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venerdì 20 marzo 2015

L'elite mondialista di Henry Ford














MAURO LIKAR: 

L’EBREO INTERNAZIONALE di HENRY FORD 

 

È un bene che gli abitanti della nazione non capiscano abbastanza il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo facessero, credo che ci sarebbe una rivoluzione prima di domattina.”
 
 

Henry Ford

 

 

 

 

 

 

 

Gli Ebrei, carattere e attività

Noi stiamo vivendo in un’epoca in cui il Giudaismo attira su di sè l’attenzione critica  del mondo intero. Durante la Grande Guerra il suo ingresso negli ambiti pi∙ scelti dei circoli finanziari, politici e sociali fu cos∞ generale e chiassoso che la sua posizione, il suo potere e i suoi scopi furono acerbamente  criticati e nella maggioranza dei  casi ispirarono una vera ripugnanza. Per l’ebreo le persecuzioni non costituiscono una novitα;  per sua natura e per la sua etica razziale e nuova, in cambio, questa esaltazione. E’ ben vero che questo popolo soffre da duemila anni gli effetti di un antisemitismo istintivo delle altre razze, ma tale avversione non arriva mai ad essere cosciente né potmai esprimersi in forma chiara e concreta. Oggi, invece, egli è sottomesso al microscopio dell’osservazione scientifica che ci da a conoscere e capire le vere origini della sua potenza, del suo isolamento e delle sue amarezze.

In Russia lo si fa responsabile del Bolscevismo. Gli Americani, che sono stati testimoni della fanatica verbositα dei giovani ebrei, apostoli di una rivoluzione sociale ed economica, hanno il vantaggio di potersi formare un giudizio chiaro di quanto vi sia di reale e di vero in tali accuse. In Germania si incolpa l’ebreo della sconfitta, e una letteratura vastissima, corredata da un’infinitα di prove, obbliga realmente alla riflessione. In Inghilterra si dice che l’Ebreo é il vero padrone del mondo, che la razza ebraica costituisce una Super- Nazione che vive in mezzo e al di sopra dei popoli, che li domina col potere dell’oro, che li aizza gli uni contro gli altri, mentre si tiene cautamente nascosta dietro le quinte. Negli Stati Uniti, infine, stupisce l’insistenza con la quale gli ebrei si introducono in tutte le organizzazioni militari, e specialmente nei rami derivati dalla guerra, e si critica soprattutto il cinismo con cui questi ebrei sfruttano a loro vantaggio personale le molteplici cognizioni acquisite nella loro qualitα di funzionari dello Stato. In una parola, la questione ebraica é di scena.

L’ebreo é un enigma mondiale. Per quanto la sua massa sia povera di numero, domina ciò non ostante il mercato economico e affaristico del mondo intero. Negli Stati Uniti, quasi tutto il commercio all’ingrosso, i Trust e gli istituti bancari, le ricchezze del sottosuolo e i principali prodotti dell’agricoltura, specialmente tabacco, cotone e zucchero, si trovano sotto l’assoluto dominio dei finanzieri ebrei o dei loro agenti. Anche i giornalisti ebrei rappresentano una forza estesa e onnipotente. Secondo quanto afferma l’Enciclopedia Ebraica, un gran numero di industrie poderose si trova nelle mani di industrie ebree, anche se molte di esse, se non addirittura la maggior parte, figurano sotto ragioni sociali non ebree. La parte pi∙ importante della proprietα urbana è in mano agli ebrei; ebrei sono coloro che predominano nella vita teatrale e quelli che dirigono con assoluta egemonia tutta la vita informativa del Paese.

Numericamente inferiori a qualunque altra razza, dispongono giornalmente di una pubblicitα vastissima, e sempre favorevole ai loro interessi. Ciò non sarebbe possibile se non fossero essi stessi a manovrarla a loro piacimento. Warner Sombart, un dotto filo- semita, nella sua opera Giudaismo e vita economica, dice che se le cose d’America seguiteranno a svolgersi come nell’epoca attuale, di qui a 50-100 anni gli Stati Uniti appariranno come un paese abitato esclusivamente da Negri, Schiavi ed Ebrei, e dove gli ebrei, naturalmente, saranno diventati i padroni assoluti di tutta la vita economica.

Come ha fatto l’ebreo a raggiungere un tale predominio? Contro tre milioni di ebrei vi sono 97 milioni di non ebrei, e il loro predominio non rappresenta altro che un’estensione territoriale del predominio finanziario ebraico giα esistente oltre oceano. Cominciamo dalle origini. Un ebreo non si arricchisce mai a spese di un altro ebreo, ma a spese dei popoli non ebrei in mezzo ai quali vivono: la legge mosaica permetteva all’ebreo di trafficare con gli stranieri, ma in nessun caso con il suo prossimo di razza ebraica. La loro Legge degli stranieri diceva: allo straniero presterai con usura, in nessun caso dovrai fare altrettanto con il tuo prossimo. Nel corso di molti secoli gli ebrei ebbero le migliori occasioni per praticare quella legge fondamentale. L’ebreo prefer∞ sempre essere mercante improduttivo, nomade e avventuriero, e andò in Cina e nel resto del mondo fin dai tempi remoti.

In Inghilterra  apparvero all’epoca dei Re sassoni; ebrei furono coloro che nel 1492 fondarono la prima fabbrica di zucchero in Santo Tomas; ed erano giα stabiliti in Brasile quando lungo le coste del continente settentrionale esistevano solo alcuni miseri villaggi. La loro costante penetrazione è comprovata dal fatto che il primo banco nato nella Georgia fu di un ebreo: Isacco Minis. La loro abilità nell’inventare costantemente nuovi metodi di usura, li aiutò a raggiungere la posizione di padroni della finanza mondiale. Molti strumenti di giro e di credito furono inventati da commercianti ebrei, non solo per le transazioni fra di loro, ma soprattutto per abbagliare i non ebrei coi quali trafficavano. La cambiale, i documenti al portatore, e l’assegno a vista, sono invenzioni ebraiche. La tendenza ebraica è sempre stata di trafficare preferibilmente con merci e non con persone, e un’altra loro istituzione è la Societα Anonima, la societα per azioni, che fa apparire con un nome non giudaico imprese dominate interamente dal capitale ebreo.

L’ebreo è l’unico vero capitalista internazionale, ma non ama proclamarlo ai quattro venti, e preferisce servirsi delle Banche e dei Trust non ebraici come suoi agenti e strumenti. Anche l’invenzione della Borsa è un prodotto del talento finanziario ebraico. A Parigi, Berlino, Londra, Francoforte e d Amburgo, gli ebrei esercitavano un’influenza assoluta sulle prime Borse, e Venezia e Genova appaiono nelle antiche cronache col nome di cittα ebraiche, nelle quali si potevano realizzare le pi∙ grandi transazioni commerciali e bancarie. La Banca di Inghilterra fu fondata per consiglio e aiuto di ebrei olandesi immigrati; le Banche di Amsterdam e di Amburgo debbono la loro origine ad influenze ebraiche. Quando gli ebrei vivevano in Spagna, la Spagna era il centro mondiale dell’Oro; espulsi gli ebrei essa perse quell’egemonia. Non soltanto si stabilirono in ogni angolo della terra ma conservarono sempre intimi contatti fra loro, tramite la comunione del sangue. Molti scrittori medioevali non riuscivano a spiegarsi come mai gli ebrei fossero costantemente al corrente degli avvenimenti europei, prima degli stessi Governi, avendo da ciò un incalcolabile vantaggio nelle loro speculazioni finanziarie. Le informazioni anticipate, in tempi in cui le notizie giungevano lentamente, li rese indispensabili come intermediari dei prestiti agli Stati, genere di affari che gli ebrei fomentarono sempre. Queste famiglie di finanzieri furono quelle che, formando una specie di direttorio internazionale, manovravano re contro re, governi contro governi, sfruttavano senza coscienza le rivolte nazionali in corso o le provocavano nel loro esclusivo interesse.

Con l’aiuto dei loro prestiti e le catene del debito gli ebrei sono penetrati in tutte le Corti europee, fra i nobili, e nelle anticamere reali: la tattica giudaica è sempre stata quella del cammino diritto al quartier generale. I popoli non lo interessano, perché egli ritiene il suo superiore a tutti gli altri; gli interessano i nobili e i Re, di cui tiene in mano i cordoni della borsa e che gli sono debitori. Questa tattica procurò ai giudei vantaggi enormi anche in mezzo alle maggiori avversitα e li abituò a considerarsi, visto il loro successo, di razza davvero superiore. Un altro metodo commerciale moderno, di origine genuinamente  ebraica, consiste nella fusione o nel consorzio di industrie similari, per poter controllare i prezzi di determinati prodotti e servizi e aumentarli a piacimento. Esiste oggi nel mondo una potenza finanziaria centrale, che effettua le sue giocate in ogni dove, con un sistema ammirevolmente organizzato, per il quale il mondo è lo scacchiere e il dominio mondiale la posta. Sotto la maschera delle leggi economiche, si occultano fenomeni che non obbediscono a legge naturale alcuna, ma che provengono esclusivamente dal freddo egoismo di determinati elementi, i quali hanno la volontα e il potere di ridurre l’umanitα in schiavit∙ sotto il loro dominio assoluto. Quello che il mondo suole chiamare Capitale è di regola, denaro investito a scopo produttivo.

Erroneamente operai e impiegati chiamano capitalista l’imprenditore o il direttore di un’impresa; questi non sono capitalisti ma persone che debbono ricorrere ai veri capitalisti che facilitano loro il denaro per le loro imprese. Questo capitalismo Φ una potenza che agisce al di sopra dell’industriale, e che lo tratta con una durezza assai maggiore di quella che questo non oserebbe mai applicare ai suoi operai. Esiste un super capitalismo che si appoggia esclusivamente sull’illusione che nell’oro sia racchiusa la suprema felicità. Esiste un Super governo che, senza essere alleato di nessun altro governo, agisce indipendentemente da tutti, ma su tutti fa pesare la sua dura mano. Esiste infine una razza, un’infima parte dell’umanitα, che ha raggiunto un potere che neanche Roma ha sognato ai tempi della sua mirabile potenza. Al vincitore il bottino, dice un vecchio proverbio. Se pochi membri di una razza poco popolosa e sempre disprezzata sono riusciti ad acquisire una simile preponderanza, o sono super uomini o sono persone volgari elle quali il resto dell’umanità, troppo tollerante, permise di raggiungere un grado ingiusto e malsano di predominio. Se gli ebrei non sono superuomini, i non ebrei dovranno rammaricarsi profondamente con sé stessi per quanto è avvenuto. Frattanto il problema dovrà essere studiato sotto nuovi punti di vista, e gli esperimenti vissuti in altri paesi, analizzati minutamente.

 

 

 

 

 

 

 

2.
Come la Germania si difende dagli Ebrei.

La causa fondamentale della malattia del corpo nazionale tedesco alligna nell’eccessiva influenza giudaica. Se da anni è stata questa la convinzione di alcune intelligenze preclare, è ormai tempo che cominciamo ad accorgersi del fenomeno anche le masse meno intelligenti. Secondo l’opinione di tutte le classi sociali, tanto la sconfitta dopo l’armistizio, come la rivoluzione e le sue conseguenze, sotto le quali rischiò di soccombere il popolo tedesco, sono opera dell’astuzia degli ebrei e di un loro piano premeditato. Ciò è confermato da un’infinità di prove e, a suo tempo, la Storia si incaricherα di completarne la documentazione.

In Germania l’ebreo è considerato un ospite che, abusando della tolleranza generale, peccò nella sua inclinazione verso il dominio, e qui egli non ha potuto aumentare il proprio potere senza difficoltα. Per questo l’ebreo odia il popolo tedesco ed ha un odio implacabile verso la Germania. Ebrei furono coloro che predominarono, in modo esclusivo, nell’enorme montatura informativa mondiale con cui si fabbricò l’opinione pubblica rispetto alla Germania. I soli che uscissero dalla Grande Guerra con un guadagno effettivo furono gli ebrei.

Secondo l’opinione generale, la rivoluzione in Germania dopo la guerra non sarebbe mai scoppiata, se gli ebrei non l’avessero preparata. L’influenza ebraica, che più di qualsiasi altra causa fu responsabile del crollo dell’Impero Germanico, può essere compresa in tre gruppi e cioè:

1. Il bolscevismo che si occultò sotto la maschera del socialismo.
2. Il capitalismo ebreo con la sua preponderanza sulla stampa.
3. Il controllo ebreo sull’alimentazione e su tutta la vita industriale del popolo tedesco.

Siccome è possibile che queste conclusioni siano messe in dubbio da tutti coloro la cui opinione si è andata formando sotto l’influenza della stampa israelita, citiamo alcune parole del corrispondente del giornale londinese Globe, George Pitter Wilson, il quale nel 1919 scriveva:

Il bolscevismo significa l’espropriazione di tutte le nazioni cristiane, in modo che nessun capitale resti in mano cristiana, e significa che gli ebrei eserciteranno il dominio assoluto del mondo in tutte le sue branche.

Già fino dal secondo anno della guerra, gli ebrei tedeschi dichiaravano che la sconfitta della Germania era indispensabile alla liberazione del proletariato. Il socialista Strobel disse:

Dichiaro francamente che una vittoria della Germania non sarebbe favorevole agli interessi della Socialdemocrazia.

In ogni parte si affermava che l’elevazione del proletariato sarebbe stata impossibile con una Germania vincitrice. Troppi ebrei, fra quelli che si chiamano tedeschi, scordarono i loro doveri verso il Paese del quale ostentavano la cittadinanza, unendosi a tutti gli altri ebrei nemici, allo scopo di preparare la catastrofe finale della Germania. E ciò non fu voluto per liberare la Germania dal militarismo, ma per sprofondare il popolo tedesco in uno stato caotico che permetteva loro di dare la scalata al potere. La stampa tedesca fece sue queste tendenze dei portavoce ebrei.

Il Berliner Tageblatt e le Munchener Neueste Nachrichten furono, durante la guerra, gli organi ufficiosi o semi ufficiosi del Governo Tedesco; pi∙ tardi, il primo di questi giornali difese statalmente gli interessi ebraici in Germania, mentre il secondo si mostrò totalmente influenzato dal giudaismo organizzato. Genuinamente ebrea era anche la Frankfurter Zeitung dalla quale dipendevano un’infinitα di giornali di maggiore o minore importanza. Tutti questi giornali non erano che edizioni tedesche della stampa mondiale ebrea anti tedesca, della quale seguivano ciecamente le tendenze. Non appena scoppiata la guerra mondiale, tutti i viveri e gli ordigni bellici passarono a mani ebree. Finita la guerra, i tedeschi si accorsero che i loro sacrifici e le loro sofferenze erano state sfruttate da un’orda di giudei, che avevano tutto predisposto per ricavare enormi vantaggi dalla miseria generale del popolo teutone.

Dovunque si potesse speculare coi bisogni della popolazione, o si presentasse l’occasione di guadagnare: nelle Banche, nelle Associazioni di Guerra, nei prestiti pubblici o nei Ministeri che formulavano enormi richieste di ordigni bellici, là appariva l’ebreo. Articoli di consumo generale, esistenti in abbondanza, scomparvero improvvisamente, per tornare ad essere offerti pi∙ tardi con un favoloso aumento di prezzo. Le associazioni di guerra divennero dominio degli ebrei. Chi ebbe denaro per comprare comprò persino le tessere con le quali il Governo si sforzava, con un lavoro titanico di distribuire equamente i viveri fra tutta la popolazione.

Gli ebrei triplicarono i prezzi di quegli stessi articoli che compravano a spese della distribuzione ufficiale, attraendo nelle loro tasche una vera pioggia d’oro. Piovvero le denunzie e si iniziarono i processi, ma quando questi arrivarono al momento della sentenza, essendo ebrei giudici e accusati, tutto terminava con un non luogo a procedere. Ma se l’accusato era un tedesco, non gli si risparmiavano le multe che avrebbero dovuto essere inflitte anche agli altri. L’abuso del potere ebreo durante la guerra si è inciso nell’anima tedesca con un marchio di ferro rovente.

L’Ebreo è il bolscevico mondiale; la sua anarchia non è innata ma funzionale, e rappresenta un mezzo per raggiungere pi∙ alti obbiettivi. Il giudeo ricco non è anarchico perché può raggiungere i suoi scopi per vie più tranquille, ma l’ebreo povero non dispone di altri mezzi per arricchirsi che non siano quelli violenti. Nella vita moderna, l’ebreo ha inventato un mezzo per usurpare il trono anelato: forzare le barriere e distruggere i fondamenti dell’ordine sociale, sprofondando il paese nelle tenebre rivoluzionarie. Quando la Russia sprofondò, chi fu il primo a risalire alla luce degli avvenimenti? L’ebreo Kerensky. Ma i suoi piani non furono sufficientemente radicali e gli successe Trotzky, un altro ebreo. Questo Trotzky, capì che l’ordine sociale in America poggiava su basi troppo sicure, e allora attaccò il punto più  debole: la Russia, dalla quale credette di poter seminare la distruzione nel mondo intero.

Attualmente in Russia in ogni commissariato c’è un ebreo. I cronisti degli avvenimenti russi concordano nell’affermare che  quel paese si trova in uno stato di completa dissoluzione, ma questo giudizio non si riferisce alla posizione degli ebrei in Russia. Dai loro nascondigli i giudei irrompono come un esercito bene organizzato, e si muovono nel disordine prodotto artificialmente, come se il posto di ciascuno di essi fosse stato destinato in precedenza. Lo stesso avvenne in Germania. Bisognava che la parete dell’ordine sociale tedesco fosse abbattuta, perché gli ebrei poveri potessero soddisfare le loro ambizioni. Questo spiega perché, in tutti i paesi del mondo, gli ebrei fomentino i movimenti di ribellione.

Bisogna però distinguere, sia in Russia che in Germania, i metodi degli ebrei ricchi da quelli degli ebrei poveri. Gli uni cercano di soggiogare i Governi; gli altri di guadagnarsi i favori delle masse popolari; entrambi però tendono ad uno stesso identico fine: il potere. Il loro spirito é caratterizzato da questa decisa volontα di dominio. I partiti politici, socialista, democratico, progressista, non sono altro che strumenti di quella idea. La cosiddetta Dittatura del Proletariato in realtà significa la dittatura degli ebrei sul popolo tedesco, con l’aiuto e per mezzo del proletariato.

Ma i tedeschi aprirono gli occhi cos∞ repentinamente, e la loro reazione fu così violenta e piena di sdegno, che il giudaismo germanico si vide costretto a passare in seconda fila, e a cedere da un giorno all’altro tutti gli ingranaggi della sua politica e della sua amministrazione a persone di sangue tedesco, o comunque bastardo. Ma non per questo cedettero anche il potere. Il giudaismo è la potenza meglio organizzata del mondo, con metodi molto pi∙ rigidi di quelli dell’Impero Britannico. Esso forma uno Stato, i cui sudditi obbediscono incondizionatamente, ovunque vivano, siano poveri o ricchi; uno Stato che esiste dentro gli altri Stati, e che in Germania chiamano Pan-Israel. I mezzi di dominazione di questo stato pangiudaico, sono il capitalismo e la stampa, ossia danaro e propaganda.

Fra tutti gli Stati del mondo, Pan-Israel è il solo che eserciti in realtà un dominio univerrsale; tutti gli altri possono esercitarne solo uno nazionale. L’amministrazione dello Stato Pan-Giudaico è ammirevolmente organizzata. Se esso non è in condizioni di mantenere costantemente una forza armata di terra e di mare, altri Stati ci pensano per lui. Oggi la sua squadra è quella britannica, il cui compito consiste nel respingere ogni attacco possa essere diretto contro gli interessi marittimi ed economici pan ebrei. In cambio, Pan-Israel garantisce alla Gran Bretagna la tranquilla espansione della sua potenza politica e territoriale. Pan-Israel soggiogò la Palestina allo scettro britannico, con lo scopo di farsene poi fare dono, quando sarà venuto il tempo.

Pan-Israel può fare la guerra e la pace, e in caso di resistenza scioglierà i cani dell’anarchia, dopo di che potrà, se vorrα, tornare ad impiantare l’ordine. In ogni caso Pan-Israel fa vibrare la muscolatura e il sistema nervoso di altri popoli nel modo, e con i mezzi che maggiormente convengono agli interessi finanziari della sua razza. Pan-Israel possiede le sue legazioni fantasma a Londra e a Nuova York. Spenta la sua sete di vendetta contro la Germania, tende ora a soggiogare altre nazioni. La Gran Bretagna è nelle sue grinfie; gli Stati Uniti, con la loro eccessiva tolleranza verso tutte le altre razze, gli offrono un campo sperimentale molto favorevole. Lo scenario varia, ma l’ebreo rimane sempre lo stesso attraverso le terre e attraverso i secoli.

 

 

 

 







3.
La Questione Del Giudaismo è Reale o Immaginaria?


La principale difficoltà per pubblicare qualche cosa sulla questione, consiste nell’estrema suscettibilità, sia degli ebrei che dei non ebrei, su quest’argomento. Fra i non ebrei esiste un incredibile scrupolo per trattare la questione pubblicamente e ciascuno preferisce custodirla in un misterioso silenzio. Forse si tratta di una vaga tolleranza atavica, ma pi∙ probabilmente la causa di una tale condotta risiede nel sentimento che la questione, portata al pubblico dibattito, possa causare inconvenienti senza fine a chi la promuove. Si tace per paura, o per quieto vivere.

Qui negli Stati Uniti, la questione ebraica si è acutizzata per il fatto che questa minoranza di cittadini ebrei: il 3% in un paese di 110 milioni di abitanti, ha raggiunto in cinquant’anni una preponderanza che nessun gruppo, anche 10 volte maggiore ha mai raggiunto. L’ebreo invece lo troviamo nelle conversazioni segrete del Consiglio dei Quattro a Versailles, nel Tribunale Supremo di Giustizia, alla Casa Bianca, e nel mondo della Finanza. Perchè l’ebreo tende sempre ed irresistibilmente ad occupare i posti pi∙ elevati? Chi ve lo spinge? E perchè? Che cosa fa lassù in alto? E che cosa significa per l’umanitα che l’ebreo sia nei posti di comando? Questa è la questione ebraica nella sua vera essenza.

L’uso del concetto “umanità” combinato con la parola “ebreo”, fa credere che l’ebreo debba essere trattato con umanità. E’ già troppo tempo che l’ebreo è abituato a reclamare umanità esclusivamente per sé; e oggi la società umana ha il diritto di esigere che scompaia una tale pretesa unilaterale; che cessi, da parte dell’ebreo l’iniqua spoliazione dell’umanitα e l’appoggio di tutti i suoi ragionamenti sull’esclusiva base del proprio vantaggio. Non Φ pi∙ ammissibile che l’ebreo continui ad essere il ricevitore esclusivo dell’umanitα, perchΘ la societα umana, non ebrea, ormai ha capito di essere crudelmente sfruttata dai potenti circoli della razza ebrea, al punto che Φ lecito parlare di un gigantesco Pogrom dei non ebrei, prodotto dalla miseria economica  e  sistematicamente organizzato, contro un’umanitα quasi inerme.

Questa uman ità è più indifesa, contro la bene organizzata iniquità dei poteri finanziari ebrei, di quanto non lo fossero i piccoli gruppi di ebrei russi, perseguitati dalla giusta vendetta delle masse popolari. Si è  parlato precedentemente dell’Ebreo internazionale. Questa espressione- concetto ammette due interpretazioni diverse; una di esse è che l’ebreo, in qualunque parte del mondo risieda, seguita sempre ad essere ebreo; l’altra che l’ebreo esercita un dominio internazionale. Il vero impulso che muove l’antisemitismo poggia proprio su quest’ultima interpretazione.

Questo tipo di ebreo internazionale, che anela il dominio dei popoli o che già lo possiede e lo sfrutta, rappresenta, nei confronti della sua razza, un’appendice veramente perniciosa. Non è vero che fra i molti despoti finanziari del mondo intero si trovano alcuni ebrei; ma è vero che detti despoti finanziari sono tutti ed esclusivamente ebrei. Questo fatto cos∞  eloquente, produce com’è naturale un sentimento di ripulsa contro tutti gli altri ebrei, che non appartengono a quella specie di dominatori internazionali, ma che fanno modestamente parte della massa del popolo ebraico. Nessuno meglio dell’ebreo conosce il rimprovero universale che gli si muove: essere gli usi mercantili degli ebrei assolutamente scorretti.
La solidarietα di razza fra ebrei, è   stata la base di invasioni mercantili ebraiche in tutti i paesi. Non importa che questo sia lo sviluppo di attitudini innate, o di un piano cosciente di dominio, basato sull’unitα della razza; il fatto è che dalle diverse comunità, in ogni paese, il potere affluiva sempre alla comunità centrale, dove risiedevano i banchieri e i grandi direttori di aziende e, in senso contrario, dalla centrale si diramavano ordini ed indicazioni di inestimabile valore, alle distinte comunità. Consta in modo inequivocabile, che gli ebrei hanno fatto sentire duramente il loro potere ai popoli nemici della loro espansione. Cinquant’anni fa, l’alta banca internazionale, dominata esclusivamente dagli ebrei, raggiunse il suo apogeo ed ebbe, in ogni dove, il controllo di tutti i Governi e di tutte le Finanze degli Stati. Più tardi nacque l’industria, che raggiunse proporzioni e importanza tali che neanche i profeti avrebbero potuto pronosticare.
A mano a mano che l’industria cresceva in forza e potenza, si convertì  in un enorme accentramento di denaro, che assorb∞ come in un gorgo le ricchezze del mondo. Scoppiò la Guerra Mondiale, nella quale quegli scambisti finanziari ebbero tanta parte di responsabilitα e le due potenze, industria e finanza ingaggiarono un duello a morte, il cui risultato indicherα chi dovrà prevalere in avvenire, se il lavoro produttivo o il capitalismo negativo. Questa è una delle ragioni per cui la questione ebraica torna all’ordine del giorno; bisogna chiedersi se l’ebreo può  o deve procedere come ha fatto fino ad oggi, o se non esita per lui un obbligo verso l’umanità, di fare un uso molto diverso del potere mondiale che ha acquisito.

 

 






4.
Radicherà l’antisemitismo negli Stati Uniti?

Chiunque, negli Stati Uniti, tenti di discutere pubblicamente la questione ebraica si espone ad essere trattato da antisemita o, sdegnosamente, di persecutore degli ebrei. Né la massa del popolo, né la stampa lo aiuteranno minimamente. Probabilmente non un solo grande giornale americano, e certamente nessuna delle grandi riviste basate sulla pubblicità commerciale, avranno il civico valore di ammettere l’esistenza della questione. La stampa in generale tiene le porte spalancate ad ogni sorta di lusinga per tutto quanto è  ebreo, mentre la stampa ebrea che si pubblica quotidianamente negli Stati Uniti, si incarica di criticare e ribattere tutto quello che non sia ebreo. Il minimo tentativo di discutere la questione ebrea in pubblico sembra che ridesti il sospetto di un odio mortale per tutto quanto è ebreo, e pare che quest’odio sia un’idea fissa, ereditaria fra gli ebrei.
Un simile modo di procedere ha per fine quello di inculcare nell’animo dei non ebrei, la convinzione che il pi∙ lieve commento non ispirato a benevolenza verso tutto quanto è ebreo è sempre prodotto da pregiudizio e odio, contraddistinti da menzogne, ingiurie, offese ,istigazioni all’attentato personale. Parole simili è dato leggere in qualunque articolo preso a caso dalla stampa ebrea.
Fra gli ebrei si possono distinguere chiaramente 4 categorie differenti.

1. Gli ebrei che hanno l’indomabile volontà di conservare gli usi giudaici ad ogni costo.

2. Gli ebrei mosaici che perché non si attengono scrupolosamente agli usi tradizionali della vita privata ebrea.

3. I Non radicali, che sono opportunisti.

4. Gli ebrei che vorrebbero amalgamarsi con le altre razze esistenti.

Questo ultimo gruppo è fra gli ebrei stessi, il più sparuto, inviso e disprezzato.
Fra i non ebrei, nell’ambito di questo problema, esistono invece due soli gruppi: gli uni detestano l’ebreo senza poter dire il perché; gli altri vorrebbero che si facesse luce sulla questione ebraica, a cui danno l’importanza di un problema internazionale. Non appena si affacciano all’opinione pubblica, tutti e due i gruppi sono tacciati di antisemitismo.
L’unica persecuzione di massa è quindi, attualmente, quella praticata dagli ebrei stessi contro chiunque, persona o cosa, osi richiamare l’attenzione sul problema ebraico. E’ un dovere pubblico affrontare il problema a viso aperto, dalle fondamenta, e preparare una formula che serva di esempio a tutte le nazioni civili, fornendo agli altri popoli il materiale fondamentale necessario perché ognuno di essi possa con le sue sole forze risolvere il problema. Un altro motivo per il quale la questione ebraica comincia a guadagnare terreno in America, consiste nella prevista immigrazione dei grandi masse ebree.

Già quest’anno, 1920, sono arrivati nel nostro Pese un milione di ebrei, che hanno fatto aumentare la popolazione israelita a 4.500.000 anime. Ciò non significa tanto un’immigrazione di persone, quanto un’immigrazione di idee. I detti immigranti vedono nel non ebreo il loro nemico mortale, e credono di dover ispirare tutte le loro azioni a questo concetto. Essi saluteranno con gioia la terra americana ma conserveranno le loro idee peculiari contro il popolo americano. Non importa che nella lista di immigrazione essi figurino come Polacchi o Russi; essi sono ebrei, e ben coscienti di esserlo, come si osserva immancabilmente in ogni atto della loro vita pratica.

Tutto ciò  dovrà produrre i suoi effetti, e non è quindi pregiudizio di razza se ci prepareremo, raccomandando agli stessi ebrei americani di collaborare alla soluzione del problema. Tutte le idee che hanno dominato e trionfato in Europa, passando in America hanno subito modificazioni; cos∞ avverrα anche con l’idea di antisemitismo.

Una razza che, sul terreno della vita materiale, poté conseguire quello che gli ebrei conseguirono, dovrà piegarsi a compiere la sua missione in una forma meno sospettosa e meno antisociale di quanto non abbia fatto fino ad oggi. Non estirperemo gli ebrei, ma non consentiremo loro di continuare a mantenere l’umanitα sotto il giogo che cos∞ abilmente le hanno imposto. Essi sono gli usufruttuari di un sistema che deve essere modificato radicalmente. Per poter giustificare, un giorno, la loro posizione nel mondo, essi dovranno modificare se stessi, avendo per mete scopi molto più  elevati.

 

 

 

 

 

 

 

5.
Esiste un programma Giudaico- Universale?

In tutte le dissertazioni intavolate dai pubblicisti ebrei per spiegare l’antisemitismo crescente, si riscontrano tre ragioni:
pregiudizi religiosi, invidia economica e avversione sociale.
Non importa che gli ebrei lo sappiano o meno, ma ogni non ebreo sa perfettamente che non esiste un tale pregiudizio religioso; nel caso esisterà un’invidia economica, che può  spiegare alcuni aspetti dell’antisemitismo, ma non è  sufficiente per giustificare l’esistenza stessa della questione, a meno che non si voglia ammettere, che le cause segrete della superioritα finanziaria degli ebrei, costituiscano solo una parte della totalità del problema. Non un solo pubblicista ebreo accenna mai ai motivi politici della questione e, se gli avviene di sfiorarli, li circoscrive e li localizza. La storia ebrea è la storia di una peregrinazione attraverso tutte le nazioni del mondo. Se ci limitiamo a considerare solo gli ebrei contemporanei, vedremo che non esiste razza alcuna la quale abiti tanti punti diversi del globo come la razza ebrea, che è davvero una Nazione dentro le altre Nazioni; unita da un nemico comune: i non ebrei, cioé Noi.

Nell’Europa orientale si ha l’impressione che il bolscevismo e il sionismo ebrei crescano affiancati, così come per l’influenza ebrea, durante tutto il XIX secolo, si unirono e intrecciarono le idee repubblicane e socialiste, fino alla rivoluzione dei Giovani Turchi; e ciò  non perchΘ al giudeo importi il lato positivo dell’ideologia radicale, o perchΘ gli interessi partecipare ad un nazionalismo o ad una democrazia non ebrea, ma per il suo innato odio contro qualsiasi sistema di governo non ebreo. L’ebreo è avversario di qualsiasi ordinamento sociale non ebreo. Sarα repubblicano di fronte alla monarchia, socialista in regime repubblicano, e bolscevico di fronte al socialismo. Quali sono le cause di questo procedimento dissolvente?

In primo luogo la sua mancanza assoluta del senso della collettività, essendo l’ebreo un irriducibile autocrate. La democrazia è buona per i gregari dell’umanità, ma l’ebreo continuerà sempre a formare una sua certa aristocrazia. La democrazia non è che un luogo comune, schermito dagli agitatori ebrei per elevarsi ad un livello superiore a quello dal quale si credono oppressi. Appena hanno raggiunto questo livello essi spiegano immediatamente i loro metodi per ottenere determinati privilegi, come se questi costituissero un loro diritto naturale. Un esempio terribilmente caratteristico, lo abbiamo nella Conferenza della Pace; gli ebrei costituiscono oggigiorno l’unica nazione i cui privilegi straordinari sono cementati dal Trattato di pace universale.

A parte pochi pubblicisti ebrei, i quali non esercitano dominio alcuno sull’ideologia ebrea, e che sono tollerati col solo scopo di influenzare erroneamente l’opinione pubblica non ebrea, nessuno oserà negare che gli elementi dissolventi sociali ed economici, in tutto il mondo, non solo sono guidati, ma pagati da interessi ebrei. Questo fatto potè essere tenuto nascosto per lungo tempo, grazie alla persistente negazione degli ebrei e all’assoluta mancanza di informazioni veritiere da parte degli organi di pubblicitα, dai quali i popoli potevano e dovevano sperarne la rivelazione. Ora a poco a poco i fatti vengono in chiaro. Le parole di Herzl sulla Nazione Ebraica, racchiudono una profonda verità, e furono pubblicate la prima volta nel 1896.

Queste tendenze si manifestano oggi in due sensi: uno mira a distruggere tutti gli Stati non ebrei del mondo, l’altro ad erigere uno Stato Nazionale Ebreo in Palestina. Quest’ultimo disegno è accompagnato dai più fervidi voti del mondo non ebreo, ma non dalla totalitα del popolo israelita. Il partito sionista fa molto rumore attorno a sé, ma è una minoranza, ed è un movimento di colonizzazione estremamente ambizioso.

Viceversa serve di paravento visibile ed utilissimo per preparare, al suo riparo, altri piani occulti. Gli Ebrei Internazionali, i veri padroni dei poteri politici e finanziari del mondo, possono riunirsi in qualunque parte ed in qualunque momento, in tempo di guerra e di pace, proclamando di non pretendere altro che di studiare e discutere i mezzi più propizi per rimpatriare gli ebrei dispersi in Palestina, e deviando cos∞ facilmente qualsiasi sospetto che le loro riunioni siano indette con altri scopi, ben distinti. In questo modo gli ebrei delle nazioni alleate, come quelli degli Imperi Centrali, celebrano le loro convenzioni senza essere minimamente molestati.

In una delle conferenze sioniste; la sesta, celebrata nel 1903, si predisse con assoluta certezza la Guerra Mondiale, il suo svolgimento e la sua fine; e fu specificato pure chiaramente il punto di vista ebraico sulla pace che sarebbe seguita. Ciò  significa che sebbene esista un nazionalismo ebreo, il suo scopo ultimo non è quello di localizzarsi nello stato territoriale della Palestina, e se ciò  avverrα non sarà certo per idealismo sionista.
L’organizzazione nazionale ebrea deve aspettare il suo proprio Stato in Palestina, o rappresenta giα uno Stato organizzato? Conosce il popolo ebraico l’esistenza di un tale Stato, e la sua politica estera di fronte alle Nazioni non ebree? Possiede un’amministrazione che orienti e conduca questa politica estera? Questo Stato Ebreo, se esiste, ha un Capo di Stato visibile o invisibile? Ha un governo? E se qualcosa di tutto ciò esiste, chi ne è a conoscenza? Indubbiamente la predisposizione naturale degli ebrei li induce a fare, dovunque arrivino, quello che colpisce in modo tanto particolare la nostra attenzione.

Ma questo può forse spiegare le strette relazioni che uniscono gli ebrei di tutti i paesi, le loro conferenze internazionali, la loro strana visione profetica degli avvenimenti straordinari che, con violenza distruttiva, ricadono sugli altri popoli, e i piani preparati con tanto scrupolo, grazie ai quali, ad un momento dato, essi si riuniscono a Parigi per discutere un programma mondiale al quale accedono tutte le altre nazioni? Da principio pochi isolati, poi le Cancellerie segrete dei governi, pi∙ tardi gli elementi più  in vista dei popoli e ora, a poco a poco, anche le masse popolari, vanno nutrendo il sospetto che gli ebrei non solo costituiscano una nazione ben distinta da tutte le altre, ma che formino addirittura uno Stato con un senso nazionalista spiccatissimo, e che collaborino, in intima cosciente unione, per la sua protezione e per fini comuni, contro un nemico comune, che Φ tutto il mondo non ebreo.

Nella rivista L’Ebreo Americano (American Hebrew) del 25 giugno 1920, Hermann Bernstein scrive quanto segue:
Circa un anno fa, un alto funzionario del Ministero di Grazia e Giustizia mi presentò una copia del manoscritto intitolato il Pericolo Ebreo, del docente russo Nilus, e mi chiese la mia opinione su quel documento. Mi disse che il testo era la traduzione inglese di un libro russo pubblicato nel 1905, che pi∙ tardi fu proibito, il quale conteneva alcuni “Protocolli dei Savi di Sion”, e che si credeva fosse stato letto dal dottor Teodoro Herzl, in una conferenza segreta del primo congresso sionista di Basilea, nel 1897. L’opinione del mio amico, era che l’autore dell’opera fosse probabilmente il dottor Herzl stesso.

Vari senatori americani, che lessero il manoscritto, rimasero costernati nel vedere come già da tanti anni gli ebrei avessero preparato un piano che ora si stava realizzando, e che da anni stessero organizzando il bolscevismo, allo scopo di distruggere il mondo. Il documento fu pubblicato di recente in Inghilterra, edito dalla casa Eyre & Spottiswode, tipografia ufficiale del governo britannico, e di fronte allo scalpore sollevato dalla stampa ebrea, il Times dichiarò che tutti i contrattacchi degli ebrei risultarono inefficaci. Il Times fece constatare che i difensori ebrei tralasciavano il contenuto testuale dei Protocolli, attaccando invece la loro clandestinitα, e nel discutere il testo lo facevano valendosi sempre della stessa formula: che era opera di un criminale.

Che opera ammirevole, se fosse di un criminale o di un pazzo! L’unica prova facente fede della sua legittimitα, il testo la porta in sé stesso, e su questa forza dovrebbe concentrarsi tutta l’attenzione pubblica. Ma qui è  precisamente dove si inizia l’opera di deviazione degli ebrei. Questi Protocolli, ci obbligano a ripetere insistentemente queste domande; Hanno gli ebrei un sistema di dominio mondiale organizzato? Quale è  la loro politica? Come lo si mette in pratica?

Queste domande trovano la loro risposta nei Protocolli. Chiunque ne sia l’autore, egli possedeva della psicologia umana, della storia e dell’alta politica; una cognizione profonda che stupisce e infonde terrore in coloro contro i quali è diretta. Né un pazzo, né un criminale cosmopolita, potrebbe mai essere stato l’autore di quest’opera. Esso fu probabilmente un uomo di chiara intelligenza, dominato da un amore fanatico per il suo popolo, e la sua fede, ammesso che l’autore di tali sentenze sia stato un uomo solo.
L’opera riflette una realtà troppo terribile per poter essere un prodotto della fantasia; le sue teorie sono troppo appoggiate sulla realtà, perché possano essere elucubrazioni, e la loro scienza è troppo profonda perchΘ possa sorgere da un inganno. Gli attacchi ebraici contro l’opera si fondano specialmente sul fatto che il libro viene dalla Russia.

Non è vero. Il libro è venuto a noi passando per la Russia. I Protocolli erano contenuti in un libro edito nel 1905, dal docente russo Nilus, il quale tentò  di ampliarli con gli avvenimenti che in quell’epoca si produssero in Russia. Questa pubblicazione e i suoi commenti dettero al libro il carattere di libro russo, circostanza sfruttata abilmente dai portavoce ebrei in Inghilterra ed in America, dove l’antica propaganda ebraica era riuscita, da tempo, ad inculcare nei nostri popoli un’idea tutta speciale della Russia e delle sue genti. Uno dei pi∙ grossi inganni coi quali si Φ falsificata l’opinione pubblica mondiale, sta in quello che gli agenti ebrei dissero e scrissero sul carattere del vero popolo russo. Il far credere che i Protocolli siano di origine russa, non persegue altro scopo che quello di renderli inverosimili.

La struttura interna dei Protocolli dimostra che non sono di mano russa; vengono dalla Russia e, dovunque il potere ebreo fu sufficientemente forte, li soppresse anche con i mezzi pi∙ violenti. Ora, questi Protocolli non sarebbero né più preziosi né più interessanti, se portassero la firma dell’ebreo Herzl. La loro anonima clandestinità non diminuisce il loro valore. I Protocolli costituiscono un programma mondiale; su questo non può esservi dubbio, che è stato messo in pratica nei suoi punti essenziali. Il documento propriamente detto, ha un’importanza secondaria; sono invece importantissime, nel loro complesso e nelle loro conseguenze, le circostanze su cui il documento si basa.

 

 

 

 

 

 

 

6.
Fondamenti storici dell’aspirazione giudaica
all’egemonia universale.

Spezzata la congiura del silenzio, che finora aveva circondato gli Stati Uniti, è  possibile pronunciare la parola ebreo senza timori di nessuna specie, mentre prima ciò pareva un privilegio esclusivo dei pubblicisti ebrei che, naturalmente, si servivano di questa parola solo ai fini di una propaganda filo semita molto bene studiata. La Chicago Tribune,
pubblicò, il 19 giugno 1920, in prima colonna, una cronaca telegrafica del suo corrispondente speciale John Clayton, sotto il titolo di: Trotzky conduce i rivoluzionari ebrei al potere mondiale; il bolscevismo non è che un mezzo per i suoi fini.

Vi si diceva che il bolscevismo aspira apparentemente al sovvertimento della società esistente, per la fratellanza del proletariato e il suo dominio mondiale, ma che è  la facciata di un movimento ebraico, che usa questa maschera, e che anela all’egemonia mondiale di una sola razza: quella ebraica. I capi dei Bolscevichi sono tutti ebrei rivoluzionari.
Nelle file del comunismo esiste un gruppo ebraico che non si accomuna che apparentemente ad esso; per i suoi portavoce, il comunismo è una questione secondaria. Essi sono pronti ad approfittare, per i loro fini, dell’insurrezione Islamica, dell’odio degli Imperi Centrali contro l’Inghilterra, delle intenzioni del Giappone in India, e della concorrenza commerciale fra America ed Inghilterra. L’organizzazione della rivoluzione mondiale ebrea è quasi terminata ovunque, in tutti i paesi.
Vale la pena osservare l’effetto causato su ebrei e non ebrei dalla pubblicazione della predisposta egemonia mondiale ebraica.

I pubblicisti ebrei cominciarono a negare in assoluto quest’intenzione; tutto era falso, tutto era menzogna, tutto era inventato dai nemici degli ebrei, per incitare gli uomini all’odio; ma man mano che le prove si accumulavano, il tono della loro polemica si modificava. Ammettendo che ci fosse qualcosa di vero, cosa ci sarebbe stato di strano se i poveri ebrei oppressi, ridotti dalle loro sofferenze alla demenza, avessero sognato di rovesciare i loro nemici occupando i posti di governo?
Se un non ebreo americano  riflettesse a fondo sulla questione, vedrebbe che esiste un movimento rivoluzionario mondiale, il quale va minando anche gli Stati Uniti, e i cui fili conduttori sono nelle mani degli ebrei.
Il Christian Science Monitor, della cui importanza come rivista nessuno può dubitare, in un articolo di fondo dedicato alla questione dice:

Sarebbe un errore fatale credere che il pericolo ebreo non esiste solo perché ha un altro nome o vive sotto un’altra atmosfera. Per tutti coloro che capiscono i segni dei tempi, è un fatto innegabile che esiste un’organizzazione segreta e internazionale, politica, la quale lavora incessantemente per mezzo della sua Centrale psicologica, mentre l’umanità, che dovrebbe stare all’erta, giace in un sopore profondo.

Le formazioni di governi invisibili non sono frutto di riunioni segrete, ma rappresentano il lavoro spirituale accumulato, e la quintessenza di un’esperienza secolare. L’idea principale del Trionfo finale di Israele è familiare a tutti gli ebrei che non abbiano perduto il contatto con il loro popolo, ma non tutti gli ebrei conoscono i particolari dei piani esistenti
per il raggiungimento del trionfo. L’ebreo comune non penetra nelle combinazioni del gruppo segreto, se non in casi eccezionali, ma è logico che la realizzazione del trionfo finale non contraria nessun ebreo; e se i mezzi impiegati nella lotta finale, dovessero essere violenti, l’ebreo non li considererebbe se non come una ricompensa ancora insufficiente,  per tutti i patimenti che il mondo non ebreo ha inflitto,  durante molti secoli, ai Figli di Davide.

L’ebreo è cacciatore di fortune, per il semplice fatto che fino ad oggi il denaro è stata l’unica fonte che gli ha procurato i mezzi per raggiungere il potere. Il futuro autocrate sarà run Re ebreo, seduto sul trono di Davide: su questo punto coincidono tutte le profezie antiche e tutti i documenti del programma ebraico di egemonia mondiale.
Orbene, esiste attualmente, nel mondo questo Re? E se ancora non esiste, vi sono le persone che possono eleggerlo? Già fino dai tempi anteriori all’Era Cristiana non ci fu mai ufficialmente un re degli ebrei, ma, intorno al secolo XI, si considerano i principi dell’esilio come sovrani degli ebrei sparsi e dispersi fra le popolazioni del mondo. Essi si chiamarono e si chiamano anche oggi gli Esiliarchi, e sono uno sprone e un conforto anche per l’ebreo moderno.

Esiste oggi un Sinedrio ebreo, ossia una corporazione governativa e consultiva, che eserciti l’ispezione suprema sui membri del suo popolo sparsi nel mondo intero? Certamente si. L’antico Sinedrio aveva una gerarchia suprema, composta da dieci membri, e sarebbe molto naturale che anche oggi i capi del giudaismo si raggruppassero in consigli separati, secondo i loro paesi di residenza e gli scopi speciali di ciascun gruppo. Tutti gli anni gli ebrei più influenti di tutti i paesi si riuniscono in assemblea universale; le convocazioni accusano un potere autoritario senza eccezioni di nessuna specie. Giudici delle pi∙ elevate categorie dei Tribunali Supremi dei diversi paesi, finanzieri internazionali, oratori ebrei del liberalismo, strateghi appartenenti a tutti i partiti politici del mondo intero, si riuniscono dove credono meglio, e, degli argomenti che trattano, rendono pubblici solo quelli che stimano convenienti.

Il meccanismo di un Super governo mondiale ebreo esiste, perfettamente pronto per essere messo in marcia. Ogni ebreo è convinto di possedere la miglior religione, la migliore morale, le migliori norme sociali, il miglior credo educativo, e il miglior ideale di governo. Si effettuano riunioni parziali nel campo della finanza, della politica, dell’intelletto, e a queste, talvolta, si dα pubblicitα: ve ne sono altre che si tengono in una qualsiasi capitale del mondo, senza rivelarne gli scopi. I dirigenti arrivano ad un determinato centro, discutono e se ne vanno.

Se ancora non c’Φ un sovrano, è indiscutibile che esista una politica degli Affari Esteri, ossia un piano attivo nei riguardi dell’umanitα non ebrea, considerata come nemica. La supposizione che esistano un Sinedrio, ossia una corporazione mondiale che comprenda gli ebrei pi∙ influenti di tutti i paesi; un Esiliarca, ossia il capo riconosciuto del Sinedrio, come un misterioso precursore del futuro autocrate mondiale; e un programma di politica estera, non ha nulla di irrazionale o di inverosimile. Il Sinedrio fu sempre un’aristocrazia, e tale è  anche attualmente. La Stirpe di Davide, segnala ai Savi di Sion il compito di preparare l’avvento del Sovrano Mondiale. Di questi Savi, i Protocolli dicono che non solo preparano il cammino ai futuri condottieri di Israele, classe regnante giα investita di piena autorità, ma che formano e influenzano il modo di pensare umano, perché sia favorevole ai loro piani. Anche se il loro programma rimarrα avvolto nelle tenebre, la sua esecuzione e i suoi effetti non potranno restare occulti. Per questo sarα cosa fattibile raccogliere nel mondo tutti quei fili che, seguiti a ritroso, fino al loro punto di origine, riveleranno un programma, il cui contenuto, nei riguardi del resto dell’umanità, sia esso buono o cattivo, merita di essere conosciuto.








7.
Introduzione ai Protocolli
dei Savi Anziani di Sion.

Chi si occupa dell’egemonia mondiale ebraica, in teoria, sa che in pratica l’attuale manifestazione di questa egemonia è esposta in 24 Tesi, note col titolo di Protocolli dei Savi Anziani di Sion.

L’obbiettivo ultimo scoperto nei Protocolli consiste nel minare dalle fondamenta l’ordinamento sociale degli uomini, gli Stati costituiti, per erigervi sopra una nuova potenza mondiale sotto forma di dispotismo illimitato. Un simile piano non poteva essere formulato da una classe regnante giα investita di poteri o di piena autorità, ma piuttosto da una comunitα di rivoluzionari, sullo stile di quei francesi, che riconoscevano per capo il famoso Duca d’Orleans. Quei rivoluzionari sparirono, ma il programma raccolto nei Protocolli si sta realizzando, non solo in Francia e in Europa, ma specialmente negli Stati Uniti d’America. Nella forma presente dell’opera non si riscontra contraddizione alcun, e la sua origine ebraica è evidente. Se realmente questi Protocolli fossero una mistificazione, come i suoi oppugnatori ebrei vogliono far credere, i mistificatori si sarebbero sforzati di accentuare l’origine israelita, in modo da far trapelare il loro intento antisemita. Invece in tutta l’opera la parola ebreo non appare che due volte. Viceversa, il complesso dell’opera non lascia alcun dubbio sui popoli contro cui va diretto il diabolico piano: i Gojm,i Gentili o Infedeli: che è l’epiteto con cui gli ebrei sigillano i non ebrei.

I Protocolli non servono alcuno scopo propagandistico, e non sono mai esortativi; sono freddi e sobri come un formulario statistico. Non contengono retorica, frasi fatte o grida isteriche; non sono destinati ai demagoghi, ma agli Iniziati delle pi∙ alte sfere, meticolosamente preparati. Il Programma dei Protocolli rivela l’essenza di un legato religioso trasmesso da persone degne di fiducia, di generazione in generazione.
Gli autori dei Protocolli non appartengono a nessuna aristocrazia regnante, ma si riferiscono evidentemente ad un popolo cui manca un governo propriamente detto, ad un popolo che può tutto guadagnare senza esporsi a perdere e che può seguitare ad esistere anche in seno ad un mondo in rovina. A queste premesse risponde una sola razza: quella Ebraica!

Dal tono dei Protocolli, si capisce immediatamente che l’autore non ambisce ad onori personali e non ha ambizioni individuali; tutti i suoi piani, i suoi obbiettivi, le sue speranze, sono focalizzati verso un’unica meta: l’avvenire di Israele, e questo avvenire sembra che possa essere raggiunto solo con la distruzione scientifica di certe idee primordiali dei non ebrei. I Protocolli parlano, al riguardo, di quanto è stato fatto fino all’epoca della loro redazione, e di quanto resta da fare.

La spiegazione principale dell’impressione prodotta sui non ebrei dai Protocolli, su molti statisti e governanti, è che per loro mezzo si capisce di dove proviene la mistificazione, e a quale carro essi stessi si ritrovano aggiogati. Queste 24 tesi forniscono un filo conduttore attraverso il labirinto contemporaneo, ed è ormai tempo che i popoli arrivino a conoscerli, perchΘ I Protocolli sono un libro di testo insuperabile, per imparare il modo di maneggiare le masse popolari come un gregge di pecore, con influenze che esse non arrivano a concepire. Il loro programma si sta già realizzando col massimo successo, e molti dei suoi argomenti si sono consolidati in dati di fatto reali. L’unica arma contro questo diabolico piano, consiste nella Diffusione del testo, nella maniera più ampia e completa.

Il metodo raccomandato dai Protocolli ha, come base l’eccitare, i popoli, allarmarli, risvegliare le loro passioni; lo spirito opposto vuole educare i popoli disperdendone i pregiudizi, e questi non esistono solo da una parte, come immaginano e affermano troppo spesso gli scrittori ebrei.









8
Il piano ebraico di sconvolgimento
della societα umana per mezzo delle idee.

Con la Lettura dei Protocolli ci si rende conto dei metodi impiegati per annichilare la società umana dei Gentili, cioé dei non ebrei. Questi metodi devono essere conosciuti bene, se si vuol capire il significato delle correnti che ingarbugliano in un modo iniquo le questioni contemporanee. Ci sono voluti 1900 anni per arrivare all’attuale stato di schiavitù  dell’Europa, schiavitù che, lieve in alcuni paesi, violenta in altri, ha come comune denominatore l’aspetto economico. Lo stesso programma, per arrivare agli identici risultati, richiese in America cinquanta anni appena.

Oggi il centro delle energie ebree e i dirigenti del loro programma, sono in America. La grande leva che agì  sulla Conferenza di Pace di Versailles, per rafforzare il predominio ebreo in Europa, fu la potenza degli Stati Uniti, utilizzata unicamente per appoggiare la pressione ebrea esistente in Europa. Ma questo spiegamento di forze non finisce con la Conferenza di Versailles. Tutto il metodo dei Protocolli può essere riassunto in una sola parola:

Decomposizione. Distruzione di tutto quanto è  stato costruito; creazione di un interregno lungo ed opprimente, durante il quale venga frustrato qualunque tentativo di rinnovamento; un annientamento progressivo dell’opinione e delle speranze collettive, fino a tanto che coloro che si sono tenuti lontani dal caos allunghino la mano per acciuffare il potere: questo è il metodo.

Il primo attacco ebraico è sempre diretto contro le opinioni collettive, ossia contro quei gruppi ideali che riuniscono masse di esseri umani in un’unitα politica, religiosa, sociale o di razza. Queste opinioni, che a volte si chiamano principi e a volte ideali, sono i lacci invisibili di unione, sono la fede comune e l’energia unificatrice delle comunitα basate sulla concordia e sulla lealtà. I Protocolli affermano che il primo attacco è diretto contro queste forze spirituali. Esso consiste nella propaganda ebraica svolta nel mondo intero, per alterare le opinioni collettive.

Queste idee fondamentalmente false, attecchiscono perché le si presentano ripetutamente e da più lati, con persistenza, come rettilinee, persuasive, buone e veraci. Solo dopo essere state attuate, la loro falsità verrà a galla, sotto forma di fatti distruttori e di circostanze demoralizzanti.

Chiunque studi lo sviluppo dell’idea di libertà, come si è manifestato nella storia della Russia, dal suo punto di origine, creato da un ebreo, fino allo stato attuale, parimenti voluto da un ebreo, potrà rendersi esatto conto di questo procedimento. Quello che molto pomposamente viene spacciato per progresso, non è altro che una forma ben precisata di distruzione, e, se si scava, si vedrα chi è immancabilmente il profeta di tali idee dissolventi. La prima vittoria sul senso comune del popolo, affermano i Protocolli, la si è avuta con l’effetto distruttore delle idee che si raggruppano attorno al concetto di Democrazia.

Il liberalismo falso e piazzaiolo, seminato e predicato ai non ebrei dai coltivatori ebrei, e maturato in America con una rapidità molto maggiore che in Europa, imbroglia facilmente le masse, creando confusione dappertutto, perchΘ non è  vero, ma costituisce un errore voluto: un elemento di disgregazione pianificata. La società corrosa è  quella non ebrea, mentre gli ebrei sono gli elementi distruttori.

Eustace Percy, autore dell’opera l’Ebreo conquistatore, dice:
L’Ebreo è democratico nei suoi sentimenti, ma non per natura. Proclamando la fratellanza universale egli mira soltanto a farsi aprire le porte che ancora gli restano precluse, non perchè desideri un’uguaglianza di diritti, ma perchè hvuol predominare nel campo sociale, come predomina in molte altre sfere.

Il Disordine costituisce il fine immediato di tutte queste influenze ebraiche, e costituisce la preparazione all’estenuazione, che è un attacco mortale alla vitalitα dell’organismo collettivo di ogni nazione non ebrea.

I popoli ormai non credono a nulla, e non hanno più speranza alcuna; è svanita la fiducia, e con essa sono spariti l’audacia e lo spirito di intraprendenza. Gli Ebrei non furono mai né deboli né esausti, né mai si trovarono di fronte ad un Impossibile. L’incertezza, il vagare costante sotto influenze delle quali si disconoscono l’origine e la finalità , snerva e abbrutisce. Questo è quanto gli Infedeli fanno e soffrono da secoli. Gli altri, pienamente coscienti di quanto avviene, non soccombono a questa estenuazione. Anche le persecuzioni sono sopportabili, quando si sa perché si sopportano, e gli ebrei seppero in ogni età quando e perché le persecuzioni coincisero con i loro piani.

La rivoluzione che occorrerebbe per liberare il mondo dal giogo ebreo, sarebbe tanto crudele quanto lo sono i metodi ebrei per dominare il mondo non ebreo. Molti dubitano che i non ebrei possiedano l’energia sufficiente per difendersi; forse in realtà non la possiedono, ma almeno sappiano chi sono i loro carnefici.










9.
Gli Ebrei avevano previsto
la Guerra Mondiale?

Non dimentichiamo che quello che nel 1896 o nel 1906, epoca di apparizione dei Protocolli, apparteneva ancora al futuro, oggi appartiene al passato, e che quel che allora era un progetto, oggi è un fatto compiuto. Una prova documentata ci è offerta dalla Grande Guerra. Eccezion fatta per gli Stati Uniti d’America, la Germania rappresenta oggi il paese che più di qualsiasi altro al mondo si trova sotto l’influenza degli ebrei, asseverazione che oggi può  basarsi su prove di fatto indiscutibili.

L’opinione pubblica ha ottenuto che gli ebrei individualmente scomparissero dalla maggioranza delle cariche pubbliche. Il popolo tedesco si è sforzato di restituire l’amministrazione tedesca a mani tedesche, ma bastò  tutto questo per liberare la Germania dagli Ebrei?  neanche per sogno! Le radici della dominazione ebrea hanno ramificazioni molto più profonde dell’esercizio pubblico, di cariche politiche o amministrative. L’influenza decisiva della dominazione ebrea sulla grande industria, sulla finanza, e sull’avvenire politico della Germania, non ha cambiato in nulla; e tutt’oggi si mantiene intatta.

Citare la Germania a proposito della questione ebraica, obbedisce a ragioni specialissime. Il grido di Annessioni, sorse là, in un epoca in cui tutta l’attività guerresca e l’opinione pubblica germanica si trovavano completamente asservite all’influenza ebraica. La Rivista American Jewish News pubblicò, il 19 settembre 1919, un articolo di fondo intitolato: Quando i Profeti parlano, di Litman Rosenthal. Molti anni fa, Max Nordau previde la Dichiarazione di Balfour, riguardo allo Stato ebreo indipendente di Palestina. Litman Rosenthal, suo intimo amico, lo riferisce in una delle sue brillanti cronache.

“Un sabato, giorno seguente alla conclusione del sesto congresso sionista, il dottor Herzl mi invitò telefonicamente di andare a trovarlo. Giunto nell’atrio dell’albergo, incontrai la madre di Herzl, che mi chiese se l’agitazione contro i sionisti russi si fosse placata un poco. - Perché precisamente quella dei sionisti russi, signora?- le domandai Perché mio figlio si occupa di preferenza dei sionisti russi- mi rispose la dama;- in essi mio figlio vede la quintessenza, la vera vitalitα del popolo ebreo.”

In occasione del sesto congresso sionista di Basilea, il Governo britannico aveva offerto agli ebrei una colonia nell’Uganda. Herzl era disposto ad accettarla, non in sostituzione della Palestina, ma come passo avanti sulla strada che conduce a quella Meta. Questo tema formò l’argomento principale della conferenza fra Herzl e Rosenthal, che ebbe luogo nell’albergo di Basilea. Herzl disse a Rosenthal: Esiste una differenza fra la meta finale e le strade che vi conducono. Improvvisamente entrò Maz Nordau, che nell’ultima conferenza di Londra era stato nominato successore di Herzl, e la conversazione si interruppe.

Un mese pi∙ tardi, circa, arrivai in Francia in viaggio d’affari, e mi fermai a Parigi dove, come di solito, andai a trovare i miei amici sionisti. Uno di essi mi disse che proprio quella sera Max Nordau avrebbe tenuto una conferenza sul sesto congresso sionista di Basilea. Naturalmente interruppi il viaggio per assistere alla riunione ed ascoltare la parola di Nordau. Egli iniziò a parlare:

Tutti voi siete qui con una domanda che opprime: Come ho potuto io, che sono uno degli autori del programma di Basilea, pronunciarmi in favore dell’offerta inglese dell’Uganda? Come avremmo potuto Herzl ed io, tradire il nostro programma palestinese? Io ho parlato in favore dell’Uganda dopo una lunga e profonda riflessione, e invece di spiegarvene le ragioni vi racconterò, a guisa di allegoria, una storia politica.

Vi parlerò di un’epoca ormai quasi dimenticata, dell’epoca in cui le Potenze europee decisero di inviare una squadra contro la fortezza di Sebastopoli. In quell’epoca il regno d’Italia non esisteva ancora. In realtà l’Italia consisteva nel piccolo Regno di Sardegna, mentre l’Italia grande, unita e libera era solo un sogno, un desiderio ardente e un lontano ideale per ogni buon patriota. I capi politici che lottavano per la Grande Italia, erano i tre purissimi eroi popolari: Garibaldi, Mazzini e Cavour.

Le Potenze europee invitarono anche il Piemonte a partecipare alla spedizione contro la Russia, in Crimea, e questa proposta fece nascere una certa discordia fra i capi. Garibaldi e Mazzini, che non volevano mandare la squadra in aiuto di Francia e Inghilterra, dicevano: Cosa importa a noi della Crimea? Il nostro programma si riferisce all’Italia grane ed una. Ma Cavour, che in quel tempo era l’uomo di Stato più eminente, abile e di maggior prestigio nel Paese, si ostinò a voler far partecipare la squadra al blocco di Sebastopoli, e ci riuscì. Non sarà per voi privo di interesse sapere che la mano destra di Cavour, il suo amico intimo, consigliere e segretario, era un ebreo: Artom, che disse:- Il nostro sogno, la nostra lotta, il nostro ideale che abbiamo pagato con sangue e lacrime, con la vita dei nostri figli, è un’Italia libera e unita. Tutti i mezzi sono sacri se portano a questa meta gloriosa. Cavour sa perfettamente che dopo la lotta di fronte a Sebastopoli, presto o tardi,  sarà celebrata una Conferenza di Pace, e che a questa interverranno tutte le Potenze che avranno partecipato al blocco. E’ ben vero che la Sardegna non ha un interesse immediato nella spedizione in Crimea, ma se ora prendiamo parte alla lotta, domani saremo rappresentati alla Conferenza della pace, a parità di diritti con le altre nazioni europee; e sarà a questa conferenza che Cavour proclamerα l’Italia libera e indipendente. Se mi chiedete ancora cosa abbia a che fare la Sardegna con la Crimea, vi risponderò con queste parole che sono i gradini di una scala: Cavour, Sardegna, Sebastopoli, Conferenza della pace, Proclamazione dell’Italia una e indipendente.

Orbene, la grande potenza mondiale, l’Inghilterra, dopo i massacri di Kiscinev, come pegno di simpatia per il nostro povero popolo, offre alla nazione ebrea la Colonia indipendente dell’Uganda. E’ vero che l’Africa non è la Palestina, né lo sarà mai, ma Herzl sa perfettamente che per la causa del Sionismo non c’é nulla di più prezioso che il mantenimento di relazioni amichevoli con l’Inghilterra; tanto pi∙ preziose in quanto l’interesse dell’Inghilterra si concentra sull’Oriente. Noi dobbiamo ricevere la colonia ugandese come un precedente a favor nostro. Presto o tardi si dovrà risolvere la questione d’Oriente, e questa racchiude in sé la questione della Palestina. Herzl sa che siamo alle porte di una conflagrazione mondiale. Presto, forse, sarà convocato una specie di congresso universale, e l’Inghilterra, la grande, forte,  magnanima Inghilterra, continuerα l’opera iniziata con l’offerta diretta al sesto congresso sionista. Ora mi chiederete quel che Israele abbia a che fare con l’Uganda; ripeterò e parole del grande statista Piemontese: Gradini di una scala: Herzl, il congresso sionista, l’offerta inglese dell’Uganda, la futura Guerra mondiale, la Conferenza della Pace, dove con l’aiuto dell’Inghilterra si creerà la Palestina libera e giudaica.

La stranezza maggiore di questo racconto sta nel fatto che esso potesse essere stampato, ma si tenga presente che non fu pubblicato se non dopo la dichiarazione di Balfour a proposito della Palestina ,e che non lo sarebbe stato se gli ebrei non avessero saputo che la maggior parte del loro programma era ormai realizzato. Fu solo nel 1903 che il programma della scala fu dato a conoscere agli ebrei: Guerra Mondiale, Conferenza di pace, Palestina giudaica. Un’altra prova, simile a questa, ci viene offerta dalla tragedia dello Zar di Russia. Appena si seppe che egli era stato detronizzato, a Nuova York si ebbe un’esplosione di allegria e un personaggio non ebreo, di fama mondiale, pronunciò un discorso in cui esaltò la figura di un ebreo di grande autorità nazionale: Jakob Schiff, capo della pi∙ grande Banca americana, Khun,Loeb & Co, morto di recente, per aver preparato la caduta degli Zar col denaro da lui stesso prodigato, col quale, durante la guerra russo- giapponese, si propagarono idee sovversive fra i prigionieri russi nel Giappone.

Questo fatto fu dato a conoscere solo dopo che la partita era stata vinta. E non si dimentichi che gli uomini che compirono l’ultimo atto di questo dramma di sangue, gli assassini di Nicola Romanov, della sua sposa, delle sue figlie, e del suo ragazzo malato, furono cinque deputati sovietici, tutti e cinque ebrei. Gli Ebrei internazionali avevano quindi previsto, nel 1903, la guerra mondiale? Non solo di profezia si tratta, perché vi sono le prove che essi l’hanno preparata. Si ripensi all’osservazione di Nordau, sul fatto che il consigliere di Cavour era l’ebreo Artom. Se un giornale o una rivista qualunque di Chicago o di New York, volesse osservare la lista dei segretari degli uomini di governo di questa terra, e se accanto ad ogni segretario scrivesse la parola ebreo, certamente la lega giudaica pubblicherebbe grandi circolari di protesta.

Chi volesse scrivere qualcosa sulla personalitα politica di Artom, dovrebbe designarlo come italiano. Ma i segretari ebrei, dei quali prima della guerra, durante la guerra e alla conferenza della pace esisteva un numero rilevante, furono meno intelligenti di quell’Artom ebreo italiano? Non c’era nessun Artom in Francia, Inghilterra, Germania o in Russia, che conoscesse perfettamente il programmino della scala? E Max Nordau, che nel 1903 lo conosceva a menadito, lo aveva scordato nel 1914 e nel 1918? In ogni modo, sappiamo che i sionisti ebrei di Basilea, del 1903, previdero la Guerra; come fecero a sapere che la guerra si sarebbe convertita in una conflagrazione mondiale?

Sappiamo che i Protocolli, fin dal 1896, previdero la politica del Senza annessioni. Venne la Guerra Mondiale, e vennero le parole senza annessioni. Quello che nei Protocolli sionisti si presentava come futuro, per noi Φ il passato; molti di quei progetti di allora si sono realizzati, e degli altri, che sono venuti dopo, non sappiamo ancora nulla. Ma ce ne accorgeremo, di certo, dopo che saranno accaduti.

Bisognerebbe che il conoscimento attuale dei piani segreti ebrei conducesse ad un risveglio dei popoli, con la qual cosa crollerebbe necessariamente tutto il programma finora in vigore, e si renderebbe impossibile la redazione di nuovi programmi; ma la Giudea è sempre preceduta da una strana e lucente Stella.











10.
Il Kahal Ebreo è identico
all’attuale Soviet Russo?

Il Soviet non è un’istituzione russa, ma ebrea; non rappresenta neanche un’invenzione moderna degli ebrei Russi, nΘ una nuova idea politica di Lenin o di Trotzky, ma è di origine arcaico- ebrea. E’ una forma di organizzazione che, dopo la conquista della Palestina da parte dei Romani, fu adottata dagli ebrei per mantenere intatto il loro particolare sistema di vita razziale e nazionale. Il bolscevismo moderno, riconosciuto ora come la semplice scorza esteriore di un Colpo di Stato, lungamente e accuratamente preparato allo scopo di assicurare il dominio di una razza determinata, adott≥ immediatamente la forma amministrativa dei Soviet, per la semplice ragione che gli ebrei di tutte le nazionalità , che cooperavano all’insediamento del bolscevismo in Russia, erano tutti educati e allevati sotto la forma e la struttura del Kahal, antico nome ebreo di Soviet.

Chi conosce la vita attuale degli ebrei, sa perfettamente cosa significano le denunce per apostasia tipiche della struttura del Kahal, e la durezza delle persecuzioni a cui si espongono gli ebrei convertiti, o i figli di una famiglia ortodossa che si sposino con non ebrei, che non hanno un punto di paragone nel resto dell’umanità che in epigoni dell’ebraismo, come la setta dei Testimoni di Geova, o la Massoneria. Una riprova delle più impressionanti si ha nella vita del grande filosofo ebreo Baruch Spinoza, che oggi gli ebrei vorrebbero volentieri proclamare l’esponente pi∙ alto della loro razza.

I suoi studi lo indussero a dubitare di molti dogmi e di precetti umani citati nella Bibbia, e siccome Spinoza godeva di molta fama fra ebrei e non ebrei, si tentò contro di lui il mezzo usuale della subornazione; arma prediletta e più usata dai giudei. A Spinoza fu offerta la somma di mille fiorini all’anno, se non avesse divulgato le sue convinzioni e se, di tanto in tanto, avesse frequentato la Sinagoga. Spinoza rifiutò indignato, e preferì guadagnarsi il pane pulendo lenti per strumenti ottici. Allora fu scomunicato. Ecco la narrazione del cerimoniale.

Venne il giorno della scomunica. Una folla enorme si radunò per assistere al lugubre atto. Con gran cerimoniale e in silenzio venne accesa una lunga serie di candele nere e fu aperta l’arca sacra che contiene i libri della Legge Mosaica. Il gran rabbino eseguì la sentenza. Spinoza stava in piedi, oppresso dal dolore, ma inflessibile. Dall’alto, con voce monotona, il cantore intonava le parole di esecrazione, mentre dall’altra parte si mescolavano a quelle maledizioni i suoni penetranti di una tromba. E si piegavano le candele nere, lasciandone cadere a goccia a goccia in un recipiente pieno di sangue. Fu pronunciata la seguente formula:

Per volontα degli angeli e dei santi, ti scomunichiamo, Baruch Spinoza, ti malediciamo e ti scacciamo dal nostro seno, col pieno consenso degli Anziani e di questa Sacra Comunitα, alla presenza dei Libri Sacri: per i 613 precetti in essi contenuti, per l’anatema lanciato da Giosué contro Gerico, per la maledizione pronunciata da Eliseo contro i pargoli, e per tutte le scomuniche scritte nei Libri. Che tu sia esecrato di giorno e di notte; che tu sia esecrato sveglio e nel sonno, esecrato nell’entrare e nell’uscire. Non ti perdoni il Signore. Il furore e l’ira divina si accendano contro quest’uomo e gli scaglino tutte le maledizioni scritte nei Libri della Legge. E noi ordiniamo che nessuno gli faccia favore alcuno, né abiti con lui sotto lo stesso tetto, né gli si avvicini a meno di quattro cubiti, né legga mai alcuno scritto da lui redatto. Pronunciate queste parole, tutte le candele accese furono immerse nel sangue, e da tutte le gole uscì un formidabile grido di odio e di maledizione. In mezzo alle tenebre pi∙ fitte tutti gridarono Amen, Amen!

Con ciò abbiamo una prova chiara ed evidente dell’enorme pressione che opprime gli ebrei che tentino di ribellarsi pubblicamente contro le idee antisociali del loro popolo. La delazione viene applicata contro chiunque tenti di resistere al Kahal, ossia al vecchio sistema sovietico degli ebrei.  Dopo la distruzione dello Stato ebraico da parte dei Romani, gli ebrei mantennero nella persona del loro patriarca un centro spirituale e politico, e, una volta dispersi per il mondo, questo centro continuò ad esistere nella persona del Principe dell’esilio, ossia dell’Esiliarca, la cui missione è, secondo molti, esercitata attualmente da un personaggio giudeo- americano, dato che l’America è uno Stato Ebreo. Il Kahal è sempre stato, fin dal primo secolo della nostra era, il centro della vita pubblica ebrea; altrettanto accadeva ai tempi dell’esilio babilonese.
  
Il Soviet nato in Russia non rappresenta dunque niente di nuovo, ma solo una forma di governo imposta brutalmente alla Russia non ebrea dagli ebrei russi rivoluzionari, già educati in questa forma di governo fin dai loro primordi. Una Russia sovietica sarebbe stata impossibile se il novanta per cento dei commissari del popolo non fossero stati ebrei. E altrettanto si dica dell’Ungheria, se non fossero stati ebrei Bela Kun e 18 dei suoi 24 commissari. E’ proprio il Kahal sovietico che, pi∙ e meglio di qualsiasi altro tentativo, proietta una chiara luce sul programma mondiale ebraico. Cinque generazioni hanno visto e giudicato la Rivoluzione Francese sotto la falsa luce che, con molta abilitα, le si seppe dare. Oggi si sa che quella rivoluzione non fu opera del popolo francese, ma di una minoranza che volle imporre con la forza al popolo francese uno stesso piano, analogo a quello che oggi ci preoccupa. Fu il popolo, invece, che stroncò una rivoluzione mal chiamata francese, ma da allora, e come conseguenza di una rivolta preparata da una minoranza perfettamente organizzata, la Francia non si è più potuta liberare del giogo di una dominazione ebrea.

La rivoluzione russa non passerà alla storia con la stessa aureola di romanticismo, perché ormai il mondo sa quanto in essa vi sia di reale e di vero, e ben presto si saprα anche con quale denaro e con quali direttive spirituali fu preparata e realizzata, e da quale continente venne la spinta principale. La rivoluzione russa è di origine razzista, non politica od economica. Sotto il suo mentito socialismo e sotto le sue vuote frasi di fratellanza universale, si cela il piano esattamente tracciato per il predominio mondiale di una determinata razza, che non ha niente a che vedere con i russi, ma che tende a calpestare ogni ordine di idee sane e gli interessi comuni dell’Umanità Civilizzata.











11.
L’Influenza della questione ebraica sull’agricoltura.

L’usura sulla proprietà, esercitata dagli ebrei, è nota a tutti, ma non costituisce il loro unico programma territoriale. A causa della speculazione ebraica sulla proprietà immobiliare, in questi ultimi quindici anni molte cittα americane hanno fondamentalmente modificato il loro carattere, e anche in certe città dell’Ovest fu provato che il recente enorme aumento degli affitti, fu in massima parte opera dei proprietari ebrei. Un sistema generalizzato fra i proprietari ebrei, consiste in un continuo passaggio di proprietα fra i vari membri di una stessa famiglia, per dar modo ogni volta, al nuovo proprietario, di aumentare i prezzi.
Dove però il dominio ebraico si manifesta in tutta la sua potenza, è nella proprietα terriera; l’ebreo è il padrone del suolo americano. Ciò  può essere confermato da tutti i fittavoli ed inquilini d’America, eccezion fatta per quelli dell’Ovest.

Quanto più minutamente si va conoscendo quest’invasione ebraica, e tanto più si deve diffidare delle cifre che gli ebrei pubblicano riguardo alla popolazione israelita degli Stati Uniti. Chi ha mai saputo, finora, che la sola nazionalitα alla quale il Governo degli Stati Uniti non può rivolgere domande sulla statistica dell’immigrazione, e sul numero degli immigrati, è la Nazione ebrea? Chi ha mai saputo che quando il Governo degli Stati Uniti vuol sapere qualcosa riguardo agli ebrei, deve rivolgersi a statistiche compilate esclusivamente dagli stessi ebrei? Quando una nazione dichiara di non costituire una nazione propriamente detta, e di non possedere statistiche da mettere a disposizione del Governo del Paese nel quale vive, perché poi tratta se stessa come una nazione ed ha registri propri?

Gli ebrei residenti negli Stati Uniti d’America, come quelli residenti in tutti gli Stati europei, costituiscono in effetti una nazione a sé stante, col suo Governo, la sua politica e la sua diplomazia; e il Governo degli Stati Uniti d’America tratta col governo ebreo a mezzo di ebrei. Su questo punto non c’é discussione possibile. Un’occhiata alle cittα americane ci convince ben presto che le statistiche degli ebrei, destinate alle informazioni per i non ebrei, sono completamente falsate, e differiscono da quelle che essi tengono per loro esclusivo conto. Le città si stanno convertendo, grazie alle speculazioni immobiliari ebree, in città semite e in focolai del bolscevismo mondiale. Il lavoro produttivo non è mai piaciuto all’ebreo, né finora lo ha mai interessato, ma egli compra la terra rurale per farla lavorare da altri, o terreni minerari che producono rendite.

Ama sub affittare. Con sotterfugi, e mettendo avanti uomini di paglia prezzolati, gli ebrei seppero sempre impadronirsi del Paese, dominando gli abitanti e creando le condizioni di vita che convengono agli interessi della loro razza. Nei paesi dove esiste un’aristocrazia spirituale innata, nella quale la massa popolare riconosce i suoi conduttori, il programma ebraico perseguì sempre il doppio scopo di eliminare questo privilegio, e di impadronirsi della proprietà rurale.

Durante la conquista del territorio americano, qui non esisteva un’aristocrazia da eliminare, a parte i pellerossa di cui si è  causato il genocidio, e l’attività ebraica si è  limitata ad attuare quello, e a controllare i prodotti rurali dopo i raccolti; l’ebreo non raccoglie il grano, ma commercia con il grano. Negli Stati Uniti si impone un indice di finanzieri ebrei, affinchè il pubblico possa sfogliarlo e trarre le sue conclusioni, quando legge che Tizio ha ordinato una serrata di cereali e ha causato la formazione di code dinanzi agli spacci di pane. Questi finanzieri, che si sono impadroniti dei beni prodotti dagli americani, e che poi obbligano il consumatore a pagare, pagare, sempre pagare, hanno potuto svolgere la loro iniqua pirateria alla luce del giorno, grazie alla assoluta cecità del pubblico americano, e alla sua fiducia nella carta stampata.

I giornali americani riferiranno che questo o quel pirata è polacco, inglese, italiano, ma non diranno mai che è anche e soprattutto ebreo. In ogni cittα degli Stati Uniti, grande o piccola che sia, esiste un’organizzazione ebraica che impedisce una tale pubblicitα, anche con mezzi violenti, che scavano la fossa all’ideale americano di libertà. Gli ebrei d’America si sono interposti, nel cammino delle merci fra il produttore e il consumatore, in quel punto critico dal quale potevano dominare meglio il mercato, e ricavarne i maggiori guadagni. E il popolo paga col suo denaro non un sevizio utile, ma esclusivamente il sequestro architettato dagli intermediari.

Ultimamente, moltissimo oro ebreo si è convertito in enormi acquisti di terreni americani. Prima l’ebreo si accontentava del controllo sul cotone, sul pane quotidiano, sul tabacco, ma ora ha intenzione di comprare le terre.

Queste operazioni si tengono nascoste con grande cura, utilizzando prestanome non ebrei; ma se si percorre il cammino a ritroso, ci si imbatte immancabilmente nello speculatore ebreo internazionale, il quale ha, in questo momento ,il suo trono a Londra. Il primo passo consiste nel far abbassare il pi∙ possibile il prezzo dei terreni da acquisire. La pressione esercitata all’uopo è opera delle Banche, che limitano i crediti richiesti dai coltivatori, poniamo del cotone, aggiungendo che se le coltivazioni vengono estese il credito verrà tolto del tutto. Lo scopo Φ quello di ribassare il prezzo dei terreni, mentre aumenta la speculazione dei prodotti.

La rendita sul prodotto diminuisce, ma la speculazione sullo stesso si fa sempre più lucrativa. Il pubblico sborsa allora il danaro con cui i padroni del mercato internazionale possono acquistare tutti i terreni atti alla coltivazione. In conclusione, ai cotonieri conviene di più vendere i terreni che non il cotone. Il possesso della terra, inoltre, rende indipendenti, e l’indipendenza ostacola  la realizzazione del programma mondiale ebraico, che sembra avviarsi, in tutto il mondo, alla sua conclusione vittoriosa. La lentezza psichica dei non ebrei è il più prezioso alleato del programma mondiale israelitico.










12.
Predomina il giudaismo
nella stampa mondiale?

La Razza ebrea ha sempre avuto un’idea ben chiara dei vantaggi che si possono ricavare dalla stampa, la quale costituisce uno dei fattori del suo predominio. Conoscere le notizie prima degli altri, sapere quello che deve accadere, prima che lo sappiano i non ebrei, è  stata sempre una prerogativa degli ebrei, resa più facile dalla stretta coesione dei propri gruppi e comunità. Da molto tempo, ormai sono essi i più astuti diffusori di notizie, così  come sono stati gli inventori delle note informative. Gli ebrei non hanno mai avuto l’intenzione di divulgare le notizie, ma hanno preferito sempre serbarle in segreto, fra di loro, per ricavarne tutto il profitto possibile. Per molti secoli sono stati il popolo meglio informato del mondo intero, ed hanno sempre avuto spie dappertutto, per il profitto della propria razza.

Un esempio interessante e storico dello sfruttamento delle notizie a  proprio vantaggio, è costituito dalla carriera di Nathan Rothschild, di Londra. Questo banchiere aveva basato tutti i suoi piani finanziari sul presupposto che Napoleone, in quel tempo esiliato all’Isola d’Elba, fosse eliminato definitivamente dalla politica europea. Invece Napoleone tornò, e durante i Cento Giorni del suo ultimo governo, nel 1815, sembrò che tutto l’edificio finanziario innalzato dai Rothschild dovesse crollare definitivamente. Nathan aiutò con tutti i mezzi la Prussia e l’Inghilterra contro Napoleone, e quando l’esercito francese e quello degli alleati si trovarono di fronte a Waterloo, nessuno come lui ebbe maggiore interesse nella vittoria di questi ultimi. Nathan era un vigliacco che temeva il sangue, e tremava al minimo accenno di violenza; eppure il suo interesse nella battaglia, da cui dipendevano la sua esistenza e la sua fortuna era tale, che corse in Belgio, e seguì l’esercito inglese, per seguire le fasi della battaglia.

Certo della vittoria inglese, abbandonò  in fretta il campo, si recò a Bruxelles, di li ad Ostenda, dove imperversava un tale temporale che nessuna nave osava partire per l’Inghilterra. Ma Rorhschild, dimentico di ogni sua paura, al pensiero di quanto avrebbe potuto guadagnare alla Borsa di Londra, giunse a pagare 2000 franchi per essere trasportato sull’altra sponda. Arrivarono mezzi morti, ma il barone proseguì  per Londra senza perdere un minuto e senza lesinare quattrini. L’Inghilterra era costernata dalle cattive notizie.

La mattina del 20 giugno 1815, quando Nathan Rothschild apparve in Borsa, nessuno sospettava ciò che egli sapeva. L’ebreo appariva stanco e pallido e si attribuì  il fatto alle cattive notizie che doveva aver ricevute. Egli vendeva tranquillamente i suoi titoli e le quote scesero vertiginosamente alla notizia. Il panico prese la Borsa e tutti si precipitarono a vendere i titoli di Stato. Frattanto, gli agenti segreti di Rothschild compravano tutto quello che veniva venduto nei giorni 20 e 21. Le casseforti di Rothschild erano ricolme di titoli. Quando giunse la notizia della vittoria di Wellington, Nathan Rothschild aveva guadagnato 40 milioni di sterline, per il solo fatto di essere stato il primo a conoscere quella notizia di attualità.

Gli ebrei, con la loro influenza, sono riusciti a sopprimere quasi tutte le pubblicazioni che hanno creduto conveniente sopprimere. Fino a che punto domina l’influenza ebraica sulla stampa? Basta vedere ciò che succede ogni volta che su giornali o riviste appare la parola Ebreo.

Sarebbe interessante osservare la lista dei giornali che osarono occuparsi della questione ebraica, e che poi dovettero fallire. Quando il vecchio Barone Mosés Montefiore disse un giorno a Cracovia:  Finché non avremo la stampa del mondo intero nelle nostre mani, saranno inutili i nostri sforzi; dobbiamo dominare e influenzare il giornalismo mondiale per allucinare i popoli e ingannarli, sapeva bene ciò che voleva dire.

Al gran pubblico si mostrano coincidenze fortuite, ma non ciò che si trama nell’ombra, e il popolo non viene mai a sapere la ragione di certi avvenimenti, che pure lo interessano direttamente. Ma questa ragione è perfettamente conosciuta in certi circoli, i quali però si guardano bene dallo stamparla. La questione del predominio ebreo sulla stampa degli Stati Uniti, si potrebbe illustrare chiaramente indicando il numero dei giornali di proprietà ebraica, di quelli che subiscono l’influenza ebraica, e il numero dei giornalisti ebrei che, nella maggior parte degli Stati, determinano il modo di pensare dei lettori americani non ebrei.
Per l’ebreo internazionale non c’é nulla di più temibile della verità sulla sua natura, o sui suoi piani segreti; basta un lieve accenno a questa veritα per allarmarlo, e farlo strepitare all’antisemitismo. Per questo, l’unica difesa reale contro la nera onda dell’ebraismo montante a dittatura globale, è la Verità: la comprensione che non sempre le apparenze corrispondono al reale, e che l’antisemitismo è utile soprattutto e in primo luogo agli ebrei stessi. La dottrina sull’antisemitismo, necessario come fattore di coesione e di ordine fra gli ebrei, e sulla necessitα di crearlo e coltivarlo fittiziamente laddove già non esista spontaneo, si trova nell’insegnamento di molti precettori ebrei antichi e moderni.

Negli Stati Uniti abbiamo avuto, in questi ultimi cinque anni, una amministrazione dominata dal giudaismo, e l’amministrazione della guerra è  stata affidata ad un Governo dentro il Governo: un  Super Governo completamente ebreo. La forza politica ebraica alligna, nella sua influenza, sulle cuspidi dei poteri pubblici, e gli ebrei, che rappresentano una minoranza politica, sono divenuti così una maggioranza per il loro potere di influenza: governano e se ne vantano. La miglior prova del predominio ebreo in politica, è data dalla paura che tutti mostrano nel parlare degli ebrei, con la stessa naturalezza con cui si parlerebbe, ad esempio, degli armeni, dei tedeschi, dei russi o degli indostani.

Cosa significa questa cautela a priori, se non che si riconosce l’esistenza del potere ebreo, e i mezzi crudeli con cui lo si applica? Solo dal terrore può nascere un odio così veemente contro gli ebrei, e solo una razza moralmente inferiore, può vedere, nella paura e nell’odio che essa provoca, una convenienza a trarne profitto. L’ebreo non ha nulla del superuomo, anche se si atteggia a tale; è astuto, perseverante, e la sua ideologia razzista gli permette di fare cose moralmente disgustose per altre persone, ma, a parità di condizioni, non possiede superiorità alcuna; semplicemente gioca con carte truccate ed è fondamentalmente un baro che truffa gli altri giocatori.

Quando la gente saprà con quali mezzi l’ebreo conquista la forza, e come raggiunge il potere politico, l’ebreo ridiverrα ciò che è ed è sempre stato: uno squallido e tenebroso farabutto; un laido affarista senza scrupoli.

Che i metodi raccomandati nei Protocolli sionisti meritino o no credito, dipende dal poterne comprovare l’esistenza attuale con fatti irrefutabili, e, in realtà, teoria e pratica coincidono perfettamente. Per l’ebreo sarebbe preferibile non aver lasciato tracce scritte o storiche dei propri programmi e dei propri misfatti; ma quelle tracce oggi esistono, e sono visibili nella Storia. L’ebreo agisce astutamente, accusando gli altri di colpe che sono solo sue, e, denigrando con l’epiteto di antisemiti, coloro che si limitano a far constatare i fatti, non prova certo la sua innocenza, né si fa assolvere dalle sue colpe; cerca solo di confondere le acque.

L’ebreo è stato molto astuto, ma non abbastanza da far sparire completamente tutte le tracce delle sue azioni delittuose; non strepiterebbe tanto se fosse buono ed onesto, ma lo fa perché teme di essere scoperto e constatato nei fatti, come totalmente perverso.

Per quanto grandi siano stati i successi ebrei, non lo sono tanto che l’umanità non possa combatterli ed azzerarli. Si è già prodotto in Germania un movimento difensivo, e se esistessero ancora Profeti fra gli ebrei, farebbero bene ad indicare nuovi orizzonti al loro popolo. La prova pratica dell’esistenza di un programma mondiale ebraico, e della paura ebraica che esso sia scoperto, assicurerà all’umanità non ebrea l’eliminazione dell’elemento di perturbazione che l’ebreo rappresenta sempre, in seno ai popoli fra i quali vive e da cui è stato accolto.









13.
L’U.R.S.S. è un prodotto del Pangiudaismo.

Dentro ad un complesso di Stati Uniti perfettamente organizzati, non restano all’ebreo che due probabilità di successo: o demolire i pilastri di tutto il sistema nazionale degli Stati, oppure fondare uno Stato proprio, suo, nuovo. Nell’Europa Orientale sembra che il bolscevismo e il sionismo possano esistere insieme, non perché l’ebreo si preoccupi del lato positivo della teoria rivoluzionaria, o perchΘ voglia partecipare al nazionalismo o alla democrazia non ebrei, ma perchΘ ogni forma non ebrea dello Stato gli ispira in vero sentimento d’odio.

Se si vuol sapere quello che i capi ebrei degli Stati Uniti del Nord America, o degli altri paesi pensano e desiderano, non bisogna attenersi alle parole dette da loro per essere udite dai non ebrei, ma a quelle dirette ai loro fratelli di razza. Che l’ebreo si consideri predestinato al dominio del mondo come razza eletta, e che pratichi e conosca i principi enunciati nei Protocolli sionisti, lo si pu≥ riscontrare nelle parole che egli rivolge al suo popolo, mai in quelle destinate agli infedeli. Di fronte ai non ebrei, essi negano il carattere ebraico del bolscevismo, mentre di fronte agli stessi ebrei ne proclamano orgogliosamente la paternità. Per sottrarsi alle terribili accuse degli assassinii in massa, dei furti, delle morti per fame e di tutte le atrocità, che si commettono in Russia, la stampa ebrea si aggrappa ad argomenti insignificanti.

Kerensky e Lenin, essi dicono, non sono ebrei, ma è una bugia, perché il vero cognome di Kerensky è Adler, e quello di Lenin Ulianov, ed entrambe sono ebrei. Trotzkyè è ebreo e il suo vero nome è Bronstein. Costoro che si fingono non ebrei, hanno convertito le chiese cristiane in macelli o in sale da ballo, ma non hanno toccato le sinagoghe; hanno eliminato la festivitα della domenica, ma santificano il sabato.

Perché i sacerdoti cristiani hanno subito ogni specie di oltraggio e violenza, mentre i rabbini sono rimasti indisturbati ai loro posti? Si sono avuti Proclami ebrei nelle strade, l’insegnamento dell’ebreo antico nelle scuole ,l’assassinio, il furto, la desolazione e la fame. Se la Religione è l’oppio dei popoli, forse che la cosiddetta religione ebraica non è per i bolscevichi una religione, ma il loro essere Ebrei.
Forse Trotzky non appartiene più a nessuna fede, come egli afferma, ma resta pur sempre ebreo, e le stesse autorità sioniste lo riconoscono per tale.

Il Bolscevismo Russo non è  che un prodotto di esportazione ebraica, e negli Stati Uniti e negli altri paesi Europei e del mondo, esso può attecchire come in Russia. La cosiddetta dittatura del Proletariato, in cui il proletariato non è che un vocabolo insignificante, è  russa solo perc hé è stata impiantata in Russia, ed è  la realizzazione del programma internazionale contenuto nei Protocolli sionisti; così come dovrebbe, secondo gli stessi Protocolli, realizzarsi in tutti gli altri paesi, ad opera di una minoranza rivoluzionaria.
Gli avvenimenti di Russia non costituiscono che una prova generale; quello che l’idealismo e il genio del risentimento ebreo hanno ottenuto in Russia, essi pretendono di realizzare anche negli altri paesi. Attualmente è facile vedere, per le strade di New York, dei bolscevichi russi che offrono in vendita ai passanti portasigarette d’oro, anelli e altri gioielli rubati alle famiglie russe.

L’ideale del bolscevismo ebraico di Russia è rimasto sempre, in fondo, identico a quello di un volgare ladro e malfattore. Nonostante l’innegabile relazione, che esiste fra l’ebreo americano da una parte, e il bolscevismo russo e i Protocolli sionisti dall’altra, gli autori ebrei osano ancora affermare che soltanto un pazzo può ammettere una simile intima relazione. Non è  vero. La verità è che solo i ciechi possono non vederla, o che sono volutamente ciechi tutti coloro che non la vedono.









14.
Una Testimonianza Ebrea
a favore del Bolscevismo.

In un articolo pubblicato sulla Rivista l’Ebreo Americano, in data 10 settembre 1920, si legge:
Dallo stato caotico dell’economia, il genio ebraico sviluppò  il sistema del capitalismo organizzato, grazie allo strumento più efficace: il sistema bancario. Si vuole che l’America, come la Russia zarista, bolli gli ebrei con l’amara quanto infondata accusa di essere soltanto dei distruttori, obbligandoli cosi ad occupare una posizione inferiore, oppure l’America approfitterα delle energie creatrici ebree, come ha giα fatto con le energie di tutte le altre razze? A queste domande solo il popolo americano dovrà rispondere.

Il popolo americano darà infatti quella risposta, e non si pronuncerà mai in favore del genio distruttore dell’insaziabile giudaismo. E’ ormai risaputo, che quello che l’Idealismo e il risentimento ebreo hanno fatto in Russia, era in progetto di realizzazione per gli Stati Uniti. Idealismo e capitalismo ebreo non sono diretti contro il sistema capitalistico, che è  al loro servizio, ma contro qualunque Stato e Ordine nazionale non ebreo; l’unico capitale che essi attaccano è quello non ebreo. Eustace Percy, che a giudicare dalla frequenza con cui la stampa ebrea ne riporta le parole, gode del consenso degli intellettuali ebrei, ci dà una chiara risposta al primo concetto, parlando dell’inclinazione ebraica per i movimenti sediziosi.

In Russia fu lo Zar che servì da pretesto, in Germania il Kaiser, e in Inghilterra la questione Irlandese. Ma per le innumerevoli rivoluzioni Sud Americane, provocate tutte da ebrei internazionali, non fu neppure necessario cercare un pretesto. Negli Stati Uniti serve da spaventapasseri la Classe Capitalista, ma solo e dovunque, per confessione degli stessi araldi ebrei, contro ogni ordine e forma di Stato non ebrei.

Per quanto riguarda il secondo concetto, basterà ricordare i nomi di quei capitalisti che, nella stampa pilotata dagli ebrei, furono esposti al pubblico disprezzo. Furono forse i Seligmann, Kahn, Warburg, Shiff, Loeb, Rothschild e compagnia? No, perché essi sono ebrei, e gli ebrei non sono mai attaccati. E poi, l’attacco a Morgan e Rockfeller è davvero un attacco? O è solo uno specchietto per le allodole? Certi finanzieri ebrei, sotto l’ampio manto dei disordini russi, ne hanno approfittato per impadronirsi di ingenti ricchezze di proprietà pubblica, e il Governo sovietico li approvò, chiamando quest’atto: Comunismo modificato. Il punto di mira delle forze rivoluzionarie, seguita ad essere la Proprietà non ebrea. Le ricchezze del mondo ci appartengono, è il motto di tutta l’opera rivoluzionaria ebraica, che distrugge il capitale non ebreo, ma lascia intatto quello ebraico.

Spiegando il movimento bolscevico, si dice a volte che esso è  stato appoggiato finanziariamente dalla Germania, e che l’America ha contribuito in parte a finanziare l’impresa. La verità schietta è  che l’alta finanza ebrea, di tutti i paesi, è cointeressata nel bolscevismo russo, come in un’impresa Internazionale Ebraica, da esportare anche in America e in Europa. In questa lotta, non si tratta affatto di un predominio fra Capitale e Lavoro, ma fra capitale ebreo e quello non ebreo; la lotta nella quale i capi socialisti, comunisti, e proletari in genere parteggiano, è quella per il capitale ebreo. Fra i capitalisti attaccati dai capi socialisti, non se ne trova uno che abbia un cognome ebraico, come mai?
La rivista Cronicle di Londra, scriveva nel 1919:

Di somma importanza per l’esistenza del bolscevismo, è il fatto che moltissimi ebrei siano bolscevichi, e che gli ideali del bolscevismo coincidano con gli alti ideali del giudaismo.
La stessa rivista pubblica, nel 1920, un discorso del noto autore ebreo Israel Zangwill, discorso che Φ tutto un inno alla razza che ha dato Beaconnsfiekd, ossia Disraeli, Reading ossia Isaacs, Montagu, Klotz, Kurt Eisner ossia Kosmanowsky, Trotzky ossia Bronstein. Questo signor Zangwill, nel suo esagerato entusiasmo, cita gli ebrei che furono o sono tuttora membri del Governo Britannico, e che mantengono intime relazioni con gli ebrei rivoluzionari responsabili delle sanguinose tragedie di Russia e di Baviera. Che differenza esiste fra loro?  Nessuna; sono tutti ebrei, per la maggior gloria della loro razza.

Cohan scrive sul giornale Il Comunista, in data aprile 1919:
La Rivoluzione sociale russa è stata realizzata soltanto da mani ebree. Le oppresse masse russe non sarebbero state mai capaci di rovesciare da sole il giogo della borghesia. Sono stati gli ebrei a condurre il proletariato russo verso l’aurora dell’internazionale; e non solo ve lo condussero, ma ora difendono la causa sovietica che è nelle loro mani. Possiamo dormire tranquilli finché il compagno Trotzky abbia in pugno l’alto comando dell’esercito. Anche se nelle file dell’esercito rosso non ci sono ebrei, sono essi che, dai Comitati e dalle altre organizzazioni sovietiche, conducono il proletariato russo verso la vittoria. Il simbolo del giudaismo, che per secoli lotto contro il capitalismo (!), è diventato anche il simbolo del proletariato russo, col riconoscimento della stella rossa dalle cinque punte, che come si sa, è sempre stata fin dai tempi più remoti l’emblema del sionismo e del giudaismo in generale. Per questo simbolo vinceranno, per questo simbolo morirα la borghesia parassita. Le lacrime versate dal giudaismo saranno pagate con gocce di sangue della borghesia.
Il simbolo del Giudaismo sionista, dunque, lo stesso del proletariato russo: la stella rossa a cinque punte. La Stella di Davide, lo stemma nazionale ebreo, ha sei punte e si compone di due triangoli sovrapposti, uno dei quali si appoggia sulla base e l’altro sul vertice. Dato che l’ebreo è maestro nell’arte dei segni cabalistici, non è senza intenzione che egli ha messo nella stella sovietica una punta in meno che nella stella di Davide.
Le cinque punte, a cui poi, venuto il tempo del Sovrano di Israele, si aggiungerα la sesta, rappresentano le cinque maggiori conquiste ebree:
Borsa, Stampa, Nobiltα, Proletariato e Palestina. La sesta punta Φ il Sovrano di Israele.
La stampa ebraica lamenta le condizioni degli ebrei in Russia, ma si tratta di una falsificazione, perché i testimoni oculari affermano che la situazione degli ebrei in Russia è  buona, o per lo meno migliore di quella di tutti gli altri. Essi sono di fatto i padroni di tutta la Russia; possiedono tutto e sono i soli che oggi ricevono aiuto e protezione, nascostamente, perché non se ne accorga l’opinione pubblica. Solo gli ebrei ricevono viveri e danaro, ma dicono di patire; e allora i non ebrei che non ricevono nulla da nessuno?

La rivoluzione rossa è  la speculazione capitalistica ebraica più fortunata e redditizia che si conosca nella storia universale; il capitalismo ebreo ci guadagna:

1. Un enorme impero dalle immense ricchezze, senza alcuna spesa di guerra.

2. Dimostra al mondo intero la necessità dell’oro, e protrae l’ingannevole equazione oro = ricchezza, che è la base del potere ebreo sull’umanitα non ebrea.

3. Ha dimostrato al mondo la sua potenza.

4. Ha fatto acquisire all’ebreo internazionale una pratica bellica nell’arte di provocare rivoluzioni, e ora può esportarle ovunque voglia.













15.
Gli Ebrei degli Stati Uniti
mentono sul loro numero
e ingannano sulla loro Potenza.

Quanti ebrei ci sono negli Stati Uniti? Nessuno lo sa. Il numero è  noto soltanto all’autoritα ebraica. Il Governo degli Stati Uniti può offrire dati statistici su quasi tutti gli elementi della vita pubblica; ma nell’istante in cui si dispone a stabilire sistematicamente il numero di ebrei immigrati, o residenti, interviene il Governo extra ufficiale presso Washington, e lo impedisce. Questo succede da più di vent’anni. L’incremento attuale dell’immigrazione ebraica comincia a preoccupare l’opinione pubblica, e informazionpervenute dall’Europa accennano ad enormi concentramenti di ebrei in determinati punti, dove sono alloggiati in grandi accampamenti.

Un certo numero di agenti si recano in Europa dal Nord America, per incarico di comunitα segrete ebree, per occuparsi della questione dei passaporti. L’immigrazione negli Stati Uniti è diventata un affare essenzialmente ebraico. Di coloro che provengono da paesi europei, non si ammette attualmente nessun cittadino che non sia ebreo. Dalla Germania, dalla Russia e dalla Polonia, per esempio, risulta difficilissimo ottenere il permesso di immigrazione; ma da quegli stessi paesi immigrano ebrei a migliaia, con evidente disprezzo della legislazione americana, come se si trattasse dell’esodo di un esercito di soldati, i quali, una volta compiuta la loro missione in Europa, si trasferissero in America. Questa grande organizzazione immigratoria è opera delle comunità ebraiche, che aggirano le norme legali vigenti, e importano i rivoluzionari della Russia, della Germania, della Polonia, dell’Italia. Negli Stati Uniti essi diventano in breve tempo i capi delle organizzazioni rosse internazionali degli operai.

Quando uno di questi giunge ad Ellis Island, è trattenuto, ma immediatamente vengono diramati telegrammi a deputati, giornali e funzionari dello Stato, chiedendo che intercedano in favore del detenuto e, in breve, c’é chi risponde per lui presso il Governo di Washington, ed intercede perché gli sia concesso di entrare. Prima del 1880 l’indicazione nato in Russia significava che l’immigrante era russo, ma a partire da quell’epoca, l’indicazione equivale a ebreo russo. Nello spazio di 10 anni, sono entrati negli Stati Uniti 666.561 ebrei emigrati dalla Russia, senza contare i polacchi, i finlandesi, i tedeschi e i lituani.

La necessità di classificare la provenienza degli immigranti secondo razza e paese d’origine, nel 1909, si è scontrata con l’opposizione secca dei senatori Guggenheim e Simon Wolf. Le statistiche americane indicano quanti francesi, polacchi, o sudafricani vivono negli Stati Uniti, ma tacciono di fronte alla domanda: Quanti ebrei vivono fra noi? Gli unici a poter dare una risposta sono gli agenti della Potenza ebraica in America.

Gli Ebrei costituiscono di fatto una Nazione, e, secondo Teodor Herzl, la Nazione ebrea è un gruppo storico di persone innegabilmente concordi fra loro, e affratellate contro un nemico comune: i non ebrei. Ogni ebreo è  incondizionatamente suddito di questa Nazione, quali che siano la sua residenza, il suo mestiere o la sua fede religiosa. La nazione ebrea è dunque un fattore razziale, e non religioso, come ci si vorrebbe far credere; si è  ebrei per sangue, temperamento e psiche, che restano inalterati, quale che sia la copertura confessionale che egli adotta. L’essenziale nell’ebreo è di essere nazionalista, sulla base della sua razza. L’idea che gli ebrei siano una setta religiosa, come i cattolici o i protestanti, è un assurdo; un ebreo è tale non per fede o credo, ma per i suoi cromosomi ed i suoi geni.

Religione ebraica significa, prima di tutto, patriottismo ebraico, e poi razza: Ogni ebreo appartiene alla sua razza e, conseguentemente al giudaismo, e non ha importanza alcuna che egli stesso o i suoi antenati abbiano rinnegato la propria fede religiosa; egli voglia, o non voglia, è un membro della Nazione Ebraica: un popolo speciale, che si distingue dagli altri per determinate caratteristiche fisiche e spirituali. Chi ha cambiato fede, continua pur tuttavia ad appartenere al giudaismo.

Brandeis, capo sionista negli Stati Uniti, spiega:
Sostenere che gli ebrei non sono una razza assolutamente pura, non annulla il concetto di nazionalitα. Nei tre millenni del nostro sviluppo storico, è naturale che sangue estraneo si sia mescolato con il nostro, ma questa proporzione risulta insignificante; nessuna razza europea è così   pura come la nostra.
Mosé Hess dice:

Non è  possibile deformare il naso ebreo, i capelli neri, crespi, non diventano biondi col battesimo, né i ricci spariscono se li si pettina. La razza ebrea è una razza primitiva, che, nonostante il cambio continuo di residenza, conservò sempre le sue caratteristiche; il tipo ebraico ha mantenuto la sua purezza attraverso i secoli.

L’idea che gli ebrei formino una Nazione è per essi naturalissima; essi non credono di essere una nazione come tutte le altre, ma addirittura una Super- Nazione, la cui forma di governo è  un Regno da restaurare. L’ebreo si sente suddito di una Nazione nella quale si sa unito agli altri da vincoli di sangue, che non si possono spezzare per nessuna ragione, neanche se dovesse trasformarsi il suo dogma religioso; egli si sente erede del passato di quella nazione, ed è  disposto a lottare per il suo glorioso avvenire politico, che vede Gerusalemme come Capitale dell’Universo.

La prova inconfutabile della loro solidarietà nazionale, è il senso della mutua solidarietα nazionale e di razza. Criticate un capitalista ebreo come Rothschild, e anche l’ebreo del ghetto prenderà la critica come un’offesa personale e protesterà clamorosamente. Affermate che un funzionario pubblico ebreo abusa del proprio potere in favore dei suoi connazionali, e a detrimento della società non ebrea, e tutti gli ebrei, a qualunque credo politico appartengano, correranno in suo aiuto. Ciò dimostra, senza alcuna ombra di dubbio, che la Religione dell’ebreo è  la sua razza.





L'infame dinastia dei Rothschild,che riveste da sempre un ruolo di importanza all'interno dell'elite mondialista






16.
Ebrei contro non Ebrei
nell’alta finanza Newyorchese.

Il Problema ebraico negli Stati Uniti è essenzialmente cittadino e non agrario. E’ una caratteristica degli ebrei quella di non stabilirsi mai nella campagna, ma sempre dove più dense e fitte vivono le masse popolari. La spiegazione più esauriente di questo fatto è insita nella loro natura, che li spinge a vivere alle spalle degli altri, impossessandosi del frutto delle attivitα produttive, e commercializzandolo a proprio vantaggio. In nessuna città degli Stati Uniti è possibile studiare meglio il problema ebraico come a New York, dove vive un numero di Ebrei superiore a quello che vive in tutta la Palestina.

Nel 1917-1918, il numero di ebrei dichiarati residenti a Nuova York era di 1.528.000, cioé un decimo di tutti gli ebrei esistenti sul globo, che ammontano a circa 15 milioni. Questo nucleo di popolazione ebrea, esercita su New York un’influenza enorme, maggiore di quella avuta in qualunque punto del globo durante tutta l’era cristiana, eccesion fatta per la Russia. La Rivoluzione Russa fu preparata e ordita a New York, nei cui bassifondi fu reclutato l’intero attuale governo sovietico. Dal ghetto di New York gli ebrei sono passati ad altri rioni della città: Bronswille, Brooklyn, sono città tipicamente ebraiche, con idioma, stampa e teatri propri. Eccettuato un grande emporio e alcune bottegucce insignificanti, tutto il commercio di New York è in mano degli ebrei. Di 27.000 edicole di giornali, 25.000 sono gestite da ebrei, e solo nel rione Est della città, le sinagoghe sono 360.

I padroni del Tammany Hall, il Municipio, sono gli ebrei, e in Wall Street, dove è situata la Borsa di New York, l’elemento ebreo è  predominante. I Rothschild hanno qui una base, nelle Banche di Kuhn, Loeb e Shifft. La lotta fra finanza ebraica e non ebraica è quindi serrata, e gli ebrei tentano in ogni modo di togliere ai non ebrei la direzione della Borsa, fondata nel 1817, e il cui numero dei membri è limitato a 1100.

Ma quello che la generazione attuale non ha ottenuto, lo otterrà forse la generazione futura, perché gli ebrei sono tenaci nei loro progetti. Basterà che gli agenti di borsa falliscano, che vi sia un Crack finanziario manipolato, o una Crisi, e la Borsa sarà in mano loro. Il mezzo  di cui ora gli Ebrei si avvalgono, per poter entrare in Borsa, è l’adozione di cognomi non ebrei, come Smith, Adams, Robin ecc. Nel 1872, su 1009 membri solo 60 erano ebrei; attualmente, nel 1920, sono 276. Quindi il predominio ebreo nella Borsa di New York è  solo una questione di tempo. In Broad Street esistono numerosi ebrei: truffatori indistruttibili, che fanno un illecito commercio di azioni di ogni specie, non ammesse alle quotazioni di Borsa; depredando gli inesperti e i gonzi.

La resistenza passiva e silenziosa che il mondo finanziario americano oppone all’invasione semita, è  forse l’unica forma non ebraica di solidarietà in America. La lotta viene predicata sotto il segno di Progresso e Libertà, da elementi nemici dell’ordine, contro il capitale non ebreo, come accade anche in Inghilterra e in altre Nazioni, e si fanno molti sforzi per demolire le Compagnie ferroviarie e minerarie, tramite interminabili scioperi, per il solo fatto che quelle Compagnie non sono ancora nelle mani degli ebrei. Gli scioperi, fomentati da bolscevichi, sono uno stratagemma israelitico, che mira alla distruzione della proprietà non ebrea, e al facile accaparramento di una preda che andrα ad impinguare il capitale di Israele.

L’alta finanza ebrea è  entrata in contatto con gli interessi Nord Americani per mezzo dei Rothschild, che hanno fatto qui la loro enorme fortuna, per mezzo di una guerra. Infatti i primi venti milioni di talleri dei quali i Rothschild disposero per le loro speculazioni, furono il prezzo pagato dagli Americani alle truppe del ducato d’Assia, nella guerra della sua indipendenza. Da quel primo contatto, i Rothschild ebbero l’occasione di accrescere la loro influenza sulla finanza americana, servendosi di agenti. Nessuno dei figli del vecchio Rothschild si stabillì in America: Amchel rimase a Francoforte, Solomon andò a Vienna, Nathan Meyer a Londra, Carlo a Napoli e Giacomo a Parigi.

Ai loro tempi essi furono i veri Capi di Stato europei, e i loro rispettivi discendenti hanno tramandato la dinastia fino ai nostri giorni. Essendosi imparentati con molte altre famiglie di banchieri, la potenza dei Rothschild aumentò tanto, che oggi essi non possono essere designati col cognome di una sola famiglia, ma debbono essere considerati come l’egemonia di una razza compatta. Essi costituiscono una vera potenza internazionale ebrea. Il loro denaro è fatto di sangue, di guerra e della distruzione dei popoli.

Loro sono gli artefici della Grande Guerra Mondiale, e possono gridare all’antisemitismo quanto vogliono, e mascherarsi da  poveri innocenti ebrei, ma con le loro operazioni incrociate, e con i buoni servigi della Banca Kuhn, Loeb & Co. di Jakob Schiff, loro parente, di Otto Kahn, e di Felix Warburg, genero di Schiff, hanno montato l’Affare della Rivoluzione Russa.

Oggi, bloccati e respinti da Wall Street, hanno trovato una via di sbocco  nell’America Centrale ed in quella del Sud; in Messico e in Giappone. L’ultimo Paese preso di mira dagli ebrei sembra proprio essere l’America del Sud, dove si sta attuando un importazione in massa di ebrei dalla Polonia. Il probabile tentativo di assalire il potere totale del Continente Americano partirα dal Sud, e ne danno prova gli innumerevoli moti rivoluzionari che vanno continuamente scoppiando in tutti gli Stati Sudamericani, e che sono tutti provocati dagli ebrei.







Bernard M. Baruch






17.
Baruch, proconsole della giudea in America.

La collettivitα ebraica è uscita dalla Grande Guerra molto più potente di quanto non lo fosse prima, ed è  innegabile la sua ascensione nel mondo intero. Il Presidente della Lega delle Nazioni è ebreo; sionista il Presidente del Consiglio Superiore. Il Presidente della Repubblica Francese, nel 1920, è ebreo e un altro ebreo presiede il comitato incaricato di indagare sulle responsabilitα di guerra; sotto la sua presidenza sono spariti documenti di somma importanza.

In Francia, Inghilterra e Germania, gli ebrei aumentarono enormemente la loro potenza finanziaria, come pure l’influenza della propaganda rivoluzionaria. Su quei paesi che, con ragione possono qualificarsi antisemiti, pesa la mano della Giudea più duramente che su qualunque altro. La Germania attuale è antisemita, ma nonostante tutti gli sforzi del popolo tedesco per liberarsi dal predominio visibile degli ebrei, essi, irraggiungibili dalla volontà popolare, allignano ogni giorno più fortemente. La Francia diviene sempre più antisemita, eppure appare un presidente ebreo. La Russia è antisemita fino al midollo, ma è tiranneggiata proprio dai giudei.  E nel momento in cui un’ondata antisemita, come affermano i capi ebrei che  così chiamano il risveglio dei popoli, si rovescia su tutti i popoli del mondo, è  un ebreo l’uomo che si impadronisce della Presidenza della Societα delle Nazioni, la cui lega, se vi partecipasse l’America, rappresenterebbe il Super Governo mondiale.

Gli Stati Uniti sono usciti or ora da un dispotismo ebreo durato quattro anni, assolutista quanto quello sovietico in Russia. Durante quel periodo, gli ebrei dimostrarono che, anche senza l’aiuto di Wall Street, essi governano in modo assoluto il popolo americano. L’uomo che lo dimostrò è chiamato il Disraeli americano e, davanti ad una Commissione straordinaria del Parlamento, ebbe a dichiarare: Durante la guerra ho riunito in me una somma di potere maggiore di qualsiasi uomo politico d’America.

Prima del 1917, forse un americano su 50.000 aveva sentito parlare di lui, oggi ben pochi americani ignorano tutti i particolari della sua vita e del suo operato. Il nome di questo personaggio è  Bernard M.Baruch.

Ad un certo punto della sua oscura ma lucrosa carriera di faccendiere, Baruch fu nominato membro della Giunta di Assessori Consiglieri,  creata nel 1915, quando ancora il Paese considerava la propria neutralità come l’unica soluzione possibile, per cominciare a preparare la guerra, sotto la presidenza di quello stesso Wilson che, nel 1916, fu rieletto proprio grazie alla promessa menzognera di tenere gli Stati Uniti lontani dalla Guerra.

Baruch, nel 1915, era convinto che la guerra si sarebbe fatta  molto prima, quindi, che ciò accadesse, e si dedicò  a prepararla, creando con Wilson l’atmosfera ad essa necessaria. Wilson fece tutto quello che Baruch gli indicava, e Baruch stese la sua mano rapace su tutta la produzione americana, meglio che non Lenin in Russia, perché l’America vide solo l’elemento patriottico della sua azione, e non si accorse che chi disponeva dei suoi destini era il Governo ebreo, al quale in sostanza dovette obbedire.

Negli Stati Uniti, in quello stesso anno 1915, si costituì  anche il Comitato di Difesa Nazionale, con a capo un ebreo e altri ebrei nelle cariche principali. A quel Comitato appartennero sei Segretari di Stato, e in sottordine, una Giunta facoltativa di sette membri, di cui tre erano ebrei. Baruch fu uno di essi. A sua volta, questa Giunta aveva sotto di sé centinaia di impiegati e molte altre Giunte Speciali. Una di queste, fu la Giunta industriale di guerra, di cui Baruch fu dapprima membro, e poi signore assoluto. Baruch decideva ciò che Esercito e Marina dovevano percepire; quello che bisognava dare agli Alleati; se e quando si dovevano consegnare le armi al generale Allenby, in Palestina, o se si dovessero utilizzare in Francia o in Russia. Baruch ebbe i poteri di un dittatore.
Trentamila milioni di dollari costò agli Stati Uniti la sua partecipazione alla Guerra Mondiale, diecimila dei quali furono prestati agli Alleati.

L’investimento della favolosa somma, dipese esclusivamente dal libero arbitrio di Baruch, il quale dispose: dell’impiego dei capitali illimitati,  della vita economica del Paese, di tutti i materiali, dell’intera industria, dell’impiego della forza umana e della sua destinazione al servizio di guerra, delle condizioni di lavoro degli operai, stabilendo prezzi e salari.

L’organizzazione dell’impiego del capitale fu affidata all’ebreo Eugenio Meyer junior. Due ebrei dettavano legge in America. Fu un potere sinistro, conferito ad una banda di ebrei, che paralizzarono l’industria in ogni modo. 35 rami dell’industria erano sotto il diretto controllo di Baruch e abbracciavano tutte le materie prime del mondo. Baruch indicava inoltre, al Ministero della Guerra, gli uomini che dovevano essere chiamati sotto le armi. Egli ordinava che le piccole industrie interrompessero la loro attività, e che il personale entrasse a far parte dell’esercito: il comando di vita o di morte su intere industrie e su centinaia di migliaia di operai americani, era esercitato in questo modo da un solo uomo; da un ebreo!

A questo punto sorge spontanea la domanda: Come conquistò Baruch un simile potere? Chi glielo conferì ? Di chi o di che cosa fu egli lo strumento? Baruch accompagnò il Presidente Wilson a Parigi, dove rimase fino al 28 giugno del 1919, come perito commerciale addetto alla Missione di Pace.

Egli prese parte alle trattative per le riparazioni di guerra, fu membro del Dipartimento Economico e del Consiglio Superiore delle materie prime; si abboccò con i personaggi che stipularono le condizioni di pace, formò parte di tutte le Commissioni e molte volte partecipò persino alle sedute del Consiglio dei Cinque o di Suprema Istanza.
Il Programma mondiale ebraico fu quello che, fra tutti i programmi presentati a Parigi, venne approvato senza alcuna modifica. Il popolo francese, che con somma meraviglia osservò come migliaia di ebrei accorressero da tutte le parti del mondo, come consiglieri eletti dai Capi di governo e dagli Stati, chiamò la Conferenza della Pace, di Versailles “Conferenza Kosher”.

Specie nella Delegazione americana, l’elemento ebraico era in proporzione talmente superiore da dare nell’occhio in modo scandaloso. Lo storiografo inglese Dillon, nel suo libro intitolato La Storia Interna della Conferenza di Pace, scrive:

E’ cosa accertata, che la maggior parte dei membri della Conferenza si convinsero che, dietro l’influenza dei popoli anglosassoni, agiva in effetti quella dei semiti. I diritti delle minoranze, propugnati da Wilson, si applicarono praticamente solo alle minoranze ebree. Questi diritti, come prerogative giudaiche, che riguardavano ed erano sostenuti dagli ebrei riuniti a Parigi, con lo scopo di realizzare il loro programma elaborato nei minimi particolari- cosa che riuscirono ad ottenere in pieno – danneggiavano gravemente e profondamente i più sacri diritti dei popoli e degli Stati. I rappresentanti degli Stati implicati in queste “combinazioni”, dichiararono d’ora in poi il mondo sarα dominato dagli anglosassoni, e questi, a loro volta, dai rispettivi elementi ebrei.

Tutti questi fatti rivelano una stretta relazione con i fini che, secondo i Protocolli dei Savi di Sion, gli ebrei si erano prefissi.








18.
Il predominio ebreo
nel Teatro Nord Americano.

Il Teatro è sempre stato un mezzo efficacissimo per influenzare l’opinione pubblica; un valido alleato per quanti, restando fra le quinte, inculcano le loro idee nelle masse popolari. Non è un mero caso se in Russia i bolscevichi patrocinarono i teatri orientati verso le loro idee, dato che gli effetti del teatro, nel plasmare l’opinione pubblica, sono efficaci quanto quelli della stampa. Nessuno ignora che oggi il Teatro Americano è sotto l’oligarchica influenza giudea. Non solo la direzione dei teatri è  ebrea, ma sono ebrei la maggior parte degli attori, dei registi,  ed è  ebreo il contenuto artistico, e il modo come viene presentato al pubblico. Tutti i giorni si rappresentano nei Teatri degli Stati Uniti opere i cui autori, scenografi e attori sono ebrei, Non sono mai opere d’arte, né si mantengono troppo tempo in cartellone. E’ naturale, perché lo scopo degli ebrei non è di avere un successo artistico, né di perfezionare l’arte scenica nazionale, né di creare un pregevole stuolo di artisti. Il loro scopo è finanziario, propagandistico e razziale; cioé essi vogliono far spendere denaro ai non ebrei, sottoponendoli, per giunta, alla loro propaganda giudaica.

Fino al 1885, il teatro americano era stato nelle mani dei non ebrei. In quell’epoca iniziò l’intromissione giudaica e, con essa, la decadenza del teatro come istituzione artistica e morale, decadenza che aumentò progressivamente col crescere dell’influenza ebraica. L’etα dell’oro del teatro americano è ormai tramontata. I grandi attori di un tempo sono morti, senza aver lasciato degni successori. Lo spirito nobile ed elevato di un tempo non piace pi∙; non rende. Educare con gli spettacoli non è cosa da ebrei.

Se di tanto in tanto si rappresenta ancora un qualche lavoro sano e onesto, è  per fare una concessione ai pochi che ancora apprezzano il buon teatro; la generazione attuale preferisce un altro genere. La Tragedia? Sciocchezze! I temi oggi preferiti sono sempre sensazionali, stupidi, volgari, degradanti, negativi.  Per l’impresario ebreo la merce che si vende meglio è  la carne femminile, possibilmente seminuda. Le modificazioni che gli ebrei hanno introdotto nel teatro americano, e che tutti possono facilmente constatare, si manifestano sotto quattro aspetti.

In primo luogo l’ebreo ha dato la preferenza alla grandiosità meccanica, sopprimendo così  l’azione e l’ingegno umani: Lo scenario, invece di cooperare al successo dell’opera artistica, ha acquisito un proprio significato preponderante. Il grande attore non ha alcun bisogno di grandi meccanismi scenici, ma gli attorucoli, che interpretano i lavori ebrei, non ne possono fare a meno. Lo scenario è in realtà tutta l’opera. Perciò l’ebreo ama investire il suo denaro in legno, stoffe, colori, luci e altri accessori, trasformando il teatro in uno spettacolo indegno, senza arte né idealismo.

In secondo luogo, l’ebreo rivendica per sé il merito di aver introdotto nei palcoscenici il sensualismo, fatto di procacità, e tipico dei caffé-concerti di infima categoria. Le insinuazioni, le situazioni scabrose, la crudezza delle scene, la nudità di uomini e donne, denotano uno studio dell’arte di degradare l’uomo; di Idee, invece, neanche l’ombra.

La terza conseguenza dell’invasione giudaica nel teatro americano, consiste nell’introduzione dello Star System, con i suoi divi, assi e stelle. Questi ultimi anni ci hanno fatto conoscere un’infinità di queste Star, che brillano solo grazie alla pubblicitα fatta loro dai Trust  teatrali. Mentre prima gli artisti giungevano alla celebrità grazie al favore del pubblico, oggi la raggiungono, come delle saponette, solo tramite una reiterata pubblicità fatta loro dal proprietario del teatro, o dal produttore.

Educare e perfezionare gli artisti, per avere autentiche celebrità, costa tempo e denaro; una buona pubblicità dà gli stessi risultati con maggiore rapidità. La quarta ed ultima conseguenza dell’invasione ebraica del teatro americano, è stata la creazione delle Agenzie Teatrali.

Mai come in questi ultimi tempi, si è potuta osservare una corrente più attiva, per obbligare il teatro, dominato dagli ebrei, a servire da strumento per l’apoteosi del giudaismo; ma tutti i tentativi fatti in questo senso, nonostante la vistosa pubblicità, il favore della critica, e le protezioni autorevoli, sono miseramente falliti. Il fulcro della questione teatrale consiste comunque, ancora una volta, nel sapere con quali mezzi sia stato ottenuto questo predominio ebraico, e a quali scopi viene utilizzato.

In primo luogo è un fatto che gli antichi impresari non ebrei morirono poveri, perché il loro scopo principale fu quello di favorire l’arte e i suoi interpreti, e non quello di ottenere grandi profitti. Gli impresari e i proprietari di sale ebrei, invece, si arricchiscono enormemente, perché danno al teatro il carattere di un’impresa strettamente commerciale, ed hanno inventato, fin dal 1896, il Trust teatrale, che aveva sotto il suo controllo 37 teatri in diverse città americane, potendo così assicurare lavoro alle compagnie per lunghe stagioni. Contro questa organizzazione, e contro il modo usato per l’affitto dei locali, non poterono lottare le compagnie che agivano indipendentemente dal Trust, e che dovettero soccombere e sparire.

Così, fin dal principio del XX secolo, il Trust teatrale ebreo domina su tutta la linea. Questo trust ha convertito l’arte in una mera questione di danaro, funzionando come un meccanismo commerciale e un’impresa ben diretta. Esso ha soppresso qualsiasi iniziativa artistica, schiacciando senza pietα i nobili tentativi delle persone di ingegno, eliminando sistematicamente impresari e attori di merito, disprezzando i lavori di riconosciuto pregio artistico, per favorire la popolaritα di elementi di dubbio valore, ma ebrei per la maggior parte. Opere drammatiche, teatri e attori furono commerciati come mercanzie. Tutto quanto venne in contatto con il trust ebreo, acquistò subito lo spirito meschino e ristretto che solo nell’ebreo è dato riscontrare.

Prodigo da principio  di gentilezze con impresari, autori, attori e critici, il trust non tardò a mutare contegno una volta raggiunto il potere. Se qualche critico onesto tentò di opporsi ai sistemi del Trust, indicando all’opinione pubblica il carattere volgare e il basso livello degli spettacoli, fu bandito dai teatri del trust, e i proprietari del giornale ebbero l’obbligo di licenziarlo, per non perdere i lucrosi annunci che il trust avrebbe altrimenti annullato. Fino a poco tempo fa, il trust possedeva ancora la Lista nera dei giornalisti indesiderabili, che non devono trovare posto in nessun giornale o rivista. Ormai non sono pi∙ i lavori teatrali che interessano, ma gli edifici dove agiscono le compagnie.

Dalla massa di letterati e scrittori moderni, solo due o tre riescono ad emergere, ma, in cambio, si costruiscono, solo a New York, una dozzina di palazzi destinati a teatri, in cui le poltrone si noleggiano a ore,  a prezzi molto alti. Il dio danaro è l’anima dell’intera vicenda; il palcoscenico è  una semplice esca per spillare e attirare i quattrini. Il successo artistico non ha nessuna importanza. Lo scopo del trust è quello di fabbricare lavori teatrali, e di costruire teatri, in modo che i capitali investiti in questi affari assicurino il massimo rendimento. Non ci sono che i circoli filodrammatici e i teatri di dilettanti, sparsi negli Stati Uniti, che denotino come, anche nel campo teatrale, si faccia strada in America un movimento antisemita.










19.
L’aspetto Ebraico
della Cinematografia.

Non si può affermare con assoluta certezza, che i produttori ebrei di pellicole cinematografiche favoriscano coscientemente, spinti dai difetti o, a seconda dei punti di vista, dalle qualitα innate della loro razza, tutto ciò che è abbietto, banale, laido, violento, spiritualmente dannoso; ma è innegabile che il loro gusto da latrina e il loro carattere da pozzo nero, differiscono fondamentalmente da quelli degli altri popoli. Attualmente il popolo americano si trova di fronte al pericolo cinematografico, così  inerme come lo è di fronte alle altre forme dell’eccessivo predominio ebraico.

Le pellicole diventano ogni giorno pi∙ violente, immorali, delittuose, e, a loro difesa, si adduce il profitto stratosferico che esse portano. La situazione dell’industria cinematografica negli Stati Uniti è la seguente:

Nove decimi della fabbricazione di pellicole sono concentrati nelle mani di dieci grandi consorzi, stabiliti a New York e a Los Angeles, ognuno dei quali possiede un certo numero di consorzi secondari, sparsi in tutto il mondo. Questi consorzi dominano in modo assoluto il mercato mondiale, con un’organizzazione perfettamente centralizzata. L’85% di questi consorzi è in mano agli ebrei, come pure ebrei sono pure la maggior parte di proprietari di cinematografi, per cui,  alle fabbriche di pellicole non consorziate, non rimane che un mercato limitatissimo.

Le pellicole buone, anche se vengono prodotte, hanno scarsissime possibilitα di arrivare fino al pubblico, e non riescono a collocare la loro produzione. Le pellicole ebraiche, inoltre non presentano affatto l’immagine  reale della vita americana e degli americani, e sono quindi perniciose soprattutto per gli spettatori stranieri, che credono che l’America sia quella che si vede nei film prodotti e girati dagli ebrei: un luogo di falsità, delitti, violenze sessuali, criminalità di ogni tipo. E’ fuori di dubbio, che gli ebrei impongono la loro immonda volontà ai fabbricanti di pellicole, e li obbligano a produrre immondizia psichica e contagio spirituale per i non ebrei; ma questi, se vogliono ottenere che le cose cambino, devono decidersi ad attaccare fermamente il problema della razza ebrea, che domina completamente il cinematografo. Si tratta di estirpare il male alla radice.

Il Cinema ebreo attira le masse, esercita un’influenza deleteria sui loro spiriti, e ne dirige i sentimenti e le idee nella direzione deleteria voluta dai controllori  finanziari degli intellettuali; anch’esi ebrei. Diamo un’occhiata alle persone la cui influenza predomina nelle grandi Compagnie cinematografiche. Alla testa della Famous Player figura Adolf Zukor, un ebreo ungherese.  Questo figuro, che prima era un trafficante di pellicce, che andava offrendo di porta in porta, oggi è immensamente ricco, ed è un personaggio influentissimo nell’industria mondiale cinematografica. Il capo della United Artists Corporation, si chiama Hiram Abrams, cominciò come venditore di giornali, e fu poi impresario di un locale in cui si esibivano e vendevano fotografie pornografiche.

La Fox Film Corporation è diretta dall’ebreo ungherese William Fox, alias Fuchs, che cominciò anch’egli la carriera di impresario di generi pornografici, dopo essere stato commesso in una tintoria. Marcus Loew o Levi, capo della Metro Picture Corporation, è un altro individuo dal passato poco limpido, e dirige personalmente una catena di 105 cinematografi. Ha sotto il suo controllo otto compagnie cinematografiche sparse in tutto il mondo.

Carl Laemmle dirige l’Universal Film Company. Laemmle è il nome della madre; il padre si chiama Julius Baruch, ebreo oriundo tedesco. Fino al 1906, fu proprietario di un negozio di confezioni.

Con ciò abbiamo dimostrato che gli uomini attualmente a capo dell’industria cinematografica, sono stati prima straccivendoli, impresari di infima categoria, o semplici operai del ghetto, ma non sono le umili origini a darci pensiero; è il fatto che sarebbe una chimera pretendere da costoro un concetto artistico e spirituale del teatro cinematografico. Il piccolo proprietario dei cinematografi è del tutto estraneo ai difetti della produzione, perché acquista le pellicole che proietta, come un qualsiasi altro commerciante. Non solo, ma non ha nemmeno libertà di scelta, e deve prendere quello che gli danno. La propaganda cinematografica viene adoperata soprattutto contro le comunitα religiose non ebree. Un rabbino non apparirà mai sullo schermo, se non come una figura della più alta dignità, in modo da impressionare favorevolmente il pubblico.

Il sacerdote cristiano è  invece esposto ad ogni sorta di umiliazione, dalla ridicola comicità alla più criminale malvagità, nell’intento di distruggerne il rispetto, con degradanti caricature. Il cinematografo serve anche, consciamente o meno, come anticamera o prova generale per avvenimenti pericolosi per la nostra vita sociale. Le rivoluzioni non cadono dal cielo, ma debbono essere concepite e preparate; non rappresentano la sommossa spontanea della massa, ma l’opera premeditata e accurata di determinate minoranze. Non c’é mai stata una rivoluzione fatta dal popolo. Ma quando si vuol fare una rivoluzione, se ne prepara l’atmosfera con dimostrazioni, tumulti artefatti, e idee che possono venire veicolate egregiamente dal cinematografo:  educatore delle masse. Il cinematografo è  diventato una scuola di perversione nefasta, che infetta la società umana, insegnando, nei particolari, le tecniche di assassinio, furto e distruzione.

Nonostante tutte le proteste, la pericolosa scuola ebraica continua a funzionare liberamente, e ispira, con sentimenti violenti e immagini devastanti, la cronaca dei fatti criminali. Il programma cinematografico ebreo comprende diverse tappe nel suo sviluppo. Una di esse è la partecipazione, ogni giorno maggiore, di notissimi autori non ebrei al servizio della propaganda ebraica. Si è cominciato con l’adattare al cinema alcune loro vecchie opere, e ora essi iniziano a scrivere espressamente per lo schermo.

L’ambizione, il desiderio di conservare buone relazioni con i Re della Mecca del cinema, e il denaro, sono motivi pi∙ che sufficienti a spiegare simili conversioni, e tali risultati. Sotto l’influenza di questi moventi, non è  difficile che si giunga a concepire l’antisemitismo come una detestabile ignominia, e ad entusiasmarsi per gli ebrei. Questo asservimento a Giuda spiega la ragione di molti avvenimenti cinematografici, che, diversamente,  sarebbero rimasti avvolti in un segreto impenetrabile.







20.
New York sotto il Kahal Ebreo.

Il giudaismo è organizzato, e segue consciamente un programma pro- ebreo e anti- umano, volto a dare ad un gruppo razziale numericamente infimo, un’influenza decisiva sul resto dell’umanità. Nel campo non ebreo, esistono idee poco chiare sulla coerenza nazionale e sulle organizzazioni ampiamente ramificate degli ebrei, come pure dei fini che essi perseguono, perché, generalmente, non si conoscono a fondo i fatti.
Esistono in America logge ebree, corporazioni e circoli ,i cui nomi sono di dominio pubblico, e che sembrano corrispondere ad associazioni similari esistenti fra i non ebrei. Ma dietro e dentro di esse, funziona attivamente un centro dominante, con la sua amministrazione e il suo governo. Le sue disposizioni hanno forza legale, e tutto il suo operato rappresenta l’espressione della volontà ebrea totale. Due di queste organizzazioni, entrambe interessanti, tanto per la loro segretezza che per la loro potenza, sono la Kehilla Newyorchese e il Comitato Giudeo Americano.

La Kehilla rappresenta il più forte fattore politico della vita ufficiale di New York, ed è un esempio vivo e palpitante di Stato dentro lo Stato. Per mezzo della sua Giunta Amministrativa essa forma il 12° distretto del Comitato giudeo- americano che, a sua volta, rappresenta il focolaio della propaganda pro- ebrei e anti americana. Dettto in altre parole, l’amministrazione giudea di New York forma parte essenziale del Governo Gioudeo negli Stati Uniti.

Secondo gli atti della Kehilla, la causa iniziale della loro organizzazione, fu la grande protesta ebrea contro l’affermazione del generale Bingham, allora capo della polizia di New York, secondo cui la metα dei delitti nella cittα erano opera di ebrei. Le indagini accumularono prove tali contro gli ebrei, da sollevare l’opinione pubblica, e i giudei stimarono necessario far fronte al pericolo. Bingham fu difatti costretto a dimettersi,e una rivista che ne sosteneva le tesi dovette cessare le pubblicazioni.

Questo accadde nel 1908, mentre il Comitato giudeo- americano era stato fondato nel 1906. La parola Kehilla è identica alla parola Kahal, di cui abbiamo già trattato a proposito dei Soviet russi. A New York il Kahal possiede le proprie preture, decreta le leggi, pronuncia ufficialmente sentenze e le fa eseguire, e gli ebrei preferiscono la loro giustizia a quella dello Stato dei Gojm, o cani infedeli.

La Kehilla Newyorchese è la più potente organizzazione ebraica del mondo, e New York è oggi il centro del giudaismo moderno, rappresentando ciò che per il Cattolico è Roma e per il Maomettano la Mecca. Nella Kehilla si riuniscono e raggruppano tutti gli interessi ebraici: il capitalista, il bolscevico, il rabbino, il demagogo, l’operaio scioperante, e il padrone contro cui si è proclamato lo sciopero, sono tutti riuniti sotto la bandiera di Giuda.

Forse non si amano l’un l’altro, ma molto più dell’affetto li unisce l’odio mortale, che tutti loro nutrono per i non ebrei. Ogni ebreo residente a New York, appartiene ad una o più ogge massoniche, società segrete, circoli, comitati, ed altre associazioni, i cui scopi e metodi sono collegati in modo che tutti gli affari e i settori della vita newyorchese cadano sotto il loro controllo. All’atto di fondazione della Kehilla, vi si trovavano rappresentate 222 società ebree, e dopo un anno erano già aumentate a 688. Attualmente sorpassano il migliaio. Lo scopo della Kehilla Φ di convertire New York in una capitale ebrea, e gli Stati Uniti in un Paese ebreo; il che sta avvenendo sotto gli occhi di tutti. New York è ebrea nell’educazione scolastica, ed è un feudo ebreo per quanto concerne Amministrazione, Polizia, Stampa e Giustizia; tutti gli elementi del Potere.

In questa grande associazione che comprende tutte le classi sociali, sono rappresentati: La Conferenza centrale dei rabbini americani, il B’naiN’rith, B’nai Scholom, Figli liberi di Israele, B’rith Abraham, le associazioni di Sionisti americani, di ebrei ortodossi e riformisti, di apostati, assimilati, ricchi, poveri, lealisti e rivoluzionari. Tutti, capitalisti e non, a qualsiasi classe appartengano, sono strettamente legati dai vincoli di razza, sempre per salvaguardare i diritti ebraici. Ma quali sarebbero i diritti di cui l’americano gode, e che all’ebreo sarebbero negati? Contro chi e contro cosa, sono organizzati questi ebrei  che si lamentano sempre di essere perseguitati? Di motivi non ne vediamo nessuno, a meno che essi non esistano nella coscienza stessa degli ebrei, che ben sanno ciò che fanno a danno degli altri popoli, e tendono quindi a salvaguardarsi a priori.

Cosa vogliono gli ebrei che giα non abbiano ottenuto? Forse vogliono convertire al giudaismo gli Stati Uniti.
Affinché gli Americani sappiano quello che si sta preparando, elencheremo alcune delle esigenze contenuti nei Diritti ebraici esposti dalla Kehilla:

1. Ammissione illimitata di immigranti ebrei provenienti da tutte le parti del mondo, anche se gli altri immigranti non ebrei saranno esclusi.

2. Riconoscimento ufficiale del culto religioso mosaico da parte dello Stato e del Municipio.

3. Soppressione del nome di Gesù Cristo nei documenti o nelle assemblee pubbliche, da parte delle Autorità municipali, territoriali e dello Stato.

4. Riconoscimento ufficiale del Sabato ebreo, come giornata festiva per tutta la comunitα americana.

5. Autorizzazione per gli ebrei, di tenere aperti la domenica i loro negozi e le loro fabbriche, e di commerciare in quel giorno.

6. Soppressione delle feste di Natale nelle scuole pubbliche.

7. Sospensione dalla carica, e castigo penale a tutte le persone al Servizio dello Stato che critichino la razza ebraica, anche se ciò viene fatto nell’interesse pubblico. Il criticare la razza ebraica diviene cos∞ delitto comune.

8. Insediamento del Beth Din, o Tribunale ebreo, nei palazzi pubblici e di Giustizia.

9 .Eliminazione nelle scuole e nelle universitα di tutti i libri di testo che agli ebrei sembrino inopportuni, e che li dipingono come sono.

10. Proibizione di usare il concetto Cristiano o le voci Stato, Nazione e Religione nei decreti pubblici, perché costituiscono una denigrazione della razza ebrea.

Un altro dei diritti degli ebrei consiste nel far si che la United Press, la più importante agenzia giornalistica americana, pubblichi solo ciò che loro conviene, e con il tono da essi desiderato. Esempi e prove che, sotto il pretesto dei Diritti Ebrei, si nasconde un attacco sistematico ai Diritti dei Non ebrei, si potrebbero dare all’infinito.

Dei costumi ebraici nessuno si preoccupa: essi hanno il loro calendario, i loro giorni festivi, i loro riti; di propria volontα si isolano nei loro ghetti, osservano i propri precetti kosher nel mangiare e nel bere, macellano le loro bestie secondo i propri riti, e con un sistema tanto crudele che nessuna persona di sentimenti umani potrebbe approvare. Nessuno li molesta nel loro operato, ma, il non ebreo, dovrebbe fare, secondo loro, tutto ciò che essi vogliono, altrimenti strepitano immediatamente all’antisemitismo e alla lesione dei sacri diritti ebraici.
Bisogna aprire gli occhi, e osservare come costoro ledono i diritti di tutti i cittadini americani non ebrei, che viva dio sono ancora la maggioranza. L’intolleranza religiosa reale è quella ebraica, e consiste nell’attacco degli ebrei contro i diritti religiosi degli altri, e nella loro ostinata volontα di far sparire dalla vita pubblica americana anche l’ultimo vestigio del carattere eminentemente liberale di quel popolo.














21.
L’Ordine universale “B’nai B’rith”.

Le organizzazioni ebraiche, sono tanto numerose quanto ammirevolmente sparse in tutto il mondo. Sono tutte praticamente Internazionali, sia o meno specificato negli Statuti questo loro carattere. L’Allience Israelite Universelle di Parigi si può considerare come il centro mondiale di gravità della politica ebraica internazionale; ogni singola associazione di ogni paese è in relazione con essa. L’ordine indipendente B’nai B’rith, che conta attualmente più di un milione di soci, è invece apertamente internazionale. Esso ha diviso il mondo abitato in 11 distretti, 7 dei quali sono negli Stati Uniti. Ultimamente il numero delle sue logge giunge a 426, sparse negli Stati Uniti, Europa, Asia e Africa. I quattro membri del Comitato Esecutivo, che non risiedono negli Stati Uniti, vivono rispettivamente a Berlino, Vienna, Bucarest e Costantinopoli.

Osservando le Commissioni direttive delle associazioni ebree, si resta colpiti dal fatto che in tutte quelle di una certa importanza, i nomi sono sempre gli stessi; nomi che si ripetono anche nelle Commissioni del Senato, nelle alte cariche dell’Amministrazione militare, e dovunque il giudaismo internazionale riesca ad introdursi, per far pesare la sua influenza sulla politica mondiale. Tutti questi fili convergono nel Comitato giudeo- americano e nella Kehilla Newyorchese.

I Mack, Brandeis, Warburg, Schiff, Morgenthau, Wolf, Kraus, Elkus, Straub, Marshall, compaiono sempre nelle questioni di massima importanza.
Negli Stati Uniti d’America Esistono 6100 organizzazioni ebraiche, 4000 delle quali risiedono a New York. L’organizzazione pi∙ conosciuta è quella dell’Ordine N’nai B’rith, o Fratelli della Legge di Mosé, fondato da oriundi tedeschi nel 1843, e la cui sede è a Chicago. La prima filiale fuori dagli Stati Uniti è quella di Berlino, del 1885, ove si costituì la Gran Loggia numero 8, alla quale ne seguirono altre, in Romania ed in Austria. L’Ordine ha lo scopo di educare i suoi al sentimento patriottico, ma ha fatto dei tentativi anche nel campo della politica. La storia diplomatica degli Stati Uniti, negli ultimi settant’anni, fino al 1920, conserva molte tracce dell’intervento dei B’nai B’rith. Nel 1870 fu nominato console degli Stati Uniti a Bucarest il fratello Peixotto, con la missione speciale di migliorare la situazione degli ebrei “crudelmente perseguitati in Romania”.

Quelle persecuzioni, non erano di fatto che la difesa del contadino rumeno contro i suoi due peggiori nemici: l’alcool ebreo ed il latifondista ebreo. La nomina di Peixotto fu decisa in seguito a pressioni fatte dall’Ordine, e le trattative furono condotte personalmente dal Fratello Simon Wolf, che per cinquant’anni è stato il rappresentante degli interessi ebrei a Washington.

Fu lui a proporre al ministro degli Esteri Bryan la nomina di un ambasciatore ebreo in Spagna, per dimostrare che l’America protesta ancora per l’espulsione degli ebrei nel XV secolo. Ebrei furono anche coloro che indussero il Presidente Harding a nominare un ambasciatore ebreo a Berlino, per dimostrare che gli Stati Uniti disapprovavano la politica del Governo Tedesco, contro il predominio ebraico nell’industria, nelle finanze e nella religione.

Degno di nota è il fatto che, mentre gli ebrei americani si accaparravano i posti diplomatici in Oriente, gli ebrei britannici fecero altrettanto con le alte cariche in Persia, in India e in Palestina. In questo modo tutto l’Oriente si trova sotto il loro controllo, e possono far capire al mondo maomettano che, dopo aver conquistato i popoli di razza bianca, ora si preparano a tornare nella loro antica patria.

Il B’Nai B’rith può essere considerato come una Massoneria esclusiva degli ebrei; essi esigono di essere ammessi a tutte le Associazioni ed Ordini cristiani, ma nella loro ammettono esclusivamente e tassativamente solo gli ebrei. Una politica così unilaterale è la norma israelitica. Una delle loro attività principali è  la Lega anti diffamatoria, che esige un servizio di spionaggio che tenga al corrente la gran Loggia di tutto quello che può danneggiare il giudaismo. Generalmente, in ogni città o paese, il presidente della Lega è una persona influente, capace di esercitare pressioni sulla stampa. Uno dei trionfi pi∙ appariscenti della Lega, è stata il riuscire a far sopprimere la parola Ebreo dalle pubblicazioni, a meno che non fosse usata in senso laudativo. Così la gente non sa più come chiamarli, ma deve sopportarne tutte le teorie senza il permesso di pronunciarne il nome.

L’azione svolta dal B’nai B’rith non lascia adito ad alcuna speranza di riconciliazione o di riavvicinamento, dato che essi vogliono distruggere il cristianesimo e le altre religioni, per far posto al giudaismo.









22.
Come Disraeli qualificò gli Ebrei

Accade spesso che gli ebrei si lamentino di non essere capiti e, se non si vedono elogiati all’eccesso, dicono di essere perseguitati e sospettati. Se i non ebrei si liberassero dall’errore di credere che gli ebrei di oggi non sono identici a quelli dell’Antico Testamento, e se sapessero quello che comanda il Talmud, siamo certi che da sospettati essi si trasformerebbero in colpevoli. Beniamino Disraeli, che col nome di Lord Braconsfield fu presidente del Consiglio dei ministri della Gran Bretagna nel 1860, era ebreo e se ne vantava, nonostante fosse stato battezzato. Egli pubblicò diversi libri in cui cercava di mettere in buona luce il suo popolo.

Nel suo romanzo Coningsby, Disraeli tratteggia, nel personaggio di Sidonia, il carattere ebraico, così come egli certamente avrebbe voluto che fosse visto da noi, nella realtà. Disraeli dipinge gli ebrei come arabi di Mosé, con l’intenzione manifesta di fissare loro una posizione determinata fra le nazioni del mondo, e, un’altra volta, invece, li chiama arabi-ebrei .Egli formula la tesi che chi resisterà alla loro volontà cadrà sotto l’anatema, e si vale per questo delle parole bibliche: Maledirò chi ti maledirà.

Se l’ebreo fosse cosciente di essere una benedizione fra i popoli, cesserebbe automaticamente di compiere le azioni che oggi lo rendono inviso. Quando si attacca l’ebreo, non lo si fa perché è ebreo, ma perché ha una condotta ed esercita un’influenza deleteria, che mira alla distruzione ed al crollo spirituale delle società e delle culture non ebree. La persecuzione degli ebrei, a cui si riferisce Disraeli, è quella intrapresa dall’Inquisizione Spagnola per motivi religiosi. Egli dipinge la storia delle famiglia di Sidonia, in un’ epoca turbolenta della storia Europea. Durante i disordini nella penisola iberica -dice-, un membro del ramo cadetto della nostra famiglia guadagnò un’immensa fortuna, fornendo materiali di guerra ai diversi eserciti combattenti. E’ un fatto innegabile, che può applicarsi a tutta la storia dell’era cristiana, che per gli ebrei, perseguitati o no, le guerre sono sempre state epoche di grande vendemmia finanziaria.

Essi furono i primi fornitori degli eserciti, e spesso, come Sidonia del romanzo di Disraeli, approvvigionarono entrambe le parti in conflitto, senza badare alle sottili e superflue distinzioni fra amici e nemici. La regola stabilita dal Talmud per la razza ebrea è, difatti, di considerare nemici tutti gli infedeli: quindi nessun conflitto morale o scrupolo di coscienza turba mai l’ebreo che commercia in morte.  Conclusa la pace, e in previsione del grande avvenire finanziario europeo, Sidonia decide di emigrare in Inghilterra, e sbarca in quel paese con un’immensa fortuna, che impiega totalmente nel prestito di Waterloo, convertendosi, dopo la sconfitta di Napoleone in uno dei pi∙ potenti capitalisti d’Europa. Appena stabilitosi in Inghilterra, egli torna a professare il giudaismo. Fin da quando era in Spagna, Sidonia aveva previsto che l’Europa, dissanguata da guerre durate 25 anni, avrebbe avuto bisogno di capitali per tornare alla normlitα.

All’Europa occorreva denaro, e Sidonia era disposto a darglielo. La Francia, l’Austria e la Russia ebbero prestiti da Sidonia; l’unico paese che egli non finanziò fu la Spagna. Ma dove aveva preso tutto quel denaro? Durante le guerre precedenti, lo aveva tolto proprio a quegli stessi popoli ai quali, a pace fatta, tornò ad imprestarlo con interessi esorbitanti. Fu esattamente lo stesso denaro, come sono gli stessi i grandi finanzieri che attuano la guerra e la pace; essi possono personificarsi nell’Ebreo Internazionale.

Sidonia, il tipo dell’Ebreo Internazionale glorificato da Disraeli, diviene uno dei personaggi più importanti d’Europa. In tutte le capitali egli stabilisce un fratello o un parente prossimo, di cui può fidarsi ciecamente. Così diviene signore e padrone del mercato finanziario e, con esso,  di tutto il resto. Quella che Disraeli descrive sembra la storia di Nathan Rothschild, l’ebreo Internazionale, orgoglio e ammirazione della sua razza. Gli ebrei leggono volentieri il libro di Disraeli, ma griderebbero alla persecuzione e all’odio antisemita, se un autore non ebreo osasse dipingere questo stesso quadro, con la semplice aggiunta che non fu precisamente un beneficio per l’umanità se, con l’uso della guerra, un gruppo di finanzieri ebrei si trasformarono in signori del mercato finanziario mondiale, e di conseguenza, in padroni di tutto il resto.

Tutto quello che Disraeli ci racconta di Sidonia, può essere applicato agli altri ebrei, e forma anche il ritratto di certi ebrei americani altolocati, che si muovono nei circoli aristocratici, senza sdegnare le relazioni con avventurieri, agenti segreti, spie politiche, e con tutte le potenze occulte, delle quali l’umanità in genere, sa ben poca cosa. Il Sidonia di Disraeli dice:

Mi occupo soltanto di politica. Le notizie sulla pace o sulla guerra mi lasciano indifferente, salvo il caso in cui qualche sovrano abbia bisogno di denaro, perché allora ha bisogno di noi. Due anni fa la Russia si rivolse a noi, sebbene fra la mia famiglia e la Corte di Pietroburgo non fossero mai esistite relazioni di amicizia; a metterci in contatto furono i nostri amici olandesi. Le nostre proteste in favore degli ebrei polacchi, non erano state troppo bene accolte dallo Zar. Pure le circostanze obbligavano ad un riavvicinamento fra noi e i Romanov. Decisi di recarmi a Pietroburgo e incontrai il conte Cancrin, Ministro delle finanze Russo, che era il figlio di un ebreo lituano. Il prestito di cui aveva bisogno la Russia era in stretta relazione con gli avvenimenti di Spagna, per cui mi abboccai con il Ministro Mendizàbal, mio fratello di razza, figlio di un neo cristiano, già ebreo aragonese. I rumori che circolavano in Madrid mi indussero a trasferirmi immediatamente a Parigi, per trattare col Presidente del Gabinetto Francese, che era ebreo; figlio di un eroe e un maresciallo dell’Impero. Il risultato delle nostre conferenze fu quello di invitare una nazione nordica a servire da arbitro, e la nostra scelta cadde sulla Prussia, e sul suo Ministro: l’ebreo prussiano conte Arnim. Vedete dunque, caro Coningsby, che il mondo è governato da personaggi completamente diversi da quelli creduti tali, da chi ignora quello che accade dietro le quinte. Non osserverete mai, in Europa, un importante movimento spirituale al quale non partecipino gli ebrei in alto grado. I gesuiti sono ebrei. La misteriosa politica Russa, è organizzata e in parte realizzata dagli ebrei. L’enorme rivoluzione che ora si sta preparando in Germania, e che si convertirà in una seconda Riforma, ma di cui per ora in Inghilterra si sa ben poca cosa, si va preparando completamente sotto la direzione attiva degli ebrei.

Gli Ebrei dicono che i Protocolli dei Savi anziani di Sion sono una pura invenzione; lo è anche Disraeli? O forse non conosceva bene il suo stesso popolo? Cosa ci dice, in sostanza, questo autore ebreo? Che in Russia, dove a sentir loro sarebbero stati oppressi, gli ebrei avevano le redini in mano. Con la sua profezia della futura rivoluzione in Germania, della quale nessun tedesco aveva la benché minima idea, Disraeli dimostra in quale magnifica forma gli ebrei padroneggiano la tecnica rivoluzionaria.
Disraeli ha scritto la pura verità, rivelando al mondo il suo popolo, tale e quale esso è. Per quale ragione lo avrà fatto? Per magniloquenza? o forse la sua coscienza lo spinse a rivelare al mondo, tramite un romanzo, gli occulti piani del Popolo di Giudea? Come che sia è certo che egli disse il vero, senza che i suoi fratelli di razza o i fatti abbiano mai potuto smentirlo.

Quando gli Stati Uniti sono diventati la Nuova Gerusalemme, i suoi cittadini ebrei decisero di utilizzare il governo americano per il compimento di quelle loro aspirazioni che non erano ancora riusciti a realizzare. Ebrei Tedeschi e Russi arrivarono negli Stati Uniti, e dopo una breve permanenza, prendevano la cittadinanza americana per poter poi tornare in Russia, nella loro nuova veste di cittadini americani. La Russia, però seguitava a considerarli ebrei, e perciò soggetti ella sue leggi. Donde, numerosi incidenti diplomatici che, montati dalla propaganda ebraica negli Stati Uniti, divennero l’esagerazione dell’Inferno Russo subito dagli ebrei, che si rivelò un trucco per creare uno screzio fra America e Russia.

La campagna contro la Russia,  culminò nella pretesa ebraica che gli Stati Uniti rompessero le relazioni commerciali con quella nazione, e continuò finché Taft venne eletto presidente. Gli ebrei lo credevano malleabile ma si sbagliarono, perché egli rifiutava di accontentare le loro richieste, inoltre Taft fece presente , il 15 febbraio 1911, che gli Stati Uniti avrebbero ammesso nel loro territorio solo le persone ritenute desiderabili, che comunque avrebbero dovuto subire un esame scolastico. Non vi sarebbero state restrizioni per l’immigrazione degli ebrei russi, ma si sarebbe visto con piacere che essi si stabilissero nei territori dell’Ovest. I delegati ebrei Jakob Shiff, JakobFurth, Luis Marshall, Adof Kraus, Henry Goldfogle, cui la comunicazione venne fatta, rimasero allibiti. Shiff offeso disse che questo significava la guerra. Iniziò una manovra internazionale per obbligare l’America a rompere il suo trattato commerciale con la Russia, in vigore dal 1832, e una lotta interna per forzare il Presidente ad una politica favorevole agli ebrei. Si mossero la Camera dei Deputati e il Senato, che obbligarono Taft a dire al governo russo che il Trattato commerciale in vigore avrebbe avuto termine alla scadenza. Francoforte sul Meno aveva vinto! Il Presidente americano era stato obbligato ad inchinarsi al volere degli ebrei; questa fu la prima vittoria. La seconda, il cataclisma finale, fu il bolscevismo, la rovina di quel paese, e la strage della Famiglia Imperiale dei Romanov.













23.
La relazione Morgenthau sulla Polonia.

Ora ci occuperemo delle presunte persecuzioni degli ebrei in Polonia, delle quali tanto si lamentano i giudei di tutto il mondo. Su questo punto esistono documenti ufficiali che sono stati pubblicati dai Governi della Gran Bretagna e degli Stati Uniti rispettivamente. Uno di questi documenti è la Relazione del signor Morgenthau, sui lavori della Delegazione americana in Polonia, per appurare la situazione degli ebrei in quel paese.

Unita a quella relazione, esiste una memoria particolareggiata del membro di detta delegazione, generale di Brigata Jadwin. Sebbene questo documento fosse stampato con lo scopo di renderlo pubblico, esso è  divenuto oggi rarissimo come se fosse stato tolto di circolazione.

L’esemplare da cui sono stati tolti gli esempi che riproduciamo è stato acquisito con grande difficoltα. Morgenthau, l’autore, capo della Delegazione americana che rimase in Polonia dal 13 luglio al 13 settembre 1919, è l’ex ambasciatore americano di Costantinopoli, persona di riconosciuta onorabilità: La causa dell’irreperibilità della sua relazione, risiede nel fatto che gli ebrei non ne sono affatto soddisfatti, perché essa dice la schietta verità sui loro correligionari della Polonia.

Partita la Delegazione americana dalla Polonia, ne arrivò un’altra britannica, capitanata da un ebreo inglese chiamato Stuart Samuel, la quale vi rimase fino a dicembre. Il fratello di Stuart, Herbert Samuel, è l’attuale Alto Commissario della Palestina. Con Stuart Samuel era il capitano Wrigt, il quale scrisse un’aggiunta alla relazione di Samuel. I due documenti, accompagnati da una lettera dell’ambasciatore inglese a Varsavia, furono inviati al Governo di Londra. Di questi cinque documenti, uno solo ebbe l’approvazione degli ebrei americani: quello di Stuart Samuel, che fu pubblicato testualmente su tutti i giornali, stampato in forma di manifesto, e di cui si trovano tutte le copie che si desiderano.
Gli altri furono ignorati; perché?  Perché trattano la questione imparzialmente, e da ogni punto di vista. Perché ci si possa fare un’idea in proprio, riprodurremo i passi principali delle dichiarazioni dei 5 documenti, mettendo in evidenza le coincidenze e le divergenze fra loro.

1.- Sulle persecuzioni in generale.

Dice Samuel:
I Polacchi sono generalmente gente semplice, e se le campagne giornalistiche fatte con lo scopo di eccitare gli animi fossero soffocate energicamente, gli ebrei potrebbero, come negli otto secoli passati, vivere in buona armonia con i loro concittadini.

Degna di nota è la leggerezza con cui Samuel parla di restrizioni alla libertα di stampa. La stampa ebraica in Polonia ha sempre goduto della maggiore libertà e ora che la stampa polacca osa dire la verità sugli ebrei, Samuel parla di energiche restrizioni.

Morgenthau afferma:
I soldati si esaltavano alle notizie che gli ebrei erano bolscevichi, mentre a Leopoli circolava la voce che gli ebrei facevano causa comune con gli ucraini. Perciò gli eccessi che ne derivarono furono tanto di carattere politico quanto antisemita. Come gli ebrei considererebbero molto ingiusto che la loro razza fosse giudicata in conseguenza di alcuni fatti isolati, compiuti da pochi correligionari, così sarebbe anche ingiusto giudicare la nazione polacca sulla base delle violenze commesse da truppe indisciplinate, o da bande popolari isolate. Questi eccessi sono da attribuirsi al profondo sentimento antisemita dei polacchi, accresciuto dal sospetto che gli abitanti ebrei professassero sentimenti ostili verso lo Stato polacco.

L’ambasciatore Rumbold dice:
Gli ebrei hanno pochi fondati motivi per protestare clamorosamente come fanno, contro un paese nel quale hanno sofferto meno che in alcun altro.

Dalla relazione del capitano Wright:
Si è cercato di scoprire, nella loro immaginazione malata, la ragione per cui gli ebrei credono di essere un popolo oppresso e perseguitato.
Questa affermazione ha i suoi vantaggi, soprattutto in teoria, ma offende la veritα, e ne fa fede quello che è successo in questi ultimi tempi ad altre minoranze di razza, religione e lingua, per usare la formula prediletta del trattato di Versailles.
Il generale Jadwin osserva che il clamore sollevato dalle persecuzioni va considerato solo come un mezzo di propaganda, e afferma:

I disordini di Leopoli, accaduti dal 21 al 23 di novembre, come gli eccessi in Lituania, diventarono un’arma potente di propaganda anti polacca. Le agenzie giornalistiche dei paesi centrali, che avevano interesse a screditare la Repubblica polacca, permisero la pubblicazione di notizie, secondo le quali testimoni oculari calcolavano le vittime da 2500 a 3000, mentre nelle dichiarazioni dei Comitati locali ebrei, esso fu soltanto di 76 persone.
Morgenthau calcola in 258 il numero degli ebrei morti, mentre Rumbold parla di 18 morti dentro la Polonia propriamente detta, i restanti essendo periti nei disordini della zona di guerra. Samuel dα invece un totale di 348 morti.


2.- Le cause generali dei disordini anti ebrei prima della Guerra Mondiale.

dice Stuart Samuel:
Gli ebrei residenti in Polonia e Galizia sommano a circa tre milioni. Le relazioni fra Polonia e Russia sono state sempre molto importanti, grazie alla propulsione data dagli ebrei al commercio, che avevano completamente in mano. Essi avevano inoltre il monopolio di tutti gli affari, e quasi tutti gli agenti rurali, al servizio della nobiltà polacca, appartenevano alla razza ebraica. Le relazioni degli ebrei con i contadini erano soddisfacenti.

Dice Rumbold:
Ciò che dice Samuel sulle relazioni commerciali russo- polacche prima della guerra potrebbe essere interpretato erroneamente; ci risulta che la maggior parte delle merci esportate dalla Polonia furono commerciate dagli ebrei, ma solo una minima parte fu da essi fabbricata.

Wright riferisce:
In Polonia, fino alla generazione attuale tutti i commercianti furono ebrei. I polacchi erano contadini e latifondisti e lasciavano il commercio in mano agli ebrei. Tanto nelle capitali come nei villaggi, gli ebrei non sono mai i produttori delle merci o gli artigiani, ma gli intermediari per la vendita, e i trafficanti di danaro. A poco a poco essi divennero padroni di tutto il traffico commerciale, e da allora non lavorarono più. Ogni due o tre persone si incontra un ebreo, e tutti i rioni poveri sono abitati esclusivamente da loro, e in essi vi sono centro sinagoghe. Vi sono città e fabbriche completamente ebree, con tutte le insegne scritte in caratteri ebraici.

3. La Causa generale dei disordini in conseguenza della guerra.

Samuel:
L’affinità di lingua col tedesco, fece sì che durante l’occupazione del territorio polacco da parte dei tedeschi, gli ebrei fossero utilizzati come interpreti presso i polacchi. Perciò essi furono accusati di connivenza con i tedeschi.

Rumbold:
La somiglianza dell’Yddisch col tedesco, giustificherebbe il fatto che i tedeschi usarono gli ebrei come interpreti durante l’occupazione tedesca della Polonia, nonostante ci fossero un’infinità di polacchi che parlavano tedesco. Ma la ragione vera è che i polacchi consideravano i tedeschi come nemici e li servivano malvolentieri, e gli ebrei no.

Jadwin:
Durante l’occupazione tedesca della Polonia, la somiglianza della lingua tedesca con l’Yddisch e l’abilità dell’elemento ebreo nel combinare affari, indussero i tedeschi a servirsi degli ebrei come intermediari, per cui essi godevano di una protezione speciale, ed ebbero persino la promessa che sarebbe stata concessa loro l’autonomia. Gli ebrei speculavano sui viveri e derubavano i polacchi.

Wright:
L’età dell’oro e il trionfo degli ebrei, coincise con l’occupazione tedesca della Polonia. I tedeschi, approfittando dell’affinità di lingua, si servirono degli ebrei per organizzare un sistema di sfruttamento di tutto quanto esisteva in Polonia. In collaborazione con gli ebrei, gli ufficiali e i funzionari tedeschi amministravano tutto il paese. Gli ebrei erano gli strumenti dei tedeschi, e si dette il caso che più di un ebreo povero si arricchisse rapidamente.

4. Il boicottaggio, unico mezzo di difesa dei polacchi per non essere strangolati dagli ebrei.

Samuel:
Il boicottaggio contro gli ebrei, data dalle elezioni alla Duma del 1912. Durante la guerra esso fu meno vigoroso, ma dopo l’armistizio riprese con la violenza di prima, approvato e appoggiato dalla stampa polacca. Il boicottaggio consisteva in un mutuo accordo fra polacchi di non mantenere relazioni commerciali con non polacchi. La sua vera denominazione polacca è Cooperativa. Questo è ciò che gli ebrei chiamano persecuzione.

Rumbold:
Bisogna ricordare che i Polacchi, per il fatto che fino al 1832 non poterono occupare posti pubblici, dovettero darsi al commercio, entrando in concorrenza con gli ebrei, che ne detenevano il monopolio. La concorrenza aumentò quando il governo Russo permise l’organizzazione di cooperative in Polonia. Il governo Polacco potrebbe sopprimere il boicottaggio con leggi e divieti, ma esorbita dalle funzioni di un governo l’obbligare i propri sudditi a mantenere relazioni commerciali con chi essi non desiderano.

Morgenthau:
Molti commercianti ebrei vedono nella fondazione delle cooperative, un pretesto per ledere i loro interessi, quando non è che un mezzo di cui si vale il Governo per limitare i guadagni eccessivi degli intermediari ebrei. Dato che l’installazione di questi negozi- cooperativi tende ad eliminare il trafficante ebreo, i giudei vedono le cooperative come un attacco contro di loro. Può darsi che i sentimenti antisemiti non siano estranei ai fatti, ma resta il fatto che il sistema delle cooperative è lecito in ogni comunità.

E’ quindi facile farsi un’idea della situazione reale. Ottocento anni or sono, la Polonia aprì le sue porte a tutti gli ebrei perseguitati in Europa, ed essi vi si installarono usufruendo di tutte le libertà. Costituirono uno Stato dentro lo Stato, e i polacchi furono sempre indulgenti con essi, non avendo pregiudizi né di razza né di religione. Poi l’Europa piombò sulla Polonia distruggendola, e in quel tempo gli ebrei raggiunsero un’enorme potenza, dominando i polacchi e le loro famiglie. Venne poi la guerra mondiale, e con essa la promessa della costituzione di una Polonia libera, ma gli ebrei non videro di buon occhio questa liberazione, perché non erano mai stati amici dei polacchi. Questi se ne accorsero nei fatti, e dopo l’armistizio, riacquistata la libertα,  manifestarono apertamente i propri sentimenti.

Accaddero fatti deplorevoli ma non inesplicabili e, come conseguenza, gli ebrei iniziarono a fare una guerra contro il paese che per otto secoli li aveva ospitati. Questi fatti dimostrano chiaramente che gli ebrei non sono affatto le vittime innocenti che vorrebbero far credere di essere, e mostra il vero volto della campagna anti polacca in America. Gli ebrei perseguono, nel denigrare la Polonia, dopo la conferenza di Versailles che li ha visti liberati da ogni autorità polacca, l’obbiettivo di falsare i fatti reali agli occhi degli Americani, affinché gli Stati Uniti sopportino il pesante flusso dei 250.000 ebrei polacchi emigrati in America. L’ebreo è oggi solo l’ebreo, e l’uso delle perifrasi di comodo è finito.
In ogni Stato, in ogni città esiste un’organizzazione ebrea con ordini politici precisi, il primo e principale dei quali consiste nell’annichilare ogni persona, giornale o istituzione che si permetta di opinare liberamente sulla questione ebraica, mantenendo viva in essi la paura per gli ebrei.

Queste organizzazioni, a loro volta, hanno commissioni che si incaricano di fomentare l’odio e il discredito verso chi si vuole porre fuori combattimento. L’organizzazione ebraica in America non è solo esclusivamente ebraica, è anche spesso ostilmente anti americana. Gli ebrei non condividono gli ideali americani, che sono quelli della razza bianca europea, e perciò li combatte con ogni mezzo, compreso quello di accusare ogni loro avversario di antisemitismo.

L’antisemitismo è l’ultimo rifugio dei portavoce ebrei sleali, quando si trovano di fronte alla veritα, ed essi lo usano sia come arma contro i non ebrei che come mezzo per dominare il proprio popolo. Ai portavoce ebrei non rimane che smentire, ingannare, minacciare, eliminare libri scomodi dalle biblioteche, boicottare o rovinare i propri “nemici”. Gli ebrei non vogliono né la libertà di parola né di stampa, e il B’nai B’rith lavora per ottenere leggi che proibiscano in modo assoluto qualsiasi pubblicazione che possa dispiacere o danneggiare gli interessi degli ebrei.

Questa è la loro sola reale risposta ai fatti. Attualmente gli ebrei si occupano di eliminare, da centinaia di biblioteche pubbliche, tutte le opere che osino alzare il velo del loro operato, o che affermino che essi non sono affatto il migliore e più virtuoso dei popoli; né i prediletti di Dio.











24.
Che cos’é il Jazz.

Il Jazz è un prodotto ebraico. Tutto ciò che in esso c’è di insipido, viscoso, contraffatto; la sua sensualità animalesca, è di origine ebraica, ed esso si riduce e note dissonanti e disarmoniche, strilli, grugniti, e rumore. E’ provato che l’ottanta per cento delle canzoni popolari americane è proprietα di sette case editrici di musica ebree, che formano un Trust.
L’altro venti per cento è anch’esso in mano ad ebrei, che però si mantengono indipendenti dai primi. Il fatto che, ovunque sia presente l’elemento ebreo, si assista ad una degradazione spirituale e formale, dovrebbe obbligarci a riflettere. Sport, Musica, Stampa, Teatro, Cinema, Comunicazioni, Editoria, sono in mani ebree, e i risultati devastanti di questo fatto sono sotto gli occhi di tutti; la vera Cultura e l’arte agonizzano, strangolate dal pattume immaginale ebraico e dal suo spirito anti artistico e mercantile.

Il commercio della musica è oggi un’industria genuinamente ebraica, e il Jazz è uno dei suoi prodotti. L’ebreo non possiede originalità nΘ facoltà creative; si limita ad appropriarsi di ciò che gli conviene e lo trasforma in un affare. Nel caso del Jazz si sono saccheggiate le arie popolari e le melodie di opere e di canzonette, e le si è condite con un pizzico di bestialità, per poterle rilanciare sul mercato. La musica non ebrea e stigmatizzata come merce da beghine, e il popolo viene alimentato con musica negroide, da selvaggi, che veicola emozioni torbide e sentimenti spurî.

Il primo tentativo di mercanteggiare i motivi popolari fu fatto dal canzonettista Julius Wittmark. A lui successe un’infinità di ebrei dell’Est, che guadagnarono ricchezze enormi sfruttando il gusto popolare degradato. Uno di costoro è Irwing Berlin, il cui vero nome è Isidoro Berliner. I mercanti ebrei hanno un metodo infallibile per distruggere il buon gusto musicale; offrire sempre la stessa melodia con parole diverse; stupidi ritornelli senza senso, che gli idioti possono canticchiare come novità.
Con questo artifizio si va creando una atmosfera spirituale immonda in tutti gli strati sociali, e su ciò si fondano i calcoli malsani degli ebrei, che intanto arricchiscono. Alcool, Droghe, Musica demenziale, sono prodotti commercializzati dagli ebrei che vogliono il crollo spirituale e morale dei non ebrei, e lo ottengono con una ripetizione esasperante, che diviene moda, e povertà di sentimenti ed emozioni reali.

Non c’è nulla di durevole nella produzione ebraica, deve esistere sempre l’Ultimo grido, l’Ultima moda, l’ultimo stile, per incanalare il flusso di denaro nelle tasche dei fabbricanti di musica, di moda, di droga. Se gli ebrei non sanno creare arie popolari, sanno benissimo sfigurare quelle altrui, trasformando l’alimento spirituale in un cibo avvelenato che deforma chi lo assume, nel ritmo rapidissimo della vendita voluta dagli ebrei.
Fabbricare in serie per aumentare le entrate è il motto del giudeo; il valore intrinseco dell’opera è di nessuna importanza, anche meglio se non ne ha alcuno. Perché solo gli ebrei si prestano a tutto ciò?  Perché ciò rappresenta un sistema inattuabile per qualsiasi altra razza; nessun’altra vive e muore per il baratto come fa la razza ebrea, ed è capace di coniugare, insieme, la parola Arte e i verbi manipolare e vendere.
Popolarità, secondo il concetto ebreo, significa moda, modernismo e ripetizione ossessiva. In tutto ciò c’é sistema e metodo; non vi è nulla di casuale. Il predominio ebraico sulle arti, la musica, la scrittura, significa che tutto ciò che non é ebreo viene bandito immediatamente, e non troverà mai la strada per giungere al grande pubblico.

I proprietari delle case discografiche, i critici, gli agenti, gli editori, le Gallerie d’Arte, gli attori non solo sono ebrei, ma lo sono a coscienza, con lo scopo di appoggiarsi mutuamente e di escludere, in modo assoluto, tutto quanto non sia ebreo. Bisogna riconoscere questo pericolo mortale che irradia dalla cultura ebraica, che inocula nel tessuto immaginale non ebraico i propri contenuti virali, prodigando denaro che raccoglierà centuplicato. Se questo ridotto numero di persone fosse non ebreo, tutti lo segnerebbero a dito, ma è tale e, quindi, resta invulnerabile a causa del famoso “pregiudizio di Razza” o dell’antisemitismo, sbandierato non appena, dell’ebreo, si tocchino gli interessi e gli scopi.

Se a tutti i casi e ai fatti che compongono la nostra vita, e che soffrono dell’influenza ebraica, si apponesse la dicitura ebraico, cosa disgraziatamente difficile da tradurre in pratica, ne risulterebbe una rete stupefacente, di proporzioni tali da farci sollevare in armi.
Il bolscevismo in America lavora con gli stessi metodi e in parte anche con gli stessi agenti che in Russia. L’americano genuino, non immagina neanche che le alterazioni dell’ordine sociale sono fatti premeditati da gente che sa perfettamente quello che vuole e quello che fa. La Francia non è oggi meno aggiogata al dominio russo di quanto non lo sia la stessa Russia, e in quanto alla Germania, ad onta del suo violento antisemitismo, tenta invano di liberarsi dalla mano di ferro che la strozza. Il baluardo dell’influenza e dell’attivitα dei bolscevichi negli Stati Uniti, è costituito da associazioni operaie ebree, le quali, senza eccezione alcuna, professano un programma pienamente bolscevico.

Le associazioni operaie ebree dipendono direttamente dal Kahal russo, i cui membri, dopo il tracollo della rivoluzione russa del 1905, inondarono l’America, dando alle organizzazioni operaie ebree un carattere prettamente bolscevico. Lo scopo politico ebraico non è altro che il dominio del mondo inteso in senso materiale. Questa sete di dominio, escluso qualsiasi altro movente, ci dà la spiegazione delle loro azioni e dei loro istinti emigratori in senso politico, propagandistico e rivoluzionario.

La questione ebraica in America non è un prodotto della superiorità numerica degli ebrei, né dell’invidia degli americani per i loro successi, ma nasce dall’influenza ebraica su tutte le manifestazioni della vita americana. Essi si vantano di averci dato la Bibbia, da cui provengono la nostra Religione e il nostro Dio; ciò che non è affatto vero. La loro influenza è nociva e nefanda per il popolo e il desiderio di liberarsi da codesta influenza non significa una reazione, ma costituisce un ritorno alle antiche idee dei nostri antenati anglosassoni.
Da essi e non dagli ebrei è  uscita la nostra cultura e il nostro genio. Le Università sono prese di mira dalle idee e dalla filosofia giudaiche, e la gioventù è facile preda per questi corruttori di anime, che largiscono a piene mani il loro veleno dissolvente, assieme alle teorie social- rivoluzionarie di matrice ebraica. Gli ebrei lavorano al compimento del Programma esposto nei Protocolli dei Savi Anziani di Sion, quindi bisogna mostrare ai giovani anglosassoni ed ariani la fonte a cui si dissetano. Bisogna chiamare con il loro nome la fonte e il carattere delle influenze che avvelenano le Universitα americane, e gli studenti debbono sapere che è tempo si decidano per lo spirito dei loro antenati o per quello del deserto di Siria,  incarnato dalla trib∙ di Giudea: seguire cioé i costruttori o i distruttori.

L’unico antidoto efficace ed infallibile contro l’influenza dello spirito semita, consiste nel far rinascere negli ariani l’orgoglio della propria razza. I nostri padri furono figli di razza anglosassone- celtica, uomini che avevano nel sangue la forza creatrice di ogni bene e di ogni bellezza; che piantarono la bandiera della civiltà in regioni inospitali e avanzarono verso ponente, fino alla California, a settentrione fino in Alaska; che popolarono l’Australia.
Essi non presero dagli Ebrei né il loro Dio nΘ la loro Religione, ma furono il vero popolo eletto, che cerca di perfezionare il mondo e non di distruggerlo, come l’ebreo pretende. In mezzo a tale razza ariana, si viene infiltrando un popolo senza cultura, senza religione né ideale, senza lingua vivente, senza un’abilitα speciale, che non sia quella del trarre profitto e del guadagnare denaro a spese altrui; un popolo che è stato espulso da tutti i paesi che gli diedero ospitalità, perché li ha traditi tutti, in ogni possibile modo.

Il metodo di questa Razza estranea è chiaro: essa cerca di eliminare dalla scuola elementare ogni carattere religioso. Il bambino deve ignorare completamente quale cultura e patria allignano nella religione anglosassone, come non deve sapere nulla di ciò che potrebbe illuminarlo sulla razza ebrea. Preparato così, il terreno è pronto a ricevere il seme giudaico nelle scuole superiori e nelle università; nelle scuole elementari si introduce una laicità fittizia, che è l’anticamera del giudaismo; l’insieme si chiama Liberalismo, quel liberalismo tanto decantato dai portavoce ebrei.

Il capitalismo nemico è solo quello produttivo non ebreo; la religione nemica è sempre quella degli altri; la forma societaria meritevole di acerbe critiche è solo la forma genuinamente ariana, perché la sua distruzione tornerebbe a vantaggio esclusivo del regno di Giuda. A questo riguardo, è bene che i nostri studenti e professori sappiano che in questa lotta si gioca l’esistenza spirituale della nostra razza, che ha creato la cultura di cui godiamo e che si sente ancora la forza di costruire la cultura dell’avvenire.

E devono anche sapere che chi ci attacca è l’ebreo. Non c”è bisogno d’altro. Precisamente contro questo protestano gli ebrei qualificandolo come “Odio di Razza”. Perché? Perché l’ideologia ebraica dovrà perire miseramente appena non potrà più occultarsi sotto falsa bandiera, appena non potrà più attaccare, rivestita da ingegnosi e fallaci travestimenti. L’ideologia ariana, invece, non teme la luce del sole. Lasciate che ogni idea alzi il proprio stendardo, e poi vedrete.









25.
I Piani Finanziari
degli Ebrei Internazionali.

Il Potere finanziario ebreo si fonda sulle sue relazioni internazionali, si estende sul mondo intero per mezzo di una ininterrotta catena di Banche e di corrispondenti, e si colloca sempre dalla parte di coloro che si prestano a favorire le dubbie operazioni degli strateghi ebrei.

Da tutte le parti del mondo affluisce l’oro, per sparire nei sotterranei degli edifici bancari dell’America del Nord e del Sud; ma non vi affluisce per valorizzare questi continenti, ma per mobilitare il predominio ebreo per un ultimo colpo disperato. Questa grande potenza finanziaria ebrea ha paura, e ne ha ben donde. Le sue mani sono intrise del sangue versato durante la Guerra mondiale, della quale seguitano tuttora ad incassare i redditi. Non c’è dunque da meravigliarsi se il giudaismo trema di fronte alla possibilità di vedersi finalmente smascherato.

I Rothschild non furono mai banchieri nello stretto senso della parola; essi prestarono denaro agli Stati, dopo averne corrotto i rappresentanti perché emettessero prestiti. Questi ebrei imbastivano i loro affari con lo stesso sistema del volgare strozzino, che induce l’ingenuo figlio del ricco a chiedergli denaro in prestito, sicuro che il padre glielo restituirα.
A noi non interessa il banchiere ebreo preso individualmente. I pappagalli che ripetono stupidamente le frasi degli ebrei, credono che il commerciante giudeo abbia diritto di guadagnare come un altro commerciante qualsiasi; in teoria è così, ma, quando osserviamo un’ininterrotta catena di consolati finanziari, collegati con un sistema uniforme e che non possono essere considerate Banche americane, francesi, inglesi, tedesche, spagnole, o italiane, ma solo anelli della catena universale bancaria ebraica, allora non si tratta più di ebrei che possono dedicarsi ai loro affari, come persone qualsiasi, ma di un complesso organico di una potenza incalcolabile, con scopi principalmente nefasti.

Questo sistema bancario universale, non significa neanche che in ogni paese la casa bancaria più forte sia necessariamente ebrea. Khun, Loeb & Co, ad esempio, non rappresentano affatto la casa bancaria più forte degli Stati Uniti; eppure da essa emana un sistema che attualmente prevale sulla totalitα della finanza americana. Paul Warburg, ebreo di origine tedesca e membro del trust finanziario universale, da solo non è potentissimo, ma unito agli Stern, ai Furstenberg, agli Sonnenschem, a Sassoon, a Samuel e a Bleichreder, ha un potere davvero stupefacente. I finanzieri ebrei vollero la guerra mondiale, così come hanno voluto tutte le guerre e le rivoluzioni più importanti. Nessun ebreo iniziato lo negherà; anzi essi si vantano di simili prodezze, come di una prova inequivocabile della potenza mondiale ebrea.

Al di sopra di tutti gli Stati belligeranti regnava una Giunta finanziaria internazionale, esclusivamente ebrea, irraggiungibile  e introvabile, che possedeva i segreti di tutti gli Stati, per essersi mantenuta in costante mutua relazione, anche in tempi in cui tutte le comunicazioni fra le nazioni in conflitto erano interrotte. Questo gruppo ebreo era il vero padrone, capace di decidere della durata della guerra e dell’ora della mal chiamata Pace, e si convertì in un pericolo orrendo per chi ne capì le macchinazioni ed i contatti sotterranei.
Il concetto effettivo che l’ebreo ha della vita economica, è completamente diverso da quello che suole insegnare agli Infedeli. I finanzieri ebrei conoscono meglio di chiunque altro l’assurditα del sistema finanziario vigente, ma ne approfittano, minano le basi della societα non ebrea, e rinsaldano il potere pan- ebreo.

Una crisi economica, per gente il cui arnese del mestiere è il denaro, è   spesso molto più lucrativa di un lungo periodo di benessere economico. Tutto questo oggi è divenuto di pubblico dominio in Europa.


di:MAURO LIKAR

3 commenti:

  1. Articolo molto interessante per la valenza storica. Alcune riflessioni. Innanzitutto trovo errato usare il termine "Ebrei ,gli ebrei" come soggetto. Cio è fuorviante e paradossalmente aiuta i sionisti malvagi a screditare le giuste accuse riportate. Bisogna esprimersi in termini di "famiglie askenazite-sefardite". E' come se parlando di controllo di traffico di droga a livello internazionale parlassi di "siciliani" o "calabresi" e non delle famiglie mafiose Riina, Badalamenti, Provenzano o Messina Denaro. Poi,dato che weiss wolf e i suoi lettori hanno una conoscenza-coscienza esoterica spirituale, vorrei chiarire la valenza e "l'utilità" del predominio di queste famglie, rispetto alla fine dei tempi. L'egoismo nell'uomo è un sentimento che è funzionale all'evoluzione spirituale. Sembra un paradosso: l'amore di sè per imparare ad amare gli altri. Ed all'inizio del cammino evolutivo, alle prime incarnazioni, questo amore per sè ha necessariamente connotazioni violente, avide, crudeli, malvagie ecc. potremmo dire anche stupide. Per tornare all'esempio della droga di prima, "Odiare" e combattere le famiglie che gestiscono il traffico di droga sembra, ed è, una cosa giusta. Ma esse esistono nella misura in cui esistono i consumatori di eroina cocaina ecc. C'è un ordine superiore (che è espressione di amore e saggezza assoluta) che ha previsto che l'umanità debba e dovesse passare per questo travaglio storico-politico-finanziario e da questo monopolio di "illuminati" mondialisti, sionisti (e non solo) NWO, banchieri ecc. che non sono solo figli di ....Guardatevi il film "Il pianeta verde" (si trova in versione free sotto vimeo basta digitare su google vimeo+il pianeta verde film) e comprenderete il destino prossimo futuro del pianeta terra. Il film è una commedia di fantasia ,ma ha delle intuizioni profonde che si possono cogliere con una sensibilità "altra". Aspetto tue chiamate WW. E buona fine del mondo, di questo mondo o meglio di questa concezione-percezione del mondo attuale, a tutti quanti.
    Vostro Luigi Pastorello e...... ovviamente buona Apocalisse a tutti! che per qualcuno sarà una rivelazione, per altri una catastrofe.

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    1. Si concordo con te,sono una elite una ristretta cerchia di esseri infinitamente malvagi,e uso il termine esseri non a caso ma il discorso e' lungo.Detto questo bisogna fare attenzione perche' anche altri ebrei comuni partecipano a questo stato di cose,e sicuramente sono usati ma fatto e' che comunque vengono messi in posti di rilievo e di conseguenza devono ricambiare favorendo tale progetto,questo senso di unita di questo popolo e' stato plagiato nel corso dei secoli e favorito appositamente,ma più per confondere sui reali responsabili che sono una ristretta elite che tra l'altro non vive neanche in Israele.Attenzione pure al discorso degli askenaziti e' un altro inganno,sicuramente ci sono dei collegamenti ma la vera elite sono di origine per sumera e di quell'area medio orientale,non certo dell'Est europeo.Al tempo della diaspora al popolo ashkenazita fu imposta la religione ebraica ma non e' che l'élite derivi da questi popoli,anzi per dirla esattamente la vera razza semitica sono i palestinesi,mentre il popolo ebraico attuale e' solo accumunato dalla religione,già al tempo dei faraoni erano un meticciato di varie etnie,in effetti questo loro razzismo accentuato nel sionismo e' solo una scusa per poter aggregare e usare ai loro scopi il popolo ebraico,questa elite si nasconde dietro questi paraventi ma se si chiude il cerchio si intravede bene il loro gioco e chi sono realmente.Il pianeta verde un film bellissimo lo consiglio anche ioma chimnon lo avesse visto.Ti avevo chiamato Luigi e inviato un messaggio,forse ho sbagliato il numero ora controllo meglio.

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  2. La penso in parte come Pastorello , usare il termine '' ebrei '' puo essere un arma a doppio taglio , nel senso che hanno creato una forma pensiero - sfera protettiva , che se usi il termine ebrei uno attiri chi c'è l'ha con gli ebrei in quanto tali magari perchè '' comandano il denaro '' , due alcuni non prenderanno in considerazione la questione perchè riterranno che chi accusa tale popolo è il solito ''antisemita'' . E' anche vero che il popolo ebreo viene ''strumentalizzato '', ossia la loro religione viene usata , e chi vuole fare carriera tra gli ebrei dovrà per forza di cose essere al servizio di chi ''usa ''gli ebrei , senza che essei siano un effettiva razza , infatti il termine semita è un inganno in quanto i semiti sono gli eredi dei fenici dei cananei , gli attuali palestinesi e gli arabi . Prova ne è il fatto dell' olocausto , che voce in capitolo hanno gli ebrei come Finkelstein che denunciano l'uso strumentale dell'olocausto ? Quanti attentati dei ''terroristi'' sono stati compiuti contro le sinagoghe anche di recente ? All' attentato di Parigi non è forse stato attaccato un negozio kosher ? E' un inganno anche equiparare il ''sionismo '' agli ebrei, il ''sionismo '' è un ideologia usata da ''chi '' si serve degli ebrei , non tutti gli ebrei sono sionisti , anzi i sionisti sono una minoranza , e allora perchè comandano e si esprimono a ''nome di tutti gli ebrei '' ? Semplice perchè chi ha creato Israele ci ha messo a capo i politici ''sionisti '' . Usare il termine ebrei non è un buon punto di partenza , perchè non manda il messaggio direttamente . e non aiuta gli ebrei che vengono usati anzi li spinge nella bocca del loro aguzzino , per chiedere protezione , come è già accaduto in passato . La massa infatti non fa ''distinzioni '' e nei ''progrom '' brucia gli ebrei ''normali '' non chi li usa , o trae maggiore beneficio perchè asservito ''usa '' , fa esattamente il gioco di chi nei secoli li ha sempre volute ''persone a sè stanti '' , che stessero nei ghetti , salvo poi lamentarsi del fatto che le persone diffidassero di loro . Sefardiiti e Ashkenaziti ,sono ancora un altro ecquivoco , gli ashkenaziti pare provenissero dai chazari cioè da una tribù di Gengis Khan che si convertì all'ebraismo per ragioni di ''potere'' , successivamente si sono spostati nell' est ''europa ''fino in Germania , tra sefarditi e ashkenaziti non è mai corso buon sangue , ci credo , sono sue razze diverse . Ma l'origine dell'elitè ebrea o dell'''ideologia'' all'interno di questo popolo è più antica , ha a che fare con l'Egitto almeno a partire da un certo punto della storia ebraica , non si sa infatti chi era Mosè , quale ruolo ricoprisse all'interno dell'Egitto , molto probabilmente era un sacerdote - mago , e qui si inserisce Akhenaton e il suo monoteismo , è durante l'esilio in Babilonia che la storia degli ebrei viene ''riscritta '', ed essi successivamente si dividono in Regno di Israele e Regno di GIuda . La storia degli ebrei è molto complessa , la loro stessa lingua è una lingua particolare che prevede la ''gematria '' .
    Come dice Patorello il problema della droga è della mafia ma anche della massa che non sviluppa una ''difesa per non essere preda di chi li vuole celebralmente distrutti .
    Spero di essere stato chiaro nel mio pensiero , un saluto a tutti .

    Mark

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