di: Paolo Sizzi
Ci sono cose che
non si possono più dire, altrimenti turberebbero la sonnacchiosa
coscienza dei benpensanti che da più di settant’anni prendono per oro
colato le balle che vengono prodotte industrialmente da chi regge le
redini del governo mondiale, unipolare ed imperialista, e ha tutto
l’interesse ad occultare dietro ad una cortina fumogena le scomode
verità ben poco gradite ai sommi sacerdoti del pensiero unico
mondialista e antifascista.
Quando si parla di politicamente
corretto, a ben vedere, si intende tutta la congerie di velenose
fanfaluche sdoganate in pompa magna da chi avrebbe vinto l’ultimo
conflitto mondiale, per imporre la volontà di chi manovra i governi dei
cosiddetti “liberatori” angloamericani; lo sappiamo, è risaputo, che chi
vince una guerra stabilisce poi cosa sia vero e cosa no, cosa sia
giusto e cosa sbagliato, cosa sia “ortodosso” e cosa eretico e la
memoria dei vinti viene infangata in ogni modo possibile ed immaginabile
affinché i piani dei vincitori non vengano ostacolati da un certo
revanscismo identitario. Non si tratta, nel nostro caso specifico, di
dissotterrare fascismi e nazionalsocialismi ma di riprendere tematiche
ad essi care e contestualizzarle nell’oggi per non perdere mai di vista
quali sono i diuturni valori patriottici per cui vale la pena vivere,
combattere e anche morire.
Qualcuno sarà pronto a leggere in queste
mie righe il solito complottismo cialtronesco che invece di corroborare
il patriottismo lo banalizza e riduce ad una tragicomica farsa, eppure
sfido chiunque a dimostrare il contrario di quanto dico, e cioè che dal
1945, con la scusa della vittoria dell’Occidente borghese e
“democratico”, molte verità tradizionali, lampanti, sono state via via
diffamate e screditate, col preciso scopo di mantenere il popolaccio
succube della dittatura “illuminata” basata sui presunti valori
antifascisti. Di colpo non esistono più razze, il sesso e l’orientamento
sessuale diventano costrutti sociali, l’omosessualità è ora assoluta
normalità, dire “disabile, handicappato” è blasfemia, l’uguaglianza a
tutti i costi da mito diventa verità assoluta e chi si ribella viene
facilmente liquidato come pazzo, asociale, disadattato, caso umano.
Vedete amici, l’egualitarismo non è un
valore per il semplice fatto che non siamo tutti uguali e forzare la
mano in questo senso diventa una barbarie dispotica tesa a
strumentalizzare la pace e l’armonia per imporre una visione unica del
globo e delle sue dinamiche. Uomo e donna non sono uguali, ma
complementari, la natura stessa li ha messi nelle condizioni di
diversificarsi anche da un punto di vista sociale; lo stesso vale per la
questione razziale, dove sia l’antropologia fisica che la genetica
mostrano nettamente come (al di là delle fandonie ideologiche) si possa
tranquillamente parlare di cinque o massimo sei grandi razze della
specie sapiens distinte grazie all’isolamento, all’adattamento
all’ambiente, alla dieta, ai geni medesimi e all’aspetto fisico; e così
per l’omosessualità reputata normalissima mentre in realtà è un disagio,
una sofferenza, una deviazione senza per questo dover demonizzare o
peggio odiare chi ha tali orientamenti. Lo stesso dicasi per chi ha
gravi invalidità psico-fisiche ma viene usato dalla propaganda buonista
sempre per affermare ideologicamente che siamo tutti uguali e non
esistono differenze se non nella cultura. Sì certo, come no…
Questi tromboni del pensiero unico e del
politicamente corretto vorrebbero far credere che sia odio affermare
quanto sopra e perciò seguire il buonsenso che deriva dall’osservazione
razionale delle cose, mentre sarebbe amore per l’umanità biascicare
egualitarismo di bassa lega e auspicare l’abbattimento di muri, barriere
e confini. E se invece, come io credo, l’odio fosse proprio il
contrario, ossia propagandare uguaglianza col preciso scopo di stroncare
identitarismi e patriottismi per tenere tutti buoni e inquadrati,
placidi agnellini da mandare al macello, chiamato capitalismo, per
ingrassare il sistema? Il sistema antifascista e anticomunista tanto
amato ed elogiato dai nostri politici europei afflitti dal complesso del
cameriere nei confronti del banchiere, come già qualcuno a suo tempo
diceva…
I criminali democratici i migliori servi dell'elite bancaria internazionalista
Mi stupisco di come i “compagni” e i
lib-dem vedano nel razzismo un sottoprodotto del capitalismo, ancorché
inteso come razzismo discriminatorio e non razzismo delle origini,
razziologia; il vero sottoprodotto dei capitalismi è proprio il
contrario, l’antirazzismo, perché livellare tutti quanti e fomentare la
società multirazziale e meticcia è il modo migliore per spedire nelle
fauci del mercato e del grande capitale il genere umano (genere umano,
non razza umana), dove l’uomo perde la sua connotazione di umano dotato
anche di identità etno-razziale per vestire i grigi panni da carcerato
schiavo del consumismo.
Capite bene che parlare di identità
razziale, etnica, sessuale, territoriale sia un grave affronto a chi
vuole un pianeta di amebe tutte omologate e obbedienti ed è per quello
che, ad esempio, il concetto di razza è da settant’anni infangato e
svilito per far spazio al mito della “razza umana”. Una fesseria,
questa, pronunziata da un tizio usato a mo’ di paradigma
dell’intelligenza umana, ma che di genetica non sapeva un accidente. Ad
essere unica nel genere umano è casomai la specie sapiens poiché
la razza varia, e così la sottorazza e l’etnia. Affermare ciò non
significa dire che esista una razza superiore ed una inferiore, come
vorrebbero far credere i subdoli pifferai delle sinistre europee, ma
molto semplicemente che esiste una biodiversità umana e una connotazione
a livello di subspecie discriminante da un punto di vista genetico e
tassonomico.
Chiaro che l’aspetto fisico dei
componenti di una razza o di una sottorazza rifletta l’adattamento
all’ambiente, il clima, la dieta, lo stile di vita, ma è ereditario e
regolato dal DNA e in quella fettina sempre svilita di genoma che
differenzia gli uomini d’Europa da quelli dell’Africa subsahariana c’è
di mezzo… un mondo. Il meticciato è una mortale minaccia a questa
biodiversità così bella e degna di rispetto quando si concretizza nei
propri habitat naturali, è la distruzione delle caratteristiche
ereditarie di un popolo, la sua carta d’identità assieme a lingua,
cultura, usi e costumi. Da una parte ci dicono che la varietà umana sia
un fatto positivo e che anzi dobbiamo salvaguardare le più disparate
tribù di indigeni in giro per il sud del mondo per evitar loro
l’estinzione, dall’altra però predicano il rimescolamento razziale e il
meticciato etno-culturale, da consumarsi però rigorosamente in Europa.
Sì, nel cosiddetto terzo mondo è giusto che si conservi il sangue, il
suolo, lo spirito e che l’uomo bianco cattivo se ne stia lontano anni
luce; per converso l’Europa deve invece accogliere cani e porci,
integrarli, distruggere il tessuto etno-sociale identificativo di ogni
Paese europeo e rinunciare così alla propria storia, altrimenti è
fascista, nazista, leghista, razzista e via di questo passo.
Esiste eccome il razzismo, cari amici, ma
non è quello da stadio cui molti potrebbero pensare: oggi è l’odio per
gli Europei, per i “bianchi”, costretti ad accettare che dall’alto si
imponga loro l’immigrazione e la convivenza con gli allogeni e che non
esista alcuna identità nazionale d’Europa, altrimenti si cade nel
neonazismo e nell’intrinseca cattiveria colonialista del nostro
continente. Siamo arrivati a tali deliri, signori, e così si deve
difendere dall’estinzione la tribù australoide dell’Oceania mentre il
popolo lombardo, per dire, è giusto che imbarchi torme di individui da
ogni parte del mondo, sennò sarebbe nazileghista.
Viviamo sotto il costante ricatto, anche
giudiziario, dell’antirazzismo e della “democrazia” egualitarista, i
sottoprodotti dell’antifascismo di stato, e sono essi così miopi da
tacciare di fanatismo e “odio” persino le più scientifiche dissertazioni
attorno all’antropologia fisica (antropometria, craniologia,
antroposcopia) e alla genetica delle popolazioni che sono due discipline
razionali totalmente prive di connotazioni politiche. E questo a
differenza dell’antropologia culturale promossa dal regime mondialista
che fa da sponsor all’appiattimento etno-razziale e culturale operato implacabilmente dagli zelanti servitori del dio denaro.
Ave Italia!
Fonte: ereticamente.net
LA RAZZA CONTA, E LUNICA COSA CE CONTA
RispondiEliminaBenjamin di israelite - premier britannico e judeo
Sì...la "loro", solo la loro per loro...e le altre, i gohim, cioè noi tutti, possiamo tranquillamente produrre, consumare e crepare, come mi risuona nella mente una vecchia canzone di un passato alquanto nebuloso e pieno di contraddizioni di una band emiliana, i CCCP, GUARDA CASO E GUARDA CASO IL SUO CANTANTE ED EX LEADER OGGI È UN FERVENTE CATTOLICO, che va anche in visite private dai papi.......il mondo alla rovescia? Noooo, tutto studiato da secoli dai savi di sion. Lucio Astarti
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