Il teschio di Paracas è stato trovato a Paracas, una penisola sul mare nella provincia di Pisco, nella regione di ICA a sud di Lima presso la costa meridionale del Perù.
Parte della zona è ora una riserva per i leoni marini e altre specie marine.
Il popolo Paracas viveva sulla costa e probabilmente erano discendenti di una popolazione giunta via mare. Era un popolo dedito alla pesca, infatti, sono stati trovati cumuli di conchiglie di mare e una rete sepolta nella sabbia.
Strumenti di pietra rinvenuti in zona sono stati datati a 8.000 anni fa, fu nel 1928 a Paracas la scoperta da parte dall’archeologo peruviano Julio Tello dei resti di un villaggio sotterraneo che si estende per uno o due chilometri all’epoca già pieno di sabbia.
E di un enorme cimitero anch’esso sotterraneo. Nel 2011 una troupe televisiva andò a filmare il luogo ma il cimitero e il villaggio erano riempiti di sabbia trasportata dal vento dell’oceano. I luoghi di sepoltura non sono visitabili.
Le tombe contenevano famiglie intere, i resti erano avvolti da vari strati di stoffa colorata e decorata purtroppo le tombe erano state saccheggiate, dagli huaqueros (scavatori clandestini) in cerca di manufatti d’oro e d’argento vasellame e dei famosi tessuti Paracas.
Che avevano invece lasciato i teschi ne furono rinvenuti 90 databili a 3.000 anni fa. Probabilmente ve ne sono ancora altri in collezioni private, nei magazzini di Musei oppure ancora sepolti in zona. I teschi di Paracas sono tra l’altro i teschi allungati più grandi al mondo. E sono soprannominati i “Paracas skulls”.
I teschi allungati non sono stati trovati unicamente a Paracas, sono state scoperte tra gli Olmechi in Messico, a Malta nell’isola Malese di Vanuatu, in Egitto, Iraq Africa Russia Siria Perù Bolivia etc. La pratica è andata avanti fino al XX secolo in Congo e nell'isola di Vanuatu.
Nella maggior parte dei casi si tratta di deformazione indotta sui crani dei bambini attraverso fasce o assi di legno. Mentre a Paracas i crani non sono stati deformati.
Nella maggior parte dei casi la deformazione cranica è indotta si tratta di una deformazione intenzionale fatta sui bambini, infatti, il cranio alla nascita è duttile ed era deformato applicando fasce o piccole assi di legno sul retro del cranio ben strette e per un lungo periodo, di solito dai primi mesi di vita fino a 3 anni.
La deformazione cranica fu una tecnica utilizzata in varie parti del mondo, ma può soltanto deformare il cranio, infatti, non ne altera il volume, il peso.E le altre caratteristiche umane.
I teschi allungati rinvenuti a Paracas, sono invece ben diversi. I teschi allungati sono naturali e non si tratta di una condizione clinica, 90 teschi sono stati trovati dall’archeologo Tello il che esclude la possibilità che possa trattarsi di soggetti con idrocefalia che causerebbe l’arrotondamento del cranio mentre i crani rinvenuti sono allungati ed hanno caratteristiche diverse da quelli tradizionali.
Nei teschi allungati sono presenti due piccoli fori naturali nella parte posteriore del cranio, secondo Lloyd i fori servirebbero per il passaggio di nervi e vasi sanguigni come i fori presenti nelle mascelle umane.
notare i due fori presenti sul teschio |
Il volume dei teschi è fino al 25% più grande per il 60% più pesante dei teschi umani e tutto ciò non si può ottenere con una deformazione tramite assi di legno legati sul capo, o con strette bende. I teschi di Paracas presentano un solo unico osso parietale invece che i due.
Ossi parietali di forma rettangolare che formano la parte laterale e superiore della volta cranica nei teschi “tradizionali”. I teschi sono quindi stati un mistero per un lungo periodo.
Juan Navarro, direttore del Museo di storia a Paracas, museo che ospita 15 teschi Paracas ha permesso il prelievo di 10 campioni da 5 crani. I campioni erano: un dente, capelli e radici, pelle un osso del cranio. I prelievi sono stati documentati con video e foto e vennero inviati a Lloyd Pye, fondatore del Progetto Starchild per essere affidati ad un genetista in Texas per il test del DNA.
L’autore Brien Foerster ha svelato i risultati preliminari delle analisi e in merito ha scritto; che hanno DNA mitocondriale con mutazioni sconosciute in qualsiasi essere umano primate o animale sconosciuto fino a ora.
Il campione indica che la mutazione abbia che fare con una nuova creatura umana, molto distante dall’Homo sapiens, dal Neanderthal e dall’Homo di Denisova. Brien Foerster afferma di non essere sicuro che si possano adattare al nostro albero evolutivo e che gli individui Paracas erano cosi biologicamente diversi che non avrebbero potuto incrociarci con gli esseri umani. I risultati completi delle analisi non sono ancora stati rilasciati.
Sotto alcune ricostruzioni basate sullo studio dei teschi
Il ricercatore Brien Foerster, vanta alcuni libri scritti sull’argomento e una recente nomina ad assistente del direttore del Museo di Storia di Paracas, dove questi strani reperti sono conservati. A scoprirli, quasi un secolo fa, era stato il più importante archeologo del Perù, Julio Tello.
Brien Foerster |
Durante una campagna di scavi nella penisola che si estende a sud della capitale Lima, alla fine degli anni ’20 del secolo scorso Tello riportò alla luce un’ antica necropoli.Nelle tombe erano sepolte intere famiglie: i corpi, in posizione seduta, erano avvolti dastrati e strati di tela, intessuta a mano, di straordinaria fattura. Ma l’elemento più sorprendente, furono quei teschi deformati e straordinariamente allungati, appartenuti ad individui che la scienza definisce “dolicocefali“.
L’archeologo era convinto che quell’insediamento fosse legato alla civiltà Chavin e quindi datò i reperti scoperti in quell’area (resti umani inclusi) tra il 750 a.C e il 100 d.C. Una datazione non suffragata da altre evidenze scientifiche: all’epoca, l’esame del C14 non era stato neppure inventato. Ma l’autorità di cui godeva Julio Tello era tale che la sua ipotesi venne accettata in ambiente accademico e lo è tuttora.
Per quanto insolite, anche quelle teste abnormi trovarono subito una spiegazione: si trattava di alterazioni volontarie praticate per motivi sociali o rituali. Un uso molto diffuso tra le popolazioni di Messico, Perù e Bolivia, ma non solo: ne è stata trovata testimonianza in diverse culture dell’Africa (in Egitto, in Congo e in Sudan), in Russia, a Malta e in Polinesia. Il primo a parlarne, in un trattato, fu il medico greco Ippocrate, che tra i popoli dell’Asia citava anche i “ Macrocefali”.
In Centro e Sud America la pratica consisteva nel legare con strette bende, attorno alle teste dei neonati (sembra fino ai 3 anni di età), due tavole di legno- una sulla fronte, l’altra sulla nuca. L’osso cranico si consolidava deformandosi in modopermanente. Avere un cranio allungato in modo innaturale era considerato un segno di distinzione tipico di un determinato gruppo sociale- di solito, dominante.
Illustrazione di diverse tecniche di modifica intenzionale del cranio
utilizzate nel Bacino dei Carpazi
Ma i dolicocefali hanno sempre affascinato i ricercatori alternativi, che hanno spesso visto in essi il segno di un contatto con civiltà misteriose, forse neppure di questo pianeta. Non fa eccezione Foerster, che da anni sta indagando sui reperti peruvianiche tra l’altro sembrano avere caratteristiche sui generis. A partire dalle dimensionifuori misura.
“La deformazione cranica volontaria cambia la forma, ma non il volume. Invece, Tello ha trovato numerosi teschi che hanno un volume più ampio del normale, alcuni anche il 25 per cento oltre il consueto. Come è possibile?”, si chiede nel suo sito e nei video visibili su Youtube. Non solo. Sostiene che essi presentino anche altre anomalie morfologiche: innanzi tutto avrebbero un unico osso parietale, anzichè due, e mostrerebbero due piccoli fori nella parte posteriore della teca cranica.
Brien Foerster ipotizza così che in questo caso le deformazioni abbiano una origine genetica. Qualche mese fa, il direttore- nonchè proprietario- del museo privato che ospita i crani di Paracas lo ha autorizzato a prelevare alcuni campioni da esaminare. Nell’agosto 2013, sono stati inviati ad un laboratorio genetico del Texas, tramite Lloyd Pye, il ricercatore scomparso lo scorso dicembre che ha legato il suo nome allo Starchild- altro cranio decisamente anomalo. Qualche settimana fa, Foerster- via internet- ha reso noti i primi, parziali risultati dei test genetici. Ed è scoppiato un putiferio. Basta leggere queste righe, per capire perchè.
“Qualunque sia la provenienza del campione 3A, esso presenta un DNA mitocondriale con mutazioni sconosciute finora in ogni essere umano, primate o animale. I dati sono molto lacunosi e servono molte altre sequenze prima di completare l’intero DNA. Ma i pochi frammenti che ho recuperato da questo campione 3A indicano che, se queste mutazioni verranno confermate, abbiamo a che fare con una creatura simile all’uomo, ma assai distante dall’Homo Sapiens, dal Neanderthal e dal Denisova.
I CRANI ALLUNGATI DI PARACAS PRESENTANO UN SOLO OSSO PARIETALE |
Non è certo neppure se potrà avere un posto nell’ albero evolutivo a noi noto. La questione è: se erano così diversi, avrebbero potuto non incrociarsi con gli umani. Si sarebbero accoppiati all’interno del loro piccolo gruppo. Potrebbero essersi degenerati per via della consanguineità. Ciò spiegherebbe i bambini sepolti.” Nessun esplicito riferimento ad una natura extraterrestre, dunque, ma il cenno ad una possibile specie umana sconosciuta e radicalmente diversa dalla nostra è bastato a far scatenare il web.
Innanzitutto, chi è il genetista che ha effettuato i test? L’allusione al laboratorio texano ha fatto balzare sulla sedia molti scettici, che hanno subito pensato alla dottoressaMelba Ketchum, la veterinaria che nel 2012 ha affermato di aver sequenziato il DNA del Bigfoot. Uno studio che nessuna rivista scientifica ha voluto accettare e che alla fine è stata pubblicata- senza la normale procedura del peer review, ovvero la revisione dei pari- da un giornale online creato apposta per ospitare l’articolo della Ketchum.
La ricercatrice non ha mai fornito, per una controanalisi, i reperti che ha utilizzato per identificare il genoma dell’ Uomo-scimmia (a suo dire, un ibrido tra un ominide sconosciuto e l’Homo Sapiens) e dunque i suoi proclami sono stati respinti in toto dalla comunità scientifica. C’è la discussa dottoressa dietro al DNA dei teschi peruviani? In un primo momento, Foerster lo ha praticamente confermato, per poi fare marcia indietro e negare che l’esperto di genetica sia proprio la Ketchum. Ad oggi, l’autore del test è anonimo.
Da notare il colore dei capelli sui teschi ritrovati,che come è evidente il loro colore era sul rosso,un colore inusuale per quelle zone.
Una procedura non canonica, così come è irrituale anticipare i risultati (tra l’altro tanto parziali) di un esame del genere sul web e non tramite una pubblicazione scientifica. Da parte sua, lo scrittore americano ha risposto di aver solo diffuso l’esito preliminareper coloro che fin dall’inizio avevano seguito il suo progetto. “I dati ufficiali sono in arrivo, ma potrebbero servire mesi. L’esame peer review verrà ovviamente preso in considerazione, ma queste informazioni appartengono al mondo, non solo agli accademici”, ha scritto.
Quello che gli scettici però proprio non perdonano a Foerster è la sua mancanza di competenza specifica. Non è un antropologo, non è uno storico, non è un docente universitario: non ha dunque nessun titolo per occuparsi di questi strani crani e le sue affermazioni non sono, già per questo, credibili. Non solo: dai crani di Paracas trae guadagno, con i suoi libri e con il tour promosso tra i siti archeologici del Perù. Dunque, da un annuncio tanto clamoroso non può che ottenere un vantaggio personale.
Scavi nel sito di Paracas |
Un coro di critiche e di accuse alle quali si contrappone, al contrario, l’attesa spasmodica di chi crede, invece, che da quei test, prima o poi, arriverà un risultato clamoroso in grado di scuotere dalle fondamenta le nostre certezze. Insomma, da un lato c’è chi vorrebbe bruciare- metaforicamente, s’intende- l’eretico Foerster e chi invece prende per oro colato il suo annuncio. Forse varrebbe la pena di fermarsi un attimo e di attendere qualche dato più concreto. Insomma, cautela. La stessa dimostrata da un colosso dell’archeologia misteriosa, Graham Hancock.
FONTI:
pianetablunews.wordpress.com
aurora-project.forumfree.it
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