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venerdì 28 febbraio 2014

la via del Daath l'11 sefirà,la via della parte oscura









Quando si approda alla alta spiritualità,bisogna fare attenzione,perchè si potrebbe percorrere il sentiero dell'oscurità,tuttavia il figlio della luce,è destinato a percorrere solo la via della luce.

Tradiz. e rit.  lupi bianchi


 
prefazione:

Quando si apprende la conoscenza delle cose spirituali,questa porta inevitabilmente all' elevazione dell'essere,verso una alta spiritualità,come la tradizione gnostica ci insegna;



Questa è detta sophia (conoscenza),tuttavia questo può portare l'essere a spostarsi verso il lato oscuro,se non si ha un certo equilibrio interiore,che permette di seguire la via della luce,e di mettersi al servizio degli altri,e non al servizio del se inferiore (l'ego).
Questo avviene quando la conoscenza (oggi tenuta segreta), viene data all'indegno,ai figli dell'oscurità,essi usano la stessa non per elevarsi ed avvicinarsi alla divinità,ma per il potere,per avere il controllo su gli altri e accumulare ricchezze.

Le antiche tradizioni esoteriche,tramandavano questi segreti solo a chi ne era degno,ma durante la storia non è stato sempre cosi,e bisogna tenere presente,che oggi come allora,vi sono delle correnti occultiste,dette la via della mano sinistra,che seguono di proposito la via dell'oscurita.
Essi sono i responsabili della degenerazione che è avvenuta nel nostro mondo e che ci sta portando nel baratro più profondo.L'antica dottrina era tramandata solitamente per via orale,appunto per non lasciare niente di scritto che potesse cadere in mani sbagliate,e questa serviva a permettere nell'uomo il riaffiorare del ricordo dell' io interiore,dato che l'anima quando si incarna nel corpo fisico,perde il ricordo di se.

Il  ricordo delle vite precedenti viene perso durante l'incarnazione,perché il nostro DNA è stato dannegiato,
questo avvenne quando atlantide cadde,i cataclismi e le guerre che si sono succedute il quel periodo,hanno portato la terra in una caduta,non solo sul piano spirituale ma anche fisico,perché come il principio ermetico (la corrispondenza) ci ricorda,"Ciò che sta in alto è uguale a ciò che sta in basso; ciò che sta in basso è uguale a ciò che sta in alto";

Quello che accade nella natura spirituale si riflette poi nella natura fisica.


Siamo passati dalla 4 dimensione in cui eravamo,ad una dimensione inferiore,e anche il nostro DNA e tutto il corpo fisico,ha risentito di questo passaggio.
Il nostro copro fisico ne è uscito danneggiato,in modo permanente,viviamo molti meno anni di prima,e anche la statura fisica è diminuita.
Per questo abbiamo perso i nostri poteri spirituali che si sono assopiti dentro di noi,come anche il nostro terzo occhio (la ghiandola pineale),si è atrofizzata,ma sono solo dormienti ed è possibile un risveglio di questi ultimi con delle tecniche spirituali adeguate. 
Bisogna aggiungere a tutto questo, anche i relativi interventi genetici,effettuati da entità multidimensionali sugli uomini;
In effetti dopo la catastrofe che distrusse quasi la terra,molti uomini si ritrovarono a ricominciare da zero,ma anche prima, esistevano tribu senza una struttura sociale  avanzata,che vivevano sparse per la terra,questi non sapevano distinguere le entità che si interfacciavano,e molte volte credevano fossero dei,essendo essi ignoranti e senza conoscenze,mentre atlantide era un centro di alta civiltà,che  fu spazzata via con tutta la sua conoscenza spirituale e tecnologica.
I sopravvisuti a quella catastrofe,cercarono di infondere la loro conoscenza a quelle tribu primitive,affinché non andasse perduta la luce dell'umanità.

La conoscenza poi durante l'antichita,divenne religione,ritualità,dogma e superstizione,detenuta e segretata dalla casta sacerdotale che pratica il culto EXOTERICO (dal greco esteriore) per le masse,tenute appositamente nell'ignoranza (oscurità),per poterli  manipolare e controllarli,mente il culto ESOTERICO (interiore),viene tramandato solo tramite società segrete,dove gli stessi ne detengono il potere e controllano quello che devono sapere gli adepti.
Tutto è divenuto potere e controllo,e le verità che dovrebbe essere ' LIBERATORIA E LIBERA,è divenuti in mano a questi indegni,mezzo per controllare e privare della libertà le masse.

Quindi quando la conoscenza viene recepita dai figli dell'oscurità,coloro che non hanno anima,questa diviene un mezzo per avere potere,lo strumento è di per se neutrale,è sempre l'uso che se ne fa che determina la sua valenza negativa o positiva.Essi non avendo anima,sono solo un corpo biologico programmato per uno specifico compito,sono generati dalla stessa matrix illusoria,essi quindi rispondono solo al programma,non possono accedere alla divina energia cosmica,essi possono essere considerati,come ologrammi all'interno dell'ologramma,possono vivere solo nell'illusione materiale,sanno che non esiste vita dopo questa illusione,quindi cercano di accrescere il loro potere,tramite l'accumulo di beni materiali,ma è tutto inutile,poiche l'illusione cadra,e loro cadranno con l'illusione.

Questa nella cabala è definita la via del daath,la via che può portare al lato oscuro,
riferita all'11 sefirà,la sefirà nascosta.
L'elite quando usa per i suoi rituali oscuri il numero 11,non vuole riferirsi solo al vario simbolismo dell'11,ma si riferiscono soprattuto all'11 sefirà,la via del daath.












L'11 sefirà il daath,può essere considerata come una forza che invece di spingere all'elevazione spirituale,trattiene nella materia,in effetti la sua posizione è appena sotto la sefirà CHOKMAH E BINAH,QUESTE DUE VANNO EQUILIBRATE PER POI PASSARE AL KETHER,fare di due uno,LA SUBLIMAZIONE,L 'ILLUMINAZIONE,mentre invece il daath se non viene superato può intrappolare nel percorso di mezzo,cioè colui che non ha superato l'ostacolo,e intrapreso la via superiore,che è intrappolato tra la via istintiva emotiva,e la via della illuminazione.



Per questo il numero 11 è molto importante per l'elite,e viene usato nei loro rituali oscuri più importanti.
Essi stanno usando una falsa dualità composta dai due opposti in cui vi è un falso bene da una parte,e il male dall'altra,ma tutti e due effetivamente, sono sempre la via oscura.

Cercano di condurre l'umanità in una situazione senza via di uscita,per tenere schiavo l'uomo per l'eternità,e per fare questo devono non solo tenerlo nelle sefirot inferiori,degli stadi bassi,quelle legate alla natura istintiva-emotiva,detta natura inferiore o animale,ma lo spingono verso il lato oscuro non permettendogli di equilibrare i due opposti,e risalire verso il KETHER,la corona,il collegamento con la divinita interiore.
Quando successe  l'autoattentato dell'11 settembre (detto in gergo false flag,falsa bandiera),delle torri gemelle a New York,essi oltre alle molte altre valenze simboliche,stavano facendo uso di questo specifico simbolismo,la sefirà daath.










Sanno che sta arrivando la fine di un cilco cosmico,e il risveglio dell'umanità è in atto,quindi essi cercano di bloccare questo processo in ogni modo,tenendo ancora una volta l'uomo sotto la paura,lantitesi dell'amore,con la guerra,la violenza,la crisi economica, ecc.,stringendo le catene sull'umanità tramite la creazione di un nuovo ordine  mondiale,in cui nessuno sfugga alla loro presa,e alla loro tirannia satanica.
Nel rituale dell'11 settembre hanno dato vita a quello che poi sta degenerando in tutto il mondo,e l'aggravarsi di tutto questo sarà sempre maggiore,come stiamo gia osservando tutti noi.
Quello che sta arrivando è inevitabile,e la fine di questa elite degenerata e il loro mondo,arrivera comunque.

 white wolf





l'11 sefirà,il daath


Il sefer Yetzirà, il più antico testo di Cabalà, nel capitolo primo, afferma in modo perentorio:

“Dieci è il numero delle Sefirot ineffabili, dieci e non nove, dieci e non undici. Intendi con sapienza, e sii saggio con intelligenza, investiga questi numeri, e trai da loro conoscenza, il disegno è fisso nella sua purezza, e riporta il Creatore nel Suo luogo.”

L’affermazione sul numero totale delle Sefirot non sembrerebbe lasciare alcun spazio ad interpretazioni differenti. Tuttavia, nello studiare le Sefirot e l’Albero della Vita , emerge chiaramente che ve ne sono undici, in quanto, alle dieci tradizionali, se ne aggiunge una chiamata Da’at, la conoscenza. Ecco la loro lista completa:

Keter = Corona
Chokhmà = Sapienza
Binà = Intelligenza
Da'at = Conoscenza unificante
Chesed = Amore
Ghevurà = Forza
Tiferet = Bellezza
Netzach = Eternità o Vittoria
Hod = Splendore
Yesod = Fondamento
Malkhut = Regno o Sovranità


Si noterà come, ad eccezione di Keter e di Malkhut, le altre nove Sefirot formano tre triadi, dai significati correlati e reciprocamente interdipendenti. Sapienza, Intelligenza e Conoscenza, sono tutte attività dell’intelletto. Ciò è parte delle prove del come Da’at sia parte integrante dell’Albero. Amore, Forza e Bellezza (Compassione) sono tutte facoltà del sentimento superiore.
Per la triade inferiore il legame è meno evidente, ma lo diventa se si riflette sul fatto che Netzach rappresenta la fissità degli intenti e scopi della personalità, Hod è il muoversi dinamico, oscillando tra cambiamenti imprevisti, mentre Yesod è un cercare di mantenere un tracciato costante (almeno di principio) tra la cocciuta determinazione di Netzach e il disordinato mutamento di opinioni di Hod.
Un disegno dell’Albero, pubblicato su di una edizione del Sefer Yetzirà del 1884, pur non menzionando i nomi delle Sefirot, mostra i Sentieri (i canali che le uniscono) messi in modo tale da definire chiaramente la presenza di una undicesima entità, che abbiamo evidenziato nel disegno con un cerchio tratteggiato. La definizione avviene in virtù delle lettere che distinguono ogni sentiero. Da’at si trova all’incrocio tra le lettere Zain – Cheit – Tet – Yod.







Si noti inoltre come tale Sefirà interrompa i canali in diagonale, ma non quello verticale, che unisce Keter con Tiferet, costituito dalla lettera Beit.

Per cercare di riconciliare la presenza di Da’at con l’affermazione del Sefer Yetzirà, che sembra escludere un’undicesima Sefirà, vengono solitamente forniti i seguenti motivi. Da’at è una proiezione di Keter nei piani inferiori. Per sua natura, Keter è remota ed inaccessibile, trascendente, al di là di ogni pensiero e parola. Per potere svolgere la sua funzione di forza unificante, Keter opera una “discesa” nell’Albero, e diventa Da’at. Quindi, se si conta Keter non si conta Da’at, o viceversa. Le sefirot rimangono dieci. Secondo un’altra spiegazione cabalistica, Da’at non utilizza un recipiente suo proprio, bensì quello di Binà, l’Intelligenza. Conoscenza ed Intelligenza sono praticamente sinonimi in quasi tutte le lingue, sebbene nell’ebraico interpretato dalla Cabalà la differenza tra questi due termini sia grande.
Vorremmo qui offrire una spiegazione alternativa circa il criptico brano del Sefer Yetzirà. L’espressione “non nove… non undici” non deve venire considerata come un abbellimento enfatico. La Cabalà esclude che nei suoi testi base vi siano parafrasi o amplificazioni linguistiche fini a se stesse. Ogni frase è redatta secondo un codice estremamente preciso. Se vengono citati i numeri nove e undici non è perché essi siano errori teologici, contravvenzioni al dogma secondo il quale le Sefirot devono essere dieci. Sono invece reali e concrete possibilità.
Ma com’è possibile che le sefirot siano solo nove? Questo è il caso dello Tzadik, della persona retta, che ha pieno controllo sul suo Yesod, l’area della sincerità, della devozione, della sessualità fisica, dell’energia sensuale sottile della personalità. Lo tzadik non deve scendere, non deve mai arrivare a Malkhut. Per lui è Yesod il livello più basso dell’Albero della Vita. Malkhut, il gioco di poteri del mondo, le preoccupazioni per il vivere quotidiano, le umiliazioni e i momenti d’orgog??lio, tutto ciò non lo riguarda. Anche se a volte deve entrare in quelle dinamiche, non ne rimane coinvolto. La sua partecipazione è puramente superficiale, come se stesse recitando una parte. Ed è in questa luce che va visto l’avvertimento del Sefer Yetzirà: le Sefirot devono essere dieci, anche lo tzadik deve scendere a Malkhut, sul serio!
Dalla parte opposta ci sta il baal teshuvà (maestro del ritorno, concetto molto vicino al “figliol prodigo”), colui che ritorna sulla via del Divino dopo avere esplorato in lungo e in largo il mondo della separazione, della confusione, della contaminazione. Egli non si è solo cibato di Da’at, ne ha fatto una grossa indigestione! Ricordandogli che le Sefirot sono dieci e non undici, il Sefer Yetzirà lo invita a cercare la trascendenza di Da’at, cioè la sua origine superiore, che è Keter. Lì c’è la medicina per gli eccessi della conoscenza!
L’undicesima Sefirà, Da’at, è quella che più caratterizza il mondo in cui viviamo, specialmente la società occidentale moderna, il più grande serbatoio di potenziale baalei teshuvà che esista! Ciò è iniziato dal momento in cui Adamo ed Eva si sono cibati dell’albero della conoscenza (Etz ha Da’at). In termini grafici, ciò ha causato un vero e proprio prolasso dell’albero









con Da’at che si distacca da Keter, scende più in basso dell’asse Sapienza-Intelligenza, e con le sette sefirot inferiori che decadono. In particolare, Malkhut ha attraversato il confine di protezione, e si è ritrovata nei piani inferiori della realtà, dove le klipot (gusci, termine metaforico indicante le forze del male) hanno un potere dominante.
Albero della Vita e albero della conoscenza si sono così mescolati, quasi confusi. Ed ecco che il Sefer Yetzirà si preoccupa di avvertire che le Sefirot sono dieci, e che la mescolanza-prolasso di Da’at è temporanea, è un guasto che va riparato.
Grazie all’avodat ha-birrurim, all’opera delle selezioni, del raffinamento delle scintille cadute, gradualmente possiamo elevare l’albero, che in futuro diventerà così:






Per quanto il lavoro di rettificazione riguardi l’intero spettro delle dieci Sefirot, oggi, e in genere nell’epoca nella quale viviamo, l’enfasi maggiore va posta su Da’at. È stata la prima Sefirà a danneggiarsi, e sarà l’ultima a venire rettificata. Da’at ha un aspetto di dualismo estremo. Nella simbologia dei colori, essa è bianco-nero. Nel giardino dell’Eden è divisa tra bene e male. Ci muoviamo tra l’una e l’altra di queste due sponde, avanti e indietro, guidati dal libero arbitrio, e dalla conoscenza. Se la conoscenza è separatrice (mette in enfasi diversità ed esclusività), non c’è riparo, non c’è sosta, non c’è sollievo. E ciò è vero per qualunque campo al quale la conoscenza venga applicata, pratico, affettivo, scientifico, filosofico, artistico, umanistico, politico, teologico, religioso. Se la conoscenza è unificatrice (ricerca legami, paralleli, sincronicità, appartenenze, pur se a livello di radice), tra bianco e nero scopriamo una scala di 256 grigi (per applicare una metafora tratta dalla moderna grafica dei computer). 256 è il valore numerico di:

Aronne (Aharon)
Fuoco (Nur)
Re Superno (Melekh Elion).

Cioè, la nostra consapevolezza viene guidata dalla scintilla interiore del Grande Sacerdote, colui che utilizza il fuoco (l’energia) al servizio del Re Superno, cioè di Dio, e non degli innumerevoli idoli che la consapevolezza separata gli sovrappone.
Ma rimaniamo all’esempio legato all’informatica. Tutti sanno che il linguaggio utilizzato dai computer, e nelle trasmissioni digitali, è il sistema binario. Si tratta di una sequenza di impulsi riconducibili al susseguirsi di “pieno – vuoto”, 1 e 0. Il codice binario rappresenta lettere e numeri semplicemente come sequenze più o meno lunghe di “stati opposti”, ad es.: 00110110. Si capirà facilmente il legame di un tale sistema simbolico con Da’at, la Sefirà degli opposti, del bene e del male, del bianco e del nero. Mentre nel mondo dell’azione, dell’emozione, e del pensiero umano, si cerca sempre di tracciare il confine tra bene e male, nell’essenza interiore di Da’at, fatta del contrasto tra bianco-nero, o tra 1 e 0, è del tutto impossibile stabilire un ordine di priorità o di preferenze. Nessuno potrebbe dire se sia meglio il bianco o il nero, l’1 o lo 0. Si possono solo esprimere preferenze ed opinioni, ma fondamentalmente tra quegli opposti c’è una totale interdipendenza, c’è una necessaria complementarità.
Il nostro grande compito è allora la rettificazione di Da’at, utilizzare la danza degli opposti come la fonte del motore energetico dell’evoluzione dalla specie umana alla specie adamitica “edenica” (Adam nel giardino dell’Eden). Secondo un’antica tradizione, sia talmudica che cabalistica, ogni scoperta della scienza ha lo scopo profondo di avvicinarci maggiormente all’era della redenzione globale e definitiva. L’informatica, in particolare Internet, proprio per via del suo basarsi in un modo così totale sull’oscillazione tra due opposti, può oggi venire utilizzata come veicolo privilegiato per la diffusione della consapevolezza interiore, per rettificare Da’at.
Da’at è il massimo della libera scelta. Tutto dipende dall’uso che facciamo di Internet. Un detto talmudico afferma: “Colui che viene per purificarsi, gli viene aperta la porta; colui che viene per contaminarsi, gli viene aperta la porta”. Vale a dire, “gli strumenti ci sono, l’aiuto dall’alto anche, tutto dipende da ciò che la persona cerca, dal dove si focalizza la sua volontà, la sua attenzione”. Nell’undicesima sefirà, quella dei baalei teshuvà, dei “maestri del ritorno”, in Da’at, la danza frenetica di un’interminabile sequenza di 1 e di 0, di essere e di non essere, non genera più un solo problema esistenziale, ma può diventare il supporto, la “merkavà”, per una accelerata crescita della consapevolezza messianica. Nella Da’at rettificata, saggezza interiore (esoterismo) e saggezza esteriore (essoterismo), si abbracciano e si aiutano.


2 commenti:

  1. Perché siamo stati declassati ad una dimensione inferiore? Chi è stato a farlo? Il messaggio metaforico della caduta dell'Uomo dal Paradiso Terrestre ha forse qualcosa a che fare con tutto questo? Come si inquadra la figura di Cristo in questo paradigma? Perché i senz'anima odiano particolarmente Cristo e non altri profeti?

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  2. Molta parte è copiato da http://www.cabala.org/novita/daat.shtml

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