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mercoledì 3 febbraio 2016

La cospirazione sionista: la criminale ideologia Sionista-parte 3




di: Mauro Likar

parte 3


La Base dell’Ideologia Sionista.



L’Ideologia sionista, con il movimento che essa ha suscitato, si è data per missione di raccogliere, in Palestina, tutti gli Ebrei dispersi da duemila anni attraverso il mondo: gli Ebrei della Diaspora; di stabilire un territorio esclusivamente Ebraico, nella prospettiva di assicurare agli ebrei, tenuto conto delle persecuzioni di cui sono stati sovente vittime, una sicurezza definitiva. Benché preceduta da diverse iniziative, che avevano per scopo il ” Ri-appropriarsi” della Palestina, l’ideologia sionista non si è strutturata che alla fine del XIX secolo, con Théodore Herzl.


Essa si è sviluppata durante la prima metà del XX secolo, malgrado la prolungata opposizione della grande maggioranza degli Ebrei, e, con il favore della Seconda Guerra Mondiale, si è concretizzata con la creazione dello Stato di Israele in Palestina. Il Sionismo si fonda su due dati fondamentali e congiunti del Giudaismo: Un dato d’ordine Religioso: il Mito biblico della “Terra Promessa” ad un “Popolo Eletto”, e un Dato d’orine legale: la Legge che stabilisce la “razza ebraica”. A questi due dati conviene associare: Gli scritti xenofobi del giudaismo.


1. Il Mito biblico della “Terra Promessa” e del ” Popolo Eletto” è il primo Pilastro fondamentale su cui poggia l’Ideologia sionista. Secondo questo mito, gli Ebrei e il loro Dio, Yahvé, hanno elaborato, da quasi tremila anni, un contratto o Alleanza, secondo il quale gli Ebrei, dando obbedienza a questo Dio, hanno formato un Popolo privilegiato: il Popolo eletto. e ricevuto in eredità una terra particolare: la Terra Promessa.


E’ sui dati di questo mito fondamentale del giudaismo. che si è edificata, interamente, l’ideologia sionista, e che si è fondato il ” diritto storico” sulla Palestina. Anche i sionisti non religiosi ed atei, come i Padri fondatori e la maggior parte degli Israeliani attuali, rispolverano sempre questo mito originario della Terra Promessa da un Dio che, per altro, per essi non esiste affatto. Non c’è da sorprendersi troppo per questo apparente paradosso religioso-culturale, che comunque ha mobilitato l’immaginario collettivo ebraico, attivando energie colosali quanto cieche.



 
Da notare che il Mito dell’Alleanza fra Dio e il suo Popolo, come pure i miti ebrei della Creazione, del Paradiso Terrestre e del Peccato Originale, sono stati adottati anche dai Cristiani, che sono stati sia complici che vittime dell’Ideologia sionista. I Cristiani Millenaristi degli Stati Uniti, ad esempio, vedono l’espansione e la potenza territoriale dello Stato d’Israele, come una tappa necessaria al progetto di Dio per l’Umanità; con infine, la conversione degli Ebrei al Cristianesimo e il ritorno di Gesù, il Messia, nella sua Parousia.


A Proposito di questo Mito fondatore, è interessante evocare quella che sembrerebbe una recente e favolosa scoperta. Secondo Messod e Roger Sabbah, dei ricercatori ebrei, il popolo ebraico non sarebbe che il popolo egizio di AKHET-ATON, la capitale del faraone monoteista Akenaton! Se si misurano le gigantesche conseguenze che la credenza nel mito della Terra Promessa ha prodotto nella storia, da appena un secolo, con il movimento sionista, e se, si segue l’ipotesi molto verosimile dei diversi storici contemporanei, secondo i quali gli Ebrei del Maghreb sarebbero dei berberi giudaizzatisi all’epoca romana, mentre i Musulmani della Palestina, sarebbero degli Ebrei convertitisi all’Islam nei primi tempi della conquista, è impossibile non parlare delle conseguenze abissali a cui possono condurre le illusioni umane.


2. La Legge rabbinica della trasmissione ereditaria dell’ebraismo. Mentre la maggior parte degli adepti delle varie religioni, non hanno fra loro che il legame di una credenza comune, e che per chiunque è possibile divenire un adepto, il giudaismo stabilisce un legame particolare d’ordine ereditario. Fatto raro nella storia dell’umanità, la nascita è qui il vero criterio d’appartenenza: la legge stabilisce in effetti, che il carattere dell’Ebreo, viene trasmesso attraverso il sangue materno.


Questo carattere è inoltre indelebile: anche in caso d’apostasia del giudaismo o di matrimonio misto, che equivale ad una apostasia, ogni soggetto resta ebreo, secondo il Talmud. Da notare che, anche per la Chiesa Spagnola, dal XV al XVIII secolo, un ebreo battezzato resta un ebreo, ovvero un “marrano” ed un figlio di Satana.

La Legge fondamentale dello Stato d’Israele, conformemente alla Legge ebraica, prevede degli apporti stranieri tramite la conversione. Viene considerato come ebreo una persona nata da una madre ebrea o convertita, ma le condizioni che si esigono concretamente, sono tali,- specialmente quella di praticare i 613 comandamenti della Torah-, che salvo eccezioni, un Goy non diventa mai Ebreo. Da notare che il termine Goy, venne applicato inizialmente ai cristiani, e poi a tutti gli stranieri, e definisce la Goja, o la serva cristiana. Goym è quindi il figlio della serva.


È bene aggiungere che questo marchio del sangue, istituito tramite la trasmissione ereditaria della qualità di ebreo, viene complicato ed aggravato dal marchio carnale della circoncisione. Nel giudaismo, in effetti, la circoncisione non è solo la pratica di un passaggio d’età, malgrado i tentativi di farla passare per tale o di darle una giustificazione medica. Essa riveste un significato preciso: quello dell’Eterna Alleanza di un individuo con Yahvé: il dio tribale della mitologia ebraica. Il Giudaismo ha quindi, in rapporto alle altre fedi religiose, una sua dimensione specifica: la dimensione Razziale.


Il Bambino che nasce come ebreo, non sarà più, quali che siano le sue future opzioni spirituali, un individuo libero: le vestigia del suo sesso mutilato, gli ricorderanno tutti i giorni della sua vita, che egli fa parte di una “razza” a parte, che non è come tutti gli altri, a meno che non veda se stesso come normale e tutti gli altri come anormali.


La condizione razziale ed ereditaria è sufficiente per essere cittadini di Israele, mentre la condizione religiosa è facoltativa. Molti ebrei non osservano il Shabbat e si vestono come i non ebrei, ma la loro razza resta, come elemento distintivo, fra Ebreo e non Ebreo. Questa razza si trasmette attraverso la donna, malgrado lo statuto inferiore di quest’ultima rispetto a quello degli uomini, cui è riservato il compito della trasmissione del sapere e dei “valori” del giudaismo.







 


Gli Scritti Xenofobi del Giudaismo





Mentre nunerosi scritti Profetici dell’ebraismo comportano una dimensione universalista, altamente rispettosa dello straniero,i sionisti hanno occultato deliberatamente questi dati, per non esaltare che quelli che esaltano l’etnocentrismo, e in cui il non ebreo, che sia straniero o residente in Israele, resta sempre un Gentile, un Goy. Gli scritti del Talmud sono venuti a confortare i sionisti nella loro impresa di rientro alla Terra Promessa; in Palestina, e nell’accaparramento di questa terra, a beneficio dei soli Ebrei.

“ Tu non avrai altro dio oltre a me” ha detto Yahvé agli Ebrei, e a questo Dio esclusivo si indirizzano le preghiere del suo popolo: “Dio, se tu volessi massacrare gli infedeli! Uomini sanguinari allontanatevi da me! Signore, come non odiare quelli che ti combatono? Io li odio di un odio perfetto, essi sono diventati i miei nemici (Salmi. 143,12.)



“Così parla il Signore Dio: Nessuno straniero dimori fra i figli di Israele” 8Ez. 44. 9). Il Deuteronomio precisa la sorte che bisogna riservare agli idolatri: “ Se tuo fratello, figlio di tua madre, o tuo figlio o tua figlia , o la donna che stringi al petto, o il tuo prossimo, che è come te stesso, ti fa questa proposta: Viene e serviamo altri Dei, quelli che ne tu né tuo padre conoscete, in messo ai popoli vicini o lontani che vi attorniano da un lato e dall’altro del paese, tu non accetterai, tu non l’ascolterai, tu non ti soffermerai su di lui, tu non avrai pietà, tu non lo difenderai; al contrario, tu devi assolutamente ucciderlo. La tua mano sarà la prima a metterlo a morte, e la mano di tutto il popolo la seguirà; tu lo lapiderai, ed egli morirà per aver cercato di portarti lontano dasl Signore, Tuo Dio.( Deut.13, 7-11)


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Yahvé non è affatto tenero con chi si oppone al suo popolo: Io punirò Amalec per ciò che egli ha fatto ad Israele, quando esso usciva dall’Egitto: Va immediatamente, tu sconfiggerai Amalec e voterai all’anatema tutto quello che gli appartiene: tu non avrai pietà di lui e metterai a morte uomini, donne e bambni in fasce; buoi e montoni, cammelli ed asini ( Samuele XV, 2-3).


E non è forse scritto nella Torah: “ Che israele viva solitario,e che non si confonda con le altre azioni” (Numeri, 23, 94) Non è forse proibito ad un Ebreo di bere il vino versato da un non ebreo, o di sposare una non Ebrea? Non è detto che l’Ebreo religioso deve, ogni mattina, benedire Dio per averlo creato Ebreo e non altro?


Non è forse detto nella Helaka, che un Ebreo può trasgredire il Sabato per saslvare la vita di un altro Ebreo, ma non quella di un non Ebreo? Non è forse prescritto all’Ebreo praticante di pronunciare ogni mattina le parole della preghiera del Shaharit: “Benedetto sia l’Eterno, che non mi ha fatto Goy, benedetto sia l’Eterno che non mi ha fatto donna. Benedetto sia l’Eterno, che non mi ha fatto schiavo” ? Non erano forse nel loro diritto, quegli Ebrei portati da Giosué, allorché, come prescrive la Torah, essi hanno sterminato le popolazioni di Canaan, al momento della conquista della Terra Promessa: Voi caccerete tutti gli abitanti del paese che è vostro perché io ve lo dono a titolo di possesso… Se voi non spossessate a vostro profitto, tutti gli abitanti, quelli che avrete risparmiato saranno come spine nei vostri occhi, e vi combatteranno sul territorio che voi occupate” (Numeri. 35, 53-55).

E nel Salmo 137, non è forse previsto di fracassare contro le rocce i bambini di Babilonia? Nella Bibbia abbiamo anche: “Allorquando il Signore tuo Dio ti avrà fatto entrare nel paese, e tu avrai cacciato le numerose popolazioni, tu le voterai completamente all’interdetto, e li sopprimerai” (Deut. VII, 24.)


Che Israele gioisca del suo Creatore, che i fanciulli di Zion esultino del loro Re… che essi cantino sui tetti per la gioia! Che le lodi elevate verso Dio non abbandonino le gole, e che le sciabole a due punte non lascino le loro mani, per far discendere la vendetta devastatrice sulle nazioni, ed il castigo sui popoli. (Salmo 149).


Il grande mistico Moshe Luzzatto (1706-1746) integrerà perfettamente questi dati:


Nel mondo a venire, afferma egli senza dubbi, nessuna nazione avrà posto, all’eccezione d’Israele”.


A questo proposito, Schatter riporta un fatto caratteristico di una certa evoluzione dell’etica ebraica. Mentre in una versione antica della Mishna è detto:


“ Chi ha distrutto una vita ha distrutto un mondo, chi ha salvato una vita ha salvato tutto un mondo”, le versioni stampate ulteriormente, sono diventate: Chi distrugge una vita in seno ad Israele, ha distrutto tutto un mondo, e chi salva una vita in Israele ha salvato un mondo intero. Il Rabbino Ginburg della Yeshiva della tomba di Joseph, presso Naplouse, conferma questo dato, diventato usuale negli ambienti religiosi sionisti, quando afferma:
“Una vita ebrea vale essai di più di una vita non ebrea”.


 


Il “Suolo”, il “Sangue”, e gli scritti xenofobi sono i tre pilastri fondamentali del sionismo; ma sono anche dei ricchi ingredienti politici. Tolti dall’eredità religiosa ebraica, secolarizzati, ed abilmente presentati, essi guidano con un etno-centrismo esacerbato l’intera impresa sionista. Parlando di sionismo, dobbiamo dire che questa ideologia si esprime con sfumature molto diverse. E’ possibile distinguere:


- Il sionsmo politico, di Theodor Herzl, per il quale l’ottenimento dei diritti politici era il preambolo indispensabile alla promozion e di uno Stato Sionista in Palestina.


- Il sionismo religioso, che non mirava solo ad ottenere la libertà politica degli Ebrei, ma a restaurare la religione della Luce della Torah e dei suoi comandamenti: Ai due pilastri sionisti, che sono suolo e sangue, i sionisti religiosi aggiungono Jahvé.


- Il sionismo socialista, che ha promosso la fusione fra sionismo e socialismo o comunismo. Esso ha ispirato numerosi Kibbutzim ed ha suscitato molti movimenti giovanili.

- Il sionismo pragmatico, centrato sui mezzi politici per realizzare gli obbiettivi del sionismo: l’Immigrazione (l’Aliya), il popolamento delle zone rurali, con lo scopo di occupare la maggior parte dei terreni, e le istituzioni educative. Tutte queste sfumature permettono. Per prima cosa, di prendere coscienza della formidabile organizzazione, le cui diverse componenti ( socialiste, religiose, liberali, fasciste, nazionaliste) possono dissentire sui mezzi da adoperare, ma che sono tutte tributarie del Mito dell’Alleanza, e della Legge che fondano l’Ebraismo, e che hanno come obbiettivo, semplice e preciso, la conquista della Palestina Storica, considerata come “Terra Eterna” del popolo ebraico.








La Colonizzazione della Palestina da parte dei Sionisti, durante la prima metà del XX secolo.
 
Alcune notizie d’ordine storico.



Al congresso di Bâle, primo congresso ebraico mondiale, riunito nel 1897 da Theodor Herzl, il movimento sionista, che trae il suo nome da Sion, una collina di Gerusalemme dedicata anticamente a Chion, Saturno, ipostasi del Dio egregorico Jahvé, si è sato come scopo quello di favorire l’immigrazione ebraica in Palestina, e di intraprendere la colonizzazione del paese.


La conquista della Palestina, occupata allora dai Turchi, è stata pianificata ed elaborata secondo un trattato di colonizzazione; Carta che doveva restare per molto tempo segreta . Nella sua mozione finale, il Congresso rivendicava per il popolo ebraico, un focolare nazionale riconosciuto pubblicamente e garantito giuridicamente. Per far decollare la missione che si era assunto con i suoi amici, Herzl contava sul Regno Unito, allora al culmine della propria potenza coloniale.

Va notato che il nocciolo duro dei fondatori era composto da alcune migliaia di giovani individui, uomini e donne, convinti d’essere investiti da una missione sacra: La conquista progressiva della Palestina. Essi adottarono una tattica che doveva restare intangibile e che difatti persistette, malgrado le molte difficoltà incontrate; “Mai abbandonare né posizione né territorio, salvo per cause di forza maggiore.”


 

Dotati di un livello educativo e culturale elevato, e aggiungendo a questo abilità, tenacia, perseveranza, lavoro, solidarietà infra comunitaria, e il danaro delle cominità ebraiche di tutto il monmdo, i “pionieri” non si sono mai staccati, durante cinquanta anni, da questa linea di condotta che ha dimostrato un’efficacia notevole, malgrado l’opposizione feroce, incontrata nello stesso ambiente ebraico. La colonizzazione sionista riveste un carattere del tutto particolare ed inedito.


Anche se si è potuta ispirare, almeno in una certa epoca, al colonialismo occidentale, essa differiscce notevolmente dalle banali colonizzazioni della Francia, del Regno Unito, della Spagna, dei Paesi Bassi; colonizzazioni praticate improvvisamente, con la forza, nella prospettiva di impadronirsi delle ricchezze di un nuovo territorio, con l’intenzione propagandistica di portare, a dei popoli arretrati, i benefici della civiltà. La colonizzazione sionista non è l’impresa di una nazione Sovrana, ma quella di una comunità di cui i membri dispersi nel mondo – gli Ebrei- hanno in comune un’eredità d’ordine religioso e culturale; una tradizione che pretende che alcuni dei loro antenati abbiano abitato, duemila anni prima, nel paese oggi chiamato Palestina.





Questa associazione a delinquere mondiale, d’ordine razziale, vuole colonizzare a lungo termine la Palestina, accaparrandosi l’intera proprietà del territorio in questione, e costringendo, progressivamente, all’emigrazione e all’espulsione tutte le popolazioni non ebree preesistenti. Durando più di un secolo questa infiltrazione dimostra che una simile colonizzazione, iniziata decisamente ma pacificamente, secondo un piano elaborato dai suo primi ideatori,, si è mutata, in seguito in una potenza aggressiva; soptrattutto dopo la creazione dello Stato di Israele, usando la forza, come hanno fatto i colonialisti occidentali, ma associando, ad essa, modalità tecniche assai abili ed efficaci.


Si può difatti notare, che i sionisti hanno ripreso e adattato, immediatamente, la legislazione d’urgenza che i Britannici avevano concepito (Emergency Rules), per stabilire e consolidare la propria dominazione nelle colonie. Ne consegue, che l’intero paese vive costantemente all’ombra dello stato d’assedio, che è, esattamente, il regime a cui sono sottoposti gli Arabi di Israele.

L’Organizzazione Sionista Mondiale, con sede a Londra, è la base di questa colonizzazione il cui ruolo è di suscitare, dirigere e coordinare le azioni di tutte le comunità sioniste (Yichouv) del mondo. Il Yichouv ebraico di palestina, il cui presidente darà per lungo tempo Ben Gurion, avrà, beninteso il ruolo principale.


E’ possibile distinguere tre periodi nella colonizzazione sionista della Palestina:


1. Dalla fine del XIX secolo (1880) alla guerra del 1914-1918. 2. Dal 1922 al 1947, sotto il Mandato Britannico. 3. Dal 1947 ai nostri giorni, con lo Stato di Israele.

Prima della Guerra 1914- 1918. Preceduta dall’arrivo degli immigrati ebrei, espulsi specialmente dalla Russia, la colonizzazione effettiva della Palestina inizia già alla fine del XIXC secolo. Essa resta comunque ridotta, fino alla guerra del 1914. Da notare che, durante questo periodo, Theodore Herzl, non ottenendo dal Sultano di Turchia l’autorizzazione all’ impianto ebraico in Palestina, prospetta per un pò un’installazione in Uganda, sotto la protezione dell’Impero Britannico.


L’Argentina, il Birobidjan, il Nord del Sinai, la Mesopotamia, sono altrettante localizzazioni discusse. Essendosi l’idea sionista evoluta, questi territori vengono scartati definitivamente, dopo la morte di Herzl, dal Congresso Sionista Mondiale. I coloni che giungono in due ondate successive, sono soprattutto giovani ebrei provenienti dall’Europa dell’Est, per ispirazione di diversi movimenti sionisti, e, in particolare, del movimento socialista dei lacvoratori, e dell’Organizzazione degli Amanti di Sion, creata da Leo Pinsker, in seguito ai pogrom russi.


Per tutti, credenti e non credenti, di destra o di sinistra, la difesa e il recupero della Palestina è il legante che cementa le loro comunità. Molti di loro adottano un modo di vita ugualitario, consacrato soprattutto al lavoro manuale nell’agricoltura. Il popolo arabo è l’avversario comune da vincere e da sottomettere, se possibile. ” senza produrre onde”, ovvero tramite l’acquisto delle terre, con il danaro proveniente dalle comunità ebraiche del mondo intero.


I coloni sono potentemente aiutati dal Fondo Nazionale Ebraico, organizzazione creata nel 1901, la cui vocazione è di acquisire le terre, che, in seguito, non possono essere né rivendute, né affittate a dei non ebrei. Una legge verrà più tardi, nel 1953, ad istituzionalizzare quella che, fino ad allora, non era che una condizione necessaria per ottenere un prestito dal Fondo Nazionale Ebraico.
Ormai, ogni vendita di terra israeliana a un non ebreo viene dichiarata illegale. Nel 1900 vi sono circa 50.000 ebrei in Palestina; nel 1910, sono 75.000, ma il loro numero cala a 65.000 durante la Prima Guerra Mondiale. Durante la Guerra 1914- 1918, il governo britannico, per ottenere il coinvolgimento degli Stati Uniti e della Russia, contro la Germania, cerca l’appoggio degli Ebrei americani particolarmente influenti. Esso ha una prospettiva più lontana: quella di beneficiare dello smembramento dell’Impero Ottomano, e di colonizzare, al suo posto, la Palestina e l’Egitto.


Chaim Weizmann, successore di Herzl alla presidenza dell’Organizzazione Sionista Mondiale, presenta allora, astutamente, il piano sionista come un mezzo per servire gli interessi imperialisti del Regno Unito. Egli scrive così al Ministro della guerra britannico:


” Esponendovi la nostra risoluzione, abbiamo affidato il nostro destino nazionale al Foreign Office e alo Gabinetto Imperiale della guerra, nella speranza che il problema verrà considerato nell’ottica degli interessi britannici.”


E’ su questo dato storico che si poggia la famosa Dichiarazione Balfour del 2 Novembre 1917:


“Il Governo di Sua Maestà vede favorevolmente lo stabilirsi in Palestina di un Focolare nazionale per il Popolo ebraico, ed impiegherà tutti i sui sforzi per la realizzazione di questo obbiettivo, restando chiaramente inteso che nulla verrà fatto per arrecare danno ai diritti civili e religiosi delle collettività non ebree.”


Chaim Weizmann e l'ex presidente Harry S Truman 25 Maggio, 1948.



Queste collettività raggruppano, attualmente, il 90% degli abitanti della Palestina. Prima di questa dichiarazione del Ministro britannico degli Affari Esteri, dichiarazione lanciata trasversalmente e senza la consultazione di nessun paese, bisogna notare che l’Alto Commissario del regno Unito in Egitto, Henry Mac Mhon, aveva riconosciuto, nel 1915- 1916, la legittimità dell’aspirazione degli Arabi all’indipendenza. I sionisti si attivarono sfruttando gli impegni contraddittori del Regno Unito, e la maldestra dichiarazione del suo Ministro, con un accanimento e un cinismo granitico. Con il favore della Rivoluzione Bolscevica del 1917, il numero dei coloni aumentò brutalmente: 60.000 emigranti russi presero in massa la via della Palestina.
 
Dal 1922 al 1947, sotto il Mandato Britannico.


Allo scoppio della Guerra, il Regno Unito ottenne, da parte della Società delle Nazioni, il Mandato sopra la Palestina, dominata precedentemente dai Turchi. Va notato, che il Mandato menzionava esplicitamente il rispetto dei diritti civili e Religiosi del popolo palestinese, ma lasciava da parte l’elemento essenziale: i loro diritti politici.


In un primo tempo. I Britannici favorirono la colonizzazione ebraica in Palestina, per dar seguito alla dichiarazione del loro Ministro Balfour. I coloni, che costituivano la terza ondata migratoria, venivano soprattutto dalla Polonia, e poi, a partire dal 1933, dalla Germania Nazionalsocialista. Alcune cifre chiariscono l’evoluzione demografica di questo periodo: dal 1922 al 1946, il numero degli Ebrei che vivono in Palestina, passa da 84.000 a 608.000; da un decimo ad un terzo della popolazione.


Dal 1897 al 1947, la superficie posseduta dagli ebrei, passa dai 20.000 a 608.000 ettari, ovvero al 7% delle terre. Nello stesso periodo, il numero delle colonie passa da 27 a 300. La produzione industriale della Palestina, essenzialmente controllata dagli Ebrei, passa da un indice 100 ad un indice 1029, mentre alla fine di questo periodo il reddito medio degli ebrei è il doppio di quello degli arabi.


Solo la resistenza degli Arabi di Palestina limita parzialmente questa gigantesca espansione. Gli Arabi si ribellano dal 1921 al 1929; poi di nuovo dal 1936 al 1939. Dopo aver protestato invano per degli anni, essi insorgono contro il Regno Unito, che continua sornionamente a favorire la continua immigrazione degli Ebrei, i quali, con l’aiuto massiccio del danaro, proveniente da tutte le comunità ebraiche dei paesi occidentali, colonizzano il paese ad un ritmo sempre più serrato.


Le sommosse sono seguite da terribili rappresaglie da parte dell’esercito britannico: la città di Giaffa, roccaforte degli insorti, viene evacuata con la forza e poi rasa al suolo e cancellata dalle carte, ad opera del genio britannico, aiutato dalle forze armate ebree clandestine, e da gruppi di terroristi armati da queste ultime.

La rivolta viene domata al prezzo di un gran numero di vittime arabe: più di mille Palestinesi uccisi, pareccgie migliaia di prigionieri, e, parallellamente, la distruzione di migliaia di abitazioni. I Britannici, per conservare le buone grazie degli Arabi, e salvaguardare gli interessi petroliferi, iniziano, allora, a limitare l’immigrazione ebraica.

Ma questa nuova politica si rivelerà un totale fallimento. La determinazione dei sionisti, la loro abilità, la loro arroganza, le modalità delle loro azioni, e i considerevoli mezzi finanziari di cui dispongono, hanno il sopravvento sul Regno Unito. Come ha dichiarato Ben Gurion, presidente dell’ Histadrout, sindacato d’impresa, che rappresenta il futura Stato di Israele:

“ La sola preoccupazione che deve muovere la nostra azione, è la conquista della nostra terra, e la sua riconversione, tramite una enorme immigrazione. Tutto il resto è retorica.”


Nel 1937, di fronte ai gravi disordini, ovvero lo stato di guerra, che regna in Palestina, la Società delle Nazioni nomina la Commissione Peel, con l’incarico di verificare sul luogo e di emettere una sentenza risolutiva sulla questione palestinese. Fatto notevole, la Commissione stabilisce una divisione della Palestina in due Stati, preconizzando il trasferimento forzato della popolazione araba, e la riunione dello Stato Arabo all’emirato della Trans Giordania. Inoltre, il Focolare Nazionale Ebraico, sarà uno Stato Ebraico.


La soddisfazione dei sionisti perr questa soluzione proprosta è vivissime: gli Ebrei si vedono, difatti, attribuire uno Stato che avrà la stessa popolazione dell’altro, e le cui terre coltivate oltrepassano anche quelle dello Stato Arabo. Da notare che gli Ebrei rappresentano, in quel momento, meno di un terso della popolazione e detengono meno del 5,5% delle terre. Le autorità britanniche, per contro, conoscono meglio delle altre nazioni la complessità del problema ebraico in Palestina, e sempre preoccupati di salvaguardare i loro interessi nel mondo arabo, non sono affatto dell’avviso della Commissione Peel. Essi giudicano il Piano elaborato come “ Non Realista ed Impraticabile”.


Ciò nonostante, questo Piano, oltraggiosamente favorevole ai sionisti, diverrà, in seguito, la pietra angolare di tutte le loro rivendicazioni. La Rivoluzione scoppia in Palestina. Gli Arabi si rivoltano nuovamente contro il Regno Unito, che continua, ipocritamente a lasciare libero corso all’immigrazione ebraica. Gli Inglesi mobilitano allora le loro truppe con l’elite dei loro capi militari: Montgomery e Halning, e danno la caccia agli insorti arabi.


La repressione è terribile: con l’aiuto delle formazioni sioniste della Haganah, che viene posta sotto il comando giudeo- britannico, l’esercito inglese uccide un gran numero di insorti, e ne deporta un’altra parte consistente alle isole Seychelles. Con una strategia implacabile, il popolo palestinese viene disarmato.




Polizia britannica a cavallo, nella piazza centrale di Giaffa, stronca una manifestazione di protesta contro la politica inglese che favorisce l’immigrazione ebraica in Palestina, 27 ottobre 1933.


Dinanzi alla gravità dei conflitti, la Società delle Nazioni designa allora una nuova commissione tecnica, che si oppone, su ogni punto, alle conclusioni della Commissione Peel: Essa giudica impossibile creare uno Stato Ebraico detestato dai palestinesi, e rifiuta, inoltre ogni trasferimento delle popolazioni arabe fuori dalla Palestina.

Nel Febbraio-Marzo del 1939, un congresso si riunisce a Londra per iniziativa del Regno Unito e stabilisce, in un Libro Bianco, la politica da promuovere in Palestina. In esso è previsto:


1. La fondazione, in 10 anni, di uno Stato Palestinese indipendente, che raggruppi Arabi ed Ebrei, con un massimo di un Terzo di ebrei; Stato legato da un Trattato al Regno Unito.


2. La limitazione dell’Immigrazione ebraica a 75.000 ebrei nei cinque prossimi anni: questa immigrazione dovrà, in seguito, essere sottoposta all’approvazione degli Arabi di Palestina.


3. Il trasferimento delle proprietà arabe agli Ebrei è libero in alcune zone ed interdetto in altre.


Ma queste proposte vengono rifiutata dalle due parti: Dagli Arabi, e più precisamente dal Muftì di Gerusalemme, perché la proclamazione di Indipendenza dello Stato Palestinese viene rinviata sine die. E dagli Ebrei per ragioni opposte. Le proposte di questo Libro Bianco sono tuttavia votate ed accettate. Esse diventano allora la posizione ufficiale del Regno Unito, ma ecco che scoppia la II Guerra Mondiale: dal 1939 al 1945.


Inizialmente, Churchill, assai favorevole al progetto sionista, si oppone ferocemente ai dati del Libro Bianco, vedendo, in quello, un tradimento delle proposte-promesse fatte da Balfour nel 1917, e che sono state la base della politica britannica fino al 1937, poi ripresa dalla Commissione Peel. Egli annuncia anche la creazione di una Brigata Ebraica, sotto la bandiera sionista e in seno agli alleati.

Tuttavia, numerosi membri del governo britannico si oppongono decisamente alla politica di Churchill; mossi da due ragioni: la loro sfiducia rispetto all’impresa sionista, tenuto conto delle violente manifestazioni criminali sioniste, di cui i Britannici sono stati vittime, nel corso degli ultimi anni; gli Interessi petroliferi del Regno Unito nel mondo arabo. Ne segue un ritorno della politica britannica al punto di partenza della Dichiarazione Peel, come se le rivolte Arabe, la Conferenza di Londra e il Libro Bianco non fossero mai esistiti.


È a questo punto che entrano prepotentemente in scena due organizzazioni terroristiche ebraiche, che si sono già manifestate prima della guerra, e che hanno, come precisa missione, di attaccare direttamente alle forze britanniche: il Lehi, e l’Irgoun. L’Irgoun è una organizzazione di ispirazione fascista, che vede la luce nel 1935 e si specializza negli attentati con le bombe contro le forze britanniche. Nel 1939, alla dichiarazione della guerra, essa conclude una tregua con gli Inglesi, ma, nel 1943, sotto la direzione del suo capo, Menahem Begin, futuro Primo Ministro, essa riprende con determinazione i suoi attentati contro i Britannici.


Il Lehi è una organizzazione estremista ebraica, che rappresenza la parte dissidente dell’Irgoun, giudicato insufficientemente aggressivo verso gli Inglesi, e che si specializza nelle “liquidazioni” di poliziotti britannici. Il suo capo, Yaïr Stern, abbattuto dagli Inglesi nel 1943, ha come successore Ytzak Shamir, futuro primo ministro dello Stato di Israele, che fa assassinare, nel 1944 Lord Moyne, un grande amico di Churchill.


Questo inviato speciale del Regno Unito, ambasciatore in Egitto, era un partigiano della limitazione all’immigrazione ebrauica. Va notato che i suoi assassini, sono stati sepolti, al momento della creazione dello Stato di Israele, nel Monumento degli Eroi di Gerusalemme.

Churchill, profondamente turbato dall’assassinio del suo amico, rivede le proprie passate posizioni in favore del sionismo, e non sostiene più l’applicazione della divisione, che aveva precedentemente preconizzata. Ma, alla fine della guerra, viene rimpiazzato opportunamente da Attlee. Nel 1945 viene creata la Lingua Araba. L’aspirazione dei popoli all’unità, la speranza di liberarsi dalla colonizzazione, la minaccia sionista sempre più pressante, inducono un certo numero di paesi arabi a riunirsi. Viene così creata la lingua araba, e Nuri-al-Said ne è uno dei principali artefici. Il progetto prevede l’unità della Siria storica: Siria, Libano, Transgiordania, Palestina, e poi la creazione di una federazione con l’Irak.


In questa unità, è previsto che gli Ebrei, come pure i Maroniti del Libano, se lo desiderano, possano ottenere in Palestina uno statuto di autonomia, nelle regioni a forte concentrazione ebraica o maronita. Questo progetto, contenuto nel Libro Blu, non trova unanimi gli Arabi, ma la Carta della Lega viene firmata dai diversi paesi; nel marzo del 1945.


Nell’aprile del 1945, finisce la Seconda Guerra Mondiale,e forti della loro vittoria, gli Stati Uniti dominano il mondo con la loro indiscussa influenza. Roosevelt, ebreo, e che è stato eletto con il 90% del voto ebraico, è all’inizio completamente ignorante del problema palestinese, e completamente partecipe alle tesi sioniste.

Tuttavia, dopo un viaggio in Egitto, s’impegna a non prendere una decisione ostile agli arabi senza consultare, “pienamente e al meglio” sia gli Ebrei che gli Arabi. Ma Roosevelt muore e gli succede Henry Truman, anch’egli completamente ignorante della questione palestinese, ma ben consapevole, invece, della potenza finanziaria ed elettorale ebraica, che ha, come per Roosevelt, contribuito largamente alla sua elezione. In seguito alla visita del rabbino Wise, presidente dell’Agenzia Sionista Americana, che insiste sulla prima promessa fatta agli Ebrei da Roosevelt, e che agita la minazzia dela perdita dell’elettorato ebraico, Truman decide di appoggiare con tutto il suo peso l’immigrazione ebraica.


Nel Regno Unito, il Parlamento è diviso: alcuni membri, come il Primo Ministro Atlee, sono legati al Mapai, il partito di Ben Gurion. e sono partigiani dei sionisti. Da notare che, dal 1944, questo partito aveva già fatto appello al trasferimento degli Arabi fuori della Palestina; ora esso pretende che tutta la Palestina divenga uno Stato Ebraico.


Altri Parlamentari, come Bevin, il ministro degli Affari Esteri, non sono affatto di questo avviso. Alla luce dei molteplici rapporti degli esperti, il sionismo appare loro come un immenso pericolo. Così è stato anche per Roosevelt, alla fine della sua vita. Si giunge ad una prova di forza fra Attlee e Bevin.


Negli Stati Uniti, Truman (attraverso il suo ministro Harrison) prevede 100.000mvisti di immigrazione ebrea in Palestina. Nel marzo del 1946, una commissione anglo-americana si riunisce: essa prevede l’immigrazione di 100.000 ebrei, rigetta la formula dei Due Stati, e chiede candidamente la collaborazione dell’Agenzia Ebraica per lottare contro l’immigrazione illegale e il terrorismo ebraico!

Essa toglie le restrizioni sulle transazioni immobiliari degli Ebrei. Per Bevin e Attlee si tratta di un tutto uindissociabile, ma Truman non accetta che l’immigrazione dei 100.000 ebrei. Truman Reitera il suo appoggio aall’immigrazione immediata di 100.000 ebrei, e si dice pronto ad assicurare il loro trasporto. Inoltre, contrariamente ai propostiti della precedente commissione anglo-americana, prevede la divisione della Palestina in due Stati, e chiede al Regno Unito di liberare i sospettati ebrei, arrestati in seguito ad atti di terrorismo.


Malgrado gli sforzi di Attlee, è la sconfitta totale fra Inghilterra e Stati Uniti. In questo periodo, le organizzazioni terroriste del Lehi, dell’Irgoun, dell’Etsel sono particolarmente attive, nel far cedere il Regno Unito, divenuto francamente ostile ai propositi sionisti.
Nel febbraio del 1946 dei commandos distruggono 22 apparecchi da combattimento inglesi negli aereoporti militari,; in Aprile sette soldati inglesi sono uccisi nella loro caserma; nel maggio 1946, i ponti che collegano la Palestina ai paesi limitrofi vengono fatti saltare con la dinamite; nel Giugno 1946, otto ufficiali britannici vengono rapiti; in luglio l’Irgoun fa saltare con il plastico l’Hotel King David, sede dell’amministrazione britannica. Si hanno 93 morti, per la maggior parte civili: 41 palestinesi, 28 britannici, 17 ebrei.


In seguito a queste azioni terroristiche i britannici arrestano 2675 sospetti ebrei, fra cui Shamir, comandante del Lehi; Begin riesce a scappare. Inoltre, in una perquisizione all’Agenzia Ebraica, essi scoprono un importante stock di materiale militare. L’occupazione dell’armata britannica, per un giorno, dell’Agenzia Ebraica, viene considerata da Weizmann, il suo presidente, come una dichiarazione di guerra del Regno Unito, non soltanto alla comunità ebraica della Palestina, la Yishouv, ma a tutti gli Ebrei del mondo.

Mobilitando il potente servizio di propaganda dell’Agenzia, egli non esita a mobilitare dei bambini ebrei per partecipare alle violente manifestazioni anti britanniche organizzate. Weizmann ordina a tutti gli ebrei, senza alcuna eccezione di fare un fronte unico contro il Regno Unito. In questo stesso periodo, la Haganah, una organizzazione militare sionista, si ingarica della colonizzazione del Néguev. Nell’ ottobre del 1946 vengono fondate le prime 11 colonie.








Il Sionismo

Terza Grande ideologia del XX° Secolo.









A fianco delle due grandi ideologie del XX secolo, comunismo e nazismo, vi è un grave errore d’omissione; quello di misconoscere il sionismo, tanto più che, contrariamente ai precedenti, esso non si è affatto estinto, e continua la sua espansione naturale, e i suoi misfatti presenti e passati potrebbero essere assai lievi, se confrontati con quelli che sono ampiamente prevedibili. Se il bilancio delle manifestazioni del comunismo e del nazismo è ben lungi dall’essere concluso – esso è appena accennato per quel che attiene al comunismo- è possibile tuttavia apprezzarlo approssimativamente attraverso le cifre dei morti: 100 milioni di morti in 72 anni per il comunismo e circa 11 milioni di morti in 12 anni per il Nazismo.


Per quel che concerne il sionismo, il giudizio collettivo è terribilmente deficitario. Certo questa ideologia, inventata alla fine del XIX° secolo è che non ha più smesso di crescere in potenza, non ha agito direttamente con altrettanta chiara ferocia, e i suoi massacri non godono né hanno goduto di alcuna pubblicità; i suoi orrori sono rimasti impliciti, ignorati ed impuniti, salvo rare occasioni. Tuttavia non è certo meno vero che il sionismo ha generato più o meno direttamente il bolscevismo ed il comunismo russo, e ha spinto le altre Nazioni al conflitto della Seconda Guerra Mondiale, contro la Germania Nazionalsocialista.


Indirettamente quindi, il sionismo è colpevole e responsabile di 111 milioni di morti. Inoltre, negli ultimi 50 anni, esso ha dato origine a quattro guerre locali, a innumerevoli spoliazioni, ed è portatore, per il suo contenuto militarista unico al mondo, di potenti germi aggressivi, che possono portare a risultati bellici drammatici, non solo per Israeliani e Palestinesi, ma anche per tutti gli altri popoli.
Beneficiando di una capacità dialettica impareggiabile, al cui confronto quelle comunista e nazionalsocialista risultano elementari, e soggiogando o neutralizzando con il proprio Verbo, i dirigenti occidentali direttamente coinvolti, ecco che la malignità implicita nel Sionismo resta ovviamente ignota o misconosciuta al grande pubblico.


L’aiuto consapevole, od inconsapevole, delle Nazioni Unite, ha favorito lo sviluppo del sionismo, Contrariamente a ciò che è accaduto per il Nazismo e per il comunismo, il sionismo non è stato fatto solo sa un inventore e da un gruppo di attivisti. Nella sua maggiore manifestazione, lo Stato di Israele, c’è stata anche l’acquiescenza e la complicità dell’ONU, esempio assolutamente unico, e destinato a restare tale, che ha creato dal nulla, nel 1947, questo nuovo Stato- Ghetto, a dispetto dell’opinione contraria delle popolazioni che da generazioni vivevano precedentemente in quei luoghi.


Certo, non tutte le motivazioni che hanno spinto le Nazioni Unite alla creazione dello Stato di Israele, erano impure, ma esse si basavano, essenzialmente, sulle presunte sofferenze patite dagli Ebrei europei a causa della Germania Hitleriana e, precedentemente, delle altre nazioni. Dare la sicurezza agli Ebrei era certo un fatto lodevole in sé, ma creando a spese delle popolazioni non ebree, lo stato di Israele, non solo si sono condannati gli Ebrei alla perenne insicurezza, interna ed esterna, ma si è dato corpo ad una aggressività ebraica progressivamente crescente.


Aver volutamente dimenticato i giusti diritti della popolazione autoctona, ha messo in luce la malignità essenziale dell’ideologia sionista, in nulla diversa da quella comunista od hitleriana, ma ancor meno scusabile, visto che, in questo caso le presunte vittime dei crimini nazisti, anno agito ed ancora agiscono assai più criminosamente ed assai più sottilmente degli Hitleriani, nella loro, fin troppo ignorata, guerra ad oltranza per l’acquisizione totale della Palestina Storica, che comprende Palestina, Siria, Libano Cisgiordania e, perché no, l’antica Babilonia, ovvero Iraq ed Iran.


Fatto aggravante: La creazione dello stato d’Israele è quella di una Stato Ebraico, tanto assurda, nel suo principio teocratico, e altrettanto disastrosa nella sua realizzazione di quella di uno Stato Islamico, di uno Stato Comunista, di uno Stato Cristiano o di una Stato Nazionalsocialista.


Le Nazioni Unite, e più precisamente gli Stati Uniti e la Francia, di loro iniziativa e sotto la pesante pressione di una potentissima Lobby, nel 1947, hanno responsabilizzato il sionismo creando il suo Stato di Israele.

Se i delegati dell’ONU avessero conosciuto meglio l’ideologia sionista, quale è esposta, chiara e semplice, negli scritti dei fondatori, e avessero riflettuto sulla malvagità potenziale di uno stato teocratico, o se avessero voluto tenere conto dell’esperienza disastrosa e sanguinosa, fatta dalla Gran Bretagna con gli Ebrei sionisti, durante il suo Mandato in Palestina, a partire dal 1922, sarebbero stati certo più accorti e resistenti, di fronte alle pressioni della lobby ebraica, che in quel momento era la portatrice diretta dell’ideologia sionista, e stava attuando sui delegati delle azioni Unite, con successo, una vera e propria circonvenzione di incapaci.


Va ricordato anche che il Regno Unito, pur essendo stato una vittima del terrorismo sionista, non ebbe, nel 1947, il coraggio di votare contro la creazione dello Stato di Israele, ma mise in guardia le altre nazioni dall’immenso serpe pericoloso che esse stavano nutrendo, e si astenne dal caldeggiare quell’azione che riteneva sconsiderata. Al contrario del comunismo e del Nazismo, il Sionismo è un’ideologia che si fonda su un’idea aberrante: il Mito della Terra Promessa, che ha, come obbiettivo finale, mostruoso quanto risibile, di realizzare uno Stato esclusivamente Ebraico.


Certo vi è un mondo ebraico e delle popolazioni ebree, ma oggi sappiamo che non vi può essere una Nazione Ebraica, una Razza Ebraica, o un Popolo Ebraico; perché è evidente che non c’é nessun elemento spirituale o culturale che costituisca un valore comune per coloro che si definiscono Ebrei. Israele, in una contraddizione insormontabile, non potendo fare altrimenti di fronte alle altre nazioni, deve ammettere nel suo seno delle popolazioni non ebree, e a rigettare, a causa della sua ideologia fondante, queste popolazioni di rango inferiore. I successi e le realizzazioni dello Stato di Israele, la sua febbrile fuga in avanti in molti settori, non può occultare questo dato inconfutabile: queste popolazioni straniere,goym, ovvero inferiori, disprezzate e detestate, resteranno per sempre il suo tallone d’Achille, mentre il giudaismo, mandato in cancrena dal Nazionalismo, è entrato, come pensano anche numerosi Ebrei, nella crisi più drammatica della sua storia.











I Partiti e i Movimenti israeliani

nazionalisti e razzisti



Va detto che i partiti di Israele, compresi quelli di sinistra, si richiamano tutti al Sionismo, ad eccesione del partito comunista e dei piccoli partiti arabi. I principali Partiti o movimenti in cui fiorisce il razzismo anti-arabo, sono i seguenti: Quelli della destra israeliana:

il LIKUD, partito laico, che per arrivare al potere, nel 1996, i è alleato al movimento Gesher e ai partiti religiosi ultra ortodossi; tutti partigiani del Grande Israele. Esso ha un’ala ultra nazionalista e fanatica. I partiti Russi dell’estrama destra israeliana.

I partiti religiosi: lo SHASS, composto da sefarditi guardiani della Torah, Agoudat Israël o Raggruppamento di Israele. Deguel Hatorah, il Drappo della Torah, il Mafdal, il Partito Nazionale Religioso.


Questi quattro partiti di estrema destra, sotto la dominazione dei rabbini, sono ultra ortodossi ed ultranazionalisti. Per essi, la colonizzazione di tutti i territori occupati è un imperativo religioso e sacro, nella prospettiva del Grande Israele, liberato dai non-ebrei.
Diversi movimenti hanno ugualmente, come scopo, di mettere in mani ebree tutta la Palestina; si possono citare:


Il Movimento Kach ( è così). Fondato nel 1971 dal rabbino americano Meir Kahana, esso caldeggia esplicitamente l’espulsione degli Arabi dal Grande Israele, affinché la Terra Santa sia ripulita da ogni sporcizia straniera. Kahana è stato assassinato nel 1989. Il suo movimento è stato proibito nel 1994, ma prosegue tuttavia la sua attività alla luce del giorno.

La sua ideologia razzista caratterizzata e rivendicata con forza in un discorso ferocemente anti “ non ebreo”, si ritrova anche nel: Movimento Tehiya, in cui sono presenti numerosi immigrati dall’Unione Sovietica, nel Movimento Modelet, nel Movimento Tzomet (il Rinnovamento sionista), Nel Gouch Emounim (Il Blocco della Fede). Questo movimento ideologico inquadrato da numerosi rabbini, è particolarmente aggressivo. Perfettamente organizzati in milizie, potentemente armate e fanatiche, i suoi partigiani non si lasciano arrestare, né dai rischi del conflitto con gli Arabi, che essi aggrediscono, né dalla legge, che, ai loro occhi, essendo umana, è senza valore, se rapportata alla legge divina che esige il possesso di tutta la Palestina da parte degli Ebrei; né dalle eventuali decisioni del governo israeliano. Nel suo interno allignano numerosi gruppuscoli di individui particolarmente violenti, consacratisi alle caratteristiche azioni terroristiche.


Quelli della grande colonia di Kyriat Arba, che domina la città araba di Hebron, per esempio, compiono ogni settimana una spedizione punitiva in un diverso quartiere della città, incendiando vetture, rompendo vetrine e aggredendo gli abitanti. Ciò accade anche in altre città: Rammah, El Bireh, Naplouse, ecc. in cui a più riprese sono stati uccisi dei musulmani. Due idee principali animano questi gruppi: La prima è che Il tempo messianico è iniziato nel 1947, con la creazione dello Stato di Israele e con la liberazione della Giudea-Samaria, nel 1967. La seconda è che l’arrivo finale del Messia, e la redenzione che l’accompagna non può avvenire per gli Ebrei che quando il popolo ebraico sarà entrato in possesso di “Tutta la sua Terra”


Per la maggior parte dei membri di questi partiti, o movimenti, l’Arabo è diventato il nemico da combattere. Va notato poi, che essi godono sempre dui una grande indulgenza da parte dei tribunali, e che la loro immunità è praticamente la regola. Si tende a banalizzare la violenza anti araba praticata dagli ebrei, e la maggior parte di questi crimini e delitti ebrei non ha alcun seguito penale o giudiziario, come dimostra il Rapporto Karp, del 1982.

La preponderanza dei religiosi nei partiti israeliani, e quindi il loro enorme ruolo politico, costituisce una buona testimonianza dell’eccezionale potere corruttore del Sionismo. Difatti, se le entità religiose della Germania si sono lasciate coinvolgere passivamente, per alcuni anni, dall’Ideologia Nazionalsocialista, senza dare al nazismo eccessivi apporti attivi; molto diverso risulta il fenomeno dei Religiosi di Israele, che, per la maggioranza, si sono distinti, per più di mezzo secolo, in un zelante attivismo, a favore e in sostegno dell’ideologia sionista, con il suo razzismo anti “non -Ebreo”, e i più ardenti difensori delle sue azioni criminali.
Non può quindi sorprendere che nemmeno le organizzazioni israeliane per i Diritti dell’Uomo, siano sfuggite a questo potere di corruzione. In effetti, la maggior parte di queste organizzazioni accettano,senza protestare, le diverse leggi emanate dallo Stato di Israele, che fondano una cittadinanza di seconda categoria, e un rigoroso quanto umiliante apartheid. Esse si sono sottratte alla responsabilità delle perdite subite dai rifugiati privati dallo Stato, in nome del popolo ebraico, delle loro case, e delle loro terre, e accettano la criminale annessione del Golan e di Gerusalemme, negando il diritto al ritorno dei Palestinesi. Queste pseudo organizzazioni umanitarie, non chiedono nemmeno la fine della proditoria occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza.
 

1947, La Creazione dello Stato di Israele.


I principali episodi:


Gennaio 1947.
 
Il Congresso sionista esige uno Stato Ebraico su tutta la Palestina, o, a rigore, due Stati con frontiere adeguate. Febbraio. Ripresa della Conferenzadi Londra con i soli Arabi. Il piano britannico di Bevin prevede uno Stato Palestinese bi-nazionale, con 5 anni di tutela Britannica. Ma questo piano viene rigettato sia dagli Ebrei che dagli Arabi. La Conferenza ricorre all’ONU.
 
Aprile-Luglio.
 
L’ONU, in risposta alla richiesata britannica di una Conferenza, nomina una Commissione di inchiesta internazioneale: UNSCOP, che è composta dai rappresentanti di 11 Paesi, ad esclusione delle 5 Grandi Potenze. I Paesi sono i seguenti: Iran, India, Yugoslavia, Canada, Paesi Bassi, Perù, Cecoslovacchia, Uruguay e Guatemala: questi due ultimi, già noti per il loro appoggio incondizionato al sionismo.


Durante il soggiorno della Commissione in Palestina, si assiste ad una moltiplicazione delle operazioni illegali di immigrazione degli Ebrei, e a degli attentati dei terroristi sionisti, diretti contro le truppe inglesi, che continuano a pagare un pesante tributo. ” La bestialità dei nazisti non è nulla al confronto” scrivono gli editoriali del Times
Luglio: l’episodio dell’EXODUS. Questa nave, approntata dalla Haganah e caricata con 4500 immigranti ebrei, si presenta al largo di Haifa per forzare i britannici a permettere lo sbarco. L’Agenzia ebraica manda dei giornalisti. Con l’aiuto di un’informazione che oggi sappiamo menzognera, sul selvaggio comportamento dei britannici, l’Agenzia lancia attraverso tutta l’Europa, gli Stati Uniti, e i molti paesi in cui gli Ebrei sono presenti, una violenta campagna anti-britannica.


A proposito dell’uso di questo episodio dell’Exodus, da parte dell’Intellighentsia ebrea, a fini di propaganda. Christopher Sykes ha scritto:

” Exodus 1947, fu fra i più importanti successi del sionismo prima della nascita dello Stato di Israele. Esso è diventato il soggetto di una saga, con un libro ed un Film, che somigliano, in molti punti all’Iliade di Omero e all’Assedio di Troia.”

Il Rapporto finale dell’UNISCOP raccomanda: – La fine del Mandato britannico e un periodo transitorio prima dell’indipendenza, sotto il controllo dell’ONU. – La preservazione dei Luoghi Santi. – La risoluzione pacifica delle divergenze fra le due parti. – L’unità economica della Palestina. – Il riconoscimento dei diritti dei cittadini stranieri in Palestina.

I delegati minoritari, India, Iran e Yugoslavia, racomandano uno Stato Federale bi- nazionale, mentre gli altri vogliono due Stati e l’internazionalizzazione di Gerusalemme. La Gran Bretagna rifiuta implicitamente la divisione e decide di abbandonare il suo Mandato, in uno spazio di tempo di 6 mesi, se non verrà concluso nessun accordo fra Ebrei ed Arabi. Ma i padroni del gioco, nel 1947. sono gli Stati Uniti e l’URSS.


Negli Stati Uniti, le lobby ebraiche aquisite alla causa sionista, rappresentano una potenza finanziaria ed elettorale considerevole, e fanno pressione sul Congresso americano e su Truman per la divisione. E’ questa la motivazione essenziale della posizione degli Stati Uniti. Il rischio di un conflitto con il mondo arabo viene eclissato dagli interessi contingenti del Presidente Truman.


Quanto all’URSS. è la sua ostilità alla Gran Bretagna, presente nella regione. e la speranza di occuparne il posto a dettarne la condotta di appoggio ai sionisti, con la proposta di creazione di uno Stato bi-nazionale, ovvero di due Stati: uno ebraico e l’altro arabo.

Le delegazioni palestinese ed araba rifiutano decisamente la spartizione. I sionisti giocano diplomaticamente le loro carte, premendo sugli interessi elettorali dei diversi rappresentanti dei paesi dell’ONU, ed assicurando loro la collaborazione delle organizzazioni ebraiche dei diversi paesi.

Giocano sulla Storia degli Ebrei e della Torah, storia comune a giudei e cristiani, sulle persecuzioni di cui gli Ebrei sono stati vittime nel corso dei secoli, nei numerosi paesi; sulla responsabilità più o meno importante, dei vari paesi occidentali nello strombazzato, quanto discutibile genocidio hitleriano; sulle realizzazioni economiche dei coloni ebrei in Palestina, suscettibili di portare il progresso nella regione araba, povera e scarsamente istruita. Inoltre, i sionisti, per voce del loro presidente, Ben Gurion, nel momento particolarmente delicato e cruciale, in cui i rappresentanti delle Nazioni Unite sono nauseati dall’assoluto antagonismo delle forze presenti, accettano un compromesso di pura tattica, ma particolarmente abile, dichiarandosi soddisfatti d’una sola parte della Palestina, malgrado il “Pesante sacrificio” che ciò rappresenta, e pur riaffermando il proprio diritto all’intera Palestina.


Essi sottointendono chiaramente che, una volta divenuto potente, lo Stato di Israele, ormai stabilito, si estenderà su tutto il Territorio di Herez Israel. Gli Arabi, al contrario, hanno disertato l’Assemblea, ed ogni cooperazione con la Commissione dell’Onu, perché “ I diritti naturali degli Arabi di Palestina, non possono continuare ad essere oggetto d’inchiesta”.

Di fronte alla tattica cinicamente abile dei sionisti, quella degli Arabi resta del tutto infruttuosa, e le nuove sotto commissioni che riesamineranno nel tempo la questione del contenzioso ebraico palestinese, non approderanno a nulla. Ogni risoluzione a favore dei palestinesi, che vedono la loro terra fagocitata dagli ebrei, resta lettera morta.

Così la Lega Araba raccomanda la mobilitazione di tutte le forze arabe disponibili, ma non decide che una cosa: lo stanziamento di un milione di lire sterline alla commissione militare. In settembre l’ONU emette un primo voto per decidere dell’avvenire della Palestina. Il risultato è di 25 voti per la spartizione, 13 voti contrari e 19 astensioni. La risoluzione risulta perciò invalidata.


È allora che le pressioni più pesanti vengono esercitate sui rappresentanti delle Nazioni Unite da parte del Congresso, dell’Amministrazione, del Partito Democratico, del Presidente Truman -inquieto per la sua rielezione e che conta sui voti degli ebrei d’America- e dell’insieme delle organizzazioni del movimento sionista presenti in tutti i Paesi. Essi agiscono con tutto il loro potere e con ogni mezzo per guadagnare alla loro causa gli Stati “economicamente” più “fragili”, e quindi più malleabili.

I rappresentanti di alcuni di essi: Grecia, Filippine, Liberia ed Haiti recalcitranti dapprima, diventano poi favorevoli alla spartizione. Filippine ed Haiti si vedono accordati dei prestiti per il loro sviluppo, mentre che, su istigazione dell”Amministrazione democratica, la compagnia della Gomma Firestone, previene la Liberia che annullerà i propri progetti di ampliamento nel paese, se questo non si pronuncerà a favore della con-ivisione!.


Il 25 Novembre l’ONU, in cui l’Africa ed una parte dell’Asia non hanno ancora voce in capitolo, emette un secondo voto per decidere dell’avvenire della Palestina. A dispetto della feroce opposizione del Regno Unito e degli Stati Arabi, il progetto Sovietico-Americano dei due Stati passa in commissione. 25 favorevoli, 13 contrari, 17 astenuti e 2 assenti. Manca un voto per ottenere la maggioranza dei 2/3.


È allora che il Presidente degli Stati Uniti Truman lancia tutto il suo peso politico nella battaglia, e mobilita tutti i mezzi di cui dispone; diplomatici e non. L’amministrazione degli Stati Uniti minaccia la Francia, astenutasi da voto, di tagliarle i viveri, mentre molti altri “Capi delegazione” si vedono offrire “ Bustarelle” o “Regali” per le loro gentili consorti.

Così si risolve a favore del gruppo di pressione sionista una battaglia ricca di manovre, promesse, minacce ed altri colpi di scena.




Il 29 novembre 1947 l’ONU vota la spartizione della Palestina in tre parti: Uno Stato Ebraico di 14 000 km2 con 558 000 Ebrei e 405 000 Arabi, . uno Stato Arabo di 11500 km2 con 804 000 Arabi e 10 000 Ebrei, con fra di essi una unione economica, monetaria e doganale. Infine, una zona sottoposta a regime particolare comprendente i Luoghi Santi, Gerusalemme, e Betlemme; con 106 000 Arabi e 100 000 Ebrei. La risoluzione 181 è acquisita con: – 33 voti per la creazione – 13 voti contrari – 10 astensioni (fra cui quella della Gran- Bretagna che fissa al 15 maggio 1947 il suo ritiro civile e militare dalla Palestina). L’ONU prevede anche nella propria risoluzione: – che l’unione economica, vista come una “necessità assoluta” venga realizzata fra gli Stati, che i diritti delle minoranze, e i principî democratici siano rispettati, e che i futuri testi costituzionali dei due Stati seguano le norme dell’ONU.
 
Così è stata decisa legalmente, ma in modo evidentemente illegittimo la sorte della Palestina e del popolo che l’abitava. Le Nazioni Unite, assai poco disposte ad accogliere gli Ebrei “miracolati” , sfuggiti all’ormai famoso “Sterminio” dei Campi Nazisti, beffate da una potente Lobby intenzionata in ogni modo a forzare le porte della Palestina, incapaci di vedere nel movimento sionista, altro che intenzioni lodevoli nei confronti della sicurezza degli ebrei, e cieche di fronte al suo potenziale razzista nei confronti dei non-Ebrei, bene evidenti nella letteratura ebraica, tradirono il principio fondamentale del Diritto moderno: il Diritto di un popolo all’autodeterminazione.




 di: Mauro Likar




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