di: Roberto Pecchioli
Ciascuno di noi è influenzato da tutti i
libri che ha letto. Altra cosa sono i testi – e gli autori- che ci
hanno formato, le opere che diventano l’imprinting della nostra
personalità e della visione del mondo alla quale aderiamo. Per chi
scrive, si tratta di Dante, Tommaso d’Aquino, Cervantes, Tocqueville,
Ortega y Gasset, Dostoevskij e pochi altri. Se c’è un autore che ha
forgiato in profondità il nostro spirito, quello è Oswald Spengler. Tedesco
della Sassonia, dunque prussiano, ma poi bavarese di residenza sino
alla morte, avvenuta nel 1936 a soli 56 anni, ingegnere per studi,
storico, filosofo, morfologo della storia per attitudine e scelta, fu
forse la voce più potente, singolare e solitaria della Rivoluzione
Conservatrice, il fenomeno culturale che attraversò la Germania nella
prima parte del XX secolo, tra Weimar, la sconfitta dell’Impero
guglielmino e la temperie che portò al potere il nazionalsocialismo.