Il Fleur-de-Lys
Il giglio stilizzato è l'elemento più diffuso nella simbologia araldica.
Il primo utilizzo documentato del giglio in forma di "seminato" su uno
stemma reale appartiene al principe Luigi, il futuro re Luigi VIII, nel
1211, dove aveva i colori che ancora oggi sono ufficializzati nel
blasone dello stato francese: oro su fondo azzurro. In precedenza, Luigi
VII aveva sfoggiato il disegno di un giglio stilizzato che aveva
chiamato "Fleur-de-Lys", il nome francese del fiore che ricordava, in
un'assonanza fonetica, la locuzione "Flor de Loys", cioè il "fiore del
re Luigi".
La tradizione, però, attribuisce al simbolo un'origine ancora più
antica: si dice, infatti, che esso fosse stato adottato dal re
merovingio Clodoveo nel V sec., dopo una battaglia vittoriosa contro i
Visigoti, combattuta a Vouillé, ad ovest di Poitiers, nei pressi del
fiume Lys, in Belgio, dove questo fiore cresce in abbondanza (si tratta,
ovviamente, non del comune giglio di giardino, ma di una sua variante
chiamata "iris delle paludi" o "iris gialla", nome scientifico: Iris
pseudacorus L.).
Dipinto del re
merovingio Clodoveo del 1835 del pittore François-Louis Dejuinne
Clodoveo era stato convertito al cristianesimo dal vescovo Remigio nei
pressi di Reims (vedi, in proposito, l'articolo sull'Abbazia di
Saint-Remi) e da questo momento in poi il giglio, che è un ben noto
simbolo di purezza e castità, è diventato il simbolo dei re cristiani di
Francia. La simbologia cristiana vede nei suoi tre petali stilizzati
un'allusione alla Trinità divina e nella base orizzontale la figura di
Maria, di fondamentale importanza per comprendere il mistero trinitario
in quanto fu da lei che, attraverso l'intervento divino del Padre,
s'incarnerà il Figlio, e dai due emana lo Spirito Santo.
Questo concetto si trasformerà successivamente con il diffondersi delle
teorie pseudo-storiche associate al Santo Graal ed alla discendenza di
Cristo. Il "Fleur-de-Lys" viene così associato alla "Stirpe Reale": la
base del simbolo rappresenterebbe, secondo questa nuova concezione,
Maria Maddalena mentre i tre petali non sono altro che i figli che essa
ebbe da Gesù: Tamar, Joshua e Josephes.
Il tema della "Linea di Sangue Reale" venne per la prima volta
presentato ad un pubblico più vasto nel 1982, con l'uscita del saggio
"Il Santo Graal" di Baigent, Leigh e Lincoln. Nelle loro teorie, la
linea di sangue passerebbe per i sovrani Merovingi, e questa "origine
divina" è alla base della leggenda che vedeva il re Meroveo, dal cui
nome derivò quello della dinastia, generato da un mostro marino uscito
dal mare.
Il Fleur de Lys,il Giglio
Proviamo a fare un passo ulteriore...
Dal Fleur-de-lis al fiore della vita tra gigli e tridenti
Sono molti gli antichi simboli che travalicano confini spaziali e
temporali e che continuano a stuzzicare la curiosità dell’uomo moderno
che ha dimenticato le origini delle sue stesse conoscenze. Uno dei
simboli più affascinanti che ha accompagnato in varie forme l’umanità
nei secoli è il simbolo del fleur de lis. Ad esso sono stati attribuiti
molteplici significati ed è stato conosciuto con molti altri nomi.
L’origine del “fleur-de-lis” è stato dibattuto per secoli. Ci sono da
considerare alcune questioni collegate tra loro rispetto a questo
simbolo:
Non si conosce con sicurezza la sua origine, quello che è noto e che ad
un certo punto è stato adottato dai re di Francia. Non è chiaro neanche
cosa questo simbolo rappresenti veramente e le principali teorie tendono
a dargli un significato floreale.
Anche se il simbolo che ha assunto più recentemente fama per il suo
collegamento con la dinastia merovingia esso non nasce con essa. Infatti
lo possiamo ritrovare in molti luoghi, molto prima dei tempi araldici,
già fino dall’antica Mesopotamia. E’ essenzialmente un fiore stilizzato
che serviva come elemento decorativo ed stato associato nel tempo alla
regalità, specialmente nell’alto medio evo
Il suo utilizzo in araldica si può fare risalire al 12° secolo. Con
certezza è stato dapprima adottato in forma di serie su un campo
monocolre dal re francese Filippo II (1180-1214) e forse già dal padre
Luigi VII (1137-80). Almeno dal 1200 lo stemma con base azzurro e con
una serie di “fleur-de-lis”di colore oro viene associato alla monarchia
francese. Esso appare su monete e sigilli dal 10° secolo almeno.
Tipicamente si trova nell’impugnatura dello scettro o decora il bordo
della corona, oppure viene retto in mano in versione ingigantita assieme
allo scettro. Quindi dall’11° al 12° secolo c’è una forte associazione
tra questo simbolo e la sovranità regnante. Monete dell’imperatore
Federico I lo mostrano mentre regge questo scettro. Si suppone che già
al tempo avesse assunto il nome di fleur-de-lis e avesse forti
connotazioni religiose, specialmente legate alla Vergine Maria, e più
tardi (nel 14° secolo) alla Trinità.
Sigillo di Filippo II Augusto, Re di Francia, 1180.
Legenda: Filippo Dei gratia Francorum rex “.
Dal “trattato di Araldica” di Michel Pastoureau Parigi 1979:
l’uso del fiore stilizzato chiamato solitamente “fleur de lis” è comune a
tutte le epoche e tutte le civiltà. Si tratta di un tema essenzialmente
grafico trovato su cilindri mesopotamici, bassorilievi egizi, ceramiche
micenee, tessuti sassanidi, monete galliche e mamelucche, vestiti
indonesiani, emblemi giapponesi e perfino su totem Dogon.
un totem Dogon
i vari scrittori che hanno discusso l’argomento concordano che ha poco a
che fare con la grafica del giglio;non sono d’accordo se si tratta di
una derivazione del giglio, del loto o della ginestra, o se rappresenta
un tridente, una freccia, una doppia ascia, oppure una colomba o un
piccione e comunque riteniamo che la cosa abbia poca importanza.
Il punto essenziale è che è una figura molto stilizzata, probabilmente
un fiore che è stato usato come ornamento o come emblema da quasi tutte
le civiltà del vecchio e nuovo mondo.
I più antichi esempi conosciuti di fleur-de-lis simili a quelli usati
nel mondo occidentale medievale e nei tempi moderni si possono trovare
sui bassorilievi assiri dal 3° millennio A.C. ai trova in diademi,
collane, scettri, e sembra già che assuma il significato di attributo
reale.
Quelli che si trovano successivamente a Creta, in India ed in Egitto,
probabilmente hanno un significato simile. In numismatica, troviamo i
fleur-de-lis su monete greche e su alcune monete romane della Repubblica
o dell’Impero e soprattutto sulle monete galliche. [Il libro mostra tre
monete: una moneta gallica (1° secolo DC), una moneta mamelucca (1390) e
una moneta di Luigi VI di Francia (1110-1130), tutte mostrano un
inconfondibile fleur-de-lis (almeno la sua metà superiore, e una sorta
di triangolo nella parte bassa)]. se nelle monete greche e romane, è una
fiorone di forma variabile, in quella celtica è un vero fleur-de-lis
araldico come riappare nel 13mo secolo.
Pur mantenendo il suo significato di attributo regale, le fleur-de-lis
acquista nel Medioevo un forte significato cristico, che deriva (tra gli
altri) dal celebre versetto del Cantico dei Cantici (2: 1): “ego flos
campi et lilium convallium ” ripetuto e commentato molte volte da San
Girolamo a San Bernardo.
Quindi non è raro, fino alla fine del 12° secolo, vedere Cristo
rappresentato tra gigli o fioroni stilizzati, il cui disegno potrebbe
ricordare anche la Trinità del Chrismon (il monogramma di Cristo). Poi,
lentamente, a questo contenuto cristico si aggiunge il simbolismo legato
allo sviluppo del culto di Maria, e al versetto successivo del Cantico
dei Cantici (2: 2): «sicut lilium interrelazioni Spinas, sic amica mea
interrelazioni Filias” e molte parti delle Scritture e dei Padri della
Chiesa, in cui il giglio è presentato come simbolo di purezza, verginità
e castità.
Nell’iconografia, il giglio diventa un attributo preferito della Vergine Maria e lo rimarrà fino al 16° secolo.
Possiamo trovare una versione stilizzata del fleur-de-lis in un urna da
Oaxaca Mexico, in fornellini di ceramica per bruciare incenso del
periodo Classico (200-650 C.E.) dall’antica città di Palenque, e come un
simbolo in Mesoamerica collegato all’albero della vita, e al sacro
fungo (la frutta proibita) che cresce sotto, alla trinità degli dei
creatori legati al pianeta Venere o come la stella della resurrezione
divina.
Nella civiltà Zapotec i glifi includono il simbolo in fondo a
destra,racchiudente un simbolo di autorità, resurrezione e trinità degli
dei creatori.
Un disegno di una pietra olmeca (900-500 aC),
raffigurante una divinità alata coronata con un simbolo del Fleur de lis
che assume un significato simile a quello attribuito nel vecchio
continente.
Il disegno successivo rappresenta una Stele, presso il sito archeologico
di Coba in Quintana Roo, Messico, che ritrae i un sovrano Maya coronato
con un simbolo simile nella forma al Fleur de lis che assume un
significato simile al vecchio continente.
Il sovrano Maya è raffigurato mentre impersona il Dio Maya
Chac-Xib-Chac. Egli regge una “barra con un serpente a due teste” nota
come barra cerimoniale bicefala che rappresenta l’”albero del Mondo”
noto come il Wakah Chan ( “sollevato verso il cielo”), un portale sacro
che porta al mondo soprannaturale dell’immortalità. (ndr le quattro
direzioni sono collegate da una gigantesca croce che sorge per divenire
Wakah Chan, l’albero del mondo che collega il cielo la terra e il mondo
degli inferi.
Nella mitologia maya rappresenta il momento della creazione ed è
connessa al luogo dove ha inizio il mondo chiamato posto delle canne).
La barra cerimoniale potrebbe rappresentare un’icona cosmologica
dell’albero del Mondo, ossia degli “axis mundi”, un portale dell’alto e
del basso legato alla natura dualistica del pianeta Venere. Il sovrano
indossa abiti in cui è codificato il motivo a tre punti, un simbolo
sacro delle tre pietre del cuore della creazione legate anche alla
trinità dei creatori.
Nell'immagine sottostante un re assiro (722 aC-705 aC) indossa un casco coronato
con il Fleur-de-lis, che simboleggia la divinità e sovranità e una
trinità di dei. Si noti la simbologia del numero 3 codificato
nell’Albero della Vita. Il sovrano è ritratto in piedi di fronte
l’Albero della Vita, con il Fleur-de-lis codificato alla base, che
simboleggia la saggezza, l’immortalità, e resurrezione divina.
una lastra di pietra babilonese (dalla parete nord del
palazzo di Re Sargon a Durrukin, 713-716 BC) raffigurante una divinità
alata che indossa un casco coronato ancora con il simbolo del Fleur de
lis.
Il dio alato è raffigurato mentre porta un secchiello rituale in una mano e una pigna dall’albero della vita eterna nell’altra.
Nelle lingue maya parola Chan significa sia il cielo e il serpente, ed è
il codice per indicare l’immagine del portale del cielo serpente che
allude al percorso degli dei e al viaggio dei primi antenati nel loro
cammino dento e fuori dagli inferi durante le cerimonie sanguinose, e
alla morte e resurrezione.
Gli antichi Maya credevano che gli dei che hanno creato il mondo attuale
abbiano sollevato il cielo mettendo un asse verticale che indica l’alto
e il basso al centro del cosmo
una scena finale dal manoscritto precolombiano
conosciuto come il Codex Laud. La scena sembra raffigurare una divinità
serpente (Quetzalcoatl) immaginata come l’Albero della Vita o Albero del
Mondo, che riporta i tre fleur de lis simboli. Potrebbe rappresentare
la trinità dei dei creatori in mesoamerica.
Incensiere raffigurante un dio Maya che indossa il copricapo chiamato
dagli studiosi il copricapo del dio giullare. Guatemala 250-900 Ac.
Qui di seguito alcune antiche opere artistiche che riportando il simbolo del Fleur de lis.
Qui di seguito alcune antiche opere artistiche che riportando il simbolo del Fleur de lis.
Abbiamo quindi visto che il simbolo del Fleur de lis appare nell’arte della Mesopotamia approssimativamente allo stesso tempo nella storia con la presenza degli antichi Olmechi. E’ sorprendente come l’emblema del fleur del lis nell’arte olmeca e iconografia porta lo stesso simbolismo della divinità che abbiamo nel Vecchio mondo, legata alla trinità degli dei, esso è legato all’Albero della vita ed è un frutto proibito. Molto prima dei viaggi di Cristoforo Colombo, un popolo potente conosciuti come olmechi emersero dalla giungla paludosa della costa del Golfo che oggi chiamiamo Messico attorno al 1500-1200 AC. L’aumento della presenza di questa civiltà lascia perplessi gli archeologi. Questa cultura infatti sembra provenire dal nulla nella zona di San lorenzo nel Chiapas.
Varie raffigurazioni del Fleur de lis nella cultura pre-colombiana
Ma il simbolo lo possiamo ritrovare anche in altre parti del sud america e a volte in collegamento con immagini Feline. Qui di seguito una ceramica policroma”bottiglietta per il veleno” dal Peru, cultura Wari 500-100 AD, che mostra una deità felina con la cofifica del Fleur De lis sulla schiena.
Di seguito un’immagine dal Guatemala che mostra una coppia di giaguari in associazione con l’albero della vita e il a Fleur de lis.
Immagini da stucchi a Campeche con Fleur de lis e giaguari
Vediamo altre immagini ma dal vecchio mondo relativi a collegamenti tra felini e Fleur de lis:
Alcuni esempi di fleur de lis lo troviamo legato alla cultura ebraica:
Il Fleur de lis è stato ritrovato su alcuni manufatti religiosi ebraici sequestrati in Damietta Egitto. Il fleur de lis è uno dei simboli sacri che rappresenta la vera linea di sangue ebraico.
Nella cultura indiana
Alcune monete indiane antiche con rappresentazione del fleur de lis
Un’immagine molto curiosa che potrebbe essere legata al Fleur de lis la troviamo nella cultura indu e prende il nome di Ahmuvan.
Il portale del 16° secolo nel Tempio Padmanabhaswamy localizzato a
Thiruvanthapuram India. Le porte del tempio rappresentano il serpente
doppio e il simbolo del Flerud de Lis. L’aquila bicefala o l’uccello a due teste sono un tema comune nella
mitologia indu e nell’arte precolombiana. Nella mesoamercia gli uccelli a
due teste e i serpenti a due teste erano collegati alla sacralità e
alla sovranità, così come alla natura dualistica del pianeta venere.
Nella religione buddista
Alcune immagini del Fleur de lis nell’arte buddista:
Altre raffigurazioni che potrebbero essere ricollegati alla simbologia del fleur de lis
Se ricerchiamo più profondamente nel nostro passato, arriveremo alla conclusione che questo simbolo è molto ma molto piu’ antico e il suo significato si è completamente perso nei secoli.
Giglio di Trieste
Nel “Tesoro” della elegante Cattedrale trecentesca di San Giusto a Trieste, formata dall’unione di due chiese romaniche, eretta sulle fondamenta di una Basilica paleocristiana che a sua volta sorgeva su strutture di un edifico sacro romano) si conserva ancora oggi una Alabarda detta di “di San Sergio” che si racconta sia caduta dal cielo.
In realtà, da un’analisi della forma (slanciata all’asta e fiancheggiata da due bracci o raffi, uno più corto dell’altro) si nota che non si tratta di un arma romana ma “corsesca” di epoca medioevale. Fabbricata in Persia o, comunque, in Medio Oriente.
Alabarda di “di San Sergio”
Quasi certamente proveniente dalla Terrasanta come bottino di guerra della Prima Crociata a cui parteciparono anche molti Triestini. Aldilà delle leggende, l’Alabarda della Cattedrale ha una caratteristica che l’avvicina a determinati oggetti, sparsi in tutti i continenti, che per alcune loro peculiarità sono avvolti nel mistero e hanno spesso suscitato le ipotesi più affascinanti, straordinarie o stravaganti.
Come quelle di essere il retaggio di una civiltà superiore scomparsa migliaia di anni prima della storia da noi conosciuta oppure di provenire da altri mondi. Infatti, l’Alabarda Triestina è fatta in una lega particolare che non si ossida. E’ immune alla ruggine ed è impossibile rivestirla d’oro. Gli appassionati e gli studiosi di antichi enigmi, andranno certamente con il pensiero alla famosissima “Colonna che non s’arrugginisce”, che si innalza in India, presso la città di Mehauli.
L’Alabarda è stata forgiata
probabilmente con il cosiddetto acciaio indiano (ferro meteorico e
platino) celebre nel Medio Evo per la sua capacità di non perdere la
lucentezza e per la specifica robustezza. Effettivamente, per quei
tempi, si trattava di un arma tecnicamente avanzatissima.
Quanto al racconto della sua provenienza
celeste, si riallaccia a molti miti, in genere di fondazioni di stirpi o
città o di investitura di condottieri e capi popolo.
Ad esempio, si
narra che il capo Unno Attila, decise di lanciarsi alla conquista
dell’Impero Romano, dopo che un misteriosa “Spada magica”, precipitata
dal cielo, aveva ucciso una giovenca. Nell’arma, il capo barbaro asserì
di aver riconosciuto la Spada che un tempo veniva adorata dagli antenati
nelle immense distese dell’Asia.
ABBAZIA DI SAN GALGANO-TOSCANA
La sua ricomparsa era quindi un segno
di buon auspicio. E come non pensare a tutta la serie di altre “spade
fatate” o “lance sacre” che hanno attraversato il Medio Evo,
contemporanee dell’Alabarda Triestina.
La quale è attestata con
sicurezza, quale Stemma Cittadino, sin dal XIII secolo. Visto che
compare su alcune monete coniate dal Vescovo Volrico. Alcune di queste
“Armi” dai poteri mistici e misteriosi sono famosissime. Come
l’Exscalibur di Re Artù, la “Durlindana” del Paladino Orlando e la vera
“Spada nella Roccia”, ancora visibile nell’Eremo di Montesiepi, presso
la diruta e suggestiva Abbazia di San Galgano, in Toscana.
La “Spada nella Roccia” Abbazia di San Galgano
Molte sono le spade famose nella storia a
cui sono stati riferiti speciali poteri. Un manufatto però ha suscitato
interesse fuori dal comune per il singolare alone di misticismo e
devozione che lo avvolge Si tratta della Heilige Lance, in
tedesco letteralmente “Sacra Lancia”,che secondo la leggenda sarebbe la
Lancia di Longino usata per trafiggere il costato di Gesù.
Heilige Lance, all'Hofburg di Vienna
Finita in possesso dell’Imperatore Costantino, la Heilige Lance
sarebbe stata impugnata durante la decisiva battaglia di Ponte Milvio,
alle porte di Roma, contro l’usurpatore. Da quel momento la “Lancia”
divenne un attributo della Potestas e Divinitas degli
Imperatori Romani Cristiani. Sempre secondo la tradizione, grazie ad
essa Teodosio sconfisse i Goti (385) e il generale Ezio, “l’ultimo dei
Romani” bloccò Attila.
Con il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, la
Reliquia sarebbe passò alla stirpe Carolingia e fu brandita anche da
Carlo “Magno”. Dai Carolingi, la “Lancia Sacra”, passò agli Imperatori
Sassoni, poi agli Svevi, ed infine agli Asburgo. Al termine della Prima
Guerra Mondiale la Città di Trieste venne premiata con il titolo di Urbs Fidelissima.
L’ Imperatore Federico III, in premio per la fedeltà mostrata dai
Triestini durante la Guerra contro Venezia, con un “Diploma Imperiale”,
confermò la mistica Alabarda, quale Stemma cittadino. Aggiungendovi
l’Aquila Bicipite.
L’Alabarda Triestina va vista nell’ottica di questi
oggetti e reliquie straordinarie, sopra elencate. Le cui vicende, i
miti, i racconti sorti attorno ad esse, veri o falsi che siano, fanno
comunque parte del Patrimonio Culturale del nostro Continente e della
Civiltà Occidentale.
Il simbolismo del “Fleur de Lis” nell’araldica e nella storia
Si possono notare i vari
temi: i tre petali che ricordano la trinità, gli angeli portano lo scudo
perchè difendono l’esercito di Francia, la colomba che discende dal
cielo richiama la leggenda del battesimo di Clodoveo quando una colomba
portò la sacra unzione a San Remigio
Vetrata con la forma di Fleur de Lys, nella Cattedrale di Bourges, 15° secolo.
La Leggenda
La traduzione di
“fleur-de-lis” è fiore del giglio. Questo simbolo che rappresenta un
giglio o un fiore di loto stilizzato ha molteplici significati.
Tradizionalmente è stato usato per rappresentare la famiglia reale
francese, e in questo senso si intende rappresentare la perfezione la
luce e la vita. La leggenda narra che un angelo ha presentato Clodoveo,
il re merovingio dei Franchi, con un giglio d’oro come simbolo di
purificazione dopo la sua conversione al cristianesimo. Altri sostengono
che Clodoveo ha adottato il simbolo quando quando le ninfee gli hanno
mostrato come riuscire ad attraversare un fiume e così ad ottenere la
vittoria in battaglia.
Araldica
Nel XII secolo Re Luigi
VI oppure Re Luigi VII (le fonti sono discordi) è diventato il primo
monarca francese ad usare il “fleur-de-lis” sul suo scudo. I re inglesi
successivamente hanno usato il simbolo sui loro stemmi per enfatizzare
le loro pretese al trono di Francia. Nel XIV secolo il “fleur-de-lis”
era incorporato spesso negli stemmi di famiglia che erano cuciti nelle
vesti che i cavalieri indossavano sopra la loro corazza che prendeva il
nome di “veste d’arme” ossia lo stemma. lo scopo originale di
identificazione in battagli si sviluppò in un sistema di designazione di
status sociale dopo il 1483 quando re Edmondo IV stabilì il collegio
di ‘araldica” per supervisionare e garantire i fregi degli armamenti.
Religione e Guerra
Giovanna d’arco quando
condusse le truppe francesi alla vittoria contro gli inglesi in aiuto
del Delfino Carlo VII nella sua ricerca per il trono di francia, portava
una bandiera bianca che mostrava la benedizione divina sull’emblema
reale francese, il Fleur-de-lis.
La chiesa romana cattolica utilizzava il
giglio come emblema speciale della Verigne maria. Grazie ai suoi tre
“petali” il fleur-de-li è stato anche usato per rappresentare la
Santissima Trinità. Le unità militari, incluso delle divisioni della
fanteria americana, hanno usato la somiglianza del simbolo con la punta
del diamante per identificarlo con il potere e la forza militare.
Giovanna d’arco
Un significato che si è perso nel tempo ma che gli antichi ci hanno lasciato sotto forma di simbolismo
fonte
fonte 2
c'è anche chi associa il Fleur de Lys ad Irminsul visto che fu assunto a simbolo araldico nobiliare dalle famiglie nobili Sassoni convertite al cristianesimo insediatisi in Francia dopo che Carlo Magno massacro' i "pagani di sassonia"... basta stilizzare Irminsul per vedere la somiglianza...
RispondiEliminaSi questo simbolismo è legato da strette somiglianze perché appunto la radice è comune,la radice è l'antica conoscenza che gli antichi iperborei di Atlantide diedero alle civiltà che loro stessi diedero vita dopo che si sparsero sulla terra dopo la caduta di Atlantide ricordato nei miti religiosi come il diluvio universale.Le elite hanno da sempre usato questo tipo di simbolismo per rappresentare il loro potere,la stessa elite finanziaria globalista usa questi simboli per il loro potere materiale ma sono solo usurpatori del vero significato e della spiritualità che questo simbolismo contiene.Sulla natura pagana di questi spero si capisca che sono stronzate in quanto lo stesso cristianesimo usa gli stessi simboli,a dimostrazione che non esiste paganesimo o cristianesimo ma una lotta per affermare un culto depravato è ingannevole come quello judeoo cristiano contro altri culti che devono essere diffamati e abbattuti perché pericolosi per chi vuole affermare la loro supremazia.
RispondiEliminaNon riesco a non pensarlo come un fermo, una specie di chiavistello, una chiusura che agendo sugli elementi a forma di C si sblocca, si apre. E poi "iris" come la dea iris o iride quindi occhio. Magari potrebbe essere stato usato anche come simbolismo nascosto della religione cristiana come chiusura o apertura del terzo occhio.
RispondiEliminaFleur de LYS è, come nel Mistero della Monna Lisa o di Santa Rita ( Lita/ Lisa ) da Cascia, il Fleur de Louys o LUX, il riferimento a Iside ( ISIS ) e a Lakhshmi Indiana, ma anche a Venere, detta anche Lucifero, madre dei Romani, e in Babilonia fondata dai MItanni, antico popolo indo iranico, era Ishtar, la Stella Venere... nulla di giudaico, nulla di massonico, ma qualcosa di MOLTO USURPATO
EliminaDevo dissentire in tutto, non trattasi di simbolo massonico, ma di antichissimo simbolo della religione solare ariya dell' India, noto anche come Loto di Lakhshmi, e rappresentava proprio le caste sacerdotali e principesche elevate... in Europa lo si ritrova in ambito greco, romano, germanico, in Padania è noto come Sole delle Alpi
RispondiEliminaè vero che moltissimi simboli antichi sono stati saccheggiati dalla giudeomassoneria, ma trattasi solo di usurpazioni e mistificazioni, perché detti simboli sono in realtà pertinenti a popoli solari che ormai li usano pochissimo.
Concordo con il tuo discorso, sono simboli molto antichi presenti in forme diverse ma che rappresentano la stessa simbologia, in molti popoli dell'antichità. Infatti la massoneria è solo una delle tante società iniziatiche che la ereditò da altri. La massoneria in effetti da custode di tale simbologia oggi ne usufruisce senza sapere il vero significato intrinseco, sul judaismo che invece se ne approprio e senza esserne degna stendiamo un velo pietoso, basta vedere l'imbroglio mondiale che hanno creato per capire che sono dei luridi ladri e usurai solo parassiti nelle forme più spregevolei. Questi simboli sono nostri e i veri portatori del loro significato possiamo essere solo noi, gli indegni pagheranno anche per aver diffamato i nostri simboli sacri, l'importante è che il loro significato resti vivo e emerga nella sua sfera più elevara di archetipo che dia il via alla rinascita dell'uomo divino.
RispondiEliminaIn quale stemma si trovano l'aquila bicefala che sovrasta un giglio? In quello dei Medici di Firenze che erano banchieri ebrei.
RispondiEliminaNessuno ha usurpato nulla. Chi comandava eoni fa comanda oggi.
I massoni non sono mai stati custodi dell' Ars Regia, erano la terza classe, ossia quella dei costruttori- lavoratori, l' Ars Regia e simboli di essa sono sempre e solo stati in mano ad aristocrazia e classe sacerdotale.
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