di: ROBERTO PECCHIOLI
Una qualunque
città italiana, esterno giorno. Una signora di mezza età, magra magra e
dall’aspetto nervoso aspetta il bus. A tracolla, porta un borsone di
tessuto grezzo tipo bottega equo solidale con una scritta cubitale: Il
razzismo è una brutta storia. Un uomo la guarda corrucciato, lei storce
il viso in un’espressione di disgusto, sibila a mezza voce nazista e si
allontana scuotendo la testa come le beghine di una volta davanti ad una
ragazza un po’ provocante. Le beghine ed i beghini “de sinistra” sono
sempre in azione, in servizio permanente effettivo: il problema era, ed è
ancora, l’incredibile odio dei buoni autoproclamati, fieri, felici,
certissimi sempre di essere dalla parte della ragione.