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giovedì 11 dicembre 2014

Il lavoro usato dal sistema come mezzo di controllo dell'essere umano







Nota personale:

Finché le masse protesteranno per ritornare nella loro prigione,chiamata lavoro,non vi sarà nessuna vera libertà.Non esiste nessun lavoro,esiste solo il fare,e dopo aver fatto ci si riposa,e si prospettano progetti futuri.Il lavoro alienante giornaliero,serve a disumanizzare l'uomo,a renderlo un essere robotico e sfinirlo consumandogli la vita stessa negli anni passati al lavoro,occupato come è in questo lasso di tempo dedicato al lavoro,in cui i soi migliori anni vengono distrutti,specialmente se i lavori sono faticosi o pericolosi,la sua energia vitale viene spremuta,e spesso consumata e incanalata in attività inutili e usuranti. Esso non saprà mai il male che gli è stato recato,proprio perché occupato nella miseria della sopravvivenza artificiosa imposta dal sistema,non può capire questo meccanismo micidiale che lo schiaccia,e il lavoro serve proprio per questo.

Mentre le masse tenute nella disoccupazione artificiosa,(creata per tenere nella paura i popoli e farli pregare per avere un misero lavoro),devono affannarsi per trovare il loro posto da schiavo,il tempo gli sfugge come del resto la loro vita,sia a chi lavora sia a chi lo cerca.
Il potere lo sa bene,per questo ha creato questa cultura del lavoro,che non è altro che la cultura dello schiavo,in cui non solo viene accetata questa follia,ma anche manifestata addirittura come "scopo della vita" per alcuni,da chi invece dovrebbe ribelarsi.
La nostra battaglia prevede tra le altre cose,di distruggere questa cultura subdola e schiavista,questi falsi concetti che i folli hanno accettato come principi della loro misera vita, devono essere spezzati,è nostro compito fare in modo che le masse,assimilino la parola lavoro a quella della schiavitù,allora potremmo dire che l'umanita ha fatto un passo in avanti.
L'assurdita di questi tempi,viene soprattutto descritta in alcuni ragionamenti fatti agli albori della robotica industriale,qualche anno fa,quando gli stolti intellettualoidi,si affannavano a lanciare allarmi del tipo:"se le macchine faranno quello che facciamo noi,non avremo più lavoro", in questi ragionamenti sta tutta la follia dei nostri tempi,essi non riescono a concepire neanche lontanamente, che se vi sono le macchine a fare il lavoro,essi dovrebbero godersi la vita,ma questo è lontano dalla loro mente annebbiata,sanno solo servire i padroni,obbedire ad ogni loro capriccio,e in effetti si,i loro padroni quando avranno le macchine in piena efficenza a fare il lavoro che prima facevano i loro schiavi umani,li sostitueranno veramente,sterminandoli in un guerra mondiale e nucleare creata ad arte come le precedenti.

white wolf





Immagine del film:La classe operaia va in paradiso (Elio Petri, 1971),di cui consigliamo la visione



In pratica, se nel passato c’è qualcosa su cui tutti i futurologi concordavano, è che nel XXI secolo ci sarebbe stato moltissimo meno lavoro. Che cosa avrebbero pensato, nell’aver saputo che nel 2012 la classica giornata lavorativa dalle 9 alle 17 si sarebbe evoluta in qualcosa di più simile a una giornata dalle 7 del mattino alle 7 di sera? Sicuramente si sarebbero guardati attorno e avrebbero visto come la tecnologia prendeva il controllo in molte professioni nelle quali prima era necessaria una numerosa mano d’opera, avrebbero contemplato lo sviluppo dell’automatizzazione e della produzione intensiva, e si sarebbero chiesti, “perché passano dodici ore al giorno in lavori futili?”.

Si tratta di una questione alla quale né la destra né la sinistra ufficiali rispondono adeguatamente. Ai conservatori è sempre piaciuto pontificare riguardo alle virtù morali del lavoro duro e una buona parte della sinistra, concentrata nei terribili effetti della disoccupazione di massa, propone comprensibilmente “più lavoro” come soluzione principale contro la crisi. Le vecchie generazioni avrebbero trovato tutto questo disperatamente deludente. 


In quasi tutti i casi, gli utopisti, i socialisti e il resto dei futurologi credevano che il lavoro avrebbe finito con l’essere quasi abolito soprattutto per una ragione: potremmo lasciare che lo facciano le macchine. Il pensatore socialista Paul Lafargue scrisse in un suo breve trattato intitolato “Le droit à la paresse” – 1833 (Il diritto alla pigrizia, ndt):

“Le nostre macchine, con alito di fuoco, con braccia di acciaio incombustibile, con meravigliosa e infinita abbondanza, eseguono con disciplina il loro santo lavoro. E ciò nonostante, l’indole dei grandi filosofi del capitalismo continua a essere dominata dai pregiudizi del sistema salariale, la peggiore delle schiavitù. Ancora non capiscono che la macchina è la salvatrice dell’umanità, il Dio che libererà l’uomo dall’essere vittima del lavoro, la divinità che gli concederà l’ozio e la libertà”... 









Oscar Wilde fu immediatamente d’accordo: nel suo scritto del 1891, “The Soul of Man Under Socialism” (L’anima dell’uomo sotto il socialismo, ndr), disprezza “l’assurdità di ciò che si scrive e dice oggi, riguardo alla dignità del lavoro manuale”, e insiste “ l’uomo è fatto per qualcosa di meglio del distribuire sporcizia. Tutto il lavoro di questo genere dovrebbe realizzarlo una macchina”.
 

Lascia ben chiaro quello che vuol dire:
 
“La macchina deve lavorare per noi nelle miniere di carbone, e occuparsi di tutti i servizi di sanità, ed essere fuochista degli strumenti a vapore, e pulire strade e portare messaggi nei giorni di pioggia e realizzare tutto ciò che sia noioso o difficile”.
 

Sia Lafargue che Wilde si sarebbero terrorizzati dal rendersi conto che, solo dopo vent’anni, lo stesso lavoro manuale si sarebbe convertito nell’ideologia dei partiti laburisti e comunisti che si dedicarono a glorificarlo invece che ad abolirlo.
 

Anche in questo, senza dubbio, l’idea consisteva nel fatto che il lavoro sarebbe stato sostituito. Dopo la Rivoluzione Russa, uno dei grandi difensori del culto del lavoro fu Aleksei Gastev, un vecchio metallurgico e dirigente sindacale che divenne poeta, pubblicando antologie dai titoli come “Poesia della pianta di produzione”. Si convertì nel più grande entusiasta del Taylorismo, la tecnica nord americana di gestione industriale, solitamente criticata dalla sinistra, che riduceva il lavoratore a essere un semplice pezzo della macchina, dirigendo l’Istituto Nazionale del Lavoro, con il patrocinio dello Stato. Quando fu intervistato riguardo a tale cambiamento dal socialdemocratico tedesco Ernst Toller, Gastev rispose: “Abbiamo la speranza che grazie alle nostre scoperte arriveremo a uno stadio nel quale il lavoratore che prima lavorava otto ore in un determinato impiego ne debba lavorare solo due o tre”. In un qualche momento tutto questo fu dimenticato a favore dei supermuscolosi stacanovisti che eseguivano prodezze sovraumane nell’estrazione del carbone.


I teorici industriali nord americani, per quanto possa apparire strano, sembravano condividere la visione socialista. Buckminster Fuller, il disegnatore, ingegnere e polifacetico saggio nord americano, dichiarò che “l’equazione industriale” è come dire che la tecnologia abilita l’umanità a fare “di più con meno” eliminando in poco tempo la nozione stessa del lavoro. Nel 1963 scrisse: “Nel giro di un secolo, la parola - lavoratore – non avrà alcun significato attuale. Sarà qualcosa che dovremo cercare in un dizionario dell’inizio del XX secolo”. Se questo è stato sicuro negli ultimi dieci anni, lo è stato solo nel senso che “oggi facciamo tutti parte della classe media” del Nuovo Laburismo, non nel senso di eliminare veramente i lavori minori o la divisione tra operai e padroni.

I sondaggi continuano a mostrare già da molto tempo che la maggior parte dei lavoratori pensa che i propri impieghi siano irrilevanti, e dando un’occhiata alle offerte di lavoro di un’impresa media - personale di attenzione telefonica al cliente, archivista, e soprattutto i diversi compiti di un’impresa di servizi - è difficile non essere d’accordo.


Senza dubbio, la visione utopica dell’eliminazione del lavoro industriale è passata da diverse metodologie a miglior vita. Negli ultimi dieci anni le acciaierie di Sheffield hanno prodotto più acciaio che mai con una piccola parte dell’antica mano d’opera, e i porti dei conteiners di Avonmouth, Tilbury, Teesport e Southampton si sono liberati della maggioranza degli scaricatori ma non delle tonnellate di acciaio.


Il risultato non è stato che gli scaricatori o i lavoratori siderurgici si vedessero liberi, esattamente come disse una volta Marx “cacciare al mattino, pescare il pomeriggio e dedicarsi alla critica solo dopo aver cenato”. Al contrario, si sono visti sottomessi alla vergogna, alla povertà e all’incessante preoccupazione di cercare un altro lavoro che, nel caso si fosse trovato, poteva essere insicuro, mal pagato, senza copertura sindacale, nel settore dei servizi. Nella presente era del precariato, questa è in concreto la norma, e il lavoro sicuro, qualificato e l’orgoglio per il proprio impiego non sembrano tanto orribili. Nonostante ciò, in passato, il movimento operaio si consacrò all’abolizione di tutti quei lavori di poca importanza, noiosi e stancanti. Oggi disponiamo delle macchine per convertirlo in realtà, però scarseggiamo di volontà.

 
Owen Hatherley, tagliente critico di architettura e urbanismo, è autore di Militant Modernism (Zero Books, 2009); A Guide to the New Ruins of Great Britain (Verso, Londra, 2010) e Uncommon (Zero Books, 2011) sul gruppo musicale “pop” britannico Pulp.


 FONTE



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4 commenti:

  1. ‘’La stessa idea di controllo manuale comincia a sembrare anacronistica , e che in molti dei jet commerciali odierni il software di volo può perfino scavalcare gli input del pilota durante manovre estreme . Il computer ha l’ultima parola ‘’ . Se il matematico Alfred North Whitehead poteva scrivere all’inizio poteva scrivere all’inizio del secolo scorso che ‘’ la civiltà avanza estendendo il numero delle operazioni che possiamo compiere senza pensare ‘’ , oggi l’automatico sconfina nei lavori , come previsto dal padre della cibernetica norbert wiener , sconfina nei lavori un tempo riservati ai colletti bianchi , siamo costretti a tornare sui nostri passi e chiederci se davvero ciò significhi progresso . La ‘’disoccupazione tecnologica’’ a cui stiamo assistendo e di cui parlava Keynes potrebbe non essere una fase transitoria verso la ‘’liberazione ‘’ dei lavoratori dalla’’ battaglia per la sussistenza ‘’ . Agli aumenti della produttività infatti non corrispondono adeguati aumenti salariali e occupazionali : ‘’ Le macchine stanno rimpiazzando i lavoratori più rapidamente di quanto l’espansione dell’economia crei nuovi posti di lavoro nel manifatturiero ‘’ . E a trarne beneficio sono i pochi che possiedono i robot . L’illusione di un eden automatico tuttavia persiste a causa della credenza erronea che le macchine non possono sbagliare , mma le conseguenze sui nostri processi di comprensione del mondo , anche a livello neurofisiologico , dovrebbero farci comunque riflettere , studi scientifici dimostrano che ragionieri che usano software piu complessi di revisione dei conti sviluppano una comprensione minore dei fattori di rischio rispetto a chi ne usa di piu semplici , lo stesso accade ai professionisti nel decision – making , ne beneficiano nel breve periodo ma nel lungo si impigriscono . Lo stesso accade su Google , la funzione che completa le nostre domande le rende piu stupide anziché affinarle dice Nicholas Carr autore di’’ The Glass Cage . Automation and Us ‘’ , l’avere sempre qualunque informazione a un clic di distanza indebolisce la nostra memoria su ciò che accade , i motori di ricerca immagazzinano dei ricordi finendo per atrofizzare i circuiti neuronali che servono per recuperarli e interiorizzarli , dice Carr che ‘’ molti dottori potrebbero diventare sensori umani che raccolgono informazioni per un computer che decide ‘’ . Gli architetti sono insidiati nella loro creatività dai software di modellazione tridimensionale . L’’’automazione del lavoro mentale erode il nostro desiserio di comprendere il mondo , consultare mappe digitali rischia di rubare la gioia di apprendere il mondo intorno a noi ‘’, Christopher Steiner in ‘’ Automate this ‘’ testimoniava che i tempi inumani delle macchine possono portare a umanissimi danni milionari . Carr dice che bisogna rimettere il controllo delle funzioni critiche nelle mani dei lavoratori umani a intervalli irregolari , lasciando le funzioni piu creative e sfidanti all’umano , incorporare nei sistemi automatizzati le sfumature , le incertezze , le imprecisioni delle decisioni umane . Ma il tempo sta scadendo e il dibattito che con ogni probabilità scatenerà il volume di Carr , non puo che aiutarci a comprenderlo .

    Mark

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  2. Puo essere che Grillo abbia svolto una commedia simbolico - ermetica dove in una favola di Pinocchio di Collodi o Apuleio , faceva la voce del Grillo inascoltato e bastonato , la voce della coscienza del popolo italiano che bisognava tramortire simbolicamente ? No perchè alcune di queste cose sul lavoro Grillo le diceva : '' Bisogna ripensare il lavoro . Che cos è il lavoro . Cosè diiventato il lavoro . Bisogna lavorare 6 ore e poi pensare , immaginare , le macchine lo tolgono il lavoro opesante ....''
    Mark

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  3. mark ... apparentemente OT però ... i m ongoli nelle loro interminabili migrazioni giocavano a scacchi a cavallo o a dorso si cammello ! come ? ovviamente a memoria, non solo uno contro uno ma spesso tenevano a mente per mesi decine di partite con diversi commilitoni, un giorno in germania vidi un turco che gesticolava freneticamente con le mani, mi avvicinai e gli chiesi se avesse problemi, si mise a ridere e mi spiegò che stava eseguendo calcoli usando le mani come calcolatrice, nelle università russe e orientali si usa alla faccia del pc che ha bisogno di corrente o pile il pallottoliere, questo se usato con conoscenza permette di calcolare, matrici, logaritmi in base decimale o naturale, eseguire calcoli trigonometrici, radici in base n e quantaltro, l'amore per il proprio lavoro permetteal meccanico di capire dal rumore del motore il problema, al contadino dalla forma della foglia, al palista di tirare un piano perfetto senza l'ausilio di laser ecc. molti anni fà per scommessa imparai 10 canti del paradiso dantesco a memoria e riuscii a ritenerli per molto tempo, tuttora riesco a ricordare centinaia di numeri di cellulare, date di eventi, avvenimenti storici, anni fà stupii un mio collega ricordandomi a memoria tutte le quantità di una contabilità lavori di un cantiere di qualche anno prima che ci serviva come riferimento per calcolare se valeva la pena prendere in mano un nuovo appalto simile. l'avvento di autocad è stato un disastro, perchè da una parte ha liberato dalla schiavitù di un lavoro difficile e ripetitivo e ha portato la possibilità di esprimere la propria creatività al massimo, il limite però si vede nelle generazioni che non hanno mai disegnato a mano, manca cioè il fermarsi a pensare prima di agire, lo schizzare le idee a mano libera e poi riportare da carta su pc, manca la fantasia, manca la creatività, resto dell'idea che la computer grafica ha aperto possibilità insperate ed ineguagliabili, ma come in molto altro l'umanità non era pronta al salto. pensa ai contadini senza meccanizzazione, prima di muoversi nei campi pensavano la sequenza migliore per il massimo risultato e il minimo sforzo o costo, per loro è ancora così per quasi ogni altra categoria no, per tutti gli altri l'informatizzazione è un demandare responsabilità a una macchina e fregarsene, quindi si passa da una schiavitù del lavoro ad una indotta dal demandare a una macchina che rappresenta in tutto una porzione del sitema decisionale. perciò questo sistema va raso al suolo perchè l'umanità non è sufficientemente empatica nei confronti dei suoi simili e lascia che delle macchine siano il tritacarne dei sogni e delle speranze di altri.
    un giorno lessi un commentario orientale su l'arte della guerra, questo diceva che in occidente si creano una quantità enorme di strade, con l'obiettivo di migliorare le comunicazioni, ma questo comporterà una maaggiore motorizzazione di massa che riporterà in equilibrio il sitema (yng-yang), ebbene questo filosofo ci prese perchè le nostre autostrade sono passate da una velocità di crociera al limite del consentito a una media inferiore a quella delle strade provinciali. stesso vale nell'economia, i super store abbattono i prezzi anche del 30% ma uccidono l'economia locale, guadagnano le corporation ma i mini market e i dettaglianti sono spariti, quando le corporation non avranno più vantaggio a porsi in zone periferiche il costo per quegli utenti che erano dei mini market (anziani senza automobile ecc) tornerà a salire perchè dovranno spostarsi anzichè trovare quanto necessario vicino al luogo di residenza, conseguentemente il costo minore delle merci sarà compensato dal costo dei trasporti aumentati e del tempo maggiore per reperire il necessario. In sostanza l'economia le leggi e le regole devono essere al servizio dell'uomo e non viceversa.

    concludendo: azzeriamo questa società di merda eliminamo l'illusione della democrazia che è il sistema preferito dalla canaglia

    http://www.parodos.it/archivio/aateniese.htm

    jj

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  4. E’ solo un giro di giostra
    l mondo è come un giro di giostra in un parco giochi. Quando scegli di salirci pensi che sia reale, perché le nostre menti sono potenti. La giostra va su e giù, e gira intorno, ti fa tremare e rabbrividire, ed è coloratissima e rumorosa, ed è divertente per un po’.

    Alcuni ci sono su da tanto tempo e cominciano a chiedersi:
    “È la realtà o è solo un giro di giostra?”

    Altri si sono ricordati e vengono da noi per dirci:
    “Ehi, non vi preoccupate, non abbiate paura, mai, perché questo è solo un giro di giostra.”

    E noi… uccidiamo quelle persone.
    “Fatelo tacere! Abbiamo investito un sacco in questo giro di giostra. Fatelo tacere! Guardate le mie rughe di preoccupazione, guardate il mio grosso conto in banca, e la mia famiglia. Questo deve essere reale.”

    È solo un giro di giostra. Ma uccidiamo sempre quella brava gente che tenta di dircelo, l’avete mai notato? E lasciamo che i demoni si scatenino. Ma non ha importanza perché… è solo un giro di giostra. E possiamo cambiare le cose in qualunque momento. È solo una scelta. Niente sforzi, niente lavoro, niente occupazioni, niente risparmi o denaro. Una scelta, proprio ora, fra paura e amore.

    Gli occhi della paura vogliono che voi mettiate serrature più grandi alla vostra porta, che vi compriate delle armi, che vi isoliate. Gli occhi dell’amore, invece, ci vedono tutti come una cosa sola. Ecco che cosa possiamo fare per cambiare il mondo, proprio adesso, in un giro di giostra migliore.

    Prendiamo tutti i soldi che spendiamo in armi e nella difesa ogni anno e spendiamoli invece per cibo, vestiti ed educazione per i poveri nel mondo, e basterebbero a farlo molte volte, nessun essere umano escluso, e potremo esplorare lo spazio, insieme, sia interiore che esteriore, per sempre, in pace.

    Bill Hicks

    Mark

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