DE PROFETIBUS
L’Attesa
messianica, è fondamentale per Israele, e, nella Bibbia
Ebraico-cristiana, i passi che riguardano il Messia sono più di
trecento. Vi si annuncia la venuta del Re Divino, che uscirà dalla
stirpe di Davide, ed estenderà il suo dominio su tutti i popoli. Si
profetizza sulla sua azione, e sul significato della sua apparizione per
il mondo. Gli ebrei scismatici, che riconoscono in Gesù il Messia, o
Cristo, si chiamano perciò cristiani, e affermano che, nel falegname di
Nazareth, le antiche profezie bibliche si sono già realizzate.
Questi
ebrei dissenzienti, ricorrono continuamente all’argomento profetico,
per avvalorare la predicazione del proprio Vangelo, e, per Luca, è Gesù
stesso a spiegarsi secondo le Scritture ebraiche, per convincere i
discepoli che egli è veramente il Mashah Jahvè: la manifestazione incarnata dell’Eregoro Jahvè.
L’
apologetica cristiana ha abusato della citazione profetica,
screditandola ampiamente con forzature ridicole, e con falsi palesi; nel
tentativo di piegare, ad ogni costo, i testi alla sua tesi: che in Gesù
tutto si sia già realizzato.
L’interpretazione
messianica, di molti passi della Bibbia, è ovviamente insostenibile,
perché è dimostrato che l’autore alludeva ad un altro personaggio,
oppure, perché la traduzione è “sbagliata”, e tradisce l’originale; anziché tradurlo.
A
volte, è palesemente falsa la struttura, costruita con date e
situazioni raccogliticce e inesatte; in altri casi, i disaccordi e le
incertezze di un testo, denunciano ricostruzioni di fantasia, o
accomodamenti forzati.
Nella
Fede cristiana, esposta nei Vangeli, è perfettamente inutile cercare
delle coincidenze storiche, o la cronaca fedele di fatti reali; bisogna
accontentarsi delle Speranze Storiche,
predicate dagli ebrei cristiani ai loro correligionari; per vincerne,
con ogni argomentazione possibile, l’incredulità al fatto essenziale:
che Gesù sia il vero Messia.
egregori solari
Gli dei nel passato erano visti come rappresentazioni simboliche archetipali,i cosiddeti "pagani" lo sapevano bene questo,mentre nelle credenze judeo-cristiane,si vuole dare una valenza storica reale,manipolando testi e inscenando storie false e discordanti tra di loro.
Gli dei nel passato erano visti come rappresentazioni simboliche archetipali,i cosiddeti "pagani" lo sapevano bene questo,mentre nelle credenze judeo-cristiane,si vuole dare una valenza storica reale,manipolando testi e inscenando storie false e discordanti tra di loro.
Di fatto, il cristianesimo è, non solo all’origine, una faccenda fra ebrei dissenzienti, e, solo con Saulo di Tarso,
ebreo circonciso l’ottavo giorno, della stirpe di Israele, e della
Tribù di Beniamino, inizia la predicazione propagandistica dell’ebraismo
cristiano nell’ambito dell’Impero romano; cioè fra gli Shkotzin Shiksa Orel Gojim:Froci Abominevoli non circoncisi, bestie infedeli: I cosiddetti “Gentili”..
Tutti i documenti originari di questa nuova Fede Ebraica, testimoniano
che il Cristianesimo è un’ideologia razzista e settaria, nata in seno
all’Ebraismo ortodosso, e diffusa dalla diaspora ebraica.
La
stessa Chiesa di Roma, ha le sue origini nelle migliaia di ebrei,
portati da Pompeo a Roma, come schiavi, nel 63 A. c., assieme ad
Aristobulo II, dopo la disfatta dei Maccabei; e si rimpingua, poi, con
gli esuli dalla distruzione di Gerusalemme, del 70 d. C.
Verso
il 250, Origene valuta a 150.000 gli ebrei cristiani, presenti fra i
cittadini dell’Impero; ma, essendo un ebreo cristiano, gonfia di certo i
numeri; per fare una buona propaganda alla sua setta.
Gonfiare i numeri è, del resto, come ben sappiamo, un vezzo spiccatamente ebraico.
Gesù è un ebreo Kasher, e il tentativo di affibbiargli come padre un centurione romano, di nome Panther, quindi gentile, o Gojim,
risale alla voglia degli ebrei ortodossi di levarselo di torno, come
presunto Messia; sincronica a quella, dei Cristiani non giudei, che
coltivano un robusto disprezzo antisemita, di staccarlo invece, dalle
sue fin troppo chiare origini ebraiche.
Ai
tempi di Gesù, la Diaspora è un fatto compiuto da parecchi secoli, e la
maggior parte del popolo ebraico, che è disperso, e non vive più in
Palestina, non respinge affatto Gesù; ne ignora completamente
l’esistenza.
Per
acquisire seguaci, Saulo di Tarso, detto Paolo, e gli Apostoli, si
rivolgono proprio ai compatrioti ebrei, esuli all’estero, e, nelle loro
comunità, Scritture ebraiche alla mano, tentano di dimostrare che,
proprio in base alle Profezie ebraiche, Gesù è il Messia. Il
Cristianesimo, accettato da parte di quegli esuli ebrei, non è una Nuova
Religione, ma il preteso compimento della loro Religione di nascita:
quella Ebraica del Patto egregorico con Jahvè; che ha emanato
fisicamente, come un proprio Figlio, il Messia: ovvero Gesù.
Certo,
la maggior parte dei Rabbini, e delle Comunità Ebraiche, rifiuta il
dialogo, con questi settari scismatici, rinnegati e dissenzienti, che
pretendono che il Tempo dell’Attesa sia finito, e lo proclamano in
Occidente; mentre qualsiasi Ebreo ortodosso sa, da sempre, che
l’annuncio della venuta del Meshah Jahvè, deve giungere,
obbligatoriamente, da Gerusalemme; e da nessun altro luogo.
Il Gesù dei Cristiani non è, quindi, che un impostore; per cui è inutile e blasfemo consultare i profeti.
Di
fronte a questa resistenza invincibile degli ebrei ortodossi, gli ebrei
cristiani, capeggiati ormai da Paolo di Tarso, piccolo, ma divorato da
una enorme sete di potere e rivincita, iniziano la predicazione del loro
Vangelo; ai Pagani delle classi povere, che, non essendo ebrei, né
filosofi, sono opportunamente malleabili e totalmente disinformati, in
fatto di Scritture ebraiche; pronti, cioè, ad accettare, da credenti,
quel nuovo culto esotico, apportatore di speranze, e di salvezza a buon
mercato.
Così
si scava il solco apparente, che separa gli Ebrei ortodossi dagli Ebrei
riformati in Cristo: i cristiani. Costoro pretendono, da allora, di
essere i soli fruitori del Patto di Alleanza; con Jahvè. Chi fa le
spese di questa lizza fra ebrei dissidenti, per il possesso esclusivo di
un Dio, del mondo, e degli altri popoli, sono proprio i cosiddetti
Gentili, o Bestiame Pagano, che, distolti e co-invertiti dal
Cristianesimo, sulla base di false rivelazioni divine, e di prove
fasulle, elaborate dagli stessi ebrei cristiani, abbandonano il loro
politeismo cosmico: l’Antica Religione, davvero Unificante e Monoteista, per cadere in preda ad una Monolatria egregorica, travestita da Monoteismo.
Il demiurgo JAHVEH,esposto sopra l'ingresso principale del Rockefeller Center, NY
Dato che le profezie messianiche della Torah, non possono venire manipolate dagli Ebrei scismatici, propagandisti del Cristo, in quanto essi non vi hanno accesso, ecco che non resta, loro, che di dichiarare fuori corso l’intera Legge Ebraica; dare per scaduto il Patto mosaico con Jahvè, e proporre una Nuova legge, e un Nuovo Patto: I propri. Ecco fatta, in breve, la vera distinzione funzionale fra l’Antico e il Nuovo Testamento.
Se gli
Ebrei fossero stati tutti convertiti allo scisma cristiano, l’Antico
Testamento non esisterebbe più; se fossero stati sterminati come si
voleva, non si avrebbero, nel cristianesimo, e nei cristiani, che dei
testimoni falsi e tendenziosi, e, quindi, inattendibili. Ma, per
disgrazia degli Ebrei cristiani, i loro correligionari ortodossi sono
sopravvissuti alla loro persecuzione, ed hanno superato brillantemente
anche l’ultimo l’Olocausto; restando i testimoni scomodi di un curioso
paradosso:
Il
Cristianesimo, cerca e trova, le proprie credenziali di autenticità, in
una Bibbia Ebraica che dichiara, per dogma, superata ed inutile, e si
pone, nella ambigua posizione di adorare, come già venuto, un Messia
annunciato dagli ebrei ortodossi, che, però, ancora lo attendono.
Si
tratta di un vero e proprio scippo Egregorico e Messianico: un furto
con destrezza, perpetrato dagli Ebrei scismatici, cristiani, ai danni
dei loro consanguinei ortodossi. Con un colpo di mano, l’Ebraismo
cristiano fa, di sé, l’Unica religione di Jahvè-Geova: la sola, al
mondo, il cui fondatore e Messia, sia anche quello già annunciato, ma
ancora atteso, da un’altra religione.
Il Trucco è geniale nella sua semplicità: basta dichiarare Precedente alla propria, la Religione contemporanea da
cui si proviene, e dare per avvenuto, e concluso, il Tempo dell’Attesa
Messianica; identificando, nel proprio fondatore, Gesù, il Messia di
entrambe, e il proprio Sigillo dei Profeti.
Basta
poi affermare, che la propria Chiesa, Romana e Paolina, prosegue e
completa l’opera di un Tempio Gerosolemita, ormai andato
irrimediabilmente distrutto, sostituendo di fatto e di diritto, ogni
inutile Sinagoga; ed il gioco è fatto.
Ci
si possono così appropriare i Profeti e gli Ascendenti ebraici,
affermando, spudoratamente, che per 12 secoli essi hanno annunciato
proprio Gesù: il Messia cristiano. Rien va plus.
Si compie così un evento che ha veramente del miracoloso:
Un
movimento settario e scismatico, sottrae, alla sua religione di
provenienza, la propria ragion d’essere: ed ogni ulteriore scopo
esistenziale.
Compreso
il meccanismo, il giochetto può essere ripetuto a piacere. Basterà
definire il Messia cristiano, un semplice Profeta, e fare di sé stessi
il Messia tanto atteso, e il sigillo dei Profeti. E’ proprio quanto farà Maometto, con il suo Islam; e il suo abbozzo di Corano arabo: versione riveduta della Torah ebraica.
Ecco
dunque l’Egregoro Jahvè, conteso da tre monolatrie intolleranti, che
passano per monoteismi. Ebrei ortodossi, ebrei cristiani, e semiti
islamici, dichiarano, ognuno, di avere il monopolio dell’Unico vero Dio,
e di essere i soli fruitori del Patto d’Alleanza con esso. A confondere
maggiormente le cose, i tre pseudo Monoteismi, dichiarano, e celebrano,
un’unica ascendenza comune: il Profeta Abramo.
Capostipite
degli Ebrei, e quindi anche degli ebrei scismatici cristiani, Abramo è
anche l’origine della discendenza Ismaelita; cioè dell’Islam. Così, a Hebron,
luogo della presunta sepoltura del Patriarca, Sinagoga, Chiesa, e
Moschea rivelano, finalmente, d’essere un’unica entità familiare
tripartita, in lizza per l’uso esclusivo di un solo Egregoro; tre
diverse Ipostasi, conflittuali fra loro, ma sempre passibili di una
futura proficua o devastante con-fusione.
Abramo è un personaggio storicamente oscuro: Patriarca di un piccolo popolo semi nomade, a cui un Dio del deserto, El,
ha fatto una promessa di sterminata prolificità e potere, in cambio del
suo culto esclusivo. Quella piccola etnia, è il nucleo iniziale del
popolo ebraico, che, da allora, chiama sé stesso Isra-El, cioè “Campione di El “.
Purtroppo,
anche Cristianesimo e Islam affermano di essere Israele, il Modello del
Dio El. Le Tre Religioni, discendenti dal Patriarca Abramo, Padre della
quantità zootecnica, adempiono alla profezia proliferante di questo
nome, e assumono, tramite la norma di una procreazione indiscriminata,
un ruolo di Potenze mondiali trinitarie.
La
Megalomania del popolo semita ebraico, 10 secoli prima dello scisma
cristiano, e 16 prima della variante islamica, fissa per iscritto questa
intenzione: di dominio assoluto del mondo; proposito, che trova ampia
conferma, nella storia passata e in quella attuale.
Ebrei
prima, e Cristiani ed Islamici poi, non hanno alcun dubbio sulle
implicazioni del Patto, stipulato con L’Egregoro El- Jahvè- Allah:
essere un Regno di sacerdoti, e una Nazione santa; guidata da una
manifestazione fisica dell’Egregoro stesso: il Meshah; cui deve andare
l’obbedienza di tutti i popoli della terra.
Il
Cristiano afferma che il Messia è Gesù, L’Islamico contesta che il
Parakletos è Muhammad, l’Ebreo ortodosso ne attende e prepara ancora,
pazientemente, la venuta. Jahvè, il caliginoso Zion, plumbeo signore degli eserciti e delle carneficine, resta l’egregoro di Mosè, e del suo popolo eletto.
Paolo
fonda, con il suo pseudo cristianesimo, una variante scismatica del
Mosaismo ebraico; sottrae Jahvè ai suoi ex correligionari, e ne fa
Geova, il Dio padre del proprio funzionale Giudaismo Romano: testa di
ponte del Sionismo, che mira a distruggere, per suo tramite, le radici
spirituali e la ragion d’essere delle Antiche Religioni Cosmiche Ariane. Se
Mosè parla con Jahvè, nella fornace di un Roveto ardente, Paolo si fa
possedere da Cristo, e scrive la sua versione del Vangelo.
Maometto,
epilettico come Paolo, ha anche lui la sua buona dose di allucinazioni;
e se Paolo vede Cristo, Maometto, invece, discorre con l’Arcangelo
Gabriele, e, pur essendo analfabeta, traduce quelle rivelazioni e quei
dialoghi serafici in pura lingua Corechita: apice di raffinatezza
poetica della lingua araba. Così nasce il primo abbozzo di Corano, che
ci metterà dei secoli a completarsi. Così si fonda anche l’Islam di
Allah: ultima metamorfosi dell’Egregoro jahveico semita, nel suo
percorso da Bruco, a Crisalide, ed a completa Farfalla di desolazione.
I Profeti,
hanno annunciato un regno indistruttibile, e un Re che, uscito da
Israele, sarà luce a tutte le Genti. Alle tre monolatrie, non resta che
di adattare a sé stesse le profezie, lottando, quando ciò sia
necessario, per conquistare i luoghi resi nevralgici dalla parola
profetica. Così Gerusalemme, risibile villaggio montanaro, diviene Luce e
centro del mondo, perché dichiarata tale dall’Egregoro Jahvè; e dai
suoi araldi.
Inoltre,
Israele, etnia ibrida mongolo-negroide, di caprai e mercenari
ignoranti, afflitti endemicamente dalla lebbra, diviene. tout court, il
motivo della creazione universale. Senza Israele, affermano i profeti
ebrei, il mondo non esisterebbe nemmeno. Questa stessa megalomania compensativa, contagia anche i Cristiani: la Nuova Israele, e gli Islamici; l’Ultima Israele.
Gli
uni dicono che Gesù ha reso inutili i Profeti, perché, in Lui, Jahvè
stesso ha parlato al cuore di ogni uomo; gli altri affermano che
l’attore, di questa missione, non è Gesù, semplice profeta ebraico, ma
Maometto: Sigillo ultimo dei Profeti; e della Legge.
Mosè
ha creato Jahvè, per eliminare lo spirito dell’Egitto, e l’Israele
degli Ebrei ortodossi attende ancora il Meshah, restando il custode dei
testi, e delle promesse dell’Egregoro mosaico. L’ebreo scismatico Paolo
di Tarso, elimina il Cristo, riassumendolo in una sua clonazione
sionista, e dice agli ebrei che non hanno compreso nulla, e che sono
tanto storditi che è assai meglio predicare il Vangelo ai Gentili, cioè a
delle bestie; affinché diventino dei Giudei Cristiani, e formino il
gregge del Nuovo Israele; stipulando un altro patto con Jahvè- Geova.
Maometto,
prendendo al volo la sua grande occasione, accetta tutti come profeti,
ma pone se stesso come sigillo finale della profezia. Dichiara conclusi i
Patti ebraici e gli accordi cristiani, e aperto, e valido, solo il suo
nuovo contratto egregorico con Allah: un accordo che annulla tutti i
precedenti, e fa di Ismaele e dell’Islam, l’Ultimo definitivo Isra-el. Dal che, si evince che l’ultima parola del Dio d’Abramo, viene detta in arabo.
L’opera
di penetrazione del Morbo Ebraico cristiano, nel tessuto spirituale e
sociale ellenico, romano, ariano, egizio e mediterraneo, ha le stesse
caratteristiche di un virus mutageno assai attuale: l’AIDS.
Gli Ebrei cristiani combattono la Filosofia con un metodo tolto ai filosofi, e, Clemente di Alessandria e Origene, fanno del cristianesimo una sofistica, capace di fornire a personaggi come Giustino, un supporto di credibilità.
Giustino
è uno pseudo sofista, il cui scopo è quello di accomunare l’ellenismo
all’ebraismo cristiano, producendo delle analogie fra i due sistemi, e
riportando la loro genesi comune al Logos, o Verbo. Sapendo
che le classi colte dell’epoca sono anche quelle politiche, che reggono
il potere, Giustino si traveste da filosofo, e si aggira vestito del
pallio, tenendo discussioni pubbliche all’uso dei cinici, e degli
stoici. Insegna come i sofisti, per aprire una breccia nella ripugnanza
naturale, dell’ellenico, per il dogma perentorio; tipico dei
giudeo-cristiani.
Egli
insinua, che le distanze fra Cristo e Olimpo, sono più brevi di quanto
sembri, e dimostra che la nascita verginale del Dio Cristiano, la sua
morte e resurrezione, hanno i loro corrispettivi: nei notissimi Miti di Attis, Osiride, Mithra, Orfeo, Dioniso, e Adone.
Mithra
Giustino mescola il Logos solare con Cristo, e con la Rivelazione profetica ebraica, li identifica, e li assimila a Gesù, per poter affermare poi, spudoratamente, che quanto i filosofi hanno intuito, i sapienti taciuto, e i profeti vaticinato, provenendo dal Logos, viene da Cristo medesimo. Giustino, ebreo di nascita e greco per educazione, incorpora i prodotti della Rivelazione a quelli della speculazione filosofica, affermando che tutto ciò che precede il cristianesimo, è una sua anticipazione. Abramo, Anania, Misaele, Elia, Socrate, Eraclito, Musonio, Rufo, Platone, Plotino, sono, dunque, assai opportunamente, Cristiani in anticipo.
Tertulliano fa anche meglio, enunciando il principio che l’Anima umana è Cristiana per natura.
Da allora, essere non cristiani, significa, automaticamente, essere
senz’anima, e agire contro natura. Per questi solerti propagandisti
dell’ebraismo camuffato da filosofia cristiana, la differenza fra la
saggezza antica e la nuova, portata dallo scisma cristiano, sta in
questo fatto per essi inconfutabile:
Ebrei
e Pagani, siano essi Egizi, Indiani o Elleno-Romani, ebbero in dote
solo particelle della Ragione Eterna; solo per i Cristiani essa rifulge
intera.
I Cristiani sono, dunque, il Nuovo Popolo Eletto.
Con il Cristo paolino, giudaico romano, e il suo Vangelo pasticciato,
la speculazione filosofica e la rivelazione sono chiuse; finite, almeno
per quanto riguarda ed attiene alle verità eterne.
Nel
Cristianesimo sta tutta la possibile Verità, e Cristo e il suo
messaggio, sono, quindi, il sigillo che tappa la bocca a profeti e
filosofi ulteriori, ipotecando, per loro, ogni avvenire. Giustino ruba a Filone d’Alessandria
le sue elaborazioni migliori, riguardanti gli Ebrei della diaspora
alessandrina, e le attribuisce ai cristiani. Il vocabolo da lui
introdotto: Logos, comune nella filosofia,
diviene usuale nella predicazione cristiana, inducendo una volontaria
confusione: fra Filosofia e Cristianesimo.
L’intenzione
è di proporre, a sovrani e filosofi, che si dicono seguaci del Logos,
il Cristo-Logos e la sua dottrina; presentandoli come una creazione
filosofica e razionale perfetta. Tutto ciò che è anti cristiano diviene,
allora, automaticamente, irrazionale e non filosofico; almeno fino alla
chiusura definitiva dell’Accademia Platonica, ove si dimostra,
finalmente, in modo inequivocabile, che filosofi perseguitati, e
cristiani persecutori, non sono proprio la stessa cosa.
Fino
ad allora, conviene, a costoro, mettere Socrate, campione della
ragione, fra i propri antesignani cristiani; facendo di sé stessi i suoi
eredi. Giustino ingaggia una battaglia dialettica con i filosofi
ellenisti, conquistando i ceti non intellettuali: i mercanti, che
aspirano alla cultura, e i compatrioti della diaspora ebraica in Grecia,
che non se ne curano affatto.
Il suo trasferire la religione ebraica, nella filosofia ellenistica, incontra il percorso del movimento di Epitteto,
e permette, ai cristiani, una razzia del ricco vocabolario immaginale
filosofico; una spoliazione rapace che non avrà più fine.
Chiamare
le proprie ideologie, con il nome delle antiche idee, e far passare
queste per quelle, diventa l’affare di un paio di generazioni di abili
propagandisti cristiani; una pratica, in cui i Gesuiti, e gli psicologi
ebrei di matrice Freudiana, sono, ancor oggi, maestri insuperati.
Giustino
chiede, agli Imperatori Filosofi, di non farsi dominare dalle false
opinioni, e afferma di proporre, con questa richiesta, gli stessi
postulati morali di Epitteto e di Marco Aurelio.
Socialmente,
l’Apologetica ha lo scopo di confondere le acque, e di produrre, negli
ignoranti, l’impressione di una volontà giudeo cristiana di avvicinarsi
alla mentalità Greco –Romana. L’intenzione reale è, invece, quella di
avvelenarne le radici e di inaridirne l’Eros; minandone la spiritualità
dall’interno. Per meglio operare, l’Ebreo Giustino rinnega le origini
giudaiche del movimento cristiano, con un “Dialogo polemico contro i Giudei” , e introduce così, di soppiatto, il virus giudeo-cristiano nella cerchia, fino ad allora ritenuta inespugnabile, della Civiltà dei Gentili.
Questa operazione di infiltrazione, si compie con l’ausilio di un altro ideologo cristiano, che è anch’egli un ebreo rinnegato: Saulo di Tarso, che, a causa del suo aspetto fisico è detto Paulus, cioè piccolo.
Costretto
dalla catastrofe militare e politica, a portare le scuole cristiane nel
deserto, e a ridurre il proselitismo rampante, Giustino raccoglie da
Paolo il messaggio della Vocazione dei Gentili. Da allora, su di essi si
coagulano i benefici delle profezie, che ne fanno il vero Israele:
autentico e predestinato Popolo Eletto. Quest’opera di adulazione
persuasiva, sarà poi portata avanti da altri intellettuali greco romani
di ascendenza ebraica: Minucio Felice, Atenagora, Clemente Alessandrino.
Il
giudaismo sionista, indossata la maschera cristiana, condanna senza
distinzioni tutti i ribelli intellettuali, sessuali o religiosi. Se
l’Eros greco partorisce, nel suo luminoso declino, la Mistica della Bellezza,
l’odio giudaico Cristiano per l’erotismo inter virile e per
l’avvenenza dei corpi, accende i roghi, istituendo la Pratica della
Tortura, e la repressione totale dell’erotico; ormai definito Eretico.
L’Eresia
è pericolosa, perché può corrodere e distruggere quel capolavoro di
insidia che è la lenta evangelizzazione mondiale, operata dall’ebraismo
cristiano. I Padri della Chiesa rilevano, acutamente, la parentela fra
Paganesimo rinascente, o non completamente estirpato, ed Eresia, e
temono, in questa, un ritorno degli antichi Dei, contrari al loro
Egregoro Jahvè.
La
dottrina che vuol asservire tutte le anime, all’unico Dio Cristiano,
assoggettandole allo psichismo del Patto, e dell’Egregoro ebraico, è
confutata dagli eretici: Dionisiaci, Filosofi e Gnostici,
che conoscono la Verità di una Luce fosforica ed intellettuale, libera e
divina, che continua a brillare di una luce pericolosamente intensa;
nonostante l’implacabile persecuzione cristiana dell’antica saggezza.
Basilide, Isidoro, Carpocrate, Epifane, Valentino, Bardesane, Marcione e gli altri Gnostici, propongono, nel Demiurgo Jadalbaoth,
una cognizione esatta del Dio egregorico Ebraico cristiano, e mostrano
una sapienza del mondo ultrasensibile, ottenuta non per fede, ma per
esperienza diretta; alla maniera degli Antichi Misteri. Essi separano
gli uomini, capaci di conoscenza individuale, dagli incapaci collettivi;
la massa, dai Filosofi; e, questi, dai Saggi.
La
filosofia greca, tanto avversata, torna ad inquietare i sonni
giudeo-cristiani, con le sue cosmogonie e le sue prassi gnostiche, che
rendono il falegname palestinese non una vittima acquiescente, ma una
emanazione di Luce del Logos Cosmico. Tutta
la letteratura cristiana, nasce dalla preoccupazione di sostituire il
Dogma all’Eresia, e di distinguere, nettamente, Pagani e Cristiani.
L’intera morale cristiana è una semplice anti-morale pagana. Così nasce
la persecuzione del piacere in tutte le sue forme, il rigetto del corpo,
della passione amorosa, dell’eros intervirile, e del Teatro:
prolungamento dei Misteri, rifugio ed alcova di Eros e di
Venere-Lucifero.
L’Ebraismo
cristiano, volendo eliminare ogni altra Religione, inizia con
l’incenerirne, nei roghi, tutti i prodotti immaginali, artistici,
culturali o di pensiero. Ardono libri, oggetti, opere d’arte, e tutto
ciò che viene ritenuto pericoloso, ai fini di un dominio esclusivo delle
coscienze, e di una tirannide mentale e psichica assoluta. Distruggendo
le effigi marmoree del Bello, teofania tangibile del divino, e
riducendole in polvere bianca, con cui calcinare le proprie chiese,
l’anti-morale Giudeo cristiana, impone una lacerazione della vita e
dell’eros: una rinuncia alla scelta individuale, e ad ogni capacità
intellettuale di dissenso.
Si
inaugura, così, il dominio democratico, bimillenario, dei sepolcri
imbiancati, e dei mediocri sugli ottimi. La Letteratura cristiana, nasce
sotto il segno dell’attacco, feroce, alla Tradizione Antica e ai suoi
valori, ed è il supporto di un’azione erosiva, che precipita il mondo
nelle spire della barbarie concettuale ebraica. La Chiesa definisce
ormai, per iscritto, i propri dogmi; forma una gerarchia con funzione
disciplinare, e oppone, al potere di convinzione intellettuale dei
filosofi, i propri missionari: profeti, santi, e libellisti apologetici.
I
giudeo cristiani lottano con le armi della calunnia, della violenza
terroristica, e dell’inganno dialettico; si infiltrano nello Stato
romano, per roderlo, come un tarlo, dal di dentro; approfittando del
tenero regno degli Antonimi, e del loro programma: portare al governo la
filosofia, e i valori della razionalità. Nel III° secolo d. C., lo
Stato romano tenta ancora di limitare i danni del virus
giudeo-cristiano, ma le difese immunitarie hanno ceduto, e la malattia
trionfa, opportunisticamente, nell’intero organismo; eliminando, via
via, le cellule rimaste sane.
E’
una lotta senza quartiere, che arriva fino all’inizio dell’Età
Bizantina, quando, mentre i barbari premono ai confini dell’Impero, Flavio Claudio Giuliano, Imperatore,
tenta di sollevare e far prevalere, ancora una volta, i valori
dell’ellenismo e della saggezza antica, sulla marea montante e dilagante
dell’ebraismo cristiano. Claudio Giuliano,
nipote di quel Costantino che ha favorito, a dismisura, il potere dei
Giudei cristiani, è un filosofo ed un apostolo della bellezza, che, con
l’energia risoluta del guerriero, vuole reintegrare la saggezza antica,
contrastando i cristiani che saccheggiano Platone, e rimaneggiano i
filosofi a loro uso e consumo. Il suo eroico tentativo, di ristabilire
gli altari degli Dei Cosmici, di contro al Dio egregorico degli Ebrei
cristiani, e di riconoscere ufficialmente, come Religione dell’Impero
Romano, il Panteismo, che Costantino ha avventatamente abbandonato, è
una lotta del Principio Solare del Bene, Mithra, contro un Male
rappresentato dal Dio caliginoso e obnubilante degli scismatici giudei:
Jahvè.
La
filosofia imperiale di Giuliano, compendia il meglio di quanto l’Ellade
e il mondo antico hanno prodotto: in Sapienza, Filosofia, ed Arte;
quanto gli ellenisti del IV secolo tentano di far vivere ancora, pur in
mezzo alle difficoltà, e agli intrighi cristiani. Giuliano, dopo la
morte di Costanzo, ripristina nel suo impero la sapienza antica, e
caccia dalla Corte, esiliandoli dalle alte cariche dello Stato e dal
servizio nell’esercito, i ruffiani ignoranti, che brigano per il
cristianesimo. La sua Persecuzione dei cristiani, stranamente simile per
cause ed effetti, a quella hitleriana degli ebrei in Germania, si
risolve a questo: tagliarli fuori dalle leve del potere.
Abbattere
il cristianesimo che ha minato alla base la potenza dell’Impero, e il
progresso civile, per sostituirgli il Panteismo dei Misteri, e della
Filosofia, gli ottiene l’odio tenace degli ebrei Cristiani, che aizzano e
sobillano la plebaglia dei loro accoliti, mirando a riottenere il
potere perduto. Giuliano, varando una serie di riforme sociali, che
toccano gli interessi finanziari degli ebrei “Cristiani”, arricchitisi alle spalle dei poveri con i precedenti regimi, firma la propria condanna a morte.
Giuliano
Tenta una riunione dell’Impero, e, come Alessandro, muove ad Oriente,
culla della saggezza e del Culto di Mithra; ma viene assassinato a
tradimento, a 32 anni, da quegli stessi ebrei cristiani che si
preoccuperanno poi, per secoli, di deformarne la figura e il carattere,
mistificandolo dietro il velo dei propri vizi. Dopo la morte prematura
di Giuliano Imperatore, che la plebaglia prezzolata definisce
l’Apostata, la cultura ellenica viene bandita e perseguitata; come i
filosofi, che i cristiani ormai ritengono i Patriarchi dell’Eresia.
Per
sopravvivere, molti, e non certo i migliori, si convertono al
cristianesimo: all’arte ipocrita delle apparenze mansuete, e dei gesti
compassionevoli, che celano, a malapena, l’odio, tipicamente ebraico,
per la vita e per l’uomo. Nel
IV° secolo, il cristianesimo è già solo un involucro di valore
puramente esteriore; scimmiottatura da ignoranti, che riproduce,
superficialmente, l’armonia interiore dei Filosofi e dei Saggi antichi;
ma per cancellarla, e sovrapporsi ad essa. Non riuscendovi, esso scade,
ovunque, in una volgare simulazione della loro virtù.
Tutta
la letteratura cristiana, è una Polemica; animata da fiamme d’odio. Il
loro Bene è un’astrazione; al pari dell’Amore. In realtà, sono pervasi
da un’ira sorda, e malefica, che si esprime chiaramente, per quello che
è, nelle apologie di Tertulliano, Arnobio, e Atanasio. La cosiddetta ”verità” degli ebrei cristiani è un semplice astio partigiano, che ha il suo campione in Gregorio di Nazianzo, l’infame detrattore di Claudio Giuliano Imperatore, appena defunto, che, in Steliteutica I e II
, esprime un sarcasmo ed una ferocia che, ricalcando i profeti ebrei,
dimostra come la contemplazione del bene, sia, per i Santi Padri, solo
uno specchietto per le allodole; e un’esca per i gonzi.
“Udite,
popoli, tribù, nazioni, uomini d’ogni gente e d’ogni età, quanti siete e
quanti sarete! Tutta mi oda la possanza dei Cieli, e gli Angeli, grazie
ai quali fu ucciso il tiranno; il Dragone, l’Apostata, il Grande
Intelletto, l’Assiro, il comune nemico e abominio dell’universo, la
furia che molto gavazzò e minacciò sulla terra; molto contro il cielo
operò, con la lingua e con la mano.”
Questo
è l’epitaffio che i Cristiani tessono per Giuliano; un uomo che non
tollerava maneggi, raccomandazioni ed inganni e che, pur avendone il
potere, non ha mai usato la violenza contro di loro, ma ha tentato,
invece, di persuaderli alla vera Sapienza. Ora, dato che possedendo la
forza di incenerirli, non se ne è giovato, viene coperto di ridicolo da
questi farabutti, che hanno beneficiato della sua clemenza.
I
giudei cristiani, di Antiochia e di Costantinopoli, non sopportano la
sua morale superiore, la sua moderazione, e il suo stile di vita così
distante dal loro, e lo gratificano della loro antipatia e di molte
satire, perché ha osato dire che:
“Questi
giudeo cristiani amano i begli spettacoli, le feste, i mimi, i
ballerini, le donne senza troppo pudore, e i ragazzini che gareggiano
con le puttane”.
L’ultima opera di Giuliano, composta ad Antiochia durante la spedizione contro la Persia, è: Kata Galilaion Logoi, Contro le logiche dei Galilei, di cui restano pochi frammenti, tratti dalle confutazioni cristiane di Cirillo di Alessandria, Teodoro di Mopsuestia, e Areta. Gli
originali, secondo l’uso ebraico – cristiano, sono stati fatti sparire,
o distrutti, ma quanto resta, basta per comprenderne il pensiero e le
intenzioni:
“Mi
sembra opportuno esporre qui tutte le ragioni per le quali mi sono
convinto che la dottrina settaria dei Galilei è un’invenzione,
architettata dalla malizia umana, e che in essa non vi è nulla di
divino. Sfruttando la parte irrazionale della psiche umana, che è
attratta e catturata puerilmente dal favoloso, e dalle meraviglie, gli
Ebrei di Galilea, che si dicono cristiani, sono riusciti a far passare
per verità una loro costruzione: di mostruose falsità e finzioni.
Tratterò perciò separatamente tutti i loro Dogmi. Bisognerà
risalire un po’ indietro, e dire da dove e come ci sia giunta l’Idea
della Divinità: poi paragonare ciò che del Divino dicono i Greci e gli
Ebrei, e, infine, chiedere a costoro, che non sono né Greci né Ebrei
ortodossi, ma appartengono all’Eresia ebraica Galilea, perché
preferiscono la divinità esclusiva degli Ebrei alla nostra, che include
tutto e, in seguito, perché nemmeno a quella si attengono, ma, Apostati
della loro stessa Religione, abbiano preso una propria strada. Nulla
accettando delle cose belle e buone di noi Greci, o di quelle date ai
seguaci di Mosè, hanno invece raccolto, da entrambe, i vizi che furono
legati a questi popoli dalla maledizione di un Demone: Dall’Intolleranza
ebrea la negazione degli Dei molteplici; da noi, greco romani, la vita
superficiale, venata di indolenza e di lussuosa volgarità. E ciò
osarono chiamarlo Religione Perfetta”
Articolo di: mauro Likar
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