di: Fabio Calabrese
La stesura di questo articolo è stata di poco posteriore al referendum del dicembre 2016 che ha fortunatamente
bocciato la proposta di riforma costituzionale renziana. A me premeva
(e preme) precisare che per quanto mi riguardava, la scelta del NO non
significava minimamente un atto di amore verso la costituzione “nata
dalla resistenza”, ma semplicemente sventare il tentativo del governo
allora in carica di peggiorarla, impedendogli di ridurre ulteriormente
le briciole di voce in capitolo che gli Italiani hanno sulla loro vita
associata. E’ poi accaduto che la presentazione a “Ereticamente” di
questo articolo (a cui dovranno necessariamente seguire degli altri,
perché per il momento ho limitato la mia analisi ai primi dieci articoli
della “nostra” costituzione) è stata più volte rimandata. Forse sto
tenendo in piedi troppi filoni di analisi e riflessione. Oggi, la
carta(ccia) costituzionale ha compiuto settant’anni; infatti entrò in
vigore il 1 gennaio 1948. E’ dunque proprio il momento adatto per
pubblicare l’articolo che state leggendo, in modo da celebrare questa
ricorrenza come merita.
E’ sempre buona norma nella vita
giudicare le persone e le cose in base ai fatti e alle azioni, per quel
che realmente sono e non per ciò che dicono di essere o in base alle
intenzioni che proclamano più o meno solennemente. Questo ovvio
principio ispirato al buon senso sembra potersi applicare a ogni aspetto
della vita, tranne la clamorosa eccezione della politica, in
particolare per quanto riguarda quella forma politica ormai onnipresente
a livello planetario che conosciamo come democrazia.
Qui non si dovrebbe guardare a ciò che
questi regimi che si identificano con tale etichetta sono realmente, ma
alle “buone intenzioni” che proclamano con enfasi e sistematicamente
disapplicano nella pratica. IN TEORIA “democrazia” dovrebbe
significare potere popolare, e questo concetto è perlopiù associato a
quello di libertà e di diritti umani, anche se bisogna chiedersi quale
potere abbiano i popoli soggetti a regime democratico, visto che non è
loro concesso di decidere alcunché, nemmeno di continuare a esistere
come tali, ma subiscono oggi l’imposizione del meticciato, e dove
diavolo stiano queste libertà e questi diritti umani in regimi che
moltiplicano e inaspriscono le fattispecie di reati d’opinione, nei
quali si può finire in galera per aver espresso dubbi sull’entità del
presunto olocausto, per aver espresso apprezzamenti sui regimi esistiti
in Europa fra le due guerre mondiali o anche, come è accaduto allo
scrittore austriaco Gert Honsik, per aver affermato l’esistenza del
piano Kalergi. In realtà si vede bene che “la libertà” in democrazia non
esiste se non muovendosi all’interno di binari di ortodossia politica
molto stretti.
IN PRATICA, il significato reale
di quelle che chiamiamo “democrazie”, è di proconsolati e vassallaggi
del dominio americano sull’Europa. La realtà dei fatti l’aveva svelata
l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama poco prima di lasciare il
mandato, dichiarando che “Il grado di democrazia di uno stato si misura
dal grado di amicizia verso gli Stati Uniti”. “Amicizia” è un termine
del linguaggio orwelliano, naturalmente, se vogliamo chiamare “amicizia”
un rapporto dominatore-dominato.
L’Italia rientra in pieno in questa
casistica, anzi potremmo dire che “la nostra” repubblica che ci opprime
da settant’anni, è riuscita a distinguersi fra tutte sia per servilismo
verso il dominatore yankee, sia all’interno per corruzione e noncuranza
della sua classe dirigente (digerente!) per i propri concittadini.
Nel dicembre 2016 c’è stato un
referendum da cui è uscito (fortunatamente!) bocciato un progetto di
riforma costituzionale avanzato dal governo Renzi. “Ereticamente” e il
sottoscritto hanno, nell’ambito in cui riescono a far sentire la propria
voce, invitato a votare NO, ed è stata una scelta che io ritengo sia
stata assolutamente giusta e coloro che si sono astenuti per non dare la
loro approvazione alla costituzione antifascista, a mio parere hanno
sbagliato, infatti, non si trattava di approvare questo documento ormai
in vigore da sette decenni, ma di impedire al governo di sinistra di
rendere ancora peggiore la “legge fondamentale” dello stato democratico,
introducendo un senato interamente nominato, rendendo automatica
l’applicazione all’ordinamento italiano delle disposizioni della UE,
abolendo l’ordinamento regionale della sanità (con l’effetto di mettere
le regioni dove essa funziona al livello di quelle dove essa non
funziona e si può morire al triage del pronto soccorso),
eccetera, cioè in sostanza di limitare ancor più la poca, pochissima
voce in capitolo sulla loro vita che hanno i cittadini di questo stato
democratico.
Premesso tutto questo, è forse il caso
di esaminare da vicino questo documento su cui si basa la nostra “vita
democratica” (o la nostra lenta agonia come popolo) che quegli stessi
sinistri che volevano riformare nel senso sopra detto nel 2016, quando
il governo di centrodestra aveva a suo tempo proposto una riforma
costituzionale, avevano proclamato intoccabile e definito “la più bella
del mondo”.
In effetti, in essa troviamo sia buoni
principi regolarmente disapplicati, sia trappole ben celate per fare sì
che ai pomposi proclami di libertà e volontà popolare non possa
realmente corrispondere nulla nella sostanza.
Si tratta di un tipo di esame per il
quale occorrerebbe probabilmente la competenza di un giurista, uno
specialista in un tipo di cultura che non è la mia, ma, con la coscienza
dei miei limiti, vedrò di fare il meglio possibile.
Prima di esaminare cosa c’è nella
“nostra” costituzione, è forse il caso di dire due parole su quel che a
mio avviso ci dovrebbe essere e non c’è.
Teoricamente, in uno stato “ideale”, la nazione, il popolo congiunto da legami storici, culturali, ma soprattutto di sangue,
dovrebbe essere il contenuto, e lo stato coi suoi ordinamenti formali,
il contenitore. Di ciò nella “nostra” costituzione non c’è nulla, anzi,
la parola “nazione” non vi compare nemmeno una volta. Questo poteva
essere forse poco importante in altre epoche, ma oggi che subiamo
i flussi migratori, e la coabitazione nei medesimi spazi distingue
sempre di meno l’italiano dallo straniero, e la cittadinanza formale, cartacea in assenza di un qualsiasi riconoscimento della nazionalità, non garantisce nulla, è una lacuna estremamente pericolosa.
Ma vediamo cosa recita “il dettato” costituzionale. Va da sé che non esamineremo per intero questo complesso documento, scritto in molti punti in un linguaggio “tecnico-giuridico” quasi incomprensibile, ma i punti più rilevanti.
Articolo 1: L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.
Io penso che questo articolo avrà
provocato la perplessità e i commenti ironici di intere generazioni di
studenti di diritto: come se nel nostro Paese non abbondassero le
sinecure lucrose, a cominciare da quelle della classe politica, se fosse
stato scritto “fondata sullo sfruttamento del lavoro altrui” o
“sull’arte di arrangiarsi”, di certo si sarebbe descritta una situazione
molto più aderente alla realtà.
Per capirne il reale significato,
occorre ricordare in che contesto storico e da chi “la nostra”
costituzione è stata scritta, essa è nata come un faticoso compromesso
fra democristiani e comunisti all’indomani del secondo conflitto
mondiale e della guerra civile. E’ probabile che questa formula sia nata
dall’attenuazione di una proposta comunista, “repubblica democratica
dei lavoratori”, e sappiamo in realtà quale significato avesse questa
ossimorica terminologia nel linguaggio orwelliano imposto oltre la
Cortina di Ferro. A riprova di ciò, si può considerare quale sia ancora
oggi lo stemma di questo stato (no, non diciamo bastardo, diciamo dalla
nascita ibrida): una stella bianca a cinque punte bordata di rosso
sovrapposta a una ruota dentata circondata da un ramo di quercia e uno
di olivo, il simbolo che ben conosciamo impresso e/o filigranato su
tutte le carte da bollo e cartacce più o meno ufficiali.
Anche qui non è difficile riconoscere
l’attenuazione della simbologia comunista. La stella bianca bordata di
rosso nella proposta originale dei “compagni” sarà stata tout court una stella rossa, e la ruota dentata è andata probabilmente a sostituire una falce e martello.
Una costituzione scritta dagli invasori, insieme ai loro collaboratori comunisti, che in tempo di guerra sarebbero stati fucilati per alto tradimento. Una costituzione scritta per gettare fumo negli occhi al popolo, e cedere la sovranità monetaria e politica alla finanza internazionale, che ha voluto lo scoppio della seconda guerra mondiale, per eliminare l' anomalia fascista e nazionalsocialista che si sono ribellate al potere dell'usura internazionale.
Articolo 3: Tutti i cittadini
hanno pari dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge senza
distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni sociali e personali (passim).
Questo articolo è veramente uno dei
“pezzi forti” della “nostra” costituzione, che non soltanto non presenta
alcun riferimento alla nazionalità, ma di fatto la nega con questa
dichiarazione di cosmopolitismo, esso significa in sostanza che
“italiano” è un mero concetto burocratico, significa avere scritto
“repubblica italiana” sui documenti, a prescindere dall’esistenza degli
Italiani come nazione o etnia.
Nella pratica, è un’arma rivolta
contro di noi, contro chi ha la disgrazia di essere di etnia italiana, e
nella sostanza è profondamente, disgustosamente razzista, perché chi è
etnicamente non italiano (ma possiede la nostra cittadinanza e ne abusa)
ha il “sacrosanto” diritto di infischiarsene. Pensiamo al fatto che in
Alto Adige esiste la dichiarazione di appartenenza etnica in evidente
contrasto con la lettera di questo articolo costituzionale, a riprova
del fatto che Nella provincia di Bolzano non valgono le leggi italiane.
Parecchi anni fa, quando dopo la laurea ero in cerca di prima
occupazione, seguivo tutte le pubblicazioni della gazzetta e dei
bollettini ufficiali regionali in cerca dei bandi di concorsi pubblici.
Mi colpì un bando di un concorso indetto dalla provincia di Bolzano per
sedici posti di impiegato: quattordici erano riservati a esponenti della
minoranza tedesca, uno a un esponente della minoranza ladina, mentre il
sedicesimo sarebbe potuto andare indifferentemente a un tedesco, a un
ladino, a un italiano. Non si dica che in certe zone dove la gente parla
prevalentemente tedesco occorre che gli impiegati siano tedeschi: un
impiegato di madrelingua italiana che parli correntemente il tedesco
potrebbe assolvere le stesse funzioni. La stessa cosa accade nella
province di Trieste e Gorizia, dove gli esponenti della minoranza
slovena possono insegnare nelle scuole italiane, ma chi è etnicamente
italiano nelle scuole slovene non può fare nemmeno il bidello: se sei
italiano, lì non sei abbastanza qualificato nemmeno per tirare le
catenelle degli sciacquoni dei bagni. Questo è razzismo, razzismo anti-italiano, il frutto avvelenato dell’articolo 3 della costituzione “più bella del mondo”.
L’articolo 3 mostra bene come funziona
tutta la costituzione: essa accorda agli stranieri diritti che costoro
mai si sognerebbero di riconoscere ai nostri connazionali sul loro suolo
(o sul nostro, laddove godano del privilegio di essere riconosciuti
come “minoranza linguistica”), sotto l’apparenza letterale
dell’uguaglianza, di fatto sancisce la disparità dei cittadini di fronte
alla legge.
Questa disparità è ancora più marcata
laddove si parla di “senza distinzione … di opinioni politiche”, qui si
tocca veramente il grottesco, tanto lo scollamento fra la lettera del
testo e la sua concreta applicazione è evidente: ad esempio, nel nostro
ordinamento c’è una legge, la legge Scelba che proibisce ai partiti
politici di dotarsi di organizzazioni paramilitari. Bene, dal 1945 agli
anni ’80 in Italia c’è stato un solo partito che si è dotato di
un’organizzazione paramilitare, il partito comunista che disponeva della
cosiddetta Gladio rossa. Pensate che qualche magistrato abbia mai
pensato di aprire un provvedimento giudiziario contro il partito
comunista in base alla legge Scelba? Andiamo, sappiamo benissimo contro quale parte politica questa legge è diretta!
L’articolo 3 è un esempio splendido di come funziona la nostra
costituzione, i cui principi hanno valore effettivo solo quando ci
danneggiano come popolo o sono diretti contro la parte politica che si
definisce più o meno propriamente “nazionale”, di fatto sancisce non l’uguaglianza ma l’ingiustizia.
Articolo 7: Lo stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani (passim).
L’articolo 7 è subito un’eccellente
dimostrazione di come concretamente si applichi l’articolo 3, difatti
istituisce una disuguaglianza fra i cittadini di fede cattolica, i
ministri del cui culto sono “indipendenti e sovrani” sullo stesso
livello dell’autorità statale, e i cittadini di fede non cattolica i
ministri dei cui culti non hanno tale autorevolezza e sono pienamente
soggetti alle leggi dello stato. Probabilmente, il concordato del 1929 è
stato uno degli errori più gravi del fascismo che ha portato alla
restaurazione di un residuo di stato pontificio, e a una serpe che il
regime si è covato in seno, ma la repubblica democratica ha aggravato
questo errore, perché dal 1945 si è confrontato con il Vaticano un
potere statale molto meno forte e coerente di quello fascista. In
settant’anni le interferenze clericali nella nostra vita pubblica sono
state e continuano a essere pesantissime, e oggi con il continuo
piagnisteo a favore di quelli che il Vaticano chiama “poveri migranti” e
noi dovremmo avere il coraggio di chiamare invasori e parassiti, hanno
raggiunto un livello davvero intollerabile.
Articolo 10: L’ordinamento
giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale
generalmente riconosciute (passim).
Su questo articolo, nella vaghezza della
sua formulazione, non ci sarebbe molto da dire, tranne rilevare il
fatto che questo è uno dei punti in cui la riforma renziana
fortunatamente sventata, intendeva agire in senso nettamente
peggiorativo, rendendo automatica l’applicazione al nostro ordinamento
delle delibere della UE, privando gli Italiani di quelle briciole di
facoltà decisionale che la “nostra” democratica costituzione ancora
concede loro.
Ecco chi decide il diritto internazionale
Siamo, come si vede, ancora all’esame dei primi dieci articoli, e la costituzione è un testo molto lungo, di articoli ne comprende 139, più 17 disposizioni transitorie e finali. Un esame articolo per articolo sarebbe probabilmente un’impresa titanica e sostanzialmente inutile, ma ci sono dei punti che avranno senz’altro bisogno di una disamina più approfondita, come quello riguardante l’assenza del vincolo di mandato (ossia dell’obbligo di coloro che sono stati eletti a cariche pubbliche di rispondere agli elettori) o il divieto di sottoporre a referendum la stipula dei trattati internazionali, tutte norme che hanno l’effetto complessivo di far sì che la “nostra” costituzione sia in sostanza una trappola cartacea congegnata precisamente per impedire al popolo di far valere la sua opinione e la sua volontà, sotto l’apparenza proclamata in termini altisonanti dell’esatto contrario, e sicuramente proseguiremo quest’analisi in un prossimo articolo, o in più articoli se sarà necessario (anche se vi prometto che non saranno 139).
Per ora, fermiamoci qui, mi sembra di avervi già offerto sufficienti spunti di riflessione.
Possono "scribare" tutte le carte che gli pare finché l'uomo non rinnova il suo spirito. Possono vaccinare il mondo affinché l'oscurità continui senza la bellezza del puro.Il tempo degli "onori" per i figli delle tenebre del kaliyuga,finirà comunque. La bellezza nel mero vivere per noi, forse, deve ancora cominciare... ma siamo giunti qui sprezzanti della signora morte, per garantire continuità alla Luce. E questo in sé per sé, come micro, è una ragione valida e sensata di vita aver contributo nel piccolo del barlume a dare forma/energia al Macro Cosmo,in simbiosi con le inviolabili leggi della natura ciclica,da troppo tempo invertita. Saluto allo Swastika
RispondiEliminaAbraxas
Ma scusami lupo bianco come fai a dire che gli angeli caduti sono gli atlantidei non sono per caso gli Arconti che dominano la galassia Andromeda e poi ha no creato i rettiliani?
RispondiEliminaYaldaboath e stato il primo arconte che e stato generato da Sophia e il dio occulto