di: Silvano Lorenzoni
In ambienti dove c’è onestà intellettuale e consapevolezza delle problematiche sociali – ambienti che spesso tendono anche a essere ingenui – quando si mette in discussione la possibile scelta della legalizzazione dell’uso delle droghe allucinogene, l’argomento viene impostato con un pro e un contro secondo quanto segue.
Il pro sarebbe che rendendo legale l’uso di quelle droghe si taglierebbero le gambe, almeno fino a un certo punto, alle associazioni delinquenziali che adesso lucrano sullo spaccio illegale. Il contro, invece, proviene dalla considerazione che la grande maggioranza dei tossicodipendenti sono elementi psicolabili (01) e quindi facilmente influenzabili dall’ambiente in cui si muovono e dalle compagnie che frequentano; e così, quando in quegli ambienti e in quelle compagnie ci siano consumatori di droga, ci cascano anch’essi per imitazione o perché vengono convinti.
Essendo però il consumo di droga alcunché di illegale, un determinato quantitativo di costoro riescono a resistere alla ‘tentazione’ per paura delle conseguenze legali ed economiche che ne seguirebbero. Quindi, se le droghe allucinogene fossero legali, c’è da credere che il numero dei tossicodipendenti aumenterebbe – di quanto, difficile dire. Comunque, questi sono gli argomenti di base del discorso.
Ma le cose cambiano, e non poco, quando
con animo smaliziato si vada a scavare sotto le semplici apparenze.
Risulta che il traffico e il consumo degli allucinogeni è una delle
colonne portanti dell’attuale assetto economico e sociopolitico
internazionale, in mano a ebrei e ai loro ruffiani
‘anglosassoni’/americhesi – in riguardo di essenziale riferimento è
l’opera complessiva di John Kleeves (pseudonimo del riminese Stefano
Anelli) (02), non a caso assassinato nel settembre 2010 (03). Un
ricercatore molto valido in riguardo fu anche il bretone Yann Moncomble
(04), morto nel 1990. Il suo libro è ormai datato ma qualcosa di
interessante vi si può comunque apprendere: già alla fine della decade
degli Ottanta il 10 – 15% del prodotto interno lordo dell’USrael veniva
consumato in droga; mentre il volume monetario del traffico illegale
della droga era il doppio del budget della Francia (allora
circa 150 miliardi di dollari annui).
Yann Moncomble ci rende noto come
già quasi 40 anni addietro decine di banche importanti erano coinvolte
nel ‘riciclaggio’ (si fa per dire – tutto era allora ed è adesso
qualcosa di ‘preordinato’) del denaro dei narcotrafficanti e i dirigenti
di quelle banche stavano e continuano a stare tra i dirigenti del Council of foreign relations/CFR
e della Trilaterale: quindi niente di strano che CIA e Mossad siano
coinvolte nella protezione e nell’amministrazione del narcotraffico (in
particolare, l’’apostolo’ della tossicodipendenza, l’americhese
professor Timothy Leary, era in stretto contatto con la CIA) (05). Il
narcotraffico, assieme al traffico delle armi, delle specie zoologiche
protette e degli immigrati illegali viene a essere uno dei principali
affari criminosi a livello mondiale.
Questo può essere illustrato da alcune
cifre. Il commercio mondiale della droga ha un giro d’affari che
ammontava dieci anni fa a circa 500 miliardi di dollari annui (06);
adesso potrebbe essere fino al doppio e si articola in due scomparti
principali, l’eroina e la cocaina (07). Il primo (grosso modo l’80% del
totale) ha per punto di origine l’Asia meridionale e sud-orientale, il
secondo l’Iberoamerica; e ambedue hanno per punti d’arrivo gli Stati
Uniti d’America e l’Europa occidentale. –
Il ‘corridoio’ della droga è,
per quel che riguarda l’eroina, l’Asia centrale/Turchestan, la Turchia e
i Balcani – non a caso l’USrael ha creato nei Balcani lo stato-mafia
del Kosovo, del quale il passaggio dell’eroina è la principale fonte di
entrate; dominato da una classe di malavitosi musulmani di etnia
albanese che ‘governa’ sotto l’ombrellone americhese. Il 75% dell’eroina
che arriva nell’Europa occidentale è di provenienza turca e poi
kosovara. Nel contempo, l’Afganistan, da quando è sotto occupazione
usraeliana, è divenuto il principale produttore di oppio (dunque di
eroina, che è un oppiaceo) al mondo, con il 90% (al tempo dei telebani
produceva meno di 100 tonnellate annue, adesso ne produce oltre 8000
tonnellate annue [08]). Sempre con riferimento al traffico dell’eroina
verso l’Europa, ci sono due paesi-‘passaggio’ fortemente coinvolti,
l’Iran e la Russia (09), dove la lotta contro le mafie corrispondenti è
sostenuta con grande sforzo dai rispettivi governi, in quanto il
passaggio della droga attraverso i propri territori incoraggia la
tossicodipendenza nelle rispettive popolazioni: questo è un problema che
in Iran e in Russia preoccupa per davvero i governi, a
differenza di quanto succede in America e nel suo satellite ‘Unione
Europea’, governato da traditori. Questo è un argomento sul quale si
riverrà più avanti.
militari americani a protezione dei campi di oppio in Afghanistan
Notare nel grafico l'incremento della produzione di oppio dal 2001 da quando gli americani hanno invaso l'Afghanistan.
In riguardo alla cocaina (circa il 20%
del totale), il corridoio fondamentale per fare arrivare il prodotto
nell’USrael, e da lì nella colonia europea, è la frontiera-(non a
caso)colabrodo fra Stati Uniti d’America e Messico. Dall’America del Sud
la droga arriva via mare in Messico e da là passa negli Stati Uniti
d’America – la Colombia, da forse 20 – 30 anni, non è più il paese
paradigmatico dei carteles della cocaina: adesso è il Messico.
(S’è visto che, a livello mondiale, il
mercato della cocaina è solo circa un quarto o un quinto del totale. –
Un’dea del perché di questo andamento a favore dell’eroina, reale ormai
da forse una quarantina d’anni, ce la da un libro abbastanza
interessante di Roberto Saviano (10): la cocaina è la droga della gente
‘bene’, l’eroina infesta i vicoli e le periferie; l’eroinomane è il
‘maledetto’, il perdente radicale, mentre il cocainomane è
molto spesso l’ineccepibile capitano d’azienda, il banchiere, il
politico, l’ufficiale della polizia, il vescovo, ecc.)
Abbiamo detto che è nell’interesse del
sistema ‘anglo’-ebraico che vi sia, a livello mondiale, un quantitativo
il più alto possibile di tossicodipendenti sia a ‘casa propria’
(America) che fuori dall’America – quindi il traffico e il consumo della
droga è favorito e incoraggiato (sottobanco, è ovvio) dal governo
americano sia sul proprio territorio che su quello altrui. Sapendo come i
giudeo-calvinisti sono maestri nel trarre profitto da ogni transazione
finanziaria , soprattutto se torbida, la tossicodipendenza è una
straordinaria fonte di guadagno in certi ambienti.
E ci sono altri
motivi: per esempio, la possibilità, soprattutto per elementi di colore,
di darsi allo spaccio è, negli Stati Uniti d’America ma anche adesso in
Europa un ‘calmierante sociale’ che distoglie gli spacciatori dal darsi
al crimine violento. Inoltre, la ‘lotta contro la diffusione degli
stupefacenti’ (13) è una fonte di lavoro e quindi di clientelismo per
poliziotti, militari, guardie carcerarie, agenti segreti, magistrati,
cancellieri, medici, assistenti sociali, conferenzieri, giornalisti,
insegnanti, preti, ecc. Quindi, il traffico e il consumo della droga
allucinogena, oltre a essere ipertrofico, deve essere anche
illegale, in modo da pompare alle stelle i guadagni e nel contempo
permettere quelle manovre sottobanco che sono seconda natura a ogni
sistema corrotto e democratico, in primis quello
usraeliano. Si riverrà sull’argomento fra poco, intanto siano fatte
delle osservazioni e siano date ancora delle cifre (14).
Non è accidentale che negli Stati Uniti d’America ci siano 60 milioni di tossicodipendenti cronici
(quindi circa il 20% della popolazione totale – senza contare quelli
che ogni tanto si fanno uno ‘spinello’ di marihuana o una ‘sniffata’ di
coca o altro). Il 19% degli abitanti dell’America sono clinicamente
psicopati, quindi permanentemente sotto psicofarmaci, il che fa
ricordare la correlazione fra psicolabilità e tossicodipendenza. In
America c’è un 20 – 25% di poveri; un milione di persone fanno
bancarotta ogni anno per spese mediche; ci sono 30 milioni di analfabeti
adulti e quasi altrettanti alcolizzati; il13% sono sieropositivi … e si
potrebbe continuare . – Questa è l’America, della quale Maurizio
Murelli poteva dire che “l’americanismo è il cancro al quale ci si deve
comunque opporre, sia quando produce guerre sia quando si limita a
produrre modelli sociali, economici e culturali” (15).
E qui può essere
inserita una valida osservazione addizionale che è: perché la
‘dirigenza’ americhese non si sente preoccupata per i danni sociali che
la tossicodipendenza causa nella ‘propria’ popolazione? (16) Una
preoccupazione sarebbe ragionevole se l’America fosse un paese come lo
sono tanti altri; ma l’America/USrael non è un paese: è una
facciata, con l’aspetto di paese, che fa da copertura e da ruffiano a
una congerie di strutture finanziarie private. Un ‘popolo’ americhese
non esiste; l’americhese è soltanto uno spaventapasseri dall’aspetto
umano dietro al quale sta il vuoto psicologico assoluto.
Anche
l’economia americhese è di tipo tutto specifico: carente ormai di
qualsiasi supporto ‘tangibile’, essa poggia sul furto puro. Il dollaro è una moneta falsa
che il resto del mondo è obbligato ad accettare come buona (“gli Stati
Uniti producono dollari, il resto del mondo produce i beni che si
possono comperare con quei dollari” – così disse ai tempi di Saddam
Hussein l’allora ministro dell’economia iracheno) – questo in parte
dovuto alla ragnatela di legami e interessi bancari internazionali
gestiti da ebrei; ma in parte e soprattutto attraverso la minaccia
terroristica dell’uso dell’arma nucleare. Da perfetti criminali e vigliacchi
gli ‘anglo’-giudei, il cui esercito non vale niente, possono tenere il
mondo in ostaggio con la minaccia di usare l’ordigno termonucleare.
Per tornare al nostro assunto, abbiamo
reso chiaro come il traffico degli allucinogeni è una componente
irrinunciabile del moderno sistema finanziario usurocratico che fa perno
sull’USrael – e perché esso deve essere illegale. Quindi il narco,
il produttore e trafficante di allucinogeni, anche se è una componente
irrinunciabile del sistema (17) è e deve essere un ‘delinquente’,
perseguibile a norma di legge quando a certuni faccia comodo.
Soprattutto in Iberoamerica, tantissimi personaggi pubblici, tanta gente
abbiente, tanti militari, sono coinvolti con il narcotraffico e quindi
sono ricattabili.
Come ci siano o possano essere narcos ‘buoni’ e narcos
‘cattivi’ risulta, per esempio in Colombia e in Messico, a seconda
della scelta di certuni (18). Adesso come adesso, in Colombia, il
traffico della droga (cocaina, ma anche droghe sintetiche che vengono
fabbricate in laboratori clandestini nascosti nelle foreste e poi, via
il Messico, spediti in America) è praticamente tutto in mano della
partigianeria marxista – le FARC (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia [forze armate rivoluzionarie della Colombia]) di Iván Márquez (19). La partigianeria/guerrilla
gode della classifica di ‘combattenti’ (si veda più avanti, qui c’è lo
zampino ‘anglo’-giudeo) ed è dunque immune dalla denuncia penale
specifica di narcotraffico – anche quando, de facto, lo esercita (20).
Si vuole arrotondare questo breve saggio
con la descrizione di due casi individuali specifici che sono del tutto
paradigmatici e che illustrano perfettamente la tesi appena proposta.
Si tratta di quello del panamese Manuel Antonio Noriega (21) e di quello
del colombiano Pablo Emilio Escobar Gaviria: il celeberrimo Pablo
Escobar (22).
* * *
Manuel Noriega nacque a Ciudad de
Panamá nel 1934 e finì rinchiuso, nel 1990, in una carcere di alta
sicurezza usraeliana da dove non uscì se non recentemente.
Narcotrafficante dal 1972, egli fu capo dei servizi segreti dalla Guardia nacional [guardia nazionale]/Fuerza de defensa [forza di difesa] panamese e scherano del generale Omar Torrijos e poi, de facto, dopo la morte di Omar Torrijos in un incidente aereo (che, in base a ogni ragionevole evidenza, fu per davvero un incidente e non un assassinio politico come tanti hanno poi asserito), l’’uomo forte’ del Panamá.
Egli era stato reclutato dalla CIA, che conosceva perfettamente quali fossero le sue attività e quale fosse il suo passato di narco, nel 1983, dopo di che egli fu il nostro uomo in Panamá, per
conto degli americhesi, fino al 1987. Durante questo periodo egli ebbe
modo di fare ogni tipo di favori agli ‘anglo’-giudei – in particolare,
fu lui che nel 1984 fece bombardare le istallazioni per la raffinazione
della cocaina che Pablo Escobar, nemico degli americhesi, aveva fatto
costruire nella foresta di Darién, al confine colombo-panamese. In
compenso gli americhesi lo aiutarono in ogni modo nella sua attività di
narcotrafficante. Gli aerei della CIA che, facendo scala in Panamá, portavano armi ai Contras in Nicaragua, tornavano negli Stati Uniti d’America infarciti con la cocaina di Noriega (23).
Le cose si guastarono a seconda che
Noriega incominciò a manifestare velleità ‘indipendentiste’. Con
l’avvicinarsi dell’anno 2000, quando il Canale avrebbe dovuto essere
devoluto al Panamá, e quando, quindi, si sarebbe dovuto negoziare chi
sarebbe stato il prossimo amministratore commerciale del medesimo (fino
ad allora, il Canale era sempre stato in mano a consorzi americhesi,
quindi ebraici), gli ‘anglo’-giudei abbisognavano di un governo panamese
che fosse incondizionatamente al loro servizio per potere mantenere la
sovranità che de facto avevano sempre avuto sul Canale. E
Noriega sembra non desse sufficienti ‘garanzie’ (24) – la psiche umana è
strana, ed è possibile che un elemento moralmente tanto ‘putrefatto’
come Noriega abbia avuto in extremis un richiamo della sua
coscienza, che gli costò carissimo, per cui si riconobbe nonostante
tutto come panamese e non soltanto come strumento della CIA.
Verso la fine del 1987 gli americhesi
avevano deciso che Noriega andava ‘scaricato’. E all’uopo misero mano
all’accusa di narcotraffico: un giudicastro della Florida, tale Kellner
(con tipica strafottenza giudaico-calvinista, visto che Noriega era un
cittadino importante in un paese straniero), si mise a imbastire un
‘memorandum di accusa’ contro Noriega, accusandolo di ‘corruzione e di
attività criminali’, memorandum che fu pronto nel gennaio 1989 e reso
pubblico con grande fanfare nel febbraio dello stesso anno; ma la
costituzione panamese non prevedeva l’estradizione di cittadini panamesi
all’estero.
Allora, il presidente del tutto nominale
del Panamá era un ebreo, tale Delvalle, che era stato un burattino di
Noriega quando costui era in buoni rapporti con la Gringolandia.
Dopo il febbraio 1989, Delvalle, sotto suggerimento americhese, suggerì
a sua volta a Noriega che rinunciasse al comando delle forze armate
(dopo di che sarebbe stato certamente rapito e portato di forza negli
Stati Uniti d’America – qualcosa di analogo a quanto successe ad Adolf
Eichmann). Noriega, naturalmente, rifiutò e l’ebreo Delvalle lo ‘depose’
– salvo essere deposto lui subito dopo dal’Assemblea Nazionale che
obbediva a Noriega. L’ebreo si diede alla fuga e andò, ovvio, in America
dove venne proclamato ‘governatore legittimo del Panamá in esilio’ –
dopo di che gli americhesi incominciarono a fare i pagamenti dovuti alla
nazione panamense, non escluso l’affitto del Canale, nel conto
personale privato di Delvalle in America. – Nel marzo 1989 ci fu un
debolissimo e fallimentare tentativo di colpo di stato contro Noriega.
Poi, egli prese in mano non solo de facto ma anche de jure il governo del Panamá, per mezzo di elezioni generali convocate ad hoc.
Seguì l’invasione americhese del 20
dicembre 1989. Noriega fu preso prigioniero, portato in America e lì
‘giudicato’ secondo il memorandum di Kellner; e condannato a 40 anni di
galera. Il Canale fu recuperato per le transazionali ebraiche per mezzo
dell’intervento militare. Determinate cerchie panamesi affermano che
esso possa essere venduto alle medesime, per una pipa di
tabacco, dal governo-fantoccio panamese post-1989, in modo che il paese
possa pagare il suo esorbitante debito pubblico.
Vale la pena di dire due parole
sull’andamento degli eventi bellici del dicembre 1989, che ebbero una
durata di qualche giorno. – L’attacco americhese si sviluppò
contemporaneamente contro 27 obiettivi, sia militari, come caserme e
aeroporti, che civili (in modo tipicamente ‘anglo’-giudeo). Furono impiegati 26.000 uomini (leggi: gringos)
più 12.000 che erano già presenti in suolo panamese, nella zona del
Canale e in altre basi che, dovuto ad altri accordi storici, gli
americhesi si erano già assicurate. Furono usate armi di ultimissimo
modello: aerei da bombardamento con bombe da una tonnellata, elicotteri,
missili, cannoni da fuoco rapido. I bombardamenti furono concentrati
soprattutto su obiettivi civili e in particolare su quei quartieri di
Ciudad de Panamá dove si sapeva che abitavano amici e sostenitori di
Noriega. – Il tutto contro una Fuerza de defensa panamese di
12.000 uomini armati di armi leggere: tutto in perfetta osservanza al
modo vigliacco di ‘combattere’ degli anglo-calvinisti , mai da pari ma
che si muovono solo se hanno la supremazia assoluta del materiale.
Ci
furono, secondo le cifre ufficiali, dai 3000 ai 6000 morti civili
panamesi sotto i bombardamenti (ma si parla di fino a 20.000, il che di
strano non avrebbe niente quando si consideri quale possa essere stato
l’effetto di bombe da una tonnellata su quartieri fatti di catapecchie e
casupole fatiscenti, come erano e sono i quartieri poveri delle città
iberoamericane). Rimasero inoltre più di 20.000 senzatetto ai quali non
fu mai dato alcun compenso, né da parte americhese né da parte del
governo fantoccio post-1989. Le perdite per azione bellica da parte
americhese, cifre ufficiali, furono 23 morti in combattimento più 20 per
‘fuoco amico’ (sic!: quasi la stessa cifra) e 350 feriti più 19 per
‘fuoco amico’. Da parte panamese, 304 morti militari e 202 civili
armati, una parte passati per le armi dagli ‘anglo’-giudei perché
trovati armati senza avere un uniforme – quindi ‘partigiani’ (25).
* * *
Pablo Escobar, nato nella frazione
di El Tablazo del comune di Guarne, vicino a Medellín (Colombia) il 1º
dicembre 1949, morì suicida a Medellín il 2 dicembre 1993, in
ottemperanza a qualcosa che aveva detto in più di una occasione: “Preferimos una tumba en Colombia que una cárcel en los Estados Unidos [preferiamo una tomba in Colombia che una carcere negli Stati Uniti]”.
Incominciò una variopinta carriera
delinquenziale fin da molto giovane (per un certo tempo si dedicò, per
esempio, a rubare pietre tombali nei cimiteri, le quali venivano poi
esportate via mare in Panamá e lì ‘riciclate). Approdò al narcotraffico
verso la metà degli anni Settanta, dove fece una brillante carriera date
le sue straordinarie capacità organizzative (si afferma che godesse
addirittura di ‘poteri psichici’). – Fu arrestato solo una volta, nel
1976, occasione nella quale un fascicolo (‘expediente’) sul suo conto finì nel Palazzo di Giustizia di Bogotá. Fino al 1982 fu probabilmente il narco
più importante del mondo e uomo ricchissimo, su scala mondiale.
Eseguiva il suo commercio senza mettersi in collisione con gli altri narcos colombiani; e aveva una rete propria di distributori in America, fra i quali il cantante Frank Sinatra.
Nel 1982 commise quello che, secondo suo
figlio e biografo Juan Pablo Escobar, fu il ‘suo grande errore’: quello
di mettersi in politica – allora egli fu eletto deputato a Medellín e
cominciò per lui una carriera parallela di narco e di deputato.
Ma è difficile potere parlare di ‘errore’: certo, fu una svolta
fondamentale nella sua carriera, che gli sarebbe costata la vita dieci
anni dopo. In Colombia esisteva ed esiste ancora un trattato di
estradizione, non reciproco, con gli Stati Uniti d’America, per cui, chi non fa comodo agli americhesi (tanto per parlare chiaro) può venire estradato negli Stati Uniti d’America per svariati motivi (ed è successo a tanti che, narcos oppure anche no, invisi agli ‘anglo’-giudei sono finiti nelle galere americhesi). Nel 1982, Pablo Escobar non
era nell’elenco degli ‘estradabili’ e quindi dall’abrogazione di questo
umiliante (per la Colombia) trattato egli personalmente non aveva
niente da guadagnarci. Ma appunto perché considerava questo trattato
umiliante per il suo paese, fece dell’abolizione del medesimo il suo
cavallo di battaglia politico, fondando anche un Foro nacional de extraditables [foro nazionale di estraditabili].
Questo, è ovvio, gli attrasse l’odio gringo
(prima, non solo aveva fatto il narcotrafficante praticamente
indisturbato, ma era stato qualche volta in America in qualità di
turista). – L’allora ministro colombiano di ‘giustizia’, Rodrigo Lara
Bonilla, a istigazione americhese (egli era un grande amico/pupazzo
degli amreichesi) e appoggiandosi all’importante quotidiano nazionale El Espectador
di Bogotá, pure uno strumento degli americhesi, diede il via a una
violenta campagna contro Pablo Escobar. Il risultato fu che sia Rodrigo
Lara Bonilla che il direttore di El Espectador risultarono
uccisi nel 1984 e chi fosse dietro alle uccisioni era del tutto chiaro.
Ma a carico di Pablo Escobar niente poteva essere dimostrato – a suo
carico c’era soltanto quell’expediente del 1976 di cui si è già parlato e che andò distrutto nell’incendio del 1985 (26).
In ogni caso, i nemici di Pablo Escobar
riuscirono a fargli togliere l’immunità parlamentare e lo sottomisero a
uno stillicidio di persecuzioni – le quali, per dare fumo negli occhi,
erano ufficialmente contro tutti i ‘baroni’ della droga, ma in
realtà contro di lui soltanto. – Nel giugno 1991 il governo colombiano
offerse ai principali narcos che si ‘consegnassero’ per essere
alloggiati in certi centri di detenzione dove potessero essere più
facilmente localizzabili, ma dove erano quasi liberi e da dove potevano
continuare le loro attività di narcotrafficanti con tutta tranquillità. A
Pablo Escobar toccò una ‘prigione’ – in realtà un appartamento di lusso
– nel centro di detenzione di La Catedral di Envigado, una città
satellite di Medellín. Prevedendo che si trattasse di una mossa
preliminare per metterlo in trappola e magari spedirlo in America, egli
provvide subito a prepararsi un passaggio segreto attraverso il quale
fuggire, se fosse risultato necessario. – Tutto andò comunque liscio
fino a luglio 1992, quando lui, unico fra tutti i narcos che a tempo loro si erano ‘consegnati’, dovette essere trasferito in un retén militar [luogo
di sicurezza militare] di altissima sicurezza. All’uopo fu montata
un’operazione in grande scala dall’esercito: La Catedral fu circondata
con intervento anche di elicotteri. Egli fuggì attraverso la via di fuga
che si era preventivamente preparata.
Da allora, e per quasi un anno e mezzo,
Pablo Escobar divenne un uomo braccato in piena regola. (In quell’allora
considerò addirittura la possibilità di fondare un movimento terrorista
partigiano, a sfondo marxista, per potere godere anche lui dello status di combattente e così sottrarsi all’eventuale estradizione. Non lo fece, forse per ragioni ‘tecniche’, o forse per semplice decenza.)
Circondato dalla polizia in una casa di Medellín il 2 dicembre 1993 e
gravemente ferito, si fece saltare le cervella – per non fare la fine di
Manuel Noriega.
Gli americhesi si accanirono dopo contro
la sua famiglia – alla quale proposero, perché fossero lasciati in
pace, che facessero una dichiarazione secondo la quale Pablo Escobar
avrebbe finanziato le elezioni presidenziali di Alberto Fujimori in Perù
– un falso che loro si negarono a sottoscrivere. Dopo lunghe peripezie e
rocambolesche avventure, superate perché sia il figlio che la vedova di
Pablo Escobar dimostrarono polso, abilità e coraggio, la famiglia finì
nel 1994 in Argentina, dove abita ancora e dove Juan Pablo Escobar è
divenuto un rispettato professore universitario di architettura e
dirigente di un’impresa edile.
NOTE
(01) In riguardo, un’interessante e profonda analisi della psicolabilità dei tossicodipendenti è data da Theo Löbsack, Die manipulierte Seele, Econ, Düsseldorf. 1979.
(02) Opere di John Kleeves perinenti a questo argomento: Vecchi trucchi, Il Cerchio, Rimini, 1991; Un paese pericoloso, Barbarossa, Milano, 1999; Sacrifici umani, Il Cerchio, Rimini, 1993; Americani, capitalisti con la pistola, su Internet, marzo 2005.
(03) Vedasi il quotidiano Rinascita (Roma) del 23 settembre 2010.
(04) Yann Moncomble, Le Pouvoir de la drogue dans la politique mondiale, Faits
et documents, Paris, 1990. Non sorprende che Yann Moncomble sia morto
‘di infarto’ poco dopo la pubblicazione di questo suo (ultimo) libro.
(05) Un dettaglio ‘sfizioso’ è che
le stesse cosche criminali che nei Balcani – nello stato-mafia kosovaro,
fabbricato dall’USrael – adesso gestiscono il traffico degli
immigrati/’rifugiati’ clandestini, sono le stesse che, sotto l’ombrellone della CIA,
da decenni gestiscono il flusso dell’eroina proveniente dal ‘Triangolo
d’Oro’ e dall’Afganistan verso l’Europa. Vedi Ulf Bergmann, Die Invasion, nel bimensile Volk in Bewegung (Fretterode), ottobre 2015.
(06) Vedasi AA.VV. La geopolitica della droga e del petrolio, Barbarossa, Milano, 2006.
(07) Un illustrativo articolo di Alessandro Jacobellis fu pubblicato sul quotidiano Rinascita
(Roma) del 23 aprile 2011.
(08) Ibid.
(09) Vedasi AA.VV. Geopolitica, cit.
(10) Roberto Saviano, Zero, zero, zero, Feltrinelli, Milano 2013. Recensito da Graziano Della Torre sul mensile Avanguardia (Trapani), ottobre 2013.
(11) Di ottimo riferimento John Kleeves, Vecchi trucchi, cit.
(12) Qui c’è un parallelo perfetto
con l’impero coloniale inglese, che fu di tipo esclusivamente
commerciale e con lo scopo di arricchire a dismisura la borghesia dello
stato inglese, composta quasi esclusivamente da ebrei, ai danni sia
delle popolazioni estere che della ‘propria’ popolazione.
(13) Vedasi Roberto Saviano, cit.
(14) Ci si riferisca a John Kleeves, nota (02), ma anche a Silvio Waldner, Stati Uniti, Iberoamerica, Sudafrica, tre messe a punto, Agorà, Dueville (Vicenza), 2001.
(15) Mensile Orion (Milano), settembre 2002.
(16) Un dato addizionale: il 70%
delle banconote che circolano a Nuova York portano tracce di cocaina;
nonché il 50% di quelle che circolano a Londra (propaggine americhese di
Nuova York davanti alle coste dell’Europa) (vedasi Internet www.effedieffe.com, ottobre 2015). Anche a Milano circa il 20% delle banconote portano tracce di cocaina e ne è stata trovata nell’acqua del Po.
(17) Egli cesserebbe di esserlo il
momento che la droga dovesse essere legalizzata – e i suoi guadagni
subirebbero un collasso. Un trafiletto apparso sul quotidiano El País (Madrid) del 15 dicembre 2011, ci rende edotti che “cuando se empezó a hablar de legalizar las drogas, los narcotraficantes mostraron una feroz resistencia [quando si incominciò a parlare di legalizzare le droghe, i narcotrafficanti mostrarono una feroce resistenza]”.
(18) Un libro di utile lettura a
proposito della ragnatela delinquenziale in Messico, Colombia e Brasile è
Juan Carlos Garzón Vergara, Mafia & Co., Planeta, Bogotá (Colombia), 2008.
(19) Sul conto della quale abbastanza informativo è Daniel Pécaut, ed. sp. Las FARC, Norma, Bogotá (Colombia), 2008.
(20) Questo status
privilegiato deriva dal fatto che essa, ammantandosi di motivazioni di
‘giustizia sociale’, è stata, sia in Colombia che in altri paesi
iberoamericani lo strumento degli americhesi per scardinare le dittature
militari nazionaliste che si opponevano alla supponenza ‘anglo’-ebraica
nelle terre ispanofone. L’America non si è mai peritata dall’utilizzare
lo sciacallo marxista per i suoi luridi fini; e burattinaio-principe, per conto dell’America, della sovversione in Iberoamerica fu Fidel Castro (vedasi Silvio Waldner, cit.).
Non a caso, recentissimamente (luglio 2015), ebbero luogo a La Habana i
più recenti (pagliacceschi) incontri fra governo colombiano e FARC, proprio in concomitanza con il ‘disgelo’ fra Cuba e Stati Uniti d’America (20 luglio 2015).
(21) Su Manuel Noriega lo scrivente ha potuto consultare due libri di autori americhesi , John Dinges, ed. sp. Nuestro hombre en Panamá, Intermedio, Bogotá (Colombia), 1990 e Frederick Kempe, ed. sp. Noriega, toda la verdad,
Grijalbo, Bogotá (Colombia), 1990, ambedue esplicitamente e
sfacciatamente a lui ostili, ma che qualche informazione fattuale la
contengono. (Un libro che sembra promettente ma difficilmente
localizzabile è quello del panamese Roberto Méndez, Panamá 20 de diciembre de 1989, ¿liberación o crimen de guerra?, CELA,
Ciudad de Panamá, 1994.) Dell’informazione è stata rivenuta via
Internet, soprattutto nei siti di Noam Chomsky e di Daniel Estulín;
nonché ‘ecu-red’.
(22) Opere utilizzabili su Pablo Escobar sono: Luis Cañón, El Patrón, Planeta, Bogotá (Colombia), 1994, scritto poco dopo la morte di Pablo Escobar ma comunque ben fatto. Juan Pablo Escobar, Pablo Escobar, mi padre, Planeta, Bogotá (Colombia), 2014; Fabio Rincón, He aquí a Pablo Escobar,
Editorial Colombia, Bogotá (Colombia) 1991, scritto quando Pablo
Escobar era ancora in vita. Molto validi i testi Jhon Jairo Velásquez
Vásquez (detto ‘Popeye’, che fu luogotenente di Pablo Escobar), El verdadero Pablo Escobar, sangre, traición y muerte, DIPON, Bogotá, (Colombia)/Gato Azul, Buenos Aires (Argentina), 2005 e Sobreviviendo a Pablo Escobar, idem., 2015.
(23) Ai tempi della guerra del
Vietnam gli americhesi ricompensavano i produttori di eroina del
Triangolo d’Oro, che passavano loro informazioni sul Viet Cong,
trasportando i loro stupefacenti in America con aerei della CIA e dell’esercito – vedasi Jean François Fogel, Le Testament de Pablo Escobar,
Grasset & Fasquelle, Paris, 1994; è un libro di tipo generale e di
valore moderato sul narcotraffico che non si riferisce, nonostante il
suo titolo, specificamente a Pablo Escobar. – Sacchetti sigillati di
eroina venivano cuciti anche all’interno di cadaveri di militari
americhesi che tornavano in America per la sepoltura – vedasi AA.VV. Geopolitica, cit.
(24) Vedasi John Kleeves, Vecchi trucchi, cit. –
Un non meglio definito consorzio giapponese avrebbe offerto al Panamá
un pagamento per l’uso del Canale molto superiore a quanto pagavano gli
americhesi.
(25) Fa soltanto ribrezzo che dei
vigliacchi, quali sono gli americhesi, fucilino i partigiani loro nemici
dopo che, durante la II guerra mondiale, avevano fatto largo uso di
criminali armati per sparare alla schiena di chi a loro si opponeva a
viso aperto.
(26) Pablo Escobar non ebbe mai,
salvo in una specifica occasione, alcun contatto con la partigianeria
marxista – in ogni caso quell’iniquo trattato di estradizione non valeva
per i terroristi marxisti i quali, fiori all’occhiello dell’USrael,
attraverso la mediazione di Fidel Castro loro agente, erano e sono
trattati non da criminali ma da ‘combattenti’.
L’occasione in questione
avvenne a fine 1985, quando Pablo Escobar venne a sapere che il gruppo
terrorista M19 stava progettando l’occupazione del Palazzo di
Giustizia di Bogotá per prendere come ostaggi i giudici, gli impiegati e
il pubblico, con lo scopo di obbligare al ‘dialogo’ la presidenza della
repubblica (allora era presidente Belisario Betancur). Pablo Escobar si
mise in contatto con l’M19 e, avendo pagato loro un abbastanza moderato contributo in denaro, domandò loro di distruggere l’expediente a
suo carico: pagò, quindi, esclusivamente per un ‘servizio’. –
L’occupazione ebbe effettivamente luogo il 6 novembre 1985, ma il
presidente, invece di ‘dialogare’, fece intervenire l’esercito con carri
armati ed elicotteri da combattimento. Il Palazzo di Giustizia andò in
fiamme e tutti i suoi occupanti: terroristi, giudici,
impiegati, pubblico risultarono massacrati dall’esercito. Quel fatto è
rimasto nella memoria storica colombiana come el día del Holocausto [il giorno dell’Olocausto].
Una conseguenza ne fu che il gruppo terroristico M19 perse
in quella data tanti dei suoi gregari e , soprattutto, dirigenti, che
poco dopo si arrese alle autorità e scomparve dalla scena; la maggior
parte dei suoi sopravvissuti fanno adesso vita privata senza dare
nell’occhio. Non tutti però: alcuni furono rintracciati da coloro o dai
parenti di coloro a cui avevano fatto del male, i quali seppero
vendicarsi. Un caso particolarmente sfizioso di cui lo scrivente ebbe
notizia ebbe luogo nella zona di Urabá, nella Colombia Nord-occidentale.
Un ex-partigiano che abitava in una casa di campagna di cui a suo tempo
aveva assassinato il proprietario, fu localizzato dai parenti della
vittima i quali, una notte, lo sorpresero, gli apersero il cranio con
una motosega e poi gli svuotarono le cervella con un mestolo.
libri:
articoli collegati:
approvo e condivido tutto l'articolo ......molto veritiero.
RispondiElimina