Nota personale:
Una generazione di illusi, (coloro che vissero dopo l'occupazione militare dell'Italia dopo il 46, illusi dalla democrazia, dal materialismo e dal finto benessere che è solo puro egoismo,prima dei tanti ora dei pochi privilegiati, inondati dalla manipolazione del nemico occupante) ha generato una generazione di falliti e di deboli;
Mentre le generazioni precedenti, quelli dei nostri nonni per intenderci, avevano ancora quel legame con la terra e con la natura, che li portava ad una concezione semplice della vita ma fiera e che sapeva ancora distinguere il bene dal male, e soprattutto un nemico da un amico, le generazioni vissute nel dopo guerra, manipolati fino all'osso e disarticolati da ogni legame con la natura, da una industrializzazione che ne ha ridotto a semplici servi del consumo e della dipendenza dal sistema, non è riuscita a gestire l'inganno, con cui sono stati portati a credere di avere avuto dei miglioramenti della propria vita, quando invece il potere occupante stava preparando le catene con cui avrebbe schiavizzato loro e i loro figli.
Questa generazione di illusi e di falliti che crede ancora oggi che l'Italia sia stata libertà, che crede ancora in questa farsa e tragedia chiamata democrazia, che ha lasciato i suoi figli inerti contro un nemico crudele e spietato che abbisogna dell'inganno e della falsità per esistere solo perché esso è un potere alieno, un invasore che non potrebbe esistere senza la maschera che si è costruito.
Viviamo nel peggiore regime tirannico che l'umanità abbia mai conosciuto, che non mira solo a schiavizzare e distruggere ogni resistenza, ma mira direttamente alla nostra estinzione, come popolo, come etnia, come razza, cui odio verso le nostre genti è paragonabile solo alla sua velenosa propaganda;
I giovani odierni hanno ereditato dai padri illusi le catene che oggi stringono le nuove generazioni, catene che mostrano la vera cruda realtà che non corrisponde a quello che i padri credevano, che non hanno insegnato l'onore, la fierezza, la dignità che prevede la morte invece che la schiavitù.
Noi diciamo a questi giovani, non fuggite come il sistema vuole, non rassegnatevi, non lasciatevi ingannare ancora, ma combattete in ogni ambito,e finanche con le armi fino alla morte se necessario, ricompattatevi nello spirito e nell'antica fratellanza che esiste tra i popoli, quello che si dovrà fare sarà crudele ma lo faremo, e lo dobbiamo fare, è ora di scacciare e annientare il nemico occupante con tutto il suo stuolo di servi e traditori, il nostro sacrificio servirà per le generazioni a venire, ma con esse vivrete anche voi per sempre.
white wolf
di: Roberto Pecchioli
Qualcuno ritiene
ancora la statistica una scienza minore, pronta a certificare che
abbiamo mangiato un pollo a testa anche se qualcuno è rimasto a digiuno
mentre altri si sono strafogati. Soprattutto, sembra pensarla così-
disgraziatamente- la miserabile classe dirigente di governo e di
opposizione. Se così non fosse, infatti, chi ha responsabilità di
decisione si mobiliterebbe dinanzi ai rapporti periodici degli istituti
di ricerca e di statistica. Al contrario, al massimo un giorno di
interesse mediatico e l’indomani silenzio, via verso i nuovi intrighi,
le beghe di cortile, il consueto spettacolo da angiporto che chiamiamo
politica.
L’Istat ha pubblicato il suo rapporto
annuale sulla povertà in Italia, le sue conclusioni sono gravi, ma ciò
che conta è la polemica sul nuovo libroide autocelebrativo di Matteo
Renzi. Eppure, l’istituto pubblico- dunque un ente dotato di prestigio,
ufficialità e con accesso privilegiato ad ogni canale di informazione –
mette nero su bianco qualcosa che gli italiani normali sanno per
esperienza diretta: diventiamo ogni anno più poveri, ed il disagio si
concentra sugli anziani e soprattutto su giovani e giovanissimi.
I numeri dovrebbero determinare la
reazione popolare, e, nelle classi dirigenti, riflessioni, autocritiche e
progetti di lungo termine. Nulla. Le famiglie in condizione di povertà
assoluta sono oltre 1.600.000, e costituiscono il 6,3 di quelle
residenti. La percentuale sale al 7,9 della popolazione se consideriamo
gli individui. Si tratta di 4.762.000 persone, più dell’intera
popolazione del Piemonte e della Valle d’Aosta. L’aumento rispetto
all’anno precedente è dello 0,3 per cento, un dato apparentemente non
drammatico, ma si tratta di 180.000 persone in più schiacciate dal
bisogno e dal disagio. Soprattutto, conta che il dato continui ad
aumentare, segno evidente che non siamo affatto usciti dalla crisi, con
buona pace del dottor Draghi, e che le politiche governative, a
cominciare dal magico jobs act sino alla mancia di 80 euro di qualche anno fa, non hanno sortito effetto alcuno.
Tuttavia, l’elemento più pesante è la
certificazione dell’ISTAT relativa ai gruppi maggiormente colpiti.
Tralasciamo in questa sede il divario territoriale Nord- Sud, la cui
forbice è peraltro in ulteriore aumento, e concentriamoci sulle fasce di
età. Qui il disastro antropologico è più evidente. I giovani
considerati indigenti superano il milione, attestandosi al 10 per cento
del totale. Per i minorenni, il dato è ancora più sconfortante, giacché i
poveri sono adesso uno su otto (il 12,5%), con un aumento percentuale
di oltre un punto e mezzo in un solo anno. Parliamo di un milione e
duecentomila giovanissimi poveri, un numero pari all’intera popolazione
dell’Abruzzo. Come è ovvio, le più disagiate sono le famiglie numerose,
oltre un quarto delle quali sono considerate statisticamente povere, con
un balzo impressionante di otto punti e mezzo in un anno. Dal 18,3 per
cento al 26,8. Ulteriore aggravante è l’indice di intensità della
condizione disagiata, ovvero chi era già povero sta diventando
poverissimo o misero, ed il piano inclinato sta travolgendo un numero
crescente di residenti.
E’ definitivamente saltata la vecchia
regola sociologica della società dei due terzi. Due su tre stavano più o
meno bene, secondo le vecchie categorie di giudizio, e con aspettative
positive (il cosiddetto ascensore sociale), l’altro terzo era in
affanno. Le percentuali si stanno rapidamente rovesciando, rendendo più
evidente l’effetto Clessidra, ossia la polarizzazione del reddito e
delle opportunità nella fascia più alta, con una strozzatura sempre più
accentuata al centro (la proletarizzazione progressiva del ceto medio di
una volta) e una enorme massa alla base. Innanzitutto, è diventato
chiaro a tutti che i giovani hanno non solo un reddito inferiore a
quello dei padri e dei nonni, ma le loro prospettive sono disastrose.
Dopo diverse generazioni, il destino è certamente quello di essere più
poveri e meno sicuri di chi li ha preceduti. Ci permettiamo di affermare
altresì che le ultime generazioni hanno una cultura materiale
ampiamente inferiore ai loro padri. Possiedono diplomi, spesso lauree e
persino master, ma lo scarto tra conoscenza, saper fare e istruzione certificata da titoli di studio attribuiti dalla scuola è imbarazzante.
Occorre dirlo senza mezzi termini:
abbiamo costruito mattone dopo mattone il male dei nostri figli e le
conseguenze sono quelle che abbiamo sotto gli occhi e i rapporti
statistici non fanno che fotografarle impietosamente. La società senza
padri, inevitabilmente, trascura e detesta i figli. Quella in cui
viviamo è una società che abortisce se stessa. Per utilizzare una
metafora mitologica, si invera l’atto drammatico con cui Crono, o
Saturno, il Tempo, divorava i suoi figli. Venuto a sapere che uno di
loro lo avrebbe spodestato, il Dio Crono prende a mangiare ad uno ad uno
i suoi eredi. La profonda verità del mito greco si adatta perfettamente
alla società postmoderna, “che rifiuta il passato e guarda al presente
come ad un mero oggetto di consumo; vede il futuro attraverso i raggi di
un progresso pressoché ossessivo” (cardinale Robert Sarah).
Nel rapporto Istat, il disprezzo per
“prima” si esprime nel basso reddito degli anziani, nella certificazione
del loro abbandono e, per conseguenza, nell’aumento della povertà, che
si è attestata, nel 2016, oltre il 4 per cento degli
ultrasessantacinquenni. Essi, tuttavia, restano meno indigenti dei loro
nipoti, in quanto comunque hanno una pensione, qualche risparmio e
possiedono molto spesso la casa di abitazione. Il mondo di ieri, a
giudicarlo con le categorie della statistica, batte quello di domani tre
a uno. Per un nonno in povertà, ci sono tre nipoti in analoghe
condizioni.
Basterebbe tale constatazione per
emettere una prognosi severa sulla società che abbiamo costruito. Nei
giorni precedenti al rapporto Istat, è stato diffuso un altro indicatore
di segno diverso, legato alla ricchezza, che ha dimostrato come l’1 per
cento delle famiglie possieda circa un quarto dell’intera ricchezza
nazionale. La clessidra si allarga in alto, si restringe rapidamente
sino a strozzarsi e dilaga in basso, dove sono soprattutto i giovani a
pagare il prezzo più alto. Non riusciamo a toglierci dalla mente un
brano della lettera di San Paolo ai Galati: “Dio ha mandato nei nostri
cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei
più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di
Dio.”
Il tempo che ha espulso la trascendenza
ha eliminato il concetto di filiazione e di eredità. Tutto deve essere
esaurito, consumato in fretta, gli altri si arrangino, anche se sono
ragazzi, figli nostri. Un esempio drammatico e pregnante è quello del
sistema previdenziale. Sino a un quarto di secolo fa, i lavoratori
versavano contributi destinati a pagare la pensione agli anziani, i loro
padri. Era il sistema a ripartizione. Poi, iniziato il declino
demografico, il meccanismo si è inceppato, i lavoratori attivi sono
stati costretti a versamenti via via più elevati per sostenere il
sistema e, soprattutto, per garantire a se stessi, in un futuro spostato
sempre più avanti come la linea dell’orizzonte, una pensione
decisamente inferiore. E’ il metodo della capitalizzazione messo a punto
da Milton Friedman, l’economista liberale monetarista della scuola di
Chicago, l’uomo che dall’ ovvia constatazione dell’inesistenza di pasti
gratis ha fatto discendere lo smantellamento dello Stato sociale, le cui
vittime finali sono i giovani delle attuali generazioni, quelli che la
narrazione mediatica definisce “millennials”, cresciuti nei terribili anni Duemila.
E’ svanita l’eredità, si indebolisce
quotidianamente l’idea stessa di filiazione, la parola di Paolo perde
significato. Non ci sono più figli, poiché li abbiamo divorati
attraverso l’egoismo, dunque mancano gli eredi. Come sempre nelle
tragedie epocali, perdono entrambe le parti. Gli ex figli di ieri hanno
disconosciuto i padri, sono vissuti nel consumo e nell’assenza di
limiti, l’eredità è perduta. I figli superstiti arrancano, e le
generazioni non hanno più le risorse morali per cambiare direzione.
Nessuna politica pubblica, in Europa ed in Occidente, privilegia la
famiglia e la natalità, nessun investimento – materiale, spirituale,
culturale- viene fatto sul versante della riproduzione della società.
Forse è questo l’elemento che più sgomenta. Oltre un certo limite,
abbondantemente superato, l’individualismo genera mostri.
Da sempre, la prima preoccupazione di
ogni comunità e compagine sociale è stato perpetuare se stessa. Per
questo nacquero le alleanze familiari, l’istituto del matrimonio, e
tutto ciò che abbiamo chiamato comunità, cultura e poi civiltà. Poi, la
corda è stata spezzata. Disprezzato il passato, negato il futuro come
progetto comune, resta un “presentismo” ossessivo che, declinato in
formule matematiche e in istogrammi statistici, descrive una società che
getta nella spazzatura tutti coloro che non servono al modello
dominante. Per gli anziani, è tutto tristemente più semplice: meno cure,
l’idea che la soluzione sia una morte scelta, programmata, resa
asettica dai bianchi camici degli operatori specializzati, falsamente
disincarnata. In Olanda, uno dei laboratori dell’obitorio post moderno, è
in discussione una legge che permetterà a ciascuno di richiedere ed
ottenere la propria morte allo scoccare dei 75 anni di età, anche se in
salute, a semplice richiesta. Sono cambiati i boia, quelli del terzo
millennio non impiccano e non fucilano; con guanti e mascherina sterile,
asportano grumi di cellule dal corpo delle donne che diventerebbero
fastidiosi esseri umani. Armati di siringhe ipodermiche e lacci,
sopprimono malati, anziani. La società dei rifiuti, con lo smaltimento
che diventa a sua volta business.
Ecco ciò che rivela la statistica sulla
povertà. I giovani sono un tremendo fastidio, l’eredità è un impiccio:
impiegano almeno vent’anni per diventare adulti, per anni devono essere
accuditi, istruiti, si deve vivere per loro, dimenticando le vacanze nei
paradisi artificiali del mare esotico e del sesso a gettone, e poi
costano, sporcano, esigono. Nel mondo del lavoro, poi, sono una vera
palla al piede: formazione lunga e costosa, inesperienza, un sistema
scolastico che non insegna né a vivere né a comprendere. Meglio, molto
meglio, ricorrere agli eserciti di riserva. Come gli immigrati: sono già
adulti, si accontentano di poco, lavorano in nero e senza protezione
sociale. Un paradiso per alcuni, l’inferno per tutti gli altri.
Le residue famiglie numerose sono le più
danneggiate dal modello dominante, il che dissuade anche i più
coraggiosi dal mettere al mondo figli. Oggi, le famiglie con tre figli
sono rarissime, guardate con sorpresa e curiosità, e non c’è neppure un
mercato immobiliare a costi ragionevoli per chi abbia bisogno di una o
due stanze in più. In compenso, sono a carico della sanità pubblica non
solo gli aborti volontari, ma anche le operazioni per il cambio di sesso
e persino taluni interventi estetici. Le spese per gli animali
domestici sono fiscalmente detraibili, c’è da stupirsi se i giovani
esseri umani siano, nei fatti ed al netto del diluvio retorico
dell’ipocrisia giovanilistica, l’ultima ruota del carro? Quando si
presentano per un lavoro, si richiede loro l’esperienza che non possono
essersi fatta, conoscenze e saperi che la scuola non fornisce.
Di che cosa, infine, sarebbero eredi?
Forse dello sballo del fine settimana, o dei falsi diritti individuali
al capriccio, o ancora dell’egoismo che trabocca ovunque, a partire
dalle loro stesse famiglie destrutturate. Non è tutta colpa loro se
davanti alla prospettiva di un impiego chiedono innanzitutto se si
lavora al sabato o i festivi (come faccio ad andare in discoteca?), o se
rifiutano con angoscia il sacrificio, la fatica, il disagio da cui li
abbiamo allontanati. Probabilmente sono davvero in maggioranza
bamboccioni, ma è l’eredità perfetta di madri e padri iperprotettivi,
partigiani intransigenti dei “diritti”, e di una società corriva per la
quale ogni condotta è lecita purché sia volta al consumo. Non hanno
ereditato l’idea di bene e di male, di giusto e sbagliato perché questi
legati non sono stati citati nel testamento. Sprecati, consumati,
spremuti come limoni, non sono caduti in successione.
La povertà morale e spirituale diviene
compagna inevitabile del disagio economico. Le vite nomadi, precarie,
vissute alla giornata nell’indifferenza per il futuro si accompagnano
alle nuove povertà materiali. Non ci si può formare una famiglia, posto
che lo si voglia, ancor meno mettere da parte un gruzzoletto per il
domani. Eppure, si trovano sempre i denari per i fine settimana di
alcool ed eccessi, ci si deturpa il corpo con costosi e orribili
tatuaggi (la regressione allo stato tribale, senza il senso della vita
comunitaria della tribù).
Eduardo Zarelli, benemerito editore
controcorrente, nella prefazione ad un recente libro di Alain De
Benoist, esprime un’altra verità sconcertante. Le ultime generazioni
hanno competenze tecniche enormemente inferiori alle società
tradizionali. In sostanza non sanno fare pressoché nulla, prigioniere
della tecnologia. La tecnica, spiega Zarelli, “è il saper fare con
scopo, mentre la tecnologia è un riduzionismo funzionale, una scienza
applicata il cui fine è quello di fornirci una funzione senza passare
attraverso il saper fare”. Una povertà che è tremenda responsabilità
delle generazioni degli adulti e degli anziani. Esempi concreti,
l’incapacità dei più a risolvere problemi di matematica e fisica in
quanto ci pensa il computer, e la stessa perdita della memoria a lungo
termine per cui non ricordiamo più neppure i numeri telefonici degli
amici e parenti (stanno in rubrica!) e perdiamo progressivamente il
senso dell’orientamento (tanto ci sono i GPS e Google Maps).
Quante povertà diverse dietro i nudi
istogrammi della statistica, e quanto è grande la perdita che abbiamo
addossato ai nostri figli. Il futuro prossimo è ancora più nero: incombe
l’era dei robot, ci sarà sempre meno lavoro, anche di quello
qualificato e cognitivo. Sarà ancora più importante recuperare la
volontà, il sacrificio, il ritorno alla manualità e alla capacità di far
da sé, come i nostri nonni che erano più poveri in denaro – però li
stiamo raggiungendo- ma più ricchi di conoscenze, autonomia, spirito di
adattamento. La divisione del lavoro, insieme con indubbi successi, ci
ha portati ad un sistema di vita per cui senza denaro non solo non
abbiamo nulla, ma non siamo nulla.
I falsi e distruttivi stili di vita propagandati dai media del nemico
Dal male, tuttavia, occorre trarre
opportunità. I giovani diventano poveri in termini monetari, ma,
fortunatamente, alcuni di loro stanno recuperando il gusto del fare con
le proprie mani e con il cervello, dell’intraprendere, del ri-costruire.
Privati di eredità, o respinta con sdegno quella, avariata e menzognera
dei padri, dovranno riprendere a navigare per l’alto mare aperto.
Forse, avranno molto da imparare dai coetanei stranieri, più scafati,
non pochi si perderanno per debolezza e assenza di esempi, ma la
vergogna dovrebbe essere la nostra.
Nel tempo delle opportunità e della
ricchezza più ostentata, i nostri disvalori, le nostre follie hanno
prodotto una povertà diffusa soprattutto a carico dei nostri giovani.
Hanno il diritto di maledirci, hanno la necessità di comportarsi in
maniera esattamente opposta ai genitori. Ma sapranno farlo, qualcuno
oserà insegnarlo, oppure i figli che abbiamo contemporaneamente messo al
mondo ed abortito o divorato faranno un altro passo verso il basso?
L’Istat non può elaborare statistiche morali, o, come Richard Easterlin,
tentare di misurare la felicità in rapporto al reddito. Può soltanto
suonare l’allarme sulla povertà economica, e sulla sua drammatica
concentrazione tra i più giovani membri della società.
Senza padri, non si cresce. Senza figli,
si muore senza funerale. Rifiutate l’eredità dell’ultimo mezzo secolo,
il nostro, ragazzi traditi. Fate quel che vorrete, ma, per favore, non
seguite il nostro esempio!
fonte
Digitate:"immigrazione?integrazione?o disinitegrazione" Fatelo vedere a quell'infame della Boldrini e company ,a casa tutti I partiti servono solo a prendervi per il cu.. Chiusura confini e fuori I cioccolatini con I loro padroni ebrei De bendetti elkann Ferrara Lerner mieli mentana ecc e le loro banche immonde di carta straccia
RispondiEliminaquoto soprattutto la nota personale di ww, blut und boden fino alla morte, se solo in italia la polizia facesse quello che è fatta per fare non ci sarebbero mandrie di spacciatori e di delinquenti e di "belli fighi", basterebbero le leggi che ci sono senza introduzione di legislazioni di emergenza atte solo a togliere libertà come i daspo urbani che sono fatti solo per allontanare chi si ribella allo status quo (ovviamente verranno applicate al pensiero non conforme), provate a girovagare in un paesino dell'austria senza una meta e nel giro di pochissime ore vi troverete in una caserma trattati educatamente ma senza indugio allontanati.
RispondiEliminapiù di una volta negli anni 90 a berlino ebbi modo di vedere la resistenza a quel modo di pensare descritto nell'articolo importato da ovest dopo il crollo del muro, vidi anche la fatica di russi ucraini e georgiani ad adattarsi ad una mentalità occidentale arrogante e falsa. a noi è toccato il peggio però, ci hanno tolto la capacità di capire attraverso il buonismo cattocomunista e ci hanno ampiamente fregati albanesi kosovari romeni e zingari che ora o hanno in mano parti importanti dell'economia o spadroneggiano nella delinquenza con la copertura di attività legali, esattamente come fà la mafia, la germania è letteralmente piagata dalla presnza italiana delle mafie a cui non riesce a far fronte per vulnus legali e per una mentalità onesta e senza malizia assolutmente inadatta e ci vorrà ancora una generazione prima che i tedeschi si sveglino, quando avverrà se gli italiani non cambiano prima saranno cazzi amari e il perchè lo capite da soli, la mentalità degli italiani dovrà cmbiare anche in italia ancora più velocemente perchè fra pochi anni altrimenti non ci sarà più nessuna italia ma ci sarà la tunisalia o la mozambitalia o l'ugandalia o come volete chiamarla. vi ricordo che la ex jugoslavia ora ha infrastrutture modernissime, dagli aeroporti alle autostrade alle industrie energetiche, centrali elettriche geotermiche ecc, tutte costruite con capitali turco cinesi e i loro porti sono li pronti a supportare la futura invasione militare da est, mentre l'occidente è costretto alla guerra interna dell'immigrazione. immigrazione che vede sul suolo europeo per la maggior parte uomini giovani in età da combattimento ai quali non sono ancora state date le armi ma che arriveranno a tempo debito, londra non si chiama più così ma londistan, con un sindaco pakistano-ebreo. ma hanno fatto la brexit ed hanno la sterlina, noi abbiamo la merda secca del camerun chiamata euro fatta con una carta che non va nemmeno bene per accendere il fuoco, ogni paese dovrà fare una brexit istantanea e violenta convertendo in tempo zero per legge gli euro in moneta nazionale, la banca d'italia dovrà essere occupata militarmente con una blitzkrieg e mandati a casa o in galera i traditori prezzolati, buona parte della classe dirigente andrà defenestrata, la classe politica processata tutta per alto tradimento esclusi forse i 5 stelle che hanno il solo torto di credere ancora nel sistema e a grillo. voi italiani non avete altre opzioni e non avete più tempo perchè in meno di un lustro non esisterete più e lo stivale sarà argomento per i libri di storia come l'antica roma. svegliatevi perchè cambieranno il nome nche al mulino bianco e si chiamerà mulino moretto. una rivolta popolare siffatta difficilmente sarà ostacolata da soldati e forze dell'ordine se non i soli primi 3 giorni, il quarto giorno vedrete i politici cagare acqua de paura.
jj
Wolf.. quanto è vero soprattutto la nota personale,noi giovani ormai tagliati fuori da una linea di vita.. è difficile ..
RispondiEliminaIo mi chiedo, ma noi che stiamo facendo esperienza qui.. oltre che a conoscere noi stessi dobbiamo anche combattere queste bestie immonde che ci schiavizzano? Il fatto è che non è facile tutto in questo contesto..
Davide
che post stupido e melenso
RispondiEliminami picciono solo quelli che descrivono quanto fanno schifo gli ebrei
Concordo, Pecchioli non mi piace ,meglio Luciano lago o Paolo germani o alba giusy,sui perfidi ebrei ormai si permettono quello che vogliono ,possono far fallire in 5 minuti chiunque con le loro banche e LA tecnologia ,manipolano il denaro da secoli con l'usura sono un cancro all'interno delle nazioni,bisogna sbatterli in Madagascar con I loro lacche' massoni berlusca e tutti I politici sono massoni ,del popolo se ne impipano ,I massoni rispondono ai loro fratelli massoni mica agli italiani,fanno finta tutto qui!!
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