di: Roberto Pecchioli
L’Italia non è una repubblica. Lo
affermiamo senz’altro, a ridosso della ricorrenza del 2 giugno,
pomposamente detta Festa della Repubblica. Non intendiamo riferirci a
polemiche storiche fuori tempo massimo per l’esito del referendum
istituzionale, che pure gettano ombre sulla scelta del 1946. Schede
ritrovate a sacchi dopo anni, il voto negato in province intere, brogli
tanto clamorosi che i tribunali dell’epoca rifiutarono di proclamare i
risultati. Non intendiamo neppure riferirci al ridicolo patriottismo
costituzionale, parto della mente di Jurgen Habermas e di altri
intellettuali neo illuministi, per i quali l’unico amor di patria
ammesso è quello, algido e politico, per le “buone“ istituzioni
democratiche e rappresentative.
In Italia, banditore della patria “light”
politicamente corretta, con i quattro codici in mano e la carta
costituzionale, fu Carlo Azeglio Ciampi, uno che l’Italia la vendette a
pezzi (privatizzazioni decise sul panfilo Britannia, il divorzio
Tesoro-Banca d’Italia, distruzione della lira) e che ha quindi avuto un
posto tra i Venerati (o venerabili…) maestri.
Non vogliamo neppure
infierire – se non altro per non alimentare sofferenze personali –
commentando alcune ultime vicende del Bel Paese (peraltro, ha lo stesso
nome un gustoso formaggio). Gettiamole lì alla rinfusa, esempi senza
pretese di una fine annunciata e non evitabile: il presidente dell’INPS,
l’economista alla moda Tito Boeri si felicita per l’emigrazione di
molti connazionali. Collaborano alla diminuzione delle spese sociali,
sostiene Boeri.
Torna alla mente il romanzo Sostiene Pereira,
ed il lavoro di autore di “coccodrilli”, i necrologi giornalistici in
morte di personaggi famosi, offerto al giovane ribelle italo lusitano
Francesco Monteiro Rossi. Di questo si tratta, di un coccodrillo
anticipato, un necrologio o un testamento un po’ abusivo e un po’ no,
scritto per conto di un De Cuius, l’Italia, che defunta non è ancora, ma
non se la passa certo bene. Boeri ci preferisce espatriati, a noi
italiani, e si unisce ad un coro iniziato da un ministro di Stato,
Poletti, il rubicondo romagnolo delle cooperative rosse. In
contemporanea, un altro ministro, il cattolico Delrio, insiste perché
venga approvato lo ius soli, ovvero che sia dichiarato italiano
chiunque nasca sotto questo cielo. Bersani, un altro dell’Emilia
Romagna, afferma addirittura che si vergognerebbe se tale norma non
passasse: apologia del suicidio.
La signora Fedeli, ministro
dell’istruzione pubblica dalla scarsa istruzione privata lotta invece
affinché sia consentito dare ai figli il nome della madre. Abbattere la
patrilinearità senza neppure sostituirla con la linea femminile: a
piacere, tanto per distruggere prima il poco che ci resta. Futile
battaglia, poi, per un popolo che ha interrotto da tempo la catena
generazionale e di figli non ne fa più. L’infezione della denatalità è
così potente che anche gli immigrati- anzi i nuovi italiani – cessano di
essere prolifici appena messo piede sull’ex sacro suolo. Individualismo
dei “diritti”, femminismo, smantellamento delle tradizioni, abrogazione
dei diritti sociali, vite precarie: è il mercato misura di tutte le
cose. I figli sono un peso, anche per gli ultimi arrivati.
Un concorso pubblico al Ministero di
Giustizia è stato sospeso per il ricorso di una cittadina albanese
decisa a parteciparvi. Essere italiani non sembra più un requisito per
l’accesso a pubbliche funzioni. Il 2 giugno, comunque, si è tenuta la
consueta parata militare ai Fori Imperiali. Già qualche giorno prima, in
visita ad una delle tante comunità terremotate, Mattarella aveva visto
la bandiera nazionale brandita un po’ maldestramente da una simpatica
signora di colore, evidentemente una nuova italiana.
Alla sfilata romana, sguardo corrucciato
ed espressione schifata della presidenta Boldrini al passaggio dei
militari della Folgore. Poi se l’è cavata – pezo el tacòn del buso – esaltando
il servizio civile. Eppure, persino il mite patriottismo repubblicano
& costituzionale prevede che la difesa della patria sia “sacro
dovere del cittadino”. Tre vocaboli, tre significanti destituiti di
significato. Il sacro è ormai bandito anche dalle chiese, tanto che il
capo dei gesuiti nega l’esistenza del Diavolo. Chi tentò Gesù nel
deserto, forse un bieco reazionario dell’epoca? Le fedi postmoderne
sembrano più attente a garantirsi – a colpi di messaggi pubblicitari –
l’Otto per mille delle nostre tasse. Il dovere è stato chiuso in
cantina, sbaragliato dai più comodi “diritti”, individuali, tanto simili
a capricci del signorino viziato, poiché quelli sociali e comunitari
sono caduti in disgrazia presso i Mercati. Il cittadino, poi, si presume
italiano, perché mai dovrebbe difendere a rischio della pelle la Patria
o la Repubblica, o in qualunque altro modo scegliamo di chiamare
l’Italia, se ha l’obbligo quotidiano di essere cosmopolita, globale,
multiculturale, costruttore di ponti, severo distruttore di muri? Essere
italiano non vale neppure per diventare assistente giudiziario al
ministero, meglio, molto meglio che la repubblica (loro) la difendano i
mercenari, pardon i volontari. Tra i capitani di ventura del XXI secolo,
c’è la famigerata Blackwater che arruola soldataglia chiamata
pudicamente contractors (in inglese viene tutto meglio), aspettiamo fiduciosi la brigata di Mohammed dalle Bande Nere.
Se sono italiano casualmente, giusto
perché mia madre si trovava qui al momento del parto, voglio solo i
diritti connessi alla cittadinanza, o resterò l’ultimo sciocco che crede
alle parole false dei pifferai di Hamelin della repubblica! Le sue
leggi, a partire dalla Costituzione posta nell’empireo dell’estetica (la
più bella del mondo, forse della galassia) sono pezzi di carta.
Prevalgono, nell’ordine, i voleri dei mercati, i diktat delle oligarchie
finanziarie, la volontà del grande alleato Usa che ci occupa
militarmente da settant’anni, ma solo per il nostro bene e con il nostro
consenso, tanto paghiamo noi a piè di lista, le norme dell’Unione
Europea, infine le amicizie e le appartenenze “giuste”.
Gli
esecutori degli ordini di sterminio del popolo italiano, per conto dei
poteri finanziari internazionali; non sono solo traditori o corrotti ma
molto di più, dei nemici che presiedono le istituzioni per conto dell'invasore.
Un vero e sincero italiano fu Giovanni
Giolitti da Mondovì, solida terra di gente con i piedi ben piantati
sulla terra: le leggi per gli amici si interpretano, per i nemici si
applicano. Quanti dottori della legge, e scribi, e farisei ha la
repubblica… Ma l’Italia non è una repubblica. Va scartata l’ipotesi
balzana di definirla nazione o addirittura patria, orrore massimo, la
terra dei padri, oggi indegni, quando esistono, di trasmettere il
proprio cognome. E poi, via, sono parole antiquate degne di tromboni con
il monocolo, tipo il babbo nel salotto di Nonna Speranza di Guido
Gozzano, tra le vecchie cose di pessimo gusto. Del resto, non aveva
torto Samuel Johnson a scrivere che il patriottismo è l’ultimo rifugio
dei mascalzoni: basta guardarsi in giro, o accendere la TV.
Non è neanche un paese, l’Italia, con la
p maiuscola o minuscola è lo stesso. Il proprio paese è una cosa molto
seria. E’ la terra che calpestiamo – lo disse il vandeano Charette
nemico dei cittadini della rivoluzione – è il campanile che vediamo
dall’infanzia e scandisce le ore ed i giorni, è il dialetto,
l’inflessione natia, è la gioia dolorosa del ritorno, quando rivedi
risenti, annusi, un po’ cambiato, ciò che era tuo e ti è caro. Un paese,
poi, è esclusivo: tu non sei di tutto il mondo, ma proprio di
Roncobilaccio, di Strangolagalli, macché cittadino del mondo, il
paese-che-non-c’è.
L’Italia è un sentimento, una voce, un
luogo dell’anima perché ci sei – o ci vorresti essere – con i piedi, le
scarpe ed il cervello. Veniamo allora alla promessa iniziale non
mantenuta: nessuna nostalgia, ma un necrologio o un coccodrillo, come
sui giornali locali: “ne danno il triste annuncio” e poi l’elenco dei
parenti in lutto, con l’indicazione del funerale e, talora, l’invito a
non portare fiori, ma compiere opere di bene. Anche i popoli muoiono. La
data è incerta, liquida avrebbe detto Bauman, ma sicuramente un popolo
cessa di esistere quando non si sente più tale. Oswald Spengler ci ha
insegnato che anche le civiltà muoiono, solitamente di noia, stanchezza,
inedia.
La scadenza dei popoli è più incerta e
mobile rispetto a quella degli yogurt, ma che l’Italia “nostra” sia
giunta a scadenza è un fatto. E’ come un matrimonio fallito, la data non
è quella del certificato di divorzio, ma il giorno in cui è finito
l’amore. Spesso, finisce da una parte sola, ed allora la ferita è più
dolorosa, la sofferenza più grande. Poi, spesso ci si rifà una vita,
come si usa dire. Dunque, l’Italia non morirà, ma diverrà qualcosa
d’altro e diverso, nuova gente, nuovi colori, inevitabilmente nuove
visioni della vita. Probabilmente, vorrà avere un nuovo nome. Alessandro
Manzoni, nella lirica Marzo 1821, celebrava i primi moti nazionali,
invocando l’Italia “una d’arme, di lingua, d’altare. Di memorie, di
sangue e di cor.” Il ciclo è finito, meno di due secoli: game over.
Sul trono – monarchico o repubblicano – ci sono poteri lontani ed
estranei, e la repubblica è una e indivisibile solo nelle polverose
scartoffie costituzionali. Di altari non ce ne sono più, o ce ne sono
mille, come ci rivela la dichiarazione dei redditi, che ci permette di
sostenere anche la Chiesa del Settimo Giorno.
La lingua, subito dopo essere divenuta
patrimonio comune, attraverso la scuola e la televisione, si è
imbastardita (si può usare ancora questo verbo sospetto?) per
l’imposizione della neolingua anglo tecnocratica e per l’avanzata dei
grugniti monosillabici dei messaggini. Anzi, la lingua di Dante non è
neppure nominata in Costituzione come lingua ufficiale, in compenso a
Bolzano domina il tedesco, ad Aosta il francese, anche se nessuno lo usa
nella vita quotidiana ed in Venezia Giulia il Partito Democratico –
perno della repubblica democratica progressista e multiculturale– si
presenza alle elezioni in forma bilingue, Demokratska Stranka, se vi
pare, per rastrellare il voto della piccola minoranza slovena. Ma almeno
quelli sono cittadini italiani autoctoni, diversamente dalle masse
straniere condotte senza vergogna in fila a votare alle elezioni
primarie.
Tutti i comportamenti pubblici vanno
nella direzione di avvantaggiare – è la storia invertita – ciò che è
estraneo e straniero, persone, idee, valori, modi di essere, rispetto a
ciò che è (o meglio era) nostro. E’ tardi per lamentarsi: non abbiamo
voluto figli, siamo stati favorevoli ad ogni forma di aborto,
pratichiamo volentieri l’eutanasia sui nostri stessi genitori, deridiamo
la civiltà in cui siamo nati, abbiamo rinunciato a qualsiasi identità
comune, svenduto la nostra sovranità. In caso di attacchi terroristici,
organizziamo infiorate ed accendiamo lumini. Di che pasta siamo fatti lo
dimostra la fuga di massa dei tifosi da Piazza San Carlo a Torino, con
millecinquecento feriti nella calca prodotta da qualche petardo degli
immancabili imbecilli. Eutanasia, buona e pietosa morte, è la giusta
fine dell’Italia ridotta a repubblica.
Paradossalmente, tuttavia, poiché gli
esseri umani hanno istinti di vita, forse l’odio di sé e la preferenza
per gli stranieri sono segnali di una tenace speranza, di un riflesso di
sopravvivenza. Siamo giunti alla conclusione che gli italiani si
sentano così male con se stessi da sperare ormai solo in un trapianto, o
in una robusta trasfusione di sangue. Un innesto multiplo, polmoni,
fegato, cuore occhi, e poi globuli bianchi, rossi e piastrine. Un‘
uscita da se stessi, una sorta di disperata reincarnazione nell’Altro
affinché resti qualcosa di noi. Chissà. In altre occasioni, abbiamo
definito la condizione attuale dei popoli europei sindrome della balena
spiaggiata. E’ quel fenomeno inspiegabile che porta alcuni cetacei ad
arenarsi e morire a terra, lontani dal loro elemento naturale.
James Lovelock e l’ecologia profonda
hanno inventato la figura di Gaia, la terra madre, il pianeta visto come
un organismo vivente e a suo modo senziente, afflitto dalla superbia e
dalla violenza degli uomini. L’Italia, con lo pseudonimo di repubblica, è
forse qualcosa di simile. Infastidita dal trattamento ricevuto dai suoi
figli attraverso idee, comportamenti e disvalori, magari è decisa a
liberarsi di noi. Infine, non l’abbiamo amata o almeno rispettata,
abbiamo sfigurato il territorio (il Bel Paese!), l’abbiamo lasciata in
mano a classi dirigenti corrotte ed incapaci, noi stessi siamo vissuti
nella corruzione, nell’imbroglio, nel feroce perseguimento del
tornaconto. Odiamo i doveri, abbiamo preteso tutto come un diritto,
senza fatica, al diavolo il sudore, lo sforzo. Adesso, come delfini
infelici stanchi del mare, fuggiamo da noi stessi, in un orrore
inconscio, un drammatico cupio dissolvi, desiderio di
autodisfacimento. Dio toglie il senno a coloro che vuol perdere,
Gaia/Italia sembra la conferma dell’antico detto.
In effetti, lasciamo a chi ci sostituirà
un sacco di problemi irrisolti. In ogni testamento, ci sono attivi e
passivi. Sarà prudente che i nuovi italiani accettino l’eredità con
beneficio d’inventario. Fatti i conti, accoglieranno o meno il lascito.
Un quarto abbondante del territorio – il suolo di cui offriamo il
diritto, lo ius, è in mano alla criminalità mafiosa, debiti ne
abbiamo a iosa.
Il lavoro manca, specie se qualificato, ed intanto
esportiamo cervelli e professionalità ed importiamo braccia o bocche da
sfamare. La delinquenza è fortissima, e l’assassino serbo Igor il Russo
disse chiaro e tondo di stare in Italia perché qui si può fare il bello
ed il cattivo tempo.
Lo zingaro, no il rom, anzi il nomade che ha
carbonizzato tre ragazzine aveva trascorso una vacanza di soli 20 giorni
in carcere, arrestato per la vicenda della rapina mortale ad una povera
giovane cinese. Insomma, l’Italia di cui lasciamo le consegne non è
granché. Sarà la repubblica, l’eccesso di libertà, la democrazia o la
cultura di massa, ma da poveri ed ignoranti le cose andavano meglio, o
meno peggio, ma sembra che non si possa dire. Era un bel posto per
nascere e vivere l’Italia, avevamo le toppe ai calzoni e non ci facevamo
la doccia così spesso, le ingiustizie non mancavano. Epperò, arte,
bellezza, fede, un senso della vita inimitabile e diverso in ognuno dei
mille campanili. Ne farete minareti, o attrazioni turistiche, o quel che
vorrete: sarà casa vostra, noi vi abbiamo chiamato, invocato, cari
nuovi italiani concittadini nostri. Connazionali no, questo non lo
sarete, ma sono brontolii di vecchi.
Giorgio Gori, il sindaco di Bergamo
democratico, dirigente televisivo berlusconiano, fa un po’ di conti.
Servono, dice, otto milioni di nuovi immigrati in pochi anni. Temiamo
che abbia ragione, in termini contabili: la natura – ed i bilanci –
hanno orrore del vuoto. Nell’immediato, chi pagherà le nostre smagrite
pensioni, chi cambierà i nostri pannoloni, chi zapperà una terra tanto
bassa, specie per signorine e signorini viziati in carriera? Dopo, che
ci importa, la classe dirigente di oggi sarà morta, come le generazioni
del boom economico e demografico. Nei testamenti, giustamente si può
disporre dei propri beni, ma non indicarne l’uso. Fatene quel che volete
dell’Italia, ve la consegniamo usata, e, come certe compravendite di
beni di seconda mano, la formula è “vista e piaciuta nello stato in cui
si trova”.
Saranno fatti vostri, ed è lo scherzo
peggiore che potessimo farvi, noi, le uniche generazioni della storia
disinteressate a ciò che verrà dopo. Ovvio, senza figli, cade la
prospettiva, si interrompe la trasmissione, après moi le déluge,
dopo di me il diluvio, come disse Luigi XV di Francia alla sua
favorita, la marchesa di Pompadour. Siamo cittadini del nulla, e i
posteri, che cosa hanno fatto per noi i posteri (Groucho Marx, il più
credibile con quel cognome). Si arrangino, l’Italia” nostra”, munita dei
conforti religiosi, sta morendo e, per prudenza, ha ricevuto i
sacramenti. Dio non esiste, ma non si sa mai.
Intanto, ne sorge una nuova,
l’ibridazione è in corso, l’esperimento è interessante. Eppure,
lasciateci dire che era tanto bella quella di prima, sono tutte belle le
mamme del mondo! Nessun figlio ha mai chiamato repubblica sua madre, e
questa è una spiegazione. Dicono con sussiego che l’Italia sono la
repubblica, le sue leggi, le istituzioni. Se così è, nessun dolore,
nessuna lacrima o rimpianto, che l’agonia sia composta e soprattutto
breve. Il timore è che gli italiani di domani ci malediranno,
probabilmente in un’altra lingua, ma lo faranno, quando scopriranno che
abbiamo lasciato loro solo una repubblica.
In un’altra vita, era l’Italia, e, poiché non siamo britannici, non potremo neppure lasciare un epitaffio con scritto “right or wrong, my country”: giusta o sbagliata, la mia patria.
Anche se stimo e seguo Pecchioli, dico BASTA! BASTA ALL'AUTOCOMMISERAZIONE! BASTA ALLA COSTATAZIONE, SEPPUR VERITIERA, DI QUANTO FANNO SCHIFO E VANNO MALE LE COSE!! E lo dico mentre sono ora dopo ora anche io in costatazione dello schifo che c'è in Italia, mi riferisco all'obbligatorietà dei vaccini che tentano, tutti correi, di far approvare, per gli interessi sia economici che di altro genere (documentatevi) dell'elite e non per amore della Salute del cittadino! Cominciamo dai fondamentali : siamo FASCISTI siamo NAZIONAL SOCIALISTI, gridiamolo e scontriamoci, fuori le palle! Ci sarà pure qualcuno che, ripeto, la pensa come noi e ci aiuterà (armandoci) e RIPRENDIAMOCI CIÒ CHE È NOSTRO! Non loro, non la loro finta repubblichetta, costruita sui films di sordi ( col rispetto per il suo talento), orchestrati e scritti da chi ha sempre voluto farci sembrare e convincerci che siamo dei codardi, senza palle, conformisti per interesse e mafiosi per paura! BASTA! RICORDATEVI : oggi sono i vaccini, domani il microchip, dopodomani l'obbligo di procreare solo con la razza nera e poi sempre peggio fino alla schiavitù! GUARDATEVI INTORNO : una moltitudine di lobotomizzati dallo smartphone...ma non siamo tutti così, se no non esisterebbe WW, il suo sito o Pecchioli o Blondet o ORDINE FUTURO o ERETICAMENTE etc etc e tanti tantissimi come noi, con le nostre idee che non si uniformano al pensiero unico ebraico-sionista!!! Lucio Astarti
RispondiEliminaL'uomo l'ho trovato digitate:" generale pappalardo video " questo si che ti da LA carica mica Gentiloni! E a quei disfattisti alla pecchioli e alla blondet e ad altri che dicono dietro al fascismo,ricordo che il duce ha avuto il coraggio di mettere le leggi razziali ,oggi il mondo non sarebbe in mano a questi infami Usurai ebrei che con una economia balorda fanno morir di fame 50 milioni di persone all'anno.Questi giornalisti fanno il gioco dei padroni del "Discorso" ,vogliono farci vergognare di essere italiani perche ' cosi l' invasione possa continuare indisturbata.Ho visto infatti uncerto gianluca vacchi,questo si che rappresenta bene LA nostra classe imprenditoriale ,fin da santoro e' andato ,tutto ben studiato per avvilire il popolo ma anche gli imprenditori normali
RispondiEliminaRagazzi, Saddam Hussein, Gheddafi,Bashar al Assad,ci hanno dato un grande esempio di eroismo e di cosa vuol dire essere uomini : rimanere nella propria Terra , Patria e difenderla fino all' ultimo , perche' qui siamo nati e non saremmo niente senza i nostri avi e senza di essa ,resistenza e resilienza a oltranza ,fino all' ultimo ,perciò' chi abbandona la Patria cercando fortuna all' estero e non ci da' una mano compie un atto di diserzione e oltraggio. Vittoria e cosi sia.
RispondiEliminaMark
L' Italia doveva essere federale come diceva Cattaneo , o non doveva essere,ma cosa volete da un Italia fatta da congiura di Palazzo e dalla Contessa di Castiglione , da Cavour- Rothschild, da dei re che parlavano francese i Savoia , e da carbonari e da Mazzini ? E' stata una farsa dall' inizio come la storia dei Mille , volete che l' Inghilterra e la Francia non continuassero a considerarsi un entità' geografica di Metternicchiana memoria .L' Italia e' marittima e mediterranea ,o ha i suoi porti ed e' padrona delle rotte commerciali o non e' ,ora i porti sono in declino e in mano ai cinesi ,e al sud alla mafia .Ora siamo un Narco stato ,una specie di Messico,pure piattaforma logistica per terroristi e trafficanti di ogni tipo .Abbiamo storie diverse al Nord ,al Centro, al Sud, inutile negarlo,Mussolini si richiamava a un ideal- tipo di Romanità' che non esisteva, l' italiano era un dialetto conosciuto solo in una parte della Toscana.
RispondiEliminaMark
mark io credo che l' italia esista e probabilmente è lo stato europeo più antico con almeno 3000 anni di storia ed è composta da popolazioni autoctone rimaste ancor oggi inalterate (sorvolo sulla questione dell' immigrazione interna). L' Italia come stato, dunque come entità culturalmente omogenea, è nata grazie all' Impero romano e francamente credo che non l' abbiano inventata dal nulla ma che abbiano unificato popolazioni etnicamente simili sotto la cultura latina, altrimenti non mi spiego perchè non hanno fatto la stessa cosa con altri territori. Inoltre sottolineo che gli italiani (etnici) sono etnicamente più omogenei dei tedeschi (etnici). Detto questo è chiaro che la nostra storia post-romana ci impone di pensare l' Italia come stato federale al massimo oppure come una confederazione di stati (come in un certo senso era l' italia rinascimentale) simile alla teutonica confederazione del reno. Sicuramente questa Italia, così come questa europa, non esiste perchè è semplicemente folle rendere gli italiani culturalmente identici a quelli del meridione, considerandolo come cespite culturale, e relegare al nord il ruolo di locomotiva economica, dandogli il ruolo di cespite economico, e dare a Roma il controllo burocratico-statale, come se fosse sua prerogativa esclusiva. Se pensiamo di dover ancora costruire gli italiani sbagliamo di grosso perchè questi ci sono già basta semplicemente rispettarne le peculiarità regionali smettendo di ingolfare il nord e spopolare il sud, di creare l' immagine dell' italiano medio sulla base di quello del sud e di relegare il ruolo dirigenziale ad una classe dirigente nordica che ha completamente perso qualsiasi concezione identitaria in nome del dio denaro.
EliminaSe un 95 enne della Chatam House, ancora da il filo al governicchio questo la dice lunga in che stato siamo, spazio ai GIOVANI , io proibire il voto agli cover 70 ,le nostre classi dirigenti sono tutte marce , devono essere sostituite dai giovani , volete dirmi che non esistono giovani laureati e preparati?
RispondiEliminaE vedreste come inizierebbero a cambiare le cose, la mafiosita' e' data proprio da quel " familismo amorale " da Piccolo Borghese do Sordi ,azzerando tutto e dando spazio ai virgulti che si vedono chiuso dai baroni universitari che insegnano ottuagenario ,e mettendo tutti i vecchi alla porta , vedete come il sangue si rinnova e il vecchio parasstitico e sordido vampiro viene scacciato dai Templi e dai Palazzi.
Mark
L' Europa continuerà' a essere assediata dalla crescita demografica del resto del mondo,scrive Michele Rallo:" nel 1950, la popolazione mondiale era aumentata del 150% (toccava i 2 miliardi e mezzo) e l’incremento della popolazione europea era più o meno in linea (550 milioni). Dopo poco più di mezzo secolo, nel 2011, gli abitanti del globo erano già più che raddoppiati (7 miliardi), mentre gli europei erano 700 milioni, il 10%. Nel 2050 – secondo le previsioni – la popolazione mondiale salirà a 10 miliardi, mentre quella europea scenderà a 600 milioni. Gli africani, che nell’Ottocento erano la metà degli europei, sono oggi circa un miliardo, e nel 2050 saranno più o meno due miliardi. Gli asiatici: 600 milioni nell’Ottocento, 4 miliardi oggi, saranno oltre 5 miliardi nel 2050. E, ancòra, mentre fino a poco tempo fa si riteneva che un vagheggiato “declino della fertilità” avrebbe stabilizzato la popolazione mondiale attorno ai 10 miliardi, oggi si prevede solo un “rallentamento”: nel 2100, secondo le ultime proiezioni dell’ONU, gli abitanti del globo dovrebbero essere all’incirca 11 miliardi e 200 milioni; africani e asiatici al galoppo, europei sempre in calo. Quale scenario da incubo possa prefigurarsi – da qui a 35 anni – con mezzo miliardo di europei assediati da 2 miliardi di africani e da una parte almeno dei 5 miliardi di asiatici? Già, perché i migranti africani e asiatici continueranno ad avere come unica meta l’Europa, essendo l’America irraggiungibile, protetta com’è dall’immensità degli oceani.
RispondiEliminaPassiamo ad altro. Qualcuno si è chiesto il perché dell’impennata delle nascite nei Paesi cosiddetti “sottosviluppati”? Due i motivi: la fine delle politiche di controllo delle nascite nei paesi poveri ed il progresso medico.
La popolazione europea – più evoluta rispetto ad altre realtà – ha programmato la propria prole in termini compatibili con le condizioni economiche generali. E oggi – come è evidente – il numero massimo di figli che una coppia “normale” può permettersi è di 2. Dal che deriva ciò che la statistica indica come “crescita zero”. E – si tenga presente – per “normale” intendo qualunque nucleo familiare che non sia in condizione di povertà o di abnorme agiatezza.Perché la società odierna “impone” dei “lussi” di cui si potrebbe benissimo fare a meno (due o tre autovetture per famiglia, un televisore in ogni stanza, un telefonino (possibilmente di ultima generazione) per ogni membro del nucleo familiare, le ferie al mare, la discoteca al sabato, il ristorante alla domenica, eccetera). E, mentre è possibile che una famiglia faccia o sia costretta a fare i “sacrifici” che le consentano di far quadrare il bilancio, l’economia generale non può agire allo stesso modo: due o tre auto per famiglia sono necessarie per tenere a galla l’industria dell’auto; e tutti gli altri “lussi” individuali o familiari servono per alimentare le altre industrie".
Mark
Lucio hai perfettamente ragione ma calcola che non tutti sono giunti a maturare sufficiente convinzione e determinazione, almeno quanta ne abbiamo noi, quando ci sarà da scegliere perchè un giorno ci sarà da scegliere e prendere decisioni anche amare, allora sarà necessaria quella determinazione incrollabile costruita giorno dopo giorno, perchè ci saranno momenti in cui per agire dovremo sempre avere davanti agli occhi la disperazione di chi in questo sistema è stato affondato, l'empietà e il sorriso sardonico dei nostri governanti o di soros, la faccia di merda dei rotschield, dei warburg dei rockfeller, io avrò sempre davanti agli occhi la guerra che hanno fatto a mio padre che era un uomo determinatissimo ma buono e onesto (non passa giorno che ne trovi testimonianza), avrò davanti agli occhi la sofferenza di mia madre che dopo 30 anni ho saputo, morta avvelenata (certe cose le persone te le dicono quando non rischiano più e sono in punto di morte e solo allora hai la certezza delle cose perchè in punto di morte non si mente mai), avrò sempre davanti agli occhi quelli di mio fratello la cui malattia è stata frutto di volontà malefiche, avrò sempre davanti agli occhi i miei conti correnti che per due volte sono passati da 6 zeri a nemmeno uno, tutto quello che mi hanno e mi stanno portando via, avrò sempre davanti agli occhi che pur pesantemente colpito non mi sono mai piegato ne ho ceduto alla disperazione, avrò sempre davanti agli occhi i volti di quelli che nei momenti peggiori mi hanno preso per la camicia sbattuto contro un muro e urlato in faccia di non mollare mai e che ce l'avrei fatta comunque, avrò davanti agli occhi tutti quelli che mi hanno chiuso le porte in faccia e mi hanno messo nella black list dello smartphone, ma soprattutto quelli che pur avendo poco mi hanno portato a casa senza che lo avessi chiesto i pacchi di sopravvivenza, persone a cui magari avevo solo offerto una sigaretta o una pizza o allungato 100 euro per pagare una bolletta che li faceva penare. Avrò davanti agli occhi la falsità di gente che credevo amica ma anche la generosità di quelli che credevo nemici e che in silenzio e senza farsi vedere hanno fatto quanto in loro potere per tenermi lontano chi ha tentato di togliermi di mezzo.
RispondiEliminaIl merito di blondet pecchioli e altri è quello di far conoscere ed evidenziare quello che altrimenti non si saprebbe o difficilmente si capirebbe.
Quello che veramente conta è avere la mente sgombra viaggiare leggeri, sapere di poter contare solo su se stessi, avere una volontà temprata dall'esperienza, quando saremo così e solo allora ognuno di noi sarà una locomotiva a cui da soli si aggiungerà il codazzo di vagoni, solo allora saremo come i lupi, che sanno vivere in solitudine con poco o niente, ma poi guidare branchi, passare notti insonni a ululare alla luna ma poi diventare nelle notti buie perfette macchine per uccidere.
jj
ONORE A TE jj....anche io ho toccato il fondo quando ho perso il lavoro, ho conosciuto la vergogna e la disperazione più nera, senza mai essere stato nemmeno lontanamente ricco nella mia vita, ma figlio, purtroppo, di uno stupido, borioso, ubriacone ( ora ex, ma solo dopo avermi rovinato infanzia e adolescenza!) socialista e vizioso, oltrechè viziato (da mia madre, a cui ha rubato tutto col suo consenso) e sai chi mi ha aiutato? Una persona che si è arricchita con sudore ed intelligenza ed invece di vivere da ricca aiuta persone, cani e gatti! Mi ha aiutato e aperto la mente sulla politica e sul sonno da sveglio che facevo fino ad allora e sull'aristocrazia dei saggi di cui ci parla WW. L'unica mia forza ( e non è poco)è esser stato fin dalla nascita senza alcuna inclinazione ai vizi, alcool fumo droghe o depravazioni, patito di solo sport e amore per il prossimo....In gioventù ho confuso e mescolato quest'ultimo sia con l'amore per le donne che poi con il cristianesimo....ma anche da questo mi sono ripreso! Anche in questo è in realtà la mia indole, naturalmente, che mi fa da faro e non mi permette più di tanto di credere ai miraggi! Sì, hai detto bene vecchio leone, perchè tu lo sei, lo sento, forse non tutto il male viene per nuocere, ma ci prepara alla lotta vera contro il male assoluto e secolare! Ruggirai ancora, sei necessario alla causa e cacceremo insieme queste belve senza anima e pietà e guai a coloro che avranno sentimenti di compassione per questa bestia immonda, che si nasconde dietro quei sardonici sorrisi, come giustamente li hai chiamati, più taglienti e letali di mille coltelli! A NOI CAMERATA jj, A NOI CAMERATA DANIELE SIMONAZZI, WW E TUTTI VOI CHE SEGUITE ED ATTENDETE DI ESSERE CHIAMATI ALL'AZIONE ED AL COMBATTIMENTO! W IL DUCE ED IL FUHRER!!! Lucio Astarti
RispondiEliminaDa WW si puo' avere un parere sul gen pappalardo,Basta che chiuda quel parlaminchio a me sta piu che bene ,cosi com'e' non si puo' sopportare ancora a lungo,ho visto LA boldrini sugli immigrati,ma ci prende per il culo crede che gli Italiani siano tutti rincogloniti ,WW qui se aspettiamo ancora e' LA fine ,ancora 3-4 anni cosi' diventiamo come LA francia ,I responsabili si sa chi sono , come dice pappalardo bisogna andarli a prendere uno per uno
RispondiEliminaLui può parlare apertamente perché in pensione, molti altri nei carabinieri o nell'esercito la pensano allo stesso modo senza manifestarlo apertamente per ovvi motivi. Comunque dal dire al fare c'è sempre..... La nato e le basi americane di occupazione sul nostro territorio sono il problema, il parlamento dei servi viene dopo aver neutralizzato la risposta del nemico.
EliminaCiao white,volevo sapere qualche consiglio per sistemarmi economicamente e indipendenttemente pee quanto riguarda a livello lavorativo
EliminaIo ci sono! Lucio Astarti
RispondiEliminaHo sbagliato chiedo scusa ho visto il video ,digitate:" push antonio pappalardo 2 parte" ingiudagliato pure lui,non se ne salva uno .Anche la conduttrice Venezia .Mi e' passata l' euforia
RispondiEliminaAh ah ah....non te la prendere Daniele...te l'ho già detto, ci siamo tutti NOI ed i NOSTRI FRATELLI CAMERATI, ideatori dei blog che seguiamo.......e forse qualcuno molto più in alto che al momento opportuno ci armerà e guiderà, perchè, come dice giustamente il NOSTRO WW, il vero problema è neutralizzare le basi nato ed i suoi mercenari di merda! (scusa il francesismo). Lucio Astarti
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