nota personale:
rieducare alla verità e alla naturale visione delle cose, le idiotizzate masse postmoderne, avvelenate dagli "anni sessantottini", vero spartiacque tra una società naturale e genuina (con tutti i suoi indiscussi difetti dell'epoca) e questo squallore definito modernismo; sarà dura e dovremo essere crudeli, ma lo faremo con spietata determinazione, non ci fermeremo finche il veleno introdotto nelle nostre società non sarà estirpato dalle radici insieme a chi lo ha diffuso.
Si badi bene, noi non vogliamo sostituire una perversione della natura con una morale altrettanto perversa ed ipocrita come le dottrine dei catto-judei che ci hanno imposto per secoli scalzando con la menzogna e la violenza le religioni pagane che erano proprie dei popoli indo-europei. La donna e l'uomo deve ritrovare la sua condizione naturale che può essere solo espressa nella originaria condizione pagana indo-europea, per dare la continuità e preservare la razza e la nostra civiltà, che senza interferenze esterne come accade oggi, arriverebbe a liberare tutta l'umanità dalla schiavità stabilità da sub-umani senza anima.
Il regno dei lupi sta ritornando, nessuno avrà riparo nella lunga notte.
white wolf
di: Paolo Sizzi
Una comunità sana
è una comunità coesa in tutte le sue parti, dove il rapporto tra le
varie categorie umane che la compongono è incentrato sulla sintonia ed è
teso al raggiungimento del benessere e dello sviluppo. Solidarietà,
cameratismo, responsabilizzazione, autentico spirito comunitaristico
sono gli antidoti ai veleni postmoderni forieri di liquidità e
relativismo, che intossicando i singoli individui li tramutano in
terroristi che si scagliano contro la propria comunità d’origine,
distruggendo il vincolo di fraternità ma anche sé stessi. Sono le
degenerazioni dell’individualismo, in cui il (vero) progresso sociale
viene sacrificato sull’altare dell’egoismo, del narcisismo, del falso
benessere consumistico e materialistico con il risultato di disgregare
intere comunità avvelenate dalla zizzania dell’Occidente capitalista.
Quest’analisi può essere applicata a
livello etnico, culturale, sociale, generazionale, sessuale, poiché lo
sconvolgimento recato dai germi dell’individualismo mette tutti contro
tutti e distrugge la naturale solidarietà che permette ad una comunità
di essere forte, sana, responsabile, unita nel nome del vero sviluppo
(etno- ed eco-sostenibile), vaccinata contro le mortali piaghe che
impazzano dal famigerato Sessantotto a questa parte. Quando una comunità
perde la bussola in materia di identitarismo e tradizionalismo spalanca
le porte alle mefitiche ondate di pattume ideologico e materiale,
sapientemente orchestrate da chi ha tutto l’interesse a disgregare il
tessuto etnico e sociale originale dei popoli europei (e non solo), e
voltando le spalle alle proprie radici, sovente estirpate con perversa
aggressività dal masochismo dell’individuo, vengono creati gli idoli
dell’attuale temperie consumistica ed edonistica, i cui sfracelli sono
sotto gli occhi di tutti coloro che ancora riescono ad osservare il
mondo con lo sguardo dell’identità e della tradizione.
Questo suicida conflitto del tutti contro
tutti riguarda, forse soprattutto, il dissidio tra sessi, tra maschile e
femminile, che proprio il periodo sessantottino ha cominciato a
stuzzicare, e le cui conseguenze non esito a definire catastrofiche. La
cosiddetta “guerra tra sessi”, fomentata dall’anarco-individualismo di
matrice occidentale, è la sconfitta totale dell’armonica
complementarietà di uomo e donna, due soggetti diversi sia per questioni
biologiche che mentali/spirituali e non uguali, parificati dall’idiozia
del politicamente corretto e dell’ipocrita agenda incentrata sulle
demenziali “quote rosa”. Non esiste un superiore ed un inferiore tra
uomo e donna poiché uomo e donna sono due cose diverse e complementari,
basilari per la creazione della famiglia che è il nucleo base di una
società sana, che non possono essere messe sullo stesso piano da un
egualitarismo infame in quanto fallace e ideologico.
Portando maschio e femmina allo scontro
viene meno il benessere comunitario perché proprio grazie all’armonia
tra i sessi è possibile difendere e preservare il nerbo comunitario
altrimenti mortalmente attaccato dalla degenerazione valoriale cagionata
dal relativismo e dai suoi derivati nichilistici. Contrapporre uomo e
donna significa distruggere il vincolo di solidarietà comunitario e
portare al decadimento morale e spirituale, ma anche materiale, della
società umana arrivando a quegli abomini femministi e anarcoidi in cui
l’ego femminile malato e disturbato, affetto da femminismo, apre le
porte ai nemici delle comunità etniche che si beano dei conflitti
auto-genocidi perché anticamera del livellamento mondialista in cui non
esistono più maschile e femminile, indigeno e allogeno, eterosessuale e
omosessuale, sano e malato, giovane e anziano ecc.
Il femminismo è davvero il peggior nemico
delle donne, ma è anche nemico della collettività in quanto fidato
alleato di quel relativismo che devasta il suo tessuto etnico, sociale,
sessuale, generazionale, psicofisico tentando di affermare
multirazzialismo, multiculturalismo, promiscuità e ideologia gender,
egualitarismo a tutti i costi, sulla falsariga della società americana
il cui unico vincolo tra individui è l’idolatria per il dio denaro e la
“civiltà” consumistica. L’obiettivo del mondialismo è proprio questo:
creare società umane rimescolate, variopinte, pluraliste, in cui non
esista più alcun legame etnico, culturale, tradizionale in quanto
ostacoli sul cammino devastatore dell’agenda globalista. Il femminismo
rappresenta uno di questi tasselli mondialisti unito all’omosessualismo e
alle fanfaluche “di genere”, tutta spazzatura relativista molto in voga
oggi le cui conseguenze sono rappresentate dall’aborto, dalle
inseminazioni artificiali e dalle maternità surrogate (e utero in
affitto), dalle forme alternative di “famiglia” basate sul capriccio
eterofobico di soggetti capricciosi che vorrebbero essere ciò che non
sono.
La società postmoderna si serve di donne,
omosessuali, immigrati, malati, “diversi” per scardinare identità e
tradizione, cavalcando la presunta discriminazione di costoro per
colpire al cuore il nucleo fondamentale di una comunità sana, che è
costituito dalla famiglia; le donne femministe che si credono libere in
quanto femministe sono delle povere schiave drogate e manovrate
dall’alto dai pupari progressisti, coloro che han fatto loro credere che
il maligno si annidi nella società identitaria, tradizionalista,
conservatrice nel giusto. Peccato che il maligno alligni invece nel
femminismo, una schiavitù ideologica contro natura basata sullo scontro
esiziale tra maschio e femmina in cui nessuno è vincitore, o meglio, il
vincitore è proprio il nemico sia di maschi che di femmine, e che è
appunto l’agenda turbo-capitalista finalizzata alla creazione di un
moloc globale sotto forma di stato (anche solo invisibile) mondialista.
La guerra tra sessi produce anche una
mascolinizzazione della donna e una conseguente femminilizzazione
dell’uomo, con donne che giocano a fare i maschietti e uomini che si
riducono ad un branco di smidollati (non necessariamente omosessuali)
più preoccupati del proprio aspetto fisico che dello stato pietoso in
cui versa l’Europa occidentale, e le conseguenze sono catastrofiche per
le nostre comunità. Le donne sono sempre più frivole, instabili,
capricciose ed individualiste, gli uomini finiscono per ridursi a
mammoni e bamboccioni senza spina dorsale, privi di forza e autonomia e
rincitrulliti da settant’anni di deliri liberal-democratici in materia
di razza, etnia, sesso, orientamento sessuale.
Nel conflitto tra uomo e donna, causato
dalle orrifiche balle post-sessantottine, a vincere non è nessuno (se
non l’ideologia eradicatrice) e a perdere tutti quanti, ridotti ad
aggirarsi come spettri tra le macerie della propria comunità rasa al
suolo dagli opposti egoismi e dal peggio dei difetti femminili e
maschili. Le famiglie vengono annientate da conflitti e divorzi serviti
sul comodino, la cronaca nera trabocca di rapporti terminati in
tragedia, i figli crescono rintronati dalla propaganda antifascista che
li vuole castrati se maschi e individualiste fino al midollo se femmine,
la società si disgrega e scioglie in mille rivoli che vengono
convogliati nell’oceano del relativismo, dove a contare sono solo i
quattrini.
La distruzione della comunità e della
famiglia, attuata da uomini e donne infettati dal mortale virus
postmoderno, va di pari passo con quella dell’identità etno-culturale e
con quella dell’ambiente che ci circonda, all’interno di un desolante
quadro specchio di questa contemporaneità occidentale schiava della
finanziocrazia e dell’usurocrazia.
Hanno imposto alle donne aborto, i vizi dei peggiori uomini, lavoro ripetitivo come alle casse dei supermercati, merceficazione dei corpi, prostituzione ai potenti spacciata per carriera, snaturato la vera natura della donna facendogli inseguire illusioni e autolesionismo.
Si è vero vi hanno liberato, dall' essere donne.
Quando per modello si prende una
realtà disastrata, malata, disordinata e caotica come quella
statunitense non ci si può che ridurre alla stregua di una filiale di
questa ecatombe comunitaria e nazionale, in un tutti contro tutti che
giova solamente al dispotismo globale dell’anti-identità e
dell’anti-tradizione. Senza solidarietà e collaborazione, e spirito
unitario, una comunità viene travolta dai nemici esterni che, del resto,
riescono ad intrufolarsi all’interno di una società principalmente
perché collusi con quella decadenza e putrescenza morale e spirituale
che ormai la attanaglia su vasta scala. Ed è proprio per questo che i
nostri peggiori nemici siamo noi stessi, dopotutto, perché
deliberatamente scegliamo di abbandonare la retta via in favore di
tortuosi sentieri che a nulla di buono conducono essendo il capolinea il
mostruoso abisso di quel tutto che in realtà è nulla e fagocita l’uomo
assieme a ciò che lo rende umano, e dunque parte di una comunità
etnonazionale che è l’unico baluardo da contrapporre al demone
dell’annientamento relativista. Individualismo non è libertà ma
prigionia consumistica mascherata da autodeterminazione.
Ave Italia!
OCCORRE una mente distaccata per ragionare con freddezza sugli avvenimenti. Dopodiche basta vedere la pubblicità ed i fatti. Qualche anno fa fu NEXUS rivista quanto mai importante, un articolo che ci faceva sapere come il femminisimo fosse stata INVENTATO dal nipote di FREUD, di professione manipolatore pubblicitario, al quale era stato l'incarico di indurre le donne a fumare. Si vedono le foto delle prime marce delle femminista che hanno alla testa delle femmine fumanti sigarette a gogò. Il femminismo prese l'abbrivio da queste iniziative ed oggi ci troviamo di fronte ad una cascata di iniziative congegnate, pensate, elaborate e messe in funzione solo per condizionare le donne, maggiormente influenzabili, le quali, a loro volta, sono in condizione di CONDIZIONARE i MASCHI.
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