Nota personale:
Dopo l'era della manipolazione religiosa,con le nuove tecnologie si è entrati in una nuova sfera della manipolazione,quella appunto mediatica.
Non a caso la parola media,significa medium,coloro che nell'antichità mediavano tra gli uomini e gli dei,e avevano capacità di lanciare maledizioni o incantesimi contro gli avversari;in effetti la stretta delle religioni si è solo evoluta in un aspetto ancora più persuasivo,alla quale è subentrato al misticismo e la superstizione yavheica,non più idoneo a favorire la nascente sub-cultura porno-mercantile,il consumismo e il materialismo,che mira invece a svuotare da ogni valore morale o etico,e gettare nel puro relativismo autodistruttivo,nell'edonismo vizioso e nella autodistruttivita spacciata per libertà,quindi le masse non più assogettate alla superstizione,o alla violenza,ma sottomesse alla dipendenza e al ricatto.
Oggi questo rapporto è cosi evidente a chi ha occhi per vedere,da fare venire il vomito per quanto la realtà è distorta nei media di regime,e di quanto invasivi siano i mezzi che la gente comune pensa siano solo di passatempo,un esempio di questo è la TV.
Tutta la programmazione televisiva ha uno scopo mirato,chiamato in ambito militare guerra psicologica,di cui il regime usuraio attuale si avvale per programmare le menti dei loro sudditi-schiavi,i quali dovranno prontamente rispondere alle sollecitazioni innescate come vuole il potere, ed evitare che questi capiscano la loro vera condizione di schiavi,la mente di questi uomini appartiene al potere,nulla si muove se non viene esposto e processato nei media,e quello che viene riportato nei media TV,è sempre e solo quello che vuole il potere,e di conseguenza contro le masse.
Questo potente mezzo di propaganda arriva ad un picco di pericolosità nei telegiornali,vera arma di propaganda del regime;
quando una persona appena rientrato a casa,magari stanco dopo il lavoro,e gli vengono vomitati addosso una serie di orrori,di stupri,omicidi,e quant'altro,i quali hanno lo scopo di inoculare paura e terrore,paura che da sempre viene usata dal potere per controllare le masse,seguiti da menzogne,mezze verità e manipolazioni,la sua mente non riesce più ad avere un senso critico,se mai l'abbia avuto,e quelle menzogne divengono verità.Anche perché le persone medie non hanno il tempo o non vogliono, informarsi per conto loro da fonti indipendenti,quindi divengono soggetti manipolabili,e facilmente controllati dal sistema usuraio schiavista.
I media di regime e in particolar modo,i telegiornali e i giornali cartacei,sono un pericolo grandissimo per la nostra società,non sono solo traditori ma il nemico schierato contro il nostro popolo e la nostra libertà.
Tutti i responsabili,e direttori dei media sono colegati ai servizi segreti,i quali dispongono la programmazine televisiva e le notizie da dare e come darle,questo diviene palesemente evidente quando si parla di guerre o di preparare il campo per i cosiddetti"bormbardamenti umanitari",o quando si deve trovare una scusa per poter esportare demoniocrazia massacrando milioni di innocenti.
Questi rapporti rispondono a protocolli di guerra psicologica in ambito militare.
Gli altri giornalisti si devono adattare altrimenti perdono il lavoro,o quei pochi che osano sfidare il sistema vengono fatti fuori.
Siamo davanti ad una vera e propria arma contro le persone,che ogni giorno manipola e distorce la verità,non possiamo più permetterci che i media di regime vomitino le loro menzogne,tenendo in piedi questo sistema schiavista e difendendo il potere dei loro viscidi padroni,questo ci è costato molto caro in vite umane,è la cosa più incredibbile che la gente ancora pensi sia un mezzo di intrattenimento.
Come gia dettto altre volte,i media devono essere un obbiettivo primario da distruggere senza pietà,per ogni vero movimento di resistenza,non a caso nelle guerre,è parte proprio della strategia militare,e viene posta come obbiettivo prioritario, distruggere le postazioni dei media del nemico.
white wolf
I giornalisti dei nostri telegiornali sono diventati presentatori e pubblicitari. Altre competenze, ben diverse dall’informazione obiettiva e “sul campo”. I servizi giornalistici sembrano creati ad arte per mostrare alcune cose e nasconderne altre. In un paese in cui sempre meno persone leggono i giornali, l’informazione televisiva rappresenta per la maggior parte della popolazione l’unica fonte d’informazione. Molte di queste persone credono che i telegiornali li informino su ciò che accade nel mondo, e si troverebbero increduli di fronte al solo pensiero che i Tg possano essere utilizzati per manipolare le loro opinioni. Eppure ciò appare sempre più evidente, dall’omissione di elementi indispensabili per capire i fatti, dall’alterazione di alcune notizie e dall’assenza di altre.
L’opinione pubblica è fondamentale per la
stabilità di un sistema, e nel nostro sistema viene formata attraverso
il bombardamento mediatico. Per mantenere la stabilità, nell’attuale
assetto politico-economico, occorre che l’opinione pubblica sia piegata a
ciò che è funzionale al sistema e non apprenda alcune verità. Ciò rende
il potere mediatico notevolmente importante. Il controllo da parte del
potere avviene oggi all’interno delle nostre case, attraverso la Tv.
La manipolazione dell’informazione è sempre più sistematica, progettata per essere efficace e per rimanere nascosta agli occhi dei cittadini. Le agenzie internazionali (americane, europee o giapponesi) che forniscono le informazioni, sono supportate da agenzie di propaganda, soprattutto americane, che pianificano non soltanto cosa rendere noto ma soprattutto “come” dare informazione. La quantità di notizie viene sfoltita e ridotta al 5/10% del totale.
La manipolazione dell’informazione è sempre più sistematica, progettata per essere efficace e per rimanere nascosta agli occhi dei cittadini. Le agenzie internazionali (americane, europee o giapponesi) che forniscono le informazioni, sono supportate da agenzie di propaganda, soprattutto americane, che pianificano non soltanto cosa rendere noto ma soprattutto “come” dare informazione. La quantità di notizie viene sfoltita e ridotta al 5/10% del totale.
La verifica delle fonti e l’utilizzo del senso critico sono ormai capacità atrofizzate dall’assumere passivamente il punto di vista delle poche agenzie che informano centinaia di paesi, come la Adnkronos e l’Ansa. Considerando come assolute alcune fonti e ignorandone altre, l’informazione è già alterata in origine, derivando da un unico punto di vista, che nel contesto appare oggettivo. Di tanto in tanto, nei nostri Tg, appare qualche debole critica, ad esempio contro il governo statunitense. Si tratta delle cosiddette “fessure controllate”, cioè critiche fatte ad oc per generare fiducia nel Tg, ma che risultano vaghe e discordanti.
Alcune notizie assumono nei Tg un certo rilievo, soprattutto quelle che evocano emozioni. Suscitare associazioni emotive e commozione è diventato uno degli scopi principali dei Tg. I fatti di cronaca, specie se si tratta di delitti contro bambini, si prestano a questo scopo, e quindi talvolta occupano uno spazio ampio dei telegiornali. Si tratta di un modo per distrarre l’attenzione pubblica da altri fatti assai più importanti per la vita dei cittadini. In altre parole, vengono amplificate notizie (di solito di cronaca o relative ad uno specifico problema) che non mettono in pericolo il sistema, per evitare di trattare altri argomenti “scottanti” e pericolosi per l’assetto che i politici hanno il compito di proteggere. Ad esempio, siamo stati indotti a parlare a lungo dei Pacs (una legge che sarebbe stato ovvio approvare senza tanti problemi), mentre si occultavano, tra le altre cose, le spese ingenti per la “difesa”. Nessun telegiornale ha detto che parte del Tfr dei lavoratori andrà per spese belliche.
In questi ultimi tempi, un altro
argomento, che viene utilizzato dai Tg per dirottare l’attenzione su
fatti non pericolosi per il sistema, è quello dei malati gravi che
chiedono l’eutanasia. Invece di approvare una legge che ponga fine al
problema, il nostro sistema utilizza questi casi disperati (ieri quello
di Welby, oggi quello di Nuvoli), per riempire spazi e suscitare
angoscia e commozione. Si stimola la parte emotiva dei telespettatori,
per coinvolgere in una questione umana drammatica, senza far capire che
il potere di risolvere il problema è nelle mani proprio di chi sta
strumentalizzando cinicamente il fatto.
Spesso alcune notizie sono oggetto di
“sovrainformazione”, cioè se ne parla in molti programmi e
abbondantemente. Ciò avviene o per focalizzare l’attenzione soltanto su
alcuni aspetti e fare in modo che i cittadini si sentano abbastanza
informati e non vadano ad informarsi altrove (come nel caso della
finanziaria o del Tfr), oppure per dare l’impressione che ci sia
un’abbondante informazione. Ma si tratta di informazioni ripetitive, che
non spiegano davvero la questione e talvolta la manipolano.
Paradossalmente, il cittadino viene sommerso di “informazione” per fare
in modo che rimanga disinformato. La sovrinformazionze può riguardare
anche temi banali, come la separazione di una coppia nota, o l’uso di
droga da parte di un personaggio famoso. In questi casi si tratta di
distogliere l’attenzione da decisioni o eventi politici che stanno
accadendo nel paese, e di cui occorrerebbe parlare, ma non risulta
conveniente al sistema.
Si sta affermando sempre più il metodo
americano di creare trasmissioni giornalistiche o televisive organizzate
da agenzie di Pubbliche Relazioni, per manipolare l’opinione pubblica
su un determinato argomento. L’argomento di solito è emerso
all’attenzione pubblica senza che il sistema potesse impedirlo (ad
esempio, la Tv spazzatura o la violenza giovanile). A queste
trasmissioni partecipano personaggi accuratamente selezionati, che in
apparenza sembrano avere opinioni diverse, ma in realtà esprimono tutti
un unico punto di vista, che si vuole far apparire come unica verità.
Talvolta è l’assunto di base della conversazione ad essere errato, ma
viene acquisito come vero da tutti i partecipanti. Spesso si utilizza la
figura dell'”esperto” che è abbastanza persuasiva, rappresentando il
mondo della “scienza”, che si intende come fonte di verità oggettiva.
L’informazione dei Tg viene falsata in
maniera sempre più sottile e manipolatoria. Quando vengono sollevate
smentite, soltanto in pochi casi viene reso pubblico. Lo spazio e
l’ordine dato ad un’informazione sono molto importanti per valorizzare
la notizia o sminuirla. Alcune notizie passano inosservate perché
vengono dette per ultime e frettolosamente, mentre ad altre si dedica
molto tempo all’inizio del Tg. Si stabilisce quindi una gerarchia in
ordine all’importanza e al rilievo che si vuole dare alla notizia. Si
privilegiano alcune notizie, altre vengono emarginate e altre ancora
occultate.
L’informazione obiettiva è quella
contestualizzata, verificata alla fonte e commentata da opinionisti di
diverse tendenze. Sentire le opinioni dei politici di entrambi gli
schieramenti serve a dare l’idea che si stanno sentendo più punti di
vista, ma ciò spesso non è vero, perché la maggior parte dei politici
non attua una vera critica al sistema, e si limita a spiegare le
divergenze rispetto all’altro schieramento. Il sistema
politico-economico attuale è sempre più intoccabile, e coloro che lo
criticano appaiono sempre meno in televisione. Nei Tg, le notizie
vengono date come fatti isolati dal contesto, per impedire una
comprensione approfondita. Si tende ad esagerarne un aspetto, che è
sempre quello più emotivo. Lo stesso titolo talvolta è già gran parte
della mistificazione, perché da esso si inferisce se si tratta di una
cosa giusta o sbagliata, da approvare o da disapprovare. Ad esempio,
quando si danno notizie sull’Iran si tende a far apparire questo paese
colpevole di qualcosa, e i titoli sono “L’Iran sfida la comunità
internazionale”, oppure “L’Iran si ostina sul programma nucleare”. I
paesi indicati dalle autorità Usa come nemici diventano automaticamente
nemici anche per le nostre autorità, che li criminalizzano in modo
impietoso, evitando di menzionare le continue minacce e la preparazione
alla guerra contro l’Iran da parte degli Stati Uniti. Si manipola
l’opinione pubblica italiana a pensarla come le autorità americane, e a
ritenere che alcuni paesi debbano essere colpiti perché “pericolosi”.
Non si danno notizie sui numerosi crimini e attentati terroristici
attuati dalle autorità Usa nel mondo, se non quando ciò risulta
inevitabile. I nostri telegiornali si limitano a parlare di “attentati
terroristici” in Iraq, Afghanistan o in altri paesi, senza raccontare la
situazione vera. Ad esempio, non parlano mai della resistenza irachena e
afghana, anche se ormai molti sanno che questi paesi sono occupati e
che la popolazione cerca in tutti i modi di resistere (anche con metodi
pacifici) all’invasore.
Difficilmente le notizie su paesi in guerra vengono spiegate in maniera approfondita, fornendo gli antecedenti politici, economici, internazionali, ecc. che possano far capire i fatti e le situazioni attuali. La decontestualizzazione è quindi uno dei modi per disinformare dando l’impressione opposta. Il fatto viene slegato da altri fatti che lo renderebbero più comprensibile. Ad esempio la violenza negli stadi viene slegata dal fenomeno della violenza nei giovani e dalle pressioni mediatiche che incitano alla violenza.
Difficilmente le notizie su paesi in guerra vengono spiegate in maniera approfondita, fornendo gli antecedenti politici, economici, internazionali, ecc. che possano far capire i fatti e le situazioni attuali. La decontestualizzazione è quindi uno dei modi per disinformare dando l’impressione opposta. Il fatto viene slegato da altri fatti che lo renderebbero più comprensibile. Ad esempio la violenza negli stadi viene slegata dal fenomeno della violenza nei giovani e dalle pressioni mediatiche che incitano alla violenza.
Il tono e il tipo di linguaggio
utilizzato influiscono su come l’informazione viene percepita. Il tono
può essere dispregiativo, di condanna, oppure enfatico ed entusiasta. Il
tono dà un significato positivo o negativo alla notizia. La scelta
delle parole è molto importante nel lavoro propagandistico, perché ogni
parola è evocativa di significati o di emozioni e quindi deve essere
scelta accuratamente per ottenere gli effetti voluti. Ad esempio, per
trasmettere un senso di negatività, i gruppi considerati pericolosi per
il sistema, come gli ambientalisti, i no-global o i comunisti, vengono
definiti come “radicali”, “fanatici” o “estremisti”. La polizia viene
chiamata “forza dell’ordine” anche quando reprime. Coloro che sono
repressi vengono chiamati “ribelli” o “giovani estremisti”. La violenza
di Stato, anche quando uccide brutalmente, viene definita “sicurezza” o
“difesa”. I violenti sono sempre coloro che protestano contro il sistema
e mai le autorità dello Stato, anche quando comandano una dura
repressione, com’è accaduto al G8 di Genova.
Anche le immagini utilizzate hanno scopo
manipolativo. Le immagini servono a dare un’impronta negativa o positiva
a luoghi, situazioni o concetti. Ad esempio, quando si parla di cultura
araba si mostrano le donne con il burqa oppure immagini di fanatismo e
violenza, per indurre un’associazione negativa.
Un altro mezzo efficace per manipolare l’informazione è l’uso di cifre. Le analisi statistiche sono relative al campione scelto e al modello utilizzato. Le statistiche possono essere utilizzate come un dato inoppugnabile e incontestabile. Ma basta selezionare un determinato campione che possa alterare i risultati, per dare l’informazione che si vuole.
Le notizie sono spiegate dallo stesso punto di vista in tutti i telegiornali. I poteri al vertice del sistema, cioè le banche e le corporation, appaiono sempre più raramente, e soltanto nei casi in cui si annuncia una fusione, l’acquisto di un’azienda o la nomina di un direttore amministrativo. Quando una corporation viene denunciata per gravi reati come l’uccisione di sindacalisti, la schiavizzazione dei bambini o altri crimini contro i diritti umani, non viene quasi mai notificato dai nostri telegiornali.
Fino all’inizio degli anni Ottanta
esisteva l’inchiesta televisiva obiettiva, che mostrava la società nella
sua verità e complessità. Oggi, invece, la mistificazione mediatica
riguarda anche la società stessa. Non appaiono quasi più i lavoratori
mentre stanno faticando. Lo spazio dedicato alle proteste sindacali è
ridotto al minimo. Alcune manifestazioni di protesta non vengono
documentate. Si manipola persino l’immagine della società civile, che
deve apparire accondiscendente anche quando non lo è. Non si va mai alla
radice delle questioni lavorative o sindacali e non si fa comprendere
abbastanza per poter giungere alla soluzione (che richiederebbe
cambiamenti al sistema) del problema.
Le notizie sul dissenso alla politica di governo sono pregne di accenti nefasti. Spesso vengono utilizzate categorie stereotipate o etichette per puntare il dito contro chi mette in dubbio l’operato politico del governo.
I telegiornali fanno in modo che gli
oppositori appaiano come poche persone che non vogliono la
“modernizzazione”, il “progresso” oppure come persone emarginate,
fanatiche e “antiamericane”. Ciò è accaduto nel caso della Tav in Val di
Susa e della Base americana a Vicenza. Nei telegiornali si mostravano
singole persone intervistate che esprimevano pareri contrapposti, per
far capire che c’erano pareri discordanti e occultare che la stragrande
maggioranza dei cittadini era contraria alle decisioni di governo. Si
vuole nascondere che il potere dei cittadini è continuamente svilito dal
sistema. E che quest’ultimo è distante da ciò che la gente vuole. Le
questioni che stanno a cuore alla cittadinanza, come l’ambiente, la pace
e la libertà di decidere sul proprio territorio, vengono denigrate
dall’informazione tendenziosa e manipolatoria dei Tg. Ad esempio, i
cittadini della Val di Susa che protestavano venivano mostrati come un
gruppo sparuto di persone che avevano paura di avere il “treno che gli
passa sotto casa”. La verità che si cercava di occultare era che sotto
al Musinè c’è l’amianto. Inoltre, nella Val di Susa esiste già una linea
ferroviaria Torino-Lione, attualmente sottoutilizzata, in grado di
poter reggere il traffico.
Un’altra tecnica, utilizzata dai Tg, per deviare l’attenzione sulla questione del dissenso e per semplificare i fatti (per non far emergere altri aspetti), è di connotare ideologicamente il problema con “destra” e “sinistra”. Quando i cittadini si oppongono ad una questione lo fanno per motivi razionali, ma il telegiornale tende a far credere che siano motivi ideologici, oppure irrazionali e non accettabili.
Nelle questioni in cui gli Usa impongono
un severo diktat, come nel caso delle truppe in Afghanistan e della base
militare a Vicenza, i giornalisti assumono un tono allarmato verso il
dissenso. In particolare, nel caso di Vicenza, mettevano in evidenza che
anche all’interno della maggioranza c’erano coloro che avversavano la
scelta del governo. Il sistema dei due schieramenti è stato creato per
impedire un vero esercizio di sovranità. I giornalisti reggono questo
gioco e si mostrano stupiti che lo schieramento al potere possa avere
persone che ragionano con la propria testa e non eseguono passivamente
“l’ordine”. I Tg colpevolizzano queste persone facendole sentire
responsabili di “indebolire il governo” o di metterne in pericolo la
stabilità. Ciò nasconde che i nostri politici non prendono scelte sulla
base del benessere dei cittadini, ma per tutelare e rafforzare il
sistema stesso. I nostri giornalisti hanno dimenticato che l’essenza
della democrazia è proprio il pluralismo. Si sono allineati al sistema
in cui tutti gli schieramenti politici sono obbligati ad obbedire ai
veri padroni del paese: l’élite economico-finanziaria.
In questi giorni i Tg gridavano “allarme” per la manifestazione di protesta organizzata per il 17 febbraio contro la nuova base militare di Vicenza. Ma in quale democrazia i giornalisti mettono in allarme i cittadini per una manifestazione che esprime la volontà di quasi tutta la cittadinanza?
Il 16 febbraio, annunciando la manifestazione di protesta del giorno successivo, i telegiornali dicevano “si temono violenze”, come se chi protesta contro il militarismo è violento. Siamo al paradosso di definire violento chi è contro la guerra e il militarismo, e non chi vuole nuove basi per meglio fare la guerra.
Un modo manipolatorio di dare notizie
relative a proteste o a sgomberi violenti è quello di mettere vicina una
notizia di criminalità, in modo da indurre l’associazione fra
“delinquente” e chi protesta contro il sistema. Il 17 febbraio i
telegiornali annunciavano: “Manifestazione di Vicenza… Imponenti misure
di sicurezza”. Trasmettevano anche un appello di Prodi: “Le
manifestazioni sono il sale della democrazia ma siate pacifici”. Il tono
era quello del buon padre di famiglia, e non traspariva affatto che la
realtà era esattamente l’opposto. Cioè coloro che stavano manifestando
erano contro la violenza e il bellicismo americano, mentre Prodi era il
politico che, lungi dall’avere a cuore il bene dei cittadini, stava
sostenendo gli interessi bellici americani contro la volontà della
maggior parte dei cittadini di Vicenza. Quindi, si trattava di scelte
politiche non democratiche prese dal governo, ma i Tg facevano in modo
da creare allarme attorno a coloro che stavano pacificamente, e
giustamente, protestando. Qualche telegiornale osava un “Si temono
infiltrazioni”, ma non spiegava che soltanto il sistema difeso dai
politici ha interesse ad infiltrare falsi manifestanti che creino
disordine e violenza (com’è accaduto nel G8 di Genova), per poterli far
apparire violenti ed estremisti, come cercavano di descriverli i Tg
attraverso messaggi allarmanti.
Il Tg3 precisava che le forze
dell’ordine erano “a difesa del centro storico della città”, come se i
manifestanti fossero pericolosi e distruttivi. Poi aggiungeva: “c’è
anche chi è preoccupato” e si intervistava una persona anziana che
appariva confusa per le tante persone arrivate in città. Il porre
l’accento sul “pericolo di violenze” serviva anche a distogliere
l’attenzione dal valore che la protesta avrebbe avuto sulle scelte del
governo, e a nascondere che la volontà dei cittadini non conta nulla di
fronte alle imposizioni americane. Non essendoci state violenze, il
giornalista del Tg2 ha messo in evidenza uno striscione che definiva di
“solidarietà con i terroristi arrestati”. Un altro modo per dirottare
l’attenzione e per criminalizzare il dissenso.
Impegnati com’erano a colpevolizzare chi
protestava contro la nuova base americana, i giornalisti dei Tg hanno
omesso la notizia che la nuova base sarà pagata da noi per il 41% delle
spese di mantenimento (anche per le altre basi paghiamo parte delle
spese).
Chi è contrario alla guerra è diventato un “estremista radicale”. Chi denuncia i crimini come la tortura è un “antiamericano”. Viene messo sotto processo chi avversa le guerre, e non chi le organizza.
Chi è contrario alla guerra è diventato un “estremista radicale”. Chi denuncia i crimini come la tortura è un “antiamericano”. Viene messo sotto processo chi avversa le guerre, e non chi le organizza.
Nello stesso telegiornale (Tg2, ma anche gli altri erano pressoché uguali) del 17 febbraio appariva Prodi in posa accanto al presidente afghano Hamid Karzai, come se quest’ultimo fosse un vero rappresentante politico del popolo afghano e non un personaggio foraggiato da Washington.
Quando i telegiornali notificano gli
attentati terroristici in Iraq, in Afghanistan, in Pakistan, in Turchia o
in altri paesi, danno soltanto la stima dei morti e il luogo dov’è
avvenuto lo scoppio, e non spiegano la situazione del paese. Talvolta
menzionano al Qaeda associandola all’attentato, senza indicare le prove a
sostegno di ciò.
Le notizie dall’Africa, dall’Asia o dal Sud America arrivano soltanto se c’è un problema che riguarda i nostri connazionali (rapimenti, uccisioni ecc.), oppure quando ci sono le elezioni politiche, che ormai nel nostro sistema sono diventate il simbolo stesso della “democrazia”. Come a dire che se non documentassimo le elezioni (che si svolgono ovunque, persino in Iraq e in Afghanistan), non troveremmo altro modo per provare che la “democrazia” esista.
Quelle poche volte che i telegiornali parlano delle guerre in Africa, lo fanno in modo confuso e impreciso, parlando di “conflitti etnici”, e senza precisare chi organizza i gruppi in lotta e chi li arma. Non viene detto che nella maggior parte dei casi si tratta dei governi e dei servizi segreti europei e americani, che organizzano le guerre per controllare il territorio e saccheggiarne le risorse.
Le grandi metropoli e periferie del sud Italia appaiono nei Tg nel loro degrado ambientale, appare anche la microcriminalità e la disperazione dei giovani disoccupati. Tutto questo è descritto in modo fatalistico, come se i governi si trovassero impotenti di fronte a questi problemi. Quando a Napoli c’era il problema dei rifiuti, i telegiornali mostravano la città sommersa dalla sporcizia e dall’immondizia, ma non dicevano che questo stava accadendo perché il servizio era stato privatizzato e si impediva ai vecchi impiegati di operare, negando loro i mezzi idonei alla raccolta dei rifiuti. Per avvantaggiare i privati si stava organizzando il servizio diversamente. I cittadini apparivano “colpevoli” di qualcosa, ma in realtà ricevevano le bollette da pagare senza ottenere alcun servizio. Nessun telegiornale trasmise la manifestazione degli operatori ecologici napoletani che protestavano perché non erano messi in grado di lavorare. I cartelli che essi mostravano avrebbero potuto far capire la vera situazione, mentre i telegiornali rendevano impossibile capirla alla radice.
C’è una serie di argomenti “riservati”,
di cui i telegiornali non parlano. Ad esempio, delle stragi che l’Agip
attua in Nigeria, oppure della produzione di armi (ad esempio le cluster
bomb), in diverse fabbriche italiane. Armi che vengono esportate in
molti paesi, compresi quelli in cui c’è guerra. I Tg non parlano mai di
Signoraggio, che è il metodo utilizzato dalle banche per saccheggiare i
paesi. Non si parla nemmeno degli statuti delle banche e del sistema
bancario della Banca Europea, che ha sottratto all’Italia ben il 38%
della finanziaria, impedendo al paese una crescita economica
significativa. Sono state tagliate le spese per la scuola e la sanità ed
è stata aumentata la pressione fiscale, per pagare le banche e
sostenere gli Usa nelle guerre. Quando si è parlato della finanziaria,
nonostante lo spazio dedicato a quest’argomento, i telegiornali hanno
accuratamente evitato di notificare le ingenti risorse che le banche
sottraggono al paese. La trasmissione Ballarò è stata l’unica a
rivelare il fatto (ma senza metterlo in evidenza). Un altro argomento
tabù è quello delle regole e dell’operato delle istituzioni come il Wto,
la Banca mondiale (Bm) e Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi).
Nessun telegiornale ha mai spiegato che a causa di queste
organizzazioni, negli ultimi venti anni, la miseria e la fame sono
aumentate, e che il collasso economico di molti paesi, compresa
l’Argentina, è stato causato dalle misure imposte proprio dalla Bm e dal
Fmi. Moltissimi altri argomenti non vengono trattati, ad esempio, la
situazione di disuguaglianza degli immigrati, le gravi discriminazioni
che essi subiscono, le persecuzioni di cittadini africani da parte dei
governi fantoccio al soldo degli Usa, i massacri in Somalia, in Etiopia,
in Nigeria, ad Haiti e in molti altri luoghi. Un altro argomento tabù è
il denaro che lo Stato dà alle grandi aziende, somme spesso molto
elevate.
Il telegiornale parla di droga soltanto
quando comunica la notizia che le forze dell’ordine sono riuscite a
sequestrare quantitativi di stupefacenti. Ma non parla mai delle
implicazioni e connivenze delle corporation e dei governi nei commerci
internazionali di droga.
Si parla di mafia quando si arresta qualche presunto mafioso o quando avvengono delitti, ma non si spiega cos’è davvero la mafia, e come essa sia in espansione grazie alle liberalizzazioni finanziarie, che hanno spianato la strada al riciclaggio facile.
I minuti di politica interna, nei Tg, si risolvono nelle brevi interviste ad esponenti di destra e sinistra, per mostrare come ci sia una questione, una disputa, e come i duellanti siano decisi e forti. Le differenti opinioni sembrano battute teatrali, in uno scenario sempre più avvilente e assurdo. Le questioni sono trattate sempre in modo marginale e superficiale, anche quando si tratta di questioni serie, come l’invio di soldati in Afghanistan. L’informazione si riduce all’opinione dei politici, la maggior parte dei quali non oserebbe sfidare il sistema nemmeno nelle questioni minime.
Alcune questioni interne non sono
divulgate. Ad esempio, nel 2002, il Parlamento, quasi all’unanimità,
approvò una legge che permette di abolire il tetto massimo di spesa per
il “rimborso ai partiti”. I cittadini italiani avevano espresso la loro
volontà di non dare denaro pubblico ai partiti, attraverso il
referendum del 1993, in cui oltre il 90% degli elettori votò contro. La
gente crede che oggi questa volontà venga rispettata e non è stata
informata quando, nel 1999 è stata approvata una legge che di fatto
reintroduceva il finanziamento pubblico ai partiti chiamandolo “rimborso
elettorale”. Nel 2002 tutti gli schieramenti, ad eccezione dei
radicali, votarono a favore di una nuova legge, la n. 156 del 26 luglio
2002, che titolava “Disposizioni in materia di Rimborsi Elettorali”. La
legge abbassava il quorum di accesso al rimborso dal 4% all’1% e aboliva
il tetto di spesa, permettendo a quasi tutti i partiti di ricevere
somme molto alte di denaro pubblico. Ad esempio, Berlusconi ha
incassato, l’anno scorso, 41 milioni di euro per Forza Italia, la
Margherita ne ha presi 20 milioni, l’Udc 15 milioni, i Ds 35 milioni, An
23 milioni, Rifondazione 10 milioni,[1]
ecc. Dato l’ingente costo pubblico che ci sarebbe stato, l’approvazione
della legge era una questione molto importante per l’opinione pubblica,
ma non è stata sottoposta all’attenzione di tutti noi. I Tg non ne
hanno nemmeno fatto cenno.
Le questioni spinose, come la malasanità o
il costo pubblico di aziende privatizzate (come le ferrovie e le
autostrade) vengono trattate come se il problema non fosse risolvibile e
senza una sufficiente documentazione. Ad esempio, si parla
superficialmente dei tagli alla sanità che stanno causando gravissimi
problemi nella gestione delle strutture, oppure dei contratti
truffaldini che importanti imprenditori (come Benetton) hanno stipulato
con lo Stato. Questi contratti potrebbero essere rescissi se il governo
volesse. Molti cittadini se lo aspettavano, dato che in precedenza erano
stati duramente criticati dall’attuale maggioranza.
La povertà o la precarietà lavorativa
sono diventate nei telegiornali o nelle rubriche di approfondimento una
specie di calamità naturale. I poveri ragazzi trentenni vengono
intervistati per sapere quanto guadagnano e che tipo di contratto hanno
nei call center, nelle fabbriche o addirittura negli uffici pubblici. Si
mette in evidenza che queste persone sono spesso laureate e molto
preparate, e alcune di esse svolgono funzioni essenziali nel settore
pubblico. Ma non si parla delle leggi che permettono il lavoro precario.
Di quando sono state approvate e da chi, e di come sono state
peggiorate nel tempo.
Poi ci sono i servizi giornalistici che
hanno il compito di prepararci ad accettare il peggio. Ad esempio,
quelli che ci allarmano sulla “crisi energetica” (per prepararci
all’aumento della bolletta), quelli che ci mostrano i giovani delle gang
di Londra, o quelli che documentano gli strani fenomeni atmosferici.
Anche in questi casi non si va alla radice e non si spiega come è stato
creato il problema e da chi. In un servizio del 17 febbraio, il Tg3
informava sull’omicidio di un ragazzo ad opera delle gang giovanili dei
sobborghi di Londra. Il giornalista diceva: “Il problema sono le
condizioni sociali… le famiglie non sono in grado, a causa della
povertà, di fronteggiare il problema, allora c’è l’alcol, la droga o le
armi da fuoco”. Nessun cenno alla situazione politico-economica, e al
bombardamento mediatico che esalta sempre più la violenza.
Anche l’allarme Sars rientrava nelle
notizie che avevano l’obiettivo di preoccupare. Per alcuni mesi siamo
stati bombardati da notizie allarmanti su presunti casi di questa
malattia. Quello che non si diceva era che la Sars è nata da un
esperimento avvenuto nell’aprile del 2003 a Toronto, ad opera di
associazioni governative statunitensi e dall’Organizzazione Mondiale
della Sanità, sostenuti finanziariamente dalla famiglia Rockefeller,
dalla Carnegie Foundation, e da importanti produttori di farmaci.
L’obiettivo era quello di ridurre la popolazione e far acquistare nuovi
farmaci, come spiega il Dott. Leonard Horowitz:
La SARS e l’attuale timore
per l’influenza aviaria ricevono l’approvazione dei capitani delle
industrie militar-medico-farmaceutico-petrolchimiche, che parimenti in
molti casi documentati operano al di sopra delle leggi… consideriamo il
fatto che il flusso delle informazioni date dai mezzi di comunicazione
di massa è stato pesantemente influenzato, se non interamente
controllato, dai garanti delle imprese multinazionali, che hanno
protetto e fatto avanzare gli interessi di un gruppo relativamente
ristretto di imprese globali… Avendo testimoniato di fronte al
Congresso USA, ho personalmente verificato come le prime donne
dell’industria farmaceutica dirigono dal punto di vista economico e
politico i nostri rappresentanti al governo. Le malattie che stanno
emergendo sono di complemento alla politica della “Guerra contro il
Terrorismo” e alla nostra cultura influenzata dal bioterrorismo. Questa
agenda serve per due obiettivi principali: il profitto e la riduzione
della popolazione. Realtà politica contro i miti mass-mediologici.[2]
Quando è emerso che l’allarme aviaria in
Europa aveva lo scopo di indurre ad acquistare il farmaco Tamiflu, e che
la sicurezza e l’efficacia del farmaco non erano mai state provate, le
notizie allarmanti sono sparite. In questi ultimi giorni stanno
ritornando altre notizie sulla variante H5N1 dell’aviaria. Probabilmente
è stato prodotto un nuovo farmaco.
Nei nostri Tg, dopo pochi minuti di notizie di politica interna ed estera, arriva la parte più lunga della cronaca e dell’attualità. La scelta spesso cade su notizie riguardanti nuovi prodotti per la calvizie, la bellezza o tecnologici. Giuseppe Altamore, nel suo libro I padroni delle notizie, spiega che sempre più spesso i giornalisti televisivi presentano pubbliredazionali come fossero semplici notizie. Si tratta di presentare in modo enfatico prodotti che vanno dal nuovo tipo di telefonino a nuovi cosmetici, capi di abbigliamento e addirittura farmaci. Dopo l’impiccagione di Saddam, il Tg2 annunciò la creazione negli Stati Uniti di un nuovo giocattolo: il pupazzo Saddam corredato da cappio. Il giornalista si curò di precisare anche il prezzo e la possibilità di acquistarlo via Internet.
La cronaca rosa ha il suo spazio nei Tg,
sempre più ampio: matrimoni o divorzi fra vip, se Madonna adotta un
nuovo bimbo, oppure se un’attrice si è gonfiata di silicone o si droga. I
servizi sulla moda, sull’elezione di Miss Italia o di Miss Universo non
mancano. Talvolta i Tg riempiono spazio raccontando la storia di un
animale o spiegando l’esecuzione di una ricetta. Viene documentato
persino il “Raduno internazionale delle Mongolfiere”, e ci informano
anche sugli ultimi modelli dei vestitini per cani e gatti. Si tratta di
modi per confondere su ciò che dovrebbe essere veramente la
comunicazione giornalistica, che negli ultimi venti anni è stata
declassata e fuorviata nel modo stesso di intenderla.
L’informazione dei Tg segue ormai il “pensiero unico” e anche la regia è unica. Si tratta delle grandi agenzie di propaganda americane, come la Heritage Foundation , l’American Enterprise Institute e il Manhattan Institute. Le agenzie di propaganda americane provvedono affinché l’opinione pubblica subisca pesanti manipolazioni, che rendano difficile una vera consapevolezza di quello che sta accadendo nel mondo di oggi. Per riuscire a capire occorre utilizzare Internet e leggere le notizie dal mondo. E’ una cosa che soltanto pochi si possono permettere di fare; e di solito non si tratta di anziani, casalinghe o persone che lavorano per molte ore al giorno, e che non hanno tempo materiale di informarsi se non attraverso la Tv. Per queste persone c’è soltanto quell’infomazione “emotiva” e distorta che serve a renderli docili e incapaci di difendere i propri diritti. Come osserva Sartori: “Sostenere che la cittadinanza dell’era elettronica è caratterizzata dalla possibilità di accedere a infinite informazioni… sarebbe come dire che la cittadinanza nel capitalismo consente a tutti di diventare capitalisti… È vero che un’immagine può valere più di mille parole. Ma è ancor più vero che un milione di immagini non danno un solo concetto”.[3]
I telegiornali sono ormai rotocalchi di
una realtà che non è quella in cui viviamo. Sono sempre più orientati
allo spettacolo, all’appiattimento e alla banalità. Come in un circo,
ognuno fa il suo numero, con l’obiettivo di emozionare, catturare
l’attenzione, intrattenere e persino fare divertire. Mentre gli eventi
occultati diventano sempre più inaccettabili: quei due terzi del mondo
ridotti in estrema miseria, quei milioni di bambini che per mangiare
devono cercare nella spazzatura, le nostre regioni soggette al potere
mafioso implacabile e crudele, le guerre contro i popoli, le dure
persecuzioni contro chi lotta per la giustizia e i diritti umani…
Finché il potere mediatico sarà quasi completamente nelle mani di chi vuole un sistema politico-economico basato sulla legge del più forte e sul controllo dei popoli, è ingenuo credere che le risorse umane, spirituali e culturali degli individui stiano ricevendo impulso alla loro libera realizzazione. Le sottili tecniche di coercizione, di diseducazione e di appiattimento culturale sono dirette contro ognuno di noi, come un ulteriore affronto alle nostre menti e alla nostra dignità di cittadini.
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