di: Barbara Tampieri
“Psicosi di stato indotta che porta il cittadino ad abbandonare la ragione e a perdere l’istinto di autoconservazione”.
Ripetete una bugia mille volte e la gente imparerà a riconoscerla subito come tale. Goebbels forse non l’aveva previsto, ma il fact-checking online è la sua nemesi. La sua frase più famosa (o famigerata) non è più vera, è stata falsificata da Internet.
Le bugie talmente grosse da essere percepite come verità si potevano credere ai suoi tempi e fino a vent’anni fa, quando c’erano solo la radio, il cinema, le parate di regime e soprattutto la televisione.
Proprio la televisione, responsabile dell’indottrinamento popolare più massiccio negli anni 80-90 per quanto riguarda l’Italia, è ormai ridotta – con pochissime eccezioni – a ripetitore passivo del pensiero unico del partito unico e la propaganda viene ormai somministrata in maniera così spudoratamente ed evidentemente falsa da provocare sempre più spesso e in un numero crescente di persone una vera e propria reazione di rigetto, seguita dalla ricerca da parte loro di una forma alternativa di informazione che trovano in Rete.
Oggi Internet è quindi veramente diventata l’agorà definitiva della democrazia e della partecipazione e il luogo dove la propaganda televisiva e della carta stampata (quest’ultimo oramai un medium in via di estinzione), vengono sottoposti a validazione continua. E’ questo che fa paura, più che la diffusione delle “bufale” in un mezzo che, essendo un mare, contiene per forza di cose anche scogli, abissi, iceberg e gorghi.
In Rete si fa informazione, si smascherano i trucchi della persuasione. Soprattutto chiunque può farlo, “we the people”, e per questo vogliono imbrigliarla, penalizzare chi la usa criticamente per cercare e fare informazione, censurarla con i loro ridicoli bot programmati con le parole chiave da cancellare, come se l’uomo non avesse un cervello in grado di cambiare le parole, stravolgerle, riscriverle, addirittura crearne di nuove. Come se, all’occorrenza, non vi fossero già perfino le catacombe già pronte dove andare a rifugiarsi per bloggare in santa pace senza che la psicopolizia pensi di darci un dolore sospendendoci il Facebook. Sarà un po’ complicato ricordare l’url di profondità ma, che importa?
Quando il Faccialibro della Faccetta Tosta che gioca al Piccolo Goebbels del nuovo millennio e l’Uccellino Azzurro avranno perso gli ultimi utenti interessanti, quelli che producono idee e le fanno circolare, creando controcultura, non riusciranno a fare la crana solo con i gattini, soprattutto se questa guerra finirà e il mondo parlerà di nuovo la lingua della normalità.
E poi, Dio benedica il mercato, sono società quotate in borsa, un ditino sul sell può ucciderne più della spada. Altro che la lingua.
Con questa nota di speranza parliamo dell’ultima balla ufficiale irrorata tipo Agente Orange dal MSM, quella secondo la quale il Presidente Donald Trump durante un rally in Florida sabato scorso “avrebbe parlato di un attentato avvenuto in Svezia venerdì, attentato mai esistito”. Lo avete letto su tutti i giornalacci e ve lo hanno ripetuto alla nausea nei PDnews24 tra una scissione piddina e un cazzochecenefrega.
In questa fakenews c’è una verità: quel “non è mai esistito”, che però si riferisce alla frase attribuita a Trump, che non l’ha mai pronunciata, non all’attentato.
Ricordate la legge dell’hamburger di un mio vecchio post? Vi suggerisco di rileggerlo, perché purtroppo i suoi suggerimenti per crackare l’informazione mainstream sono più che mai validi e lo saranno sempre di più in futuro. Sapete riconoscere quindi la polpetta di verità nascosta in questa fakenews?
Mi viene da sorridere perché il meccanismo che hanno utilizzato per convincere i cani di Pavlov che li ascoltano e ancora li credono – purtroppo ce ne sono ancora tanti ma, credetemi, nelle loro certezze si stanno aprendo delle belle crepe – si basa sulle regole di base della psicologia della testimonianza, che ho descritto in quest’altro post. Usano meccanismi semplici per cervelli semplici, ovvero quelli che non fanno il minimo sforzo per imparare.
Prima di iniziare il fact checking del discorso del nostro cigno biondo preferito, tenete a mente questo principio, per dopo. Più insistono e pestano sulla menzogna, più stanno cercando di oscurare qualcosa che la verità nascosta in quella menzogna potrebbe farvi scoprire..
The Donald, parlando ad una grande folla in Florida dell’immigrazione selvaggia ha detto solo: “Guardate la Germania, guardate a cosa sta accadendo in Svezia – ieri sera. La Svezia! Chi l’avrebbe mai detto? Ne hanno accolti un numero enorme (migranti, ndr) e stanno avendo problemi inimmaginabili. Guardate cosa accade a Bruxelles, in tutto il mondo. Guardate Nizza, Parigi. Abbiamo fatto entrare migliaia e migliaia di persone nel nostro paese e non c’era modo di controllarle. Così, vogliamo rendere la nostra nazione sicura.”
Come avrete letto nella traduzione letterale e ascoltato di persona, Trump non ha mai pronunciato le parole terrorismo ed attentato. Tantomeno ha parlato di un attentato avvenuto la sera prima in Svezia, come ha scritto, mentendo, “la Repubblica”.
Nonostante ciò, dopo la disseminazione della menzogna da parte del MSM, sono state immolate decine e decine di tastierini per scrivere migliaia di tweet su “cosa diavolo è accaduto in Svezia venerdì sera, haha!”, oltre alla solita infantile sequela di insulti rivolti a qualcuno che finalmente ha sostituito Berlusconi come oggetto del loro transfert negativo.
Ebbene, il presidente Trump paradossalmente si riferiva ad un’intervista del giornalista Tucker Carlson al regista Ami Horowitz, autore di un corto intitolato “Stockholm Syndrome” (la sindrome di Stoccolma) andata in onda venerdì su Fox News – quindi sul mainstream – ma su un’emittente un po’ meno progressista e antitrumpiana del solito.
Horowitz nel suo reportage sulla situazione in Svezia racconta come il paese scandinavo sia diventato negli ultimi anni “la capitale dello stupro”, nonostante le svedesi da lui intervistate, da brave Figlie della Lupa Femminista si ostinino a negare l’evidenza che gli stupri sono commessi principalmente da immigrati e li attribuiscano ad una generica “natura maschile”. Eppure, è solo da quando i migranti giungono a frotte che gli stupri sono aumentati vertiginosamente, come testimoniano le statistiche. Ecco il reportage di Horowitz in versione integrale.
La cosa peggiore che possa capitarti nella socialdemocratica Svezia, è essere tacciato di razzismo, per cui la polizia e il governo, come raccontano i due poliziotti intervistati da Horowitz, nascondono sotto una vergognosa cappa di omertà l’identità dei responsabili degli stupri, delle violenze, delle intimidazioni, dei roghi di auto, dei conflitti a fuoco per strada, condotti perfino con armi da guerra come i kalashnikov.
Il regista è entrato in una no go zone, una di quelle aree sempre più frequenti nelle città europee, dove gli immigrati applicano la loro legge, di solito la sharia, e il territorio non appartiene più allo Stato ma allo straniero. Aree presenti in Belgio, Francia, Gran Bretagna, probabilmente anche Italia, dove gli autoctoni, ovvero i padroni di casa, non sono più liberi di circolare liberamente perché potrebbero subire aggressioni, vogliamo dirlo? di tipo razziale. Horowitz infatti subisce e documenta nel film un’aggressione ai suoi danni proprio per aver tentato di violare il blocco di una di queste aree.
Perchè, chiede Tucker Carlson, la Svezia, che era un paese poco popolato, ha deciso di fare entrare negli ultimi tempi 160.000 stranieri appartenenti a culture ed etnie completamente diverse e in molti casi arretrate e con tratti incompatibili con l’Occidente? Perchè, dice Horowitz, “la Svezia si considera una superpotenza umanitaria”.
A proposito, di quella massa di immigrati, solo 500 hanno poi trovato lavoro in Svezia. Com’era quella dell’esercito industriale di riserva, grande classico marxista, che attribuisce l’invasione alla volontà dei padroni di importare mano d’opera a basso costo al fine di livellare verso il basso i salari della forza lavoro autoctona? Finora pare che, senza le industrie decimate dalla crisi, non si abbia tanto bisogno di soldatini industriali ma piuttosto di soldati e basta. Anzi di soldataglia da saccheggio e stupro etnico. Del resto, ci avevano già pensato i sindacati in combutta con i partiti della sinistra, prima che arrivassero i saraceni, ad abbassare gli stipendi agli operai locali, dopo essersi abbassati le mutande di fronte ai padroni. E’ questa la verità innominabile che nascondiamo tra i peli del barbone di Carlo Marx?
Nonostante l’impossibilità causa crisi di essere integrati nel mondo del lavoro, gli immigrati in Svezia (come al solito in maggioranza maschi adulti) ricevono una serie di benefit (ormai limitati o addirittura negati agli autoctoni sempre a causa della “crisi”) che vanno dalla casa, all’istruzione, all’assistenza medica, all’auto, ai vestiti, al cibo. Diventano di fatto dei privilegiati economici inoculati in un contesto sociale in cui di fatto l’autoctono è discriminato e, oltretutto, ricevono una sorta di licenza di delinquere, perché nessuno, per paura dell’accusa di razzismo e intrappolato nel ricatto della dittatura del buonismo, si sognerà di stigmatizzarne le imprese. Verrà loro concesso di considerarsi “bambini” anche quando sono adulti conclamati, ottenendo quindi pene ridotte. E solo perché nessuno, per paura del razzismo, oserà mettere in dubbio la loro dichiarata minore età.
Non solo, la licenza comprende anche quella di poter esercitare il razzismo nei confronti degli autoctoni che, per le donne locali, significa possibilità di stupro etnico. Un tipico fenomeno accessorio delle invasioni militari, non certo dei periodi di pace.
Forti di questa assoluta impunità e con l’appoggio della politica, favoriti dalla forza numerica, questi immigrati creano le “no go zone”, dalle quali espellono gli autoctoni e dove la polizia dello Stato ospite non si sogna nemmeno di entrare. I poliziotti intervistati nel documentario ammettono che, se inseguendo l’auto di un fuggitivo si arriva ai margini di una “no go zone”, la polizia si ferma e non osa proseguire.
Questa è la realtà della Svezia e di gran parte della UE. La realtà che si cerca disperatamente di nascondere nel momento in cui il vero progettino dell’ONU e del wannabe governo globale rischia di venir smascherato. Come si permette Trump di suggerire che “immigrato non è poi così bello”? Che l’Europa è nella merda per colpa di politici che scriteriatamente continuano ad andare a prendere africani e asiatici a migliaia da inserire a forza nel continente senza poter offrir loro alcuna prospettiva se non la possibilità di islamizzare e sottoporre alla sharia il continente? Che la bionda e materna socialdemocrazia svedese può essere in realtà più spaventosa dello stalinismo? Che l’autogenocidio non è stato un incidente isolato cambogiano ma è IL progetto che persegue l’élite per la distruzione dell’Occidente? Insomma che il progetto di ingegneria sociale è esploso nelle mani del bombarolo? Di quale integrazione stiamo parlando quando lo Stato di un paese (sempre la Svezia) è ridottoa a pagare dei ragazzini locali affinché trascorrano del tempo con i “rifugiati” per “integrarli”?
Questa cosa spaventosa, disumana, questo vero e proprio genocidio della propria gente condotto con l’alibi dell’accoglienza e dell’integrazione, con quest’insopportabile aura di buonismo satanico, non è altro che la descrizione perfetta nella neoplasia del tessuto sociale. Come si distrugge una comunità, un paese e, alla lunga, un’intera civiltà, facendone impazzire le cellule e disattivandone le difese immunitarie.
Per esempio costringendo alla coabitazione forzata due culture, una arcaica e una evoluta, pretendendo che sia quella evoluta ad adattarsi e a sottomettersi a quella che ragiona arcaicamente con la violenza.
Sto esagerando? Ascoltiamo un immigrato di lunga data, un cittadino svedese di origini bosniache e con radici culturali islamiche che è noto su YouTube come Angry Foreigner, il quale conferma lo stato di devastazione, l’assoluta follia che ha colpito la società svedese a causa dell’immigrazione selvaggia voluta da una classe politica che, secondo le sue parole, “odia veramente le persone”.
Da lui apprendiamo altre cose interessanti.
Ad esempio che gli svedesi (coloro “che sono svedesi da più tempo”, come direbbe la Fuhrerin) non riescono più ad usufruire come prima delle cure dentistiche e psicologiche a causa della pressione alla quale è sottoposto il sistema sanitario nazionale a causa dell’afflusso di migranti (ai quali si deve concedere di tutto e di più, ovviamente). “Su, lei non ne ha bisogno”, viene risposto al cittadino svedese che chiede aiuto per la sua depressione.
Uno dei fiori all’occhiello dell’evoluzione sociale svedese era il fatto che, a diciotto anni, i figli andassero via di casa e per vivere per conto loro. Ora viene loro raccomandato di restare a casa con i genitori, perché gli alloggi… indovinate a chi servono. Le liste di attesa per un appartamento possono raggiungere i vent’anni e i prezzi delle abitazioni sono cresciuti enormemente. La questione non è essere pregiudizialmente contro l’immigrazione, dice Angry Foreigner, ma contro l’uso folle e criminale che ne viene fatto oggi dai governi.
La Svezia ha protestato con Trump, continua, ma sa benissimo a cosa Trump si riferisse. I politici e i giornalisti che hanno abbaiato contro il presidente americano non vivono a contatto dei problemi perché non vivono nella stessa realtà vissuta dai loro cittadini.
Angry Foreigner si augura che Trump continui a parlare della Svezia, perché la Svezia è un ammonimento per tutti noi. La Svezia attuale è il senso di colpa bianco che prevale sulla logica. E’ ciò che accade quando il politicamente corretto diventa la religione di stato.
Capito ora il perché di quella spruzzata di defoliante mediatico sul discorso di The Donald? Le polpette svedesi erano buone, almeno?
Fonte: Il Blog di Barbara Tampieri
Fonte articolo
“Psicosi di stato indotta che porta il cittadino ad abbandonare la ragione e a perdere l’istinto di autoconservazione”.
Ripetete una bugia mille volte e la gente imparerà a riconoscerla subito come tale. Goebbels forse non l’aveva previsto, ma il fact-checking online è la sua nemesi. La sua frase più famosa (o famigerata) non è più vera, è stata falsificata da Internet.
Le bugie talmente grosse da essere percepite come verità si potevano credere ai suoi tempi e fino a vent’anni fa, quando c’erano solo la radio, il cinema, le parate di regime e soprattutto la televisione.
Proprio la televisione, responsabile dell’indottrinamento popolare più massiccio negli anni 80-90 per quanto riguarda l’Italia, è ormai ridotta – con pochissime eccezioni – a ripetitore passivo del pensiero unico del partito unico e la propaganda viene ormai somministrata in maniera così spudoratamente ed evidentemente falsa da provocare sempre più spesso e in un numero crescente di persone una vera e propria reazione di rigetto, seguita dalla ricerca da parte loro di una forma alternativa di informazione che trovano in Rete.
Oggi Internet è quindi veramente diventata l’agorà definitiva della democrazia e della partecipazione e il luogo dove la propaganda televisiva e della carta stampata (quest’ultimo oramai un medium in via di estinzione), vengono sottoposti a validazione continua. E’ questo che fa paura, più che la diffusione delle “bufale” in un mezzo che, essendo un mare, contiene per forza di cose anche scogli, abissi, iceberg e gorghi.
In Rete si fa informazione, si smascherano i trucchi della persuasione. Soprattutto chiunque può farlo, “we the people”, e per questo vogliono imbrigliarla, penalizzare chi la usa criticamente per cercare e fare informazione, censurarla con i loro ridicoli bot programmati con le parole chiave da cancellare, come se l’uomo non avesse un cervello in grado di cambiare le parole, stravolgerle, riscriverle, addirittura crearne di nuove. Come se, all’occorrenza, non vi fossero già perfino le catacombe già pronte dove andare a rifugiarsi per bloggare in santa pace senza che la psicopolizia pensi di darci un dolore sospendendoci il Facebook. Sarà un po’ complicato ricordare l’url di profondità ma, che importa?
Quando il Faccialibro della Faccetta Tosta che gioca al Piccolo Goebbels del nuovo millennio e l’Uccellino Azzurro avranno perso gli ultimi utenti interessanti, quelli che producono idee e le fanno circolare, creando controcultura, non riusciranno a fare la crana solo con i gattini, soprattutto se questa guerra finirà e il mondo parlerà di nuovo la lingua della normalità.
E poi, Dio benedica il mercato, sono società quotate in borsa, un ditino sul sell può ucciderne più della spada. Altro che la lingua.
Con questa nota di speranza parliamo dell’ultima balla ufficiale irrorata tipo Agente Orange dal MSM, quella secondo la quale il Presidente Donald Trump durante un rally in Florida sabato scorso “avrebbe parlato di un attentato avvenuto in Svezia venerdì, attentato mai esistito”. Lo avete letto su tutti i giornalacci e ve lo hanno ripetuto alla nausea nei PDnews24 tra una scissione piddina e un cazzochecenefrega.
In questa fakenews c’è una verità: quel “non è mai esistito”, che però si riferisce alla frase attribuita a Trump, che non l’ha mai pronunciata, non all’attentato.
Ricordate la legge dell’hamburger di un mio vecchio post? Vi suggerisco di rileggerlo, perché purtroppo i suoi suggerimenti per crackare l’informazione mainstream sono più che mai validi e lo saranno sempre di più in futuro. Sapete riconoscere quindi la polpetta di verità nascosta in questa fakenews?
Mi viene da sorridere perché il meccanismo che hanno utilizzato per convincere i cani di Pavlov che li ascoltano e ancora li credono – purtroppo ce ne sono ancora tanti ma, credetemi, nelle loro certezze si stanno aprendo delle belle crepe – si basa sulle regole di base della psicologia della testimonianza, che ho descritto in quest’altro post. Usano meccanismi semplici per cervelli semplici, ovvero quelli che non fanno il minimo sforzo per imparare.
Prima di iniziare il fact checking del discorso del nostro cigno biondo preferito, tenete a mente questo principio, per dopo. Più insistono e pestano sulla menzogna, più stanno cercando di oscurare qualcosa che la verità nascosta in quella menzogna potrebbe farvi scoprire..
The Donald, parlando ad una grande folla in Florida dell’immigrazione selvaggia ha detto solo: “Guardate la Germania, guardate a cosa sta accadendo in Svezia – ieri sera. La Svezia! Chi l’avrebbe mai detto? Ne hanno accolti un numero enorme (migranti, ndr) e stanno avendo problemi inimmaginabili. Guardate cosa accade a Bruxelles, in tutto il mondo. Guardate Nizza, Parigi. Abbiamo fatto entrare migliaia e migliaia di persone nel nostro paese e non c’era modo di controllarle. Così, vogliamo rendere la nostra nazione sicura.”
Come avrete letto nella traduzione letterale e ascoltato di persona, Trump non ha mai pronunciato le parole terrorismo ed attentato. Tantomeno ha parlato di un attentato avvenuto la sera prima in Svezia, come ha scritto, mentendo, “la Repubblica”.
Nonostante ciò, dopo la disseminazione della menzogna da parte del MSM, sono state immolate decine e decine di tastierini per scrivere migliaia di tweet su “cosa diavolo è accaduto in Svezia venerdì sera, haha!”, oltre alla solita infantile sequela di insulti rivolti a qualcuno che finalmente ha sostituito Berlusconi come oggetto del loro transfert negativo.
Ebbene, il presidente Trump paradossalmente si riferiva ad un’intervista del giornalista Tucker Carlson al regista Ami Horowitz, autore di un corto intitolato “Stockholm Syndrome” (la sindrome di Stoccolma) andata in onda venerdì su Fox News – quindi sul mainstream – ma su un’emittente un po’ meno progressista e antitrumpiana del solito.
Horowitz nel suo reportage sulla situazione in Svezia racconta come il paese scandinavo sia diventato negli ultimi anni “la capitale dello stupro”, nonostante le svedesi da lui intervistate, da brave Figlie della Lupa Femminista si ostinino a negare l’evidenza che gli stupri sono commessi principalmente da immigrati e li attribuiscano ad una generica “natura maschile”. Eppure, è solo da quando i migranti giungono a frotte che gli stupri sono aumentati vertiginosamente, come testimoniano le statistiche. Ecco il reportage di Horowitz in versione integrale.
La cosa peggiore che possa capitarti nella socialdemocratica Svezia, è essere tacciato di razzismo, per cui la polizia e il governo, come raccontano i due poliziotti intervistati da Horowitz, nascondono sotto una vergognosa cappa di omertà l’identità dei responsabili degli stupri, delle violenze, delle intimidazioni, dei roghi di auto, dei conflitti a fuoco per strada, condotti perfino con armi da guerra come i kalashnikov.
Il regista è entrato in una no go zone, una di quelle aree sempre più frequenti nelle città europee, dove gli immigrati applicano la loro legge, di solito la sharia, e il territorio non appartiene più allo Stato ma allo straniero. Aree presenti in Belgio, Francia, Gran Bretagna, probabilmente anche Italia, dove gli autoctoni, ovvero i padroni di casa, non sono più liberi di circolare liberamente perché potrebbero subire aggressioni, vogliamo dirlo? di tipo razziale. Horowitz infatti subisce e documenta nel film un’aggressione ai suoi danni proprio per aver tentato di violare il blocco di una di queste aree.
Perchè, chiede Tucker Carlson, la Svezia, che era un paese poco popolato, ha deciso di fare entrare negli ultimi tempi 160.000 stranieri appartenenti a culture ed etnie completamente diverse e in molti casi arretrate e con tratti incompatibili con l’Occidente? Perchè, dice Horowitz, “la Svezia si considera una superpotenza umanitaria”.
A proposito, di quella massa di immigrati, solo 500 hanno poi trovato lavoro in Svezia. Com’era quella dell’esercito industriale di riserva, grande classico marxista, che attribuisce l’invasione alla volontà dei padroni di importare mano d’opera a basso costo al fine di livellare verso il basso i salari della forza lavoro autoctona? Finora pare che, senza le industrie decimate dalla crisi, non si abbia tanto bisogno di soldatini industriali ma piuttosto di soldati e basta. Anzi di soldataglia da saccheggio e stupro etnico. Del resto, ci avevano già pensato i sindacati in combutta con i partiti della sinistra, prima che arrivassero i saraceni, ad abbassare gli stipendi agli operai locali, dopo essersi abbassati le mutande di fronte ai padroni. E’ questa la verità innominabile che nascondiamo tra i peli del barbone di Carlo Marx?
Nonostante l’impossibilità causa crisi di essere integrati nel mondo del lavoro, gli immigrati in Svezia (come al solito in maggioranza maschi adulti) ricevono una serie di benefit (ormai limitati o addirittura negati agli autoctoni sempre a causa della “crisi”) che vanno dalla casa, all’istruzione, all’assistenza medica, all’auto, ai vestiti, al cibo. Diventano di fatto dei privilegiati economici inoculati in un contesto sociale in cui di fatto l’autoctono è discriminato e, oltretutto, ricevono una sorta di licenza di delinquere, perché nessuno, per paura dell’accusa di razzismo e intrappolato nel ricatto della dittatura del buonismo, si sognerà di stigmatizzarne le imprese. Verrà loro concesso di considerarsi “bambini” anche quando sono adulti conclamati, ottenendo quindi pene ridotte. E solo perché nessuno, per paura del razzismo, oserà mettere in dubbio la loro dichiarata minore età.
Non solo, la licenza comprende anche quella di poter esercitare il razzismo nei confronti degli autoctoni che, per le donne locali, significa possibilità di stupro etnico. Un tipico fenomeno accessorio delle invasioni militari, non certo dei periodi di pace.
Forti di questa assoluta impunità e con l’appoggio della politica, favoriti dalla forza numerica, questi immigrati creano le “no go zone”, dalle quali espellono gli autoctoni e dove la polizia dello Stato ospite non si sogna nemmeno di entrare. I poliziotti intervistati nel documentario ammettono che, se inseguendo l’auto di un fuggitivo si arriva ai margini di una “no go zone”, la polizia si ferma e non osa proseguire.
Questa è la realtà della Svezia e di gran parte della UE. La realtà che si cerca disperatamente di nascondere nel momento in cui il vero progettino dell’ONU e del wannabe governo globale rischia di venir smascherato. Come si permette Trump di suggerire che “immigrato non è poi così bello”? Che l’Europa è nella merda per colpa di politici che scriteriatamente continuano ad andare a prendere africani e asiatici a migliaia da inserire a forza nel continente senza poter offrir loro alcuna prospettiva se non la possibilità di islamizzare e sottoporre alla sharia il continente? Che la bionda e materna socialdemocrazia svedese può essere in realtà più spaventosa dello stalinismo? Che l’autogenocidio non è stato un incidente isolato cambogiano ma è IL progetto che persegue l’élite per la distruzione dell’Occidente? Insomma che il progetto di ingegneria sociale è esploso nelle mani del bombarolo? Di quale integrazione stiamo parlando quando lo Stato di un paese (sempre la Svezia) è ridottoa a pagare dei ragazzini locali affinché trascorrano del tempo con i “rifugiati” per “integrarli”?
Questa cosa spaventosa, disumana, questo vero e proprio genocidio della propria gente condotto con l’alibi dell’accoglienza e dell’integrazione, con quest’insopportabile aura di buonismo satanico, non è altro che la descrizione perfetta nella neoplasia del tessuto sociale. Come si distrugge una comunità, un paese e, alla lunga, un’intera civiltà, facendone impazzire le cellule e disattivandone le difese immunitarie.
Per esempio costringendo alla coabitazione forzata due culture, una arcaica e una evoluta, pretendendo che sia quella evoluta ad adattarsi e a sottomettersi a quella che ragiona arcaicamente con la violenza.
Sto esagerando? Ascoltiamo un immigrato di lunga data, un cittadino svedese di origini bosniache e con radici culturali islamiche che è noto su YouTube come Angry Foreigner, il quale conferma lo stato di devastazione, l’assoluta follia che ha colpito la società svedese a causa dell’immigrazione selvaggia voluta da una classe politica che, secondo le sue parole, “odia veramente le persone”.
Da lui apprendiamo altre cose interessanti.
Ad esempio che gli svedesi (coloro “che sono svedesi da più tempo”, come direbbe la Fuhrerin) non riescono più ad usufruire come prima delle cure dentistiche e psicologiche a causa della pressione alla quale è sottoposto il sistema sanitario nazionale a causa dell’afflusso di migranti (ai quali si deve concedere di tutto e di più, ovviamente). “Su, lei non ne ha bisogno”, viene risposto al cittadino svedese che chiede aiuto per la sua depressione.
Uno dei fiori all’occhiello dell’evoluzione sociale svedese era il fatto che, a diciotto anni, i figli andassero via di casa e per vivere per conto loro. Ora viene loro raccomandato di restare a casa con i genitori, perché gli alloggi… indovinate a chi servono. Le liste di attesa per un appartamento possono raggiungere i vent’anni e i prezzi delle abitazioni sono cresciuti enormemente. La questione non è essere pregiudizialmente contro l’immigrazione, dice Angry Foreigner, ma contro l’uso folle e criminale che ne viene fatto oggi dai governi.
La Svezia ha protestato con Trump, continua, ma sa benissimo a cosa Trump si riferisse. I politici e i giornalisti che hanno abbaiato contro il presidente americano non vivono a contatto dei problemi perché non vivono nella stessa realtà vissuta dai loro cittadini.
Angry Foreigner si augura che Trump continui a parlare della Svezia, perché la Svezia è un ammonimento per tutti noi. La Svezia attuale è il senso di colpa bianco che prevale sulla logica. E’ ciò che accade quando il politicamente corretto diventa la religione di stato.
Capito ora il perché di quella spruzzata di defoliante mediatico sul discorso di The Donald? Le polpette svedesi erano buone, almeno?
Fonte: Il Blog di Barbara Tampieri
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