ciascuno in grado di manifestare una propria competenza fenomenica.
L’esperienza del viaggio dello sciamano avviene propriamente lungo questo tronco prevedendo la possibilità di percorrerlo nei due sensi. Sia procedendo verso le profondità caotiche e oscure dell’Annwin, sia salendo verso l’alto, attraversando la dimensione materiale del mondo di Abred nato e circoscritto dall’azione del Big Bang cosmico che ha dato vita all’universo, e andando verso le fronde che interpretano il mondo di Gwenved, illuminato dalla luce che giunge dal trascendente cerchio vuoto di Keugant.
Nel suo viaggio, secondo lo sciamanesimo druidico, lo sciamano ha modo quindi di visitare il Mondo Inferiore deputato come il mondo degli archetipi e dei defunti, di viaggiare attraverso le pieghe dello spazio-tempo del Mondo di Mezzo e di accedere al Mondo di Gwenved, per partecipare alla natura immateriale dello Shan quale vera realtà che si distingue dal sogno prodotto dai sensi e dalla mente e reso reale dal Mistero del cerchio vuoto di Keugant, l’aspetto esaustivo a se stesso dello Shan.
Nel tempo, dopo una serie infinita di esperienze, l’evoluzione dello sciamanesimo druidico ha portato a priorizzare il Mondo Superiore come l’aspetto effettivo della realtà fenomenica dell’esistenza e fonte di vera conoscenza. E a rendersi conto che il mondo inferiore e il mondo di mezzo appartengono all’apparenza del sogno prodotto dai sensi, utile per fare esperienza della dimensione misteriosa dell’universo, ma assolutamente inutile per il bisogno di conoscenza dello sciamano che risponda al richiamo del Trascendente.
La ricerca del Totem guida
Per l’ottimizzazione della sua esperienza personale, da cui dipende la formazione interiore, terapeutica e dialettica, lo sciamano deve essere in grado di affrontare armonicamente il suo viaggio attraverso le dimensioni dei mondi dello Shan che non conosce e che all’inizio neppure immagina.
Lo Sciamano è consapevole di inoltrarsi lungo un sentiero che lo conduce verso luoghi meravigliosi e pregni di significato esperienziale, ma è ben consapevole che l’universo è un labirinto di ulteriori passaggi minori che si intersecano tra di loro e che corre il possibile pericolo di smarrirsi, se non anche di perdere la via di un possibile ritorno.
All’inizio della sua esperienza di viaggio, spesso inconsapevole di quanto esso rappresenta, lo sciamano comincia con una prima inevitabile tappa, che identifica nella vertigine interiore che prova di fronte alla profondità del cielo stellato che lo proietta in una visione del Mondo Superiore. Una visione in grado di trasportarlo via dal suo vissuto quotidiano ordinario consentendogli la percezione di un altro aspetto, più vero e reale, dell’esistenza.Una visione che lascia un segno indelebile e che indica il cammino necessario per sviluppare una vera conoscenza del Mistero che anima l’universo.
Ma alle volte lo sciamano non ha modo di interagire con la meraviglia poetica e significativa di un cielo stellato. Capita spesso che, alle sue prime esperienze di viaggio sciamanico, segua scelte che sono guidate dalla curiosità di esplorare i fenomeni suggestivi del Mondo Inferiore. Nella vuota consuetudine della sua vita quotidiana esse sembrano apparire come situazioni non convenzionali, come squarci che mostrano una luccicanza dell’invisibile: dalla manifestazione di forze extrasensoriali, alla preveggenza dei sogni, alle apparizioni dei defunti ecc.
Tuttavia, secondo la cosmologia dello sciamanesimo druidico, operare nel Mondo Inferiore presenta molte difficoltà in quanto non è facile riconoscere le modalità idonee per agire senza subire danno. Si può essere facile preda di illusioni e di suggestioni immaginative che possono portare a patologie psichiche se non addirittura a cadere preda di forze ostili che possono mettere a repentaglio la propria salute e anche la propria vita.
I gatti neri erano considerati come i “famigli”, gli amici magici, che agivano al fianco delle streghe e dei masconi, nomi con cui venivano identificati gli sciamani dell’Antica religione nel medioevo.
Ma la Natura non lo lascia solo nella sua esperienza di viaggio. Secondo l’antico sciamanesimo druidico essa provvede ad aiutarlo con le sue inimmaginabili risorse dandogli in aiuto l’ente misterioso identificato nella figura magica del “Kinn”, o del “Totem-guida”, un elemento che rappresenta la manifestazione delle forze archetipali della Natura che lo possono affiancare nel suo viaggio dandogli il sostegno necessario al suo operato.
Il Totem-guida viene definito come la manifestazione di uno "spirito di potere" della Natura che assume una identità manifesta ravvisabile nella morfologia del Totem stesso, in modo che possa essere identificato e compreso dallo sciamano.
Il Totem può manifestarsi come una pianta, un animale, un oggetto qualsiasi come una pietra o una meteorite, una montagna particolare oppure, secondo la cosmologia druidica, equivalente a una creatura dell’Aldilà ravvisabile in uno spirito elevato come gli Ardra.
Occorre precisare che la cultura patriarcale del mondo maggioritario ha portato in tempi recenti a concepire il Totem nell’identità specifica di un “animale-guida”, quale retaggio della cultura delle consorterie dei cacciatori primitivi che hanno dominato il periodo della fine delle grandi glaciazioni, che utilizzavano la figura animale per entrare in sintonia con le prede da cacciare e uccidere. Esistevano in proposito varie prassi rituali dove il cacciatore, prima di uccidere la preda, chiedeva scusa all’animale e lo ringraziava di essersi reso disponibile a farsi catturare per via del potere del suo Totem animale che lo aveva soggiogato.
È bene precisare che lo sciamanesimo dell’antica tradizione druidica non ha nulla a che fare con queste pratiche sorte a posteriori e moralmente indegne per il loro rapporto in disaccordo con l’armonia manifestata dalla Natura.
Secondo la cosmologia magica dello sciamanesimo druidico, lo sciamano non ha alcuna facoltà di determinare per sua volontà la scelta di un Totem-guida personale. Questa figura catalizzatrice ed energetica risulta sempre essere designata inderogabilmente dalle forze della Natura a seconda della disponibilità esperienziale dello sciamano.
Nella tradizione druidica sono previste varie modalità con cui lo sciamano può ottenere la designazione del suo Totem-guida:
1. Può avvenire attraverso il sogno. In una situazione qualsiasi, prima di prendere sonno, lo sciamano rivolge una invocazione interiore ai possibili spiriti guida che siano disponibili ad ascoltarlo per richiedere una loro manifestazione nel sogno.
Se, durante il sonno, appare uno spirito-guida, lo sciamano, dopo averlo ringraziato, deve assicurarsi che l’ente che gli è apparso sia effettivamente il suo Totem-guida, e che non si tratti di qualche altra manifestazione inutile e pericolosa, ponendogli delle domande per capire la sua vera identità e le sue intenzioni.
Se l’ente che gli è apparso nel sonno rappresenta realmente il suo Totem-guida, lo sciamano conserverà indelebilmente il suo ricordo al risveglio e avrà evidenza consapevole di averlo effettivamente incontrato e di essere stato accettato.
2. L’incontro con il proprio Totem-guida può avvenire anche in maniera spontanea. Lo sciamano si isola in un luogo qualsiasi situato in mezzo alla Natura e vi rimane per qualche tempo. Alle volte giorni se non mesi.
In questo tempo ha cura di mantenere sgombra la mente da desideri e da bisogni di ogni genere e si concentra su una invocazione interiore rivolta agli spiriti di potere perché si manifestino. Secondo la tradizione druidica può accadere quindi che il Totem-guida si riveli all'improvviso sotto una forma fisica qualsiasi, dal contenuto fortemente intuitivo, che introietterà interiormente per trasportarla nei suoi sogni dove prenderà a dialogare per evidenziare l’effettività dell’identità dello spirito-guida. Anche in questo caso lo sciamano deve appurare se quanto si è rivelato alla sua attenzione è realmente il suo Totem-guida oppure solamente una proiezione delle sue aspettative personali o, peggio, se rappresenta la manifestazione di qualche forza involutiva che attenta alla sua esperienza.
3. L’esperienza può essere attuata più semplicemente anche attraverso il Rito. Lo sciamano, munito del suo strumento musicale personale, si ritira in un ambiente lontano da possibili disturbi esterni, illuminato solo da una fonte di luce costituita da un piccolo lume.
Inizia quindi, se si tratta di un tamburo, a percuoterlo in maniera costante e ripetitiva fissando a occhi semichiusi la fiamma del lume. Si abbandona al ritmo e alla luce ondeggiante del lume lasciando che l'immagine di uno spirito-guida si manifesti spontaneamente.
Una volta verificatasi l’apparizione, lo sciamano ripete più volte il rito sino a quando questa si produce identica e con le stesse caratteristiche, dando così garanzia della effettiva manifestazione del suo Totem-guida.
I corvi erano anch’essi considerati dei “Totem-guida”. Nella tradizione nordica, Odino, il re degli Asi, considerato come lo sciamano per eccellenza, era assistito da due corvi che avevano il compito di recare ai vari destinatari i suoi messaggi e di riferirgli sugli eventi che accadevano sul vasto territorio su cui regnava.
Gli amici magici dello sciamano
Il potere del Totem-guida è molto potente poiché investe forze della Natura e proiezioni del profondo archetipale dello stesso sciamano. Una eventuale ambiguità di rapporto potrebbe compromettere le esperienze del viaggio sciamanico, se non addirittura portare danno allo sciamano che non abbia costruito un rapporto di chiarezza e di mutua convenienza.
Il Totem-guida deve esprimersi come un amico con cui condividere le proprie esperienze e mai come un servitore soggetto alla volontà dello sciamano. Un amico magico di cui ci si deve poter fidare.
Per questo motivo, una volta stabilito il rapporto con il Totem-guida, lo sciamano deve attivare una necessaria interazione personale con lo stesso, attuando un rapporto di reciproca amicizia e confidenza per sviluppare la condivisione della sua essenza, fondendola come parte di se stesso e della sua storia personale, come un evento legato alla propria vita quotidiana e oltre.
Il Totem-guida in questo modo diviene, non solamente il supporto nei territori della realtà non-ordinaria visitata dalla sciamano, ma anche fonte di energia e benessere per la sua vita ordinaria, una presenza che sa sempre cosa suggerirgli, in ogni genere di scelta e di avventura, per trovare esperienze valide e arricchenti.
Nel caso di un Totem-guida che sia stato invocato per l’esplorazione del Mondo Superiore esso può apparire secondo le più diverse identità simboliche che rispondano all’iconografia dell’imprinting culturale dello sciamano. Sempre comunque, tutte, percepite come depositarie di saggezza eterna.
La “shahqt mar”, la ruota forata dei Celti, simbolo dell’antica conoscenza del Graal lasciata da Fetonte all’umanità. La sua simbologia è conosciuta anche come “medicine-wheel” presso i Nativi nordamericani e come “pi” presso i Nativi dell’Asia.
Per uno sciamano che è cresciuto nella dimensione culturale del mondo maggioritario, il Totem-guida relativo al Mondo Superiore si rivelerà spesso nell’identità di un maestro spirituale rivestito dell’aura propria di una divinità dell'antichità, di un defunto medicine man dei popoli nativi o di altri saggi maestri defunti appartenuti alle tradizioni orientali.
Uno sciamano dell’antico druidismo, dal canto suo, avrà modo di incontrare in funzione di Totem-guida i misteriosi Ardra celebrati dalla cosmologia sciamanica come le creature, umani e animali, che hanno terminato il loro percorso evolutivo lungo l’albero dell’Yggdrasil sino alle sue fronde e ritornano ai mondi inferiori dal Mondo di Gwenved per aiutare gli sciamani durante il percorso del loro viaggio.
Figure equiparabili agli Ardra le troviamo nelle tradizioni degli antichi popoli mesopotamici che contemplavano particolari creature alate, le quali fungevano da intermediarie tra il mondo divino e quello degli uomini e spesso apparivano nei sogni per guidare e dare consigli. Un ruolo che nei secoli successivi venne poi mutuato dall’ebraismo e dal cristianesimo integrandolo nell’iconografia degli angeli, descritti come creature alate e anch’esse intermediari e messaggeri del volere divino.
Altri amici magici li possiamo trovare nelle citazioni delle tradizioni di molti popoli del pianeta.
Nella tradizione nordica Odino, re degli dei della stirpe degli Asi, era considerato lo sciamano per eccellenza per le sue prerogative di rapporto con il divino e le sue capacità divinatorie e terapeutiche. Era il primo sciamano venuto in possesso delle Rune, le lettere dell’alfabeto sacro dei popoli nordici, a seguito delle indicazioni di Loki, l’altro sciamano e suo fratello di acquisizione, che era giunto dal cielo.
Odino era sempre accompagnato da due corvi, Huginn e Muninn, che gli sostavano sulle spalle, veri e propri amici magici che lo aiutavano nel suo operato. Essi portavano ai destinatari, spesso nei sogni, i suoi messaggi oppure ritornavano dopo lunghi viaggi, anche attraverso il tempo, per raccontargli di fatti ed eventi accaduti sul vasto territorio su cui regnava.
Nel Medioevo gli sciamani venivano identificati nelle figure delle streghe, o masche, e dei masconi. I loro amici magici erano riconosciuti soprattutto nei “famigli”, ovvero quelle creature, spesso gatti e corvi, che li accompagnavano nella loro vita e che spesso suggerivano loro l’attuazione di un rapporto più approfondito con i segreti della Natura.
Ancora oggi, gli sciamani nordamericani e aborigeni australiani possiedono i loro amici magici, compagni nelle loro azioni terapeutiche e nei viaggi attraverso le dimensioni del cosmo. I loro Totem-guida sono rappresentati dai cristalli e dalle più disparate gemme - che alle volte vengono anche lavorate in forma di “medicine-wheels” forate da portare al collo - e da semplici sassi oppure da meteoriti ritenute come oggetti di potere ricevuti dal cielo.
L’antico sciamanesimo druidico considerava la musica come un ente vivente in grado di rivelarsi nella qualità di “famiglio” degli sciamani a cui veniva data vita con la struttura delle note musicali. Nell’immagine la fusione di un flauto sciamanico con il simbolismo dell’Yggdrasil, l’Albero della Vita dei druidi.
La realizzazione del Potere interiore
Con l’aiuto dei suoi “amici magici” lo sciamano può sviluppare attraverso i suoi viaggi nelle dimensioni esperienziali dello Shan una precisa esperienza che lo porta ad acquisire una sintonia con il Mistero. Un’esperienza che gli consente di realizzare progressivamente una consapevolezza e una capacità creativa che viene identificata nel concetto di Potere interiore, il “Nah”, la qualità immateriale e invisibile manifestata dallo Shan degli antichi druidi.
Un Potere che viene realizzato nell'esperienza della Visione che gli consente anche di operare nel mondo ordinario per i propri bisogni e a beneficio degli altri.
Per fare un esempio della manifestazione del Potere interiore dello sciamano si può citare, tra le varie proprietà, la facoltà di praticare l’Arte del Sinn, o del Suono, attuata attraverso la voce e la musicalità, che utilizza come elemento trascendente in grado di aprire le porte su altre dimensioni cosmiche dello Shan e di attivare varie forme di Visione in quanti lo ascoltano.
Ma può anche esercitare il suo Potere attraverso l’Arte dell’Acqua riferendosi alle proprietà magiche e terapeutiche attribuite al mito sciamanico di “Kuid’ha”, il dio dell’acqua giunto dal cielo per portare la vita sulla Terra e fecondarla con il proprio seme. Evento che oggi unisce tra di loro tutti gli esseri viventi e lo stesso nostro pianeta con la presenza della sua essenza divina in tutte le cose e che consente l’azione sciamanica anche su piani simbolici.
Lo Sciamano esprime il Potere interiore che ha acquisito anche esercitando la pratica dell’Arte divinatoria con le pietre dell’“Hatmar”, la ruota dei ventidue archetipi, che gli danno la possibilità di estendere la sua percezione cognitiva oltre che nel presente, anche nel passato e nel futuro.
Infine, a mezzo del suo Potere interiore, lo sciamano può esercitare l’Arte della Forma Pensiero come aspetto di pratica magica che ha facoltà di attuare sull’ambiente e sugli eventi allo scopo di realizzare situazioni di armonizzazione e di guarigione. Pratica che, all’occorrenza, può anche utilizzare per difendersi da tutto ciò che minacci la sua incolumità fisica e sostanziale.
www.giancarlobarbadoro.net
FONTE
LIBRI:
LINK COLLEGATI:
Ho apprezzato tantissimo i post che hai pubblicato su questo argomento. Suono l'arpa celtica e il bodhran, mi aiuta a resistere in questa società assurda. In questi giorni sto studiando Carolans's Ramble to Cashel. Mi lego alla Natura per non perdere il centro...in attesa di avere un motivo per potere suonare a festa una Jiga "unda attingit, te et abducit, te in profunda, sicut es unda" (Faun). E' veramente tutto molto difficile. Tempo fa ho inciso il Futhark su una lastra di pietra e l'ho messo in giardino rivolto ad est, come se fosse una preghiera. Vorrei riuscire a proteggere il pianeta sul quale vivo perchè lo amo tantissimo, respira ogni giorno con me nel qui e ora. Vorrei potere fare di più e sicuramente troverò il modo. Se avessi un totem che mi accompagna so che sarebbe un lupo. Buon lavoro. un abbraccio.
RispondiEliminagrazie mille a te,abbiamo apprezzato molto le tue bellisime parole,c'è molta armonia in quello che dici.
EliminaQuando ero piu giovane se mi mettevo disteso , in certi momenti avevo una sensazione di benessere , come di distaccamento dal corpo fisico , avevo letto da qualche parte che poteva assomigliare a un fenomeno fisico del tipo di perdita della gravità del corpo , ora non ricordo , cosa puo significare ? Ora proprio sta uscendo la notizia che gli indiani d'america , i pellerossa , hanno antenati europei , se qualcuno di voi ha visto il telefilm Sentinel ,si vede come il protagonista durante una missione per l'esercito in una foresta ha un incontro con uno sciamano , ogni tnto ha visioni di quest'incontro , aiutato da un amico antropologo che lo aiuta a metabolizzare quest'esperienza , ora lui ha acquisito poteri di ''remote wieving '', alta percezione , che puo sfruttare ora da poliziotto in un ambiente urbano .
RispondiEliminaGli indiani d'america avevano un animale che se ho ben capito assumevano come ''spirito guida '' , perciò portavano i nomi di alcuni animali , o sbaglio ?
Mark
l'animale totem funge da archetipo,viene scelto in base alle proprie sensazioni,serve a catalizzarsi a rafforzare la volonta,funge da guida tra i mondi,viene usato per focalizzarsi e catalizzare.
EliminaI nomi che invece si davano sono legati alla personalità alle proprie particolarità,e queste quando erano notate poi divenivano il nome con cui erano chiamati e riconosciuti nella propria comunità,di solito eano altri a dare il nome,ma può essere anche scelto dal soggetto stesso,ma è legato solo ad aspetti del vivere in comunità,come avviene nelle altre ,solo che i nativi piaceva darsi questi nomi legati ad animali o aspetti spirituali,nelle tribù degli aborigeni australiani si da un nome legato ai segni del cielo e cosi via,servono solo a distinguersi e a riconoscersi.