Quanto più si affermano nel
mondo le tendenze autoritarie supportate dallo strapotere dei media,
tanto più vediamo le persone “allinearsi” sempre più sollecitamente
alle “parole d’ordine” del momento, avendo ormai imparato che opporsi
alle idee imperanti non viene più giudicato, come un tempo, una
testimonianza di indipendenza mentale e quindi di intelligenza,
ma piuttosto un comportamento dissennato, che rischia di attirare la
minacciosa attenzione dei “poteri forti” ed esporre chi ne è
protagonista a grossi guai.
E’ questa la prova più evidente del dilagare dell’ipnosi di massa. Mentre fino a pochi anni fa per “lanciare” a livello di massa un’idea, un prodotto o un comportamento era ancora necessario giustificarne i vantaggi a livello dialettico, oggi è ormai sufficiente riversare sulle persone un bombardamento emozionale abbastanza forte e costante da far loro capire che la promozione del prodotto o del messaggio reclamizzato rientra nella casistica bene espressa dai versi di Dante:
vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare.
(Inferno : 3:95-96 ; 5:23-24)
Lo sciamanesimo,
con la sua profondissima conoscenza della mente umana, offre i mezzi di
gran lunga più efficaci per cancellare gli effetti dell’ipnosi di
massa. E’ bene però precisare che praticare le tecniche sciamaniche da
soli è pericoloso: il mio consiglio al lettore è di provarci solo con
l’assistenza di uno sciamano esperto.
La prima cosa da imparare è che le
suggestioni di massa sono disposte a livelli, il più superficiale
originato dal livello inferiore. Per questo motivo, combatterle una per
una non serve a molto: anche se riusciamo a neutralizzarne gli effetti,
dopo qualche tempo la stessa suggestione tornerà a ripresentarsi sotto
forme diverse, a meno che non si sia provveduto a eliminare anche il
livello sottostante che l’ha generata.
Secondo una classificazione necessariamente convenzionale, è possibile individuare quattro livelli di ipnosi:
Secondo una classificazione necessariamente convenzionale, è possibile individuare quattro livelli di ipnosi:
1 - le suggestioni dei media,
che mirano a farci compiere azioni decise da altri mediante
l’accorgimento di renderle desiderabili ai nostri occhi, o a farci
considerare “giusti” determinati comportamenti piuttosto che altri
sebbene in realtà non esistano motivazioni razionali in tal senso.
Le suggestioni dei media, nella quasi totalità, hanno origine dalla
2 - suggestione economica: la
certezza che le persone, gli oggetti materiali, e/o in particolare il
denaro, possano essere disposti secondo una scala di valori quantitativi
o qualitativi. Nella sua forma più estrema: che il denaro sia l’unico
valore esistente.
Alla fonte della suggestione economica c’è
l’accorgimento di limitare la distribuzione di beni materiali o altri
oggetti che, in un mondo normale, dovrebbero essere accessibili a tutti:
risultato che viene ottenuto per mezzo della
3 - repressione - suggestioni
tese a limitare ingiustificatamente le possibilità di azione dell’uomo.
Ne esistono varie forme (repressione fisica, sessuale, politica, ecc.),
tutte quante a loro volta originate da
4 - l’illusione della realtà oggettiva. Questa ci porta a giudicare situazioni, cose e persone (noi stessi inclusi) in base ad apparenze o pregiudizi (nel
senso più letterale del termine: ovvero generalizzazioni fondate su
esperienze precedenti da noi sperimentate in circostanze analoghe).
Ha l’effetto di limitare enormemente le possibilità di azione di chi ne è vittima, e l’istintiva percezione di questo fatto conferisce all’uomo un senso di insicurezza che gli fa apparire desiderabile l’imposizione di gravose limitazioni anche agli altri.
Questo quarto livello dell’ipnosi è di gran lunga il più difficile da combattere, perché funziona: soltanto raramente è fonte di inconvenienti nella nostra vita sociale, anzi in genere la favorisce, consolidando prepotentemente l’illusione che il piano della realtà oggettiva sia l’unico esistente. Può essere quindi considerato la condizione preliminare al manifestarsi degli altri tre tipi di ipnosi, ed è quello che va abbattuto se si desidera eliminarli.
Vorrei subito precisare che, mentre i primi tre livelli si propagano in seguito all’azione umana, il quarto livello dell’ipnosi è governato dalla meccanicità assoluta: non si possono individuare persone responsabili, tutti quanti ne siamo vittima.
Così dicendo, non è mia intenzione fare un discorso “interclassista” e giustificare in qualche modo i divulgatori di suggestioni dei primi tre tipi: spregevoli persone che, essendo pervenute in qualche modo a penetrare i meccanismi dei livelli superiori di ipnosi, invece di combatterli cercano di sfruttarli a proprio vantaggio. Ma ciò non toglie che anch’essi siano vittime del quarto livello, ed è necessario rendersene conto per comprendere l’importanza di concentrare i nostri sforzi su di esso.
Se non si fa così, la brutta razza degli sfruttatori dei primi tre livelli continuerà eternamente a riprodursi per generazione spontanea, come le teste dell’Idra.
Per combattere l’illusione della realtà oggettiva è utile innanzitutto familiarizzare con il concetto castanediano di punto d’unione, al quale diverse volte ho già accennato in questi articoli: in Trasmutazione interiore ne ho trattato in rapporto alla storia dell’esoterismo, ne Il lavoro sui sogni ho spiegato come mettere a profitto i suoi spostamenti durante il sonno, in Tuvalu e Nauru ho accennato ad alcune mie esperienze di spostamenti del punto d’unione allo stato di veglia.
Per descrivere più precisamente di cosa si tratta, ecco di seguito alcuni dialoghi tra Castaneda e Don Juan, tratti da L’arte di sognare:
Per descrivere più precisamente di cosa si tratta, ecco di seguito alcuni dialoghi tra Castaneda e Don Juan, tratti da L’arte di sognare:
Don Juan dichiarò che loro (gli stregoni) descrivevano gli esseri umani come forme scintillanti simili a enormi uova che chiamavano uova luminose. …la
caratteristica cruciale degli esseri umani come uova luminose: un punto
rotondo di luce intensa, grande come una palla da tennis, situato
sempre all’interno dell’uovo luminoso, a fior di superficie e a una
cinquantina di centimetri dalla punta della scapola destra di ogni
persona. Poiché trovai una certa difficoltà a visualizzare
tutto questo la prima volta che don Juan me lo descrisse, egli mi spiegò
che l’uovo luminoso è molto più grande di un corpo umano, e che il
punto di intensa luminosità fa parte di questa palla di energia ed è
situato all’altezza delle scapole, a distanza di un braccio dalla
schiena. Disse che gli antichi stregoni l’avevano chiamato punto
d’unione dopo aver visto cosa fa. “Che cosa fa il punto d’unione ?” indagai. “Ci
fa percepire” rispose. “Gli antichi stregoni videro che, negli esseri
umani, la percezione si mette insieme proprio in quel punto. (…)”
Avevano visto che solo un numero molto limitato dei milioni di filamenti
dell’energia luminosa dell’universo che attraversano l’uovo luminoso
passano direttamente nel punto d’unione, com’era in fondo prevedibile
viste le sue dimensioni ridotte rispetto al resto (…). Infine,
videro due cose. La prima, che i punti d’unione degli esseri umani
possono spostarsi da soli da dove sono sistemati di solito. La seconda,
che quando il punto d’unione è nella sua posizione abituale, la
percezione e la consapevolezza sembrano normali, a giudicare dal
comportamento dei soggetti osservati. Ma quando i punti d’unione (…)
sono in una posizione diversa da quella abituale, l’insolito
comportamento sembra comprovare che la loro consapevolezza è diversa, e
che la percezione non avviene più nel modo a loro familiare. La
conclusione cui erano pervenuti gli antichi stregoni era che a un
maggiore spostamento del punto d’unione dalla sua posizione abituale
corrispondeva un comportamento più insolito e, chiaramente, anche
consapevolezza e percezione erano fuori dalla norma (…). Dopo
aver visto quel che il punto di unione e il suo alone luminoso sembrano
fare, Don Juan disse che gli antichi stregoni azzardarono una
spiegazione. Secondo loro, negli esseri umani il punto d’unione,
concentrando la sua sfera luminosa sui filamenti di energia
dell’universo che l’attraversano direttamente, congloba in maniera
automatica e non premeditata quei filamenti in una stabile percezione
del mondo (…). … quando il punto d’unione si sposta in
un’altra posizione, subito lì si mette insieme una nuova massa di
milioni di filamenti luminosi di energia. Gli antichi stregoni videro
tutto ciò e conclusero che, poiché lo splendore della consapevolezza è
sempre presente dovunque sia il punto d’unione, la percezione si forma
automaticamente lì. (Di conseguenza, quando il punto d’unione si trova in una posizione diversa da quella abituale) , il mondo che ne risulta non può essere quello della vita quotidiana (così avviene nei sogni).
Tra i pochissimi esoteristi che si siano degnati di prendere Castaneda sul serio, qualcuno afferma che il punto d’unione
è una semplice allegoria senza nessun riscontro nella costituzione
sottile dell’essere umano; altri invece sostengono che, per quanto
invisibile, esista.
La verità sta nel mezzo. Il punto d’unione è una convenzione (quindi non sto chiedendovi di credere alla sua esistenza), ma una convenzione utile; perché, se ci si dedica costantemente all’esercizio di vederlo nelle persone con cui veniamo in contatto, col tempo si constaterà che le immagini che si formano nella nostra mente non sono casuali, e che è possibile trarre da esse utili informazioni riguardo alla natura delle persone osservate.
Per fare un paragone: il punto, la retta, il segmento e tutte le altre astrazioni geometriche non esistono, ma simulandone l’esistenza su un foglio è possibile sviluppare calcoli le cui applicazioni alla realtà si rivelano veritiere. Lo stesso vale per il punto d’unione: immaginarlo è il modo per offrire al nostro inconscio il codice adatto a trasmetterci informazioni che altrimenti resterebbero inesprimibili.
Ora è il momento di aggiungere una nuova e importante nozione sul punto d’unione a quelle che già vi ho trasmesso: sebbene sia possibile parlare di una sua posizione abituale (quella che allinea il piano della realtà oggettiva, o nella terminologia di Castaneda il mondo della vita quotidiana), a un esame più ravvicinato gli sciamani vedono che il punto d’unione non è mai perfettamente immobile (salvo casi particolari che prenderemo in considerazione più avanti, e che comunque non avvengono mai in esatta corrispondenza con il piano della realtà oggettiva).
Per essere più precisi: esiste effettivamente - nel centro della esatto della cavità semicircolare nella quale il punto d’unione è abitualmente collocato – un filamento (che la attraversa, come tutti gli altri, perpendicolarmente) funzionale ad allineare il piano della realtà oggettiva: su di esso, però, il punto d’unione non riesce mai a fermarsi, e le sue vibrazioni causate dai tentativi di fissarsi in quel punto determinano nell’uomo la consapevolezza.
Per capire come mai il punto d’unione non riesca a collocarsi esattamente lì, bisogna pensare che per interpretare la realtà ogni persona è costretta a ricorrere a un gran numero di dati, che le sono stati trasmessi per mezzo dell’educazione.
Ora, essendo impossibile a una normale mente umana vagliare più di sette-otto dati alla volta, è del tutto inevitabile – anche per gli individui più intelligenti – elaborare i cosiddetti comportamenti meccanici: ovvero risposte a una data situazione che ben poco hanno a che vedere con la globalità delle impressioni sensoriali di cui si gode in quel momento, ma sono invece fondate soltanto su pochi dati che il nostro cervello seleziona automaticamente, fidando nel fatto che in circostanze analoghe vissute in passato i dati di quello stesso genere gli erano stati utili per interpretare correttamente la situazione.
Da ciò consegue che il piano di realtà su cui ci muoviamo abitualmente non è costituito da persone e oggetti, ma dalle idee che noi abbiamo di loro; non si tratta cioè del piano della realtà oggettiva propriamente detto, ma di qualcosa di molto vicino ad esso, che tende costantemente a identificarsi pienamente con esso senza però riuscirci mai.
Tutto questo non accade – come pensavano i filosofi di una volta - perché Dio abbia creato gli esseri materiali dalle idee; ma perché noi siamo costretti a trasformare gli esseri materiali in idee, tanto per potercene servire quanto per poter interagire con loro.
Infatti, se davvero potessimo identificarci col piano della realtà oggettiva, ci troveremmo alle prese con un mondo di oggetti completamente spogliati dalle idee che noi abbiamo su di loro: questa è la ragione per cui nessun essere umano potrebbe mai farlo, in quanto finchè vive non potrà mai esimersi dall’avere idee su qualcosa, e queste idee saranno per forza soggettive (oltre che diverse da quelle di tutte le altre persone).
Se anche poi, per assurdo, riuscissimo a identificarci completamente con la realtà oggettiva, il risultato sarebbe un’attività mentale interamente fondata sulla percezione degli oggetti materiali, ma completamente sprovvista della possibilità di interpretarli: ovvero un’identificazione assoluta implicante come conseguenza una meccanicità assoluta (due condizioni palesemente impossibili da raggiungere nella vita reale, ma da tenere presenti come pietre di paragone, perché quanto più l’uomo è concentrato sul piano della realtà oggettiva tanto più ci si avvicina).
Per fare una breve parentesi: l’assoluta incapacità del punto d’unione di fissarsi stabilmente sul piano della realtà oggettiva dà ragione ai marxisti quando fanno notare l’errore di considerare l’uomo alla stregua di un prodotto delle condizioni naturali, mentre la nostra consapevolezza è in realtà il frutto di un complesso di interpretazioni delle condizioni naturali che noi stessi ci creiamo. Questo è letteralmente vero, e ogni sciamano che l’ha visto con i suoi occhi può permettersi di guardare con una certa ironia alla corrente contrapposizione tra materialismo e spiritualismo, nell’ambito della quale l’esoterismo sarebbe una parte del secondo.
La verità sta nel mezzo. Il punto d’unione è una convenzione (quindi non sto chiedendovi di credere alla sua esistenza), ma una convenzione utile; perché, se ci si dedica costantemente all’esercizio di vederlo nelle persone con cui veniamo in contatto, col tempo si constaterà che le immagini che si formano nella nostra mente non sono casuali, e che è possibile trarre da esse utili informazioni riguardo alla natura delle persone osservate.
Per fare un paragone: il punto, la retta, il segmento e tutte le altre astrazioni geometriche non esistono, ma simulandone l’esistenza su un foglio è possibile sviluppare calcoli le cui applicazioni alla realtà si rivelano veritiere. Lo stesso vale per il punto d’unione: immaginarlo è il modo per offrire al nostro inconscio il codice adatto a trasmetterci informazioni che altrimenti resterebbero inesprimibili.
Ora è il momento di aggiungere una nuova e importante nozione sul punto d’unione a quelle che già vi ho trasmesso: sebbene sia possibile parlare di una sua posizione abituale (quella che allinea il piano della realtà oggettiva, o nella terminologia di Castaneda il mondo della vita quotidiana), a un esame più ravvicinato gli sciamani vedono che il punto d’unione non è mai perfettamente immobile (salvo casi particolari che prenderemo in considerazione più avanti, e che comunque non avvengono mai in esatta corrispondenza con il piano della realtà oggettiva).
Per essere più precisi: esiste effettivamente - nel centro della esatto della cavità semicircolare nella quale il punto d’unione è abitualmente collocato – un filamento (che la attraversa, come tutti gli altri, perpendicolarmente) funzionale ad allineare il piano della realtà oggettiva: su di esso, però, il punto d’unione non riesce mai a fermarsi, e le sue vibrazioni causate dai tentativi di fissarsi in quel punto determinano nell’uomo la consapevolezza.
Per capire come mai il punto d’unione non riesca a collocarsi esattamente lì, bisogna pensare che per interpretare la realtà ogni persona è costretta a ricorrere a un gran numero di dati, che le sono stati trasmessi per mezzo dell’educazione.
Ora, essendo impossibile a una normale mente umana vagliare più di sette-otto dati alla volta, è del tutto inevitabile – anche per gli individui più intelligenti – elaborare i cosiddetti comportamenti meccanici: ovvero risposte a una data situazione che ben poco hanno a che vedere con la globalità delle impressioni sensoriali di cui si gode in quel momento, ma sono invece fondate soltanto su pochi dati che il nostro cervello seleziona automaticamente, fidando nel fatto che in circostanze analoghe vissute in passato i dati di quello stesso genere gli erano stati utili per interpretare correttamente la situazione.
Da ciò consegue che il piano di realtà su cui ci muoviamo abitualmente non è costituito da persone e oggetti, ma dalle idee che noi abbiamo di loro; non si tratta cioè del piano della realtà oggettiva propriamente detto, ma di qualcosa di molto vicino ad esso, che tende costantemente a identificarsi pienamente con esso senza però riuscirci mai.
Tutto questo non accade – come pensavano i filosofi di una volta - perché Dio abbia creato gli esseri materiali dalle idee; ma perché noi siamo costretti a trasformare gli esseri materiali in idee, tanto per potercene servire quanto per poter interagire con loro.
Infatti, se davvero potessimo identificarci col piano della realtà oggettiva, ci troveremmo alle prese con un mondo di oggetti completamente spogliati dalle idee che noi abbiamo su di loro: questa è la ragione per cui nessun essere umano potrebbe mai farlo, in quanto finchè vive non potrà mai esimersi dall’avere idee su qualcosa, e queste idee saranno per forza soggettive (oltre che diverse da quelle di tutte le altre persone).
Se anche poi, per assurdo, riuscissimo a identificarci completamente con la realtà oggettiva, il risultato sarebbe un’attività mentale interamente fondata sulla percezione degli oggetti materiali, ma completamente sprovvista della possibilità di interpretarli: ovvero un’identificazione assoluta implicante come conseguenza una meccanicità assoluta (due condizioni palesemente impossibili da raggiungere nella vita reale, ma da tenere presenti come pietre di paragone, perché quanto più l’uomo è concentrato sul piano della realtà oggettiva tanto più ci si avvicina).
Per fare una breve parentesi: l’assoluta incapacità del punto d’unione di fissarsi stabilmente sul piano della realtà oggettiva dà ragione ai marxisti quando fanno notare l’errore di considerare l’uomo alla stregua di un prodotto delle condizioni naturali, mentre la nostra consapevolezza è in realtà il frutto di un complesso di interpretazioni delle condizioni naturali che noi stessi ci creiamo. Questo è letteralmente vero, e ogni sciamano che l’ha visto con i suoi occhi può permettersi di guardare con una certa ironia alla corrente contrapposizione tra materialismo e spiritualismo, nell’ambito della quale l’esoterismo sarebbe una parte del secondo.
Nell’osservare i punti d’unione delle persone, gli sciamani si sono resi conto di quanto sia enorme lo spreco di energie da parte dell’uomo, che per tutta la vita cerca di fissare sul piano della realtà oggettiva il punto d’unione senza riuscirci: è questa la causa prima del processo di invecchiamento e della morte.
Da ciò hanno concluso che gli sforzi dell’uomo per fissarsi sul piano della realtà oggettiva sono sbagliati in partenza, e che sarebbe più fruttuoso per lui convogliare le proprie energie nella direzione opposta: ovvero imparare a gestire gli allontanamenti del punto d’unione dal centro e utilizzarli per esplorare piani di realtà alternativi. Ne Il lavoro sui sogni ho già trattato dell’ABC di quest’arte; qui aggiungo solo che, se essa potesse essere praticata a livello collettivo anziché individuale, l’ineluttabile forza che riconduce malinconicamente lo sciamano al piano della realtà oggettiva potrebbe essere vinta, e intere popolazioni potrebbero trasferirsi collettivamente in altri mondi, come Castaneda afferma sia già avvenuto in un remoto passato.
Purtroppo, qualsiasi tentativo in tal senso sarà impossibile fino a quando i punti d’unione di miliardi di esseri umani saranno concordemente impegnati nello stesso, inutile sforzo di collocarsi in esatta corrispondenza del piano della realtà oggettiva: questo crea una sorta di campo gravitazionale dal quale il punto d’unione di un singolo individuo non può sfuggire se non per periodi di tempo assai brevi, come avviene nei sogni. Poi l’energia individuale viene meno, e la persona è costretta a uniformare nuovamente il movimento del suo punto d’unione con quello degli altri.
In parte, occorre dire, l’erroneo indirizzamento del punto d’unione verso il piano della realtà oggettiva avviene in modo spontaneo, a causa dei disagi connaturati alla sopravvivenza del corpo fisico: infatti, anche un bambino allevato dai lupi nella foresta, pur senza mai avere interagito con altri esseri umani, ha tuttavia il punto d’unione sufficientemente orientato verso il piano della realtà oggettiva per percepire gli oggetti e i colori come li vediamo noi.
Occorre sottolineare però che il suo punto d’unione rimarrà sempre molto più mobile rispetto a quello di una persona “normale”, perché nel corso dell’infanzia egli non ha sperimentato quel gran lavoro di indirizzamento del punto d’unione verso la realtà oggettiva che si chiama educazione.
Correggendo costantemente i comportamenti del bambino, i genitori, gli insegnanti e gli altri adulti gli insegnano ad orientare costantemente la sua percezione verso il piano della realtà oggettiva. Non voglio dire che non facciano bene a far così, perché senza l’educazione il bambino non potrebbe mai adattarsi alla vita sociale; ma in un mondo migliore, a questi insegnamenti dovrebbero affiancarsene altri, volti a fare in modo che il suo punto d’unione impari a muoversi anche in direzioni diverse.
Poiché questi non vengono somministrati, i bambini crescono nella certezza che il piano della realtà oggettiva sia l’unico mondo possibile, mentre come abbiamo appena visto esso è di fatto l’unico mondo irraggiungibile.
Questo indirizzamento della personalità dell’individuo in una falsa direzione - ovvero entro i confini di un universo ristretto e fittizio nel quale, in luogo delle infinite possibilità d’azione che potremmo avere a disposizione in ogni istante, ci sembra siano possibili soltanto un numero assai ristretto di opzioni - è precisamente ciò che chiamiamo il quarto livello dell’ipnosi. Gurdjieff e Ouspensky hanno descritto ne La quarta via quanto sia impressionante il risultato se si prova a destare improvvisamente una persona dal quarto livello dell’ipnosi (che nella terminologia gurdjieffiana si definisce falsa personalità) con l’ausilio di tecniche artificiali. Improvvisamente ci si trova di fronte a un bambino spaurito, incapace persino di parlare: l’uomo regredisce a una fase precedente all’inizio della sua educazione.
Anche Gurdjieff ha rilevato che la falsa personalità è la precondizione perché l’uomo sia vulnerabile a tutte le altre forme di ipnosi, e chi ne ignora l’esistenza non ha alcuna speranza di poter formulare ricette per liberarsi in modo duraturo da nessuna di esse: è proprio questa, purtroppo, la situazione della stragrande maggioranza degli esseri umani.
Non è necessario che io mi dilunghi, in
questo articolo, riguardo alle cause che hanno determinato questa
situazione a livello storico: già Castaneda ha sviluppato in modo
esauriente l’argomento, e anch’io l’ho ripreso in articoli come La trasmutazione interiore e Esoterismo e comunismo. Qui la sola cosa è importante è ribadire come si sono formati progressivamente, a livello cronologico, i quattro livelli di ipnosi:
4 - La limitazione delle possibilità operative dell’uomo al solo piano della realtà oggettiva
3 – scatenò la competizione per il
controllo della realtà oggettiva stessa, da cui scaturì la tendenza a
limitare le azioni altrui mediante l’adozione di regole sociali
repressive.
2 - Le regole sociali repressive
convogliarono le energie dell’individuo verso l’accumulazione di beni
materiali, creando nel contempo anche le condizioni perché la
possibilità di accumularli non fosse la stessa per tutti.
1 - Le disparità sociali che vennero a
crearsi in questo modo erano tanto palesemente ingiuste da potersi
reggere solo mediante l’ipnosi dell’informazione, volta a distogliere da
esse l’attenzione dell’uomo e a indirizzarla verso argomenti funzionali
al perpetuarsi dell’ipnosi di massa.
Passiamo ora a ciò che si può fare per
venirne fuori. Ho già accennato in altri articoli alla possibilità
offerta dal marxismo di individuare a colpo d’occhio le strutture
ipnotiche del secondo livello, e lo studio del marxismo è un consiglio
che non mi stancherò mai di ripetere.
Ma per operare più a fondo, ovvero sul quarto livello direttamente, la sola tecnica possibile è imparare a vedere il punto d’unione. Sebbene questo, dal punto di vista del lavoro sciamanico, sia soltanto un primo passo (una volta imparato a vederlo, lo sciamano ha a disposizione un’ampia gamma di tecniche per agire sul punto d’unione suo e altrui), è tuttavia più che sufficiente a liberarsi dal quarto livello dell’ipnosi in tempi assai brevi.
Questo è possibile perché la visione del punto d’unione, per quanto come idea a livello razionale non suggerisca molto, risveglia invece nel nostro inconscio molte cose. L’inconscio è tale – cioè non-conscio – perché i filamenti che servono ad allineare i piani di realtà in esso contenuti non attraversano abitualmente il nostro punto d’unione , perlomeno non allo stato di veglia; soltanto in condizioni emotive particolari, quando il punto d’unione vibra più forte, può capitare che allineiamo per brevi attimi qualche filamento in più, e sono i momenti in cui il nostro inconscio viene alla luce.
Ma nel momento in cui l’inconscio si rende conto che abbiamo imparato a visualizzare il punto d’unione, i nostri io collocati su piani di realtà alternativi hanno finalmente a disposizione lo strumento adatto per comunicare con noi a livellocosciente.
E’come se qualche migliaio di stranieri che da sempre sognavano di poter scambiare quattro parole con noi si accorgessero improvvisamente che abbiamo imparato la loro lingua: si affollano intorno a noi parlando tutti insieme, assordandoci, saturando senza rimedio le nostre capacità di percezione.
In questa situazione molto difficile da descrivere (ma non spiacevole) non si capisce più nulla, né di noi stessi né del mondo esterno, salvo una cosa: che tutte le nostre precedenti interpretazioni del piano della realtà oggettiva si sono disgregate nel nulla per non ritornare mai più.
Non è questa la sede neanche per analizzare nei dettagli modalità e conseguenze del nostro intercorso con i piani di realtà alternativi: un argomento del quale ho già trattato ampiamente – sebbene riferendomi a un contesto operativo diverso - ne Il lavoro sui sogni. Qui spiego solo la tecnica per vedere il punto d’unione ai fini del decondizionamento ipnotico, ricordando ancora una volta che essa non deve essere messa in atto senza l’assistenza di uno sciamano esperto.
Ma per operare più a fondo, ovvero sul quarto livello direttamente, la sola tecnica possibile è imparare a vedere il punto d’unione. Sebbene questo, dal punto di vista del lavoro sciamanico, sia soltanto un primo passo (una volta imparato a vederlo, lo sciamano ha a disposizione un’ampia gamma di tecniche per agire sul punto d’unione suo e altrui), è tuttavia più che sufficiente a liberarsi dal quarto livello dell’ipnosi in tempi assai brevi.
Questo è possibile perché la visione del punto d’unione, per quanto come idea a livello razionale non suggerisca molto, risveglia invece nel nostro inconscio molte cose. L’inconscio è tale – cioè non-conscio – perché i filamenti che servono ad allineare i piani di realtà in esso contenuti non attraversano abitualmente il nostro punto d’unione , perlomeno non allo stato di veglia; soltanto in condizioni emotive particolari, quando il punto d’unione vibra più forte, può capitare che allineiamo per brevi attimi qualche filamento in più, e sono i momenti in cui il nostro inconscio viene alla luce.
Ma nel momento in cui l’inconscio si rende conto che abbiamo imparato a visualizzare il punto d’unione, i nostri io collocati su piani di realtà alternativi hanno finalmente a disposizione lo strumento adatto per comunicare con noi a livellocosciente.
E’come se qualche migliaio di stranieri che da sempre sognavano di poter scambiare quattro parole con noi si accorgessero improvvisamente che abbiamo imparato la loro lingua: si affollano intorno a noi parlando tutti insieme, assordandoci, saturando senza rimedio le nostre capacità di percezione.
In questa situazione molto difficile da descrivere (ma non spiacevole) non si capisce più nulla, né di noi stessi né del mondo esterno, salvo una cosa: che tutte le nostre precedenti interpretazioni del piano della realtà oggettiva si sono disgregate nel nulla per non ritornare mai più.
Non è questa la sede neanche per analizzare nei dettagli modalità e conseguenze del nostro intercorso con i piani di realtà alternativi: un argomento del quale ho già trattato ampiamente – sebbene riferendomi a un contesto operativo diverso - ne Il lavoro sui sogni. Qui spiego solo la tecnica per vedere il punto d’unione ai fini del decondizionamento ipnotico, ricordando ancora una volta che essa non deve essere messa in atto senza l’assistenza di uno sciamano esperto.
La meta è visualizzare il comportamento del punto d’unione
altrui per mezzo di rapide occhiate, scagliate ad occhi semichiusi e in
condizioni di scarsa luce, a un punto immaginario che si colloca due palmi dietro la scapola destra della persona il cui punto d’unione vogliamo osservare.
Gli osservatori più dotati riescono in questo modo a visualizzare il punto d’unione nello spazio, addirittura in certi casi vedendo per un breve attimo la persona avvolta nella struttura del suo uovo luminoso (il quale peraltro, come Castaneda spiega bene, non è per niente a forma di uovo ma è a forma di sfera). Invece a quelli più scarsi (tra cui io), le caratteristiche del punto d’unione della persona osservata appaiono solo per un breve attimo a livello mentale: segno che a livello conscio non sono riuscito a visualizzarlo, ma il mio inconscio c’è riuscito e mi ritrasmette le informazioni.
Il primo passo è cominciare a osservare normalmente le persone, cercando di immaginare - dal loro carattere e dai loro comportamenti - quale possa essere la struttura abituale del loro punto d’unione, e come stia comportandosi in quel preciso momento.
Naturalmente è necessario avere già le idee chiare su come si comportano abitualmente i punti d’unione dei vari tipi di persone. Esistono a questo scopo piccoli atlanti, perlopiù compilati a mano, la cui funzione è molto simile a quella dei Repertori di cui ho trattato a proposito dell’Ordine Martinista. Non c’è da stupirsi di trovare una simile analogia tra due pratiche esoteriche di origini tanto lontane, perché gli espedienti mediante i quali, in tutto il mondo, lo sciamanesimo si adattò all’avanzata del pensiero lineare si assomigliano tutti.
Questi utilissimi libretti (che credo siano rimasti una delle pochissime cose veramente segrete dell’esoterismo, perché non ne ho mai trovato cenno in nessun libro né in rete) si passano di mano in mano tra gli sciamani di scuola castanediana da stregone a apprendista, e contengono di solito da una dozzina a una cinquantina di illustrazioni a colori. L’apprendista studia i disegni, e cerca di immaginare a quale di essi assomigli il punto d’unione di una data persona; quando poi osserva la persona dal vivo, la sua aspettativa è di vedere qualcosa di simile al disegno, e se questo avviene realmente la scossa emozionale che ne consegue gli è di enorme aiuto.
Qui mi limito a esporre a brevi linee il comportamento delle categorie principali dei punti d’unione; anche senza l’ausilio delle immagini, per un buon conoscitore di Castaneda è già sufficiente. Difatti io, ai tempi del mio apprendistato, non avevo atlanti e me la sono cavata così.
Quanto più la posizione abituale del punto d’unione si trova vicino al filamento che allinea la percezione della realtà oggettiva, tanto più la persona dimostra prontezza di riflessi e abilità manuale; invece le persone la cui posizione abituale si trova più lontano (ovvero è più prossima ai margini della cavità entro la quale il punto d’unione è alloggiato), poste di fronte a una situazione nuova hanno bisogno di più tempo per riordinare i nuovi filamenti che il loro punto d’unione sta filtrando, e si creano la nomea di persone tarde di mente.
Gli osservatori più dotati riescono in questo modo a visualizzare il punto d’unione nello spazio, addirittura in certi casi vedendo per un breve attimo la persona avvolta nella struttura del suo uovo luminoso (il quale peraltro, come Castaneda spiega bene, non è per niente a forma di uovo ma è a forma di sfera). Invece a quelli più scarsi (tra cui io), le caratteristiche del punto d’unione della persona osservata appaiono solo per un breve attimo a livello mentale: segno che a livello conscio non sono riuscito a visualizzarlo, ma il mio inconscio c’è riuscito e mi ritrasmette le informazioni.
Il primo passo è cominciare a osservare normalmente le persone, cercando di immaginare - dal loro carattere e dai loro comportamenti - quale possa essere la struttura abituale del loro punto d’unione, e come stia comportandosi in quel preciso momento.
Naturalmente è necessario avere già le idee chiare su come si comportano abitualmente i punti d’unione dei vari tipi di persone. Esistono a questo scopo piccoli atlanti, perlopiù compilati a mano, la cui funzione è molto simile a quella dei Repertori di cui ho trattato a proposito dell’Ordine Martinista. Non c’è da stupirsi di trovare una simile analogia tra due pratiche esoteriche di origini tanto lontane, perché gli espedienti mediante i quali, in tutto il mondo, lo sciamanesimo si adattò all’avanzata del pensiero lineare si assomigliano tutti.
Questi utilissimi libretti (che credo siano rimasti una delle pochissime cose veramente segrete dell’esoterismo, perché non ne ho mai trovato cenno in nessun libro né in rete) si passano di mano in mano tra gli sciamani di scuola castanediana da stregone a apprendista, e contengono di solito da una dozzina a una cinquantina di illustrazioni a colori. L’apprendista studia i disegni, e cerca di immaginare a quale di essi assomigli il punto d’unione di una data persona; quando poi osserva la persona dal vivo, la sua aspettativa è di vedere qualcosa di simile al disegno, e se questo avviene realmente la scossa emozionale che ne consegue gli è di enorme aiuto.
Qui mi limito a esporre a brevi linee il comportamento delle categorie principali dei punti d’unione; anche senza l’ausilio delle immagini, per un buon conoscitore di Castaneda è già sufficiente. Difatti io, ai tempi del mio apprendistato, non avevo atlanti e me la sono cavata così.
Quanto più la posizione abituale del punto d’unione si trova vicino al filamento che allinea la percezione della realtà oggettiva, tanto più la persona dimostra prontezza di riflessi e abilità manuale; invece le persone la cui posizione abituale si trova più lontano (ovvero è più prossima ai margini della cavità entro la quale il punto d’unione è alloggiato), poste di fronte a una situazione nuova hanno bisogno di più tempo per riordinare i nuovi filamenti che il loro punto d’unione sta filtrando, e si creano la nomea di persone tarde di mente.
Nota: per posizione abituale intendo
un punto immaginario, situato in genere molto vicino al centro della
cavità, sul quale fanno perno abitualmente le vibrazioni di un dato
punto d’unione. Al suo asse perpendicolare corrisponde in genere un
fascio formato da una dozzina di filamenti, quelli che allineano i vari
“Io” della persona (nel senso gurdjieffiano del termine). Allo stato di
veglia, il punto d’unione comprende entro la sua superficie anche il
filamento che allinea il piano della realtà oggettiva, e vibra
costantemente tra quest’ultimo e la posizione abituale.
Ancora, molte persone che in gioventù si
sono adattate di buon grado a un’educazione piuttosto rigida hanno
avuto come conseguenza la fissazione precoce del punto d’unione
in una posizione abituale non sempre adatta a soddisfare tutte le
esigenze di una persona adulta; di conseguenza, talvolta il loro punto d’unione non riesce ad allineare i filamenti legati ad alcuni processi mentali che dovrebbero essere generalmente condivisi da tutti.
Raggiunta l’età adulta, queste persone faranno sempre una fatica enorme ad imparare qualsiasi cosa nuova, o si mostreranno curiosamente inadeguati nel padroneggiare alcune semplici abilità che tutti posseggono: la loro carenza più rivelatrice è la mancanza di senso dell’orientamento.
Alcuni di loro, tuttavia, sono in grado di recuperare una maggiore mobilità del punto d’unione – e quindi supplire, almeno in parte, alle proprie carenze - se si muovono all’interno di ambienti che li stimolano positivamente a livello emotivo, come per esempio all’interno della loro casa.
Per quanto di regola il punto d’unione di tutti gli individui sia sempre in vibrazione, circa un trenta per cento degli esseri umani ha il dono di immobilizzarlo per archi di tempo più o meno lunghi, che variano da alcuni secondi a qualche anno; questa capacità è legata al dono della concentrazione (ed è anche la fonte di quelle sue valenze negative che Gurdjieff/Ouspensky chiamano identificazione).
Alcuni di questi individui hanno il dono di poter raggiungere in pochi attimi un elevato grado di concentrazione, il che li rende in grado di compiere con sicurezza operazioni manuali assai difficili o improvvisare dal nulla sorprendenti discorsi; è sempre molto affascinante per lo sciamano vedere con quanta rapidità le vibrazioni dei loro punti d’unione cessano d’incanto, anche perché il loro punto d’unione è quasi sempre caratterizzato da una brillantezza eccezionale, che rende possibile a uno sciamano bene esercitato di vederlo per brevi attimi anche in pieno giorno.
Queste persone tendono a guadagnarsi facilmente la fiducia degli altri, difatti non è raro trovarli in posizioni sociali molto elevate. Il Presidente francese Sarkozy è un vero campione di questa arte, senza dubbio uno dei più abili immobilizzatori del punto di unione dell’età moderna; ci sono alcuni sciamani che lo seguono ovunque per non perdersi neanche una delle sue apparizioni pubbliche, cercando ogni volta di collocarsi abbastanza vicino per cogliere l’attimo in cui il suo punto d’unione si ferma all’improvviso e prendere nota della natura dei filamenti di energia luminosa che egli inconsapevolmente ha scelto. Un politico italiano che, a suo tempo, era quasi all’altezza della sua bravura e luminosità è l’ex segretario del Partito Socialista Claudio Martelli.
Chi vede queste persone sa che, nella maggioranza dei casi, la loro “partecipazione consapevole” ai successi professionali che hanno ottenuto è assai scarsa: di certo molto inferiore a quella dei loro colleghi che non hanno la possibilità di fermare il punto d’unione.
Infatti, questo dono consente loro la possibilità di “andare in automatico” (spesso con una buona dose d’incoscienza), dopo aver istintivamente posizionato il centro esatto del loro punto di unione in corrispondenza di un filamento di energia particolarmente luminoso.
Capita spesso a costoro che, con l’avanzare dell’età, la loro capacità di fermare il punto d’unione diminuisca progressivamente. Col trascorrere degli anni, si trovano quindi sempre più spesso nella necessità di supplire a improvvise mancanze del loro …pilota automatico mediante l’ausilio di processi mentali coscienti, e può succedere che questo abbia conseguenze negative sulla loro autostima. Nell’arco di pochi mesi o anni anche la brillantezza del loro punto d’unione si affievolisce molto, ed essi ridiventano persone “normali” in tutto e per tutto.
Altre persone - sebbene assai più lente di loro nel fermare a livello inconscio le vibrazioni del punto d’unione – una volta che riescono con fatica a stopparlo in una posizione di loro gradimento sono in grado di mantenerlo quasi completamente immobile per periodi molto lunghi.
In termini spaziali, le posizioni da essi scelte possono variare da un millimetro a circa tre millimetri dal filamento della realtà oggettiva. Sono proprio queste le persone più affidabili dal punto di vista sociale: bene adattate, libere dai dubbi e poco esposte agli imprevisti, grandi lavoratori in grado di svolgere con precisione compiti minuziosi; potenzialmente, ottimi ricercatori o scienziati.
A parte questi casi, la maggior parte delle persone non raggiunge l’immobilità assoluta del punto d’unione praticamente mai; anzi alcune persone destano la meraviglia degli sciamani, perché le escursioni che il loro punto d’unione compie senza posa si spingono talvolta al di fuori della cavità-alloggiamento, cosa che al novantanove per cento degli esseri umani non capita mai, salvo che durante i sogni o per effetto di intossicazioni o gravi malattie.
Invece, queste persone non sembrano non risentire dal loro punto d’unione ballerino alcuna conseguenza. Questo è possibile perché il livello di luminosità dei loro punti d’unione è inferiore alla media: si tratta cioè di punti d’unione scarsamente filtranti, che bloccano gran parte dell’energia dei filamenti che li attraversano e la scaricano sotto forma di vibrazioni.
Proprio a causa della loro scarsa capacità filtrante, essi non fanno in tempo a trasformare in consapevolezza i filamenti che attraversano nel corso delle loro escursioni: dal punto di vista delle persone interessate, è come se il loro punto d’unione stesse fermo, e infatti non avvertono nessuna sensazione particolare.
Il progressivo accumulo di energia proveniente da filamenti insoliti che assorbono senza saperlo, però, col tempo si fa sentire: gradualmente sviluppano sempre nel carattere qualche tratto originale, che di solito vivono in modo positivo e con la massima naturalezza. E’ sorprendente notare come spesso le loro attività insolite attraggano come una calamita, anche da enormi distanze, persone aventi in comune la stessa mobilità del punto d’unione.
Raggiunta l’età adulta, queste persone faranno sempre una fatica enorme ad imparare qualsiasi cosa nuova, o si mostreranno curiosamente inadeguati nel padroneggiare alcune semplici abilità che tutti posseggono: la loro carenza più rivelatrice è la mancanza di senso dell’orientamento.
Alcuni di loro, tuttavia, sono in grado di recuperare una maggiore mobilità del punto d’unione – e quindi supplire, almeno in parte, alle proprie carenze - se si muovono all’interno di ambienti che li stimolano positivamente a livello emotivo, come per esempio all’interno della loro casa.
Per quanto di regola il punto d’unione di tutti gli individui sia sempre in vibrazione, circa un trenta per cento degli esseri umani ha il dono di immobilizzarlo per archi di tempo più o meno lunghi, che variano da alcuni secondi a qualche anno; questa capacità è legata al dono della concentrazione (ed è anche la fonte di quelle sue valenze negative che Gurdjieff/Ouspensky chiamano identificazione).
Alcuni di questi individui hanno il dono di poter raggiungere in pochi attimi un elevato grado di concentrazione, il che li rende in grado di compiere con sicurezza operazioni manuali assai difficili o improvvisare dal nulla sorprendenti discorsi; è sempre molto affascinante per lo sciamano vedere con quanta rapidità le vibrazioni dei loro punti d’unione cessano d’incanto, anche perché il loro punto d’unione è quasi sempre caratterizzato da una brillantezza eccezionale, che rende possibile a uno sciamano bene esercitato di vederlo per brevi attimi anche in pieno giorno.
Queste persone tendono a guadagnarsi facilmente la fiducia degli altri, difatti non è raro trovarli in posizioni sociali molto elevate. Il Presidente francese Sarkozy è un vero campione di questa arte, senza dubbio uno dei più abili immobilizzatori del punto di unione dell’età moderna; ci sono alcuni sciamani che lo seguono ovunque per non perdersi neanche una delle sue apparizioni pubbliche, cercando ogni volta di collocarsi abbastanza vicino per cogliere l’attimo in cui il suo punto d’unione si ferma all’improvviso e prendere nota della natura dei filamenti di energia luminosa che egli inconsapevolmente ha scelto. Un politico italiano che, a suo tempo, era quasi all’altezza della sua bravura e luminosità è l’ex segretario del Partito Socialista Claudio Martelli.
Chi vede queste persone sa che, nella maggioranza dei casi, la loro “partecipazione consapevole” ai successi professionali che hanno ottenuto è assai scarsa: di certo molto inferiore a quella dei loro colleghi che non hanno la possibilità di fermare il punto d’unione.
Infatti, questo dono consente loro la possibilità di “andare in automatico” (spesso con una buona dose d’incoscienza), dopo aver istintivamente posizionato il centro esatto del loro punto di unione in corrispondenza di un filamento di energia particolarmente luminoso.
Capita spesso a costoro che, con l’avanzare dell’età, la loro capacità di fermare il punto d’unione diminuisca progressivamente. Col trascorrere degli anni, si trovano quindi sempre più spesso nella necessità di supplire a improvvise mancanze del loro …pilota automatico mediante l’ausilio di processi mentali coscienti, e può succedere che questo abbia conseguenze negative sulla loro autostima. Nell’arco di pochi mesi o anni anche la brillantezza del loro punto d’unione si affievolisce molto, ed essi ridiventano persone “normali” in tutto e per tutto.
Altre persone - sebbene assai più lente di loro nel fermare a livello inconscio le vibrazioni del punto d’unione – una volta che riescono con fatica a stopparlo in una posizione di loro gradimento sono in grado di mantenerlo quasi completamente immobile per periodi molto lunghi.
In termini spaziali, le posizioni da essi scelte possono variare da un millimetro a circa tre millimetri dal filamento della realtà oggettiva. Sono proprio queste le persone più affidabili dal punto di vista sociale: bene adattate, libere dai dubbi e poco esposte agli imprevisti, grandi lavoratori in grado di svolgere con precisione compiti minuziosi; potenzialmente, ottimi ricercatori o scienziati.
A parte questi casi, la maggior parte delle persone non raggiunge l’immobilità assoluta del punto d’unione praticamente mai; anzi alcune persone destano la meraviglia degli sciamani, perché le escursioni che il loro punto d’unione compie senza posa si spingono talvolta al di fuori della cavità-alloggiamento, cosa che al novantanove per cento degli esseri umani non capita mai, salvo che durante i sogni o per effetto di intossicazioni o gravi malattie.
Invece, queste persone non sembrano non risentire dal loro punto d’unione ballerino alcuna conseguenza. Questo è possibile perché il livello di luminosità dei loro punti d’unione è inferiore alla media: si tratta cioè di punti d’unione scarsamente filtranti, che bloccano gran parte dell’energia dei filamenti che li attraversano e la scaricano sotto forma di vibrazioni.
Proprio a causa della loro scarsa capacità filtrante, essi non fanno in tempo a trasformare in consapevolezza i filamenti che attraversano nel corso delle loro escursioni: dal punto di vista delle persone interessate, è come se il loro punto d’unione stesse fermo, e infatti non avvertono nessuna sensazione particolare.
Il progressivo accumulo di energia proveniente da filamenti insoliti che assorbono senza saperlo, però, col tempo si fa sentire: gradualmente sviluppano sempre nel carattere qualche tratto originale, che di solito vivono in modo positivo e con la massima naturalezza. E’ sorprendente notare come spesso le loro attività insolite attraggano come una calamita, anche da enormi distanze, persone aventi in comune la stessa mobilità del punto d’unione.
Chiunque voglia imparare l’arte di vedere il punto d’unione
partendo dalle indicazioni di massima che ho appena elencato dovrà
cominciare classificando i suoi conoscenti nelle varie categorie che ho
citato, basandosi sulla loro storia personale, il loro carattere e il
loro comportamento; come ho già detto, per un certo periodo non dovrà
fare altro che immaginare come il loro punto d’unione si stia comportando nei vari momenti in cui si troverà ad interagire con loro.
Se si compie questo esercizio con costanza, il passaggio dall’immaginare il punto d’unione al vederlo sarà quasi inavvertito: un bel giorno, mentre per caso stiamo guardando dietro la spalla di una persona, l’immagine che fino ad allora eravamo riusciti a visualizzare soltanto con l’ausilio di un piccolo sforzo di volontà si formerà invece nella nostra mente a livello spontaneo, assai più nitida e più ricca di dettagli di quelle che avevamo immaginato. Sapremo allora di star vedendo.
Da quel preciso momento in poi, tutto il massiccio edificio mentale edificato sul quarto livello dell’ipnosi si sgretolerà nella nostra mente con una rapidità sbalorditiva: analoga in qualche modo a quelle demolizioni controllate di enormi palazzi che si vedono ogni tanto in televisione, riprese dalle telecamere al rallentatore. Chi raggiunge questo risultato è vaccinato contro le ipnosi di ogni livello, e io ho un lavoro da intraprendere insieme a lui: creare una tecnica collettiva, perché l’umanità riesca a tirarsi fuori dalla trappola in cui gira a vuoto da migliaia di anni e liberarsi dai quattro livelli dell’ipnosi di massa.
Se si compie questo esercizio con costanza, il passaggio dall’immaginare il punto d’unione al vederlo sarà quasi inavvertito: un bel giorno, mentre per caso stiamo guardando dietro la spalla di una persona, l’immagine che fino ad allora eravamo riusciti a visualizzare soltanto con l’ausilio di un piccolo sforzo di volontà si formerà invece nella nostra mente a livello spontaneo, assai più nitida e più ricca di dettagli di quelle che avevamo immaginato. Sapremo allora di star vedendo.
Da quel preciso momento in poi, tutto il massiccio edificio mentale edificato sul quarto livello dell’ipnosi si sgretolerà nella nostra mente con una rapidità sbalorditiva: analoga in qualche modo a quelle demolizioni controllate di enormi palazzi che si vedono ogni tanto in televisione, riprese dalle telecamere al rallentatore. Chi raggiunge questo risultato è vaccinato contro le ipnosi di ogni livello, e io ho un lavoro da intraprendere insieme a lui: creare una tecnica collettiva, perché l’umanità riesca a tirarsi fuori dalla trappola in cui gira a vuoto da migliaia di anni e liberarsi dai quattro livelli dell’ipnosi di massa.
tratto da: http://www.riflessioni.it di Daniele Mansuino
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