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giovedì 26 giugno 2014

IL DIO DEL MALE JAHVEH,E LA CREAZIONE DELLE RELIGIONI-3 PARTE




DE PROFETIBUS


L’Attesa messianica, è fondamentale per Israele, e, nella Bibbia Ebraico-cristiana, i passi che riguardano il Messia sono più di trecento. Vi si annuncia la venuta del Re Divino, che uscirà dalla stirpe di Davide, ed estenderà il suo dominio su tutti i popoli. Si profetizza sulla sua azione, e sul significato della sua apparizione per il mondo.  Gli ebrei scismatici, che riconoscono in Gesù il Messia, o Cristo, si chiamano perciò cristiani, e affermano che, nel falegname di Nazareth, le antiche profezie bibliche si sono già realizzate.


Questi ebrei dissenzienti, ricorrono continuamente all’argomento profetico, per avvalorare la predicazione del proprio Vangelo, e, per Luca, è Gesù stesso a spiegarsi secondo le Scritture ebraiche, per convincere i discepoli che egli è veramente il Mashah Jahvè: la manifestazione incarnata dell’Eregoro Jahvè.

L’ apologetica cristiana ha abusato della citazione profetica, screditandola ampiamente con forzature ridicole, e con falsi palesi; nel tentativo di piegare, ad ogni costo, i testi alla sua tesi: che in Gesù tutto si sia già realizzato.
L’interpretazione messianica, di molti passi della Bibbia, è ovviamente insostenibile,  perché è dimostrato che l’autore alludeva ad un altro personaggio, oppure, perché la traduzione è “sbagliata”, e tradisce l’originale; anziché tradurlo. 

A volte,  è  palesemente falsa la struttura, costruita con date e situazioni raccogliticce e inesatte; in altri casi, i disaccordi e le incertezze di un testo, denunciano ricostruzioni di fantasia, o accomodamenti forzati.
Nella Fede cristiana, esposta nei Vangeli,  è perfettamente inutile cercare delle coincidenze storiche, o la cronaca fedele di fatti reali; bisogna accontentarsi delle Speranze Storiche, predicate dagli ebrei cristiani ai loro correligionari; per vincerne, con ogni argomentazione possibile, l’incredulità al  fatto essenziale: che Gesù sia il vero Messia.



egregori solari 

Gli dei nel passato  erano visti come rappresentazioni simboliche archetipali,i cosiddeti "pagani" lo sapevano bene questo,mentre nelle credenze judeo-cristiane,si vuole dare una valenza storica reale,manipolando testi e inscenando storie false e discordanti tra di loro.




Di fatto, il cristianesimo è, non solo all’origine, una faccenda fra ebrei dissenzienti, e, solo con Saulo di Tarso, ebreo circonciso l’ottavo giorno, della stirpe di Israele, e della Tribù di Beniamino, inizia la predicazione propagandistica dell’ebraismo cristiano  nell’ambito dell’Impero romano; cioè fra gli Shkotzin Shiksa Orel Gojim:Froci Abominevoli non circoncisi, bestie infedeli: I cosiddetti  “Gentili”.. Tutti i documenti originari di questa nuova Fede Ebraica, testimoniano che il Cristianesimo è un’ideologia razzista e settaria, nata in seno all’Ebraismo ortodosso, e diffusa dalla diaspora ebraica.

La stessa Chiesa di Roma, ha le sue origini nelle migliaia di ebrei, portati da Pompeo a Roma, come schiavi, nel 63 A. c., assieme ad Aristobulo II, dopo la disfatta dei Maccabei; e si rimpingua, poi, con gli esuli dalla distruzione di Gerusalemme, del 70 d. C. 
Verso il 250, Origene valuta a 150.000 gli ebrei cristiani, presenti fra i cittadini dell’Impero; ma, essendo un ebreo cristiano, gonfia di certo i numeri; per fare una buona propaganda alla sua setta.
Gonfiare i numeri è, del resto, come ben sappiamo, un vezzo spiccatamente ebraico.

Gesù è un ebreo Kasher, e il tentativo di affibbiargli come padre un centurione romano, di nome Panther, quindi gentile, o Gojim, risale alla voglia degli ebrei ortodossi di levarselo di torno, come presunto Messia; sincronica a quella, dei Cristiani non giudei, che coltivano un robusto disprezzo antisemita, di staccarlo invece, dalle sue fin troppo chiare origini ebraiche.

Ai tempi di Gesù, la Diaspora è un fatto compiuto da parecchi secoli, e la maggior parte del popolo ebraico, che è disperso, e non vive più in Palestina, non respinge affatto Gesù; ne ignora completamente l’esistenza.

Per acquisire seguaci, Saulo di Tarso, detto Paolo, e gli Apostoli, si rivolgono proprio ai compatrioti ebrei, esuli all’estero, e, nelle loro comunità, Scritture ebraiche alla mano, tentano di dimostrare che, proprio in base alle Profezie ebraiche, Gesù è il Messia. Il Cristianesimo, accettato da parte di quegli esuli ebrei, non è una Nuova Religione, ma il preteso compimento della loro Religione di nascita: quella Ebraica del Patto egregorico con Jahvè; che ha emanato fisicamente, come un proprio Figlio, il Messia: ovvero Gesù.

 
Paolo di Tarso

Certo, la maggior parte dei Rabbini, e delle Comunità Ebraiche, rifiuta il dialogo, con questi settari scismatici, rinnegati e dissenzienti, che pretendono che il Tempo dell’Attesa sia finito, e lo proclamano in Occidente; mentre qualsiasi Ebreo ortodosso sa, da sempre, che l’annuncio della venuta del Meshah Jahvè, deve giungere, obbligatoriamente, da Gerusalemme; e da nessun altro luogo.

Il Gesù dei Cristiani non è, quindi, che un impostore; per cui è inutile e blasfemo consultare i profeti.
Di fronte a questa resistenza invincibile degli ebrei ortodossi, gli ebrei cristiani, capeggiati ormai da Paolo di Tarso, piccolo, ma divorato da una enorme sete di potere e rivincita, iniziano la predicazione del loro Vangelo; ai Pagani delle classi povere, che, non essendo ebrei, né filosofi, sono opportunamente malleabili e totalmente disinformati, in fatto di Scritture ebraiche; pronti, cioè, ad accettare, da credenti, quel nuovo culto esotico,  apportatore di speranze, e di salvezza a buon mercato.

Così si scava il solco apparente, che separa gli Ebrei ortodossi dagli Ebrei riformati in Cristo: i cristiani. Costoro pretendono, da allora, di essere i soli fruitori del Patto di Alleanza; con Jahvè.  Chi fa le spese di questa lizza fra ebrei dissidenti, per il possesso esclusivo di un Dio, del mondo, e degli altri popoli, sono proprio i cosiddetti Gentili, o Bestiame Pagano, che, distolti e co-invertiti dal Cristianesimo, sulla base di false rivelazioni divine, e di prove fasulle, elaborate dagli stessi ebrei cristiani, abbandonano il loro politeismo cosmico: l’Antica Religione, davvero Unificante e Monoteista, per cadere in preda ad una Monolatria egregorica, travestita da Monoteismo.





Il demiurgo JAHVEH,esposto sopra l'ingresso principale del Rockefeller Center, NY



Dato che le profezie messianiche della Torah, non possono venire manipolate dagli Ebrei scismatici, propagandisti del Cristo, in quanto essi non vi hanno accesso, ecco che non resta, loro, che di dichiarare fuori corso l’intera Legge Ebraica; dare per scaduto il Patto mosaico con Jahvè, e proporre una Nuova legge, e un Nuovo Patto: I propri. Ecco fatta, in breve, la vera distinzione funzionale fra l’Antico e il Nuovo Testamento.


Se gli Ebrei fossero stati tutti convertiti allo scisma cristiano, l’Antico Testamento non esisterebbe più; se fossero stati sterminati come si voleva, non si avrebbero, nel cristianesimo, e nei cristiani, che dei testimoni falsi e tendenziosi, e, quindi, inattendibili. Ma, per disgrazia degli Ebrei cristiani, i loro correligionari ortodossi sono sopravvissuti alla loro persecuzione, ed hanno superato brillantemente anche l’ultimo l’Olocausto; restando i testimoni scomodi di un curioso paradosso:

Il Cristianesimo, cerca e trova, le proprie credenziali di autenticità, in una Bibbia Ebraica che dichiara, per dogma, superata ed inutile, e si pone, nella ambigua posizione di adorare, come già venuto, un Messia annunciato dagli ebrei ortodossi, che, però, ancora lo attendono.

Si tratta di un vero e proprio scippo Egregorico e Messianico: un furto con destrezza, perpetrato dagli Ebrei scismatici, cristiani, ai danni dei loro consanguinei ortodossi. Con un colpo di mano, l’Ebraismo cristiano fa, di sé, l’Unica religione di Jahvè-Geova: la sola, al mondo, il cui fondatore e Messia, sia anche quello già annunciato, ma ancora atteso, da un’altra religione.

Il Trucco è geniale nella sua semplicità: basta dichiarare Precedente alla propria, la Religione contemporanea da cui si proviene, e dare per avvenuto, e concluso, il Tempo dell’Attesa Messianica; identificando, nel proprio fondatore, Gesù, il Messia di entrambe, e il proprio Sigillo dei Profeti.

Basta poi affermare, che la propria Chiesa, Romana e Paolina, prosegue e completa l’opera di un Tempio Gerosolemita, ormai andato irrimediabilmente distrutto, sostituendo di fatto e di diritto, ogni inutile Sinagoga; ed il gioco è fatto.

Ci si possono così appropriare i Profeti e gli Ascendenti ebraici, affermando, spudoratamente, che  per 12 secoli essi hanno annunciato  proprio Gesù: il Messia cristiano. Rien va plus.

Si compie così un evento che ha veramente del miracoloso:
Un movimento settario e scismatico, sottrae, alla sua religione di provenienza, la propria ragion d’essere: ed ogni ulteriore scopo esistenziale.

Compreso il meccanismo, il giochetto può essere ripetuto a piacere. Basterà definire il Messia cristiano, un semplice Profeta, e fare di sé stessi il Messia tanto atteso, e il sigillo dei Profeti. E’ proprio quanto farà Maometto, con il suo Islam; e il suo abbozzo di Corano arabo: versione riveduta della Torah ebraica.


Ecco dunque l’Egregoro Jahvè, conteso da tre monolatrie intolleranti, che passano per monoteismi. Ebrei ortodossi, ebrei cristiani, e semiti islamici, dichiarano, ognuno, di avere il monopolio dell’Unico vero Dio, e di essere i soli fruitori del Patto d’Alleanza con esso. A confondere maggiormente le cose, i tre pseudo Monoteismi, dichiarano, e celebrano, un’unica ascendenza comune: il Profeta Abramo.

Capostipite degli Ebrei, e quindi anche degli ebrei scismatici cristiani, Abramo è anche l’origine della discendenza Ismaelita; cioè dell’Islam. Così, a Hebron, luogo della presunta sepoltura del Patriarca, Sinagoga, Chiesa, e Moschea rivelano, finalmente, d’essere un’unica entità familiare tripartita, in lizza per l’uso esclusivo di un solo Egregoro; tre diverse Ipostasi, conflittuali fra loro, ma sempre passibili di una futura proficua o devastante con-fusione.






Abramo è un personaggio storicamente oscuro: Patriarca di un piccolo popolo semi nomade, a cui un Dio del deserto, El, ha fatto una promessa di sterminata prolificità e potere, in cambio del suo culto esclusivo. Quella piccola etnia, è il nucleo iniziale del popolo ebraico, che, da allora, chiama sé stesso Isra-El, cioè “Campione di El “.

Purtroppo, anche Cristianesimo e Islam affermano di essere Israele, il Modello del Dio El. Le Tre Religioni, discendenti dal Patriarca Abramo, Padre della quantità zootecnica, adempiono alla profezia proliferante di questo nome, e assumono, tramite la norma di una procreazione indiscriminata, un ruolo di Potenze mondiali trinitarie.

La Megalomania del popolo semita ebraico, 10 secoli prima dello scisma cristiano, e 16 prima della variante islamica, fissa per iscritto questa intenzione: di dominio assoluto del mondo; proposito, che trova ampia conferma, nella storia passata e in quella attuale.


Ebrei prima, e Cristiani ed Islamici poi, non hanno alcun dubbio sulle implicazioni del Patto, stipulato con L’Egregoro El- Jahvè- Allah: essere un Regno di sacerdoti, e una Nazione santa; guidata da una manifestazione fisica dell’Egregoro stesso: il Meshah; cui deve andare l’obbedienza di tutti i popoli della terra.

Il Cristiano afferma che il Messia è Gesù, L’Islamico contesta che il Parakletos è Muhammad, l’Ebreo ortodosso ne attende e prepara ancora, pazientemente, la  venuta. Jahvè, il caliginoso Zion, plumbeo signore degli eserciti e delle carneficine, resta l’egregoro di Mosè, e del suo popolo eletto.

Paolo fonda, con il suo pseudo cristianesimo, una variante scismatica del Mosaismo ebraico; sottrae Jahvè ai suoi ex correligionari, e ne fa Geova, il Dio padre del proprio funzionale Giudaismo Romano: testa di ponte del Sionismo, che mira a distruggere, per suo tramite, le radici spirituali e la ragion d’essere delle Antiche Religioni Cosmiche Ariane. Se Mosè parla con Jahvè, nella fornace di un Roveto ardente, Paolo si fa possedere da Cristo, e scrive la sua versione del  Vangelo.

Maometto, epilettico come Paolo, ha anche lui la sua buona dose di allucinazioni; e se Paolo vede Cristo, Maometto, invece, discorre con l’Arcangelo Gabriele, e, pur essendo analfabeta, traduce quelle rivelazioni e quei dialoghi serafici in pura lingua Corechita: apice di raffinatezza poetica della lingua araba. Così nasce  il primo abbozzo di Corano, che ci metterà dei secoli a completarsi. Così si fonda anche l’Islam di Allah: ultima metamorfosi dell’Egregoro jahveico semita, nel suo percorso da Bruco, a Crisalide, ed a completa Farfalla di desolazione.

I Profeti, hanno annunciato un regno indistruttibile, e un Re che, uscito da Israele, sarà luce a tutte le Genti. Alle tre monolatrie, non resta che di adattare a sé stesse le profezie, lottando, quando ciò sia necessario, per conquistare i luoghi resi nevralgici dalla parola profetica. Così Gerusalemme, risibile villaggio montanaro, diviene Luce e centro del mondo, perché dichiarata tale dall’Egregoro Jahvè; e dai suoi araldi.

Inoltre, Israele, etnia ibrida mongolo-negroide, di caprai e mercenari ignoranti, afflitti endemicamente dalla lebbra, diviene. tout court, il motivo della creazione universale. Senza Israele, affermano i profeti ebrei, il mondo non esisterebbe nemmeno. Questa stessa megalomania compensativa, contagia anche i Cristiani: la Nuova Israele, e gli Islamici; l’Ultima Israele.

 Gli uni dicono che Gesù ha reso inutili i Profeti, perché, in Lui, Jahvè stesso ha parlato al cuore di ogni uomo; gli altri affermano che l’attore, di questa missione, non è Gesù, semplice profeta ebraico, ma Maometto: Sigillo ultimo dei Profeti; e della Legge.


Mosè ha creato Jahvè, per eliminare lo spirito dell’Egitto, e l’Israele degli Ebrei ortodossi attende ancora il Meshah, restando il custode dei testi, e delle promesse dell’Egregoro mosaico. L’ebreo scismatico Paolo di Tarso,  elimina il Cristo,  riassumendolo in una sua clonazione sionista, e dice agli ebrei che non hanno compreso nulla, e che sono tanto storditi che è assai meglio predicare il Vangelo ai Gentili, cioè a delle bestie; affinché diventino dei Giudei Cristiani, e formino il gregge del Nuovo Israele; stipulando un altro patto con Jahvè- Geova.

Maometto, prendendo al volo la sua grande occasione, accetta tutti come profeti, ma pone se stesso come sigillo finale della profezia. Dichiara conclusi i Patti ebraici e gli accordi cristiani, e aperto, e valido, solo il suo nuovo contratto egregorico con Allah: un accordo che annulla tutti i precedenti, e fa di Ismaele e dell’Islam,  l’Ultimo definitivo Isra-el. Dal che, si evince che l’ultima parola del Dio d’Abramo, viene detta in arabo.

L’opera di penetrazione del Morbo Ebraico cristiano, nel tessuto spirituale e sociale ellenico, romano, ariano, egizio e mediterraneo, ha le stesse caratteristiche di un virus mutageno assai attuale: l’AIDS.
Gli Ebrei cristiani combattono la Filosofia con un metodo tolto ai filosofi, e, Clemente di Alessandria e Origene, fanno del cristianesimo una sofistica,  capace di fornire a personaggi come Giustino, un supporto di credibilità.

Giustino è uno pseudo sofista, il cui scopo è quello di accomunare l’ellenismo all’ebraismo cristiano, producendo delle analogie fra i due sistemi, e riportando la loro genesi comune al Logos, o Verbo. Sapendo che le classi colte dell’epoca sono anche quelle politiche, che reggono il potere, Giustino si traveste da filosofo, e si aggira vestito del pallio, tenendo discussioni pubbliche all’uso dei cinici, e degli stoici. Insegna come i sofisti, per aprire una breccia nella ripugnanza naturale, dell’ellenico,  per il dogma perentorio; tipico dei giudeo-cristiani.
Egli insinua, che le distanze fra Cristo e Olimpo, sono più brevi di quanto sembri, e dimostra che la nascita verginale del Dio Cristiano, la sua morte e resurrezione, hanno i loro corrispettivi: nei notissimi Miti di Attis, Osiride, Mithra, Orfeo, Dioniso, e Adone. 





 Mithra



Giustino mescola il Logos solare con Cristo, e con la Rivelazione profetica ebraica, li identifica, e li assimila a Gesù, per poter affermare poi, spudoratamente, che quanto i filosofi hanno intuito, i sapienti taciuto, e i profeti vaticinato, provenendo dal Logos, viene da Cristo medesimo. Giustino, ebreo di nascita e greco per educazione, incorpora i prodotti della Rivelazione a quelli della speculazione filosofica, affermando che tutto ciò che precede il cristianesimo, è una sua anticipazioneAbramo, Anania, Misaele, Elia, Socrate, Eraclito, Musonio, Rufo, Platone, Plotino, sono, dunque, assai opportunamente, Cristiani in anticipo.

Tertulliano fa anche meglio, enunciando il principio che l’Anima umana è Cristiana per natura. Da allora, essere non cristiani, significa, automaticamente, essere senz’anima, e agire contro natura. Per questi solerti  propagandisti dell’ebraismo camuffato da filosofia cristiana, la differenza fra la saggezza antica e la nuova, portata dallo scisma cristiano, sta in questo fatto per essi inconfutabile:

Ebrei e Pagani, siano essi Egizi, Indiani o Elleno-Romani, ebbero in dote solo particelle della Ragione Eterna; solo per i Cristiani essa rifulge intera.

I Cristiani sono, dunque, il Nuovo Popolo Eletto. Con il Cristo paolino, giudaico romano, e il suo Vangelo pasticciato, la speculazione filosofica e la rivelazione sono chiuse; finite, almeno per quanto riguarda ed attiene alle verità eterne. 

Nel Cristianesimo sta tutta la possibile Verità, e Cristo e il suo messaggio, sono, quindi, il sigillo che tappa la bocca a profeti e filosofi ulteriori, ipotecando, per loro, ogni avvenire. Giustino ruba a Filone d’Alessandria le sue elaborazioni migliori, riguardanti gli Ebrei della diaspora alessandrina, e le attribuisce ai cristiani. Il vocabolo da lui introdotto: Logos, comune nella filosofia, diviene usuale nella predicazione cristiana, inducendo una volontaria confusione: fra Filosofia e Cristianesimo.

L’intenzione è di proporre, a sovrani e filosofi, che si dicono seguaci del Logos, il Cristo-Logos e la sua dottrina; presentandoli come una creazione filosofica e razionale perfetta. Tutto ciò che è anti cristiano diviene, allora, automaticamente, irrazionale e non filosofico; almeno fino alla chiusura definitiva dell’Accademia Platonica, ove si dimostra, finalmente, in modo inequivocabile, che filosofi perseguitati, e cristiani persecutori, non sono proprio la stessa cosa.

Fino ad allora, conviene, a costoro, mettere Socrate, campione della ragione, fra i propri antesignani cristiani; facendo di sé stessi i suoi eredi. Giustino ingaggia una battaglia dialettica con i filosofi ellenisti, conquistando i ceti non intellettuali: i mercanti, che aspirano alla cultura, e i compatrioti della diaspora ebraica in Grecia, che non se ne curano affatto.

Il suo trasferire la religione ebraica, nella filosofia ellenistica, incontra il percorso del movimento di Epitteto, e permette, ai cristiani, una razzia del ricco vocabolario immaginale filosofico; una spoliazione rapace che non avrà più fine.
Chiamare le proprie ideologie, con il nome delle antiche idee, e far passare queste per quelle, diventa l’affare di un paio di generazioni di abili propagandisti cristiani; una pratica, in cui i Gesuiti, e gli psicologi ebrei di matrice Freudiana, sono, ancor oggi, maestri insuperati.
Giustino chiede, agli Imperatori Filosofi, di non farsi dominare dalle false opinioni, e afferma di proporre, con questa richiesta, gli stessi postulati morali di Epitteto e di Marco Aurelio.

Socialmente, l’Apologetica ha lo scopo di confondere le acque, e di produrre, negli ignoranti, l’impressione di una volontà giudeo cristiana di avvicinarsi alla mentalità Greco –Romana. L’intenzione reale è, invece, quella di avvelenarne le radici e di inaridirne l’Eros; minandone la spiritualità dall’interno. Per meglio operare, l’Ebreo Giustino rinnega le origini giudaiche del movimento cristiano, con un “Dialogo polemico contro i Giudei” , e introduce così, di soppiatto, il virus giudeo-cristiano nella cerchia, fino ad allora ritenuta inespugnabile, della Civiltà dei Gentili.

Questa operazione di infiltrazione, si compie con l’ausilio di un altro ideologo cristiano, che è anch’egli un ebreo rinnegato: Saulo di Tarso, che, a causa del suo aspetto fisico è detto Paulus, cioè piccolo.
Costretto dalla catastrofe militare e politica, a portare le scuole cristiane nel deserto, e a ridurre il proselitismo rampante, Giustino raccoglie da Paolo il messaggio della Vocazione dei Gentili. Da allora, su di essi si coagulano i benefici delle profezie, che ne fanno il vero Israele: autentico e predestinato Popolo Eletto. Quest’opera di adulazione persuasiva, sarà poi portata avanti da altri intellettuali greco romani di ascendenza ebraica:  Minucio Felice, Atenagora, Clemente Alessandrino.

Il giudaismo sionista, indossata la maschera cristiana, condanna senza distinzioni tutti i ribelli intellettuali, sessuali o religiosi. Se l’Eros greco partorisce, nel suo luminoso declino, la Mistica della Bellezza, l’odio giudaico Cristiano per l’erotismo inter virile  e per l’avvenenza dei corpi, accende i roghi, istituendo la Pratica della Tortura, e la repressione totale dell’erotico; ormai definito Eretico.

L’Eresia è pericolosa, perché può corrodere e distruggere quel capolavoro di insidia che è la lenta evangelizzazione mondiale, operata dall’ebraismo cristiano. I Padri della Chiesa rilevano, acutamente, la parentela fra Paganesimo rinascente, o non completamente estirpato, ed Eresia, e temono, in questa, un ritorno degli antichi Dei, contrari al loro Egregoro Jahvè.






La dottrina che vuol asservire tutte le anime, all’unico Dio Cristiano, assoggettandole allo psichismo del Patto, e dell’Egregoro ebraico, è confutata dagli eretici: Dionisiaci, Filosofi e Gnostici, che conoscono la Verità di una Luce fosforica ed intellettuale, libera e divina, che continua a brillare di una luce pericolosamente intensa; nonostante l’implacabile persecuzione cristiana dell’antica saggezza.

Basilide, Isidoro, Carpocrate, Epifane, Valentino, Bardesane, Marcione e gli altri Gnostici, propongono, nel Demiurgo Jadalbaoth, una cognizione esatta del Dio egregorico Ebraico cristiano, e mostrano una sapienza del mondo ultrasensibile, ottenuta non per fede, ma per esperienza diretta; alla maniera degli Antichi Misteri. Essi separano gli uomini, capaci di conoscenza individuale, dagli incapaci collettivi; la massa, dai Filosofi; e, questi, dai Saggi.

La filosofia greca, tanto avversata, torna ad inquietare i sonni giudeo-cristiani, con le sue cosmogonie e le sue prassi gnostiche, che rendono il falegname palestinese non una vittima acquiescente, ma una emanazione di Luce del Logos Cosmico. Tutta la letteratura cristiana, nasce dalla preoccupazione di sostituire il Dogma all’Eresia, e di distinguere, nettamente, Pagani e Cristiani. L’intera morale cristiana è una semplice anti-morale pagana. Così nasce la persecuzione del piacere in tutte le sue forme, il rigetto del corpo, della passione amorosa, dell’eros intervirile, e del Teatro: prolungamento dei Misteri, rifugio ed alcova di Eros e di Venere-Lucifero.

L’Ebraismo cristiano, volendo eliminare ogni altra Religione, inizia con l’incenerirne, nei roghi, tutti i prodotti immaginali, artistici, culturali o di pensiero. Ardono libri, oggetti, opere d’arte, e tutto ciò che viene ritenuto pericoloso, ai fini di un dominio esclusivo delle coscienze, e di una tirannide mentale e psichica assoluta. Distruggendo le effigi marmoree del Bello, teofania tangibile del divino, e riducendole in polvere bianca, con cui calcinare le proprie chiese, l’anti-morale Giudeo cristiana, impone una lacerazione della vita e dell’eros: una rinuncia alla scelta individuale, e ad ogni capacità intellettuale di dissenso.









Si inaugura, così, il dominio democratico, bimillenario, dei sepolcri imbiancati, e dei mediocri sugli ottimi. La Letteratura cristiana, nasce sotto il segno dell’attacco, feroce, alla Tradizione Antica e ai suoi valori, ed è il supporto di un’azione erosiva, che precipita il mondo nelle spire della barbarie concettuale ebraica. La Chiesa definisce ormai, per iscritto, i propri dogmi; forma una gerarchia con funzione disciplinare, e oppone, al potere di convinzione intellettuale dei filosofi, i propri missionari: profeti, santi, e libellisti apologetici.


I giudeo cristiani lottano con le armi della calunnia, della violenza terroristica, e dell’inganno dialettico; si infiltrano nello Stato romano, per roderlo, come un tarlo, dal di dentro; approfittando del tenero regno degli Antonimi, e del loro programma: portare al governo la filosofia, e i valori della razionalità.  Nel III° secolo d. C., lo Stato romano tenta ancora di limitare i danni del virus giudeo-cristiano, ma le difese immunitarie hanno ceduto, e la malattia trionfa, opportunisticamente, nell’intero organismo; eliminando, via via,  le cellule rimaste sane.





E’ una lotta senza quartiere, che arriva fino all’inizio dell’Età Bizantina, quando, mentre i barbari premono ai confini dell’Impero, Flavio Claudio Giuliano, Imperatore, tenta di sollevare e far prevalere, ancora una volta, i valori dell’ellenismo e della saggezza antica, sulla marea montante e dilagante dell’ebraismo cristiano. Claudio Giuliano, nipote di quel Costantino che ha favorito, a dismisura, il potere dei Giudei cristiani, è un filosofo ed un apostolo della bellezza, che, con l’energia risoluta del guerriero, vuole reintegrare la saggezza antica, contrastando i cristiani che saccheggiano Platone, e rimaneggiano i filosofi a loro uso e consumo. Il suo eroico tentativo, di ristabilire gli altari degli Dei Cosmici, di contro al Dio egregorico degli Ebrei cristiani, e di riconoscere ufficialmente, come Religione dell’Impero Romano, il Panteismo, che Costantino ha avventatamente abbandonato, è una lotta del Principio Solare del Bene, Mithra, contro un Male rappresentato dal Dio caliginoso e obnubilante degli scismatici giudei: Jahvè.

 
Imperatore Flavio Claudio Giuliano


La filosofia imperiale di Giuliano, compendia il meglio di quanto l’Ellade e il mondo antico hanno prodotto: in Sapienza, Filosofia, ed Arte; quanto gli ellenisti del IV secolo tentano di far vivere ancora, pur in mezzo alle difficoltà, e agli intrighi cristiani. Giuliano, dopo la morte di Costanzo, ripristina nel suo impero la sapienza antica, e caccia dalla Corte, esiliandoli dalle alte cariche dello Stato e dal servizio nell’esercito, i ruffiani ignoranti, che brigano per il cristianesimo. La sua Persecuzione dei cristiani, stranamente simile per cause ed effetti, a quella hitleriana degli ebrei in Germania, si risolve a questo: tagliarli fuori dalle leve del potere.

Abbattere il cristianesimo che ha minato alla base la potenza dell’Impero, e il progresso civile, per sostituirgli il Panteismo dei Misteri, e della Filosofia, gli ottiene l’odio tenace degli ebrei Cristiani, che aizzano e sobillano la plebaglia dei loro accoliti, mirando a riottenere il potere perduto. Giuliano, varando una serie di riforme sociali, che toccano gli interessi finanziari degli ebrei “Cristiani”, arricchitisi alle spalle dei poveri con i precedenti regimi, firma la propria condanna a morte.

Giuliano Tenta una riunione dell’Impero, e, come Alessandro, muove ad Oriente, culla della saggezza e del Culto di Mithra; ma viene assassinato a tradimento, a 32 anni, da quegli stessi ebrei cristiani che si preoccuperanno poi, per secoli, di deformarne la figura e il carattere, mistificandolo dietro il velo dei propri vizi. Dopo la morte prematura di Giuliano Imperatore, che la plebaglia prezzolata  definisce l’Apostata, la cultura ellenica viene bandita e perseguitata; come i filosofi, che i cristiani ormai ritengono i Patriarchi dell’Eresia.

Per sopravvivere,  molti, e non certo i migliori, si convertono al cristianesimo: all’arte ipocrita delle apparenze mansuete, e dei gesti compassionevoli, che celano, a malapena, l’odio, tipicamente ebraico, per la vita e per l’uomo. Nel IV° secolo, il cristianesimo è già solo un involucro di valore puramente esteriore; scimmiottatura da ignoranti, che riproduce, superficialmente, l’armonia interiore dei Filosofi e dei Saggi antichi; ma per cancellarla, e sovrapporsi ad essa. Non riuscendovi, esso scade, ovunque, in una volgare simulazione della loro virtù.

Tutta la letteratura cristiana, è una Polemica; animata da fiamme d’odio. Il loro Bene è un’astrazione; al pari dell’Amore. In realtà, sono pervasi da un’ira sorda, e malefica, che si esprime chiaramente, per quello che è, nelle apologie di Tertulliano, Arnobio, e Atanasio. La cosiddetta  ”verità” degli ebrei cristiani è un semplice astio partigiano, che ha il suo campione in Gregorio di Nazianzo, l’infame detrattore di Claudio Giuliano Imperatore, appena defunto, che, in Steliteutica I e II , esprime un sarcasmo ed una ferocia che, ricalcando i profeti ebrei, dimostra come la contemplazione del bene, sia, per i Santi Padri, solo uno specchietto per le allodole; e un’esca per i gonzi.

“Udite, popoli, tribù, nazioni, uomini d’ogni gente e d’ogni età, quanti siete e quanti sarete! Tutta mi oda la possanza dei Cieli, e gli Angeli, grazie ai quali fu ucciso il tiranno; il Dragone, l’Apostata, il Grande Intelletto, l’Assiro, il comune nemico e abominio dell’universo, la furia che molto gavazzò e minacciò sulla terra; molto contro il cielo operò,  con la lingua e con la mano.”

Questo è l’epitaffio che i Cristiani tessono per Giuliano; un uomo che non tollerava maneggi, raccomandazioni ed inganni e che, pur avendone il potere, non ha mai usato la violenza contro di loro, ma ha tentato, invece, di persuaderli alla vera Sapienza. Ora, dato che possedendo la forza di incenerirli, non se ne è giovato, viene coperto di ridicolo da questi farabutti, che hanno beneficiato della sua clemenza.

I giudei cristiani, di Antiochia e di Costantinopoli, non sopportano la sua morale superiore, la sua moderazione, e il suo stile di vita così distante dal loro, e lo gratificano della loro antipatia e di molte satire, perché ha osato dire che:

“Questi giudeo cristiani amano i begli spettacoli, le feste, i mimi, i ballerini, le donne senza troppo pudore, e i ragazzini che gareggiano con le puttane”.




L’ultima opera di Giuliano, composta ad Antiochia durante la spedizione contro la Persia, è: Kata Galilaion Logoi, Contro le logiche dei Galilei, di cui restano pochi frammenti, tratti dalle confutazioni cristiane di Cirillo di Alessandria, Teodoro di Mopsuestia, e Areta.  Gli originali, secondo l’uso ebraico – cristiano, sono stati fatti sparire, o distrutti, ma quanto resta, basta per comprenderne il pensiero e le intenzioni:

Mi sembra opportuno esporre qui tutte le ragioni per le quali mi sono convinto che la dottrina settaria dei Galilei è un’invenzione,  architettata dalla malizia umana, e che in essa non vi è nulla di divino. Sfruttando la parte irrazionale della psiche umana, che è attratta e catturata puerilmente dal favoloso,  e dalle meraviglie, gli Ebrei di Galilea,  che si dicono cristiani, sono riusciti a far passare per verità una loro costruzione: di mostruose falsità e finzioni. Tratterò perciò separatamente tutti i loro Dogmi. Bisognerà risalire un po’ indietro, e dire da dove e come ci sia giunta l’Idea della Divinità: poi paragonare ciò che del Divino dicono i Greci e gli Ebrei, e, infine, chiedere a costoro, che non sono né Greci né Ebrei ortodossi, ma appartengono all’Eresia ebraica Galilea, perché preferiscono la divinità esclusiva degli Ebrei alla nostra, che include tutto e, in seguito, perché nemmeno a quella si attengono, ma, Apostati della loro stessa Religione, abbiano preso una propria strada. Nulla accettando delle cose belle e buone di noi Greci, o di quelle date ai seguaci di Mosè, hanno invece raccolto, da entrambe, i vizi che furono legati a questi popoli dalla maledizione di un Demone: Dall’Intolleranza ebrea la negazione degli Dei molteplici; da noi, greco romani,  la vita superficiale, venata di indolenza e di lussuosa volgarità. E ciò osarono chiamarlo Religione Perfetta”





 Articolo di: mauro Likar




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