di: Mauro Ruggiero
«Una delle
grandi opere della letteratura mondiale», così la storica e saggista
inglese Frances Yates ha definito “Il labirinto del mondo e il paradiso
del cuore” del teologo, pedagogista, filosofo e scrittore ceco Jan Amos
Komenský, nato in un luogo incerto della Moravia nel 1592 e morto ad
Amsterdam nel 1670.
Quest’opera, scritta in lingua ceca e pubblicata per
la prima volta nel 1631, è considerata il capolavoro di Comenio e
racconta attraverso simboli e allegorie il viaggio di un pellegrino nel
mondo, rappresentato come una città fatta di vie, piazze e palazzi dove
il protagonista incontra e passa in rassegna le diverse categorie degli
uomini che vi abitano. Il viaggio,
che allude anche alle peregrinazioni che l’autore dovette intraprendere
in vita attraverso l’Europa per via dell’esilio dalla sua terra, è
naturalmente una metafora della ricerca della conoscenza e della verità,
e porterà il protagonista a comprendere che il mondo è solo inganno,
corruzione e vanità, e che l’unica vera possibilità di salvezza è
dirigersi all’interno di se stessi, del proprio cuore, dov’è possibile
trovare Dio e, dunque, il “Bene Sommo”.
Jan Amos
Komenský
Ritratto di Comenio
L’opera si apre con un invito al lettore
a cercare proprio il Bene Sommo, cosa questa che comporta
necessariamente una rivoluzione interiore e un cambiamento radicale
dell’approccio alla realtà. Ma per trovarlo non sono sufficienti la
filosofia, la scienza e le conoscenze, bensì è necessaria una vera e
profonda fede. Il testo di Comenio è diviso in 54 capitoli che
rappresentano una commedia umana e un percorso iniziatico dell’anima
che, attraverso il “Labirinto del mondo” – e in seguito alla presa di
coscienza dei suoi orrori e delle sue contraddizioni – giunge al
“Paradiso del cuore”, simbolo della pace e della felicità, condizione
ideale dell’esistenza. Arrivarci, secondo Comenio, è concesso a tutti,
se guidati dalla vera sapienza e dalla verità rappresentata da Cristo e
dalla “pansofia”, quel sapere che l’autore considera sintesi universale
di tutta la conoscenza. Il libro è un’opera complessa che presenta
diversi piani di lettura, concepito come l’analisi di un mosaico di
situazioni, o “quadri emblematici”, attraverso i quali egli descrive le
miserie umane, la confusione assoluta, il male e gli errori che regnano
sovrani nel mondo.
A causa dei toni millenaristici e
profetici, quest’opera del filosofo ceco è stata paragonata alla “Divina
Commedia” di Dante e alle “Confessioni” di Agostino, comparazione
certamente non esagerata visto che Comenio è stato uno dei pensatori più
influenti e importanti del XVII secolo. Considerato il fondatore della
moderna pedagogia, il suo pensiero ha influenzato profondamente la
cultura europea ed è ancora oggi di grande attualità. Spirito
profondamente mistico, Comenio crede nella necessità di una rinascita
spirituale del genere umano e con questa sua opera vuole dare un
contributo concreto e un’indicazione pratica per percorrere questo
difficile cammino. Il “Labirinto” vide la luce in un contesto storico
molto difficile per l’Europa del tempo, insanguinata dalle guerre di
religione. In seguito alla Battaglia della Montagna Bianca, che aveva
decretato la conclusione definitiva del periodo di prosperità e fervore
intellettuale che le terre boeme avevano vissuto sotto Rodolfo II
d’Asburgo, lo stesso Comenio – che apparteneva alla comunità religiosa
protestante dei Fratelli Boemi – fu costretto all’esilio.
Oltre alla lettura del “Labirinto” in
chiave storica, pedagogica e religiosa, ad alcuni studiosi non è
sfuggita la possibile interpretazione del testo in senso esoterico e
qualcuno ha ipotizzato addirittura una connessione tra il filosofo esule
ceco e l’ordine ermetico dei
Rosacroce. “Il labirinto del mondo e il
paradiso
del cuore” è stato infatti considerato un libro riconducibile
probabilmente a quel progetto di rivoluzione spirituale e riforma del
mondo promosso dall’ordine segreto dei Rosacroce che, nato in Germania
agli inizi del XVII secolo, pubblicò i suoi manifesti tra il 1614 e il
1615.
Nel “Labirinto” Comenio dimostra di conoscere perfettamente il
contenuto dei manifesti rosacrociani, e si ritiene anche possibile che
il filosofo possa essere stato un esponente di punta di questa
organizzazione segreta, la cui influenza si è spinta molto oltre i
limiti del puro ambito religioso. Non è un caso, infatti, che nel libro
ci sia un’intera parte dedicata alla confraternita. Nel capitolo XIII
l’autore descrive i Rosacroce in modo molto preciso, e nel parlare di
questi dimostra anche una grandissima conoscenza della cultura ermetica e
cabalistica in voga all’epoca in Europa.Se è vero che l’autore critica,
insieme alle altre categorie di dotti e sapienti, anche gli stessi
Rosacroce e la loro dottrina, è anche vero che, successivamente, nel
capitolo XLI, quando parla della “chiesa invisibile”, questa sembra
essere organizzata proprio sul modello rosacrociano che rispecchia il
“Regno di Cristo” finalmente ritrovato.
Comenio è stato molto vicino
alle teorie del teologo tedesco Johannes Valentinus Andreae (1586-1654)
che fu uno degli autori del primo manifesto rosacrociano “Fama
fraternitatis Rosae Crucis” e sicuramente del terzo, scritti per essere
una guida verso il perfezionamento spirituale e il miglioramento dei
cristiani riformati, ma che furono interpretati anche e soprattutto in
chiave ermetico-alchemica.
Il “Labirinto” rappresenterebbe dunque
il cammino dell’uomo che per ritornare alla propria essenza deve
eliminare il mondo dagli occhi e dalla mente, e procedere oltre le
illusioni e le abitudini, verso il centro di se stesso. Questo
insegnamento è tipico anche di molte scuole iniziatiche che mirano al
progresso è all’evoluzione spirituale dell’essere umano, e non è certo
un caso che il pensiero di Comenio sia stato tenuto in grande
considerazione quando il reverendo James Anderson, nel 1723, scrisse “Le
costituzioni del liberi muratori”, il libro dei regolamenti della
massoneria moderna inglese, il cui operato e idee hanno esercitato una
certa influenza sulla cultura e la società occidentali. È certo,
infatti, che la filosofia e la simbologia massoniche, che molto hanno in
comune anche con le idee dei Rosacroce, affondano le loro radici pure
nelle opere di Jan Amos Komenský.
Quest’ultimo, nel suo esilio, aveva
visitato anche l’Inghilterra, dove era entrato in contatto con gli
ambienti culturali dai quali la massoneria speculativa avrebbe preso le
mosse qualche decennio dopo nel 1717.
Nella traduzione di Tomaš Kubiček, con
introduzione di Marta Fattori, una pregevole edizione per bibliofili de
“Il labirinto del mondo e il paradiso del cuore” è stata pubblicata in
lingua italiana nel 2002, nella collana “Biblioteca dell’utopia”, edita
dalla Silvio Berlusconi Editore.
(con la gentile collaborazione di Progetto Repubblica Ceca www.progetto.cz )
Fonte articolo
Nessun commento:
Posta un commento