Julius Evola
Una delle designazioni per
l’Asgard, sede delle divinità e patria originaria dei ceppi regali
nordici, secondo le tradizioni scandinave, è l’isola verde o terra
verde, in tedesco moderno Grunes-Land, donde Groenlandia. Ma questa
terra, come lo dice il suo nome, ancor sino al tempo dei Goti sembra
presentasse una rigogliosa vegetazione e non fosse ancora investita
tutta dal congelamento.
Ma vi è di più: nella regione dei ghiacci artici
recentemente le spedizioni del canadese Jenness, dei danesi Rasmussen,
Therkel e dell’americo Birket-Smith han fatto dei rinvenimenti
archeologici invero singolari: in fondo sotto i ghiacci si son trovati
resti di civiltà di ben più alto grado di quella esquimese e relitti di
strati ancor più antichi, preistorici. A tale civiltà è stato dato il
nome di civiltà di Thule.
Thule è il nome che i Greci
davano appunto a una regione o isola dell’estremo nord, la quale si
confonde spesso con quelle terre degli Iperborei. Donde sarebbe venuto
il solare Apollo, cioè il dio delle razze dorico-achee scese
effettivamente dal nord in Grecia. E di Thule Plutarco dice che in essa
le notti per circa un mese duravano due sole ore: è proprio la notte
bianca dei paesi boreali. E se altre tradizioni elleniche chiamavano il
mare boreale Mare Cronide, cioè Mare di Kronos (Saturno), questa è
un’indicazione significativa, poiché Kronos veniva concepito come uno
degli dei dell’età dell’oro, cioè dell’età primordiale, dell’età prima
dell’umanità.
Ora se noi ci portiamo in
America, nelle civiltà azteche del Messico troviamo corrispondenze così
singolari, che esse si estendono fino ai nomi. Infatti gli antichi
messicani chiamavano Tlapallan, Tullan e anche Tulla la loro patria
primordiale. E come la Thule ellenica veniva riferita al solare Apollo,
così ecco che anche la Tulla messicana vien considerata come la Casa del
Sole.
Ma confrontiamo tali
tradizioni messicane con quelle celtiche. Se i lontanissimi progenitori
dei Messicani sarebbero venuti in America da una Terra
nordica-atlantica, ecco che le leggende irlandesi ci parlano della razza
divina del Tuatha dè Danann, la quale sarebbe venuta in Irlanda
dall’Occidente, da una mistica terra atlantica o nordico-atlantica,
l’Avallon. Si direbbe, dunque, due forme di uno stesso ricordo. Le due
civiltà corrisponderebbero a due irradiazioni, americana l’una, europea
l’altra, partite da un unico centro, da un’unica sede scomparsa (mito
dell’Atlantide), ovvero congelate.
Ma vi è di più, nel senso che, se
passiamo nel campo delle indagini positive moderne, troviamo elementi
che potrebbero benissimo concordare con questi echi leggendari. Infatti
sul litorale atlantico europeo esistono tracce ben precise di una
civiltà vera e propria e di un tipo di umanità – il cosidetto uomo
Cro-Magnon – che appare di uno sviluppo ben superiore rispetto alle
razze quasi animalesche del cosidetto uomo glaciale o musteriano
abitante allora l’Europa. I frammenti pervenuteci di questa civiltà sono
di tale natura, da far dire ai ricercatori, che i Cro-Magnon potrebbero
ben definirsi gli Elleni dell’età della pietra. Ora, questa dei
Cro-Magnon, apparsa enigmaticamente nell’età della pietra lungo il
litorale atlantico fra razze inferiori e quasi scimmiesche, non potrebbe
forse essere la stessa cosa dei Tuatha de Danann , della razza divina
venuta dalla misteriosa terra nordico-atlantica , di cui nelle accennate
leggende irlandesi? E i miti circa le lotte fra le razze divine
sopravvenute e le razze di demoni o mostri, non sarebbero per caso da
interpretarsi come echi fantastici della lota svoltasi fra quelle due
razze, fra gli uomini Cro-Magnon, gli Elleni dell’età della pietra, e
gli uomini musteriani animaleschi?
Tornando ai ricordi
tradizionali, non soltanto i Greci e gli Americani ricordano una sede
primordiale. Secondo i ricordi iranici dell’Avesta, la patria originaria
e mistica degli Ariani, concepita come la prima creazione del Dio di
Luce, – l’aryanem vaejo – sarebbe stata una terra dell’estremo
settentrione, e anzi vien detto che inessa, a un dato momento, l’inverno
durò dieci mesi dell’anno, proprio come nelle regioni artiche. Si
tratta dunque di un ricordo ben preciso del congelamento sopravvenuto
con la precessione degli equinozi nella regione boreale: ricordo, cui
peraltro fa riscontro quello del terribile inverno Fibur scatenatosi
alla fine di un certo ciclo, o mondo, di cui nelle antichissime
tradizioni scandinave. Ma anche in India, si ricorda un’isola o terra
luminosa posta nell’estremo settentrione, lo çveta dvipa, e una razza
dell’estremo settentrione, gli uttara-kura; lo stesso ricordo si ha nel
Tibet , nel mito della mistica città del Nord Chandhala; nell’estremo
Oriente Liezi riferisce la tradizione circa la terra posta all’estremo
nord del mare settentrionale e abitata da uomini trascendenti.
I risultati delle ricerche
del Wirth sarebbero appunto questi: che nella più alta preistoria –
verso il 20.000 avanti Cristo – una grande razza bianca unitaria, dal
culto solare, dalla regione polare divenuta inabitabile per via del
congelamento si sarebbe spinta verso il Sud, in Europa e in America, ma
soprattutto in una terra scomparsa , posta al Nord dell’Atlantico. Da
tale terra essa si sarebbe successivamente spostata, nel periodo
paleolitico, verso l’Europa e l’Africa, con un moto, dunque,
dall’Occidente all’Oriente: essa sarebbe penetrata nel bacino del
Mediterraneo creando un ciclo di civiltà preistoriche intimamente
apparentate, nel quale rientrerebbero quella egizia, etrusco-sarda,
pelasgica ecc., a tacere di altre ancora che nuove ondate avrebbero
fondate nel loro avanzare per via continentale fino a raggiungere il
Caucaso e poi oltre, fino all’India e alla stessa Cina. Così ciò che si
riteneva la culla dell’umanità , l’altopiano del Pamir , sarebbe
soltanto uno dei centri abbastanza recenti d’irradiazione di una razza
ben più antica.
Le razze ariane e indogermaniche, l’uomo europaeus in
genere, sarebbero già razze derivate e in una certa misura già miste in
confronto a ceppi più antichi e più puri, IPERBOREA, a cui vanno
riferito i ricordi, i simboli e perfino le figurazioni preistoriche su
roccia relative ai conquistatori dai grandi vascelli stranieri,
dall’ascia, dal sole e dall’uomo solare con braccia innalzate. Una
misteriosa unità stringerebbe per tal via un gruppo di grandi civiltà e
di antiche religioni fiorenti già là dove fino aieri si supponeva l’uomo
animalesco delle caverne.
E siccome simbolo richiama
simbolo, per finire, ricorderemo questo. Ancor nell’epoca romana l’idea
della regione del nord come un paese mistico, abitato dal padre degli
dei, dal nume dell’età prima o età aurea, e l’idea che il giorno artico
quasi senza notte non fosse senza relazione con la luce perenne che
circonfonde gli immortali, tali idee nell’epoca romana erano ancora così
vive, che, secondo la testimonianza di Eumanzio, Costanzo Cloro avrebbe
diretto una spedizione verso il Nord della Gran Bretagna, confusa con
la stessa leggendaria Thule, non tanto per il desiderio di glorie
militari, quanto per raggiungere la terra “che più di ogni altra è
vicina al cielo” e quasi presentire la trasfigurazione divina che si
riteneva subissero gli Eroi e gli Imperatori alla loro morte.
Il 15 ottobre si avvicina...
RispondiEliminaAdmin moon
Appunto ma questo 15 ottobre, data dell'installazione della porta dell'inferno al quirinale che succedera' di preciso ? Intendo sia nel fisico che nell'invisibile ? Sono curioso
RispondiEliminaIl Baronetto
sono simbolismi che si divertono ad usare,questi sono ratti di fogna, naturalmente lo scopo è degradare inbruttire l'umanità,infondere egregore negative per ampliare il loro potere, ma non è che funzionano in questo modo come credono, o meglio su alcuni possono influenze su altri meno.Le porte dell'inferno si stando aprendo per loro.
EliminaMi auguro che quella cartaccia verde green pass scompaia il 31 dicembre almeno al lavoro
RispondiEliminaAdmin moon