Una nuova casa editrice lancia la sua sfida
di: Maurizio Rossi
“Il Ribelle deve possedere due qualità. Non si lascia imporre la legge da nessuna forma di potere superiore, né con i mezzi della propaganda, né con la forza. Il Ribelle inoltre è molto determinato a difendersi non soltanto usando tecniche e idee del suo tempo, ma anche mantenendo vivo il contatto con quei poteri che, superiori alle forze temporali, non si esauriscono mai in puro movimento.”(Ernst Jünger)
Ribellarsi contro questo tempo malato 
che produce soltanto distruzione attraverso il paravento di presunte 
libertà individuali, così egoistiche da non aver bisogno di radici. 
Ribellarsi contro la cristallizzazione nella vita e nel pensiero della 
desertificazione borghese spacciata come una ordinata, logica e 
inevitabile assuefazione ai meccanismi dell’omologazione mondialista; in
 un mondo borghese apparentemente ancora in buona salute per i 
conformismi che ancora riesce a catalizzare, ma che già manifesta i 
sintomi di un cadavere in putrefazione i cui miasmi stanno avvelenando 
il respiro.
Ribellarsi perché è giusto farlo, sempre
 e comunque, per riaffermare quei diritti e quelle dignità negate dalla 
violenza della globalizzazione plutocratica e poter riportare al centro 
della storia la coscienza dei popoli liberi, l’unica che abbia da tempo 
immemore ragion d’essere. La libertà dei popoli contro la «libertà» del 
mercato che sottomette, umilia e uccide le speranze dei popoli.
Ribellarsi all’incubo di più mondi 
mischiati come vorrebbero i fanatici dell’invasione migratoria e della 
sostituzione delle genti; i predicatori di un assurdo mondo senza 
frontiere, senza limiti, senza sostanza, privato della ricchezza della 
molteplicità delle differenze. Una prospettiva falsa prima ancora che 
criminale, che può esistere soltanto nelle fantasie malate di questi 
malriusciti.
Ribellarsi a tutto questo è un dovere. È
 senso di appartenenza. È amore profondo nei confronti del proprio 
popolo e del suo destino, è un amore senza prezzo.
Ribellarsi, ecco la parola d’ordine dei non omologati, degli ostinati, di chi ancora sa amare, di chi ancora vuole combattere.
Quindi, cosa fa allora il ribelle per 
confermare la sua ostinata volontà? Trova riparo nel bosco, nell’unico 
luogo dove può essere pienamente se stesso, dove può vivere la sua legge
 e non subire la legge del sistema. Il luogo dove può raccogliersi, 
misurarsi e riorganizzare le forze per la controffensiva. Sortite rapide
 che disorientano e indeboliscono il potere dominante, la cui efficacia 
non è però dettata soltanto dal buon utilizzo di capacità tecniche e 
materiali, bensì, e soprattutto, dal costante collegamento a quei poteri
 superiori alle forze materiali, quindi spirituali, a cui fa riferimento
 lo Jünger nella citazione.
Sono quelle forze misteriose e 
miracolose del mondo invisibile che, come insegnava Codreanu, devono 
essere attratte affinché possano assicurare il loro concorso e garantire
 così la vittoria.
A quel punto, la ribellione può 
diventare guerriglia piena, costante e instancabile. È guerriglia 
mentale. È guerriglia spirituale. Talvolta, e la storia lo ha 
dimostrato, è anche guerriglia fisica e materiale.
Allora, ribellarsi significa esistere. Decidere di esistere.
«Esistere è combattere quello che mi nega» affermò con decisione Dominique Venner.
E questa meravigliosa esortazione 
diventa l’incipit di una fresca casa editrice controcorrente nata a 
Firenze dalla volontà e dalla decisione di militanti tenaci e vigorosi, 
che hanno fatto proprio il lascito spirituale e politico di due grandi 
ribelli fiorentini, Berto Ricci e AlessandroPavolini.
Non a caso, Firenze fu anche la sede del
 più bello e scanzonato ribellismo squadristico; così generoso e 
coraggioso da acquisire prestigio e notorietà nazionali.
Fiorentini e ribelli, sicuramente 
bastian contrari. Militanti preparati e non frivoli intellettuali, non 
sono affetti da quelle fisime, i fondatori di «Passaggio al Bosco 
Edizioni» ed infatti proclamano la loro avversità alle accademie del 
buonsenso rivendicando la necessità della scelta dell’azione e 
dell’esempio. Ecco un laboratorio culturale che si traduce nella milizia
 editoriale.
Già la denominazione, così impegnativa, 
la dice lunga sulle prospettive e gli obiettivi che si prefiggono. 
Spiegano nella loro presentazione: «Passaggio al Bosco è un progetto 
editoriale libero che ha scelto di non dipendere dai dogmi del mercato. 
Per noi il libro non è un prodotto commerciale, ma un patrimonio di idee
 e di visioni.»
Sì. Proprio così, dicono il vero, il 
libro è un patrimonio di idee e di visioni. Aggiungiamo, di idee e di 
visioni condivise, un patrimonio di popolo, quindi non più oggetto di 
speculazione e di mercificazione. Semmai, strumento di purificazione 
interiore e di mobilitazione delle coscienze contro la dittatura del 
«pensiero unico».
Il libro deve essere una arma carica, 
così lo dobbiamo intendere, parte dell’equipaggiamento del ribelle, 
colui che appunto compie il passaggio al bosco, condizione che ci sembra
 auspicata dai nuovi editori fiorentini.
La stessa denominazione richiama 
evidenti motivi jungheriani, il Waldgänger, il ribelle che passa al 
bosco per continuare la lotta.
Il concetto del passaggio al bosco non è
 soltanto una esortazione jungheriana, le sue radici affondano nella 
antica cultura popolare tedesca, nel suo patrimonio di lotte, nelle 
rivolte contadine in particolare.
Il mondo contadino, in Europa 
specialmente, si è sempre battuto contro le usurpazioni oligarchiche 
divenendo il bastione delle radici, delle tradizioni, della dignità 
sociale.
Come
 nelle vicende narrate da Hermann Löns nel suo drammatico romanzo Der 
Wehrwolf, ambientato durante la guerra dei trent’anni. I Wehrwölfe sono i
 contadini che passando al bosco diventano lupi combattenti dando inizio
 ad una feroce guerriglia contro gli usurpatori delle loro terre e le 
loro soldataglie al seguito spesso composte da mercenari. I Wehrwölfe 
sono veramente il frutto sano e generoso di quella terra, incarnano i 
valori del sangue e del suolo, e versano il loro sangue per difendere 
quel suolo a loro sacro, perché è la terra dei loro padri. Combattono 
l’infamia di sgherri senza dignità con spietatezza, incidendo poi con 
tre colpi di scure il loro simbolo di lotta e di riscatto, la 
Wolfsangel, la runa del lupo.
Dirà uno dei protagonisti del romanzo: 
«Eravamo lupi per difenderci, e ora dobbiamo diventare lupi per 
attaccare». Il bosco era la loro tana. Nel bosco ci si rigenera.
E guarda caso, ma non è certamente un 
caso, l’immagine di fieri lupi della foresta impreziosisce la copertina 
della prima opera pubblicata da «Passaggio al Bosco Edizioni». 
Si tratta
 di «Essere Comunità. Orientamenti per il militante identitario» di 
Marco Scatarzi, tra i fondatori della casa editrice e capo di comunità. 
Il che non guasta, anzi vi aggiunge valenza. Ne consigliamo vivamente la
 lettura, le parole intense e ortodosse contenute nel testo ci sono 
apparse rinfrancanti e istruttive e non soltanto per i giovani 
militanti. Si sentiva la necessità che la nostra concezione della 
comunità venisse riconfermata, spiegata ulteriormente, e soprattutto 
attualizzata.
Altri tre titoli arricchiscono la prima 
uscita: «Ernst Jünger. Il Combattente, l’Operaio, l’Anarca» una raccolta
 degli scritti di Julius Evola dedicati a Jünger, particolarmente 
interessanti e significativi, curata da RigenerAzione Evola; «Ezra Pound
 Economista. Contro l’usura» di Giano Accame, preceduto dallo scritto 
dell’ottimo Adriano Scianca; «Donbass. Una guerra nel cuore d’Europa» 
un’inchiesta controcorrente a tutto campo e a più voci che fa finalmente
 luce su di un conflitto che sta incendiando le porte di casa, ma che si
 preferisce ignorare. La serietà dell’opera viene comprovata dalla 
postfazione di Aleksandr Dugin, una delle migliori voci della Russia 
contemporanea.
E sappiamo, che a breve, altri titoli particolarmente interessanti non mancheranno di sollecitare le attenzioni del pubblico.
La casa editrice a sua volta articola su
 quattro collane il suo progetto di contropotere culturale: «Focolai» Le
 vicende più o meno dimenticate dei popoli in lotta contro l’oppressione
 e l’imperialismo, per la liberazione nazionale e sociale, per la 
salvaguardia della loro storia e della loro identità. Irlanda, 
Palestina, conflitti di cui non si parla più; «Sempreverdi» gli scritti e
 gli autori canonici, quelli di cui non si può fare a meno, i pilastri 
dottrinari di una visione del mondo; «Bastian Contrari» i pensieri di 
chi va contro questo tempo, gettandosi alle spalle i dogmi del potere 
dominante; «Agoghè» il richiamo alla forma esemplare e alla salda tenuta
 interiore. Un lascito antico che risale alle sorgenti della civiltà 
europea. Agoghè ci parla di Sparta, di Roma, della migliore Europa, 
della sua gioventù guerriera che ha attraversato i millenni. Agoghè è la
 rivoluzione dell’anima, dello spirito, del corpo; la porta d’ingresso 
per l’uomo nuovo. I testi pubblicati in questa collana assolvono a 
questa funzione.
In ultimo, la scelta del logo che caratterizza «Passaggio al Bosco Edizioni», quanto di più centrato.
Sono tre alberi, tre abeti. I 
sempreverdi rientrano a pieno titolo nel simbolismo arcaico europeo, nel
 suo paesaggio. Sono alberi della vita, muti e sovrani testimoni di 
regalità, forme viventi nel tempo ciclico.
Lasciamo però la parola ai fondatori: 
«Il nostro emblema è composto da tre alberi: rappresenta la stabilità 
del bosco in contrapposizione al nomadismo del deserto, il senso del 
limite oltre l’insensibilità dell’illimitato, il solido ancoraggio 
offerto dalla terra a dispetto del perenne movimento della sabbia.»
Il nomadismo, il deserto, la sabbia, 
l’aridità sono i tratti distintivi del mondo moderno. Ad essi 
giustamente si contrappone l’organica armonia del Bosco, la metafora 
della vita rettamente ordinata.
Il Passaggio al Bosco equivale al 
passaggio alla Vita. Consapevoli che la vita è una battaglia continua e 
per quanto possa essere dura deve essere affrontata. Siamo altresì certi
 che le opere di questa nuova casa editrice ci accompagneranno 
validamente nel percorso della vita, ci sosterranno e saranno buoni 
camerati.
I nostri migliori auguri.link al sito: passaggioalbosco.it
Fonte articolo
un grande ernst jünger , bellissima la frase sul ribelle ..
RispondiEliminacomplimenti per l´articolo ww.