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mercoledì 29 maggio 2013

la vera storia del risorgimento italiano l'invasione del sud e il genocidio dei meridionali

 

la vera storia del risorgimento italiano

l'invasione del sud e il genocidio dei meridionali

 

introduzione


Con questa nota vogliamo rivelare la verità del risorgimento italiano e la relativa occupazione del sud Italia,occupazione perchè non ci fu nessuna unita di italia o tantomeno un fantomatico garibaldi che sbarco con i mille per liberare il sud, Garibaldi era un massone di alto grado e uno schiavista detestato e odiato all'estero,e sopratutto un mercenario, non era ne un eroe e ne un uomo di valore,ma anzi un uomo inferiore che gli fu ordinato di invadere il sud per i motivi che spiegheremo nell'articolo.

La fantasiosa storia dei mille e' una invenzione,una favola per dementi,la verita' è che il sud fu invaso dalle truppe dei savoia per depredare il regno delle due sicilie uno dei regni piu ricchi dell'epoca.I genocidi e stupri che vi furono commessi, e sopratutto questa nota vuole avvalorare il fatto che i briganti non erano criminali ma anzi uomini valorosi che combatterono per la difesa e libertà del sud, erano i nostri eroi,  e dobbiamo a loro il dovuto rispetto e giusto riconoscimento di quello che fu all'epoca una invasione voluta dalla massoneria inglese, per depredare il regno del sud,per poi finanziare l'unita di Italia,che serviva poi nel contesto attuale di unita Europea,anche essa programmata dalla massoneria per chiudere il cerchio nel nuovo ordine mondiale o tirannia globale che stiamo vedendo attuare nelle fasi finali oggi. 

 
In piu si assicurarono la ricca cassa del Regno Delle Due Sicilie, con cui ripagarono i debiti che avevano portato il governo piemontese quasi al collasso economico e finanziarono l'industrializzazione del nord.Questo altro programma  ingannevolmente proiettato verso una idea di  progresso e di miglioramento della vita, nascondeva una nuova trappola di cui i nefasti risultati si cominciarono a dileneare piu tardi e sopratutto nel periodo attuale,questo piano consisteva nell' allontanare i contadini dalle campagne,sia del sud Italia invaso e umiliato,che poi ricorreranno all'immigrazione in massa,che i cittadini del nord stesso.

Questo perchè i contadini erano di fatto indipendenti,erano indipendenti perchè grazie al lavoro nell'agricoltura e  all'allevamento del bestiame,potevano avere una certa indipendenza da stati o governi,e nonostante non vi fosse ricchezza o diffusione di cultura essi nn potevano essere ricattati perchè il cibo comunque era presente essendo essi stessi coltivatori,invece con l'avvio delle fabriche la gente lentamente fu portata a dipendere dai loro prodotti sia di prima necessita,e poi con il consumismo di massa ai prodotti non solo di prima necessita,o di effimera provenienza, ma che tengono le genti legate al salario al ricatto del lavoro e ai soldi, quindi dipendere completamente dai governi venduti e corrotti, e dalle multinazionali di cui oggi vediamo gli ultimi  sviluppi con la grande crisi economica avvenuta nel 2008,che fu anche essa proggetata nei particolari proprio per sottomettere intere nazioni o stati,alla volonta di una ristretta elite(illuminati)che controllano la finanza internazionale e le multinazionali infine anche i governi loro sudditi e servi.

Le loro politiche autodistruttive,in conseguenza del capitalismo e relativo consumismo,questo lo possiamo vedere chiaramente oggi, come la gente ormai dipenda dal lavoro nelle fabriche e dai prodotti,e come nella crisi economica generata da loro stessi,la gente sia sottomessa al loro ricatto.


Ricordate tutta la storia e' da riscrivere perche piena di menzogne e falsita,perchè scritta dai vincitori,e ricordate ai vaccari della lega o qualche deficiente che inneggia ai meridionali come assistenzialisti o criminali,che il sud rinascera e ci riprenderemo la nostra verità storica e culturale,che la vera mafia risiede nelle banche che diriggono questi governi di occupazione,nella massoneria che creo la mafia per imporre la loro volonta al sud,
e che presto questi uomini inferiori servi di lucifero vedranno una ribbelione che vuole la giustizia divina, presto tutti saremo briganti.

N.B.
noi non vogliamo dividere il nord dal sud o l'uomo dall'uomo ma anzi unire,
ma bisogna prima cominciare dalla verità altrimenti l'uomo vivra sempre schiavo della menzogna

white wolf

 

Nella banconota di 10 ducati del Regno delle Due Sicilie una delle prime ferrovie  di Europa



Il Genocidio dei Terroni: Il Risorgimento nascosto

di Gianluca Freda


Dal libro “Terroni” di Pino Aprile (Edizioni Piemme, 2010)


Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte, per anni.

E cancellarono per sempre molti paesi, in operazioni “anti-terrorismo”, come i marines in Iraq.

Non sapevo che, nelle rappresaglie, si concessero libertà di stupro sulle donne meridionali, come nei Balcani, durante il conflitto etnico; o come i marocchini delle truppe francesi, in Ciociaria, nell’invasione, da Sud, per redimere l’Italia dal fascismo (ogni volta che viene liberato, il Mezzogiorno ci rimette qualcosa).

Ignoravo che, in nome dell’Unità nazionale, i fratelli d’Italia ebbero pure diritto di saccheggio delle città meridionali, come i Lanzichenecchi a Roma.

E che praticarono la tortura, come i marines ad Abu Ghraib, i francesi in Algeria, Pinochet in Cile. Non sapevo che in Parlamento, a Torino, un deputato ex garibaldino paragonò la ferocia e le stragi piemontesi al Sud a quelle di «Tamerlano, Gengis Khan e Attila».

Un altro preferì tacere «rivelazioni di cui l’Europa potrebbe inorridire».

E Garibaldi parlò di «cose da cloaca». Né che si incarcerarono i meridionali senza accusa, senza processo e senza condanna, come è accaduto con gl’islamici a Guantánamo. Lì qualche centinaio, terroristi per definizione, perché musulmani; da noi centinaia di migliaia, briganti per definizione, perché meridionali. E, se bambini, briganti precoci; se donne, brigantesse o mogli, figlie, di briganti; o consanguinei di briganti (sino al terzo grado di parentela); o persino solo paesani o sospetti tali. Tutto a norma di legge, si capisce, come in Sudafrica, con l’apartheid.

Io credevo che i briganti fossero proprio briganti, non anche ex soldati borbonici e patrioti alla guerriglia per difendere il proprio paese invaso.
 

 



Non sapevo che il paesaggio del Sud divenne come quello del Kosovo, con fucilazioni in massa, fosse comuni, paesi che bruciavano sulle colline e colonne di decine di migliaia di profughi in marcia.

Non volevo credere che i primi campi di concentramento e sterminio in Europa li istituirono gli italiani del Nord, per tormentare e farvi morire gli italiani del Sud, a migliaia, forse decine di migliaia (non si sa, perché li squagliavano nella calce), come nell’Unione Sovietica di Stalin.

Ignoravo che il ministero degli Esteri dell’Italia unita cercò per anni «una landa desolata», fra Patagonia, Borneo e altri sperduti lidi, per deportarvi i meridionali e annientarli lontano da occhi indiscreti.




Né sapevo che i fratelli d’Italia arrivati dal Nord svuotarono le ricche banche meridionali, regge, musei, case private (rubando persino le posate), per pagare i debiti del Piemonte e costituire immensi patrimoni privati.

E mai avrei immaginato che i Mille fossero quasi tutti avanzi di galera.

Non sapevo che, a Italia così unificata, imposero una tassa aggiuntiva ai meridionali, per pagare le spese della guerra di conquista del Sud, fatta senza nemmeno dichiararla.

Ignoravo che l’occupazione del Regno delle Due Sicilie fosse stata decisa, progettata, protetta da Inghilterra e Francia, e parzialmente finanziata dalla massoneria (detto da Garibaldi, sino al gran maestro Armando Corona, nel 1988).

Né sapevo che il Regno delle Due Sicilie fosse, fino al momento dell’aggressione, uno dei paesi più industrializzati del mondo (terzo, dopo Inghilterra e Francia, prima di essere invaso).

E non c’era la “burocrazia borbonica”, intesa quale caotica e inefficiente: lo specialista inviato da Cavour nelle Due Sicilie, per rimettervi ordine, riferì di un «mirabile organismo finanziario» e propose di copiarla, in una relazione che è «una lode sincera e continua». Mentre «il modello che presiede alla nostra amministrazione», dal 1861, «è quello franco-napoleonico, la cui versione sabauda è stata modulata dall’unità in avanti in adesione a una miriade di pressioni localistiche e corporative» (Marco Meriggi, Breve storia dell’Italia settentrionale).

Ignoravo che lo stato unitario tassò ferocemente i milioni di disperati meridionali che emigravano in America, per assistere economicamente gli armatori delle navi che li trasportavano e i settentrionali che andavano a “far la stagione”, per qualche mese in Svizzera.

Non potevo immaginare che l’Italia unita facesse pagare più tasse a chi stentava e moriva di malaria nelle caverne dei Sassi di Matera, rispetto ai proprietari delle ville sul lago di Como.

Avevo già esperienza delle ferrovie peggiori al Sud che al Nord, ma non che, alle soglie del 2000, col resto d’Italia percorso da treni ad alta velocità, il Mezzogiorno avesse quasi mille chilometri di ferrovia in meno che prima della Seconda guerra mondiale (7.958 contro 8.871), quasi sempre ancora a binario unico e con gran parte della rete non elettrificata.

Come potevo immaginare che stessimo così male, nell’inferno dei Borbone, che per obbligarci a entrare nel paradiso portatoci dai piemontesi ci vollero orribili rappresaglie, stragi, una dozzina di anni di combattimenti, leggi speciali, stati d’assedio, lager? E che, quando riuscirono a farci smettere di preferire la morte al loro paradiso, scegliemmo piuttosto di emigrare a milioni (e non era mai successo)? Ignoravo che avrei dovuto studiare il francese, per apprendere di essere italiano: «Le Royaume d’Italie est aujourd’hui un fait» annunciò Cavour al Senato. «Le Roi notre auguste Souverain prend pour lui-même et pour ses successeurs le titre de Roi d’Italie.»

Credevo al Giosue Carducci delle Letture del Risorgimento italiano: «Né mai unità di nazione fu fatta per aspirazione di più grandi e pure intelligenze, né con sacrifici di più nobili e sante anime, né con maggior libero consentimento di tutte le parti sane del popolo». Affermazione riportata in apertura del libro (Il Risorgimento italiano) distribuito gratuitamente dai Centri di Lettura e Informazione a cura del ministero della Pubblica Istruzione Direzione Generale per l’Educazione Popolare, dal 1964. Il curatore, Alberto M. Ghisalberti, avverte che, «a un secolo di distanza (…), la revisione critica operata dagli storici possa suggerire interpretazioni diversamente meditate (…) della più complessa realtà del “libero consentimento” al quale si riferisce il poeta». Chi sa, capisce; chi non sa, continua a non capire.

Scoprirò poi che Carducci, privatamente, scriveva: «A Lei pare una bella cosa questa Italia?»; tanto che, per lui, evitare di parlarne «può anche essere opera di carità». (Storia d’Italia, Einaudi).

Io avevo sempre creduto ai libri di storia, alla leggenda di Garibaldi.

Non sapevo nemmeno di essere meridionale, nel senso che non avevo mai attribuito alcun valore, positivo o negativo, al fatto di essere nato più a Sud o più a Nord di un altro. Mi ritenevo solo fortunato a essere nato italiano. E fra gl’italiani più fortunati, perché vivevo sul mare.

A mano a mano che scoprivo queste cose, ne parlavo. Io stupito; gli ascoltatori increduli. Poi, io furioso; gli ascoltatori seccati: esagerazioni, invenzioni e, se vere, cose vecchie. E mi accorsi che diventavo meridionale, perché, stupidamente, maturavo orgoglio per la geografia di cui, altrettanto stupidamente, Bossi e complici volevano che mi vergognassi.

Loro che usano “italiano” come un insulto e abitano la parte della penisola che fu denominata “Italia”, quando Roma riorganizzò l’impero (quella meridionale venne chiamata “Apulia”, dal nome della mia regione. Ma la prima “Italia” della storia fu un pezzo di Calabria sul Tirreno).

Si è scritto tanto sul Sud, ma non sembra sia servito a molto, perché «ogni battaglia contro pregiudizi universalmente condivisi è una battaglia persa» dice Nicholas Humphrey (Una storia della mente). «Perché non riprendi una delle tante pubblicazioni meridionaliste di venti, trent’anni fa, e la ristampi tale e quale? Chi si accorgerebbe che del tempo è passato, inutilmente?» suggeriva ottant’anni fa a Piero Gobetti, Tommaso Fiore che poi, per fortuna, scrisse Un popolo di formiche. E oggi, un economista indomito, Gianfranco Viesti (Abolire il Mezzogiorno), allarga le braccia: «Parlare di Mezzogiorno significa parlare del già detto, e del già fallito».

Perché tale stato di cose è utile alla parte più forte del paese, anche se si presenta con due nomi diversi: “Questione meridionale”, ovvero dell’aspirazione del Sud a uscire dalla subalternità impostagli; e “Questione settentrionale”, di recente conio, ovvero della volontà del Nord di mantenere la subalternità del Sud e il redditizio vantaggio di potere conquistato con le armi e una legislazione squilibrata.

Dopo centocinquant’anni, questo sistema rischia di spezzare il paese. Si sa; e si finge di non saperlo, perché troppi sono gl’interessi che se ne nutrono.

Così, accade che la verità venga scritta, ma non sia letta; e se letta, non creduta; e se creduta, non presa in considerazione; e se presa in considerazione, non tanto da cambiare i comportamenti, da indurre ad agire “di conseguenza”.
 

Michelina de Cesare: la Brigante “Druda”






Alcuni frammenti storici per capire un po' meglio.


Studi in archivi e su periodici di Edimburgo mi hanno permesso di rilevare e confermare il versamento a Garibaldi di una somma veramente ingente, durante la sua breve permanenza a Genova, prima che la Spedizione sciogliesse le ancore.
 
La somma, riferita con precisione, è di tre milioni di franchi francesi. Questo capitale tuttavia non venne fornito a Garibaldi in moneta francese, bensì in piastre d’oro turche.
Non è agevole valutare il valore finanziario di tale somma. Riferito alle valute dell’epoca dei principali Stati europei, e rapportandolo al reddito na­zionale, con larga approssimazione si tratta di molti milioni di dollari di og­gi".
 
Tratto della relazione tenuta da Giulio Di Vita al convegno “La liberazione d'Italia ad opera della Massoneria” organizzato a Torino (24 e 25 settembre 1988) dal Centro per la storia della Massoneria e dal Collegio dei Maestri Venerabili di Piemonte e Valle d'Aosta
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Il Palazzo Reale fu spogliato di tutto, gli oggetti più preziosi furono spediti a Torino, altri venduti al miglior offerente. L’11 settembre l’oro della Tesoreria dello Stato, patrimonio della Nazione meridionale ( equivalente a 3235 miliardi di lire dei giorni nostri, 1670 milioni di euro) e anche i beni personali che il Re aveva lasciato nella Capitale "sdegnando di serbare per me una tavola, in mezzo al naufragio della patria” (assommavano a 40 milioni di lire dell’epoca, circa 300 miliardi di vecchie lire, 150 milioni di €), tutti depositati presso il Banco di Napoli furono requisiti e dichiarati "beni nazionali”.
 
Con i frutti del saccheggio furono decretate svariate e lucrose pensioni vitalizie: ai vertici della Camorra, di cui la prima beneficiaria fu Marianna De Crescenzo [detta la Sangiovannara] sorella di Salvatore che era il capo assoluto della malavita e che aveva garantito l’ordine pubblico a Napoli dietro l’incarico del ministro Liborio Romano; alla famiglia di Agesilao Milano (mancato regicida nel 1856 e definito "eroe senza esempio tra antichi e moderni, superiore a Scevola” ), ad ufficiali piemontesi e garibaldini; per questi ultimi, grazie all’inflazione dei gradi militari nelle camicie rosse (il rapporto tra ufficiali e truppa era diventato 1:4 quando la regola era 1:20) ci fu un notevole esborso; 800 comandanti non prestavano alcun servizio perché non avevano nessun soldato agli ordini ma percepirono lo stesso il soldo.
 
Sei milioni di ducati [180 miliardi di vecchie lire, 90 milioni di €], con un decreto firmato il 23 ottobre, vennero spartiti tra coloro che avevano sofferto persecuzioni dai Borboni (la maggior parte di essi in ottima salute), undici anni di stipendi arretrati furono corrisposti ai militari destituiti nel 1849 "tenendo conto delle promozioni che nel frattempo avrebbero avuto”, sessantamila ducati andarono a Raffaele Conforti per stipendi arretrati dal 1848 al 1860 spettatigli perché "ministro liberale in carica ancorché per poche settimane" e molti altri denari finirono in altrettante tasche con le più disparate e a volte pittoresche motivazioni come al Dumas padre "perché studiasse la storia” al De Cesare "perché studiasse l’economia "[239]. 
 
Il saccheggio fu così completo che ad un certo punto Garibaldi fece minacciare di fucilazione i banchieri napoletani in caso di rifiuto "a questo modo venne uno dei primi banchieri di Napoli e sborsò uno o due milioni”; 
 
illuminanti alcuni commenti di contemporanei non borbonici sulla situazione creatasi a Napoli:"indescrivibile è lo sperpero che si fa qui di denaro e di roba; furono distribuiti all’armata di Garibaldi, che non arriva a 20mila uomini, più di 60mila cappotti e un numero proporzionato di coperte, eppure la gran parte dei garibaldini non ha nè coperte nè cappotti; in un solo mese, oltre alle ordinarie, si pagarono dalla Tesoreria per le sole spese straordinarie dell’Armata non giustificate 750mila ducati”;"nelle cose militari regna un assoluto disordine, manca ogni disciplina, ognuno fa quello che vuole…le spese giornaliere ascendono a una somma enorme. 
 
Le intendenze militari hanno prese razioni per il triplo degli uomini che devono mantenere”; "in questo momento il disordine è spaventoso in tutte le branche dell’Amministrazione…i mazziniani rubano e intrigano”; "la finanza depauperata, i dazi non si pagano, il commercio è perduto…tutto è furto ed estorsioni”; "qui si ruba a man salva, tutto andrà in rovina se non si pensa a un riparo”; "l’attuale ministero è sceso nel fango, ed il fango lo imbratta. Certi ministri si sono abbassati fino a ricevere circondati da què capopoli canaglia, che qui diconsi camorristi” [240].

Fonte: GIUSEPPE RESSA, IL SUD E L’UNITÀ D’ITALIA - dalla storiografia ufficiale alla realtà dei fatti - Edizione risale al dicembre 2005

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vittorio emanuele 2 l'infame usurpatore che occupo il sud,ricordiamo l'indegna famiglia savoia che piu' tardi consegno l'italia ai fascisti di mussolini (anche questo parte del piano massonico) e poi scapparono come codardi durante la 2 guerra mondiale, lasciando il paese nel caos e nella miseria.
 


cartina del regno delle due sicilie dell'epoca



Il 7 settembre del1860 Giuseppe Garibaldi entra a Napoli con pochi fidi precedendo di due giorni l'armata attardata in Calabria. La città è ancora presidiata da 6.000 soldati borbonici che se ne stanno disciplinati nelle caserme. Ma Liborio Romano, Ministro degli Interni e della Polizia delle Due Sicilie, gli ha assicurato che non ci sono problemi: da tempo si è accordato con Salvatore De Crescenzo (detto Tore 'e Criscienzo), il capo riconosciuto della Camorra, detenuto in carcere.
Romano ha patteggiato la sua liberazione e quella di tutti i camorristi in cambio dell'aiuto "patriottico" a Garibaldi, consistente nell'eliminazione "per coltello" dei delegati di polizia e nella presa di controllo della città.

Fonte: Colpa di Garibaldi se la malavita la fa da padrona di GILBERTO ONETO - Libero 5 Novembre 2006
 

foto dell'epoca di garibaldi,che mostra chiaramente l'appartenenza all'ordine della framassoneria (cui centro è l'Inghilterra),si puo notare la fascia con i simboli della framassoneria,l'aquila a due teste,e il 33 grado di cui era insignito garibaldi.




simbolo del 33 grado della framassoneria di rito scozzese

 
 






Nelle campagne donde uscivano i picciotti garibaldini, i mafiosi avevano armi e cavalli e già facevano, per mestiere e natura, i capipopolo e conoscevano strade e percorsi ad altri ignoti, ragion per cui si adattarono perfettamente alla guerriglia sudamericana in cui il Generale era esperto. Ma c'è di più: uno storico liberal-moderato, il senatore del Regno Raffaele De Cesare, testimone diretto, amico e confidente di molti protagonisti di quei tempi, ha scritto che già sul finire del 1859 i liberali italianizzanti di Palermo avevano commissionato alla mafia l'incarico di uccidere Maniscalco, intelligente capo della polizia borbonica e perciò il primo degli ostacoli per la futura rivoluzione, che proprio quei nobili andavano preparando in vari comitati. In uno di questi gruppi figurò Filippo Cordova, poi Gran Maestro della Massoneria italiana nel 1867.
Sicurissima e ben documentata, infine, è rimasta la presenza nelle file garibaldine dei mafiosi Miceli e Badia e di altri meno noti.

Fonte: LE RADICI DEL POTERE CRIMINALE MAFIOSO :
www.misteriditalia.com

tratto da:

Indietro Savoia! Storia controcorrente del Risorgimento

(Lorenzo Del Boca)


 
 
Da piccolina ho avuto la fortuna di poter ascoltare ciò che la mia bisnonna, siciliana, di buona famiglia e con una immensa cultura mi raccontava. Lei il risorgimento l'aveva vissuto in parte, in parte gliel'aveva raccontato la sua mamma. La "Nonna-Bis" come la chiamavo io mi narrava di come furono fregati i siciliani con referendum falsi sull'annessione al regno d'Italia, di come i Savoia avessero fatto man bassa dei tesori (economici e culturali) del sud e li avessero portati via su lunghi, lunghi treni, di come le fabbriche del sud furono chiuse e gli operai costretti ad emigrare al nord e di tanti altri soprusi subiti da lei e dai suoi conterranei.
 
Soprusi dei quali nessun libro di storia faceva cenno. Non una parola sui testi scolastici dei lager per siciliani e napoletani dissidenti nel freddo Nord, non una parola sulle vedove "politiche" lasciate a morir di fame dopo la scomparsa misteriosa dei loro mariti...
Ebbene, il Dottor Lorenzo del Boca, giornalista pluripremiato, nato nel Novarese ha finalmente reso giustizia ai racconti della bisnonna.
Dall'inettitudine, agli intrighi, alle ruberie: ha scavato alla ricerca di documenti sepolti e ha ridato dignità a chi se l'era vista scippata dal revisionismo storico.
Lorenzo Del Boca ha anche scritto i libri "Maledetti Savoia" e "il dito dell'anarchico"

Alcuni stralci del libro:
... Cominciarono a rubare con la scusa dell'unità d'Italia. E questioni di moneta - a volte sporche, sempre imbarazzanti - accompagnano - passo a passo - le vicende del Risorgimento....

... Per esempio. Goffredo Mameli, indicato come l'autore dell'inno nazionale, non ha mai inventato un bel nulla ma avrebbe soltanto rubato la musica scritta da un frate, nel convento di Carcare, in Liguria....
 
Del resto si sa: la storia la scrivono i vincitori, ma non sempre la verità resta sepolta! Infatti in queste 280 pagine ne troverete parecchia... ad esempio qualcuno sa quale fu il primo tratto di ferrovia costruita in Italia? Leggete questo libro e vi si aprirà un mondo nuovo!




bellisimo film che rivela alcune verita', consiglio a tutti di vederlo


 
 
Ecco perchè gli inglesi finanziarono e vollero la distruzione del Regno delle due sicilie e la sua predazione
 
 
 

Il “Banco delle due Sicilie”: quando il Sud era il motore ricco dell’Europa

 
Più o meno tutti, almeno una volta nella vita, a parte qualche rara eccezione, abbiamo cercato di far passare un’affermazione falsa come un’affermazione vera, in che modo? Molto spesso ripetendo quella falsità fino allo svenimento, un metodo talmente efficace, che alla fine anche noi stessi, crediamo, ideatori e autori della menzogna, che quest’ultima corrisponda alla verità.





È incredibile ma la nostra mente funziona così, pertanto la percezione che possiamo avere della realtà può variare molto in base a come essa viene raccontata. Ecco, similmente, questa tecnica comunicativa è stata utilizzata dalla propaganda e dalla retorica politica piemontese dopo l’unità d’Italia, facendo passare il messaggio che il Regno meridionale, oppresso dai Borbone, fosse una terra povera e arretrata e che il Settentrione si sarebbe impegnato per il suo sviluppo. Infatti non è casuale che oggi molti meridionali hanno perso, almeno in parte, la coscienza del proprio passato.

Il Regno delle Due Sicilie era lo Stato più ricco e all’avanguardia d’Italia e tra i più floridi in Europa. Uno degli indicatori di questa ricchezza ci proviene dal sistema bancario meridionale preunitario.

A Napoli nel 1539 fu fondato il “Monte di Pietà”, un istituto che aveva il compito di fornire prestiti a tasso zero a favore di coloro che si trovavano in una situazione di povertà, come garanzia si richiedeva un pegno. Dopo aver iniziato a svolgere attività bancaria e di deposito, nel 1584 l’istituto divenne un Banco. Così tra il ‘500 e il ‘600 a Napoli vennero fondati ben otto istituti bancari pubblici: il già citato “Banco di Pietà”(1539), il “Monte e Banco dei Poveri”(1563), il “Banco della Santissima Annunziata”(1587), il “Banco di Santa Maria del Popolo”(1589), il “Banco dello Spirito Santo”(1590), il “Banco di Sant’Eligio”(1592), il “Banco di San Giacomo e Vittoria”(1597) e il “Banco del Santissimo Salvatore”(1640), quest’ultimo, l’unico Banco a non essere legato ad istituti caritatevoli e assistenziali.

Siamo di fronte a un sistema bancario che pochi altri Stati dell’epoca potevano vantare. Alcuni importanti cambiamenti arrivano nel 1794, quando Ferdinando IV di Borbone istituisce il “Banco Nazionale di Napoli”, il quale aveva il compito di coordinare e controllare l’attività degli otto Banchi napoletani.

Nel 1806 il re Giuseppe Bonaparte rivoluzionerà l’assetto bancario del regno, infatti egli farà chiudere due Banchi, quello “del Popolo” e quello “del Salvatore”, inoltre creerà il “Banco dei Privati” che assorbirà i Banchi “della Pietà”, “dei Poveri”, di “Sant’Eligio” e dello “Spirito Santo”, infine il “Banco di San Giacomo” cambierà nome in “Banco di Corte”, con il compito di custodire e gestire il tesoro dello Stato.


Sarà invece il re Gioacchino Murat a mutare profondamente il sistema bancario meridionale attraverso la fondazione del “Banco delle Due Sicilie”, articolato in due rami, la “Cassa dei Privati” e la “Cassa di Corte”. Nel 1844 fu fondata la “Cassa di Corte” a Palermo e nel 1846 la “Cassa di Corte” a Messina, tre anni più tardi esse saranno fuse nel “Banco Regio dei Reali Domini al di là del Faro”. Ricordiamo che nel 1858 fu fondata la “Cassa di Corte” a Bari e nel 1860 la “Cassa di Corte” a Reggio Calabria e a Chieti. Insomma un apparato bancario veramente articolato e possente, a tal punto che nel 1860 il “Banco delle Due Sicilie” potrà vantare una ricchezza intorno ai 440 milioni di lire in monete d’oro, invece la ricchezza monetaria di tutti gli altri Stati italiani messi insieme non arrivava ad un valore di 230 milioni di lire, oltretutto una parte in cartamoneta.




Dopo il “sacco garibaldino”, quel poco che rimaneva del “Banco Regio dei Reali Domini al di là del Faro” fu confluito nel nuovo istituto “Banco di Sicilia”mentre il “Banco delle Due Sicilie” fu convertito in “Banco di Napoli” e venne amministrato da funzionari piemontesi, oltretutto avrà il compito, per 65 anni, di emettere moneta nel nuovo “Regno d’Italia”, fino a quando tale funzione sarà assunta nel 1926 dalla “Banca d’Italia”.

Quindi, già con lo sbarco di Garibaldi, il sistema bancario meridionale iniziò a subire danni irreparabili, per poi essere smembrato a partire dall’Unità d’Italia. Non è un caso se oggi il “Banco di Sicilia” è di proprietà di “Unicredit”, una banca milanese, e il “Banco di Napoli” di “Intesa-San Paolo”, un istituto di credito torinese.

Dal 1861 si assistette a un’enorme trasferimento di capitali dal meridione al settentrione e il processo fu anche incredibilmente veloce e spietato, infatti dopo qualche decennio dall’unificazione, di quel florido mondo bancario, costruito attraverso i secoli, non rimaneva che qualche traccia, gran parte ormai era stato sotterrato dalle macerie dell’opportunismo e della Storia e anche dal tentativo, in gran parte riuscito, di cancellare la memoria collettiva di quello che un tempo era uno dei sistemi bancari più ricchi d’Europa, quello del Regno delle Due Sicilie.
 
di: Vincenzo Roberto Cassaro
 







 
 




 

17 commenti:

  1. In anzi tutto complimenti per il bel blog, molto interessante, con riferimento a testi e scritti. Avevo già provato a ringraziarti per avermi fatto conoscere Freixedo, ma non sono riuscito a postare.
    Volevo puntualizzare alcune cose, senza intento polemico, riguardo il così detto “risorgimento”, perchè mi sembra evidente che si stia diffondendo ad arte un certo neomeridionalismo che non ha certamente alcun intento di conoscenza storica bensì all'opposto la diffusione di confusione e rancore. Questo Pino Aprile ne è un campione, ma i centri di disinformazione sono di origine anglosassone, al meno fin dove si riesce a risalire.

    "L’unità d’Italia è stata fatta e voluta da gente del Nord e subita da genti del Sud, che vivevano in uno stato ricco e avanzato, decaduto per causa dell'unificazione italiana che diede in oltre origine al brigantaggio”, questo in estrema e grossolana sintesi è il messaggio neomeridionalista.

    In questo slogan osserviamo un elemento molto interessante, tipico del neomeridionalismo: il voluto, subdolo e suggestivo shift di percezione, ovvero slittamento percettivo, tra quello che sarebbe il soggetto, i Savoia, e il termine "Nord".
    Identificando i Savoia con il Nord in maniera antistorica, illogica ed irreale, il neomeridionalismo pesca nella sacca dell'insoddisfazione meridionale cercando di mutarla in risentimento contro un Nord generalizzato, cosa facilissima all'interno della mentalità meridionale che tutto dice tranne di essere causa dei suoi stessi mali.

    Ricordiamo che la Lombardia fu presa manu militari nel 1859, solo un anno prima della presa del Meridione, l'imperatore di Francia Napoleone III in persona entrò trionfante in Milano. Era la terza volta in 350 anni che i Francesi entravano in Milano, erano 350 anni che la Lombardia era scambiata al mercato delle vacche da mungere tra Francesi, Spagnoli e Austriaci.
    Quale responsabilità potrà mai avere avuto la Lombardia nell'unità di Italia se non era neanche responsabile della sua stessa Storia?
    Perché si ricorda la conquista del Meridione, spacciato per vittima, e non la conquista della Lombardia, spacciata per carnefice ?

    E che cosa dire del Veneto che fu annesso all'Italia solo nel 1866, cioè dopo l'invasione del Meridione!! Ma quali responsabilità potevano mai avere avuto i Veneti negli eventi meridionali e nell'unità di Italia?

    Quindi il tentativo di modificare la percezione da "Savoia" a " Nord" è solamente il tentativo ricattatorio di instillare una qualche colpa storica nel Nord.

    Allora eliminato il Nord come soggetto operante l'unità di Italia, affermazione colpevolmente antistorica, rimane il soggetto "Savoia".

    Ma vediamo anche questi Savoia.
    Volevano i Savoia conquistare " l'Italia" ?
    No!

    Con i patti di Plombieres ( wikipedia non mi piace ma tanto per dare una superficiale informazione http://it.wikipedia.org/wiki/Accordi_di_Plombi%C3%A8res ) il Cavour si accordò con Napoleone III per ottenere per i Savoia il regno dell'Alta Italia, quella che oggi è di moda chiamare più correttamente Padania. Il resto dell'attuale Italia sarebbe stata divisa in altri regni retti da fiduciarii francesi. Ripeto: "francesi", casomai sfugga.

    Il Cavour nel corso di quegli eventi si arrabbiò moltissimo due volte.
    La prima fu quando Napoleone III si fermò alla conquista della Lombardia senza tentare la conquista del Veneto per completare la presa dell'Alta Italia.
    La seconda quando qualcuno organizzò la "Spedizione dei Mille".
    Due cose che non erano nei patti.

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  2. In ultimo vediamo la "Spedizione dei Mille" e le responsabilità meridionali nel facimento dell'Italia.
    Se per la Lombardia e il Veneto si erano mossi gli eserciti e le diplomazie più forti d'Europa, secondo la vulgata risorgimentale, e adesso anche quella neomeridionalista, per conquistare il Meridione sarebbero bastati mille uomini e un eroe (mezzo francese guarda caso).
    Tralasciando pure i due incrociatori della marina militare britannica che sorvegliarono lo sbarco a Marsala, tralasciando il ruolo del Mazzini (basato a Londra e in odore di massoneria) che rinunciò di botto all'ideale repubblicano, tralasciando gli armatori massoni e i fornitori inglesi che diedero armi e navi ai mille garibaldini, e tralasciando tutto il resto, rimane del tutto evidente che mille uomini armati alla leggera, senza artiglieria, senza mezzi di trasporto, solo con un sacco sulle spalle e un moschetto a tracollo mai avrebbero potuto conquistare un regno di circa dieci milioni di abitanti! Un paese che nella narrazione neoneridionalista era addirittura più ricco e avanzato del "Nord" , o per lo meno del Piemonte. Si è mai visto uno stato ricco, potente e avanzato farsi invadere da uno più piccolo, povero e arretrato?!
    Non solo non sarebbero riusciti a sbarcare a Marsala ( sembra che la marina borbonica non sparò un colpo fino a quando l'ultimo uomo non fu sceso e in salvo) ma sicuramente mai sarebbero riusciti ad arrivare sul continente!

    Quindi o diamo credito alla vulgata risorgimentale secondo cui le plebi meridionali insorsero insieme col Garibaldi e i suoi Mille, oppure non possiamo non ritenere che la spedizione dei Mille avesse già la strada spianata dalla complicità di vaste e soprattutto potenti organizzazioni all'interno delle Due Sicilie. Il lavoro era già fatto, gli accordi siglati, le mafie all'opera, l'esercito corrotto, i baroni pronti al tradimento, le ricompense pattuite, i futuri ruoli assegnati: la spedizione dei mille fu solo la facciata per coprire il colpo di stato eterodiretto. Niente di nuovo sotto il sole, cose che capitano. In pratica utilizzarono grosso modo gli stessi strumenti che utilizzarono poi 80 anni dopo con lo sbarco degli Alleati in Sicilia, si accordarono che i potenti, notabili e mafiosi locali ed ebbero via libera e aiuti.
    Ricordiamoci che la nobilitazione del brigantaggio, mafie e camorre, è funzionale a chi dal Sanfedismo ad oggi quel brigantaggio, mafie e camorre, gestisce. Il brigantaggio meridionale è fenomeno ben più antico dell'unificazione italiana, e molti briganti anziché originarsi dai patrioti provennero proprio dalle file dei garibaldini, altri furono veri patrioti ingiustamente accusati di atti criminali.

    Il meridione era già marcio e corrotto all'epoca del “risorgimento”, i Mille non fecero un tubo, le scelte erano già fatte e la grande responsabilità cade sulle classi dirigenti meridionali dell'epoca, furono loro che vollero ed ottennero l'Italia molto di più di quanto la vollero la "gente del Nord".
    Mille persone non avrebbero ottenuto nulla senza l'appoggio di larghissima parte delle dirigenze corrotte e traditrici meridionali. Infatti uno dei cervelli della spedizione massonica dei mille fu il siciliano Crispi (in odor di mafia o brigantaggio) che poi divenne, guarda caso, uno dei personaggi più importanti della Sinistra Storica italiana, ricoprendo tutti i ruoli politici più autorevoli: presidente del consiglio, della camera, ministro etc. Il Crispi faceva fisicamente parte della spedizione dei Mille, con la moglie!, e sbarcò a Marsala.

    Se per conquistare la Lombardia mandarono perlomeno un esercito, per il Meridione servirono solo mille scapestrati per fare i pagliacci e metterci la faccia mentre altri, meridionali, massonerie e agenti stranieri, facevano il vero lavoro. Avvenimenti ben compendiati dal famoso motto di Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo: “Che tutto cambi perché niente cambi”.

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  3. Le responsabilità delle classi dirigenti meridionali nel facimento dell'Italia sono estremamente maggiori di quelle settentrionali; i popoli non ci entrano, contavano poco allora come contano poco adesso.

    La supposta ricchezza del Regno delle Due Sicilie è sempre parte della falsificazione delle massonerie e dei centri di disinformazione. Infatti non basta guardare qualche tabellina del denaro circolante, senza i tassi di cambio?!, arrivata da chissà dove, senza fonte. La quantità di denaro non è sinonimo di ricchezza, basterebbe solo osservare gli attuali programmi di quantitave easing (stampa di moneta): la massa monetaria è enormemente aumentata ma il benessere diminuito. Se si osserva il Pil pro capite, la resa agricola per ettaro, l'alfabetizzazione e qualsiasi altro parametro come la diffusione delle infrastrutture o i commerci marittimi, si vede bene che il regno delle Due Sicilie (analfabetismo al 90%) non era certo più ricco o avanzato degli stati del Nord.

    Come hai pubblicato poco sotto riguardo la "tirannia occulta" e come mi sembra di capire dal tuo ottimo blog, è ben evidente che le consorterie, i poteri forti, tentino sempre di seminare zizzania. L'instillare nei meridionali italiani la falsità di un epoca mitologica dell'oro in cui erano ricchi e avanzati e che ebbe termine per colpa dell' "invasione del nord" serve proprio a fomentare l'astio e il rancore, completamente ingiustificati e funzionali e mantenere tutta la attuale Italia sotto giogo straniero e massonico.
    Certamente la creazione massonica del contenitore-italia è qualcosa che deve essere superato: l'unificazione italiana si è potuta mantenere solo tramite immensi trasferimenti di soldi dal nord al sud e immense migrazioni dal sud al nord. Unificare aree disomogenee come fecero le massonerie nell'unificazione italiana, e come stanno facendo oggi nell'unificazione europea, è evidentemente la formula sicura per il disastro. Lo sanno o lo perseguono. Dovremmo quindi ritrovare anche noi l'indipendenza degli stati originarii, come tenteranno di fare questo anno Scotland e Catalunya con i referendum di settembre e novembre, ma non in un contesto storico fuorviante e , in ultima analisi, teso solamente a farci litigare tra noi.
    Ancora complimenti per il blog!
    Sharman*

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    1. Sono d'accordo con molto della tua analisi,infatti il neo meridionalismo viene cavalcato dagli stessi che progettarono l'invasione,e come fu per la lega Nord,serve per dividere le genti.Questo però è difficile che prenda piede perché i veri analisti storici sanno le vere responsabilità a chi appartengono,e che l'invasione de Sud fu voluta dagli ambienti della finanza inglesi,legati sempre all'elelite ebraica.L'Italia unità fu voluta,oltre a tutti gli altri fattori,in vista della dittatura europea,che oggi vediamo i suoi nefasti effetti,quindi i popoli non c'entrano mai niente,sono i governi corrotti,alieni alla vera volontà del popolo,che agiscono in nome di logiche di potere,che hanno come scopo la schiavitù delle genti,sia del Sud che del Nord,il Sud ha pagato un prezzo alto,ma tutta l'Italia è sottomessa a questi criminali.La verità storica occultata,deve fare capire i veri scopi di questa invasione,ma deve unire le genti,in quanto tutta l'Italia ne è stata vittima di questo progetto demoniaco,che deve sfociare nel NWO,ma la verità serve per unire,nessuno da colpa alle genti del Nord,ma anzi tutti dobbiamo unirci,il nemico è comune e va combattuto senza pietà

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    2. l'unità italiana nessuno la voleva così come è stata fatta. Fu pensata una Confederazione di Stati nella penisola italica con Roam a fare da collante, ma quando si accorsero delle richhezze nelle casse delle banche, pensarono bene i Savoia di farne un sol boccone. Il Piemonte era collassato ormai, era sull'orlo della Bancarotta. Inghilterra anticattolica aiutò anche per motivi religiosi (Massoneria Internazionale) ma soprattutto per ingerenze economiche al Sud ed in Sicilia in particolare (Zolfi, bergamotto, vini). Il Regno delle Due Sicilie era florido e, paragonandolo alla situazione europea non stava tanto peggio, Un solo indicatore per tutti: la minor percentuale di mortalità infantile ed il numero di medici per abitante. Il resto sono tutte fandonie per far gonfiare il petto dei tronfi risorgimentalisti che, di una menzogna tristissima, vogliono costruire tutto il loro apparato culturale.

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    3. finalmente qualcuno che dice la verità: i Savoia e i piemontesi bisogna conoscerli da vicino! come ho fatto io: costretto a vivere pere lavoro per due anni in questa squallida regione che nulla a che vedere con la splendida penisola che chiamiamo Italia. L'Italia, come entità nazionale non è mai esistita. prima regione dell'impero romano, poi dell' impero absburgico, infine un coacervo di stati e staterelli per divenire parte integrante dell' impero absburgico (lombardo -veneto) dell' impero borbonico al sud uno stato autonomo della chiesa, più altre identità sempre e comunque legate saldamente con le grandi famiglie europee. poi esisteva una piccola regione di gretti re pastori, che, in visita ai Visconti duchi di Milano, vennero ospitati nelle stalle (fatto storico, vedi) D'altra parte quando mai gli Italiani hanno parlato "italiano"? Solo dopo la Grande Guerra, prima un milanese faceva fatica a capire un bergamasco o un mantovano. Poi un bel giorno i re pastori, avidi accumulatori di ricchezze, vengono consigliati dal loro commercialista (il conte di Cavour) sul come ingrandire possedimenti e relative ricchezze (provate a fare una visita nei musei di Torino: sterminate raccolte di monete, di francobolli, di ori ed argenti, e poi castelli cascine pied a terre di lusso per noti di amore). E qui il ragioniere diede il meglio di sè stesso, inventando i servisegreti e la propaganda politica. Trovò infine, a mezzo intelligence i soliti scontenti e visionari, nonchè un avventuriero affamato di onori ma soprattutto di beni materiali, e grande "personaggio" . il gioco era fatto, poi con vari Gobbels antesignani del nazismo strombazzarono ai quattro venti l'irredsentismo e sciocchezze connesse. In realtà il Lombardo-veneto stava benone nella braccia di imperatori illuminati come Maria Teresa d'Austria, il meridione stava altrettanto bene con i Borboni,(chi ha distrutto la Calabria o la Sardegna?) mentre lo stato pontificio viveva beatamente e con cristiana misericordia.

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    4. si ma il commercialista il cavour e tutta la cricca compresi i savoiardi,erano nient'altro che degli esecutori dei voleri di sua maesta di Inghilterra,sono loro che vollero l'unità d'Italia e gli scopi reali di quell'unità forzosa e coatta si videro fin da subito,avere il controllo del mediterraneo tramite il controllo dell' italietta,di cui controllo poi dopo passo all'altro padrone gli USA che però sono sempre sotto la stessa regia sionista direi.

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  4. "Le monete degli stati italiani, prima dell’unificazione del 1861, ammontavano a 668 milioni così ripartiti..."
    Scusate, la cifra di 668 milioni a quale moneta si riferisce?

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  5. La valuta del regno delle due Sicilie era il ducato,ma erano monete d'oro o d'argento,o comunque con una presenza di metalli preziosi.

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  6. White wolf l' articolo è sicuramente interessante però di Pino Aprile io non mi fido: ha una visione fortemente meridionalista che considera l' Italia intera una sorta di prodotto culturale del meridione (ricordo cosa ha detto in merito al miracolo economico del nordest) e in questo modo contribuisce alla dicotomia dell' Italia post-fascita che si regge sulla concessione del sistema economico-produttivo al nord e di quello ideologico-culturale al sud. Personalmente le varie ondate migratorie sud-nord hanno purtroppo rappresentato (specialmente per il nord ovest) uno strumento di dissoluzione etnico-culturale che si abbina all' impoverimento del sud; credo che una grossa responsabilità vada attribuita anche alla gente comune (gli italiani in generale) che si sono piegati a queste direttive e più dei governanti e schiavisti stessi hanno attuato (nolenti) un vero e proprio genocidio culturale (penso ad esempio a Milano che ha ben poco di Lombardo e anzi è la capitale del meridionalismo declinato in funzione capitalistico-industriale tipica delle multinazionali nordiche). Ci tengo molto alle differenze presenti in Italia tuttavia mi rendo conto che si è cercato in tutti i modi di dissolverle ieri e oggi soprattutto tramite masse di allogeni, allogeni secondo gradi differenti. Penso che l' Italia trovi tutta la sua dignità nel rispetto e nella rigenerazione di tutte le differenze regionali unite in nome della più autentica latinità romana. Il tuo gruppo da questo punto di vista cosa propone? Puntate ad una rigenerazione europea a livello nazionale e regionale o considerate queste differenze complessivamente marginali e sacrificabili in nome di qualcosa di più alto, che da quanto ho capito è il ritorno di un umanità legata alla divinità?

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  7. Si concordo con il tuo discorso, l'Italia è una nazione che contiene al suo interno micro nazioni, con diverse culture e tradizione, uno scenario socio-politico unico nel suo genere, difficile da gestire e da amalgamare, infatti l'Italia uscita dall'unità imposta con la forza e la predazione, è stata una forzatura volta a perseguire scopi di dominio della nostra nazione da parte delle centrali di potete estero, per avere nel mediterraneo un avamposto di importanza geo-strategica. L'Italia può essere solo federale come lo è la Svizzera o la Germania con i lander, ma in modo più indipendente, ma naturalmente questo al potere non conveniva per questo l'unità d'Italia è stata conepita in questi termini, con un governo centrale di burattini che opprime il nostro popolo, servi delle entità finanziarie che hanno voluto e finanziato questo scempio chiamato unità d'Italia.

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    1. White wolf faccio fatica a capire quelle che sono le vostre intenzioni dal punto di vista geo-politico (il nuovo ordine che volete dare al mondo); ho capito che si tratta
      di salvaguardare gli Ariani (europei etnici) e il resto delle razze umane, tuttavia non mi è chiaro quale sarà il progetto per il futuro: dal mio punto di vista sarebbe doveroso ristabilire le identità razziali, nazionali e regionali tuttavia mi rendo conto che è praticamente molto difficile; ripristinare lo spirito atlantideo, se non ho frainteso il tuo discorso, significa ristabilire quello spirito che permeava ancora l' europa pre-cristiana attraverso i greci e i romani, però l' attuale europa ne è la negazione assoluta e anche gli stessi europei etnici in molti casi sono irrecuperabili. Concretamente: dovremmo cacciare i non europei (traditori, schiavisti, neri, islamici) dalla nostre terre e lavorare sugli autoctoni? Personalmente io sarei favorevolissimo ma nel farlo comunque proverei, putroppo, un grande senso di colpa nonostante sia consapevole di aver fatto un azione giusta e legittima. Il vostro programma complessivamente accetta il mio discorso?

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  8. A parte che non abbiamo questo potere di imporre la nostra visione, se non in modo indiretto, la questione vera è un altra, il nostro periodo storico è molto importante perché stiamo entrando in un nuovo ciclo cosmico, tutto sarà rinnovato e l'umanità che verrà sarà molto diversa da quella attuale, in senso positivo, e in questo noi siamo solo degli anticipatori di questi accadimenti, tieni conto che tutto questo potrebbe avvenire con distruzione guerre e cataclismi oppure in modo soft, questo non lo posso dire, ma la vera questione quindi sarà se riusciranno a sopravvivere a tutto questo? Immagina che scoppi veramente una guerra mondiale atomica, in cui verrebbe a mancare luce, acqua, il cibo scarseggerebbe nei supermercati ecc., ora osserva questa gente che vive di idiozie, che non sa accendere un fuoco o cacciare, non sa niente di quello che serve veramente per vivere, avendo vissuto nella stupidità che li ha resi deboli, secondo te quanti di questi sovravviverebbero? Sarebbero morti dopo 3 giorni, quindi come vedi il problema non si pone nemmeno, per i traditori e i loro padroni invece il conto da saldare sarà alto, e si farà quello che c'è da fare, ma questo è un altro discorso.

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  9. Molto chiaro: sono convinto che chi ce la farà costruirà una civiltà degna di questo nome. Alla luce di quanto sta accadendo (avvicinamento USA e Russia) penso che sara difficile che scoppi una guerra nucleare, penso più a guerre civili multiple sul globo, dopotutto anche perchè le atomiche distruggerebbero il pianeta e non rimarrebbe più nulla. Magari i cataclismi di cui parli saranno del tutto naturali (poli, magnetismo ecc). Recentemente ho aderito a generazione identitaria, cosa ne pensi di questo gruppo?

    PS: hai un indirizzo mail dove posso scriverti? così evito di aprire temi fuori luogo in articoli che parlano di tutt altro. Dimenticavo: grazie per gli spunti e gli insegnamenti.

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    1. quello che succedera non lo può sapere nessuno,e ci sono molte cose che non posso dire qui, se useranno le atomiche interveranno i maestri delle stelle, ma prima l'umanità deve essere consapevole almeno la maggioranza, e fare le sue scelte,ma è un discorso molto lungo.
      La mia email è monkeydesign2007@libero.it, se non rispondo subito non te la prendere ma sono molto occupato ultimamente.

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    2. chiaro che non puoi dire tutto; grazie per la mail. Ci sentiamo. Ciao white wolf!

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