di: Paolo Sizzi
Ogni anno la
stessa storia: sotto il periodo natalizio arriva la polemica (ben poco
seria) del mantenimento del presepe nelle scuole, al fine di non urtare
la sensibilità degli allogeni non cristiani, che però non sembrano
fregarsene molto della questione.
In realtà, infatti, la faccenda è
meramente politica e viene strumentalizzata dai leghisti da una parte e
dai laicisti in odore di tessera piddina o vendoliana dall’altra. Il
copione è sempre quello: un dirigente scolastico laicista decide di
abolire le festicciole natalizie tradizionali per fare il fenomeno e per
tutta risposta ottiene ondate di sdegno capeggiate dal caporione
legaiolo di turno, nella fattispecie oggi da Matteo Salvini, pronto a
fiondarsi come un falco sulla polemica.
Sappiamo bene quanto queste cose siano
ridicole, soprattutto se pensiamo alla spaventosa condizione di certi
edifici scolastici pubblici che cadono a pezzi, sia sui crani dei
laicisti che su quelli dei tradizionalisti arrabbiati. Ma si sa: in
Italia quel che davvero conta non fa notizia ed è meglio continuare a
cianciare sino all’Epifania dell’enigma presepe sì-presepe no. O per
tutto l’anno di crocifisso sì-crocifisso no. Questioni davvero
fondamentali, devo dire…
L’argomento è a mio giudizio
inconsistente anche per una ragione identitaria: le tradizioni cristiane
appartengono ad un retaggio estraneo all’Europa, pertanto sono aliene
quasi come l’islam, che del cristianesimo è fratello minore; in seconda
battuta, che poi in realtà sarebbe l’argomento cruciale, la vera
questione riguarda la composizione etno-razziale delle nostre scuole,
che mostra un’espansione a vista d’occhio degli studenti allogeni.
Che mi deve importare del presepio quando
ciò che davvero preoccupa è l’aumento dei figli degli immigrati,
puntualmente strumentalizzati da insegnanti figli del ’68 per mettersi
in mostra e ottenere qualche candidatura tra le fila del Pd o di Sel? Io
me ne frego altamente dei ninnoli del cristianesimo, che giustamente
dovrebbero starsene finalmente fuori dagli edifici pubblici, quando ciò
che conta davvero riguarda l’estinzione degli Italiani etnici e la
perdita delle vere radici d’Europa, quelle gentili.
Presepio e crocifisso sono simboli
dell’occupante straniero proveniente dal Medioriente, che nel primo caso
hanno infangato il larario romano per innestarci sopra le fiabe
desertiche del “messia”. Devono sparire dagli edifici pubblici e
possibilmente anche dalle vite degli Europei, al fine di riscoprire (a
maggior ragione se uno ci tiene tanto, alla religione) la spiritualità e
i culti tradizionali genuini del nostro Continente, anche solo in senso
storico e culturale. Il crocifisso poi è l’emblema della religione
cristiana, l’emblema di quell’oppressione oscurantista e aliena che
subiamo da 2000 anni e che tanti lutti ha cagionato tra gli indigeni
europei, in nome di un dio straniero e assolutista che esiste solo nella
testa dei crociati di sempre. E che d’altro canto è lo stesso dio di
Ebrei e musulmani, la stessa invenzione antesignana del moloc
mondialista.
E il Natale, intendiamoci, è quello del
Sole Invitto, del periodo solstiziale invernale, sostituito poi dalle
patetiche fiabe palestinesi del Vangelo. Ma che ci deve importare di un
eresiarca ebreo, dalla storicità alquanto dubbia, nato in una stalla di
Betlemme? Che c’entra con l’Europa e l’Italia? C’entra solo se si tratta
di fare cassa col classico consumismo “natalizio” fatto di luminarie,
spese pazze, cenoni, cioè coi veri “valori” dell’Occidente: quelli
bancari. Questa è la verità. Anche nelle più piccole cose si vede il
diuturno scontro tra l’Europa dei Padri e quella caricaturale degli
affaristi derubricata a propaggine dell’Occidente capitalista.
Cerchiamo di capirci comunque, signori:
qui non si tratta di levare simboli cristiani dalle scuole per non
urtare la sensibilità di menagrami ateisti/laicisti o di gente che in
Italia non dovrebbe starci perché fuggita dai problemi creati
dall’imperialismo americano o dal colonialismo nordeuropeo, bensì di
levare simboli che sono estranei alle radici prime del Continente e
dell’Italia, che nulla hanno a che vedere con la genuina spiritualità
autoctona e con gli usi e costumi nati dai culti tradizionali del
paganesimo indoeuropeo.
Andiamo, siamo nel 2015 era volgare e
dobbiamo ancora sorbirci i tenebrosi balocchi del cattolicesimo? Pure in
edifici pubblici? E non venitemi a dire che il presepio è ammantato di
luminosi e solari rimandi indoeuropei perché se io volessi preservare il
retaggio spirituale ariano lo farei recuperando la religiosità antica e
non preservando l’eresia del giudaismo che ha vampirizzato i culti
d’Europa per penetrare al meglio nelle coscienze dei nativi e
pervertirle, facendo scempio delle tradizioni precedenti o piegandole a
proprio uso e consumo.
Il leghista è un neo-crociato che difende
quel che gli prescrive l’eroina Fallaci, cioè i “valori” dell’Occidente
capeggiato dall’America e dalla Chiesa, dimenticandosi come l’una e
l’altra siano sovrastrutture di finti ideali estranei al nostro
Continente, e che anzi ne hanno in diverse tappe decretato l’agonia. Son
finiti i tempi della Lega Nord anti-mondialista, quella del periodo
1996-2000, che al netto delle carnevalate di Pontida denunciava
pesantemente mondialismo, Vaticano, stato italiano, Unione Europa,
America e sue basi militari sul nostro territorio e su quello europeo,
della Lega filo-serba che stringeva la mano a Milosevic e attaccava
pesantemente il governicchio dalemiano targato NATO. Oggi abbiamo un partitello neocon che
fa l’occhiolino a Putin per difendere dalle sanzioni anti-russe
l’economia “padana” ma che al contempo se la prende con Assad,
Hezbollah, l’islam sciita rimanendo del tutto miope circa quel disegno
multipolare anti-mondialista carezzato dallo stesso presidente russo.
Difendiamo le vere radici d’Italia e
d’Europa, e poi sarei il primo a caldeggiare l’esposizione nei luoghi
pubblici, a partire dalle scuole, di emblemi cari alla Tradizione
indoeuropea: ruote solari, animali totemici, insegne etnonazionali e
così via. Ma per carità, basta piazzate sulle “radici giudeo-cristiane” e
sulla difesa dei “veri valori della nostra cultura” cioè di quella roba
occidentale che va alla grande oltreoceano e che nulla ha a che vedere
con la grandezza dei nostri arii Padri.
E soprattutto, parlando di scuola,
impegniamoci per risolvere i veri problemi, che sono quelli relativi
agli edifici, alla didattica, alla formazione e alla preservazione
dell’etnia italica sempre più sommersa e sostituita da figli di gente
che con l’Italia non ha mai avuto nulla a che fare, e che anzi si trova
qui non per chissà quale filantropia ma per arricchire i nemici della
Patria.
Che la scuola italiana sia pubblica e
sociale, perciò aperta ai valori patriottici che devono forgiare con la
religione civica del Paese gli uomini di domani.
Ave Italia!
Fonte: ereticamente.net
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