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lunedì 29 settembre 2014
Dopo anni di propaganda mediatica porno-mercantile,l'umanità è divenuta un’altra specie
Sappiamo per esperienza di vita vissuta che le differenze generazionali allontanano i giovani dai vecchi, le differenze di genere rendono le donne uniche rispetto agli uomini, le differenze culturali, a parità di età e di genere, dividono gli asiatici dagli europei. E’ questo un mosaico elementare le cui tessere – i giovani e i vecchi, gli uomini e le donne, i bianchi e i neri, gli asiatici e gli europei – compongono l’umanità. Anche se le generazioni successive sono diverse dalle precedenti, le donne sono diverse dagli uomini, gli asiatici sono diversi dagli europei, i neri dai bianchi, la specie è sempre la stessa, non cambia. Qualcuno può esaltare la razza, altri esprimono un razzismo più sottile, culturale e non biologico, o addirittura generazionale, altri possono sentirsi superiori a chi ha un’educazione modesta o un ruolo sociale meramente esecutivo, ma la specie è la stessa per tutti.
Da qualche tempo, nonostante le considerazioni fatte, ho l’impressione che una parte di coloro che vedo intorno a me, per strada, al lavoro, sui mezzi pubblici, nei negozi, appartenga a un’altra specie. Una specie nuova, apparentemente affine alla vecchia umanità (di cui faccio parte), ma con un diverso modo di intendere e di “leggere” la realtà. Un modo che a noi, appartenenti alla vecchia specie, può sembrare fuorviante, distorto, Non si tratta solo di giovani e giovanissimi, nati e cresciuti nello sfacelo della cosiddetta civiltà occidentale e in un habitat neocapitalistico colonizzato. Sono uomini e donne che percepisco come distanti, troppo diversi perché io possa considerarli miei simili.
Non si tratta soltanto del riconoscere la diversità in profonde differenze culturali, come potrebbe accadere se incontrassi un uiguro del Turkestan orientale o un calmucco, ma molto di più, una frattura più grave e forse definitiva. Una frattura che traccia una linea di demarcazione fra ciò che è stato l’uomo del secolo precedente, pur “consumistico”, imborghesito, ideologizzato, comunque prigioniero nella “gabbia di ferro” del capitalismo, e ciò che è ora questa sua caricatura, che annuncia la comparsa di una nuova specie. L’estinzione dello spirito critico e indipendente, della capacità di comprendere il senso delle dinamiche sociopolitiche e talora il funzionamento sistemico complessivo, ancora vive nel secolo precedente, non rientrano nelle caratteristiche di quella che ho provocatoriamente definito “la nuova specie”. Questa si sta affermando in occidente, a partire dal Nord America, e dilaga a macchia d’olio in Europa, dove consolida la sua presenza, non risparmiando però l’est e la Russia.
A volte, con il piglio del “naturalista” d’altri tempi in osservazione delle specie viventi (Linneo, Lamarck), ascoltando i loro discorsi, osservandone la postura e i movimenti, valutando il loro aspetto e cogliendone gli sguardi, m’illudo di capire e credo addirittura d’intuirne i processi mentali. Chi e cosa sono costoro, con i quali difficilmente riesco a sviluppare un dialogo e con i quali, il più delle volte, avvertendo una certa alienità non cerco neppure di comunicare? Mi sono posto la domanda e ho cercato la risposta, non senza provare un senso (non mi vergogno a dirlo) di superiorità antropologica e culturale, perché avverto in loro – è difficile da spiegare, ma ci provo – una grave carenza, quasi una “mutilazione”, che comporta una discesa lungo la scala evolutiva. Riflettono tutta l’inconsistenza e la vacuità del mondo liquido al quale appartengono, per dirla alla Bauman.
Con loro in genere parlo pochissimo, causa incomunicabilità, e solo quando è necessario. Riesco ormai a distinguerli con una certa facilità dai miei simili, che sempre più raramente incontro. Se mi rivolgo a loro, lo faccio per ottenere informazioni banali e quotidiane, scandendo bene le parole. Ad esempio, chiedo che ora è?; non aggiungendo altro, oppure ; si ferma qui questo autobus? evitando di dare l’impressione di cercare un dialogo. Se devo rispondere a una loro domanda, lo faccio laconicamente, per lo stretto necessario, attenendomi scrupolosamente all’oggetto. Ad esempio, rispondo in estrema sintesi ;l’ambulatorio lo trova girato l’angolo; oppure;il negozio non apre lunedì; per chiudere in fretta ed evitare discussioni estemporanee.
Quando sono costretto ad avere un contatto più prolungato con un esemplare della nuova specie, mi guardo bene dall’affrontare argomenti complessi, riguardanti la politica, la geopolitica, gli assetti sociali, la moneta e la sovranità degli stati, le responsabilità di questo complessivo impoverimento delle classi subalterne. Meglio evitare anche il classico e apparentemente innocuo <<piove, governo ladro!>>, oppure sbilanciarsi insinuando qualche dubbio sulla natura e sui veri scopi dell’attuale governo. Mi comporto in tal modo per evitare problemi, nella forma d’inutili ed estenuanti discussioni che non approdano a nulla e alla fine si rivelano controproducenti. Lo faccio perché da qualche tempo mi sono accorto che non esiste una controparte con la quale discutere sensatamente. Non esiste in loro alcuna “sensibilità” per questi temi ed anche le espressioni uomo, stato, governo, economia, non hanno per loro lo stesso significato che hanno per me, ammesso e non concesso che siano in grado di attribuirgli un qualche senso compiuto. Ripeto che non si tratta semplicemente di una questione di differente cultura, perché le basi culturali, i fondamenti dovrebbero essere gli stessi, o di salto generazionale, poiché, nonostante l’appartenenza ad altra generazione, si dovrebbe riconoscere il proprio simile. E’ qualcosa di profondo e di più netto, come se si trattasse della distanza fra specie diverse, per quanto con significativi punti di contatto. Mi viene in mente il mistero che avvolge i primi contatti fra l’homo neanderthalensis e il sapiens sapiens, solo che oggi le parti mi sembrano rovesciate. Infatti, la specie in via di affermazione non è quella con maggiori possibilità evolutive – in termini di linguaggio, elaborazione culturale, autocoscienza, progettazione di sistemi sociali complessi – ma l’altra. La seconda differenza di rilievo è che il neandertaliano apparteneva a una specie naturale, mentre la nuova che osservo ha un’origine manipolatoria, artificiale.
Con loro non discuto, se posso evitare di farlo, perché la particolare “involuzione” che manifestano riguarda il livello di comprensione della realtà storica, sociale e politica in cui vivono, tendente a zero. Inoltre, l’artificialità dell’origine di questa nuova specie è testimoniata dall’accettazione acritica del funzionamento sistemico, la completa sottomissione ai suoi dogmi, l’estrema adattabilità all’habitat creato dal modo di produzione neocapitalistico, che prevede nuove forme di schiavitù per i dominati e differenziali di ricchezza, potere e prestigio sociale destinati a schizzare alle stelle. Davanti alla comparsa di questa nuova “forma di vita intelligente”, nata dalla vecchia specie per volontà degli agenti strategici neocapitalisti, persino la spiegazione di natura classista, che darebbe un senso alla loro estrema “docilità”, mi pare inadeguata.
Costanzo Preve sosteneva che una classe dominata, nata all’interno di uno specifico modo storico di produzione, è sempre in condizioni di minorità e non può guidare la trasformazione intermodale (in termini di passaggio da un modo di produzione all’altro), né liberarsi da sola delle proprie catene. Il proletariato industriale, nel caso del capitalismo del secondo millennio, non ha potuto rivoluzionare il sistema da solo, ma soltanto sotto la guida e il controllo di élite rivoluzionarie appartenenti, in buona misura, alla classe dominante (Ottobre Rosso, partito dei Bolscevichi, nascita dell’Unione sovietica).
Nel nostro caso, la situazione è ancora più grave perché alcuni decenni di forte manipolazione antropologica e culturale di massa, in occidente, non solo hanno reso possibile il passaggio dal capitalismo del secondo millennio al neocapitalismo globale e finanziario, ma hanno diminuito l’uomo fino al punto di creare una nuova specie intelligente, per sua natura e genesi docilissima, totalmente incapace di pensarsi libera, fuori dalla “gabbia di titanio” neocapitalista.
Basta osservare intorno a noi, ascoltare i discorsi, analizzare i comportamenti, avere attenzione anche per i dettagli, per capire che non si tratta di un normale, “buon vecchio” condizionamento, al quale ci si può sottrarre riconoscendo la realtà. Si è andati in profondità, agendo sul lavoro, martellando con i media che creano “realtà parallele”, smantellando dalle fondamenta la classe, la comunità, le basi culturali del vecchio mondo, utilizzando tutto il possibile, dall’alimentazione alla diffusione delle droghe e degli psicofarmaci. Non si è ancora arrivati al punto di manipolare gli embrioni prima della nascita, agendo direttamente sulla riproduzione umana, come preconizzato da Aldous Axley nel celebre romanzo Brave New World (Il mondo nuovo), del lontano 1932, ma certo i risultati fino ad ora ottenuti sono sorprendenti. Qui non centra l’eugenetica e non c’è ancora riproduzione massiva extrauterina.
Se in passato ho scritto qualcosa a riguardo della costruzione sociale dell’uomo precario, in occidente, definendola un gigantesco “esperimento di massa” in dimensioni mai viste prima nella storia dell’umanità, con grande dovizia e impiego di mezzi, tecnologie e scoperte scientifiche, oggi mi sento di andare oltre e di parlare esplicitamente di “nuova specie”.
Il processo di “spersonalizzazione” del nuovo capitalismo che ha divorziato dalla borghesia (classe dominate problematica, talora incline essa stessa alla ribellione), non solo ha creato una nuova classe dominante senza problemi di “coscienza infelice”, legata a doppio filo alla riproduzione sistemica, ma una nuova specie, diminuita rispetto alla nostra, che per sua genesi non può mettere in discussione il sistema, o pensarsi al fuori, sia pur limitandosi a un semplice “rivendicazionismo”, per ottenere qualche concessione di natura economica.
Basta guardarsi intorno, qui, in Italia, e notare che nel momento in cui si negano apertamente, con ferocia, la giustizia sociale, i diritti del lavoro e al lavoro, la redistribuzione dei redditi, una pur limitata partecipazione di massa alla decisione politica, vi è un picco di adesioni ai governi elitisti-neocapitalisti e alle politiche contro i dominati che questi esprimono. Una situazione solo apparentemente paradossale e inspiegabile, per la quale in passato, metaforicamente, ho evocato il masochismo e la “sindrome di Stoccolma”. Oggi mi sento di affermare, in modo meno metaforico e meno allegorico, che siamo davanti non tanto a una nuova classe dominata, pauperizzata e ridotta in stati di semi-incoscienza, ma a una “nuova specie”, che il neocapitalismo ha creato da uomo e donna per riprodursi senza scossoni, attraversando indenne tutto il ventunesimo secolo.
di: Eugenio Orso
Fonte: Pauper Class
FONTE
A tal proposito ci starebbe bene questa canzone :https://www.youtube.com/watch?v=vrpJB7ucC5Y
RispondiEliminaMark
Una massa di decerebrati , lobotomizzati , informe , senza vessilli , senza patrie , senza punti di riferimento , senza valori , senza radici , si muove per le strade senza riconoscersi nei suoi simili , senza specchiarsi nell'altro , ma provando paura , diffidenza e orrore nell'altro , si muove come nomadi , in clan con capibranchi , e ciò che è peggio non cerca neanche il sè smarrito . Come sotto incantesimo , non ci sono parole che possono svegliarli ne argomenti che possono interessarli , sono racchiusi in un eterno presente senza dare valore e peso al momento storico che vivono , senza sentirsi tutti in grado di plasmare lo spirito del proprio tempo , ma venendo plasmati dai fabbricatori del nulla , sono imbottiti delle mode , dei gusti , degli stili , delle tendenze , dei trend , delle aspirazioni che la tv e il sistema gli fornisce di volta in volta , come una droga di cui non possono fare a meno e di cui in assenza si sentono attori senza autori , pagine bianche , canovacci senza colori , recite senza teatri , fantasmi che fanno paura agli altri e a se stessi . Non hanno propri gusti , non hanno propri desideri , e per questo non hanno ne riconoscono diritti , e chiedono al padrone di essere piu feroce e severo , di governare con il pugno di ferro , ma sempre in guanto di velluto , perchè solo il furbo puo conquistare qualcosa in piu aggirando le regole , o ubbidendo alle parole d'ordine di questo , sempre a danno degli altri , sempre preservando queste per tutti gli altri che sono solo incapaci , sfortunati , ingenui , che meritano cio che gli riserva il loro status di eterni sudditi che si rivolgono con deferenza e chiedono perdono della loro ignoranza e dei loro modi inadeguati , .
RispondiEliminaMark
Mark sono già morti,purtroppo non c'è più niente da fare per loro,sono troppo deboli,troppo dipendenti dal sistema prigione in cui vivono,quella che sta arrivando li spazzera via,ma insieme ai padroni.
EliminaI giovani non hanno colpe, è colpa di coloro che c'erano prima che non hanno fatto niente per cambiare la storia.
RispondiEliminaI padri dovrebbero guardarsi allo specchio e sputarsi , tutti quelli che si sono girati dall' altro lato , quelli che hanno chiuso un occhio , che hanno barattato il silenzio per un favore , tutti quelli che pur sapendo hanno taciuto , quelli che hanno lasciato fare , quelli che non si sono tirati fuori , quelli che si sono defilati ma con congruo malloppo , quelli che non hanno fatto barricate , che hanno partecipato al gioco pur sapendolo marcio , quelli che non si sono spesi per il collega vittima di un ingiustizia . Quelli che hanno adeguato i propri principi ai tempi , che hanno taciuto , che hanno fatto silenzio assenso , che hanno chinato il capo , quelli che hanno continuato ad apparire , quelli che hanno mancato di coraggio ma che non hanno nascosto la propria ignavia , quelli che fanno i sermoni agli altri pur sapendo che non c'è nessuna morale , quelli che si lavano la coscienza incensando il cero al santo la domenica , quelli che in prima linea ma quando c'è bisogno si dileguano tutti , quelli che silenzio è tacito assenso . Quelli del pragmatismo , del realismo , quelli delle parole a effetto , quelli che il popolo non puo capire ,quelli che fingono indignazione , quelli che hanno fatto morire Moro , quelli che hanno lasciato solo Ambrosoli ........
RispondiEliminaMark
"Padre... Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori". Attento perche' il risentimento, se pur giusto, porta alla morte. Ti parlo per esperienza personale ;)
EliminaGiusto Antonio , bisogna anche se è difficile perdonare ,solo cosi si puo conquistare la pace , ma a patto che loro riconoscano le loro colpe e cerchino di riparare alle loro colpe , una vita da quaqqaraquà come li chiamava Sciascia, si puo riscattare con una conclusione da uomini .
EliminaMark
Incredibile ora lo ammette anche Giampaolo Pansa l' Italia è morta l'8 settembre 1943 , Pansa appartiene alla vecchia scuola del giornalismo fatta di gavetta e indagine sul posto , una volta prese le distanze dal suo editore dove curava la rubrica il Bestiario dove non si è lasciato in maniera dolce , con le sue opere ha dato un contributo alla storiografia , facendo conoscere al grande pubblico le barbarie e le ingiustizie compiute dai partigiani . un fatto che un mondo salottiero di sinistra a cui lo stesso Pansa apparteneva non ha mai voluto ammettere . Pansa ha deciso seppur tardivamente , di ripensarsi e togliere alcuni scheletri dall' armadio , sottacendo forse che un certo modo di intendere il giornalismo fosse morto con quelli della sua generazione , e che la sinistra non fosse piu in grado di sfoggiare quella presunta superiorità morale che affondava le radici proprio nel mito della Resistenza . Mentre in Francia la Resistenza si era piegata ai diktat di Mosca che non voleva in quel momento opporsi ai nazisti , in Italia ci fu una vile resa dei conti che poteva sfociare in guerra civile e non tutti i Partigiani volevano una repubblica laica , ma gran parte di loro una repubblica sovietica .Mentre la Germania ha mantenuto una sua dignità , l'Italia l'ha persa e ciò ha consentito il disprezzo e l'irrilevanza che godiamo in tutto il mondo , consentendo l'eliminazione anche degli ultimi patrioti rimasti , vedi Enrico Mattei . Ora vorrebbe opportunisticamente smembrarsi compiendo l'ultimo definitivo sfregio al tricolore .
RispondiEliminaMark
Ma quali Debiti ci deve rimettere il Padre????ce ne sono fin troppi!Al diavolo...questa preghiera non è come quella Catara, più vera...dove si menzionano i Farisei che tengono lontano dal Paradiso (illuminazione)noi Gentili...grazie White Wolf per rendermi partecipe dei vostri argomenti..meglio stare con i lupi che con le Bestie con la kippah in testa!
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