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Rappresentazione medioevale
del dio pesce Oannes |
Agli albori dell’umanità, nella culla della civiltà, l’uomo sviluppò un
mito che si sarebbe connaturato profondamente nella cultura e nella
tradizione dei millenni successivi.La discesa dal cielo di un essere
divino, dalle fattezze antropomorfe ma anche di pesce, venuto per
insegnare le arti e le scienze e apportatore di conoscenze e di
insegnamenti che le tradizioni e gli antichi miti vorrebbero essere alla
base dell’iniziale sviluppo dell’umanità.
“Oannes, Oanne(s),
Oen, Oes, mostro metà uomo e metà pesce, venuto dal mare Eritreo, ed
uscito dall’uovo primitivo, dal quale erano stati tratti tutti gli altri
enti, comparve – dice Beroso – presso un luogo vicino a Babilonia. Egli
aveva due teste; quella d’uomo era situata sotto quella di pesce. Alla
sua coda erano uniti due piedi d’uomo del quale aveva la voce e la
parola. Questo mostro stava fra gli uomini senza mangiare, dava loro la
cognizione delle lettere e delle scienze, insegnava loro ad esercitare
le arti, ad innalzare templi, edificare città, ad istituire delle leggi,
e a fissare i limiti dei campi con sicure regole, a seminare, e a
raccogliere i grani ed i frutti; in una parola, tutto ciò che raddolcire
i loro costumi poteva contribuire. Al tramontar del Sole, ei ritiravasi
nel mare e sotto le acque passava la notte. Ne comparvero in seguito
altri simili a lui: e Beroso aveva promesso di rilevare questo mistero,
ma nulla ne è rimasto. Oannes, Oes, dicono gli eruditi, in siriaco
significa ‘straniero’. Così questa favola ci insegna che giunse un tempo
per mare uno straniero il quale diede ai Caldei alcuni principi
d’incivilimento. Esso era forse dalla testa alle piante coperto di pelli
di pesce, e rientrava tutte le sere nel suo ‘vascello’, su cui si
nutriva senza esser veduto da alcuno […]“ (2).
Così il “Dizionario
Storico-Mitologico di tutti i Popoli del Mondo”, edito nel 1824, ci
descrive l’enigmatica figura di Oannes il mitico dio sumerico dalle
fattezze antropomorfe e di pesce. Disceso dal cielo attraverso un “uovo
cosmico” questo dio avrebbe fatto le sue prime apparizioni tra il 3.000
ed il 4.000 a.C. (se non prima) segnando profondamente la cultura e la
coscienza degli antichi popoli del subcontinente arabico.
Fin
dall’antichità le remote saghe babilonesi e sumeriche ci hanno lasciato
evidenti tracce della presenza di questo mito testimoniandoci altresì la
sua esistenza in bassorilievi ed incisioni.
Nel 275 a.C. lo storico
babilonese Beroso, nella sua “opera maxima” sulle antiche tradizioni e
civiltà del subcontinente arabico, affronterà nuovamente l’argomento
lasciandoci ulteriori dettagli, ma allo stesso tempo maggiori domande,
sulla reale presenza di questo essere divino. La sua opera, anticamente
costituita da tre libri, è giunta fino a noi solo attraverso poche
citazioni o frammenti risparmiati dal tempo.