Il Mito non rimane fermo nelle sue allegorie storiche, si evolve con la Storia, il Sacro s’incarna ogni volta, ripetendo se stesso, essendo così Eterno Ciclo, ed usando un terminologia nietzcheana, Eguale Ritorno dell’Identico.
Ed è così che in un’opera di fantascienza tecnologica come 2001, Odissea nello spazio, di A. Clarke, ritroviamo nascosti nella Tecnica i simboli dei Miti Arcani.
Condivide
Clarke con Nietzsche l’Oltreuomo, che nell’Opera al Nero del filosofo
come in un Athanor alchemico distrugge nella nigredo ogni concezione
umana, per giungere nel superamento di ogni ideologia all’Oltreumano:
Dio.
Non c’è un Dio creatore nell’opera di Clarke e Kubrick, dice Mike Plato sul suo blog nell’interessante analisi del film-libro 2001 (http://mikeplato.myblog.it/), ma una perfetta aderenza alla scienza darwinista. Dunque,
se l’uomo è solo materia, un composto casuale d’atomi che dal primitivo
è giunto al complesso Uomo, nel film-libro la scimmia è il punto di
partenza per il viaggio della Coscienza. Però, già da qui, lo scienziato Clarke si pone il dubbio se la Coscienza possa essersi sviluppata spontaneamente dalla natura, dalla materia, come credono gli scienziati-materialisti.