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mercoledì 3 febbraio 2016

La cospirazione sionista: L’”ANTI-DIFAMATION-LEAGUE”, IL BRACCIO ARMATO DEL B’NAÏ B’RITH-parte 2




 


"Per capire chi vi comanda basta scoprire chi non vi è permesso criticare"  
(Voltaire)  

di: Mauro Likar 
parte 2

L’”ANTI-DIFAMATION-LEAGUE”: BRACCIO ARMATO DEL B’NAÏ B’RITH

L’A.D.L. è stata fondata dal “B’naï B’rith” nell’ottobre del 1913, con lo scopo dichiarato di lottare contro la diffamazione e la discriminazione che si sarebbero potute esercitare contro la comunità ebraica americana, a causa del ruolo delle loro Elites sioniste nella programmazione della Prima Guerra Mondiale, e del trionfo del Bolscevismo comunista in Russia. Molti Presidenti degli USA hanno ovviamente tessuto l’elogio dell’A.D.L. : Truman, Eisenhower, J. Kennedy, Johnson, Reagan. L’associazione scheda regolarmente, ogni anno, tutti coloro che hanno espresso delle opinioni non filo-israeliane, o anti ebraiche. In Italia, nell’estate 1993, il giornalista Maurizio Blondet è riuscito, clamorosamente, a rendere pubblico l’elenco dell’A.D.L.



Il 10 dicembre 1992 e l’8 aprile 1993, i locali dell’A.D.L. del “B’naï B’rith” di S. Francisco e di Los Angeles, furono perquisiti simultaneamente da agenti dell’F.B.I. e molti dei documenti sequestrati provano che l’A.D.L., tramite la sua sezione di ricerca documentaria (“Fact Finding Division”), diretta fin dal 1962 da Irwin Svall, è stata, ha agito come una vasta rete di spionaggio, non solo contro militanti politici vagamente antisemiti, ma anche contro diverse confessioni religiose, clubs, e associazioni locali che pur non essendo antisemite, non avevano mai avuto alcun legame diretto o indiretto con la comunità ebraica, e non avevano mai preso una posizione netta pro o contro Israele.


In Italia per esempio, il Card. Ruini è stato schedato come antisemita, per aver scritto che Gesù era stato crocifisso dagli ebrei; Il card. Pappalardo, per aver usato l’espressione scritturale “Sinagoga di Satana”
 
Una tale rete illegale di spionaggio è stata messa in piedi grazie alle connivenze che l’A.D.L. conta tra i poliziotti, gli sceriffi e persino tra gli agenti dell’FBI. Il potere della comunità ebraica è così grande che i locali dell’A.D.L. di Los Angeles dovettero essere perquisiti dalla polizia di San Francisco, perché la polizia locale si era rifiutata di cooperare direttamente all’inchiesta. Il procuratore generale di San Francisco, Arlo Smith, disse che si trattava “della più vasta rete di spionaggio operante su scala nazionale”.


Due cronisti del quotidiano “San Francisco Chronicle”, Phillip Matier e Andrew Ross, hanno scritto che il dossier dell’A.D.L. di San Francisco, sequestrato dalla polizia di Los Angeles, è “soltanto la punta dell’iceberg di una rete nazionale di spionaggio e di indiscrezioni, programmate dai servizi di sicurezza”. I due giornalisti affermano che che “poliziotti di almeno altre sei grandi città, sono implicati nella vendita all’ A.D.L. di schede confidenziali tratte dagli archivi di polizia”.

Altra tattica impiegata dall’A.D.L., è quella d’infiltrare gruppi o partiti americani, e di altre parti del mondo. Alcuni studenti ebrei dell’Università di San Francisco, come riporta il settimanale “San Francisco Weekly”, hanno ammesso di spiare, per conto dell’A.D.L., altri studenti o professori, annotando sistematicamente le osservazioni fatte su Israele o sugli ebrei. Se ne deduce, che l’A.D.L. scheda ogni persona che esprima sentimenti od opinioni critiche su Israele, sugli ebrei o sull’Olocausto. Sembra che l’origine degli stretti legami fra A.D.L.e polizia, risalga ai preliminari della dichiarazione di guerra americana del 1941.



 

Quando gli USA dichiararono la guerra, le schede dell’A.D.L. divennero una miniera d’oro per l’F.B.I., che poté così controllare gli agenti nemici. Questa pratica non è mai cessata: l’A.D.L. ha fornito all’F.B.I. liste di persone o di organizzazioni ritenute “razziste”; anzi l’A.D.L. ha organizzato, in proprio, dei seminari di formazione, ai quali venivano invitati poliziotti americani, per poter identificare e schedare gli “antisemiti” o presunti tali. Nel 1989 fu il capo stesso dell’F.B.I., William Sessions, a partecipare all’assemblea annua dell’A.D.L., mettendo a disposizione la sua esperienza professionale. Per ottenere i favori dei poteri repressivi , e facilitare la sua penetrazione nell’apparato poliziesco, l’A.D.L. sponsorizza, ogni anno, numerosi seminari dedicati specialmente ai cosiddetti “estremisti bianchi”; simposi ai quali partecipano numerosi ufficiali di polizia: dall’F.B.I. sceriffi, e i procuratori generali di tredici Stati.
Le pubblicazioni “tecniche” dell’A.D.L., che costituiscono spesso una vera opera di schedatura di persone, critiche nei confronti del Sionismo, sono d’altronde destinate ad essere utilizzate dalla polizia, come precisa lo stesso catalogo pubblicitario dell’A.D.L.». Per conto dell’A.D.L. vengono organizzate anche operazioni di provocazione diretta, orchestrate nel seno di gruppi di estrema destra, in modo da screditarli e, al tempo stesso, di indurre nell’opinione pubblica la certezza di un grave pericolo razzista ed antisemita; pericolo che, in realtà, è completamente inesistente.


Il B’nai B’rith International, promuove vari premi e riconoscimenti, che includono la Medaglia d’Oro del Presidente, conferita ogni anno in onore di chi ha dato un sensibile aiuto allo Stato di Israele. Sono stati insigniti di tale onorificenza: David Ben Gurion, John Fitgerald Kennedy, George.H.Bush, Golda Meir, il Cancelliere austriaco Franz Vranitzky, e, nel maggio 2006, il Primo Ministro Australiano John Howard.




 

  Il cancelliere della Germania Merkel riceve un premio dal B'naï B'rith


Molto potente, la sezione Canadese del B’nai Brith. È stata fondata nel 1875, ed è la più antica organizzazione ebraica del Paese. In tempi recenti ha avuto come contraltare il “Canadian Jewish Congress”, che pubblica la più conservatrice The Jewish Tribune. La B’nai Brith Canada (BBC) viene considerata molto vicina al Likud, nella sua visione di Israele e del Sionismo. Nella politica Canadese vi sono stati molti aderenti al Canadian Jewish Congress: ad esempio Il Presidente Irwin Cotler, e Frank Dimant: direttore esecutivo del B’nai Brith. E’ chiaro che anche la Lega Anti diffamazione del B’nai Brith è altamente coinvolta in tutti gli affari politici delle Nazioni che ospitano l’Ordine, e che agisce attivamente per influenzare la legislazione e le regole delle Organizzazioni statali e Pubbliche di quelle stesse Nazioni.

Tutte le sue attività, esulano ampiamente dalla sua definizione di Organizzazione di Pubblica assistenza, iscrivendosi piuttosto nella categoria delle Associazioni a delinquere ebraiche, che promuovono e mantengono l’odio razziale e l’istigazione alla violenza contro i Non ebrei.

Esistono perciò, attualmente, due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele, e la maggioranza dei politici, dei commentatori, e degli intellettuali ebraicizzati o ebrei tout court, fanno tacere chiunque osi criticare pubblicamente la condotta dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia ebraica del passato, e delle politiche attuali di quel Paese.
Il primo bavaglio è l’impiego, a tutto campo, dei gruppi di pressione ebraici: le cosiddette lobby, che servono a dirottare e falsare il dibattito politico sul Medio Oriente (negli USA in primo luogo); il secondo è l’accusa di antisemitismo, che viene sbattuta in faccia dalla Lega Anti diffamazione a tutti coloro che si dimostrino critici verso Israele.


Ad esempio, nella primavera del 2002, proprio mentre l’esercito di Tel Aviv invadeva nuovamente i Territori Occupati, con l’assedio di Jenin, per fare l’apologia della violenza contro la popolazione civile araba, un gruppo di eminenti sostenitori americani di Israele, tenne una conferenza a Washington, dove a rappresentare l’Amministrazione di George W. Bush fu invitato l’allora vice ministro della Difesa Paul Wolfowitz, noto neo conservatore di destra e aperto sostenitore della nazione ebraica.

Lo scomparso Edward Said, professore d’Inglese e di Letteratura Comparata alla Columbia University di New York e uno degli intellettuali americani più rispettati del XX secolo, ha raccontato un particolare di quell’evento:

«Wolfowitz fece quello che tutti gli altri avevano fatto — esaltò Israele e gli offrì il suo totale e incondizionato appoggio – ma inaspettatamente durante la sua relazione fece un fugace riferimento alla “sofferenza dei palestinesi”. A causa di quella frase fu fischiato così ferocemente e così a lungo che non potè terminare il suo discorso, abbandonando il podio nella vergogna».


L'ex vice ministro della Difesa Paul Wolfowitz nell'amministrazione Bush


Stiamo parlando di uno dei politici più potenti del terzo millennio, di un uomo con un accesso diretto alla Casa Bianca, e che molti accreditano come l’eminenza grigia dietro ogni atto dello stesso presidente degli Stati Uniti; prima, durante e dopo la sua ascesa al potere. Eppure gli è bastato sgarrare di tre sole parole, nel suo totale asservimento allo Stato di Israele e agli interessi ebraici, per essere umiliato in pubblico e senza timori, da chi, evidentemente, conta assai più di lui nell’America di oggi.



AIPAC (American Israel Public Affairs Committee), ZOA (Zionist Organization of America), AFSI (Americans for a Safe Israel), CPMAJO (Conference of Presidents of Major American ]ewish Organisatios), INEP (InstituteforNearEastPolicy), JDL (Jewtsh Defense League), B’nai Brith, ADL (Anti Defamation League), AJC (American ]ewish Committee), Haddasah, 

sono gli acromini e i nomi di alcune di quelle lobby, che in Europa risultano pressoché sconosciute, ma che nei corridoi del Congresso americano possono creare seri problemi fisici e grattacapi legali e finanziari a senatori e deputati.
Si tratta di un fronte assai compatto, che, secondo lo stesso Edward Said «può distruggere una carriera politica staccando un semplice assegno». Come se non bastasse, lo schieramento lobbistico pro Israele, è stato attualmente rafforzato, oltre ogni limite, dalla fusione con un altro fronte di potere assai potente in America; quello dei gruppi di cristiani fondamentalisti: vicini al presidente George W. Bush, che controllano i voti dalla cosiddetta Bible Belt    e cioè la fascia di Stati americani del centro e del sud del Paese: circa il 18% dell’elettorato totale.


Così negli USA esistono i Christian Zionists, sionisti cristiani, un ibrido che si regge apertamente proprio su ciò che in teoria dovrebbe renderlo impossibile. La teologia dei cristiani fondamentalisti d’America, professa l’attesa della seconda venuta del Cristo , e la conseguente fine del mondo, secondo una interpretazione della Bibbia resa popolare dai libri del reverendo Tim LaHaye. Ma quell’evento diverrà possibile, solo quando ci sarà uno Stato ebraico su tutta la Palestina, e cioè ben oltre i confini dell’attuale Israele.


Ecco dunque la ragione per cui, quei gruppi di estremisti cristiani, lavorano alacremente fianco a fianco con le lobby ebraiche americane; per difendere, colonizzare ed espandere, con ogni mezzo, le aree dei Territori Occupati già in mano a Tel Aviv; contrastando ogni mediazione di pace e, ovviamente, negando ogni possibilità all’esistenza di uno Stato palestinese. E qui arriva il guizzo di follia su cui si fonda l’azione dei fondamentalisti cristiani: c’è una seconda condizione per la venuta di Cristo: tutti gli ebrei che oggi premono per la conquista della Palestina, dovranno, da ultimo, convertirsi al cristianesimo; pena l’annientamento fra le fiamme di un olocausto infernale. Campa Cavallo!







Gli ebrei americani sono senza dubbio consapevoli dell’idiozia implicita in simili teoremi teologici, ma sorvolano su questa coloritura palesemente anti ebraica, a patto che oggi questi sciocchi Goym cristiani appoggino le azioni di Israele». A sottolineare l’elemento irreale in questo meticciato ebraico cristiano, vi sono incontri al vertice, fra Stati Uniti e Israele, a Washington, o a New York, dove si sono fronteggiati gruppi di rabbini ebrei ultra ortodossi ma anti sionisti, la cui interpretazione della Bibbia dice categoricamente: «No ad Israele!.», e gruppi di cristiani fondamentalisti, non ebrei, la cui interpretazione della Bibbia dice categoricamente «Viva Israele!».
I metodi di questi gruppi di pressione pro-Israele, sono stupefacenti, e la loro opera di vigilanza e di attivismo si estende ben oltre i due rami del Parlamento americano, e va dal monitoraggio delle piccole radio locali di provincia, a quello dei grandi network : come la CBS o la NBC; dal giornalino di facoltà di Berkeley, al «New York Times». Nulla sfugge a questi controlli, e nessuno ne esce indenne.


Qualcosa di simile si tenta anche in Italia. Basta dare un’occhiata a: informazione corretta.it un sito di accesi sionisti, quali Giorgio Israel, Fiamma Nirenstein, Angelo Pezzana, Federico Steinhaus, Deborah Fait, che danno le pagelle a tutti coloro che si occupano in un modo o nell’altro di ebrei e di Israele.





In America, comunque ne sa qualcosa Dennis Bernstein, ebreo e conduttore di un programma presso una radio libera, piuttosto nota fra i progressisti in California; la KPFA, che, solo per aver scelto di discutere con autorevoli ospiti in studio la sanguinosa occupazione israeliana di Jenin, nell’aprile del 2002, ha subito un assalto fatto di diffide e di critiche, da varie organizzazioni; e persino di lettere minatorie private come questa:

«Stronzo di un ebreo che odia la sua razza, che scopa sua madre, pezzo di merda… Hitler ha ammazzato gli ebrei sbagliati, avrebbe dovuto uccidere i tuoi genitori così che un pezzo di merda ebrea come te non sarebbe mai nato. Se Dio vorrà, un terrorista arabo ti farà a pezzi così come è successo a Daniel Pearl [reporter del "Wall Street Journal" sgozzato dagli islamici in Pakistan nel 2002,]»

o come quest’altra:


«Dio volendo, un palestinese ti ammazzerà, violenterà tua moglie e aprirà la gola ai tuoi bambini».

Barbara Lubin, attivista ebrea dell’organizzazione americana Middle East Children’s Alliance, che ha avuto l’ardire di collaborare con progetti scolastici palestinesi, ne ha ricevute di peggio, ed essendo una donna, si può ben immaginare cosa le abbiano scritto.

Fra le accuse rivolte a questi personaggi c’è invariabilmente quella di essere un Self Hating Jew, un ebreo che si odia. Questo perché, secondo le parole del professor Said, «il Sionismo americano ha reso tabù qualsiasi discussione pubblica sul passato o sul futuro d’Israele. ….. l’aborto, l’omosessualità, la pena di morte, la moralità del bombardamento di Hiroshima e persino la “sacra” spesa militare possono essere dibattuti con un minimo di libertà… si può persino bruciare la bandiera americana in pubblico, ma la cinquantennale e sistematica oppressione israeliana dei palestinesi è un argomento impronunciabile».
Dunque, se un cittadino ebreo viola il tabù, deve necessariamente essere uno psicopatico, ovvero un mentecatto che odia se stesso e le sue vere radici. Naturalmente, simili aut-aut censori bersagliano chiunque altro, indipendentemente dalla razza o dalla religione d’origine; e questo è vero soprattutto per i docenti scolastici di ogni livello; e per quello universitario in particolare, al punto che da molti atenei americani è partito un allarme per la paralisi del libero insegnamento, sulle materie attinenti la storia del Nazismo, della Shoah e la attuale Storia mediorientale.


Nella politica nazionale americana, la cronaca dimostra, oltre ogni possibile dubbio, che le lobby ebraiche sono in grado di assestare colpi assai pericolosi, e di condizionare l’intero dibattito nazionale sul Medio Oriente; a favore esclusivo di Israele. Il secondo bavaglio che viene usato per sopprimere un libero dibattito sui gravi torti di Israele, è l’accusa di antisemitismo, usata implacabilmente per tacitare i critici dello Stato ebraico e della sua storia. Questo silenziatore, ha lo strabiliante potere di ingenerare, soprattutto negli europei, una vera e propria stasi intellettuale: un mutismo coatto della coscienza, per cui si cessa di ragionare liberamente, parificando, giustamente, le vittime ebree a quelle non ebree.


Oggi si ha l’ardire di definire antisemita, cioè anti ebreo, non solo chiunque esprima avversione o compia atti discriminatori, oltraggiosi o violenti contro gli ebrei, ma anche chi ritiene che il fenomeno dell’immigrazione ebrea sionista in Palestina, agli albori del XX secolo, il suo radicamento in quelle terre, le modalità della nascita dello Stato d’Israele, ed infine, la condotta militare di quella Nazione, rappresentino un grave torto fatto ai Palestinesi ed agli Arabi, anch’essi semiti, a pari titolo degli Ebrei. Chi muove allo Stato ebraico simili accuse è anatemizzato come antisemita.


«Le case dei palestinesi sono state demolite, i loro quartieri confiscati, i loro giovani sottoposti a infinite torture, hanno pagato tasse e tariffe senza ricevere in cambio alcun diritto, e la lista delle barbarie che hanno subito è senza fine.»


«I palestinesi sono il popolo che ha il pieno diritto di governare in Palestina. Ne consegue che gli ebrei non hanno, oggi, alcun diritto di governare in Palestina.»


«Noi sappiamo che le radici degli spargimenti di sangue nel Medioriente stanno nella filosofia del Sionismo e nel suo prodotto: l’esistenza dello Stato d’Israele.»


«Un giorno di lutto per ricordare la nascita del Sionismo e dello Stato d’Israele deve essere sancito.»

«Stiamo aspettando la cancellazione del Sionismo e lo smantellamento del regime dello Stato d’Israele.»


«Non sono malvagi perché sono sionisti. Sono sionisti perché sono malvagi.»


«Così come è certo che il sole nasce, è certo che la Palestina vomiterà i sionisti… »
 
Quelle che precedono, non sono dichiarazioni di bieco antisemitismo, anatemi degli Ayatollah, proclami di Hezbollah, di Hamas o di Al Qaida; sono parole dei rabbini ultra ortodossi, che invocano l’autorità della Torah, di cui vantano l’interpretazione più fedele alla volontà del Divino; sancite nelle sacre pagine della loro Bibbia. L’incontro con eminenti religiosi e studiosi ebrei che condannano tutto ciò che abbiamo sempre creduto fosse l’essenza del mondo ebraico moderno — dal Sionismo fino all’esistenza stessa d’Israele — è certo sorprendente.





Da decenni essi si sono riuniti in gruppi sparsi nel mondo, in particolare negli Stati Uniti e in Gran Bretagna; con nomi come: Bene Yoel-Breslov – Brisk – Hazon hh – Kaschau – Kretsheniff- Malochim -Neturei Karta – Satmar – Skullene – Toldoth Aharon, e vantano fra i loro aderenti rabbini noti quali Dovid Weiss, Avraham Yoshe Freund di Mansod, Elchonon Wasserman, Ahron Cohen, Baruch Kaplan, Yosef Tzvi Dushinsky ed altri.


In sostanza ciò che essi vanno predicando senza sosta, è che a partire dalla fine dell’Ottocento una potentissima minoranza israelita, rappresentata dalle comunità d’affari degli ebrei occidentali, e riunitasi attorno al Movimento Sionista, ha scippato l’identità ebraica, l’ha riconfezionata, impacchettata e venduta al mondo intero, in una propria versione artefatta ed apocrifa, riuscendo nell’inganno mostruoso della Shoah, e nell’intento di passare per ciò che essi non sono.


Questa tesi interna allo stesso ebraismo, implica il dover accettare che tutto quello che credevamo formasse le fondamenta dell’essere ebrei, ed israeliani oggi, è il prodotto di una pianificata distorsione culturale, inculcataci da una minoranza di potenti sionisti, piazzati nei posti chiave delle società occidentali. Nel saggio: Ideologia Sionista, i Non-Ebrei e lo Stato d’Israele del luglio 2004, il filologo ebreo Ur Shlonsky, docente presso l’Università di Ginevra, ha scritto:

«L’autoproclamata dirigenza delle comunità ebraiche ha un compito solo: trasmettere e alimentare un’identità ebrea, centrata sulla totale identificazione con Israele, e denigrare e marginalizzare ogni altra forma di identità possibile. 

Il rabbino ultraortodosso e antisionista Leibele Weisfisch ha detto:


“Se iI Nazismo ha tentato di distruggere il giudaismo fisicamente, il Sionismo l’ha distrutto davvero spiritualmente”». 

Questi ebrei non sionisti, giudicano blasfemi e criminosi gli atti di guerra e le violenze perpetrati dai sionisti, e dall’esercito d’Israele, per raggiungere i loro scopi illegittimi, e, a questo proposito, usano parole durissime:

«Le rivendicazioni sioniste furono e sono criminali» – «Il curriculum del sionismo è chiaro: ha nutrito una guerra dopo l’altra» -
 
«La Torah ci proibisce di rubare la terra, di schiavizzare e di opprimere un popolo. Le radici dell’infinita sofferenza e detto spargimento di sangue nella Sacra Terra stanno nel Sionismo, nel suo Talmud, e nello Stato d’Israele». «L’ideologia sionista… è di forzare gli eventi senza riguardo per chiunque si trovi nel mezzo. I palestinesi si trovarono nel mezzo…» -


«Vogliono farvi pensare che l’odierna causa delle violenze è solo l’aggressività palestinese. Questa è una menzogna. I palestinesi sono stati esiliati e oppressi per 52 anni…»- «Le accuse di odio rivolte ai palestinesi dai rabbini come Avi Weiss e Shlomo Riskin aumentano il rancore fra i nostri due popoli… Questi fautori dell’odio vorrebbero farci credere che gli ebrei sono insensibili alle sofferenze dei palestinesi» -

«Secondo la Torah e la fede ebraica, l’odierna pretesa degli arabi palestinesi di governare la Palestina è giusta. La pretesa sionista è sbagliata e criminale… È una tragedia per i palestinesi e anche per il popolo ebraico». «La connessione fra ebrei e arabi si perde nei secoli passati. Sostanzialmente i rapporti erano amichevoli e dì mutuo beneficio; spesso gli ebrei che erano perseguitati in Europa trovarono rifugio nei Paesi musulmani. Il nostro atteggiamento verso gli arabi e i musulmani può solo essere di amicizia e di rispetto».



E la conclusione:

«L’esilio del popolo ebraico significa che gli ebrei devono essere cittadini fedeli delle nazioni in cui vivono, e non tentare di soggiogare le preesistenti popolazioni indigene di quelle nazioni. E naturalmente ciò include i palestinesi» -


«La nostra preghiera a Dio è che la transizione dallo Stato d’Israele atto Stato palestinese avvenga presto e pacificamente senza altro spargimento di sangue… Se Dio vorrà torneremo a vivere fianco a fianco» —

«Attendiamo la cancellazione del Sionismo e del suo regime, accogliamo l’opportunità di vivere in pace nella Terra Sacra sotto un governo che sia interamente in accordo coi desideri dei palestinesi».

Neturei Karta, l’organizzazione che oggi maggiormente rappresenta le istanze di questi rabbini dissidenti, ha affrontato anche l’annosa questione delle accuse di antisemitismo lanciate contro i critici d’Israele, e lo ha fatto all’interno di un documento dal titolo Statement on the World Court Case of the Barrier Wall, pubblicato il 9 luglio del 2004, a New York. In esso si leggono righe che hanno suscitato molto clamore, poiché ribaltano degli assiomi dati per scontati dalla maggioranza delle opinioni pubbliche; sia occidentali che israeliane.
 

 
Il massacro infinito del popolo palestinese











«L’opposizione al Sionismo ed ai suoi crimini, non significa odio per gli ebrei: il cosiddetto “antisemitismo”. Al contrario: sono proprio il Sionismo ed i suoi misfatti a rappresentare la maggior minaccia al giudaismo, e sono essi a costituire, inoltre, la più comune causa dell’antisemitismo».


Quanto sopra è sufficiente a demolire le basi stesse dell’accusa di antisemitismo, con cui da decenni si è tentato di zittire chi invoca un’aperta e onesta discussione sulle controverse politiche che hanno partorito e nutrito lo Stato d’Israele. Infatti, i rabbini ultra ortodossi, appartenenti al Movimento antisionista, e i molti ebrei onesti che hanno trattato la questione ebraica, non possono certo venire impunemente apostrofati come anti ebrei, o come tenaci antisemiti.


Tenuto conto della tattica di intimidazione, ovvero del terrorismo intellettuale che si attua volentieri nei paesi occidentali, tramite l’amalgama e la frequente confusione fra antisionismo ed antisemitismo, è ovvio che ogni voce contraria si vedrà apostrofata immediatamente, con questa ingiuria, portata con violenza dai solerti guardiani del veto di critica; agli Ebrei sionisti e ad Israele. La minima critica alla politica israeliana, e ogni opinione che non sia a priori sfavorevole ai Palestinesi, portano con sé l’accusa di antisemitismo, da parte di giornalisti, scrittori e uomini politici, che non possono permettere ne permettersi una simile libertà d’opinione.


Nella testa di alcuni, già il semplice uso della parola “Ebreo” risulta sospetta di per sé, quando viene pronunciata da un non Ebreo, o a meno che non la si riferisca alla storia recente dei campi di concentramento e della Shoah. Certo la Lobby ebraica deve fronteggiare il curioso problema degli “Ebrei antisemiti”, come stanno ad indicare le molte vittime di questi gruppi di pressione. Un’altra accusa di antisemitismo o di antigiudaismo attende anche, con matematica certezza, chi denunci gli elementi potenzialmente perversi e distruttivi presenti nella cultura e nella Religione ebraica, come pure lo sono nella Religione Cristiana ed Islamica.


Il sionismo è, quindi, un’ideologia fondamentalmente pericolosa, dagli effetti devastanti, che ha preso dal giudaismo il suo più nefasto contenuto xenofobo e nazionalista, scartando, a priori, l’orientamento universalista dei Profeti. Esso è sfociato in una serie d’Imprese storiche banalmente criminali, che da più di un secolo hanno tolto, e continuano a togliere, la pace di tutto il mondo.










di: Mauro Likar 






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