Debito pubblico.
Potete facilmente comprendere, che un'amministrazione delle finanze di questo genere, che abbiamo indotto i Gentili a seguire, non può essere adottato dal nostro governo. Ogni prestito dimostra la debolezza del governo e la sua incapacità a comprendere i propri diritti. Ogni prestito, come la spada di Damocle, pende sulla testa dei governanti, che invece di prelevare certe somme direttamente dalla nazione per mezzo di una tassazione temporanea, vanno dai nostri banchieri col cappello in mano.
da: Protocollo XX
Fine dell'Aristocrazia.
Sotto i nostri auspici la plebe ha completamente distrutto l'Aristocrazia, la quale sempre la sovvenne e la custodì per il vantaggio proprio, che era inseparabile dal benessere della popolazione. Oggi giorno il popolo, avendo distrutti i privilegi dell'aristocrazia, è caduto sotto il giogo di furbi sfruttatori, e di gente venuta su dal nulla.
da: Protocollo III
Il popolo è assoggettato nella miseria dal sudore della sua fronte in un modo assai più formidabile che non dalle leggi della schiavitù. Da quest'ultima i popoli possono affrancarsi in un modo o in un altro, mentre nulla li potrà liberare dalla tirannide della completa indigenza.
di: Ilaria Bifarini
E’ il nuovo
tormentone, l’ultima trovata –in realtà per niente originale- per far
fronte all’irrompere dei populismi e sovranismi, tanto temuti
dall’attuale e tenace compagine di potere: l’apologia della
“competenza”. Per salvare il sistema da temibili e minacciosi
sovvertimenti occorre che il potere consultivo e decisionale su ogni
ambito della vita individuale e collettiva venga demandato a una cerchia
ben selezionata di “competenti”.
Ma chi sono questi individui eletti?
In teoria, persone la cui elevata conoscenza tecnica in materie
specifiche li eleva a massimi esperti, e dunque portatori indiscussi di
verità assolute e inconfutabili, sottratte a ogni critica.
In pratica,
gli stessi che hanno già ricoperto ruoli di prestigio in istituzioni che
ci hanno governato finora, con i risultati –più o meno disastrosi- che
sono sotto gli occhi di tutti.
Il concetto di competenza , tanto in
voga tra gli economisti, perde così ogni riferimento alla misurazione
dei risultati raggiunti dalle azioni e dagli strumenti messi in atto:
l’efficacia delle politiche adottate non ha alcuna rilevanza. Ciò che
conta è la legittimità delle azioni e degli attori, l’autorevolezza che
gli viene tributata da enti e istituzioni universalmente riconosciuti.
Secondo un meccanismo autoreferenziale e capace di autoriprodurre il
proprio pensiero senza interruzione critica, nell’ambito della ricerca
scientifica vengono premiati e incentivati coloro che sono in grado di
portare prove a sostegno di un modello universalmente riconosciuto. Una
sorta di esaltazione della “mediocrità”, dove per mediocre intendiamo
quell’individuo che annulla il proprio spirito critico, in virtù di
un’adesione e un sostegno preconcetti a un modello già esistente.
Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff
In un simile contesto, il lavoro di
analisi e confutazione di teorie già esistenti e acclamate viene
scoraggiato e marginalizzato. Pensiamo al clamoroso errore nel 2010 di
Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, due docenti della prestigiosa
Università di Harvard e con ruoli nel FMI, che con la loro pubblicazione
“Growth in a Time of Debt”, forniscono la prova “scientifica” che
qualora il debito pubblico di una nazione raggiunga la soglia del 90%
del Pil diventerebbe un ostacolo insuperabile alla crescita.
Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff
Il paper diventa la Bibbia dei paladini
dell’austerity: quel 90% fornisce una cifra precisa, capace di
esercitare quella fascinazione sull’opinione pubblica che la “scienza
esatta” è in grado di suscitare. Tre anni dopo accade che dei professori
dell’università di Amherst affidano a uno studente il compito di
scegliere una ricerca e replicarne il risultato. La scelta del giovane
Herndon ricade proprio sull’osannato paper di Reinhart e Rogoff e
l’esito della sua analisi è sconvolgente: lo studio è compromesso da
gravi problemi metodologici e addirittura da un banale errore nel foglio
Excel, alcuni calcoli sono sbagliati e viene omesso di includere tra le
nazioni esaminate tre casi rilevanti.
Gli stessi economisti di Harvard
sono costretti a riconoscere l’errore, sebbene cercando di sminuirne la
portata. Ma la credenza che l’aumento del debito pubblico sia dannoso
alla crescita non solo non viene scalfita, ma anzi si rafforza e le
politiche dell’austerity continuano a seminare sempre più vittime, in
Europa come nel resto del mondo.
Intanto Reinhart e Rogoff hanno
continuato a essere protetti dalla loro aura sacrale conferitagli dalla
“competenza”, sono stati insigniti di importanti premi e riconoscimenti,
e a collaborare con organizzazioni che esercitano la governance
mondiale. Gli errori sono umani e non si possono certo stigmatizzare due
economisti che sicuramente hanno dedicato la loro vita agli studi, ma
di ridimensionare il potere assoluto e dispotico della scienza, di
riportarla al suo ruolo di strumento funzionale al benessere e allo
sviluppo umano.
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