Voi sarete la generazione che vedrà il ritorno di atlantide, voi vedrete i signori delle stelle risorgere dagli abbissi, sarete i testimoni del monito degli Dei contro chi cerca di occultare le verità ancestrali.
Vedrete ritornare sulla terra l'uomo eroico, mai sparito ma solo dormiente, seppelito nel mare di menzogne e idiozie imposte da chi domina il nostro mondo.
Ogni mistero sarà rivelatò a tempo debito, verrà il regno dei lupi che calpesteranno l'uomo corrotto inferiore, che precedono sempre l'arrivò dei signori di agarthi.
white wolf
Quale segreto si nasconde nell’archeologia “misteriosa”, cioè tuttora non completamente “spiegata” dalla scienza ufficiale? La tesi: una civiltà preesistente alla nostra, molto evoluta, fu spazzata via dalla Terra circa 12.000 anni fa. Ma le sue tracce emergono regolarmente dai reperti e da profonde verità custodite da svariate tradizioni esoteriche. Nel libro “Lo Specchio del cielo”, Graham Hancock continua la ricerca cominciata nel suo bestseller “Impronte degli dei” per scoprire «l’eredità nascosta dell’umanità» e rivelare che le culture che noi consideriamo antiche erano, di fatto, eredi di una civiltà di gran lunga più antica, dotata di una «saggezza».
Lavorando con la fotografa Santha Faiia, sua moglie, Hancock traccia il network dei siti sacri intorno al mondo in uno spettacolare viaggio di scoperta che ci porta dalle piramidi e templi dell’antico Egitto alle enigmatiche statue dell’isola di Pasqua, dalle rovine dell’America pre-colombiana allo splendore di Angkor Wat, in Cambogia, nel tentativo di decifrare il codice dei nostri antenati. Per l’editore, Corbaccio, «è un’odissea attraverso il mito e la magia, e incredibili rivelazioni archeologiche che ci costringono a ripensare la nostra concezione delle origini della civiltà».
Graham Hancock
“Lo Specchio del cielo” è molto più che un seguito a “Impronte degli dei”: è «un’immersione nella spiritualità degli antichi, una ricerca della rivelazione di un segreto scritto nella lingua dell’astronomia, e conservato nelle fondamenta dei più sacri siti dell’antichità». Un segreto che «parla della misteriosa connessione tra cielo e terra, che trasforma templi in stelle e uomini in dèi». In altre parole, «il più oscuro e nascosto segreto del nostro passato dimenticato». Graham Hancock è nato in Scozia, a Edimburgo, ma ha vissuto a lungo in India, dove il padre lavorava come chirurgo.
Tornato in patria, si è laureato in sociologia presso la Durham University e ha iniziato la carriera di giornalista, arrivando a firmare articoli per i più prestigiosi quotidiani britannici, come il “Guardian”, il “Times” e l’“Independent”, per poi passare anche alla produzione di libri a partire dal 1980. In una recente intervista realizzata Michael Parker per “Antidote”, scrive il blog “Segni dal cielo”, Hancock sostiene che gli indizi sulle antiche civiltà della Terra, misteriosamente scomparse, «potrebbero aiutare i ricercatori di oggi a scoprire i pezzi perduti della storia antica dell’uomo».
Un gigantesco puzzle planetario: dalle incredibili costruzioni megalitiche, come quelli di Gobekli Tepe e Gunung Padang, alle «fonti di energia nascoste utilizzate da numerose antiche culture di tutto il mondo», poi scomparse in seguito a «estinzioni di massa», forse causate dall’impatto con un gigantesco meteorite: «Una ipotesi che viene accolta da molti scienziati – aggiunge “Segni dal cielo” – visto che, oltre Giove e Saturno, ci sono comete giganti che possono essere vettori di distruzione planetaria». Secondo Hancock, vi sono prove sufficienti che suggeriscono che tra il 10.800 e il 9.600 aC, uno tsunami di proporzioni epiche spazzò via interi contineti, a causa dell’impatto di una cometa. Nel tempio di Horus, nell’antica città egiziana di Edfu, celebri iscrizioni descrivono come “dèi” gli esseri che vi si erano rifugiati, «provenienti da un’isola sacra, distrutta da inondazioni e incendi». L’autore sostiene che un evento di estinzione antica «spazzò via Atlantide e le società avanzate di 12.000 anni fa». Le strutture megalitiche a Gobekli Tepe e Gunung Padang sarebbero «antichi centri di potere sepolti, dove viene nascosta una storia che gli archeologi non sono disposti a riconoscere».
Sono in corso profonde revisioni della storiografia anche recente: alcuni siti archeologici terrestri, dalle piramidi di Giza ad Angkor Wat, sarebbero molto più antichi di quanto pensi l’archeologia ortodossa. Le piramidi d’Egitto e la Sfinge non sarebbero stati edificati 4.500 anni fa (nel 2.500 a.C.) ai tempi dei faraoni della IV dinastia, come oggi comunemente accettato, ma nel 10.500 a.C. e cioè 12.500 anni fa, ai tempi dell’ultima glaciazione. A sostegno di queste tesi le indagini eseguite sulla sfinge dai geologi Robert Schoch ed John Anthony West, che nel 1996, incaricati di studiare i segni di corrosione sulla Sfinge, hanno concluso che essi potevano risalire a circa 7.000 anni fa, quando ancora l’Egitto non era arido come adesso. Altre indagini sono state eseguite utilizzando il software Skyglobe, secondo il quale la costellazione visibile ai tempi della presunta edificazione della sfinge (2.500 a.C.), non fosse il Leone, del quale invece essa ne riproduce l’aspetto, come invece accadrebbe nel cielo visibile dalla Terra nel 10.500 a.C. Analoghi ragionamenti per il monastero di Angkor Wat o le statue dell’isola di Pasqua: alcuni siti terrestri sarebbero “lo specchio del cielo” che i loro costruttori vedevano nel 10.500 a.C. (la costellazione di Orione per le piramidi, quella del Drago per Angkor Wat).
Hancock ipotizza anche la presenza sulla Terra di una civiltà evoluta, estintasi appunto 10.500 anni fa ai tempi dell’ultima glaciazione (l’Atlantide di cui parlava anche Platone). Si pensa che qualcosa, di quella civiltà, sia comunque sopravvissuto, al punto che – grazie alle sue conoscenze – l’umanità sarebbe stata in grado di costruire piramidi più recenti e altri immensi monumenti. Troppe “coincidenze”, in ogni caso: «Che cosa lega un mappamondo del 1513, le opere dei Maya, degli Atzechi, degli Incas e le monumentali costruzioni egiziane?», si domanda una recensione su “Leggere a colori”. «Hancock rivela un messaggio universale celato nelle grandi opere e riportato nei miti e nelle leggende di tutte le popolazioni». Partendo da Nazca fino ad arrivare in Egitto, passando da Perù, Bolivia e Messico, l’autore va alla ricerca di una connessione, un legame, tra mappe, miti e opere architettoniche, lasciateci da popolazioni geograficamente lontane le une dalle altre e con una preparazione culturale, tecnologica e ingegneristica apparentemente non così avanzata da poter realizzare tali opere.
Il viaggio, racconta “Leggere a colori”, prende spunto dall’analisi del misterioso mappamondo di Piri Reis, disegnato nel 1513, in cui è riportata l’esatta linea costiera antartica che noi conosciamo grazie all’utilizzo di potenti mezzi tecnologici, ma che è nascosta all’occhio umano dalla calotta glaciale (che risale circa a 40.000 anni fa). «La mappa è sicuramente autentica e, altrettanto sicuramente, nel 1513 non avevano i mezzi per rilevare tale formazione al di sotto dello spesso strato di ghiaccio. La spiegazione più plausibile su come Piri Reis abbia potuto disegnare la sua mappa è che sia venuto a conoscenza di dati tramandati nei secoli; ma tramandati da chi? Questa misteriosa popolazione deve aver visto le coste prima della glaciazione e quindi essere esistita prima della classica preistoria. E ha qualcosa a che vedere con i misteri che circondano le grandi opere maya, inca, atzeche e egiziane?». Hancock propone un continuo susseguirsi di scoperte, rilevando strane analogie tra opere architettoniche e miti di popoli e civiltà molto lontani tra loro. Chi e perché, ha costruito quelle opere monumentali? È possibile che siano collegate tra loro? Mettendo in discussione la datazione attribuita ai principali siti archeologici (più antichi di ciò che pensiamo, eretti prima della glaciazione) Hancock ipotizza che possano «celare una premonizione, che solo un elevato grado di conoscenza scientifico-astronomica potrebbe mettere in luce».
libri:
Wolf ti ho scritto in posta.. quando hai tempo riesci a rispondermi.. grazie
RispondiEliminaUn abbraccio
Davide
"Voi sarete la generazione che vedrà il ritorno di atlantide" che bello a sesto san giovanni ci sarà la riviera meditterranea e anche vicino a verona, dovrò comprare dei terreni per tempo così farò degli enormi stabilimenti balneari .... scusate ma non ho resistite a scrivere sta cazzata, buone feste a tutti con la speranza che l'anno prossimo si svegli più gente possibile, perchè di conseguenza una volta tolto il potere dalle mani dei "cattivoni" bisognerà vigilare che non prendano il potere i "racchi". chi sono i racchi ? sono la gente comune che odia la bellezza e vive invidiando cercando di distruggere, sono la gente comune mossa solo dall'ignoranza, sono la maggioranza silenziosa del senso civico comune che vive di proclami e giudica il prossimo attenta solo alla punta del suo cazzo, sono quelli che quando sei in difficoltà ti danno la spallata finale, sono gli psicopatici puri, sono gli sbirri quando abusano del loro potere, sono gli sbirri che danno addosso ai loro colleghi onesti, sono gli spacciatori che ti tormentano chiedendoti a ogni angolo di piazza "tutto a posto", sono il tritacarne della politica e della giustizia che non gliene frega un cazzo di distruggere vite ma vanno avanti tronfi nelle loro ideologie sempre sicuri di avere ragione e che non pagheranno mai i loro errori. Ci resta solo la certezza che ci sono anche i lupi oltre le pecore e i pastori e i loro cani da guardia, fate che comandino i lupi e non le pecore.
RispondiEliminajj
guarda caso appare un'articolo sullo stesso tema su Renegade.Un caso di sincronicità! BUN NADAL E BUN AN NOV!
RispondiEliminahttp://www.renegadetribune.com/white-aryan-race-atlantis-unwanted-truths/
I miti e le tradizioni del genere umano illuminano alcuni dei capitoli più debole nell'antichità. Come l'autore Graham Hancock ha spesso affermato, siamo una specie con l'amnesia. I nostri miti sono l'unico record di un capitolo dimenticato della nostra storia. Essi sono anteriori nostri registri scritti da decine di migliaia di anni, come sono stati tramandati da tradizioni orali centinaia di generazioni prima di essere state scritte dai nostri antenati. In breve, ci sono preceduti da quello che può essere chiamato solo antenati dimenticati, una linea di sangue che da tempo passato dalla memoria razziale. Graham Hancock parla da un punto di vista prevalentemente multiculturale. I suoi scritti rivelano un percorso non intenzionale di comprendere le nostre antiche origini ariane bianchi. L'affermazione di Hancock che oggi l'umanità è stata preceduta da una civiltà globale perduta, ora estinto dal momento che la fine dell'ultima era glaciale, è di grande importanza per l'umanità bianco. E 'chiaro che l'antica razza ariana bianca stava guardando le stelle e rintracciare i movimenti dei cieli per molte decine di migliaia di anni. Potrebbe ci sono stati una grande civiltà bianca ormai perso alle ingiurie del tempo? Nei tempi antichi un patrimonio di conoscenza umana, una volta esisteva che ora è perso per sempre....CONTINUA
Sulla scia del grande maestro: il libro http://bit.ly/2glWBeU
RispondiElimina