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mercoledì 5 novembre 2014

Divide et impera, fabbricare i nemici per poi governare sul caos













Divide et impera, è la legge imperiale del caos che domina il mondo dopo gli attentati-fantasma dell’11 Settembre, che hanno terremotato la geopolitica planetaria rilanciando la presenza militare di Washington in ogni continente, attraverso la “guerra infinita” cominciata in Afghanistan e proseguita in Iraq, Libia e Siria, passando per il Nordafrica delle “primavere arabe” e l’Ucraina del sanguinoso golpe di Kiev. 
Si intitola “Divide et impera” l’ultimo saggio di Paolo Sensini, che mette a fuoco “strategie del caos per il XXI secolo nel Vicino e Medio Oriente”. Grande protagonista la superpotenza americana, alle prese con la grande crisi economica, e il suo alleato israeliano. Sul fronte opposto l’ascesa globale dei Brics, guidati dalla Cina e dal potenziale difensivo della Russia. L’analisi, osserva Giacomo Guarini, si concentra sull’evolvere degli scenari programmati dall’élite statunitense per tentare di mantenere la propria egemonia mondiale. Un copione ricorrente: il terrorismo per fabbricare nemici, l’intervento armato per presidiare territori strategici. Nessun continente è escluso dal grande gioco, a cominciare dall’Africa.



Il saggio di Sensini, scrive Guarini su “Megachip”, si conclude proprio con l’analisi della situazione in Mali, a due passi dalla Nigeria minacciata dai jihadisti di Boko Haram. Due scenari, dice l’autore, che concorrono a disegnare l’attuale frontiera della “strategia del caos” nel continente africano. I gruppi come Boko Haram, «ovviamente ben supportati dai loro confratelli e dalla rete di poteri che si è mobilitata a partire dalle cosiddette “primavere arabe”», secondo Sensini sviluppano «un’offensiva ad ampio raggio delle milizie islamiste, con il solito tributo di sangue e atrocità», provocando esodi di massa. 




Scenari che ricordano da vicino quello dell’attuale Libia: «Purtroppo non era difficile prevedere ciò che sarebbe accaduto scoperchiando il “vaso di Pandora” libico, ossia sbarazzarsi militarmente di Gheddafi e lasciare quindi il paese senza una vera leadership», afferma Sensini. «Del resto, l’obiettivo era esattamente questo: consegnare il paese in preda a bellicose tribù rivali e contrapposte, tese unicamente a rafforzare ed espandere quanto più possibile il loro potere territoriale».

Anche l’analista geopolitico più sprovveduto, continua Sensini, poteva agevolmente prevedere ciò che avrebbe significato un intervento occidentale di quel genere, «peraltro del tutto pretestuoso e infondato anche sul piano del diritto internazionale», con il quale Francia, Gran Bretagna, Usa, petromonarchi del Golfo, Turchia e Italia hanno iniziato i bombardamenti sistematici sulla Libia. «Ora è del tutto irreale pensare che un tale groviglio inter-tribale possa essere sbrogliato nel breve-medio periodo. Quindi, gli allarmi lanciati adesso dalla classe politica-burocratica e dal mainstream giornalistico suonano fasulli e grotteschi per due ordini di ragioni: primo, perché se non conoscevano la situazione interna libica e hanno avallato la guerra, avendo oltretutto l’Italia stipulato nell’agosto 2008 un “trattato di amicizia e cooperazione” che vincolava i due paesi, sono degli incompetenti del tutto inidonei a occuparsi degli affari pubblici; secondo, se sapevano e si sono nonostante ciò prestati a questa sporca operazione sono degli irresponsabili in malafade».




Oggi, l’agenda del caos travolge soprattutto Iraq e Siria, con l’ultimo spettro islamista utilizzato per spaventare l’opinione pubblica occidentale: il Califfato Islamico. «L’Isis non è quella “strana creatura” saltata fuori dal nulla, come vorrebbe far credere il circo mediatico internazionale – premette Sensini – ma è il frutto di una lunga e laboriosa cooperazione tra diverse entità, durata svariati anni». E’ avvenuta esattamente la stessa cosa «anche con il suo “gemello” attualmente in disarmo, Al-Qaeda», con la quale l’Isis «era in simbiosi fino a poco tempo fa». Per Sensini, «non è infatti credibile che, in uno degli spazi più monitorati e tenuti sott’occhio dagli apparati di sicurezza di mezzo mondo, tale gruppo abbia potuto dilagare a sorpresa e conquistare in pochi giorni una così ampia fetta di territorio tra Siria e Iraq per stabilirvi il cosiddetto “Califfato islamico”». 
Un’operazione, questa, «che invece ha tutta l’aria di essere una risposta alle esigenze geopolitiche scaturite dalla sconfitta subita dalle milizie fondamentaliste in Siria, la quale poneva l’esigenza di spezzare quanto prima l’asse che, di fatto, lega vicendevolmente il regime siriano all’Iran». Tra i due paesi, infatti, a dispetto dei piani statunitensi e israeliani sull’intera area a partire dal marzo 2003, «è prevalsa in Iraq una realtà politico-sociale organica agli interessi iraniani, che non può che rappresentare un intralcio ai progetti di risistemazione del “Grande Medio Oriente”».






Fallisce l’assalto alla Siria e cresce il ruolo dell’Iran, contrario alla guerra? Ecco allora «la repentina insorgenza di un gruppo su cui l’opinione pubblica occidentale non sapeva nulla, ma che è nato e prosperato sotto gli auspici di Arabia Saudita, Qatar, Stati Uniti, Turchia e Israele». Quale credibilità può avere, infatti, l’autoproclamato “califfo”, Abu Bakr al-Baghdadi? Il suo vero nome, spiega Sensini, pare essere Ibrahim al-Badri. E la notizia è che, prima di lanciarsi nell’impresa del fantomatico Emirato Islamico, era stato detenuto – tra il febbraio 2004 ed il 2009 – a Camp Bucca, in Iraq, fino a quando venne rimesso in libertà dalle autorità statunitensi: una commissione speciale, il “Combined Review and Release Board”, ne raccomandò il “rilascio incondizionato”. Tutto molto strano. Al punto che la sua liberazione, aggiunge Sensini, suscitò il preoccupato stupore del colonnello Kenneth King, tra gli ufficiali di comando a Camp Bucca nel periodo di detenzione di “al-Baghdadi”, certamente un soggetto dal profilo poco rassicurante.


 




Questo, dice Sensini, spiegherebbe la riluttanza degli Stati Uniti a utilizzare i droni e la Us Air Force per contrastare l’immediata avanzata in Iraq della milizia sunnita dell’Isis, com’era invece stato richiesto con insistenza dal primo ministro iracheno Nouri al-Maliki, di appartenenza sciita. Per mesi, l’Isis ha avuto letteralmente mano libera nel territorio iracheno, avanzando indisturbato – e armato fino ai denti – sotto l’occhio vigile dei satelliti americani. Infine, dopo l’orrore suscitato dalle decapitazioni di giornalisti occidentali, il “puntuale” voltafaccia e la risoluzione 2170 votata prontamente dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, con gli Stati Uniti alla guida di un’ampia coalizione internazionale di “volenterosi”, decisi a bombardare nuovamente la Siria per “sconfiggere i terroristi dell’Isis”, cioè gli uomini condotti sul terreno dall’ex terrorista “al-Baghdadi”, misteriosamente e precipitosamente rilasciato cinque anni fa.





Luce verde all’Isis, dunque, fino a ieri, soprattutto grazie alla «inaspettata resistenza della Siria di Bashar al-Assad». Nelle previsioni iniziali degli Usa, il presidente siriano doveva essere rovesciato e il paese «spezzettato su linee etnico-confessionali». Tutto ciò non è avvenuto, come sappiamo, «anche grazie al veto in sede Onu da parte di Russia e Cina, che hanno scongiurato la guerra contro la Siria». Nel frattempo, con l’ennesimo raid stragistico su Gaza, gli israeliani ne hanno approfittato per proseguire la loro pulizia etnica ai danni dei palestinesi, perfettamente sicuri, come al solito, «della più completa impunità di fronte alla comunità internazionale». E mentre si cade e si muore in tutto il “Grande Medio Oriente”, la geopolitica del caos ha travolto anche l’Est Europa, minacciando da vicino la Russia. «In effetti – rileva Sensini – le similitudini e i punti di contatto che si possono ravvisare tra ciò che sta accadendo in Ucraina e le “primavere arabe” sono molteplici. Non a caso, i rivolgimenti avvenuti nel corso degli anni in diversi paesi dell’Est sono stati definiti “rivoluzioni colorate” per marcarne, appunto, l’eterodirezione e il supporto ricevuto dall’esterno: basti solo pensare alla gestione mediatica delle varie crisi e al ribaltamento della realtà operati in questo come nei contesti mediorientali».

In Ucraina, «il sostegno al governo di Kiev burattino degli americani e le sanzioni alla Russia assediata dalla Nato mirano a indebolire sempre più la sua sfera d’influenza». Circostanza non casuale, perché negli ultimi anni Mosca «ha ritrovato una crescente capacità d’intervento e prestigio nel contesto geopolitico internazionale, come ha ben dimostrato la vicenda siriana, dove – se non vi fosse stato il veto russo all’interno del Consiglio di sicurezza Onu – ci saremmo trovati dentro uno scenario bellico dagli esiti imprevedibili». Ulteriore analogia col Medio Oriente, le forze in campo: anche in Ucraina, come nel caso delle “primavere arabe”, le forze occidentali «hanno supportato i “ribelli”, presentati invariabilmente come dei sinceri rivoluzionari, desiderosi d’instaurare dovunque la “democrazia”». Copione già visto, con esiti orrendi e nuovi dittatori, peggiori dei precedenti. Esportare la democrazia? Capiremo molto presto, sulla nostra pelle, «cosa significa il dispiegamento della “strategia del caos”». Tempo al tempo, dice Sensini, e scopriremo di che pasta sono i nuovi mostri fabbricati dagli Stranamore di Washington.

(Il libro: Paolo Sensini, “Divide et impera. Strategie del caos per il XXI secolo nel Vicino e Medio Oriente”, Mimesis Edizioni, 322 pagine con 26 tavole illustrate, 24 euro).





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3 commenti:

  1. In realta', il "Order ab Chaos" potrebbe non riferirsi all'avvento del NWO in sostituzione del "caos" rappresentato dal vecchio sistema, ossia quello attuale. Un'altra interpretazione potrebbe essere la seguente: il mondialismo sta portando il caos, rafforzando gli estremismi religiosi arabi e preparando un ennesimo e devastante collasso economico, gia' in fase di cominciamento (Russia, Cina e i BRICS si preparano a svincolarsi dal dollaro, causando un collasso dell'economia americana e quindi di quella europea). L'altra fase di devastazione del vecchio sistema sara' implementata attraverso cambiamenti climatici indotti, atti alla distruzione dell'agricoltura e alla riduzione delle scorte alimentari, con conseguente imposizione "necessaria" degli OGM; inoltre, dobbiamo probabilmente aspettarci pestilenze ed epidemie (sempre indotte, o fabbricate dai media) che consentiranno l'adozione di misure estreme "necessarie": sanita' controllata da organismi sovranazionali, quarantena per enormi fasce della popolazione, legge marziale (sempre "necessaria") che sostituira' l'attuale sistema politico e portera' tutte le nazioni verso uno nuovo e piu' adeguato alle "nuove sfide". L'escalation del caos economico portea' la gente all'esasperazione. Quindi, credo che l'obbiettivo sia portare il caos, ma non per regnarci sopra, ma per raggiungere l'obbiettivo finale, ossia l'instaurazione del Nuovo Ordine. Appunto, Order ab Chaos, un concetto caro alla massoneria occulta.

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    1. ordo ab chaos è un principio di conoscenza,ha molti significati,tra cui la ciclicita del cosmo,inteso come fine ciclo e nuovo inizio,come morte e rinascita,luce e tenebre,come anche il significato che nell'apparente caos,invece regna un ordine cosmico,di cui pochi sanno e possono vedere,non vi è niente di negativo in questo,e anzi non è da confondere con alcune tecniche usate dall'elite per manipolare le masse.Per questo dico di non fissarsi molto sui simbolismi,perchè hanno tanti significati e comunque sono solo usati dall'elite,e secondo me lo fanno apposta per distruggerne il valore simbolico,e cosa più importante fare deviare la verità e nascondersi dietro questo simbolismo ermetico,per chi conosce questi simbolismi.Comunque loro non potranno mai mettere ordine,loro possono esistere solo nel caos,essi stessi fanno parte delle forze del caos,quindi che essi parlino di ordine è una deviazione,può solo essere un caos gestito,come lo è attualmente,nel vero ordine non avrebbero modo di esistere.

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    2. pensa Antonio che nel trattato di Lisbona è proprio prevista la deportazione in massa in caso di pandemie, ancora più interessante è iil Trattato di Velsen con il quale si istituisce la gendarmeria europea (eurogendfor) che sta assorbendo in ogni paese dell'unione i corpi scelti delle varie polizie (da noi i carabinieri) , questa gendarmeria sarà gerarchicamente sopra ogni altra forza e non risponderà ne di danni a persone nè a cose, avranno regole di ingaggio pari a quelle di guerra, la gestapo è una barzelletta a confronto. Questa forza oltre che poter agire indistintamente in ogni Paese sarà quella che governerà sempre e comunque qualsiasi tipo di allerta, quando sarà completamente operativa, si potrà essere arrestati a milano e trattenuti a oslo o viceversa, con evidenti assurdi problemi di difesa legale, quella parvenza di giustizia che almeno c'è ora sarà cancellata totalmente, situazioni tipo strategia della tensione e uno bianca saranno la norma. Anni fà quando parlò in una trasmissione Cossino Assassiga perse le staffe e fece capire a chi aveva orecchie che già molti anni fà il sistema era così, grossomodo disse: se passerà la legislazione che la sinistra vuole farò in modo che una parte dello Stato si comporti da criminale in modo che la gente comune poi si rivolgerà a noi per essere protetta. subito dopo i moti carbonari in Italia del 1848 in tempo di pace gli stati si scambiarono le varie polizie per sedare i disordini, ci furono tedeschi e francesi in italia, italiani in spagna ecc, la difficoltà della lingua faceva si che fra manifestanti e forze dell'ordine il dialogo fosse praticamente zero, solo legnate.
      ci aspettano tempi bui prima della luce, importante è non cedere e cadere nelle trappole che tenderanno, cosa non facile, lo Stato sta palesemente fomentando come negli anni 70 la violenza politica su larga scala, nella mia città è palese perchè qui si conoscono tutti e bene o male anche se con matrice politica diversa tutti si tollerano, i sobillatori di destra e sinistra vengono sempre da fuori e i pollastri ci cascano. per questo mi sto organizzando per tornare sulle montagne li c'è più pace più energia meno concentrazione antropica meno miseria materiale e morale ma soprattutto meno sbirraglia deviata serva del potere che alla fine è causa di tutti i mali, sentinelle in macchina a garanzia dello sterco bancario.

      jj

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