Pagine

mercoledì 21 gennaio 2015

Nietzsche tra Cristo e Anticristo










"E a chi non riuscite a insegnare a volare,insegnate a cadere più in fretta."

Friedrich Nietzsche


di: Domenico Rosa


La filosofia di Friedrich Nietzsche tutta tesa alla celebrazione del coraggio, all’esaltazione degli istinti, all’accettazione piena della vita lancia ne ‘L’Anticristo’ la sua sfida totale al cristianesimo. Un’invettiva piena di livore contro la religione che, a detta del pensatore, incarna i valori deboli della società borghese: carità, altruismo, filantropia, democrazia, socialismo (più che altro ipocrisia e buonismo di una società bieca e subdola  NDR) . 


Tutti questi sentimenti sarebbero frutto del rancore dei ‘ciandala’ (termine indiano che indica gli appartenenti al gradino più basso della società),
(ma non per appartenenza ad una casta o l'essere poveri,qui Nietzsche intende quegli uomini subdoli e inferiori,che non hanno la forza delle virtù,dell'essenza dell'essere,che non sono nobili nei loro sentimenti,cioè la maggioranza dei sub-umani che oggi dirigono le nostrè società verso il baratro in cui stiamo andando NDR), che vincono i forti non con la forza ma con l’utopia debole dell’eguaglianza. Il cosiddetto livellamento dal basso. 

Al cristianesimo imputa di aver falsificato l’insegnamento di Gesù (non sarebbe risorto) e di aver inventato l’uguaglianza delle anime di fronte a Dio e la sua immortalità. Per questo in ‘Così parlò Zarathustra’ lancia l’appello per l’accettazione piena della vita: “Vi scongiuro fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a coloro che vi parlano di sovraterrene speranze. Lo sappiamo o no: costoro esercitano il veneficio (omicidio mediante veleno ndr)”.

Nell’Anticristo Nietzsche utilizza il cristianesimo anche per sferrare bordate ai pensatori tedeschi figli del protestantesimo. Nella nota introduttiva Giorgio Colli scrive che ai tempi della stesura dell’opera la dottrina cristiana era considerata in Germania “più risibile che temibile”.1 Vuole intendere che in questo periodo storico non ci sarebbe stata nessuna necessità di un libello al vetriolo contro una morale in declino. 

Quindi per Colli quello di Nietzsche è un escamotage per colpire i valori del mondo moderno e i ‘colleghi’ Leibiniz e Kant, ‘figli’ di Lutero, a cui il filosofo dell’oltreuomo attribuisce la colpa di aver fatto naufragare il Rinascimento proprio quando si stava affermando in tutto il suo splendore nella sede del papato grazie a Cesare Borgia. Il monaco agostiniano avrebbe così impedito il “trionfo della vita” restaurando nuovamente la Chiesa.2

A questo proposito ascoltiamo le parole del filosofo: “Sono i miei nemici, lo confesso, questi Tedeschi: io disprezzo in loro ogni sorta di sordidezza nelle idee e nei valori, ogni specie di viltà di fronte a qualsiasi onesto sì e no. (…) 




 "Un politico divide l'umanità in due classi:strumenti e nemici."

Friedrich Nietzsche

Hanno sulla coscienza anche la più sporca specie di cristianesimo che esista, la più inguaribile, la più inconfutabile, il protestantesimo… Se non la faremo finita col cristianesimo, sarà colpa dei Tedeschi”.3 Insomma Nietzsche nella sua esemplificazione storica identifica col cristianesimo metafisica, morale, giustizia, democrazia e uguaglianza. “Il torto – secondo Nietzsche – non sta mai in diritti ineguali, sta nel pretendere uguali diritti”.4 E ancora: “Il veleno della dottrina dei ‘diritti uguali per tutti’ è stato diffuso dal cristianesimo”.5

L’impedimento della felicità è l’invenzione del peccato. La catena che tiene imprigionato l’uomo, che non gli permette il suo stato di benessere ma anzi glielo presenta come tentazione: “il malessere fisiologico intossicato dal verme della coscienza”6. Il filosofo rimpiange l’impero romano, dove come nel Rinascimento prosperava la vita. Organizzazione magnifica svuotata a mano a mano dal cristianesimo, definito: “il vampiro dell’imperum romanum”.7 La Giudea, umiliata dai Romani, capovolge i valori del mondo antico (forza, salute, fierezza, gioia) e conquista Roma tramite il cristianesimo, ossia mediante una religione che è il frutto di un risentimento dell’uomo debole verso la vita.
La polemica di Nietzsche è contro il proprio il tempo, con toni esaltati e violenti si propone di distruggere definitivamente le credenze dominanti, per far posto all’avvento di un nuovo pensiero, finalizzato alla volontà di potenza. Il suo filosofare “con il martello” ha come obiettivo principale la morale. La voce della coscienza da cui deriva la morale non è altro che la presenza in noi delle autorità sociali da cui siamo stati educati. “L’istinto del gregge nel singolo”. Nasce con il filosofo di Rocken l’etica senza responsabilità. Perché fare il bene? La sua nuova dimensione è fatta per “i pochissimi”. Solo loro possono ottenere i privilegi della felicità, della bellezza, della bontà sulla terra. Soltanto presso questi uomini la bontà non è debolezza. “Il bene è un privilegio”.8 

La liberazione dello spirito che auspica Nietzsche non riguarda tutta l’umanità, ma soltanto una parte di essa. Un minoranza elitaria che ha bisogno della schiavitù delle masse per realizzarsi. La menzogna che impedisce l’affrancamento dalla falsa morale è il cristianesimo: “l’unica grande maledizione, l’unica grande e più intima depravazione, l’unico grande istinto della vendetta, per il quale nessun mezzo è abbastanza velenoso, furtivo, sotterraneo, meschino – lo definisco l’unica immortale macchia d’infamia dell’umanità”.9
Il vero impostore per il filosofo tedesco è San Paolo. E’ l’apostolo delle genti – secondo Nietzsche – a manipolare il messaggio originario di Gesù di beatitudine, a inventare la sua risurrezione per sovvertire i valori. Cita la lettera ai Corinzi: “ ‘Se Cristo non è risorto dai morti, la nostra fede è vana’. – continua – E di colpo si fece il Vangelo la più spregevole di tutte le irrealizzabili promesse, la spudorata dottrina dell’immortalità personale… Lo stesso Paolo la insegnava come premio!…”.10 Alla base di tutto questo ci sarebbe un odio primordiale contro la conoscenza che Paolo manifesta quando parla della stoltezza “della sapienza del mondo” (Cor 10-4). L’attacco del filosofo è feroce: “il peccato è inventato per rendere impossibile scienza, cultura, ogni umana elevazione e nobiltà di sentire; il prete domina grazie all’invenzione del peccato”.11 Così, come esemplifica la storia allo stesso modo il filosofo di Röcken banalizza e strumentalizza il Vangelo per demolire i valori della società contemporanea.

Ciò che colpisce è che nella sua analisi non nasconde una certa simpatia per Gesù. Rappresentato come un santo anarchico12, folle che non conosce né colpa né castigo, non va in collera né oppone resistenza. Sembra quasi che inconsapevolmente Nietzsche nel suo messaggio della terza metamorfosi dello spirito si sia ispirato a Cristo.
In ‘Così parlo Zarathustra’ il filosofo descrive il superuomo alla stregua di una libertà che libera se stessa, per approdare a una innocente e creativa affermazione della vita: lo spirito che diventa prima cammello, l’uomo che obbedisce ai comandamenti; poi leone, l’uomo che si libera dall’autorità; e infine fanciullo, vive al di là del bene e del male, non è servo come il cammello né violento come il leone. Riscopre l’innocenza. Dice sì alla vita.
Prima del filosofo di Röcken è Gesù Cristo a invitare chi vuole seguirlo a farsi piccolo. Ascoltiamolo: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18-3).

Alla fine il martellare assordante e distruttivo del pensiero di Friedrich Nietzsche – che proclama la morte di Dio (ma se Dio non esiste perché bisogna ammazzarlo?) – si riduce alla semplicità della fanciullezza che, come spiega Gesù, apre le porte dell’eternità. Non è Nietzsche stesso a dire che “il piacere vuole eternità?”


 FONTE













































3 commenti:

  1. PRIMA PARTE

    Mi fa sorridere questa perdurante confusione tra fede e religione, tra Sacre Scritture e Cristianesimo (o Protestantesimo). Le Sacre Scritture non comunicano ciò che comunicano le religioni, inclusa quella cristiana: esse si differenziano dalle religioni poiché non costituiscono insegnamento di uomo, cosa che invece sono le religioni: delle dottrine di uomini che non sono in grado di capire ed accettare l'insegnamento divino, poiché sono incapaci di credere alla trascendenza. Le Scritture sono un insegnamento diretto ad ogni singolo uomo e alla ekklesia dei credenti (ossia quelli che credono che esse costituiscano ispirazione e rivelazione di Dio), non ad una Chiesa come istituzione di potere umano piramidale. Le Scritture Ebraiche sono scritte da uomini per "ispirazione", mentre quelle Greche costituiscono vera e propria Rivelazione, poiché trattano dell'uomo Yeshùa che ha manifestato la volontà del Dio.

    Fu nel 1670 che Spinosa (un filosofo ebreo nato ad Amsterdam nel 1632 e morto nel 1677; escluso dalla comunità per le sue idee panteiste) suggerì di “esaminare in modo nuovo la Bibbia, e di sviluppare tale esame con piena libertà di spirito” (Tractatus Theologicus-politicus  IV,18). In virtù di questa libertà il cattolico R. Simon (nato nel 1638 e morto nel 1712; sacerdote e biblista, i suoi lavori furono messi all’indice) verso la fine del 17° secolo applicò alla Bibbia la stessa indagine critica che da tempo si usava nei confronti dei libri profani dell’antichità. Sorse così l’idea che anche nella Bibbia si devono trovare spiegazioni razionali, escludendo interventi miracolosi di Dio e resurrezioni. Molti studiosi anche recenti lo hanno seguito in questa idea. Così scriveva J. Herder nel 1780: “Io non posso né pensare né imitare un divino fantasma che passeggi sulla terra. Il teologo non può perdersi nella contemplazione dell’immagine di un Cristo sulle nuvole”. L’assioma della “sola ratio” (“la ragione soltanto”) fu presentato con particolare vigore da E. Kant nel 1793: “Ogni studio e ogni interpretazione della Sacra Scrittura devono partire da questo principio: cercare in essa lo spirito [della religione razionale]” (La religione nei limiti della semplice ragione, edizione italiana G. Durante, Torino, 1945, pagg. 118 e sgg.). Lo studioso D. F. Strass (1808-1874; direttore del seminario teologico protestante di Tubinga, dal quale fu dimesso) applicò tali princìpi allo studio dei Vangeli scritti, che secondo lui sono libri di fede (e non di storia) intessuti di racconti mitici. Sempre secondo lui, non ci si potrebbe fidare né dei sinottici né del Vangelo di Giovanni. Tra i contemporanei, il famoso teologo R. Bultmann ripresentò queste idee. Ecco una sua dichiarazione: “Non si può fare uso della corrente elettrica e degli apparecchi radio, usare i mezzi sanitari e chimici odierni, e al tempo stesso credere nel mondo degli spiriti e nei miracoli del Nuovo Testamento”. – L’interprétation du Nouveau Testament (“Christ and Mitology”), pag. 143.

    RispondiElimina
  2. SECONDA PARTE

    Le scuole esegetiche sono 4: naturalistica, liberale o illuministica, escatologica e comparata. Esse, pur contrapponendosi tra loro facendo solo una gran confusione, hanno una cosa in comune: la loro totale incapacità a credere. Trattano la più grande rivelazione di Dio nella storia degli uomini alla stregua d’una concezione filosofica umana. Mettono di mezzo il ragionamento e cercano di spiegare razionalmente ciò che all’uomo non è dato di capire se non per fede: “La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono” (Eb 11:1). Gli intellettuali, anziché nutrire la semplice e sincera fede dei bambini, vogliono toccare con mano come Tommaso. Ma il ‘Signore del cielo e della terra ha attentamente nascosto queste cose ai saggi e agli intellettuali, e le ha rivelate ai bambini’ (Lc 10:21, TNM). Cercare di crescere “grandemente in sapienza”, cercare di indagare “una gran quantità di sapienza e conoscenza” e mettere il “cuore a conoscere la sapienza e a conoscere la pazzia”, “è un correr dietro al vento”. Poiché nell’abbondanza della sapienza c’è abbondanza di vessazione, così che chi accresce la conoscenza accresce il dolore”. – Ec 1:16-18, passim, TNM.

    RispondiElimina
  3. TERZA PARTE

    Il punto focale per l'uomo che cerca la felicità negata in vita dal sopraggiungere della decadenza fisica e della morte del corpo, e il vero benessere, quello spirituale, non è certamente la religione e neppure le Sacre Scritture. L'esempio supremo per l'uomo è il Cristo, i cui insegnamenti non sono interpretabili né confutabili da alcun uomo, poiché essi costituiscono la volontà del Dio. Il Cristo costituisce l'esempio supremo per l'uomo, ossia il modello che l'uomo dovrebbe seguire per essere veramente perfetto, come il Dio lo ha voluto. Altro che felicità e benessere. Tuttavia, grazie alle traduzioni fallaci influenzate dallo gnosticismo, dalla inabilità a credere e dalle diverse interpretazioni teologiche, anche le parole del Cristo vengono spesso travisate e modificate, e i suoi insegnamenti ridotti a incomprensibili parabole e concetti apparentemente non applicabili nel mondo moderno. Per sincerarci della forza e veridicità delle Scritture e controllare che esse siano in perfetta corrispondenza con le Scritture Ebraiche, è necessario studiare seriamente la Bibbia esaminando i testi più antichi in lingua ebraica e in lingua greca. Inoltre, è necessario conoscere profondamente la mentalità e il modo di pensare semitico e specificatamente giudaico dell'epoca, onde non prendere cantonate dettate dall'interpretare concetti con la nostra mentalità occidentale. Anche tutte le Scritture Greche sono state scritte in greco da uomini che pensavano in ebraico e questo è un fattore determinante nella comprensione di certi sottili concetti che possono essere facilmente distorti. Uno studio non per molti, purtroppo.

    La Bibbia ha valore perché è l’unico mezzo con cui oggi conosciamo il Cristo. Egli era nel progetto di Dio sin da prima del tempo di Abraamo, anzi sin da prima del peccato di Adamo ed Eva. I credenti non possono trovare che in Cristo la rivelazione piena di Dio. Essi sono necessariamente legati alla Bibbia: essa permette di conoscere i fatti con cui Dio si è rivelato all’uomo e con cui li conduce a Cristo. È il Cristo che sta al centro della vita del credente, non la Bibbia (che comunque rimane l’insostituibile parola rivelata di Dio). La Bibbia è lo scrigno, Cristo è il suo contenuto prezioso. Lo scrigno è importante per quel che contiene. La Bibbia ci presenta il Cristo come salvezza di Dio, ma la Bibbia non è il Cristo; e neppure è la salvezza. La Bibbia è stata ispirata da Dio e scritta per condurci al Cristo.

    Quindi, a tutti coloro che cercano di "liberarsi" delle Scritture poiché non sono in grado di comprenderle veramente e cercano di sostituirle con insegnamenti umani, che più si confanno alla mentalità e al modo di vivere dell'uomo, dico questo: non parlate neppure di esse, abbiate la compiacenza di non citarle, poiché non le conoscete, e per conoscerle è necessario studio e approfondimento seri. Non mescolate sempre dottrine religiose di uomini con gli insegnamenti delle Scritture e soprattutto del Cristo. Infine, non confondete la fede con l'ignoranza.

    RispondiElimina