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martedì 17 maggio 2016

I misteri nella fondazione della FIAT: come l'elite finanziaria si appropria delle grosse industrie europe



di: Lara Pavanetto

La nascita della Fiat di Giovanni Agnelli primo, agli albori del Novecento, fu pesantemente segnata da un’oscura trama di truffe e di intrecci con lo Stato; si contarono persino un paio di morti eccellenti. Tutto accadde nel clima di sangue e violenza instaurato nel paese dai Savoia per tenerne lontano il contagio socialista. 
 
Pochi sanno, in realtà (perché ciò non si trova nei libri di storia), che la nascita della Fiat si intrecciò misteriosamente con la vita del celebre cavallerizzo Federigo Caprilli e del suo nobile e ricchissimo amico, il conte Emanuele Cacherano da Bricherasio. Una morte violenta accomunò i due amici a poca distanza di tempo, neanche quarantenni: una morte inspiegabile, avvolta nel silenzio e nel mistero e legata alla folgorante ascesa nel mondo dell'industria, della finanza e della politica del cavalier, poi senatore, Giovanni Agnelli. 
 
Sono tre i protagonisti di questa strana storia, dimenticata: il brillante e geniale capitano Caprilli, eroe dei concorsi ippici di tutta Europa e assiduo frequentatore di alcove troppo altolocate, l'amico Emanuele da Bricherasio, come Caprilli ufficiale di cavalleria, fondatore dell'Automobile Club d'Italia e, nel 1899, della prima «Fabbrica Italiana Automobili di Torino», di cui sarà vicepresidente. E Giovanni Agnelli, a sua volta ufficiale di cavalleria ambizioso e con chiarissimi progetti in testa.
 
  Emanulele Cacherano di Bricherasio, fondatore della Fiat.
 
La vite di Caprilli e Bricherasio iniziano ad accelerare pericolosamente col crescere delle tensioni sociali in Italia e col traballare della dinastia Savoia (di origine ebrea), umiliata dal disastro di Adua. Si spara sugli operai e sui contadini, arriva Bava Beccaris e con lui le stragi di lavoratori, a Milano e un po' dappertutto in Italia. 
 
È il 1899 e a casa del conte di Bricherasio, nasce la Fiat. Agnelli inizialmente è solo un socio tra gli altri, ma gradualmente, negli anni, grazie ad amicizie e alleanze mai ben chiarite, riesce a prendere in mano la gestione commerciale dell'impresa, quella da cui passano i soldi, esautorando i soci fondatori, tra i quali Bricherasio che aveva messo gran parte del capitale.
 
La scalata di Agnelli è rapida e senza scrupoli e contempla disinvolti rapporti con i Savoia. Sotto gli occhi di Bricherasio crescono gli affari sporchi, i traffici azionari, gli intrighi bancari, e contemporaneamente cresce il potere di Agnelli e dei suoi amici: finché nell'ottobre 1904, alla vigilia di un Consiglio di amministrazione in cui Bricherasio aveva annunciato di voler «vedere tutte le carte» e denunciare gli illeciti compiuti, il conte è misteriosamente convocato a casa del duca Tommaso di Savoia-Genova (cugino del re) dove, secondo la versione ufficiale, si uccide con un colpo di pistola in testa, alla nuca (!), pare. 
 
Pare, perché non ci fu nessuna autopsia, nessuna inchiesta, nessuna spiegazione. Ma Caprilli, l'unico che ne vide il corpo prima del funerale, riferì che il viso e le tempie del conte erano intatti. La sorella del conte, Sofia, visitata più volte da misteriosi «alti funzionari», impaurita e preoccupata, intuendo qualcosa di oscuro e forse temendo per la propria incolumità, affidò a Caprilli le carte del fratello morto, perché le custodisse. Tre anni dopo anche il celebre cavaliere morirà senza testimoni, il cranio sfondato da un’improbabile caduta da cavallo, di notte, in una strada innevata di Torino. Proprio alla vigilia delle sue annunciate dimissioni dall'esercito che lo avrebbero liberato dai vincoli di fedeltà, permettendogli forse di rivelare quel che aveva appreso sulla morte dell'amico, sugli imbrogli della Fiat, passata ora interamente nelle mani di Agnelli, e sul ruolo dei Savoia in tutta quella torbida storia. Anche per Caprilli non ci saranno autopsie, inchieste, spiegazioni: solo una frettolosa sepoltura. 
 
  Federico Caprilli
 
Intanto i maneggi di Giovanni Agnelli erano diventati troppo palesi. Nel rapporto dell’autorità di pubblica sicurezza del 1908, è segnalato come il maggiore indiziato delle manovre fraudolente in borsa che avevano turbato tutto il mercato dei valori e arrecato danni rilevanti ai portatori di azioni. L’accusa era di aver provocato tra il 1905 e il 1906 enormi e ingiustificati rialzi delle azioni Fiat, suddividendo le primitive azioni e ponendo in liquidazione la Fiat nel 1906 per ricostituirla subito dopo con un moltiplicato numero di azioni e con l’ingiustificato assorbimento dell’Ansaldo. Nel 1906 Agnelli aveva dichiarato utili consistenti, distribuiti poi nel 1907 quando già la Fiat era sull’orlo del fallimento, e coperti con un imponente prestito bancario del Banco di Sete e Sconto (!).  Alla fine s i aprirà un processo, che, tirato per le lunghe, si concluderà con l'assoluzione di Agnelli dopo la vittoriosa guerra di Libia (1911-12), che vedrà un largo uso dei nuovi camion prodotti dalla Fiat.
 
Da qui in poi, si svilupperà quella storia della Fiat che più agevolmente troviamo nei libri ( i quali tacciono su tutti i soldi pubblici che hanno rubato da quando è nata fino ad oggi la fiat degli Agnelli, oltre all'inglobamento degli altri marchi automobilistici italiani truffati e requisiti con le stesse modalita appena elencate, per poi finire nelle mani dell'altra dinastia ebraica gli  Elkann acquisità dall'americana crysler anche questa di proprieta ebraica; tutto a spese dello stato cioè dei cittadini italioti, dopo aver per quasi un secolo salassato lo stato italiano con la scusa di ricevere aiuti e incentivi, nonchè avere il controllo delle industrie pesanti dell'Europa e quindi decidere il mercato del lavoro, dello sviluppo delle tecnologie, ristretto in poche  famiglie ebraiche elitare NDR).
 

Nella foto l'ebreo Gianni Agnelli e l'ebreo David Rockefeller, uno dei fondatori del gruppo Bilderberg e della Commissione Trilaterale.



Per scrivere questo articolo, molto ho attinto dal bellissimo libro di Giorgio Caponetti "Quando l'automobile uccise la cavalleria". Davvero ne consiglio la lettura, tra l'altro è scritto magnificamente. Certo è un libro che non si trova nelle librerie, ma se cercate su internet lo troverete agevolmente.











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