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mercoledì 22 ottobre 2014

L’Ebola è un virus modificato nei laboratori americani








prefazione:

Vari virus modificati e alterati per essere resi più aggressivi e letali,sono situati all'interno di laboratori segreti USA,per lo più laboratori di tipo militare.
In questi laboratori da anni vengono investiti ingenti capitali,per produrre forme avanzate di virus di vario genere.Naturalmente la partecipazione attiva di industrie farmaceutiche,servizi segreti e vari esponenti dell'elite,è scontato che sia la parte di chi dirige le operazioni,che hanno più fini,da diversificarsi in ambiti temporali distanti tra loro.
Per indicare con precisione di cosa parliamo,usiamo la parola di attacchi biologici e chimici,che fanno parte delle operazioni condotte in ambiti militari.
Prendiamo ad esempio un caso di alcuni anni fa,quando scoppio il caso dell’Influenza aviaria,che colpisce diverse specie di uccelli selvatici e domestici,ma che può essere trasmesso anche agli esseri umani.



Questo virus è stato modificato in suddetti laboratori e reso altamente infettivo,poi è stato diffuso tramite "operazioni coperte",in nazioni che di solito appartengono al terzo mondo,o in paesi in via di sviluppo,per dare l'idea che queste nazioni siano i focolai naturali di questi virus,dato le scarse condizioni di vita insieme alla povertà,alla corruzione diffusa e la degradazione in cui le masse vivono (sono costretti a vivere sarebbe più opportuno),sono facilmente credibili agli occhi delle persone come possibili luoghi dove si possano sviluppare questo tipo di infezioni.
Questi virus poi naturalmente,riescono sempre ad arrivare nel ricco occidente,o in paesi lontani dai centri del focolaio,perché vengono diffusi proprio in quei posti presi di mira,oppure se entrano involontariamente si aggiungono semplicemente a quelli già diffusi.

Nel caso dell'aviaria,l'obbiettivo primario era colpire le economie di alcuni paesi,infatti interi allevamenti di polli e altri uccelli di allevamento furono abbattuti,e le esportazioni di carni interrotte,oltre ad altre misure restrittive prese perché il virus poteva essere trasmesso anche all'uomo.
L'epidemia del virus H5N1 (l'aviaria),inizio verso la fine del 2003 nel sud-est asiatico, ha coinvolto più di 150 milioni di volatili. Le nazioni colpite sono state: Vietnam, Thailandia, Cambogia, Laos, Indonesia. Corea, Giappone, Cina, Russia, Kazakistan, Mongolia. Dall'ottobre 2005 il virus è entrato anche in Europa, in Turchia, e da qui nel resto del continente,nonché in Italia.
In questo caso l'obbiettivo era colpire soprattutto l'economia della Cina,come è facile capirlo guardando i danni subiti.
Mentre in alcuni paesi europei con qualche reticenza verso l'agenda dell'elite,si è trattato di un avvertimento.
Tornando all'attualità odierna,il  virus dell'ebola  segue lo stesso percorso,è anche esso un operazione militare condotta dall'elite,infatti bisognerebbe cominciare a chiedersi come mai se per l'influenza aviaria,sono state prese misure precauzionali drastiche,e chiuse anche le frontiere per chi proveniva dalle zone a rischio,di cui c'era solo il sospetto che il virus potesse infettare l'uomo,mentre oggi invece un virus di tale pericolosita e virulenza di cui si sa per certo che riguarda l'uomo,si fanno ancora entrare tramite l'operazione "mare nostrum" persone che provengono proprio dalle zone ad alto rischio,e di cui i controlli medici,sono pressoché inesistenti,addirittura con il rischio per le forze dell'ordine e dei medici,che devono verificarne le condizioni allo sbarco.
Queste sono le prove evidenti che vi è un operazione in corso,voluta e gestita appositamente per infettare le popolazioni europee,che poi questo virus arrivi effetivamente tramite i profughi che sbarcano,è probabile,ma siamo sicuri che verra diffuso appositamente in obbiettivi decisi a priori,e questa sarà solo l'ennesima scusa o capro espiatorio a cui addossarne le cause.

Il virus dell'ebola che attualmente si sta diffondendo,è solo uno dei tanti tipi a disposizione di questi criminali,in effetti noi crediamo che questo per ora serva solo a fare vendere vaccini alle mafiose cause farmaceutiche,e a fare abituare le masse a quanto avverrà dopo.
I veri virus letali saranno rilasciati durante il caos della guerra mondiale,anche questa voluta e creata dall'elite internazionalista,che metterà l'Europa e gli USA e altri stati loro servi,contro la Cina e la Russia in un apocalittico scontro,e nel caos favorito da questi eventi faranno uso di questi virus,che insieme ad altre cause già in programma,mirano a decimare la popolazione mondiale per avere il controllo totale sui restanti,come progetto dell'elite,e dopo instaurare un governo mondiale autoritario.
Questo almeno quello che vogliono fare,ma come spesso diciamo che gli riesca è altro discorso.
white wolf









Sarà solo un tragico caso, ma l’esplosione dell’epidemia di Ebola coincide con una serie di ricerche militari. Ricerche in atto negli Usa, in Canada e in Russia, dirette a potenziare il virus per studiare il modo migliore per combatterlo. Dettagli tecnici? Top secret. Ma, nei laboratori, Ebola è stato quasi certamente reso trasmissibile per via aerea e più resistente alle cure, in modo da mettere a punto i farmaci più idonei a contrastarne gli effetti. E il terribile sospetto, scrive Marco Mostallino su “Lettera 43”, è che la sua recente, devastante diffusione sia in qualche modo dovuta a una falla nei sistemi di sicurezza di quei laboratori ad alto rischio. Un terribile sospetto: il virus, negli ultimi mesi, ha infettato in Africa occidentale circa 8.000 persone, provocando il decesso di oltre 3.800 pazienti, con un tasso di mortalità che supera il 46% dei malati. «Il sospetto che siamo alle prese con un super-Ebola, creato dai ricercatori e molto più potente dell’originale, è suffragato dal confronto con il totale di circa 2.500 persone uccise dal virus fino all’anno scorso dal 1976, anno della sua scoperta». Ci sono tre precedenti: nel 1976 in Inghilterra e nel 2004 negli Usa (con due ricercatori contagiati e poi guariti) e, sempre nel 2004, in Russia, quando uno scienziato perse la vita dopo essere stato infettato.





Da tempo gli Stati Uniti hanno in corso studi, coordinati dalla difesa e diretti a esplorare tutte le possibilità evolutive della malattia, per anticiparle attraverso la coltura di un super-virus: la prova, scrive Mostallino, si trova in un documento del ministero della salute americano, redatto e diffuso dall’ufficio incaricato di affrontare le emergenze sanitarie. «Si tratta di un protocollo di sicurezza dall’applicazione obbligatoria per tutte quelle istituzioni sanitarie (pubbliche e private) impegnate nella cosiddetta “dual research”, ovvero la ricerca definita “a doppio taglio” perché, spiega il Dipartimento della Salute Usa, può generare risultati “benefici o estremamente dannosi”, secondo l’utilizzo che se ne fa e la maniera di maneggiare le fonti di un possibile contagio». La ragione di queste «prassi da apprendisti stregoni», e di tutte le misure di sicurezza che le accompagnano, secondo “Lettera 43” risiede nel timore degli Stati Uniti di subire attacchi batteriologici a opera di gruppi terroristici appoggiati da scienziati senza scrupoli. Di qui la decisione di «potenziare le capacità di contagio e la resistenza dei virus più pericolosi, in modo da essere pronti a fronteggiare anche le peggiori emergenze».




Così si rinforza l’Ebola, ma anche l’aviaria, la peste e l’antrace, insieme al botulino e all’afta epizootica, «un morbo che colpisce gli animali e che, negli anni passati, ha devastato migliaia di allevamenti in Europa». Sempre il documento del governo statunitense indica tutti i tipi di ricerche alle quali i protocolli di massima sicurezza devono essere applicati. «La lista degli esperimenti ad altissimo rischio svolti nei laboratori americani parla da sola», avverte Mostallino. Nell’ordine: accrescimento degli effetti dannosi dell’agente patogeno o della tossina, distruzione delle difese immunitarie, conferimento all’agente o alla tossina di una resistenza alle efficaci profilassi cliniche. Si lavora anche per potenziare la stabilità, la trasmissibilità o lo spargimento dell’agente patogeno, per modificare l’ambiente che ospita l’agente tossico e per potenziare la sensibilità della popolazione alla tossina, quindi si studia come abbattere le difese umane naturali contro la malattia. E infine si parla anche di «generazione o ricostituzione di un agente patogeno o di una tossina ormai eradicata tra quelle della lista al punto precedente», ovvero l’elenco di malattie considerate ad altissimo rischio, tra le quali il governo Usa indica appunto anche l’Ebola.

«È un elenco terribile, che non ha bisogno di commenti», rileva Mostallino. «Ma l’ultima prassi contenuta nel punto G, cioè la resurrezione in provetta di un morbo da tempo scomparso ma il cui virus è conservato nei laboratori, è considerata forse la più letale, perché il corpo umano ha ormai perduto le capacità di combattere un virus che non si presenta più da molti anni». Tra le sorprese, si scopre che – in laboratorio – l’Ebola è diventato trasmissibile anche per via aerea, mentre la scienza lo considera trasmissibile solo tramite contatto fisico con pazienti infetti. Eppure, è provato che in due laboratori nordamericani si sia cercato di potenziare la malattia, rendendo il contagio possibile senza contatto fisico: «Si tratta di un’altra prova che per motivi sanitari è stato messo in atto il tentativo di trasformare l’Ebola in un super-virus, capace di diffondersi con estrema facilità». Il primo laboratorio, come spiega l’associazione dei medici canadesi, è il centro studi “Upmc Center for Health Security” di Baltimora, dove gli Stati Uniti studiano i virus e le tossine che, secondo il Dipartimento della Difesa, potrebbero essere utilizzati da gruppi senza scrupoli per attacchi di “bioterrorismo”.






L’altro laboratorio si trova in Canada, a Winnipeg, ed è il “National Microbiology Laboratory”, nel quale, secondo la rivista dell’associazione nazionale dei medici canadesi, nel 2012 venne fatta una «intrigante scoperta»: l’Ebola passò da esemplari di suini ad alcune scimmie, senza che queste ultime fossero entrate in contatto fisico coi maiali. Le scimmie – alcuni macachi – si infettarono senza mai toccare sangue, lacrime o sudore dei maiali. Per “Lettera 43” si tratta proprio del tipo di ricerca più pericoloso, quell’arma “a doppio taglio” per la quale il Dipartimento della Salute degli Stati Uniti impone rigidissimi protocolli di sicurezza. Alla base di tanta esasperazione, la paura del “bioterrorismo” che oggi oppone Stati Uniti e Russia: «Entrambi i colossi mondiali, infatti, studiano e potenziano l’Ebola, con l’obiettivo di essere pronti a un eventuale conflitto scatenato dal nemico attraverso il contagio». Insomma, per Mostallino «è in atto una sorta di guerra fredda batteriologica che viene combattuta nei laboratori pubblici e privati, controllati e finanziati dai governi di Washington e Mosca». Dal 2001 a oggi, ovvero dopo il panico scatenato dagli attentati dell’11 Settembre, sempre secondo la rivista dei medici canadesi, gli Stati Uniti hanno speso 79 miliardi di dollari nei programmi di difesa nazionale contro gli attacchi batteriologici. Di questi, ben 26 miliardi sono stati investiti nella specifica ricerca sul potenziamento e il contrasto delle malattie infettive.

«L’idea di fondo è dunque quella di creare il super-virus, così da poterlo combattere, prima che sia il nemico a realizzarlo e a utilizzarlo in una azione terroristica o di guerra tra Stati», sintetizza “Lettera 43”. Concreto, quindi, il pericolo denunciato dal dottor Martin Furmanski, un medico statunitense specializzato nella ricerca sulle armi biologiche e batteriologiche: in un recente articolo pubblicato sulla rivista “Bulletin of the Atomic Scientists” dall’eloquente titolo “Rischio di pandemie e fuga dai laboratori: una profezia che si auto-avvera”, lo scienziato spiega che «il rischio di una pandemia provocata dall’uomo e diffusa a causa di una fuga (di agenti patogeni) da un laboratorio non è ipotetico: un caso avvenne nel 1977 proprio perché si pensava che il rischio di una pandemia fosse imminente». Furmanski spiega che si trattava della “influenza umana H1N1”, ovvero di una ripresa della terribile epidemia di influenza “Spagnola” che nel 1918 uccise milioni di persone in tutta Europa. «Il caso più famoso di ritorno del contagio della influenza da “H1N1-A” fu il riemergere della malattia nel maggio del 1977 in Cina e poco tempo dopo in Unione Sovietica» per poi diffondersi nel resto del mondo, soprattutto tra la popolazione giovane, al di sotto dei 20 anni.




Racconta ancora lo scienziato: «Una serie di test genetici suggerirono sulle prime che potesse trattarsi di un virus fuggito dai laboratori nel 1949-50» e, anni dopo, «alcune tecniche avanzate di ricerca genetica confermarono l’ipotesi». Insieme a numerosi virologi che studiarono il caso, aggiunge “Lettera 43”, Furmanski oggi sostiene che «ironicamente» l’epidemia fu provocata dalla fuga del virus da un laboratorio americano nel quale si cercava un vaccino per prepararsi a fronteggiare un contagio globale che ancora non c’era, e che fu generato proprio dal tentativo di evitarlo. L’influenza “H1N1” non è il solo caso di epidemia scatenata dagli apprendisti stregoni: lo scienziato cita, tra gli altri, gli 80 casi di vaiolo riscontrati in Gran Bretagna tra il 1963 e il 1978 a causa di tre differenti fughe del virus da altrettanti laboratori nei quali veniva studiato e rafforzato. Oggi gli scienziati ritengono che «se un agente patogeno riappare dopo anni o decenni di assenza, si può ritenere che sia fuggito da un laboratorio nel quale era stato conservato inerte per anni». Che la costruzione di un super-virus dell’Ebola fosse in corso al momento della ricomparsa della malattia, praticamente sparita da anni – conclude Mostallino – è un dato assodato e ammesso dagli stessi laboratori nordamericani, oltre che dal protocollo di sicurezza del governo Usa, il quale mette in guarda contro gli enormi rischi della “dual research”, la ricerca a doppio taglio.


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