Il termine labyrinthos è greco, ma ci rimanda a
un'epoca molto più antica. Lo scrittore latino Plinio il Vecchio parla
di labirinto, probabilmente, perché egli stesso lo aveva trovato scritto
presso altre fonti. In epoca più recente il termine labirinto può
essere fatto derivare dal latino labor intus, che significa "lavoro interiore".
L’archetipo del labirinto accompagna da sempre l’uomo ed è riprodotto in costruzioni antiche di migliaia di anni. Erodoto (484-425 a.C.) descrive nelle sue Storie le rovine del "labirinto" ubicato vicino al lago Moeris (attualmente lago Karoum) in Egitto, in un sito chiamato "Il Tempio dell'ingresso del lago".
Molti disegni antichi presenti anche nelle grandi cattedrali,
mostrano il labirinto.Il labirinto delle cattedrali, o labirinto di
Salomone, è,ci dice Marcellin Berthelot:
Il labirinto si presenta come una rete di meandri apparentemente senza fine, almeno fino a quando non si comprende che tutto ciò porta ad uno scopo e si riconosce l'unico cammino che conduce al centro. Nel labirinto il cammino termina al centro. Dunque il labirinto è la via interiore che bisogna trovare e percorrere fino al centro. Per trovarla occorre uscire dagli stereotipi della comune percezione.
L’uomo non iniziato, ancora completamente chiuso nei propri schemi mentali, è intrappolato in un labirinto, ed incapace di vedere il percorso. L’iniziato gradualmente può riuscire ad elevarsi e vedere la strada in maniera più chiara riuscendo a trovare la via verso il centro.
In tutto il mondo le rappresentazioni dei labirinti presentano da sempre una struttura omogenea contenente un cammino a spirale che porta fino al centro. La forma di base è una croce circoscritta in un cerchio, generata dal movimento intorno al centro. La croce simboleggia la terra e la personalità, composte tutte e due da quattro elementi o forze eteriche che si manifestano anche nei quattro corpi o veicoli, della personalità. Il cerchio è il simbolo del sole dell’universo, del macrocosmo. Il labirinto con le sue sette, nove, dieci o dodici circonvoluzioni, si può dunque intendere come un luogo di orientamento. Chi vi entra è in cammino per la destinazione finale: il centro, il nucleo del suo essere. L’uomo in cammino nel labirinto si avvicina al centro per esserne poi allontanato subendo cosi un processo di maturazione, nel corso del quale viene messa alla prova la sua volontà e la sua perseveranza. All'interno dello spazio chiuso del labirinto, cioè in se stesso, si possono conciliare la croce dell'uomo terrestre ed il cerchio dell'eternità.
Per l’ermetismo il labirinto simboleggia la via che porta al principio centrale, interiore, esoterico del microcosmo. Chi trova l'entrata può raggiungere il centro, purché non torni indietro. Nel labirinto non c'è scelta tra sinistra e destra, alto o basso, ma solo fra l'avanzare o il tornare indietro. Chi non persevera muore. Chi riesce a vincere diventa un uomo nuovo, trova nel suo centro l’occultam lapidem.
"una figura cabalistica che si trova anche sul frontespizio di alcuni manoscritti alchimici e che fa parte delle tradizioni magiche attribuite a Salomone.E'una serie di cerchi concentrici,interrotti in certi punti,in modo da formare un percorso bizzarro ed inestricabile".
I
problemi della vita appaiono spesso all’uomo comune come un intricato
labirinto, nel quale è difficile imboccare la giusta direzione, se non
dopo aver compiuto molti tentativi ed errori ed averne pagato le
conseguenze. Se si potessero però vedere le cose da altri punti di
vista, ad esempio salendo di una piccola altura, il labirinto
rivelerebbe subito la sua ingannevole struttura, e sarebbe molto più
facile trovare l’uscita.
Il “Cristo nel Labirinto” di Alatri |
Il labirinto si presenta come una rete di meandri apparentemente senza fine, almeno fino a quando non si comprende che tutto ciò porta ad uno scopo e si riconosce l'unico cammino che conduce al centro. Nel labirinto il cammino termina al centro. Dunque il labirinto è la via interiore che bisogna trovare e percorrere fino al centro. Per trovarla occorre uscire dagli stereotipi della comune percezione.
L’uomo non iniziato, ancora completamente chiuso nei propri schemi mentali, è intrappolato in un labirinto, ed incapace di vedere il percorso. L’iniziato gradualmente può riuscire ad elevarsi e vedere la strada in maniera più chiara riuscendo a trovare la via verso il centro.
In tutto il mondo le rappresentazioni dei labirinti presentano da sempre una struttura omogenea contenente un cammino a spirale che porta fino al centro. La forma di base è una croce circoscritta in un cerchio, generata dal movimento intorno al centro. La croce simboleggia la terra e la personalità, composte tutte e due da quattro elementi o forze eteriche che si manifestano anche nei quattro corpi o veicoli, della personalità. Il cerchio è il simbolo del sole dell’universo, del macrocosmo. Il labirinto con le sue sette, nove, dieci o dodici circonvoluzioni, si può dunque intendere come un luogo di orientamento. Chi vi entra è in cammino per la destinazione finale: il centro, il nucleo del suo essere. L’uomo in cammino nel labirinto si avvicina al centro per esserne poi allontanato subendo cosi un processo di maturazione, nel corso del quale viene messa alla prova la sua volontà e la sua perseveranza. All'interno dello spazio chiuso del labirinto, cioè in se stesso, si possono conciliare la croce dell'uomo terrestre ed il cerchio dell'eternità.
Per l’ermetismo il labirinto simboleggia la via che porta al principio centrale, interiore, esoterico del microcosmo. Chi trova l'entrata può raggiungere il centro, purché non torni indietro. Nel labirinto non c'è scelta tra sinistra e destra, alto o basso, ma solo fra l'avanzare o il tornare indietro. Chi non persevera muore. Chi riesce a vincere diventa un uomo nuovo, trova nel suo centro l’occultam lapidem.
Appare
dunque intrigante la “coincidenza” che il più celebre dei labirinti
antichi,quello di Cnosso a Creta, scoperto nel 1902, era chiamato Absolum, parola è assai vicina a quella di Absolu (Assoluto), nome con il quale gli antichi alchimisti indicavano la “pietra filosofale".
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