di: Valerio Avalon
L’argomento
“Rune”, per chi se ne interessa, risulta essere oggi quanto mai un campo
minato e un ambito di studio fortemente contaminato. Questo perché
chiaramente, come tutto ciò che riguarda il “sacro”, in questa parte
finale del Kali-Yuga è soggetto a delegittimazione, con il chiaro
intento di relegare al ruolo di articolo da mercatino dell’usato tutto
ciò che è per sua natura strumento di connessione tra Uomo e Divinità.
Ma partiamo dall’inizio. Considerando
che un semplice articolo non può certo essere esaustivo, è quanto meno
doveroso dare almeno delle indicazioni di base.
Le Rune sono un antico
sistema di scrittura nordico dall’origine alquanto misteriosa. Si
presentano come delle lettere/simboli molto semplici, tracciati con
brevi segmenti che si intersecano in vario modo, per facilitarne
l’eventuale pratica di incisione su materiali come legno, osso, pietra e
infine metallo. In uso principalmente presso i popoli germanici e
scandinavi, la genesi di questo particolarissimo alfabeto è tutt’ora
motivo di dibattito per gli studiosi contemporanei. Si discute
moltissimo sulla possibile contaminazione dei simboli grafici da parte
di alfabeti etruschi, minoici (lineare B) e veneti.
Ma, aldilà di tutto,
il fascino millenario che operano sull’uomo questi antichi simboli, sta
nel fatto che in realtà in ogni Runa si nascondono almeno tre livelli
di con-penetrazione:
– il glifo, che riguarda la forma, come si presenta esteticamente, ha a che fare con il piano materiale;
– la fonetica, ossia il suono al quale è collegata la runa che riguarda la magia della vocalizzazione, nonché il cosiddetto “suono delle sfere celesti”, si introduce sul piano mentale/cosmico;
– infine abbiamo il contenuto, il senso ultimo, il significato dietro al simbolo che si riallaccia direttamente alle forze e alle energie che governano l’Esistenza. Facendo un paragone azzardato, potremmo dire che ogni Runa si riconnette ad un Archetipo, ma la cosa è da prendere con le pinze.
Qui chiaramente ci troviamo nel piano
spirituale/metafisico. Tanto per fare un esempio, la runa X (il suo nome
è Ghebo/Geofu) nella scrittura viene utilizzata come lettera G, in alcuni casi può essere utilizzata per rappresentare
l’idea di casa/tana/rifugio sicuro, ma esprime il concetto di base sul
quale si regge tutta la cultura e la mistica dei popoli nordeuropei: il
“dono”. O meglio, il “dono di sé” e l’assunto “un dono per un dono”. Ma
non proseguiamo oltre in questo tipo di esposizione, poiché l’intento di
questo nostro scritto è di tutt’altra natura. Veniamo dunque al cuore
della questione.
La Tradizione afferma: “La Conoscenza si
trasmette in Silenzio, non attraverso il Silenzio”. Cosa vuol dire? Per
tentare di comprendere a fondo tale affermazione, può essere d’aiuto
ragionare sul significato e l’etimologia della parola “Runa”. Essa
deriva da una radice protoindoeuropea che è “Run” (in alcuni casi si
considera anche la forma “Reu”). Questa radice è strettamente legata
alla magia del respiro e della fonetica (la capacità dell’essere umano
di articolare suoni atti alla comunicazione, attraverso la modulazione
dell’aria e del respiro, che possono essere riportati in lettere) ed è
quindi connessa a termini come: MORMORARE – BISBIGLIARE – SEGRETO –
URLARE.
In più, in tutte le antiche lingue
nordeuropee di derivazione indoeuropea, la parola “Runa” significa
MISTERO – SEGRETO. Questo è valido per il norreno, il tedesco,
l’islandese, lo svizzero, il gaelico, il gallese, il sassone, e via
dicendo. Quindi, in una certa misura, è come se già nel nome stesso, le
Rune si portassero dietro la loro funzione e il loro destino. Alcune
sfumature della parola “Runa” in queste lingue espletano il significato
di: SUSSURRARE – CONVERSAZIONE SEGRETA.
Questi due concetti sono
importantissimi e fondamentali nella mitologia nordica, perché rimandano
al destino e alla sopravvivenza dell’umanità e degli dei. Infatti alla
fine del Ragnarok (e quindi alla fine del computo del tempo stabilito
per questo ciclo), dopo che il gigante Surtr avrà incendiato tutto il
mondo, sopravvivranno all’ombra di un bosco sacro un uomo e una donna e i
figli di Odino e Thor. Questi ritroveranno nell’erba gli scacchi d’oro
degli Asi (simbolo della necessità di ripristinare l’Ordine) e le Rune
come strumento di accesso e comprensione delle eterne forze che
governano l’Esistenza. Sarà proprio in quel momento che finalmente Baldr
potrà tornare dall’Hel. Grazie a lui, che custodisce il segreto delle
Rune, sarà possibile ripristinare
la nuova Età dell’Oro.
Infatti nel mito, quando il dio luminoso Baldr
muore trafitto da un rametto di vischio, prima di incendiare la pira
funebre, Odino, suo padre (che conosce il suo destino e la sua funzione
nella prossima Era che verrà), gli sussurra nell’orecchio quei segreti
così potenti che riguardano le Rune che non possono che essere
bisbigliati sottovoce.
Come potete vedere tutta questa serie di
eventi e simboli sono strettamente connessi tra di loro, e hanno a che
fare con il concetto che i segreti iniziatici e le leggi cosmiche
dell’Esistenza, sono talmente preziosi che non vanno urlati al vento. Ma
vanno appunto sussurrati con poesia, magia e delicatezza, nell’orecchio
di chi è pronto a riceverli e a sacrificarsi per custodirli. Un po’
come Cristo che nei vangeli riporta il monito che “le perle non vanno
date ai porci”. Ci sono molti altri episodi riconducibili a ciò, non
solo nella mitologia nordica, ma anche in altre tradizione che si
riallacciano alla Tradizione primordiale iperborea. Tanto per dirne una,
nel “Parzival” di Wolfram Von Eschenbach, quando il nostro cavaliere
giunge in un eremo nascosto nelle viscere della foresta, riesce a
sbloccare il suo peregrinare senza sosta alla ricerca del Grall, e a
portarlo ad un livello superiore, solo quando durante la notte l’eremita
Trevizrent che lo ospita nel suo umile rifugio, gli sussurra
all’orecchio i segreti della via iniziatica e del Grall stesso. Proprio
come fa Odino con suo figlio Baldr.
Ma conduciamo i nostri passi ancora un
pochino oltre. Come dicevamo all’inizio, se il pensiero che la New Age
vuole far passare è che le Rune siano a portata di chiunque, o un
articolo da mercatino dell’usato, o da esoterista improvvisato perché ha
letto due righe su Wikipedia, il problema non è certo delle Rune.
Andrebbe specificato bene a chi si avvicina alla Via del Nord che non
c’è da aspettarsi frivole divinazioni, robetta da cialtroni, da druidi
dell’ultimo minuto o venditori di fuffa. Quindi mettiamo in chiaro le
cose: le Rune non sono per tutti. Non si tratta di supponenza, ma di
Aristocrazia.
Nel senso greco della parola: ἄριστος (aristos- il
migliore, il più valoroso, il più idoneo), che è il superlativo dell’
aggettivo ἀγαθός (agatʰòs – buono, onesto, virtuoso, nobile, eccellente,
forte, coraggioso, valoroso, bravo, capace, abile). Una scuola
spirituale è un sentiero che conduce in un bosco periglioso, denso di
pericoli e di demoni e va percorso con nobiltà, come un antico
cavaliere. Se in quella selva vi entrerà un uomo, all’altro termine
dovrà uscirne un eroe.
Ma giunti alla fine, se ne uscirà
completamente trasformati. Forgiati. Le Rune sono una Via e in quanto
tale esse richiedono dedizione totale, applicazione, sudore, fatica,
disciplina, costanza, forza e coraggio. E infine generosità, poiché
vogliono che gli venga donato tutto: il nostro tempo, la nostra
passione, il nostro lavoro, la nostra esperienza e, infine, il
sacrificio di noi stessi. Questo non è fast food. Non ci sono regali,
non ci sono sconti e non si ottiene tutto e subito. Se lo stesso Odino
per poterle conquistare ha dovuto sacrificare se stesso a se stesso,
appendendosi per nove notti e nove giorni a Yggdrasill, sferzato dal
vento, tormentato dalla sete e ferito costantemente dalla sua stessa
lancia, come pretendiamo noi di comprendere la “scienza” runica in
quattro e quattr’otto? Se non si capisce questo pilastro di base, il
problema chiaramente è nell’umana idiozia contemporanea, nella mentalità
e nel comportamento dell’uomo moderno, povero stolto.
Non si può
continuare a pensare che tutti possano avere accesso a tutto e lo
sappiano fare e comprendere nello stesso modo. Mai nell’antichità si
sarebbe prodotto un pensiero simile! E’ un pensiero idiota, perbenista e
figlio di questa società moderna e deviata. Personalmente, per esempio,
ho grossi problemi con l’idraulica, la matematica, nel cucinare le
lasagne e ad utilizzare la tecnologia. Al contrario, sono molto bravo
con gli impianti elettrici, con il legno, a stare da solo in silenzio e a
cavarmela nel bosco o in montagna.
Non siamo tutti uguali. Non tutti
possiamo avere a che fare con le Rune. E’ questione di attitudini. Di
sangue. Di appartenenza. Tornando a noi, avviamoci verso la conclusione
del “sentiero” che abbiamo imboccato, con la consapevolezza che se
continueremo a percorrerlo, esso ci condurrà verso la cima della
montagna. Possiamo quindi in ultimo affermare che le Rune stesse ci
indicano chiaramente che il loro è un cammino che va fatto piano piano,
un passo alla volta, giorno per giorno. Con serietà, studio, coraggio,
fatica, senso del dovere e sudore, ma soprattutto con gioia e
leggerezza.
Solo allora, potremo cominciare timidamente a sollevare i
primi veli che ci portano verso un altro piano di comprensione.
Anakalypsis,dicevano i greci. Bisogna comprendere che, prima di avere,
bisogna donare. La Tradizione afferma: “Io ho quel che ho donato”. Solo
così è possibile. Questo è l’unico modo. Un dono per un dono. E’ così
che funziona. E più sei disposto a donare e a sacrificare, e più vicino
agli dei ti porterà la Via del Nord. Poiché Ascesa è Ascesi. Va da sé
che quello di cui stiamo parlando non è per tutti. Fatevene una ragione.
E tu? Viandante che passi qui per caso, cosa sei disposto a sacrificare?
Fonte articolo
libri:
Lupo bianco,che giudizio da sul film Schindler's list?
RispondiEliminaAdmin moon
Articolo chiaro, sottile ed efficace. Grazie White W.
RispondiEliminaMaria Anna
Ancora oggi esistono persone che credono che le rune siano un alfabeto e lo paragonano a qzello latino LOL
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